Crossover
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Autore: evil 65    03/12/2023    4 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco un nuovissimo e lunghissimo capitolo! Buona lettura ;)


Capitolo 42 - The Final War: Parte 2


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L’aria della valle bruciò sotto colpi dei rispettivi eserciti, a cui si unì il rombo di tuono di una tempesta imminente.
Il fuoco avvampò come un’infezione, consumando rapidamente l’ossigeno e avvolgendo piante, ribelli e Cybermen nella frazione di pochi secondi. Le urla dei malcapitati si spensero rapidamente, mentre gli uomini metallici continuavano ad avanzare.
Il sangue cadde come pioggia sul terreno brullo, dipingendola di un rosso accesso. Eppure, il panorama stava diventando di nero carbone.
Le linee dei ribelli erano già allo stremo, continuavano a indietreggiare, spinte dalla forza implacabile di un avversario che non avrebbe mai provato stanchezza o rimorso. E malgrado la presenza di esseri potenti come Thor o Auth, il morale non era mai stato così basso.
Presto, non sarebbero più riusciti a tenere la linea, lo sapevano loro… e sicuramente lo sapevano anche gli avversari.
Era davvero questa la fine? Sarebbero morti in quella valle, senza aver contribuito anche solo in minima parte alla liberazione di Battleground? Sembrava una conclusione fin troppo patetica, dopo tutto quello che avevano perso e sacrificato per arrivare a quel punto.

Track: https://www.youtube.com/watch?v=gyV_BW6I-Fw

All’improvviso, un rumore di crescente intensità cominciò a risuonare per tutta la zona, attirando gli sguardi di diversi combattenti.
Sopra la carneficina, le nuvole sembrarono diradarsi, rivelando un celo illuminato dal sole di Renmant. Quel rumore inaspettato crebbe d’intensità… e ad esso, seguì la comparsa di numerose aeronavi di diverso modello e dimensioni, le cui armi puntarono istantaneamente contro l’esercito imperiale.
<< Diavolo, sì! >> urlò Yang, un esaltazione che fu presto imitata dai suoi compagni di squadra e da molti altri ribelli.
Con una rapida sequenza di esplosioni multicolore, intere file di Cybermen vennero spazzate via in un turbinio di schegge metalliche e vampate fiammeggianti.

Dal suo scranno, il Maestro strinse gli occhi e schioccò le dita, creando una gigantesca copia olografica di stesso. L’enorme manifestazione apparve proprio dinnanzi alla nave ammiraglia di quella flotta, con un’espressione tutt’altro che allegra.
<< Jaaaaaames >> disse il Signore del Tempo, col suo solito tono canzonatorio << devo forse considerare questo intervento come un atto di tradimento? >>
Dentro la sala comandi della nave, i presidi James Ironwood e Ozpin rivolsero un'espressione di sfida all'immagine del loro perfido sovrano. Fu proprio il Generale a farsi avanti, attivando i sistemi di comunicazione del mezzo al massimo delle loro capacità, in modo che tutta la vallata potesse udire le sue prossime parole.
<< Lo è >> disse, freddamente << Sono sempre stato ai tuoi ordini e a quelli di Salem, convinto che solo in questo modo sarei riuscito a proteggere la mia patria… con la vana speranza che un giorno le cose sarebbero migliorate, senza che dovessi mettere a rischio la vita dei miei soldati e cittadini. >>
Il suo sguardo si fece molto più cupo.
<< Ma ora, capisco che il Dottore aveva ragione. Battleground non potrà mai cambiare… non finché ci sarai tu al comando. Ecco perché ti combatterò fino al mio ultimo respiro, e così faranno gli altri Presidi delle Accademie! Questo sarà il nostro modo di fare ammenda, per tutti coloro che hanno dato la vita per una Battleground libera. >>
L'avatar del Maestro emise una lieve risatina crudele, poi si rivolse al punto in cui era stato riposto il Dottore.
<< Quante belle parole, ma mi chiedo per quanto tempo ancora riuscirete a supportarle. Sappiate che quando questa baruffa sarà finita… sarà la morte a sembrarvi una dolce liberazione. >>
Il Signore del Tempo sparì in un piccolo scoppio di energia.
Fu allora che Ozpin prese il microfono dalle mani del collega.
<< A tutti coloro che sono stati miei studenti, e a chiunque altro si sia addestrato per difendere gli innocenti di tutta la galassia, ho una sola cosa da dire... Per Renmant! >>
Nel lasso di tempo di un istante, altri mezzi volanti più piccoli si staccarono dalle aeronavi per offrire supporto aereo o sganciare i nuovi supporti alla Ribellione.
Tra quelle apparizioni, spiccava una Razor Crest decorata con un teschio, attorno a cui erano stati dipinti un drago dorato e un corvo.
Al suo interno, i pirati Raven e Taiyang Branwen, affiancati dall’esile quanto agguerrita figura di Summer Rose, effetturarono l'ultima preparazione mentale per lo scontro che avrebbe deciso il destino dell'intera Battleground.
<< L'ultimo giorno del team STRQ... >> sussurrò la Cacciatrice << facciamo in modo che valga. >>
<< Per Qrow >> disse Raven, stringendo i denti al ricordo del fratello << Per nostra figlia. >>
<< Per Yang >> assentì il marito, mentre la nave scendeva in picchiata e apriva una pioggia di fuoco sull’orda di Cybermen.

* * *

L’arrivo della flotta fu accolto con grida raggianti ad opera di tutti i Ribelli. A quel canto di sollievo, seguì una tempesta di esplosioni che cominciò a falciare le linee anteriori della carica Cybermen, illuminando il cielo nuvoloso di tonalità vermiglie.
Il Maestro osservò impassibile quello scenario apocalittico, contemplandolo con i suoi occhi luminosi.
<< Amici miei… >> disse, richiamando l’attenzione dei sottoposti << Credo che abbiate aspettato abbastanza. Potete andare a giocare. >>
A quelle parole, il ghigno sul volto di Joker divenne tanto ampio da spaccargli la faccia in due.
<< Finalmente! >> esclamò estatico << Non mi sentivo così eccitato dal giorno in cui provai a rovinare il Natale! >>
Alla sua risata agghiacciante si unì presto quella di Harley Quinn, mentre anche il resto della banda di criminali si preparava alla lotta. Accanto a loro, Megatron sollevò un pugno metallico verso il cielo.
<< Decepticons! >> urlò a gran voce << Cominciate l’attacco! >>
Inutile dire che gli altri Cybertroniani non se lo fecero ripetere due volte. In un risuonare di schiocchi meccanici, tutti loro si trasformarono nelle rispettive modalità alternative e sfrecciarono a gran velocità in direzione del campo di battaglia, mentre Salem e Grugaloragran li seguivano a ruota.
Vorky fece altrettanto, pur con un passo molto più calmo e indifferente, come se l’intero conflitto non lo interessasse nemmeno.
Nel mentre, lo sguardo di Vader sfrecciò verso il punto in cui stava combattendo Baelfire. Ma prima che potesse compiere anche un solo passo…
<< Frena i cavalli, Vader >> lo richiamò l’inconfondibile voce del dio di Battleground.
Lentamente, il Sith si rivolse al Signore del Tempo. << Mio Maestro? >>
<< Lasciamo prima che Shen si diverta un po’ >> disse l’uomo, le labbra arricciate in un placido sorriso << Ne ha passate tante. Si merita almeno una piccola vendetta contro la sua tanto odiata nemesi. >>
Il Comandante Supremo dell’Impero rimase in silenzio, al di là del respiro lento e sibilante della maschera. Le sue mani erano strette in pugni serrati, a testimonianza di quanto l’ordine del tiranno lo avesse infastidito. Tuttavia…
<< Se dovesse cercare di uccidere mio figlio... non esiterò a eliminarlo. >>
<< Come preferisci >> ribatté l’altro, scrollando le spalle << Nel frattempo, sei libero di scegliere chiunque altro come sparring partner. Che ne pensi del sovrano di Dreamland? Penso che sia scampato alla ghigliottina dell’Impero per troppo tempo! È arrivato il momento di dargli una bella sculacciata. >>
<< Molto bene >> sbuffò il Sith, sprezzante, per poi incamminarsi verso il campo di battaglia.
Mentre la sua oscura figura si confondeva con la polvere generata dal conflitto, Loki si posizionò accanto al Maestro.
<< E per quanto riguarda mio figlio? >> domandò con tono apparentemente disinvolto.
Il Signore del Tempo lo scrutò con la coda dell’occhio.
<< Megatron ha ancora un conto in sospeso da pareggiare con tuo fratello >> rispose.
Ma prima che l’Ase potesse protestare, sollevò una mano e aggiunse: << Avrai il tuo momento, Loki, te lo prometto. Il Dio del Tuono cadrà oggi… e tu avrai la soddisfazione di vederlo al suo momento più basso. >>
Il sovrano di Asgard richiuse la bocca, visibilmente soddisfatto dalle parole del tiranno.
A quel punto, restava solo un’ultima questione di cui occuparsi. Gli occhi del Maestro spaziarono verso quello che probabilmente era il membro più pericoloso dell’orda ribelle, a causa del suo potere fin troppo versatile. Qualcuno che poteva rappresentare un’effettiva minaccia per il suo ultimo atto… ma per cui aveva trovato un avversario capace di arginare le sue fastidiose abilità.
<< Per quanto riguarda te, Black… >>
Pitch girò il capo quasi in automatico verso il Signore del Tempo.
<< C’è una fastidiosa spina nel fianco di cui dovresti occuparti. Qualcuno che potrà essere sconfitto solo dai tuoi talenti particolari… >>
<< Capisco >> disse l’Uomo Nero, scrutandolo pensieroso << Chi, di preciso, mio signore? >>
<< Oh, semplicemente un esper eccessivamente zelante! >> rispose il tiranno << Sono sicuro che lo riconoscerai subito. È più bianco di una vela nuova! >>
Senza domandare oltre, l’oscuro spirito si tramutò in ombra e prese a strisciare completamente indisturbato lungo il campo di battaglia.
Il Maestro lo osservò allontanarsi con aria compiaciuta. Fino agli ultimi giorni, aveva sempre cercato di tenere l’Uomo Nero lontano dal campo di battaglia, consapevole di quanto i suoi poteri fossero fondamentali per assicurare il funzionamento della Grande Illusione. Ma ora che era pronto a scoprire tutte le sue carte, anche l’incolumità dell’Oscuro Spirito aveva poca importanza.
Uno squarcio nel tessuto della realtà lo distolse dal suo rimuginare. Inclinando appena la testa, vide l’esile figura di una ragazza castana materializzarsi a pochi passi da lui.
<< Amica mia! >> la salutò il Signore del Tempo, sorridendo ampiamente << Sei venuta fin qui per goderti lo spettacolo? >>
<< Non me lo sarei persa per niente al mondo >> rispose Najimu, sorridendogli placidamente.
Subito, il Maestro evocò una sedia per permetterle di sedersi, un gesto che la falsa studentessa ricompensò con un inchino aggraziato. Ma una volta sistemata, le parole che il tiranno le rivolse furono tutt’altro che gentili.
<< Allora rifatti gli occhi, Miss “Pace dei Sensi” >> disse con un ghigno molto più beffardo << Perché oggi assisterai alla morte del tuo amato. >>
Najimi non tradì alcuna collera, al di là di un leggero restringimento dei suoi occhi castani.
<< Lo vedremo… >>
* * *

