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Autore: pansygun    28/11/2023    2 recensioni
My first obsession is you.
My second is having sex with you.
• • •
DISCLAIMER: questa storia ha rating 🔞 per i contenuti espliciti in essa descritti (sesso).
A mio discapito, se siete sensibili vi invito a non affrontare questa storia.
• SPOILER per chi non avesse letto il fumetto o guardato l'anime! •
• • •
{Deku x Bakugo}
Angst
Mild-spicy
• • •
Tutti i diritti riservati ©️ veciadespade | 2023
I personaggi originali di My Hero Academia sono di proprietà di Kōhei Horikoshi.
Genere: Comico, Erotico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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The version of you in my head wasn’t true



 
Bisognerebbe fare come i girasoli.
Girarsi solo per ciò che conta veramente.
⁓ SilviaSplash ⁓
 
9 luglio

 
Il sole del mattino iniziava a filtrare attraverso la tenda della camera, illuminando i loro corpi ancora intrecciati, i respiri rallentati e la stanza silenziosa. All'esterno si iniziavano a udire i cinguettii sommessi degli uccelli, che segnalavano, allegri, l'inizio di un nuovo giorno.
Izuku, che da sempre aveva avuto il sonno pesante, stavolta fu il primo a muoversi, soffocando tra le labbra uno sbadiglio. Aveva ancora le braccia avvolte strettamente intorno alla vita di Kacchan, il petto premuto contro la schiena dell'altro. Una delle mani si mosse finendo al centro del petto di Katsuki, sentendo il battito costante del suo cuore sotto di essa. Erano così da ore.
Aveva dormito male, ma non per Katsuki. O, meglio, anche per colpa sua.
Quella stupida promessa di controllarlo che non morisse nel sonno l'aveva reso irrequieto e s'era svegliato più volte, quasi ad ogni ora, per posargli una mano sulla schiena o sotto il naso o due dita sul collo solo per verificare che fosse vivo.
Si chiese se anche Kacchan l'avesse sentito, provato sollievo a quei tocchi delicati nell'oscurità.
In uno dei brevi momenti in cui aveva tentato di riposare s'era pure svegliato di soprassalto: aveva sognato che Kacchan venisse ferito, quasi ucciso, come durante la guerra. Quando poi aveva controllato, il suono ritmico del respiro dell'amico lo aveva calmato abbastanza da permettergli di riaddormentarsi per un'ora o due.
Non era sicuro di niente ormai, perché quella giornata passata ad accudirlo l'aveva smosso nel profondo e il continuare a rimestare i sentimenti che gli ribollivano nel petto sembrava come affondare il mestolo in una pentola di minestrone.
Emise un profondo sospiro e strinse e rilasciò la presa su quel corpo sudaticcio che lo stava scaldando all'inverosimile, prima di affondare la testa di più sul cuscino e provare a dormire ancora un po'.
Mentre cercava di riaddormentarsi, si chiese se quello che era successo a Kacchan avesse intaccato anche i suoi ricordi e si ritrovò combattuto tra il sollievo di sapere che tutto sarebbe sparito al risveglio dell'amico, e il dispiacere che quella giornata che avevano appena passato fosse al pari di un sogno evanescente per lui. Quest'ultimo terrore sottile, che lui si svegliasse e avesse dimenticato tutto, gli serpeggiò nelle viscere, ansa dopo ansa nell'intestino, fino a chiudersi in piccoli crampi fastidiosi.
Allentò la presa senza davvero rendersene conto e fu in quel momento che fu come se Katsuki percepisse il malessere interiore di Izuku e, borbottando qualcosa di incoerente, si mosse con poca grazia nel suo dormire, il materasso che saltellava sotto il peso delle spinte che lui dava con spalle e bacino per voltarsi, finendo per fronteggiare Izuku, rannicchiarsi di lato contro di lui, muovendo le gambe per intrecciarle di nuovo con quelle del ragazzo al suo fianco.
Izuku spostò la testa appena in tempo per schivare una testata da Kacchan, che si stava di nuovo accoccolando contro il suo petto con un mugugno infastidito.
