Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi
Città di Estagi, Astrostazione
Giorno 219 SIS, il pomeriggio dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi
Quando finalmente Achero e Bria uscirono dall'ascensore, che li aveva condotti fino alla Sezione 14, furono travolti da un fiume in piena di corpi e facce di ogni forma e dimensione.
Era come se i rappresentanti di tutti i popoli del Millemondi si fossero dati appuntamento lì, in attesa dell'arrivo del convoglio, parlando, urlando e lamentandosi in almeno un migliaio di lingue diverse.
C'era veramente di tutto.
Famigliole di noidelchiani in gita, dalla pelle marrone e con le loro tre paia di paia d'orecchie appuntite, i cui piccoli ridevano e si rincorrevano a vicenda, mentre i genitori esasperati cercavano di farli smettere.
Un gruppo di rettiloidi giovani, belle e dalle squame lucenti, messe ben in vista da vestiti decisamente scollati, litigava per qualcosa con un panda umanoide in tuta da operaio.
Animali da compagnia di qualsiasi razza conosciuta ringhiavano, soffiavano e squittivano tutt'intorno, al guinzaglio o dentro gabbie e trasportini.
I due si fecero strada fino al limitare della banchina.
Da lì, facendo attenzione a non farsi spintonare di sotto, poterono ammirare l'estensione del gigantesco complesso sotterraneo in cui ora si trovavano.
La banchina, dove si erano fermati, era solo una di trentaquattro, la ventisettesima per la precisione.
Erano tutte distribuite una sopra l'altra, lungo gli altrettanti piani della Sezione 14.
Gli ascensori principali fermavano al ventisettesimo piano tutti coloro che dovevano recarsi a quella Sezione.
Da qualche parte, doveva esserci un'altra colonna di ascensori che portavano a ciascuna delle altre banchine.
Notarono che quella più in basso era più larga della loro.
L'altra, che stava sotto, lo era poi ancor di più.
E così via, fino al primo piano.
Per la forma che assumevano, ricordavano i singoli scalini di un'enorme scala per giganti.
Ogni livello era gremito di gente.
L'intero ambiente era illuminato a giorno da un'infinità di cristalli, posti sia sui cielini di ciascuna banchina, sia sull'alto soffitto a volta sopra di loro, sia su un'immensa parete nera che si innalzava al di là di una lunga striscia translucida sul fondo, posta a sua volta poco al di sotto della banchina del primo piano.
La parete partiva da lì e poi si fondeva armoniosamente con il soffitto dello stesso colore.
Chiudeva completamente la struttura in verticale del capolinea da tutti i lati.
Lasciava, come unico punto possibile di ingresso e d'uscita, il varco di un'enorme galleria oscura, posizionato dove finivano le stesse banchine, a circa a tre miglia di distanza dal punto in cui i Cercatori stavano aspettando.
Da quel varco, il mezzo sarebbe prima entrato, si sarebbe fermato lungo i piazzali di testa, si sperava senza scontrarsi con la parete che sorgeva dove terminava lo strato gialloverde sul fondo, e avrebbe atteso che tutti i presenti salissero a bordo.
Infine sarebbe uscito dallo stesso punto.
Dopo un'ampia manovra nel dedalo di tunnel sotterranei, si sarebbe poi infilato nella galleria dentro la colonna centrale e avrebbe così iniziato la salita verso il portale dell'Oltreverso.
In lontananza si vedeva il mezzo dal metallo arrugginito varcare l'ingresso.
La locomotiva dell'Astrotreno era un semplice parallelepipedo a base triangolare che, con lo spigolo laterale rivolto verso il basso, avanzava leggermente sospesa in aria lungo la striscia di vetroresina magnetica sotto di essa.
Con il suo reattore teleforce, incastonato dentro un robusto rivestimento antiradiazioni, trainava sette carrozze dal medesimo aspetto.
Sul tetto, una patina rossa faceva il paio con il bianco della facciata e dei fianchi.
Trattandosi di un viaggio all'interno della periferia stellare, non era poi così grande, se paragonato ai suoi simili.
Ognuna delle otto sezioni dell'Astrotreno era infatti alta quasi settanta braccia, il tetto era largo altrettanto, con una lunghezza di circa quattrocento braccia per ciascuna delle otto.
Achero si voltò verso l'apprendista, sentendola sospirare nonostante la confusione.