Mentre la battaglia infuriava, tuoni e rimbombi risuonava nella piana come i rintocchi di una cupa canzone, guidati dalla volontà incrollabile di Thor.
Nonostante la situazione disperata, i colpi provocati dall’Ase non avevano perso un briciolo della loro forza distruttiva, al punto da modificare considerevolmente la morfologia del territorio, sollevando piccole montagne e creando crepacci tanto larghi da accogliere intere file di nemici. 
Eppure, nonostante i suoi migliori sforzi, l’orda di Cybermen continuava ad affluire come un fiume di metallo senza fine, portatore di quella promessa di morte che il Maestro aveva fatto a tutti loro.
<< Non lascerò che i cancelli di Hel mi reclamino senza combattere >> sussurrò il tonante a se stesso, mentre sollevava ancora una volta il suo fidato maglio << Perché per tutti coloro che sono caduti in questo giorno… la morte reclamerà anche voi abomini! >>
E con quell’urlo pronunciato, generò un altro potente fulmine sulla piana, questa volta tanto intenso da allontanare centinaia di Cybermen, lasciando sul terreno una bruciatura del diametro di quasi un chilometro.
Thor ansimò, concedendosi quel breve attimo di tregua per riprendere fiato… e fu allora che i suoi occhi colsero una sfocatura alle sue spalle.
Ebbe giusto il tempo di voltarsi, prima che un colpo di plasma lo prendesse in pieno petto, facendolo volare all’indietro. Pochi istanti dopo, un velivolo meccanico planò a pochi metri dal suolo, mutando forma… e rivelando l’alta sagoma di Lord Megatron, sovrano di Cybertron e Leader dei Decepticons.   
<< Non pensavo che avremmo avuto un’altra occasione per regolare i conti, figlio di Odino >> sogghignò l’automa, mentre osservava la figura fumante dell’Ase con un luccichio maligno dei suoi occhi vermigli << Ma accoglierò con gioia questo dono di Primus. >>
Thor si rialzò in piedi osservando con occhi infuocati la figura di colui che aveva non solo distrutto Asgard, ma aveva anche catturato il dio sfruttando la foga dello scontro contro Grougaloragran.
<< Noto che hai ancora l'abitudine di attaccare i tuoi nemici alle spalle. Quale altro trucco hai preparato questa volta, macchina? >>
Fece scivolare la mano sul manico dell’arma, facendola a vorticare.
<< Non importa. Se è una lotta che cerchi, allora il figlio di Odino ti accontenterà! In guardia! >> urlò, lanciandolo il martello contro il cybertroniano.

Track: https://www.youtube.com/watch?v=HSh73d3TZcA
 
Al contempo, Megatron si portò la mano dietro la schiena e sguainò la sua fidata spada, la stessa che aveva macchiato del sangue di numerosi Asgardiani... e con cui aveva messo definitivamente fine alla scintilla del suo più vecchio nemico, Optimus Prime.
L'arma e il maglio s'incontrarono a mezz'aria, uru contro cyberium nella sua forma più grezza, generando un contraccolpo tanto intenso da costringere lo stesso titano meccanico in ginocchio.
Grugnì per lo sforzo e strinse i denti, poi indietreggiò con un lampo dei suoi propulsori, mettendosi fuori dalla traiettoria di Mijolnir. 
<< Un'arma davvero portentosa >> commentò il Signore della Guerra, mentre la vedeva tornare nell'orbita del suo possessore << Mi assicurerò di concederle un posto d'onore nella mia sala personale dei trofei. Loki potrebbe prendersela a male... ma sfortunatamente per lui, ha già sprecato l'occasione di ucciderti. Quindi spetterà a me porre fine alla dinastia di Odino una volta per tutte! >>
E con quelle parole, menò un fendente della sua spada, rilasciando un raggio di puro energon.
Il dio richiamò il maglio nella propria mano. << L'arma è forte, certo, ma anche il più potente degli strumenti può diventare un banale giocattolo nelle mani sbagliate >> rispose, mentre osservava il raggio avvicinarsi a lui.
Tuttavia, mantenne il sangue freddo e rimase immobile, statuario. E quando il colpo fu abbastanza vicino, ecco che caricò il Mjolnir di fulmini e lo afferrò con entrambe le mani; allora lo scagliò violentemente sul raggio di energia, dissipandolo.
<< E sfortunatamente per te, Megatron… un vile codardo quale sei non potrebbe toccarla nemmeno con un dito! >>
Thor alzò il Mjolnir al cielo, le nubi si addensarono in cerchi concentrici e di nuovo l'elettricità lo pervase. L’istante dopo, un fulmine saettò sul cybertroniano.
Intuendo il pericolo di un simile attacco, questi sollevò subito il braccio destro, materializzando uno scudo di energon. Eppure, malgrado quella protezione fosse stata capace per millenni di resistere alle più potenti macchine da guerra di Cybertron, Megatron si sentì comunque spingere verso il basso dalla forza della saetta.
Scariche e lampi di natura elettrica riuscirono a superare lo scudo, illuminandogli parte del corpo. Al contempo, i piedi meccanici del Decepticon scavarono nel terreno, spinti dalla potenza di quell'attacco. 
Quando finalmente s'interruppe, gli occhi di Megatron lampeggiarono verso il tonante. 
<< Eh eh >> ridacchiò con voce graffiante, nonostante le bruciature << Magnifico... davvero magnifico! Ti sono bastati solo un paio di colpi per guadagnare il vantaggio. Nemmeno il mio più vecchio rivale potrebbe vantare un'impresa del genere! Sei certamente un guerriero degno del tuo titolo, Ásaþórr. >>
Le sue appendici meccaniche si curvarono in un sorriso sinistro.
<< Ma sai qual è la differenza tra noi? Che io... a una battaglia vengo sempre preparato. >>
Thor inarcò un sopracciglio, cercando di intuire il significato nascosto dietro a quell'affermazione. Ma prima che potesse aprire bocca per dar voce ad un'arguta replica... ecco che una potente onda sonora lo colpì alle spalle, tanto forte da costringerlo a portarsi ambe le mani sulle orecchie.
Con la coda dell'occhio, scoprì che alle sue spalle era comparso un secondo automa, dal cui visore inespressivo stava partendo quell'attacco invisibile. 
<< Tienimelo fermo, Soundwave >> ordinò Megatron, mentre puntava il suo cannone contro l'Ase << Voglio un tiro pulito... >>
La potenza di quelle onde invisibili fu abbastanza da far piegare il tonante sulle ginocchia.
<< Maledetta... canaglia... >> ringhiò, mentre il martello gli cadeva dalle mani.
Aveva difficoltà a parlare, a muoversi… e proprio per questo, non poté schivare  il proiettile di energon sparato dal cannone del Decepticon. La forza dell’impatto fu tale da allontanare il dio per diversi metri, facendolo schiantare contro la parete di un monte. I detriti di roccia crollarono sul suo corpo, e l'Ase fu così sepolto da diverse tonnellate di massi.
<< Ottimo lavoro, Soundwave. Questo lo terrà steso per qualche minuto, ma non basterà certo a ucciderlo. Tieni il cannone sonico puntato contro quei detriti… e appena vedrai qualcosa muoversi, non esitare a sparare. >>
<< Sì, Lord Megatron. >>
Il leader dei Decepticon si compiacque di sé stesso. Thor era davvero uno sciocco idealista! A cosa serviva la lealtà in guerra? Quella era la battaglia finale per il destino di Battleground, e non c'era posto per inutili giochi da cavalieri.
Abbassò lo sguardo… e vide il Mjolnir che era caduto dalle mani della divinità. A prima vista sembrava un semplice martello fatto di pietra e dal corto manico in cuoio, evidente difetto di forgiatura. Era così terribilmente bilanciato a vedersi, come la rozza arma di un barbaro, eppure aveva dimostrato una potenza senza eguali.
Secondo il mito nordico, che Megatron aveva avuto modo di studiare a fondo quando aveva pianificato l'attacco ad Asgard, il Mjolnir era l'arma più potente di tutti i Nove Regni, secondo solo alla Gungnir di Odino. Le leggende narravano come con un solo schianto fosse capace di distruggere un'intera nazione, deformare catene montuose e molto altro.
Il desiderio di possedere l'arma di un dio infiammò il cuore metallico del cybertroniano, il cui orgoglio era ben noto a tutti. Megatron, il Signore dei Decepticons, branditore un'arma leggendaria! Non poteva esistere onore più grande, poiché la sua forza sarebbe stata riconosciuta perfino dagli Dèi.
Mentre si avvicinava al maglio, notò un fenomeno singolare: sul duro uru dell’arma era comparsa una scritta che recitava "Chiunque impugni questo martello, se ne sarà degno, possiederà il potere di Thor".
La brama di possedere il martello si intensificò: averlo comportava anche ottenere i poteri del dio del tuono? Doveva essere suo.
Non tergiversò oltre. La sua grossa mano strinse il manico e poi tirò su... ma non accadde nulla. Il martello non si mosse nemmeno di un millimetro.
Provò allora ad usare maggiore forza, ma fu tutto inutile. A quel punto tentò con entrambe le mani e fece appello a tutte le energie che aveva in corpo, sembrando quasi un toro infuriato che cercava di trainare un peso troppo grande per lui.
Soundwave girò lo sguardo per convincere il suo padrone a desistere… cosa che si rivelò un grave errore!
Mjolnir saettò via dalle mani del tiranno e colpì il Decepticon sul viso, puntando verso il cumulo di macerie. Thor ricomparve in un turbinio di saette, pronto a riprendere la battaglia.
<< Te lo avevo detto, automa: non sei degno di reggere questo martello. Non hai alcun onore, né tantomeno dignità! Come puoi sperare di alzarlo, o anche solo di spostarlo? Con questa prova, hai dimostrato tutta la tua bassezza, e io te lo prometto... morirai come il cane che sei. >>
Si lanciò contro il nemico con un grande balzo, calando il maglio contro il cranio del robot.
Megatron avvertì distintamente l'impatto dell'arma contro l'esoscheletro, tanto forte da riverbrare fin dentro la scintilla. Cadde a terra, mentre pezzi di metallo e schizzi d'olio gli colavano dal viso. E quando cercò di rimettere a fuoco la i suoi dintorni, scoprì che anche parte dell'ottica destra era stata danneggiata!
Alzò lo sguardo, appena in tempo per evitare un altro colpo del maglio, rotolando di lato. Poi balzò in piedi e menò un altro fendente della spada, proprio mentre l'avversario faceva lo stesso con Mijolnir.
Le loro armi che si scontrarono, generando un'altra  potente onda d'urto, ma questa volta entrambi i guerrieri mantennero salda la posizione, gli occhi fissi l'uno in quelli dell'altro, come bloccati in una gara di volontà.
Un altro lampo illuminò la volta celeste, e allora Cybertroniano e Ase si ritrovarono coinvolti in un serratissimo scambio di colpi, spada contro martello. 
Quel duello all'arma bianca riecheggiò sotto forma di una cupa canzone di scoppi e rintocchi, avvertendo cybermen e ribelli di tenersi alla larga. Fu interrotta solo quando Thor notò una sfocatura vermiglia con la coda dell'occhio... e prima che potesse allontanarsi, venne colpito in pieno da un terzo automa. 
<< Come hai osato ferire Lord Megatron?! >> ringhiò una distinta voce femminile, mentre una mano meccanica lo schiantava al suolo << Soffrirai a lungo per la tua insolenza, sacco di carne! >>
<< Suvvia, Shatter, le cicatrici di battaglia sono motivo di orgoglio >> sogghignò Megatron, roteando la spada tra le mani << Inoltre, il Tonante si è sicuramente dimostrato un avversario degno del mio rispetto! Dovrei offrirgli in dono una morte indolore, non credi anche tu? >>
<< Sarebbe logico, Lord Megatron >> giunse la voce alterata di Soundwave, mentre atterrava accanto al suo signore.
<< Tre contro uno? >> gracchiò Thor << Non fai che dimostrare quanto grande è la tua vigliaccheria! >>
<< Cuciti la bocca, lurido essere organico! >> urlò Shatter << Morirai dimenticato, proprio come tuo padre! >>
<< Ti sbagli, Decepticon >> rispose il tonante, assottigliando lo sguardo << Quest'oggi, il vostro sogno decade. Vi affronterò tutti! >>
La sua voce possente riecheggiò con la stessa potenza di un rombo di tuono. Le nubi si fecero più scure, la pioggia cadde, e una tempesta di fulmini si abbatté sul campo di battaglia.
Sfruttando il tripudio di saette, Thor si gettò a capofitto nella mischia menando il maglio. La battaglia riprese in un tripudio di fulmini ed esplosioni.