Il cuore di Izuku accelerò i battiti alla sensazione del respiro caldo di Kacchan che passava la maglietta sottile e s'infrangeva sulla sua pelle, inviandogli una scossa di elettricità da quel punto a diramarsi in ogni muscolo.
Spalancò del tutto gli occhi a sentire la coscia sinistra del biondino farsi strada tra le proprie e premere contro le sue palle, che, cazzo!, già gli facevano male per tutte le volte che quell'idiota gli si era strusciato addosso col sedere, e ora...questo! Trattenne un sospiro e lo rilasciò, leggero e prolungato, tra i capelli di Kacchan che sapevano ancora di fiori.
Quando percepì le labbra di Katsuki premute sulla parte di pelle morbida che stava tra le clavicole, i brividi seguirono lo stesso percorso di quelle piccole scosse elettriche che lo stavano risvegliando pian piano, e si sforzò di restare calmo quando sentì che si muovevano più di lato e che gli succhiavano dolcemente la pelle.
Scosse leggermente la testa, cercando di schiarirsi le idee e scacciare qualsiasi pensiero che risultasse sopra le righe per quel momento, che, alla fin fine, era al pari di una tregua. O di un idillio effimero pronto a sgretolarsi col risveglio di Kacchan.
Ma dentro di sé, il cuore batteva all'impazzata per l'eccitazione e il nervosismo e aveva paura che l'altro lo sentisse, che quelle labbra fossero rivelatrici di cose che lui voleva tenere chiuse, sopite. Con risultati pessimi in realtà, perché più la bocca di Kacchan si muoveva lungo la sua gola tesa, più tutto il suo autocontrollo vacillava miseramente.
Poi i baci finirono e ci fu solo il respiro profondo di Katsuki a scaldargli la pelle, lo strusciare leggero del suo naso contro la giugulare che pulsava impazzita, un mugolio sommesso e uno sbadiglio non trattenuto.
«Non lasciarmi...», lo udì borbottare, con la voce ruvida per il sonno, prima che il braccio di Kacchan si avvolgesse più stretto attorno a lui, avvicinandolo ancora di più, la mano, passata sulla schiena, premeva delicatamente.
Sollievo.
Fu tutto quello che provò Izuku,  stringendolo addosso a sé, lasciando che il suo corpo muscoloso e accaldato aderisse a quello di Kacchan, la mano passata a scompigliarglistringendoselolui teneramente i capelli biondi. «Sono qui. Non ti lascio.».
Senza aprire gli occhi, fece scorrere delicatamente le dita tra i capelli disordinati di Katsuki, sentendo le ciocche setose scivolare tra le sue dita. Il materasso scricchiolava mentre spostava il peso, cercando di trovare una posizione più comoda, e Izuku non poté fare a meno di inalare il profumo unico che lo avvolgeva e sembrava essere sorprendentemente confortante, nonostante lo strano e unico miscuglio di emozioni che s'intrecciavano nel suo petto, facendo quasi male. Cercò di calmare i propri pensieri, di concentrarsi sul momento, godendosi la vicinanza che stavano condividendo.
Però la consapevolezza che l'effetto di quel quirk subdolo fosse ancora lì, ad aleggiare in quel corpo forte lo rincuorò, forse perché temeva un risveglio normale, in cui tutto tornava a prima, in cui tutto era più difficile.
Mentre la barba corta sulla mascella di Katsuki gli sfiorava il collo, lasciando un leggero raschio, ricordò di tutte le volte in cui avevano litigato, anche durante la loro convivenza forzata. Tutte le volte in cui, negli anni avevano provato a far pace, tutte le volte che avevano pianto l'uno per l'altro e tutti i momenti in cui avevano condiviso risate.
Loro due erano famiglia. E lo erano sempre stati senza davvero saperlo.
Forse, avrebbero potuto trovare un equilibrio tra amicizia e... qualcos'altro.
Perché qualcosa nel modo in cui il corpo di Kacchan si adattava al suo sembrava giusto, come se fossero fatti l'uno per l'altro.
Il lieve gemito che uscì dalla gola di Katsuki gli mandò ancora brividi lungo la schiena.