Era preso un colpo a entrambi quando avevano sentito l'annuncio dello sciopero. Per fortuna il loro era uno dei pochi Astrotreni a cui non era stata cancellata la corsa.
- Che hai ora?
- Non mi piacciono i carri bestiame. Se penso al diretto di due giorni fa...
- E certo, la principessa ha i suoi standard giustamente...
- Senti un po'...
- Senti tu piuttosto. Per arrivare a Itarga da qui, dobbiamo per forza prendere il mondiale verso la periferia galattica diretto su Abeal e da lì fare il cambio con un altro Astrotreno che va sulla quinta rotta.
- Il tutto allontanandoci invece di avvicinarci! Perché non potevamo aspettare il mondiale direttamente qui a questo punto?
- Perché qui, anche senza sciopero, non farà sosta nessun mondiale per tutto il fine settimana rotugano.
- Lo sai che esistono dei cosi chiamati diretti che ci eviterebbero di fare il giro di mezza galassia, vero?
- Lo sai che esistono dei cosi chiamati soldi che non abbiamo per comprarci i biglietti, vero?
- Non li abbiamo perché qualcuno se li è bruciati tutti!
- Non li abbiamo perché qualcuno ha dovuto pagare anche per la sua apprendista che aveva appena due spicci con sé.
- L'apprendista aveva due spicci con sé perché il resto lo ha perso su questo schifo di pianeta, quando è arrivata.
- Benvenuta nella vita reale del Cercatore, principessa. Continuerai dopo con le lamentele - aggiunse, voltandosi mentre l'astrotreno si fermava davanti a loro.
C'erano altri trentaquattro livelli per ognuna delle sette carrozze, dai cui fianchi fuoriuscì un gran numero di passerelle, come aculei di un mostro d'acciaio pronto a difendersi.
Achero le prese saldamente la mano.
- Non lasciare la presa o finisce che non ci rivediamo più - nemmeno la guardava dalla concentrazione verso il momento fatidico.
L'uomo riuscì a posizionarsi quasi di fronte a una delle più di cento porte del loro piano.
- Va bene. Però stringi un po' di meno che la mano mi serve.
Non le badò.
Una marea sembrava sollevarsi alle sue spalle, spingendo in avanti tutti i pendolari.
- ATTENZIONE. SI PREGA DI ENTRARE IN MANIERA ORDINATA. LE PORTE SI APRIRANNO FRA TRE...
Ora sembrava che li volessero schiacciare contro il fianco sporco dell'astrotreno. Per fortuna Achero era abbastanza forte da non farsi sballottare via.
- DUE...
Spintoni, urla, bestemmie, imprecazioni e insulti saturarono l'aria, quanto e più dell'odore spiacevole di migliaia di passeggeri che si accalcavano come se fosse il mezzo verso la salvezza.
Tutte le guardie, che di solito stavano a piantonare le banchine proprio per evitare quelle spiacevoli situazioni, erano impegnate a fare la rivoluzione nella parte opposta dell'Astrostazione.
- UNO...
- Togliti di torno - sbraitò Achero a un tipo squamato che gli si era infilato davanti. E senza lasciargli il tempo per replicare, lo prese per la collottola e lo buttò di lato fra le proteste dei presenti.
Fu praticamente inghiottito dalla folla che scalpitava per entrare.
E poi finalmente le porte si aprirono.
- L'ASTROTRENO ADESSO È ACCESSIBILE AL PUBBLICO. SI AUGURA UN PIACEVOLE VIAGGIO VERSO LE ROTTE PERIFERICHE. FERMERÀ NELLE STAZIONI DI...
Non sentirono l'elenco delle infinità di pianeti dove avrebbero fatto sosta.
Nell'attimo stesso in cui i varchi vennero aperti, ci fu il finimondo.
Cinquanta disperati si lanciarono contemporaneamente verso l'entrata.
Achero fu il più veloce di tutti.
Con uno scatto che quasi staccò il braccio alla ragazza, tirò Bria davanti a sé e poi la spinse dentro.
Achero fu a sua volta spinto in avanti dalla forza assurda della folla alle sue spalle.
Per non farsi schiacciare sulla parete opposta, il Cercatore si aggrappò a un corrimano verticale di metallo alla sua destra.
Era posto di lato a un passaggio che conduceva all'area delle venti e passa fila di sedili.
Sembrava quasi un naufrago che si teneva all'albero maestro di una zattera in balia di una tempesta mortale.