* * *

Gli artigli di Marie gli si conficcarono nella nuca, inviando una scarica di dolore in tutto il corpo. Baelfire si bloccò, contorcendosi nell’agonia… ma dopo qualche minuto recuperò la vista, e soprattutto la lucidità mentale.
Cacciò un urlo e le rimosse il polso con forza, ansimando. << Ma che cazzo fai!? >>
<< Bentornato! Ora smettila di fare il bambino! >> sbottò la vampira, piuttosto impegnata a proteggersi e contrattaccare con l’altro braccio << In battaglia ci sono nemici da ogni parte, ragazzo! E di questo passo, avresti ottenuto il solo obiettivo di farti massacrare… >>
L’allievo digrignò i denti, ma dovette ammettere che aveva ragione.
<< Maledizione! >> imprecò, mentre deviava un attacco alla sua maestra << Lo so! Ma… è stato più forte di me! Ti rendi conto di cosa diavolo stiamo combatten- >>
Marie fece per aprire bocca e interromperlo, quando all’improvviso, qualcosa emerse dal cielo: la sagoma di un aerovelivolo che sfrecciò verso di loro e prese a bombardarli con una serie di missili.
<< Attento! >> strillò, spingendo il giovane in direzione opposta con tutta la forza che aveva.
Ed era pur sempre la forza di una vampira maggiore: Fire venne letteralmente sbalzato via, e subito fu costretto ad attivare le ali della tuta per frenarsi a mezz’aria.
<< Che delizia, io e te da soli >> giunse una voce graffiante alle sue spalle, tanto inattesa da farlo sussultare.
Il ragazzo ebbe giusto il tempo di voltarsi, prima che qualcosa di grande e metallico lo colpisse con abbastanza forza da oscurargli temporaneamente la vista, costringendolo a perdere quota verso il campo di battaglia. Rapido, utilizzò la telecinesi per attutire il colpo. Crollò prono, con i sensi annebbiati e sonori fischi che gli martellavano i timpani.
Lentamente si rimise in piedi e controllò i danni: fortunatamente, l’attacco gli aveva procurato solo dei lividi. Ma se non fosse stato totalmente umano, quasi sicuramente sarebbe morto per un colpo del genere.
Non appena riuscì a mettere a fuoco, si girò in direzione della potenziale minaccia, certo che non l’avesse spedito a terra semplicemente per ritirarsi.