La testa bionda sfuggì alle sue carezze, le gambe si mossero di più tra le sue, il piede nudo ad accarezzargli il polpaccio, la fronte che si strusciava contro il petto, piccoli versi che sembravano fusa che precedevano un altro sbadiglio rumoroso che gli scaldò lo sterno da sopra la maglietta.
Un sospiro soddisfatto lasciò le labbra del biondino, che gli si accoccolò più vicino. «Sei così caldo...», mormorò dolcemente prima di tornare a dormire.
Bene, era deciso: sarebbe esploso. Pure senza l'aiuto della nitroglicerina di Kacchan.
Izuku non riusciva a spiaccicare nemmeno una parola, tanto secca era la sua gola in quel momento, arrossì per quel commento così intimo, ma non poté fare a meno di soccombere all'ondata di felicità che lo stava travolgendo.
Sentiva il cuore battere forte mentre le parole si registravano nella sua mente. I suoi pensieri correvano mentre cercava di dare un senso a quello che aveva appena sentito: quelle parole sembravano di natura quasi romantica, portando Izuku a credere che tra loro stesse accadendo davvero qualcosa di più.
Rimase lì ancora per qualche istante, assorbendo il calore innaturale irradiato dal corpo di Kacchan e permettendo a se stesso di provare a sentirsi sicuro e protetto nel suo abbraccio così come lui aveva sperimentato per tutta la notte quel senso di protezione che Izuku aveva cercato di dargli. Alla fine, però, sapeva bene che avrebbero dovuto alzarsi. E uscire da quella piccola bolla senza alcun concetto di tempo voleva dire anche capire cosa poteva significare quello che avevano passato, capire come potevano andare avanti insieme senza rovinare nulla di ciò che già non fosse fragile e in equilibrio precario.
Strofinò il viso contro la guancia di Kacchan, inspirando profondamente, assorbendo l'odore familiare - un misto di shampoo e di lieve sudore dolciastro - e il suo cuore batté forte a quel contatto.
Baci morbidi si susseguono lungo la mascella di Katsuki, presa tra le dita e fatta voltare a suo piacimento, tracciando i contorni frastagliati della cicatrice sino alla guancia, per depositare un tocco gentile sul suo occhio destro chiuso, guadagnandosi un lieve piagnucolio da parte di Katsuki.
Sentirlo remissivo al suo tocco era così strano ed eccitante che si rese conto di non volersi davvero fermare a baciargli la fronte, inspirando una volta di più quel lieve sentore di fiori, di pulito, che Kacchan si portava dietro in quella bolla fatta di lenzuola stropicciate, caldo e tenerezza.
«'giorno...».
Quella voce graffiata lo fece allontanare con la testa di scatto, una parola soffiata dalle labbra che stava per baciare.
«'giorno...», rispose, incerto, un sussurro e un grumo di saliva che stentava a scendere lungo la gola. Katsuki mormorò qualcosa di incoerente in risposta, ancora mezzo addormentato, ma che fece gonfiare il cuore di Izuku di sollievo e d'affetto.
Rimasero così ancora per un po', rannicchiati sotto il lenzuolo, con il respiro rallentato in sincronia. Era pacifico, confortante stare lì nonostante il caldo, e Izuku si ritrovò a riaddormentarsi, ascoltando il battito del cuore di Katsuki sotto la sua mano.
Qualche tempo dopo, fu Katsuki a muoversi di nuovo, stringendo istintivamente il suo braccio attorno a Deku, stavolta spalancando gli occhi cremisi, sbattendo più volte le palpebre, svegliandosi completamente ancora avvinghiato all'amico, un braccio intorpidito tra i loro corpi vicini.
Mise a fuoco e osservò il muro, cercando di capire in che posizione fosse, un capogiro lo costrinse a strizzare gli occhi e riaprirli, guardando la tenda, da cui filtrava molta luce, prima di concentrarsi su Izuku: un piccolo sorriso tendeva le labbra dischiuse e un lieve rossore sulle guance rendeva più scure le sue lentiggini, che sembravano moltiplicarsi sulla pelle abbronzata. «Sei ancora qui...», mormorò.
«Mh-m.», canticchiò quell'altro, un occhio verde aperto pigramente ad osservarlo. «Sei sveglio.».
«Anche tu.», mormorò, con la voce ruvida per il sonno.