La massa in movimento aveva spinto di nuovo Bria dietro di lui.
L'aspirante cercatrice sentiva di soffocare.
Con un grugnito, il suo Senior si lanciò in avanti e si aprì la strada a forza di spallate. Riuscì a portarla fino a un gruppo di sedili liberi e lì la buttò senza troppi complimenti.
Lui crollò in quello davanti mentre lì accanto gettò gli zaini, che per tutto il tempo si erano legati davanti anziché alle spalle.
- Carri bestiame. Carri bestiame. Odio i carri bestiame... - esalava la ragazza con lo sguardo perso nel vuoto.
- Non rompere Bria - tagliò corto l'altro mentre riprendeva fiato.
*
- L'ASTROTRENO ADESSO È ACCESSIBILE AL PUBBLICO. SI AUGURA UN PIACEVOLE VIAGGIO VERSO LE ROTTE PERIFERICHE. FERMERÀ NELLE STAZIONI DI...
Verso le rotte periferiche.
Le parole risuonarono nella mente svuotata di Obbrer come un'eco.
Verso le rotte periferiche.
- VERSO LE ROTTE PERIFERICHE?!? - urlò il ragazzo, realizzando finalmente cosa stava per succedere.
Avete presente quel panico sordo e profondo che parte dalla pancia e si estende in pochi secondi a tutto il corpo? Quello dei grandi errori di giudizio o, per usare un termine più di uso comune, delle grandi stronzate che si potevano fare nella vita?
Ebbene, quella era la sensazione che provò Obbrer dopo quelle quattro parole.
Immaginate come dovette sentirsi quel ragazzo, lì alla mercé di decine di migliaia di scappati di casa, la cui vita sembrava dipendere interamente dal trovare un posto libero sul mezzo.
Gridò e strepitò, cercò di tornare indietro perché quello era l'Astrotreno sbagliato, ma non ottenne alcun risultato.
Nel Millemondi la gente in genere non era mai così spontaneamente altruista per farsi un po' da parte ed evitare che qualcuno finisse all'altro capo della galassia per sbaglio.
A posteriori magari si sarebbe detto che non era stato molto saggio affidarsi a un cieco per delle indicazioni.
Ma si sapeva, col senno di poi erano piene le fosse.
Inoltre non c'era né il tempo, né la possibilità, di disperarsi. Non durante l'orario di punta dell'ultimo giorno lavorativo prima del fine settimana rotugano.
A tempo debito si sarebbero potute fare tante riflessioni sul menefreghismo imperante, sullo sfilacciarsi della società, del sentire comune, dell'empatia e di come la loro assenza potesse essere uno dei fattori critici nell'ordine costituito e del vivere civile.
A tempo debito, non in quel momento, né in quella situazione.
A tempo debito.
Tempo al tempo.
Espressioni di uso comune per indicare l'ineluttabilità di un qualcosa che doveva manifestarsi.
Per forza?
Per niente.
C'era sempre la possibilità di uno spiraglio, una via d'uscita che poteva ribaltare la situazione.
Come un'apertura tra due tizi. Sarebbe bastato che il ragazzo vi si fosse buttato in mezzo e si fosse aggrappato con tutte le sue forze al pilastro della pensilina proprio dietro di loro.
Ma non sarebbe stato divertente.
Non quanto lasciare che la storia facesse il suo corso, che un terzo impiastro gli si parasse davanti e che lo costringesse a salire, per non finire schiacciato sotto ventimila piedi in marcia.
E chissà chi avrebbe mai potuto incontrare sull'astrotreno.
"Vero vecchio mio?"
"Non sono obbligato a risponderti", rispose mentalmente l'Astroviere cieco.
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Angolo dell'Autore: salve belli/e/*! Mai una gioia per questi personaggi. Queste astrostazioni sono proprio il selvaggio west XDXD
Almeno i due Cercatori sembrano avercela fatta, Obbrer un pochino meno. Chissà che gli capiterà...
Spero di essere riuscito a rendere bene le immagini che avevo in testa quando ho scritto la scena dell'attesa e dell'arrivo dell'Astrotreno.
Se quella parte non è chiara, ditemelo pure che vedrò di sistemarla XD
Noi ci vediamo martedì con il prossimo capitolo.
Prima di salutarvi, vi ringrazio di nuovo per leggere queste parole. Mi date una grossa motivazione nel continuare la pubblicazione ^_^
Detto questo...
Bye Bye XD