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Autore: Kangaro_Stapler    18/11/2023    0 recensioni
Si tratta di un progetto che ho nella mente da qualche anno e che ho ripreso di recente. Una storia come tante, forse, di quelle ambientate al liceo in cui la protagonista si innamora e scopre questo sentimento per la prima volta. E, allora, vi chiederete "Perché dovrei leggerla?" Io rispondo, molto semplicemente, perché questa è un po' la mia storia. Alcuni eventi sono realmente accaduti, altri sono più la versione che vorrei si fosse avverata. Sta a voi lettori intuire il confine fra la mia realtà e la mia fantasia. Come dicevo all'inizio, è la classica storia ambientata al liceo: romantica sicuramente, ironica lo spero, triste per certi versi; ma partiamo dal 3 anno e seguiremo la nostra protagonista fino all'università e forse, anche di più.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 13 “Tanto rumore per nulla”
 
Quella mattina di inizio marzo si respirava un’aria sinistra per i corridoi della scuola. Sarà stato l’imminente arrivo della primavera, ma fin da quando Ella si trovava davanti al portone, dietro una massa di studenti e studentesse che spingeva per entrare, anche se con meno enfasi del solito, aveva sentito sulla pelle una fastidiosa sensazione. Si percepiva uno strano silenzio inquietante, soprattutto perché, in verità, non c’era affatto silenzio: era più un mormorio sommesso, cospiratorio, come se anziché trovarsi a scuola fosse stata catapultata, improvvisamente, ad una riunione segreta di Massoni.
Anche durante la ricreazione, l’atmosfera non era cambiata: i corridoi erano vuoti e nessuno sembrava voler uscire dall’aula; anche Laura ed Anna, che di solito non facevano caso a niente di tutto ciò, si erano insospettite e il loro inconscio, insieme ad una sorta di strano istinto di sopravvivenza insito nell’essere umano, le aveva spinte ad uscire per prendere un caffè ma camminando a braccetto, come se qualche spirito o angelo custode, per i credenti, intimasse loro di non separarsi. Della serie, meglio rischiare di morire in tre che da sole.
Poi, con la rapidità di una tempesta, miriadi di studenti si erano riversati per i corridoi cercando di raggiungere velocemente il cortile, spronati da una voce, probabilmente quella del rappresentante d’istituto, che gridava in un megafono di radunarsi in quel punto. Anna, Laura ed Ella si bloccarono di fronte alle scale: non sapevano che fare, non erano sicure che quella fosse una buona idea, finché tre persone non le afferrarono ciascuna per un braccio costringendole a separarsi e le condussero, in una corsa buca polmone, fino al centro del campo da calcio malmesso, dove tutta la scuola si era già radunata. Facevano eccezione solo i due rappresentanti che, dalla finestra della Vicepresidenza, fecero calare giù un lunghissimo striscione, che doveva essere un lenzuolo tagliato, su cui troneggiava una simpatica scritta a caratteri cubitali rossi:
“TOC, TOC… OCCUPATO!”
Ella stava entrando nel panico: nella confusione, aveva perso di vista le sue amiche e lo sconosciuto che le aveva stretto il braccio, strattonandola dalle scale al cortile, si era rivelato essere Filippo. Tra loro, per motivi a lei non ancora del tutto chiari, non scorreva buon sangue; aveva la strana sensazione di stargli leggermente antipatica. Sarà stato per la storia dell’obbligo o per qualcosa che le era decisamente sconosciuto; in ogni caso, si rivolgeva a lei solo se strettamente necessario e, quando lo faceva, la fissava quasi disgustato, come se lei avesse costantemente i residui del pranzo in mezzo ai denti. Si voltò a guardarlo con gli occhietti piccoli e lucidi e si accorse che anche lui la stava osservando, pensieroso.
- Mi ridai il braccio? – disse lei, ripresasi repentinamente dallo shock e dal trambusto.
- Ma chi ti tocca! – aveva ribattuto lui, acido come sempre.
- E dai Fil, non vedi che si è spaventata! – rispose una terza voce calda e premurosa, appartenente ad una terza figura che, nel trambusto generale, Ella non aveva notato. Sentì le guance infuocarsi all’improvviso quando la grande mano di Marco tolse quella di Filippo dal suo braccio e le si accostò all’orecchio per farsi sentire meglio:
- Stiamo occupando. –
Ella si trattenne dallo sputare sentenze del tipo: “Ma dai? L’enorme scritta rossa non è molto esplicativa della situazione!” solo perché si trattava del bellissimo, dolcissimo, ingenuo Marco.