Izuku strofinò la guancia sul cuscino provando a stiracchiarsi un poco, per quanto la loro scomoda posizione potesse permetterglielo. «Io non ho propriamente dormito. Ma tu...».
Katsuki aggrottò le sopracciglia sentendo le labbra umide di Deku posarsi sulla pelle accaldata della fronte. «Non credevo riuscissi a dormire così profondamente!», lo canzonò.
In effetti, non aveva ricordi di aver dormito così bene nell'ultimo periodo e mai si era sentito così a suo agio come in quel momento, anche se si stava stringendo addosso a Deku.
Izuku si passò una mano sul viso, coprendo uno sbadiglio: «Non che avessi una reale scelta, visto cosa ti era successo e lo stato in cui eri.», gli occhi verdi lo scrutavano, pensierosi: «Non potevo lasciarti solo. Mi hai chiesto di stare con te e io mi sono solo assicurato che stessi bene.».
Katsuki sospirò, alzando il braccio e facendo scorrere le dita tra i capelli verdi disordinati di Izuku. Aveva sempre odiato avere quel nerd tanto vicino, ma, nell'ultimo periodo...
«Sì... lo apprezzo.», mormorò. «Probabilmente ti ho fatto preoccupare.».
«Abbastanza.», rispose Izuku, chiudendo gli occhi per godersi quella specie di carezza che Kacchan gli stava lasciando sulla testa e sulla guancia, dove aveva lasciato che la sua mano pesante e ruvida gli scaldasse la pelle già bollente.
«Mi dispiace per ieri.», mormorò Izuku strusciando contro la pelle del palmo di Katsuki. «Mi dispiace che tu ti sia sentito così perso. Io...», tentennò, incerto e spaventato di sapere che ricordava tutto. O forse più terrorizzato all'idea che non ricordasse nulla.
Rimasero di nuovo in silenzio per un momento, contenti di essere semplicemente l'uno in presenza dell'altro. Alla fine, Izuku riprese: «Dovremmo parlarne, però.».
Le parole di Izuku rimasero sospese nell'aria per qualche istante, e Katsuki sentì il cuore balzargli in gola. Sapeva cosa intendeva Izuku: stava parlando di tutti i sentimenti che si erano accumulati tra loro ormai da giorni. Katsuki ci aveva pensato un milione di volte prima, ma non era mai stato abbastanza coraggioso.
«Di cosa?», chiese, scrutandolo dentro quegli occhi chiari che ora si aprivano e chiudevano con un velo di tristezza a inumidirli. «Di quello che è successo dopo lo scontro?».
Guardò Izuku, meravigliandosi di quanto fosse bello anche con quei solchi scuri ai lati del naso che lo rendevano ancora più trasandato di quanto l'ammasso di riccioli verdi non lo facesse sembrare. «Di come mi hai accudito come farebbe mia madre?».
Gli occhi verdi di Deku si spalancarono un poco, le labbra si separarono in una piccola espressione di sorpresa. Cosa credeva? Che non ricordasse nulla? Stupido, bellissimo, idiota.
«O di come ci siamo limonati in doccia?».
Il cuore di Izuku si contrasse per la vergogna, perché, al di là di quella che era una sua ossessione che si portava dietro dall'adolescenza, alla loro amicizia teneva più di ogni altra cosa. E per quanto sperasse che ci fosse qualcosa di finalmente più profondo e significativo, l'idea di aver sgretolato tutto per un capriccio gli faceva mancare l'aria.
Katsuki fece un respiro profondo prima di parlare ancora. «Sì.», disse tranquillamente, «Dovremmo parlare.» e Izuku sentì le dita di Kacchan sfiorare leggermente il suo braccio e il calore gli riempì il petto mentre intrecciavano le dita insieme. Izuku irrigidì la schiena per un momento, quando la realizzazione di cosa ciò potesse significare lo colpì con tutta la sua forza.
«I-io...», Izuku balbettava, colto alla sprovvista da quelle domande tendenziose, dal tono stranamente calmo di Kacchan, che anticipava di sicuro una tempesta di proporzioni epiche. Però gli faceva ben sperare il fatto che fossero ancora lì, distesi faccia a faccia in quel letto troppo stretto e che lui fosse ancora vivo e non esploso in mille pezzetti.
