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Autore: Slane999new    16/11/2023    1 recensioni
(Ho perso il mio account quindi devo pubblicare Spid su un nuovo profilo, perfetto) Genitori e figli, conflitti che nascono sempre, a volte sanno cosa fare e ti capisco, ma non sempre si ascoltano. Neanche il nostro protagonista, è il fatto che si un mezzo ragno gigante non cambia il fatto che se sta in famiglia avrà sempre problemi come tutti, però le cose cambiano, un villaggio di umani mostra il suo interesse verso di lui, è perfetto. Peccato che la madre non sia contenta, questo preoccupa Spid ma è troppo impegnato a far vedere il suo talento a questi umani.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Angolo dell’autore”
Eccoci qua, prima vorrei ringraziare chiunque legga e commenta, in particolar modo Alcor, Anchestral e Feris, spero di non averli scritti sbagliati, ho problemi con i nomi. Ma per il resto, il prossimo dovrebbe essere l’ultimo capitolo, ma non ne sono ancora certo, perché vorrei un attimo rivederlo, per il resto vi invito a commentare. Perché il feedback è importante, sempre per capire qual è la differenza tra ciò che pensi di aver scritto e ciò che realmente le persone hanno capito, e migliorare, dando sempre testi migliori ai lettori.  Per il resto, godetevi il capitolo.



 
Do un abbraccio a mio padre. Le sue braccia si stringono attorno alla mia schiena, un calore mi pervade, sto piangendo, tra le braccia di mio padre, un lusso che non ho mai potuto avere con mia madre. Mi stacco dall’abbraccio, papà prende mamma per la spalla. Barad si avvicina a me.
<< Cavolo, tua madre fa paura. >> paura? Forse si. Mamma si gira verso di me, pianto i piedi per terra, non me ne andrò finché lei si comporta così.
 
*****
La luna sta nel cielo. I gufi riecheggiano in casa e per tutto il villaggio. Esco le case hanno le porte chiuse, le finestra non vengono illuminate da dentro, il fruscio del vento pizzica le mie orecchie insieme al gufare notturno. Mi siedo sulla panchina. Mamma ha sempre fatto così, però si rifiuta di riconoscere qualsiasi errore, perché non vuole che si accettato qui? Pensa sicuramente che non c’è la farei, forse ha ragione. Forse mi sono sbagliato io, e lei avrà ragione. Mi sono comportato come un bambino però io sono utile per queste persone, vedesse tutti i sorrisi e i grazie che mi hanno rivolto, lei non lo ha mai fatto. Riposo la schiena contro la panca.  Sono troppo stanco.
*****
Balzo dalla sedia, un suono mi costringe a coprire le mie orecchie, alzo la testa il sole mi colpisce negli occhi. Le mani si sporcano di terra.
<< Paesani. Golbi terzo, della casata dei Voklar, richiede il vostro sarto. >> la gente del villaggio si raduna davanti a me, faccio leva con le braccia tornando in piedi. Un uomo piccolino senza capelli sta ai piedi di un carro. Barad mi schiaccia contro di sé, tiene la camicia che gli ho fatto. Sfoggia la camicia davanti a Golbi.
Dal carro di cavalli scende un uomo, non ha un singolo pelo sul volto, se non i capelli neri. << Impressionante. >> rivolge la testa contro di me
<< Sarto, devi farmi un abito. >> porta un abito che gli arriva fino agli stivali, aperto in mezzo, è completamente rosso tranne la parte alla fine, con una parte bianca piena di piccoli pezzi di vario colore.
<< Non so se posso farcela. >> esce una sacchettino, troppo grande per la sua mano. Il sindaco lo afferra, viene vicino a me.
<< Il nostro sarto lo farà per lei, glielo faremmo avere il prima possibile, non si deve preoccupare per niente. >> gli sguardi del villaggio sono su di me, mi sorridono. Non posso fallire.
<< C’è la posso fare. >> Entro in casa, un abito come il suo, creo la tela necessaria, la cambia di colore e la metto sul tavolo, mi toccherà faticare. Taglio e sistemo la tela… Niente, un abito troppo lungo e orribile, riprovo creando una camicia simile a quella che portava mamma…. Mamma, mamma che rabbia. Perché penso sempre a lei, sarà per ieri sera, non riesco a concentrami. Lo scricchiolio della parte dietro di me. Barad entra in casa.
<< Come sta andando ragazzo? >>.
<< Scusami, ma non posso. >> mi prende per la spalla.
<< Invece si. L’intero villaggio conta su di me, e potresti mostrare a tua madre di cosa sei capace.  >>
<< Io… Forse sono stato un bambino con lei, ho sbagliato e… >>
<< Sbagliato? Per avere tenuto la posizione contro tua madre? Sei stato un uomo .  E noi abbiamo bisogno di un uomo con le tue capacità, sei indispensabile per noi. >> Mi conoscono da poco eppure, mi ritengono indispensabile, gli umani sono grandiosi. Delle lacrime gocciolano fuori dai miei occhi. Lo abbraccio.
<< Grazie Barad. >> mi dà una pacca sulla spalla.
<< Su, vai a lavoro ora, contiamo su di te. >> Nelle mie mani creo altra tela, stavolta di colore blu si estende su tutto il tavolo, prendo i bordi e la riduco a filo. Lo teso portandolo ai lati, lo allargo poi gli do forma mettendolo in una distesa, lo allargo raggiungendo entrambi i bordi del tavolo, creo altra tela, mi sfugge il filo, si spezza a metà. Esco le mie zampe posteriori, gli occhi si schiudono tutti. Afferro il filo usando le zampe, lo creo e lo modello sul tavolo, allargo e taglio dove è possibile, il filo si esaurisce, ne creo altro aggiungendolo alla matassa blu, fatto questo lo allaccio e taglio, creando una lunga tunica blu. Ne faccio uscire altro, lo attacco ai bordi finendolo, un paio di occhi si chiude, lo riapro, creo altra tela, stavolta di colore bianco la svolto e la attacco ai lati inferiori della giacca. Gli altri miei occhi si chiudono, dovrei fare altre modifiche. Devo fare del mio meglio. Faccio uscire altra tela, la modello e taglio, modello e taglio. Gli occhi si chiudono l’uno dietro l’altro, una zampa cadde a ogni nuova mossa del tessuto. Le rialzo, spingendo l’addome in alto L’abito è finito, le mie zampe rifiutano di alzarsi, gli ultimi due occhi si aprono e chiudo, mollo l’abito sopra il tavolo. Rientro l’addome e zampe, meglio riposare.
*****
 