Dulcis in fundo, il sorriso beffardo di Elia fece capolino da dietro Filippo; si accostò ad Ella, dal lato opposto a quello dove si trovava Marco – sembravano diavoletto ed angioletto comodamente seduti sulla spalla della ragazza – e, con voce bassa e appena udibile, disse:
- Ti stai mordendo la lingua, vero Lab? So che volevi cacciare una rispostaccia alla sua banalissima intuizione… ti conosco troppo bene. –
- Smettila, coglione. Non è affatto vero. –
Marco, sentendosi escluso, stava per inserirsi nella conversazione, quando dal microfono che il rappresentante teneva accanto alla bocca, uscirono le sue parole, che dovevano essere di ispirazione ma alle orecchie di Ella suonarono piuttosto ridicole:
- Compagni, la scuola è degli studenti! E noi ci prenderemo ciò che è nostro. E reclameremo i nostri diritti. E non ce ne andremo finché non ci saranno riconosciuti. –
A quel punto, fu davvero il caos: si levarono cori di giubilo per l’impresa compiuta dagli studenti, sotto la guida dei baldi giovani chiamati a rappresentarli; chitarre, microfoni e casse spuntarono dal nulla ed il cortile si arricchì di musica e voci che cantavano all’unisono. Quali fossero i diritti reclamati ancora non si era ben capito ma, per il momento, non sembrava avere importanza. Un brivido di eccitazione aveva colto la maggior parte degli studenti che si sentivano, in quel momento, onnipotenti. Ella si guardava intorno, cercando di individuare le sue amiche in mezzo a quella ressa; non riuscendo a scorgerne nemmeno l’ombra, chiese aiuto a Marco che, essendo un gigante, avrebbe sicuramente avuto maggiore possibilità di riuscire nell’impresa. Il ragazzo, con un sorriso a trentadue denti, si mise subito al lavoro ma la folla era davvero troppa per poter individuare due minuscoli puntini senza nemmeno spostarsi; perciò, sbuffando rassegnata, decise di allontanarsi dal gruppetto per cercarle lei stessa.
- Ti accompagno, se ti fa piacere! – le disse Marco, sorprendendola e senza attendere una sua risposta, che comunque non sarebbe arrivata perché il fiato le era mancato improvvisamente, le afferrò la piccola manina con la sua e prese a muoversi con grandi e ampie falcate, facendosi largo tra la folla con la mano sinistra. Elia afferrò a sua volta Filippo, facendogli pronunciare indicibili parole di protesta, e seguì i due compagni.
- Perché dobbiamo seguirli? –
- Non li stiamo seguendo. – puntualizzò il biondo – Stiamo protestando! Non vedi? –
- Sì, certo, come no… -
Dopo qualche minuto di ricerca, Ella riuscì a ricongiungersi alle sue amiche e scoprì che erano state afferrate e portate in cortile da Leo e Valerio; il primo, in particolare, sembrava molto soddisfatto della riuscita dell’occupazione ed alimentava i cori di protesta con fervente passione, salvo poi nascondersi quando le insegnanti gli passavano davanti, nel tentativo di ricondurre tutti nelle rispettive classi. Fatto sta che, nonostante la buona volontà di Leo, il tutto durò poco più di quattro ore: gli insegnanti, dopo aver lasciato sfogare i ragazzi, facendogli credere che l’avrebbero scampata, avevano minacciato di chiamare la polizia ed il numero di manifestanti era già dimezzato. Dopo un’altra mezz’ora Anna, Ella e Laura, erano tornate a casa così che, come promesso dai professori, i loro nomi non sarebbero comparsi nella lista dei “rivoltosi”. Qualche minuto dopo le ragazze, era andata va tutta la 3D ed anche la maggior parte della scuola; il giorno dopo non era rimasto nulla dell’animata protesta, eccetto punizioni e provvedimenti per i soli dieci studenti, tutti del quinto anno, rimasti a protestare per un totale di ben sette ore. E, per concludere, nessuno era riuscito a capire quali fossero i fantomatici diritti per cui avrebbero dovuto combattere. La vera, aberrante notizia, però, era arrivata solo tre giorni dopo l’occupazione ed aveva fatto piombare nello sconforto la 3D.
- Non è giusto! – avevano provato a protestare gli studenti, gridando contro la Cocci che, per la prima volta nella storia di quella classe, era d’accordo con loro. Ma era anche impotente.