Track: https://www.youtube.com/watch?v=U8mngNJ9b1o
 
E in effetti, il pericolo giunse pochi istanti dopo, direttamente dall’alto. Dapprima, il ribelle scorse solo un’ombra argentata stagliata contro i raggi del sole. Seguì un lampo di luce... e un attimo dopo, qualcosa di metallico e affilato scattò verso di lui, spingendolo a retrocedere.
L’arto meccanico – perché ormai Fire era sicuro che di questo si trattasse – affondò nel suolo senza alcuna resistenza, sollevando una pioggia di detriti. Gemette interiormente alla vista di quello che era chiaramente un Cybertroniano, una razza che sperava di non dover mai più incontrare.
Era alto, molto più alto rispetto al Decepticon che gli aveva dato la caccia su Trenzalore, con una livrea esile ma elegante, ali dispose lungo la schiena e occhi dardeggianti di un rosso acceso.  Doveva tenere il collo alzato anche solo per osservarlo in viso, alla disperata ricerca di punti deboli.
<< Non avrei mai pensato che mi sarei imbattuto proprio nella nostra preda mancata >> commentò il robot, con un sorriso inquietante << Be’, è stato sorprendentemente facile, grazie al tuo piccolo sfogo. Vuoi forse incontrare il nostro padrone? Gioisci, umano, le tue preghiere sono state esaudite! Dopo averti portato dal Maestro, sono sicuro che il Signore di Battleground sarà più che disposto a ricompensarmi a dovere... potrei addirittura chiedere la posizione di Lord Megatron! >>
Il ragazzo si rimproverò mentalmente: proprio come predetto da Marie, erano giunte le conseguenze del suo sfogo.
Affrontare un Cybertroniano a viso aperto era una pessima idea, anche con tutti i poteri di cui disponeva. Ma ancora una volta, non poteva semplicemente sottrarsi allo scontro… perché se fosse volato via, a quell’essere sarebbe letteralmente bastato allungare una mano per riprenderlo e rigettarlo a terra.
Doveva guadagnare tempo.
<< Credevo che il Maestro mi volesse morto. >>
Dopo i due confronti che avevano avuto, il Signore del Tempo sembrava aver messo bene in chiaro quanto desiderasse farlo fuori. Forse Vader si era prodigato affinché gli fosse concessa la grazia? Ma il Sith aveva davvero il potere di convincerlo? Voleva provare un’ultima volta a reclutarlo?
Per un istante, il suo lato bisognoso d’attenzione accarezzò l’idea, crogiolandosene; il suo lato sanguinario, invece, pensò che potesse essere un colpo di fortuna: se si fosse fatto catturare, forse avrebbe potuto sferrare un colpo mortale al tiranno di Battleground dopo essersi avvicinato abbastanza.
Un’idea assolutamente stupida, gli fece presente il buonsenso: sapeva benissimo di non poter muovere un dito contro il Maestro, anzi, probabilmente avrebbe rischiato di fare il suo gioco e avrebbe messo nei guai i suoi compagni e la Ribellione… per non parlare del fatto che, unendosi a Vader, si sarebbe semplicemente imprigionato in una vita che sapeva già di non volere.
No, non poteva farsi catturare. Doveva evitarlo ad ogni costo, nel modo più assoluto, qualunque fossero le ragioni di questa mostruosità meccanica.
Di fronte a lui, il Decepticon si limitò a scrollare le giunture anziché attaccarlo all’istante.
<< Francamente, non ho la benché minima idea del perché il nostro glorioso Maestro vorrebbe mettere le mani sul tuo corpicino organico >> sbuffò con evidente sprezzo << Sei certamente un individuo fuori dal comune se paragonato al resto della tua specie, ma niente che non possa essere replicato in un laboratorio. Ma chi sono io per mettere in dubbio la saggezza del nostro salvatore e padrone? >>
Detto questo, effettuò un inchino sorprendentemente aggraziato.
<< E visto che sarò io a consegnarti a sua altezza in persona, lascia che mi presenti a dovere. Avrai l’onore di combattere Starscream in persona, leader dei Cercatori e braccio destro di Lord Megatron... anche se ancora per poco >> aggiunse, con un sorrisetto mellifluo << Perché vedi, mio piccolo amico... ho intenzione di salire di grado. E tu sarai un tassello fondamentale per la mia scalata. >>
L’altezza del Cybertroniano proiettava un’ombra tale da sovrastare completamente il ragazzo, immergendolo in una pozza oscura. Fu mentre incombeva con tale minaccia che il ribelle riuscì a scorgere uno scintillio dorato di fiammelle in quegli occhi scarlatti… accompagnato da un sorriso sinistro.
<< Mi dispiace doverti deludere, Lord Starscream >> replicò il ragazzo dai capelli verdi, con vivo sarcasmo << ma l’unica cosa che farai oggi… è cadere. >>
Aprì le braccia, puntando i palmi verso l’ombra delle ali e stringendo saldamente i pugni. La nera sagoma si deformò, come se qualcuno ne avesse afferrato i contorni… solo che il Cybertroniano sentì chiaramente il metallo che veniva intaccato dalla forza sovraumana. Fu strattonato all’indietro, non certo di peso, ma quel tanto che bastava per sbilanciare il suo equilibrio.
Con un grido sorpreso, Starscream cadde al suolo, sollevando un’alta nube di detriti. Fire approfittò subito di quel breve attimo di vantaggio ed evocò una spada smeraldina, poi si preparò a conficcarla nelle placche metalliche dell’automa... ma questi fu più rapido a reagire del previsto.
Sollevò il braccio destro, da cui sparò una raffica di proiettili che costrinse il giovane arciere a sollevarsi in aria per evitarli.
Gli occhi vermigli del Decepticon scattarono su di lui.
<< Insetto >> ringhiò << Ti prendi gioco di me? Il Maestro ha detto di consegnarti vivo... ma non ha mai specificato lo stato in cui avremmo dovuto consegnare il tuo corpo! Penso che ti staccherò un arto... o forse due, giusto per impedirti di scappare. Mi sembra un buon compromesso, non credi anche tu? >>
Ridendo, si lanciò in aria e riversò una pioggia di fuoco sul ragazzo. Subito, quest'ultimo tese le braccia verso l’alto, creandosi attorno una cupola di energia per difendersi.
Sentì la forza delle esplosioni che pressava sul suo corpo, ma strinse i denti e mantenne salda la posizione.  A quel punto, portò lo scudo dinnanzi a sé e sgusciò via, spiccando di nuovo il volo per raggiungere l’altezza del Cercatore.
<< Non ti hanno insegnato a non prendertela con i più piccoli? >> lo schernì, prima di protendere le mani in avanti e bombardarlo a propria volta con ustionanti proiettili di energia.
Starscream ringhiò di dolore: i colpi del ribelle superarono il suo esoscheletro e penetrarono nel suo organismo, sollevando sottili anelli di fumo.
<< Insensato essere! Non sei più pericoloso di una vespa, per me! >>
Adoperò i propulsori di movimento per piegarsi in avanti, poi colpì il ribelle con il pugno destro, mandandolo in aria. A quel punto, decollò a sua volta e riprese a bersagliarlo con una raffica di colpi… a cui presto si unì un gruppo di missili terra-aria.
<< La mia armatura ha resistito alle armi della guerra di Cybertron! I tuoi attacchi mi fanno solo il solletico! >>
Fire, intontito, cercò di resistere usando i sensi vampireschi per schivare più attacchi possibile, ma presto si rese conto di non poterlo fare con tutti. Allora interruppe la sua fuga e chiuse gli occhi, piegando le braccia e portando i pugni davanti alle spalle.
Starscream li vide illuminarsi di energia verde, e lo stesso accadde agli occhi dell’umano quando li riaprì di scatto. D’improvviso, la stessa aura avvolse i suoi missili, che a loro volta smisero di inseguirlo.
<< Allora prova a sopportare i tuoi stessi colpi >> dichiarò il ragazzo dai capelli verdi.
Quindi allungò le mani, i missili seguirono il suo movimento, precipitandosi sul Decepticon.
<< ARGH! >>
Il Cercatore compì una brusca vitata, assunse la propria forma robotica e intercettò i missili con fulminee raffiche di mitragliatrici.
<< COME OSI USARE LE MIE ARMI CONTRO DI ME!? LURIDO UMANO! >
Il ragazzo ansimò, sostenendosi in aria semplicemente sbattendo le ali. Fece guizzare rapidamente lo sguardo alle spalle del robot, poi di nuovo su di lui.
<< Che ti prende, leader dei Cercatori? Ti fai scoraggiare così facilmente? Si vede che sei il Numero Due! >>
Rapido, protese le mani intrise di energia, e le rocce spaccate alle spalle di Starscream si sollevarono, illuminate di verde. E prima che il Mech se ne accorgesse, lasciò che lo travolgessero.
Il corpo metallico dell’automa incassò la maggior parte di quei proiettili naturali, ma ad una certa si ritrovò incapace di contrastare quelli più grandi. Indietreggiò e per poco non ricadde al suolo... ma prima che potesse toccare terra, i suoi propulsori entrarono in gioco, sollevandolo in aria.
<< Stupido moccioso! >> sbraitò, mentre puntava ambe le braccia in direzione del ragazzo << Sono sopravvissuto ad una guerra durata milioni di anni! Ho ucciso più avversari di quanti potresti mai contarne in una vita intera! Chi sei tu per deridermi, misera locusta?! >>
Colpi di blaster cominciarono a piovere sul ribelle, con tutta l’intenzione di ridurlo ad un mucchietto di cenere. Andato era il desiderio di Starscream di recuperarlo vivo, sostituito da una rabbia cieca e collerica.
Subito Fire tese le braccia verso l’alto, proteggendosi con degli scudi e resistendo come meglio poteva. A quel punto portò l’evocazione dinnanzi a sé e sgusciò via, spiccando di nuovo il volo per raggiungere l’altezza del Cercatore.
<< Uno con un ego più piccolo >> dichiarò, mentre ricominciava a colpirlo con una pioggia di raggi energetici.
Starscream sollevò una mano e se la mise di fronte al volto metallico. I sistemi interni del cybertroniano agirono quasi istintivamente, spostando energon fino all’arto e condensandolo all’esterno, fino a creare uno scudo che andò a intercettare gli attacchi.
Piccole esplosioni e scoppi risuonarono sopra il campo di battaglia, mentre il Decepticon distendeva il braccio libero per attivare una spada al plasma.
<< A volte l’ego può aiutarti a restare in vita >> sogghignò << La consapevolezza di essere potente può fare miracoli sul campo di battaglia! Ho visto attraverso i canali di trasmissione di Asgard la fine che ha fatto quel vostro piccolo amico ribelle... com’è che si chiamava... Royston, giusto? Forse, se si fosse comportato in modo meno umile... sarebbe sopravvissuto più a lungo! >>
Gli occhi dell’umano si spalancarono come piatti e il suo volto si fece di un pallore cadaverico. Poi, lentamente, la sclera bianca si colorò di nero, e le screziature dorate accanto alla pupilla si impossessarono di quasi tutta la superficie rossa dell’iride.
Un urlo molto più simile ad un ruggito scaturì dalle labbra del giovane, ritratte in un ringhio bestiale da cui ora spuntavano delle zanne leggermente sporgenti. Un cilindro metallico si mosse dalla sua cintura e gli finì nella mano, liberando una lama laser color verde… e circondata da scintille rossastre.
Tese l’altro braccio, e l’ombra ad esso legata si trasformò in un’oscura spada fatta nera, a cui intrecciò un lampo di luce smeraldina.
Si scagliò contro il Decepticon con una violenza inaudita. Al contempo, Starscream accelerò a tutta velocità sul ragazzo, spinto dai propulsori che aveva sulla schiena.
Il rumore delle loro armi che schioccavano l’una contro l’altra riecheggiò per buona parte del campo di battaglia, mentre l’onda d’urto risultante fu tanto forte da far cadere i Cybermen sottostanti.
<< Quanto vigore >> ridacchiò il Decepticon << Dal modo in cui hai reagito alla sua morte, immaginavo che tu e quell’umano foste legati profondamente. Mi chiedo cosa penserebbe di te ora... un fiero ribelle così disposto ad usare la violenza e la rabbia per sconfiggere i suoi nemici. O forse ora vuoi uccidermi? >>
, glielo dicevano quegli occhi sanguigni irti di fiamme, e quelle zanne aguzze.
Il dampiro aveva la gola e lo stomaco in fiamme. Si sentiva tentato, pronto per un pasto che lì non c’era. Per quanto la furia gli scorresse in corpo, quell’essere non lo allettava come avrebbe dovuto. Anzi, gli causava repulsione, e sofferenza consequenziale: non poteva nutrirsi di metallo e olio! Non c’era niente nel suo nemico che lo avrebbe potuto alimentare, era abominevole!
E allora uccidilo!
Sì. In fondo, perché non avrebbe dovuto? Come osava parlare così, quell’arrogante ammasso di metallo? Come osava infangare la memoria di suo padre!? Doveva morire, fra le più atroci sofferenze! Che fosse fatto a pezzi!
L’ombra era calata nella sua visuale assieme a tinte rosse, il suo sangue e le sue viscere ribollivano. La morte li circondava, allungava i suoi tentacoli e li protendeva, aspettando che il promotore spingesse la vittima fra le sue braccia.
Ssìì. Uccidilo. Massacralo. Annientalo. Devastalo!
Fu in quel momento che Fire notò come la sua spada si stesse man mano corrompendo: il colore originale della lama stava lasciando il posto al rosso della rabbia, della paura, del rancore… dell’odio.
Il Lato Oscuro bramava e sibilava. Ma stavolta non era una minaccia esterna.
Era dentro di lui.
<< NO! >>
Si ritrasse con la stesse veemenza con cui si era avventato contro il nemico, e quest’ultimo ne approfittò per abbattere l’arma su di lui, colpendogli le ali e facendolo precipitare al suolo ancora una volta.
Sepolto dai detriti, il giovane ansimò come se gli mancasse l’aria.
C’era mancato poco… veramente troppo poco…
Gli sembrava di poter sentire Vader sorridere, da qualche parte, chissà dove, e la cosa lo tormentava.
Aveva la visione di quella maschera terribile che lo derideva con un ghigno demoniaco.
No… aspetta… era il volto di Starscream?
Prima che potresse rendersi conto di quello che stava accadendo, una mano metallica schizzò attraverso i contorni indistinti della sua visuale: il ragazzo avvertì delle terribili tenaglie metalliche rinchiudergli il corpo in una specie di gabbia. Puntini neri gli danzarono davanti agli occhi, e il sorriso contorto del Cybertroniano divenne ancora più maligno, mentre si raddrizzava e lo sollevava.
<< So che non dovrei provare così tanta gioia nello schiacciare voi misere pulci. Dopotutto, la vostra esistenza non merita alcun tipo di considerazione da un Decepticon del mio rango. Ma per te… >>
Cominciò a stringere la presa, e subito Fire sentì le proprie ossa scricchiolare come bastoncini di legno abbandonati sotto una pressa idraulica.
<< Immagino che me la godrò fino al tuo ultimo respiro. Gli istanti di vita che ti restano saranno accompagnati solo da dolore e disperazione. Morirai urlando! >>
E in effetti, il dolore era talmente atroce da offuscargli la vista e ovattargli l’udito, al punto da nascondergli le sue stesse grida, soffocate e strozzate nel sangue sputato.
Aveva il corpo totalmente irrigidito dall’agonia, eppure ancora sentiva una parvenza di coscienza che si opponeva all’oblio dello svenimento. Cercava di muoversi, ma la stretta era devastante.
Così, provò a concentrarsi sull’avversario. All’improvviso, il Cybertroniano percepì qualcosa di incandescente conficcarsi nelle dita metalliche, come uno spillo immerso nel fuoco.
Per la prima volta dall’inizio di quello scontro provò un sincero – quanto intenso – dolore attraversargli i sistemi interni del corpo. Quell’impulso partì dalla mano e si diffuse fino alle sinapsi centrali della testa in meno di una frazione di secondo, spingendolo a lanciare un urlo sorpreso.
<< Primus! >> esclamò, mentre istintivamente si alzava da terra con un balzo, mollando la presa sulla sua preda.
Così vide cosa l’aveva colpito: una lama laser verde, che spuntava da un cilindro metallico sulla cintura del giovane.
Il laser sparì in un sonoro ronzio quando il giovane iniziò a perdere quota, cadendo verso il terreno come una bambola di pezza… ma ecco che le ali gli vennero di nuovo in aiuto, frenando la caduta. Fire raddrizzò ogni parte del corpo, scrocchiandolo sonoramente, urlando di dolore mentre la rigenerazione della sua mezza natura lo riassestava.
Furibondo e animato dallo spirito combattivo, lanciò un grido di feroce determinazione e afferrò di nuovo la spada laser, sorreggendola con entrambe le mani, poi schizzò rapidissimo contro il suo avversario… e gli conficcò la lama nell’occhio destro.
L’urlo che fuoriuscì dalla bocca metallica del Cercatore fu tanto forte da risuonare per diversi chilometri, attirando pure l’attenzione di alcuni Cybermen.
<< Il mio occhio! >> gracchiò, mentre entrambe le sue mani meccaniche schizzavano sul viso << Maledetto! Mi hai preso un occhio! >>
E così cominciò ad artigliarselo, nel tentativo di afferrare il ribelle e staccarselo di dosso assieme alla sua arma infernale.
Il ragazzo si vide arrivare addosso le dita metalliche, appuntite come spuntoni che minacciavano di impalarlo: allora mollò la presa e cercò immediatamente di scartare di lato, venendo preso di striscio alla schiena. Precipitò giù, sgorgando sangue, e con uno strillo di dolore fece la prima cosa che gli venne in mente per non cadere: allungò il palmo, e dai polpastrelli generò dei filamenti di energia, avviluppandoli attorno all’elsa della spada laser ancora conficcata; era troppo piccola perché il Cybertroniano potesse estrarla, così continuò ad agitarsi e urlare, mentre l’umano veniva sbatacchiato di qua e di là nel tentativo di restare aggrappato.
<< Qualcuno mi levi questo affare di dosso! >> continuò a ringhiare Starscream, mentre roteava a mezz’aria come un ossesso.
A un certo punto, torno a terra con un soffio, afferrò il primo Cyberman che gli capitò a tiro e cercò di usarlo per estrarre la lama, senza successo. L’umanoide emise un ronzio confuso e poi agonizzante nel momento in cui, infuriato, il Decepticon lo strappò in due e lo lanciò via, addosso ad un gruppo di ribelli.
Era una scena che Fire avrebbe potuto trovare grottescamente spassosa, se non si fosse ritrovato a rischiare la pelle proprio nel mezzo.
<< Piccolo insetto, le tue sofferenze diverranno leggendarie per lo stesso Unicron! >>
E, pronunciata tale minaccia, cercò di nuovo di afferrare l’adolescente con gli artigli affilati.
Ma stavolta, egli era pronto. Mise forza nel braccio e usò i filamenti per slanciarsi, schivare e poi atterrare sulla spalla del Cybertroniano. Spalancò i palmi… e i fili tirarono all’indietro la spada laser, estraendola di forza dall’occhio bionico.
Starscream continuò a ululare di dolore, mentre l’energon straripava dall’orribile ferita. Cieco da quell’occhio, non si accorse della presenza che aveva sulla spalla: la lama laser affondò nel collo e prese a fendere il metallo, fino a staccarlo di netto. La testa del leader dei Cercatori rotolò giù con un tonfo secco, precipitando contro una schiera di Cybermen, finché anche il gigantesco corpo metallico fece la stessa fine.
Fire rimase sospeso in aria con le ali, evitando così di finire travolto. Ripose la spada nella cintura e osservò il cadavere sotto di sé, mentre lentamente tornava a terra.
Quello era il primo essere senziente che uccideva. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, da quando la battaglia era iniziata, ma aveva cercato di non pensarci, perché era convinto che non avrebbe provato altro che orrore e disgusto per se stesso.
Invece, scoprì di non provare altro che pietà, rammarico e rassegnazione: l’altro l’aveva attaccato con l’intenzione di rapirlo e in seguito torturarlo e ucciderlo, ecco perché aveva contrattaccato con la stessa determinazione. Avrebbe potuto evitarne la morte? Sì, ne era più che convinto. In fondo c’era sempre una scelta. Purtroppo, con le sue azioni, Starscream gliene aveva dato poca.
Era sollevato di sentirsi sì toccato e dispiaciuto da quanto aveva fatto, ma non abbattuto.
Era riuscito a seguire il consiglio di Accelerator: aveva ucciso per dovere, non per odio. Ma avrebbe davvero funzionato contro Shen, o contro Vader? Era riuscito a controllarsi appena in tempo, ma per quanto sarebbe durata? Lo scontro era ancora lungo, e non era sicuro che l’addestramento di una sola settimana l’avrebbe salvato.
Per il momento, non poteva fare altro che sperare.
* * *