«Rilassati.», gli soffiò contro Kacchan, l'espressione distesa di chi sembra aver dormito un sonno ristoratore dopo anni.
Caddero ancora una volta in un silenzio pensoso, persi nei loro pensieri. L'aria nella stanza era densa di parole non dette e sentimenti non riconosciuti. Ma entrambi sapevano di amarsi a vicenda, ed era qualcosa che non potevano permettersi di perdere.
«Questa cosa... Questa cosa del quirk sembra una barzelletta.», esalò, una punta di esasperazione nella voce graffiata. «Ma tu non hai idea di come mi sia sentito.».
«Mi dispiace, Kacchan. Credimi.», e il biondo annuì, un profondo respiro prima di riprendere a parlare.
«Mi sono reso conto, in quel delirio, che ne ho passate tante.». Rimase in silenzio, immagini terrificanti dietro gli occhi chiusi lo fecero sussultare e preoccupare Izuku, che strinse di più la sua mano. «Troppe. Tu ed io ne abbiamo passate troppe.», disse a bassa voce, ripercorrendo tutte le loro avventure, sia quelle belle che quelle brutte.
Izuku provò a sorridergli dolcemente prima di rispondere a quella che non era neppure una domanda, solo una pura e semplice ricerca di conferme: «Sì, l'abbiamo fatto, Kacchan.». La sua voce suonò piena di comprensione, di sfortune condivise e sfide superate sempre fianco a fianco e Katsuki sentì un'ondata di calore travolgerlo con quella risposta.
Katsuki intrecciò strettamente le loro dita mentre guardava quei luminosi occhi verdi. «E ho capito che non importa cosa succede.», iniziò con fermezza, la determinazione trapelava in ogni parola: «Tu sei sempre lì, tra i piedi, a combattere per me.».
Izuku fece una piccola risata: «Anche tu l'hai fatto per me, o sbaglio?».
«Già.».
Rimasero in quella bolla di silenzio confortevole, fino a che un sospiro pesante di Katsuki anticipò delle parole che sembravano come pietre gettate a forza in uno stagno solo per vedere l'espandersi delle increspature sull'acqua.
«Voglio che tu sappia che anche io sono qui per te, come hai fatto tu per me. E lo sarò sempre.».
Izuku si ammutolì, scrutando il profilo di Kacchan che ora guardava il soffitto, le guance così adorabilmente arrossate.
«Lo so, Katsuki.», forzò con una mano il suo viso a fronteggiarlo, fissandolo dritto negli occhi: «Non serviva esplicitare l'ovvio.».
Lo udì schioccare la lingua sul palato, la solita espressione diffidente che gli assottigliava gli occhi e che era così sollevato di vedere che il sorriso sulle sue labbra si distese, sollevandogli le guance fino a fargli quasi male. «È bello che sei tornato, Kacchan.».
Katsuki ruppe il silenzio schiarendosi la gola. «Ora dovremmo parlare anche di quello che è successo nella doccia.».
Izuku annuì in accordo, sentendo un'ondata di nervosismo travolgerlo al pensiero di ciò che sarebbe scaturito da tutta quella apparente calma.
«Io... Ecco: mi dispiace Kacchan! Io so che non avrei dovuto approfittare così della situazione, scusami...»
«Tranquillo io volevo solo... parlarne.», e fece un piccolo sorriso che non raggiunse i suoi occhi cremisi.
Izuku esitò un attimo prima di annuire. «Mi sta bene. Parlarne, intendo.» Fece un respiro profondo, cercando di calmare i nervi, con scarsi risultati: «È che i-io davvero non so cosa mi sia preso!».
«Deku... Stai iniziando a blaterare.».
«Giuro! Eri lì ed è successo!».
«Deku.».
«È che, Dio!, tu eri così carino, e bisognoso di protezione e hai smosso una parte di me che mi ha porta-a-».
Ma la presa salda della mano di Kacchan sulla sua nuca e le sue labbra morbide sulla sua bocca fermarono ogni sproloquio di Izuku, che rilasciò un piccolo gemito in quel bacio, prima che il contatto venisse interrotto, troppo bruscamente per i suoi gusti.