Il sole mi sbatte contro, mi smuovo. Il legno scivola sotto le mie mani, alzo la testa. Il legno scivola… Senza toccare il tessuto, l’abito è scomparso. Li avrò delusi, qualcuno deve avere rubato l’abito, scatto fuori di casa. Il villaggio è riunito da una parte, devo… Dirò che ho bisogni di più tempo.
<< Ragazzo! >> la voce di Barad mi arriva da dietro. Mi sorride e mi mette una mano sulla spalla.
<< Il nobile voleva avere una parole con te. >> mi porta verso la folla. Mi vorrà punire quando saprà che non ho il suo abito. Golbi, porta un abito blu, con delle rifiniture bianche agli angoli dell’abito con un risvolto blu e bianco alla fine. Ma quello è il mio abito.
<< Sarto! >> scende dalla sua carrozza.
<< Il tuo abito, è perfetto. Un poco stretto ma confido che lo sistemerai nei prossimi giorni a palazzo. >>
<< A… Palazzo? >>
<< Ho deciso che ti voglio come mio sarto personale, un utilizzo migliore delle tue abilità, piuttosto che usarle in questo… Letamaio. >> letamaio? Il sindaco si mette in mezzo in noi. Barad mi sta nella spalla destra.
<< Mi spiace signore, ma il nostro ragazzo è parte di questa comunità. Non possiamo di certo lasciarlo andare, noi ci teniamo a lui. >> e gli umani sarebbero pericolosi? E allora perché mi stanno salvando mamma? Sapeva che sbagliava, lo sapevo con tutto me stesso, e ora ne ho la prova, non dovrò temerla, ne ora nè mai più, ho questi umani dalla mia parte.
<< In realtà, vorrei rimanere qui in questo villaggio. >> gli altri del villaggio mi portano in casa, avevo bisogno di riposare. Chiudo la porta e mi rilasso sulla sedia, questa sarà una grande vita, non pensavo di poter trovare degli amici così. Dovrò presto mostrarlo a mamma si ricrederà per ogni singola parola che ha detto. Bussano alla porta. Barad ha un largo sorriso sul volto, devono aver vinto contro quel tizio.
<< Il nobile, non ha voluto sentire ragioni. >> non mi dire che ne devo andare. << ma noi ci siamo opposti contro di lui, il sindaco è stato il primo a difenderti. Vista la nostra foga ha deciso di lasciarti qui, ma è un nobile quindi vuole fare veramente qualcosa per questo ci siamo incontrati a metà strada. Tu da oggi non solo sarai il nostro sarto, ma rimarrai qui e ti affideranno dei lavori. Questo aiuterà il nostro villaggio. Che ne dici? >>
<< Sarà un sacco di lavoro. >>
<< Potrebbe però, noi tutti abbiamo fiducia in te. Inoltre sarai ovviamente pagato, e poi questa diventerà la tua casa per sempre. Conoscerai tutto il villaggio e credimi, ci sono tante belle ragazze per te. >> la mia nuova vita, è giusto, lavorare per vivere.
<< Non posso di certo deludere la gente che conta su di me, gente che mi trova utile. >>
 
-------
Quel ragazzo, basta poco per convincerlo. Semplice da manipolare, poco importa che sia un ragno gigante. Busso davanti la porta del sindaco, mi apre tenendo in mano una bottiglia di vino. Melicore, interessante. Mi fa accomodare, la tavola è imbandita, montone, patate, pane è soprattutto il vino.
<< Suppongo ogni giorno sarà così d’ora in poi sindaco? >> mi sorride.
<< Se il giovane continua a fare capolavori certo. >>
<< Basta dirgli che è speciale, utile, talentuoso e i suoi occhi brillano. >> dico. Io e il sindaco scoppiamo in una risata.
<< Appena gli ho detto che è indispensabile, si è messo a piangere e mi ha abbracciato. >>
<< E non scapperà come l’altro? >>
<< Basta tenerlo buono sindaco. >> mi versa nel vino in un calice d’orato. A te, ragazzo.



“Spazio dell’autore”
Si Barad è uno stronzo, ma cosa intenderà come l’altro? Che cosa succederà ora? Come ha fatto a capire che è un ragno gigante, restate con noi.
   
 
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