Track: https://www.youtube.com/watch?v=jWQV2U4o0kg

Nel bel mezzo delle ancora fitte linee di Cybermen che coprivano il campo di battaglia, un vortice di luce multicolore scorrazzava in ogni direzione, scagliando per aria i nemici più fortunati e riducendo gli altri a cumuli di circuiti e quel poco di organico rimasto negli inquietanti cyborg.            
King Dedede rideva come un matto, approfittando appieno degli aggiornamenti apportati al suo martello negli ultimi giorni e lasciandosi trascinare dal suo reattore. Poi, caricando un fiotto di Aura nelle sue tozze gambe, effettuò un grande balzo, attivando al massimo il nucleo di energia dell'arma. 
Atterrando, scatenò un'autentica tempesta in miniatura, che sottoforma di nubi temporalesche si diramò contro gli avversari.
All’improvviso, vi fu un palesarsi di aura scarlatta attorno al Re. Fili del colore del sangue balenarono fra le fila dei Cyberman, si aggrovigliarono attorno ai loro arti e con uno e li fecero a pezzi, lasciandoli a terra. Esaltata sotto l'elmo alato, Marie agitò l'elsa della spada, mutata in una frusta dalle innumerevoli punte, facendola guizzare tutto attorno a lei.
<< Non è meraviglioso, Maestà? Non importa con cosa li si colpisca, si rialzano sempre...  ah, quanto mi era mancata la melodia della battaglia! >>
Le fruste formarono nuovamente una lama, poi la nosferatu cominciò a danzare in mezzo ai Cyberman, macchiando di olio il terreno sottostante.
Dedede si mosse altrettanto rapidamente, grazie ad un’agilità sviluppata nei lunghi anni di allenamento, poi calò il martello su qualsiasi automa che non fosse stato completamente distrutto dagli attacchi dell’alleata.
<< Sono più che concorde sull'eccitazione che solo una battaglia può donare, ma farei ben volentieri a meno di nemici di questo tipo >> borbottò.
<< Sono certamente fastidiosi >> convenne Marie << non cedono, tornano sempre... frutto di qualche stregoneria che ancora non comprendo appieno. Ma avranno anche dei difetti? >>
La donna spalancò le ali, portandosi sopra alle schiere del nemico e, avvolgendosi con lingue di sangue, si schiantò al suolo, impalandone una lunga schiera.
<< È tutto così... così perfetto! Mi ricorda, i bei tempi andati, quando era ancora una condottiera ... >>
Dedede guardò ammirato quell'incredibile sfogo di potere, pensando con un po' di malinconia a Lada. Gli sarebbe davvero piaciuto avere accanto sia lei che Beatrice, anche solo perché potessero vedere com'erano cresciuti Fire e Kirby. Ma il destino, sottoforma del Maestro, aveva deciso altrimenti.  
Così come la vampira, Dedede abbracciò nuovamente la sua sete di lotta, e ricaricò con nuovi cristalli di Polvere il suo martello, per poi tornare a infierire sui Cybermen in procinto di ricomporsi.
Ma nel mezzo della sua lucida follia omicida, Marie avvertì improvvisamente qualcosa.
Un fiotto gelido, dita di ghiaccio, punte fredde che le si conficcarono nelle viscere. Si fermò di scatto, col vapore che si formava davanti all'elmo, come se un nugolo di lance l'avessero bloccata sul posto.
<< Questa oscurità... >> sussurrò, mentre gli occhi cremisi guizzavano da una parte all'altra del campo di battaglia << è così terribile... e ammaliante. >>
Fu allora che nell’aria riecheggiò un suono che King conosceva fin troppo bene. Un respiro lento e sibilante, alieno, come quello di una bestia in punto di morte… o una creatura fuoriuscita direttamente dai meandri più profondi di una mente contorta. Un incubo vivente che cominciò a prendere forma in mezzo al marasma di Cybermen, costringendoli a farsi da parte per garantirne il passaggio.
Giunse allora un alto monolite d’ebano, con il volto coperto da una maschera scheletrica. E nella mano destra, reggeva una lama vermiglia e vibrante, desiderosa di sangue.
Le sue ottiche rosse scrutarono dapprima la vampira, poi incontrarono gli occhi del sovrano di Dreamland.
<< King Dedede… non pensavo che saresti stato tanto sciocco da allearti con il Dottore e la sua banda di ribelli. Credevo che la scomparsa prematura di Meta Knight ti avesse istruito a dovere su cosa succede a coloro che scelgono di opporsi al potere dell’Impero… ma a quanto pare mi sbagliavo. Un errore a cui mi assicurerò di porre rimedio. >>
Il fauno pinguino prese la propria arma con entrambe le mani, facendo un passo indietro, mentre teneva la punta rivolta verso il pericoloso Sith.                                                                                                      
<< Meta si assicurò che non apparisse alcuna relazione tra me e la Ribellione >> ammise, trattenendo a mala pena la propria furia << Era un uomo dai molti talenti. E oggi, farò in modo che il suo sacrificio non sia stato vano! >>
<< O più probabilmente morirai… solo più coraggioso di altri >> ribatté Vader, prima che il suo sguardo tornasse su Marie << E chi è colei che ti accompagna in questa guerra? Non ricordo di averti mai vista tra gli alleati del Dottore… non fino ad oggi, almeno. >>
Inclinò la testa, scrutandola attentamente da capo a piedi.
<< Tuttavia… l’aura che ti circonda ha un che di familiare. Qualcosa di… oscuro. >>
Marie rimase in silenzio, le braccia stese lungo i fianchi. Poi ridacchiò, portandosi una mano alla fronte coperta dall'elmo.
<< Sono impressionata  >> disse << Conosco il tuo nome, Darth Vader, Comandante Supremo dell’Impero... ma io non sono nessuno, solo una donna di Hong Kong. Tuttavia, se vuoi dare una nomea al volto dietro il metallo, chiamami pure Marie Von Dracula. >>
All’udire quel nome, il Signore Oscuro inspirò bruscamente, come se le parole della vampira avessero scosso il suo stesso animo.
La mano dell’uomo si strinse attorno all’elsa della spada laser, mentre il Lato Oscuro turbinava minacciosamente attorno a lui, invisibile a chiunque… tranne a Marie, i cui sensi acuti avvertirono un cambiamento nell’aria del campo di battaglia.
<< Von Dracula… >> sussurrò freddamente Vader << Una coincidenza? No… Ormai da tempo ho imparato che la Forza opera in modi misteriosi… >>
Puntò la spada in direzione della donna.
<< Dimmi, ribelle… sei per caso una creatura della notte? Una vampira? >>
<< La notte è la mia amante >> confermò la donna, sorridendo famelica << Bevo sangue per sopravvivere, la luce del sole mi è fatale e rifuggo i simboli della fede... ma questo non ha nulla a che fare con noi! >>
Sollevò la propria spada contro di lui, accumulando spirali nerastre dalle sfumature vermiglie.
 << Ora, vuoi continuare a dare aria alla bocca… o faremo danzare queste nostre armi? >>
<< Danzare? >> ripeté Vader, scandendo quella parola con tono beffardo << Che termine intrigante da usare in una situazione come questa. Ma per rispondere alla tua domanda, vampira… no. >>
Il bagliore della sua spada divenne ancora più intenso.
<< Ti assicuro che non ho alcuna intenzione di intrattenervi con una bella danza. Al contrario, ho tutta l’intenzione di uccidervi lentamente, interiormente… in tutti i modi che lo vostre menti sapranno suggerirmi, senza che possiate fare nulla per fermarvi. >>
E fu allora… che il Sith scatenò un’ondata telecinetica alle sue spalle, spingendo il proprio corpo in avanti alla velocità di un proiettile.
Gli occhi di Marie ebbero appena il tempo di spalancarsi sorpresi, mentre l’alta figura d’ebano sembrava materializzarsi di fronte a lei, la spada sollevata e pronta a colpire.
Dedede attivò all'ultimo istante il reattore del suo martello, scatenando contro il Sith un potente getto criogenico, sufficiente a spingerlo indietro di una buona decina di metri.
<< Ammetto che mi hai preso alla sprovvista... ma non sottovalutare la mia linea di sangue!>>
Marie si dissolse in una nube di pipistrelli, portandosi tutto attorno a Vader, poi si ricompose e menò un colpo contro il suo elmo, pregustando già la vittoria e la sensazione della carne aggredita dal metallo.
Ma invece di affondare attraverso il casco... la lama rimase sospesa a pochi centimetri dalla testa del Sith, come bloccata da uno scudo invisibile.
Le lenti vermiglie della maschera incontrarono gli occhi di Marie.
<< E quale linea di sangue sarebbe, vampira? >> ribatté, beffardo << Credevo che fossi solo una donna nata dal nulla... un insetto circondata da titani. >>
La spinse indietro con la forza, poi rivolse la mano libera in direzione di Dedede... e allora, un torrente di fulmini eruttò dall'arto teso, serpeggiando contro il sovrano e bruciando qualunque cosa si trovasse sul suo cammino.
Il sovrano provò a schivare il colpo, ma venne comunque preso di striscio da alcune delle saette, guadagnandosi una scottatura sulla spalla.  Rispose prendendo una bomba fumogena e buttandola ai piedi di Vader, confidente di guadagnare comunque qualche secondo.
Marie ne approfittò per evocare una fitta nebbia attorno al Sith, mentre i suoi canini si contraevano famelici.
<< Forse un tempo ero un titano >> ammise << Ma il mio nome era un altro… uno che non uso da troppo tempo, perso negli annali di questo mondo. Carmilla! Ecco il titolo di colei che ha terrorizzato gli incubi di innumerevoli umani, al pari dello stesso Dracula! Allora Darth Vader… lascia che ti mostri come combatte una regina delle tenebre... Carmilla dei Bagni di Sangue! >>
E dopo aver pronunciato tali parole, la vampira si lanciò addosso al Sith.
* * *