«Izuku... Smettila.», e gli strinse i capelli sulla nuca con forza, fino a farlo gemere per quel dolore improvviso. «Sei sempre il solito nerd...», mormorò, a un soffio di distanza da quelle labbra.
Guardò Izuku negli occhi con un'intensità che fece rabbrividire il ragazzo a cui stava ancora avvinghiato, nonostante il calore delle lenzuola che li circondavano. In quel momento, tutto ciò che Izuku poté fare fu annuire silenziosamente in segno di consenso, sopraffatto dalle emozioni che gli scorrevano nelle vene. «Scusa.».
Katsuki increspò le labbra prima spostare la mano dalla nuca alla guancia bollente di Deku, il pollice a sfiorare lo zigomo, lasciando dietro di sé una scia calda e frizzante sulla pelle piena di lentiggini: «Finiscila di scusarti. Ti avrei fatto esplodere se non l'avessi voluto. Già una settimana fa.».
E con quelle parole ancora nell'aria, caddero ancora una volta in un silenzio pensieroso. L'aria nella stanza sembrava densa di caldo e di parole non dette e sentimenti non espressi.
«Ho anche io una domanda per te, Katsuki.». Gli occhi verdi si assottigliarono e il tono si fece improvvisamente più deciso: «E ho bisogno che tu mi dica la verità.», aggiunse, stringendo il polso del biondo per togliersi la sua mano dal viso.
Gli occhi cremisi di Katsuki lo scrutarono con diffidenza, la dolcezza del momento svanita di colpo, stavolta non per colpa sua. «Va bene.».
Izuku aveva cercato le parole adatte, sperando di non offenderlo e che lui gli rispondesse con sincerità. «Quando ci stavamo baciando in doccia...», e si bloccò perché un brivido gli percorse la schiena a quel ricordo: «Mi hai bruciato con delle esplosioni. Ed era come se non le controllassi.».
Katsuki strinse forte la mascella e guardò altrove, evitando volutamente gli occhi indagatori di Izuku. «Era una situazione particolare. Scusa se ti ho fatto male. Non l'ho fatto di proposito.», borbottò, cercando di minimizzare la questione, il cuore ormai di ghiaccio all'idea che la sagacia del nerd avesse scoperto il suo scomodo problema.
Un mugugno, le labbra serrate e gli occhi verdi fissi a controllare l'espressione imbarazzata di Kacchan. «Una situazione particolare?».
«Già.».
Il letto scricchiolò sotto il peso di Izuku che si spostava, sgraziato, e costringeva Katsuki a rotolare sulla schiena, gli occhi rossastri spalancati a vedere Deku puntellato con il gomito sinistro contro il materasso, la coscia che spingeva chiaramente contro il suo inguine. «Che stai facendo?».
Nei suoi occhi si accese una fiamma intensa e improvvisa: «Una situazione particolare.».
«Ma ch-», ma le parole furono soffocate dalle labbra di Deku, premute sulle proprie, accompagnate da un soffio leggero mentre riprendeva a parlare: «Lasciami capire, Kacchan...», il tono quasi implorante, mentre lo baciava di nuovo.
Che fosse un esperimento era vero.
Che quell'esperimento nascondesse una piccola rivincita, beh... Non gliel'avrebbe certo detto!
E, contrariamente a ciò che si era imposto, Katsuki si ritrovò travolto dalle sensazioni, inebriato dal modo in cui inclinava la testa per baciarlo meglio e come lo provocava, divorando la sua bocca fino a farla vibrare tutta di eccitazione, costringendolo ad inarcare la schiena sul materasso per andargli incontro in un gesto disperato, le mani che gli afferravano saldamente la maglietta e il braccio che, ora lo sentiva, seguiva i movimenti della mano che vagava su tutto il torace, a stringergli il fianco con possesso.
Non aveva ipotizzato un'evoluzione del genere di quella mattinata. Lui... Lui voleva solo chiarire.
Avrebbe dovuto aspettarselo da Deku.
Ma lo lasciò fare. Staccò le mani e le passò febbrilmente sul lenzuolo per poi allacciare le braccia al collo di Izuku affondare le dita nei capelli umidicci e scompigliati, passarle sulle spalle, sulla schiena, i palmi sempre più caldi e umidi che si aprivano sulla sua maglietta, cercando di asciugarli.