- Noi non eravamo nemmeno all’occupazione, siamo tutti tornati a casa! –
- Ragazzi, davvero, avete ragione. Ma io non posso fare nulla, è stata la Preside a decidere. –
La circolare, in cui la Preside annunciava che, come punizione per la tentata occupazione, tutti i Campo scuola sarebbero stati cancellati, aveva spento gli animi di tutti, tanto che anche la Cocci aveva deciso di lasciarli stare e di sospendere le interrogazioni previste per quel giorno.
 
- Continuo a pensare che non sia giusto! – aveva affermato Ella, altri tre giorni dopo.
- Lo pensiamo tutti. – disse Laura, sorseggiando il suo caffè, appoggiata alla macchinetta.
- Però dovremmo fare qualcosa. – aveva ribattuto lei, con lo stesso cipiglio imbronciato che aveva quando non le riusciva una doppia piroette en de dans.
- Cos’hai da lagnarti, Lab? – sbucò il biondo, inaspettatamente, appoggiando il solito braccio nella solita posizione. Lei si girò a guardarlo, aggrottando le sopracciglia in segno di fastidio ma, in totale contraddizione con l’espressione del viso, la sua mano olivastra raggiunse quella bianca di lui, accarezzandogli le dita con l’indice in piccoli movimenti circolari.
- Non è giusto che ci abbiano cancellato il camposcuola… noi non abbiamo fatto nulla! –
Elia sbuffò contrariato, nemmeno lui aveva del tutto accettato la cosa. Laura, dopo aver lanciato un’occhiataccia alle dita di Ella che continuavano ad accarezzare quelle del biondo, aveva risposto alla mora:
- Ti ripeto che non possiamo farci niente! Smettila di sbuffare. – poi si rivolse ad Elia: - E tu smettila di assecondarla. –
- Sai benissimo che non do mai ragione a Lab, ma stavolta mi trovo d’accordo; che posso farci se lo trovo ingiusto!? –
- Voi due avete la stessa identica testa dura… -
Anna, che era stata in silenzio fino a quel momento, ebbe un’illuminazione:
- Organizziamoci per conto nostro… -
- E come? – aveva detto Laura, scettica; non ne poteva più di sentirli delirare.
- Sai, non hai tutti i torti… - le diede man forte Ella, stringendo la mano di Elia in un impeto di gioia; lui si girò a fissarla e, vedendo che sembrava aver riacquistato il buonumore, gli sfuggì un sorrisino.
- Voi due non siete normali… avete idea di quanto sia difficile organizzare un viaggio? Senza contare che senza accompagnatori non visiteremmo nulla. Diventerebbe una vacanza. –
- Potremmo prendere tutti l’impegno di svegliarci almeno alle 8 tutte le mattine, girare con calma durante il giorno e divertirci la sera. –
- È un’utopia El, nessuno lo farà se non c’è un insegnante ad imporglielo. –
- Io dico di no – disse Anna – Siamo piuttosto responsabili quando ci impegniamo. –
- Alcuni più di altri… - ribatté Laura, guardando il biondo. Prima che lui potesse ribattere in tono alterato, Ella lo anticipò, tornando ad accarezzargli la mano e rivolgendosi a Laura:
- Vorrà dire che i più responsabili butteranno giù dal letto gli altri! –
- Proponiamolo a Pier! Si potrebbe chiedere alla Cocci qualche ora di assemblea per domani. – le diede man forte il biondo, sotto lo sguardo ridente e soddisfatto di Anna.
- Fate come volete. Ma sappiate che sarà un disastro… -
Disastro o no, la proposta piacque tanto ai compagni quanto, stranamente, alla Cocci che si propose di preparare per loro un itinerario.
- Tuttavia, ragazzi, devo dirvelo: sarete segnati assenti e dovrete portare la giustificazione firmata dai genitori, al vostro rientro. -
- Vorrà dire che sul registro scriveremo: CAMPOSCUOLA AUTOGESTITO! -






Note Autrice: 
Mi piacerebbe inserirvi delle immagini dei protagonisti, per farvi un'idea più precisa del loro aspetto fisico. Se qualcuno sa come posso fare mi scriva, per favore, in privato o in una recensione, se vi fa piacere lasciarne una. le critiche, come sempre, sono ben accette.  Ps: il prossimo capitolo è in revisione e sarà più lungo
  
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