Pitch Black strisciò tra le fila di combattenti, non visto o udito, finché non individuò la sua preda.
Accelerator era impegnato, praticamente come tutti gli altri Time Warriors, in una disperata resistenza contro gli ineluttabili Cybermen. E benché fosse circondato da ogni lato, non accennava minimamente a ritirarsi!
A quel punto, l’ombra si allargò sotto i suoi piedi. I soldati attorno a lui si allontanarono rapidamente, disperdendosi e lasciando posto ad una torretta di sabbia nera. Questa si allungò verso l’alto, formando la figura di Pitch Black: l’ombra sotto i piedi dell’esper andò ad assumere l’aspetto della lunga palandrana nera che gli faceva da abito.
<< Salve, ultimo dei Level 5 >> lo accolse, sorridente << ho interrotto qualcosa? >>
<< E tu chi cazzo dovresti essere? >>
Come se i Cybermen non fossero sufficienti, ora si era unito l’ennesimo leccapiedi del Maestro. Ma a differenza degli altri, Accelerator non aveva mai visto colui che gli si parava davanti.
Era particolarmente alto e dalla pelle cinerea. Il suo tono di voce era stranamente accomodante, come se stesse semplicemente conversando con un vecchio amico, cosa che l’albino trovò abbastanza inquietante.
<< Fammi indovinare: sei un grande e terribile signore del male che, per qualche ragione, prende ordini dal Maestro. Sei venuto qui perché mi trovi interessante, ma in realtà vorresti solo fare colpo sul Maestro. Come un bambino col padre alcolizzato! >>
<< Oh, perché tanta ostilità, Time Warrior? >> replicò l’Uomo Nero, portandosi una mano al petto con osceno rammarico << Questa battaglia non ti avrà forse reso nervoso un po’ più del lecito? Credevo fossi abituato a situazioni del genere! >>
Ridacchiò appena, gli occhi gialli che brillavano di un’espressione misteriosa. “So cos’hai fatto”, sembravano voler dire.
Allora la preoccupazione e la tensione si insinuavano nel corpo dell’albino. Non comprendeva appieno cosa stesse accadendo, sapeva solo di sentirsi sotto esame, senza che l’altro avesse fatto assolutamente nulla.
Schioccò la lingua, infastidito e innervosito. Ma che gli prendeva? Adesso stava pure diventando paranoico? Erano solo stronzate!
<< Chiudi quella fogna, pezzo di merda >> sibilò << e poi crepa! >>
E così dicendo, batté il piede a terra e generò una potente onda d’urto capace di coinvolgere tutto quello che si trovava in un raggio di cinquecento metri.
L’ondata travolse i suoi dintorni, avvolgendoli in una nube di torre. E visto che il suo avversario non si era minimamente mosso, doveva per forza averlo colpito in pieno…
<< Quanta fretta, ragazzino. Le presentazioni dinnanzi alla mia prima vittima in questa battaglia non possono che essere doverose! >>
La voce proveniva alle sue spalle. L’istinto disse all’esper di girarsi, e così fece. Non appena percepì la presenza di Pitch dietro di lui, subito compì un balzo per indietreggiare da quella figura così alta e oscura.
Accelerator non era mai stato un ragazzo molto alto, ma di fronte all’Uomo Nero gli sembrava di essere davvero una pulce. L’uomo torreggiava dietro di lui, immacolato, con un sorriso irto di denti bianchi e perfetti e la mani incrociate dietro la schiena.
<< Pitch Black. L’Uomo Nero, il Guardiano degli Incubi… mi hanno dato tantissimi nomi, ma direi che questi sono più che eloquenti. >>
<< Uuuh, sto tremando di paura, talmente tanto che non me ne frega un cazzo >> sbuffò l’adolescente, l’espressione oltremodo seccata e, a tratti, impensierita << Sparisci, inutile sacco di letame! >>
Stavolta optò per un approccio più diretto: manipolò i vettori dell’aria per scagliare contro di lui una forte raffica di vento, con correnti abbastanza forti da poter tagliare perfino la roccia.
Pitch tese il braccio… e uno scudo di sabbia nera si formò dal suo gomito fino al polso. Indietreggiò di qualche passo a causa dell’impatto, ma la protezione rimase per lo più salda.
<< Te lo riconosco, sei potente >> replicò l’Uomo Nero, con una smorfia << ma temo che tu mi abbia frainteso. Non sono qui per combatterti. Sono qui per nutrirmi delle tue paure. >>
Lo sguardo gli si illuminò di una luce crudele, contornata da un ghigno grottesco.
<< Ora, sicuramente, tu mi dirai che non hai paura di niente. Ed è qui che ti sbagli, mio caro! Oserei dire che tu, tra tutti i tuoi stupidi amichetti... sei forse il bambino più spaventato. >>
<< Tch... il solito cattivo che se ne esce con frasi fatte nel tentativo di mettermi a disagio >> ribatté prontamente Accelerator << Senti un po’, se non vuoi combattere, che ne dici di levarti dai coglioni prima che un vero cattivo ti prenda a calci? Torna nella casetta di Biancaneve dal quale provieni, omino delle fiabe! >>
<< Un vero cattivo... curioso, per essere uno schieratosi dalla parte di coloro che combattono per la giustizia. Mi sorge spontanea una domanda: un vero cattivo si preoccupa forse... di poter essere considerato un mostro a causa delle proprie azioni? >>
Di colpo, il cuore di Accelerator perse un battito, proprio mentre era sul punto di eseguire il prossimo attacco. La risatina di Pitch echeggiò… e all’improvviso, il terreno mancò sotto i piedi dell’esper.
Precipitò nel nulla, avvolto dall’oscurità, e poi ripiombò a terra, tutto in lasso di tempo così repentino da mozzare il fiato.
<< Non ho bisogno delle presentazioni, nel nostro caso. Perché vedi... io so esattamente come ti chiami. >>
Il ragazzo si sollevò faticosamente in piedi e alzò lo sguardo, verso l’unica fonte di luce, e vide ancora il volto ghignante di Pitch; solo guardarlo, sentiva fioccare i nervi a fior di pelle.
Tuttavia, cercò ancora di combattere l’ansia crescente come faceva di solito.
<< Ma che grande scoperta, vuoi un applauso?! >> esclamò << Anche io so come mi chiamo! Ora scendi giù e affrontami, se ne hai il coraggio! >>
In quello spazio angusto mancava l’aria necessaria per evocare delle ali. Avrebbe potuto provare con la terra, però. Avrebbe potuto creare una torre sotto i suoi piedi per riemergere, ma sembrava che l’ombra nera del nemico avvolgesse il tutto, impedendogli di manipolare i vettori circostanti.
L’Uomo Nero ridacchiò sonoramente.
<< Oh, mio sciocco e ingenuo bambino... tu non lo sai affatto. >>