Almeno fino a che il suo cervello non andò in corto circuito, quando i baci passarono al collo e la mano di Deku si spostò sul suo inguine, toccandolo da sopra il tessuto dei pantaloncini di cotone, strappandogli un gemito gutturale a quella piacevole frizione, il calore che risaliva dall'inguine allo stomaco e lo stringeva in una dolce morsa.
«Ahi!».
Il lamento di Izuku lo fece ripiombare nella realtà quando il peso accanto alla testa non c'era più, come neppure le labbra umide sul suo collo e i suoi occhi misero a fuoco con difficoltà la figura di Deku, inginocchiata tra le sue gambe, le braccia dietro la schiena per sfilarsi in maniera goffa la maglietta, scoprendola bruciacchiata esattamente dove aveva tenuto le dita.
Katsuki cercò di recuperare un respiro regolare con fatica, lo sguardo che vagava dal torso nudo di Deku alla maglietta che osservava e si rigirava tra le mani.
«Esperimento fallito.», decretò il ragazzo, passando la mano tra i riccioli verdi, rilasciando un sospiro rassegnato. «Sei un bugiardo, Kacchan.».
«Omettere non è mentire.».
«No. Hai ragione. È peggio.».
A quelle parole, Katsuki ebbe l'impressione di aver rovinato definitivamente tutto, come il suo solito.
Quando invece percepì il materasso abbassarsi e il letto scricchiolare mentre Deku gli si ristendeva accanto, il suo cuore sembrò riempirsi di nuovo di una tenue speranza.
«Sei uno stupido, lo sai?». Il biondo voltò la testa per un momento, solo per scoprire quei due fanali verdi che scrutavano il suo profilo affilato. Sentì le orecchie andare a fuoco prima di tornare a fissare il maledetto soffitto bianco che, in quel momento, sembrava estremamente più interessante di quel nerd dallo sguardo curioso.
«Lo so.».
«Quindi?».
«Quindi cosa?».
«Come si chiama? Questa cosa che hai... Come si chiama?».
«Ha un nome impronunciabile. Kirishima la chiama "incontinenza esplosiva". Per me ormai è quello il nome.».
Izuku annuì e gli diede una schiccherata lieve sulla guancia destra, provocandogli un leggero fastidio che gli fece fare una smorfia e scoprire i denti con un sibilo.
«Da quando?».
Katsuki roteò gli occhi: «Ma ti si può tenere nascosto qualcosa?».
Izuku ghignò: «Ho un buon maestro.».
Il biondino si trovò a ridacchiare: «La forza scorre potente in te.», e Izuku lo seguì con una risata sommessa, prima di strusciare la fronte contro la sua guancia deturpata.
«Da dopo la guerra.». Erano in vena di confessioni? Forse. Ma Katsuki si sentiva al sicuro con Deku lì vicino. Aveva dormito bene e si sentiva riposato: quella forse era la giusta ricompensa per averlo aiutato. «Non sono mai sato interessato a quelle cose...».
«Sesso. Chiamalo col suo nome, Kacchan. Altrimenti sembri solo un bigotto!».
«...al sesso. Contento?», gli lanciò un'occhiata in tralice prima di continuare: «Solo che mi sono lasciato trascinare e ho voluto provare. E l'ho scoperto così.».
Il tono era calmo, forse un po' troppo basso e graffiato, ma Izuku lo udì bene e un lieve moto di gelosia gli attanagliò le viscere.
Certo, non avrebbe mai preteso di essere la sua prima volta, ma...
«Con chi?».
«Ah?».
«Con chi è successo?». Silenzio. «Oh, beh. Se fai così lo conosco!», ridacchiò.
«Kirishima. È stato Kirishima!».
«Attivo o passivo?».
«Deku!».
«Senti è una domanda lecita!».
Katsuki si puntellò sul materasso con i gomiti, guardando il ragazzo con espressione torva: «Non è un cazzo di pigiama party delle medie!».
Deku fece spallucce: «Quelli difficilmente li avremmo fatti assieme. Sto recuperando.».