Track: https://www.youtube.com/watch?v=L9xVOtcIayQ
 
La luce sopra la sua testa si spense, e il buio lo inghiottì. Nonostante la sua Reflection fosse attiva, Accelerator provò dolore: fu colpito, sbattuto contro una parete e schiantato a terra, senza che potesse opporsi in alcun modo.
<< Sono tante le cose che non sai, e che nella notte ti chiedi, quando cerchi di sfuggire agli incubi che infestano il sonno che a lungo hai perso. Perché a te? Perché sei stato scelto... per essere così? Perché ti hanno fatto tutto questo? Perché a te? >>
Intontito e destabilizzato da quelle parole, l’esper cercò di risollevarsi, ma poi la saliva gli si strozzò in gola. Sentì il freddo tocco di una lama, e poi un’altra, e un’altra ancora: sferzate di coltelli affilati. Le sentiva sul collo, sulle braccia come aghi che si infilavano nella pelle, sentiva la lama di un bisturi che gli penetrava nella carne.
Dolori familiari. Dolori che aveva già provato. Ma quante probabilità c’erano che lo colpisse negli stessi punti? Come poteva essere lo stesso dolore? Pitch sapeva degli esperimenti? Come?
<< Finiscila con queste cazzate! >> urlò, tentando di scacciare quei pensieri.
Scatenò una nuova onda d’urto. Aveva colpito qualcosa? Non lo sapeva. Era tutto buio e non vedeva niente.
<< Vigliacco, fatti vedere! Fatti vedere! >> strillò con tutte le sue forze.
Non ricevette altro che un silenzio di tomba. Per qualche istante, non ci fu altro che silenzio all’interno di quel buio soverchiante. Credeva d’impazzire, a sentire soltanto il suo respiro ansimante nell’aria.
<< Boo. >>
Il sussurro gli si infranse sull’orecchio, seguito da una risatina malevola.
Se si fosse visto in maniera lucida, il ragazzo si sarebbe preso a schiaffi da solo. Sobbalzò, poi si girò di scatto, come un dannatissimo lattante terrorizzato.
<< Tu… brutto figlio di puttana! >> inveì, rabbioso << Che cazzo vuoi da me!? >>
Pitch torreggiò su di lui, con un’espressione famelica e predatoria.
<< Le tue più grandi paure. E come ti ho già detto... bambino... tu ne sei pieno, più di tutti i tuoi amichetti messi insieme. >>
Inspirò profondamente, socchiudendo le palpebre e sorridendo soddisfatto, come se stesse annusando il più dolce dei profumi.
<< Hai paura che la tua preziosa figlia ti veda come ti vedono e ti hanno sempre visto tutti: come un mostro. E che ti odi per quello che sei, che per questo abbia paura di te… >>
Accelerator ringhiò e si morse il labbro. << Sta’ zitto! >>
Cercò di contrattaccare colpendolo con un pugno, un semplice gesto di autodifesa dettato dall’istinto, come un bambino che non aveva altro modo per proteggersi da ciò che lo spaventava se non agitando le braccia. La cosa che lo terrorizzava di più non era solo sentirsi sbattere in faccia quelle intime verità… ma essere consapevole che Pitch le conoscesse, e non sapere il perché.
Mancò il bersaglio, e all’improvviso, il terreno sembrò acquisire la stessa consistenza del catrame e gli si riversò addosso, cercando di avvolgerlo completamente. L’esper lottò, tentò di usare i suoi poteri, si agitò, provò a combattere, graffiò, e provò perfino a mordere, ma niente sembrava funzionare contro quei viticci neri.
<< Come fai... come ci riesci?! >> gridò << Sei entrato nella mia testa con la telepatia, vero? Esci! Esci dalla mia mente! >>
Gli occhi gialli di Black apparvero nel buio di colpo; la sua mano lo afferrò per il collo, sollevandolo da terra.
<< Credi che sia così facile? Credi di poter ridurre tutto a questo? >> domandò, quasi sdegnato << Credevi di poterti nascondere per sempre, come il ratto di fogna che hai interpretato fino ad ora per non finire sterminato o reclutato come tutta la tua specie? Credevi… di poter sfuggire perfino a me? Io sono ovunque, in tutta Battleground, insulso moccioso! Io sono la paura, il terrore, l’incubo! Sono ciò che tiene insieme questa Grande Illusione! >>
L’esper provò a divincolarsi da quella presa, ma questa sembrava d’acciaio: perfino la sua Reflection era inutile su di lui. Che cosa era Pitch Black? Aveva un corpo, ma non era fatto di carne. Aveva la pelle, ma non aveva muscoli sottocutanei. Aveva gli occhi, ma non aveva un sistema nervoso.
Niente nella biologia di quella creatura aveva qualcosa di umanamente concepibile. Per la capacità di calcolo del Numero Uno... quello non era altro che un corpo in grado di eludere ogni legge della fisica. Nessuna scienza mortale avrebbe mai potuto spiegare la sola esistenza di Pitch Black. E se qualcosa non esisteva nel piano materiale, allora il potere di Accelerator era inutile.
Sentiva l’aria mancargli, quella presa era molto forte, e quegli occhi gialli... le iridi rosse del ragazzo si posarono su di essi, e fu come rivivere una scena del suo passato: quel momento gli ricordava la sua infanzia, quando Amata Kihara lo allenava. Una volta lo aveva preso per il collo e lo aveva sollevato da terra, proprio come ora stava facendo Pitch.
Era un caso? No… Black lo aveva appena spiegato: lui era la paura incarnata, e pertanto sapeva esattamente tutto quello che spaventava Accelerator. E tra le tante paure dell’esper… vi era quella per Amata. Odio, disgusto e desiderio di vendetta nei confronti di quell’uomo, certo, ma una parte di lui ne aveva ancora il terrore a causa di tutte le torture che aveva patito da bambino per colpa sua.
<< Il tuo potere ti ha protetto da me finché sei stato lontano dalla mia forma fisica. Ora non più! Non puoi più farti carico del tuo scudo, piccolo codardo. Non c’è alcuno scudo che possa frenare le paure che si annidano dentro un’anima… nera quanto la mia! >>
Lo lanciò semplicemente via, quasi fosse stato una bambola di pezza. L'adolescente atterrò con un tonfo, ma cercò di rialzarsi. Non doveva e non poteva perdere.
Così tentò di approcciarlo sul piano fisico. Sotto il suo giubbotto bianco aveva nascosto la cotta di maglia che Thor gli aveva regalato nell'arena… e non solo: dalla fodera della giacca estrasse un'ascia. Il manico in legno era finemente decorato, e la lama era fatta di puro acciaio su cui era stata incisa una runa: ᚢ. Quel simbolo significava "forza", di cui aveva un disperato bisogno.
Essendo un’arma di fattura divina, forse sarebbe stata in grado di ferire il corpo di Pitch.
<< Io non sono come te. Io non sono affatto come te! >> urlò con rabbia. << Avanti, vieni qui bastardo! Fatti avanti e affrontami! >>
<< Oh, ma sei tu che vuoi giocare alla lotta, moccioso! Allora perché non vieni a prendermi? Se odi cosa sto dicendo, perché non provi a farmi tacere? Sempre che la lotta sia davvero quello che vuoi. >> Pitch inclinò la testa. << O forse, in realtà… speri di sapere? Speri di mettermi le mani addosso e farmi sputare a forza tutto quello che so, ma allo stesso tempo hai paura di farlo. Non sono io che mi beffo di te… sei tu! Tu che cerchi ostinatamente di risollevarti, di resistere nell’ignoranza… perché hai paura! >>
<< CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA! >>
L’esper afferrò l’arma, e non potendo più contenere l'impeto guerriero si lanciò contro Black, tenendo l'ascia stretta e alzandola oltre la testa.
L’Uomo Nero allargò le mani, ed ecco che dei tentacoli di sabbia nera serpeggiarono verso di lui.
<< Hai paura di non riuscirci. Di non riuscire a riconquistare la parte umana che è dentro di te! Hai paura di perderti per sempre, di essere consumato dal Demone Bianco, finché di te non rimarrà altro che un guscio vuoto e assetato di sangue. Hai paura di deludere le tue mammine e l'unico amichetto che tu sia mai riuscito a farti… >>
Lo attaccò con quei filamenti, sferzandolo dolorosamente, come se lo stesso riempiendo di frustate.
<< Taci! Taci! Taci! Taci! >> urlava Accelerator, mentre menava fendenti, cercando di tagliare quei rovi oscuri.
Alcuni riuscì a contrastarli, mentre altri lo frustarono imperturbati, facendo zampillare il caldo liquido scarlatto che gli scorreva nelle vene. Nonostante il dolore, continuò a combattere in preda alla rabbia causata dalle parole di Pitch, che sembrava leggerlo come un libro aperto. Ogni parola, ogni sillaba… sapeva perfettamente dove colpire per ferirlo.
Si agitava come uno dei leggendari berserkir, i guerrieri prediletti di Odino che, pervasi del suo divino furore, combattevano in preda alla furia guerriera. Per un attimo, gli parve perfino di sentire i tamburi della battaglia rimbombare nella sua testa, mentre faceva roteare l'ascia e veniva ferito. Forse era un effetto della runa, o forse era il Demone Bianco dentro di lui che cercava di uscire.
<< Ma soprattutto… hai paura della verità, paura di quei ricordi. Forse perché, inconsciamente, il richiamo del sangue è più potente di quanto credi. >>
Il Guardiano degli Incubi svanì nel buio, solo per apparire ancora alle sue spalle.
<< Ripudi il tuo nome dalla memoria perché lo odi con tutto te stesso... giovane Kihara. >>
Quella frase, quell’unica frase pronunciata, riuscì a distoglierlo da tutto quel furore battagliero.
“Giovane Kihara”.
Sentì la mente obnubilarsi di colpo, e così si accorse troppo tardi di un viticcio nero che lo colpì diretto al volto. Cadde a terra, picchiando la faccia contro il suolo e perdendo la presa della sua arma.
Lentamente, si risollevò sui palmi delle mani. Il suo viso era di pietra, poi gli occhi gli si iniettarono di sangue.
<< Come... COME CAZZO HAI OSATO CHIAMARMI?! >>
Si dimenticò dell’ascia, e un’esplosione del suo potere prese forma attorno a lui.
<< NON PRENDERMI PER IL CULO, BASTARDO! NON OSARE! >>
Quando l’esplosione terminò, afferrò l’ascia caduta prese a menare l’aria anche con quella.
<< IO - NON HO - UN NOME! >> ululò << NON SONO UNO DI LORO! >>
Ancora una volta prese la rincorsa e cercò di fiondarsi sull'Uomo Nero. Voleva aprirgli il cranio in due con la sua arma.
Pitch scoppiò in una risata secca e sibilante di scherno. Spavaldo non si mosse dal suo posto, e quando l’arma si abbatté su di lui si tramutò in un mucchietto di sabbia nera che si sparse per terra.
<< Puoi rinnegarlo quanto vuoi, “Accelerator” >> disse, enfatizzand il nome con scherno << puoi rannicchiarti quanto vuoi nel tuo angolino della violenza come un bambino capriccioso e non ascoltare... ma questa è la verità. Conosco il tuo nome come quello di tutti i bambini e ragazzi del mondo. È nelle mie capacità, perché ad ogni nome e identità corrisponde una paura precisa. E tu lo senti, è nel tuo inconscio, negli oscuri meandri nella tua mente, quelli che ti terrorizzano più di ogni altra cosa. Ecco perché sai… che non mento. >>
Il Numero Uno si guardò intorno, ma non vedeva nulla. Poteva solo sentire quella viscida voce riecheggiare come un eco. Tenne l'ascia protratta in avanti e, lentamente, girò su se stesso in modo tale da avere una visione a tutto campo.
<< Tuo padre è l'uomo che non ha fatto altro che usarti come ricettacolo di carne! Amata Kihara! Tuo padre è l'uomo che ti ha trasformato in un mostro assassino... COME ME! >>
Nonostante tutta l’attenzione, l’esper non vide arrivare i tentacoli. Lo colpirono in pieno e lo mandarono a schiantarsi per l’ennesima volta.
 