Quella battuta fece male, forse anche troppo, soprattutto quando Izuku incrociò gli occhi tristi di Kacchan. «Scusa. Sono stato inopportuno.».
Katsuki prese un profondo respiro e si girò, fronteggiando l'amico: «Voleva solo, ecco, fare pratica. In realtà non è successo gran che con lui.».
«Pratica di che?».
Il biondo roteò gli occhi ed evitò lo sguardo curioso di Izuku, la voce un sussurro flebile: «Pompini.».
La risata di pancia che scaturì da quella confessione lo imbarazzò ancora di più, tanto che posò una mano sulla faccia di Deku e rilasciò un'esplosione controllata, piccola, solo per affumicargli un po' i neuroni e far finire quella sganasciata in piccoli colpetti di tosse nervosi. «Sei un coglione.».
«E tu sei diventato uno spasso, Kacchan!», prese fiato a fatica, sforzandosi di tornare serio, anche se la faccia arrossata del biondino era troppo adorabile per non farlo sorridere come un ebete.
«Non prenderti gioco di me, stronzetto! Non vengo a farti il terzo grado sulla tua vita sessuale promiscua!».
Il sorriso di Izuku si trasformò in un ghigno di soddisfazione: «Percepisco dell'invidia!».
«Per cosa? Le malattie veneree? Guarda: ti sbagli alla grande!», sbottò, un sorrisetto crudele a increspargli le labbra.
«Per quelle ...non ci proveresti con me?».
«Ah?».
«Niente. Lascia stare.».
«Non lascio stare. Borbotti. E non capisco quando borbotti!».
Izuku si morse l'interno della guancia e prese un profondo respiro. «Era solo un pensiero a voce alta. Stai tranquillo.».
Il sopracciglio biondo di Katsuki saettò verso l'alto, diffidente, fino a quando Izuku non lo fronteggiò di nuovo, i nasi a toccarsi e le orecchie del biondino che avrebbero potuto prendere fuoco per autocombustione per quanto erano calde.
Fu sempre Izuku a riprendere l'iniziativa, a ricominciare quel bacio interrotto bruscamente, un movimento dolce delle labbra su quelle di Katsuki, e piccoli colpi di lingua a umettare un contatto che entrambi si aspettavano di approfondire con calma.
«Sai... Sono sempre stato ossessionato da te.», ammise tranquillamente Izuku, mentre passava il pollice sullo zigomo liscio di Kacchan, lo sguardo che vagava tra le labbra gonfie di baci e i suoi occhi, di un rosso cupo talmente magnetico che era difficile staccarsi. «Ma ieri... Ho capito tante cose. Ho avuto di nuovo paura di perderti. E non era quel quirk di merda. Soffrivo con te. Soffrivo per te. E, come se non ne fossi già consapevole, ho capito che quello che abbiamo è più... più importante per me di quanto pensassi.».
Katsuki sbuffò dolcemente, cercando ancora di riprendersi da quel bacio profondo e dalle parole tenere di Deku.
Izuku fece di nuovo un respiro lento e misurato, raccogliendo tutto il coraggio che riusciva a trovare: «E penso che i miei sentimenti siano più... più complicati di una semplice ossessione.». Non voleva che sembrasse una presa in giro, non voleva che fraintendesse nulla, nessuna parola. Anche se ancora il coraggio di dare un nome a quello che provava per lui non ce l'aveva. E, forse, la cosa era reciproca.
Alla fine, Katsuki gli regalò un sorriso genuino, uno di quelli rari, che sembrava rispecchiare perfettamente i sentimenti che provava Izuku in quel momento e illuminare la stanza al pari di una supernova. «Beh, qualunque cosa ci sia... Vediamo di affrontarlo un passo alla volta.».
Izuku percepì qualcosa di accorato, di affettuoso in quelle parole dette di fretta da Kacchan, come se non volesse davvero pronunciarle.
Annuì con forza, prima di scaraventarlo di peso giù dal letto e obbligarlo a fargli la colazione.
Un passo alla volta.



 
 
Oh, babe, I really need you
My feelings getting deeper
My mind is in a free fall
But there's nothing I can do when it comes to you
⁓ Sam Smith ⁓


 
   
 
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