* * *

Vorkye camminava imponente per il campo di battaglia, schiacciando chiunque osasse pararglisi davanti. Che fossero ribelli o Cybermen, lui non avrebbe fatto distinzioni. Tuttavia… il suo avversario era uno soltanto, lo stesso che stava cercando.
Dove si trovava lui? Dov’era Angel?
A rispondere alla sua domanda fu un forte rilascio di energia proveniente a poche centinaia di metri da lui. La riconosceva: era la presenza del rosso. La sentiva molto più forte e dirompente dell’ultima volta. Meglio, avrebbe avuto più soddisfazione nel prendersi la sua testa.
Poco distante, Angel fece roteare la sua lancia, spazzando via l’ennesimo gruppo di Cybermen. Per quanto fossero resistenti, al momento non avevano ancora raggiunto un livello di potere tale da poterlo minacciare seriamente. Inoltre, presto avrebbe avuto questioni molto più preoccupanti di cui occuparsi.
Lo percepiva, circondato da un’energia familiare e indomita, degna di un tiranno. Vorkye stava arrivando… e lui era pronto ad accoglierlo.
Percepì un movimento rapido alle sue spalle. Troppo veloce per un soldato, e sicuramente troppo elaborato per essere opera di una delle creature meccaniche che lo circondavano. LUI era lì.
Sollevò la lancia, parando il doppio affondo delle lame del soleano cremisi.
<< Hai recitato le tue ultime preghiere, meticcio? >> chiese Vorkye, gli occhi illuminati da un bagliore vermiglio.
Il Time Warrior assottigliò lo sguardo. << L’ho fatto per raccomandare la tua anima >> rispose, freddamente, una provocazione a cui l’avversario rise subito di gusto.
<< Ti assicurò che oggi non sarà la mia anima ad aver bisogno di aiuto… >>

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Prima che potesse completare la frase, Angel gli scagliò contro la lancia intrisa di Haki dell’armatura. Il soleano cremisi afferrò la punta poco prima che riuscisse a colpirlo al petto, ma la forza del dardo risultò così forte da costringerlo a concentrare tutta la sua attenzione sul colpo.
Lo stallo durò circa dieci secondi… ma alla fine, fu il sovrano del sole ad avere la meglio sull’arma.
La scena gli riportò alla mente il loro precedente incontro. Forse il meticcio stava per ripetere quella mossa?
L’istante dopo, la lancia fu sostituita da un pugno avvolto di scariche elettriche nere, ad opera dello stesso Angel. Ma non sarebbe andato a segno come l’ultima volta!
Con un movimento fulmineo, Vorkye afferrò l’arto nemico e lo proiettò dietro di lui. Angel riuscì ad atterrare in piedi, e con una rapida capriola proiettò a sua volta l’avversario, che si ritrovò così costretto ad evocare le sue ali per allontanarsi.
<< Sei migliorato >> commentò il soleano cremisi. Non si aspettava una simile prontezza di riflessi. Era evidente che l’avversario non avesse battuto la fiacca in quel periodo di tregua… ma lui non era certo stato da meno.
Mentre il tiranno rifletteva su questo, Angel non riuscì a trattenere un sorrisetto al di là del suo elmo. Sebbene l’armatura che indossava non era altrettanto resistente quanto quella che Blue era solito evocargli in battaglia, costituiva comunque un prodigio tecnologico di cui Remnant poteva andare fiero.  Uno capace di mischiare il meglio della sua magia con la tecnologia del regno!
All’improvviso, percepì l’arrivo di qualcosa: una lama di plasma che riuscì a scansare per un soffio. Ma guardandosi rapidamente intorno… si rese anche conto che non era l’unica. Infatti, si trovava completamente circondato da sfere di sangue che fluttuavano intorno a lui!
Dalla sua posizione in aria, Vorkye osservò trionfante il suo avversario, ignorando i corpi dei ribelli poco distanti… gli stessi a cui aveva appena sottratto tutti i loro liquidi corporei, riducendoli a delle carcasse rinsecchite. Perché sebbene le difese magiche di Angel gli impedissero di manipolare il suo sangue, lo stesso non si poteva certo disse per degli esseri viventi privi di alcuna protezione arcana. 
Sollevò la mano destra e, in risposta, le sfere presero la forma di lunghe spade e vennero scagliate contro l’avversario che, un attimo prima di essere colpito, creò uno scudo d’acqua attorno a sé.
Tuttavia, entrambi sapevano che quella difesa non avrebbe retto a lungo. Non con un attacco di quella portata!
Così, Angel convertì la bolla in un turbine, poi lo scagliò a tutta velocità contro l’avversario. Questi non si lasciò intimidire e richiamò a sé le lame vermiglie, trasformandole a loro volta in un vortice scarlatto e usandolo per intercettare l’attacco nemico.
Acqua e sangue esplosero sotto forma di un fiume rosso, macchiando la terra sottostante e dipingendo le armature argentate dei Cybermen vicini. Ma Vorkye non si preoccupò di contemplare quell’opera d’arte. Invece raggruppo’ rapidamente il sangue in un’unica sfera, la cui densità molecolare sarebbe stata sufficiente per trapassare una montagna da parte a parte. Angel fece lo stesso con l’acqua raccolta, e ancora una volta i due attacchi si scontrarono a mezz’aria, producendo un tonfo sordo… ma fu quello di Vorkye ad uscirne vincitore.
Sorrise soddisfatto mentre quella palla da demolizione scarlatta si muoveva rapida verso l’avversario… ma quell’espressione gioviale scomparve nel momento in cui uno scudo di rune si materializzò di fronte al meticcio, disperdendo il sangue raccolto in una pioggia grottesca.
<< Sembra che tu abbia imparato qualche nuovo trucchetto >> sibilò tra i denti << A quanto pare, dovrò impegnarmi di più… >>
Ma prima che potesse fare altro, una luce abbagliante lo colpì alla schiena, facendolo schiantare al suolo.
<< Dannate rune >> ruggì il soleano, che rilasciando un impulso di materia oscura riuscì a liberarsi a fatica. Quando rimise a fuoco i suoi dintorni, scoprì che Angel si trovava a pochi metri da lui, le mani occupate da due sfere di energia magica.
Non appena Vorkye le vide, ricordò il resoconto della battaglia su Trenzalore, fornitigli dal Maestro. Era quella mossa ad ampio raggio che aveva usato per infliggere seri danni a Shatter e Soundwave!
Rapido, Angel conficcò entrambi i globi nel terreno.
<< Isola della Tartaruga Gigante >> sussurrò, e subito il terreno sottostante esplose in un turbinio di rocce affilati e stalagmiti aguzze.
Vorkye si preparò a ricevere il colpo… ma, non appena venne a contatto con quegli spuntoni, si sentì attraversare da un dolore molto intenso. Quella sensazione… la stessa percepita durante il loro ultimo scontro, quando era stato colpito dal fulmine del ragazzo. Poteva essere trasferita anche ad altri elementi? Con un ringhio stizzito, spalancò le ali e sali più in alto che poteva. Eppure, gli spuntoni continuarono ad inseguirlo, formando una specie di enorme guscio attorno a lui.
Nel mezzo di quella gabbia, il tiranno del sole osservò il rivale.  Non sembrava affaticato o provato, anche dopo aver eseguito una simile prodezza arcana.  Eppure, secondo il rapporto su Trenzalore, una mossa simile avrebbe dovuto lasciarlo a corto di energie! Era davvero migliorato così tanto in una sola settimana? Il suo potenziale di crescita… era molto più rapido del suo?
Prima che potesse interrogarsi ulteriormente sulla questione, notò che il rosso aveva evocato un’altra coppia di sfere. Che stesse per lanciare lo stesso attacco?
La risposta a quel quesito non si fece attendere. Le due sfere si posizionarono a lati di Vorkye, proprio al limitare della struttura appena realizzata… e cominciarono a vorticare freneticamente, fino a generare un vero e proprio tornado.
<< Ruggito della Tigre Bianca >> sussurrò Angel.
L’istante dopo, Vorkye si ritrovò intrappolato all’interno della tromba d’aria. Il ruggito del vento era talmente forte da bloccare qualsiasi altro suono, e la pressione generata dal turbine fu tale da costringerlo a chiudere gli occhi.
Allora il soleano cremisi si chiuse in difesa, richiamando a sé il sangue per creare una sorta di barriera attorno al suo corpo. Fu allora che un forte odore di bruciato raggiunse le sue fini narici. Poi, la trappola d’aria si trasformò in un vero e proprio inferno di fiamme.
<< Altare… della Sacra Fenice! >>
Vorkye strinse i pugni furente, cercando di ignorare l’ondata di dolore che lo percosse da capo a piedi. Sopra il vortice di lampi si era formata una nube temporalesca pregna di energia magica. Angel strinse il pugno, mentre lanciava un’altra sfera nel mezzo della coltre nuvolosa. 
<< Santuario… del Drago della Tempesta! >>
E nel momento in cui ebbe pronunciato tali parole, un drago di pura elettricità scaturì dalle nubi, piombando su Vorkye e investendolo in pieno. A quell’attacco, seguì una potente esplosione, poi una colonna di luce dorata illuminò la volta, proiettando il suo bagliore su tutto il campo di battaglia e mescolandosi alla canzone di corpi cadenti e colpi d’arma che risuonava sulla piana.
 
Il Maestro, intento a sorseggiare una tazza di tè, si concesse qualche secondo per osservare il fenomeno.
<< Impressionante >> commentò con un sorrisetto << Quel ragazzino ha davvero fin troppi trucchi. Suppongo sia una cheat inevitabile, quando possiedi la capacità di viaggiare tra gli universi. Impari sempre qualcosa di nuovo! >>
Accanto a lui, una ragazza dai folti capelli castani assistette alla scena senza battere ciglio, pur gioendo internamente. Nel mentre, il Signore del Tempo indossò un paio di occhiali, quasi fosse il testimone di un fallout nucleare.
<< Una combo, vero? >> chiese, a cui Najimi sembrò fin troppo felice di rispondere.
<< Esatto >> confermò l’entità travestita da ragazza << L’Isola della Tartaruga Gigante blocca l’avversario da terra, il Ruggito della Tigre Bianca ne limita i movimenti e offusca i sensi, l’Altare della Sacra Fenice lo imprigiona in una tempesta di fuoco… e infine, il Santuario del Drago della Tempesta lo colpisce dall’alto, bloccando l’unica via d’uscita. Quando queste quattro mosse vengono combinate insieme, l’avversario ha ben poche possibilità di sopravvivere. >>
<< Carino >> disse il Maestro, con un fischio impressionato << Ma non credo che il nostro caro Vorkye si lascerà abbattere tanto facilmente. >>
<< Posso solo sperarlo >> gli rispose Ajimu, stringendo le mani in pugni serrati.
 
Angel rimase immobile ad osservare la colonna di luce.
Nonostante la potenza dell’attacco che aveva appena lanciato, aveva come la sensazione che qualcosa di altrettanto pericoloso si sarebbe abbattuto su di lui da un momento all’altro. E infatti, fece appena in tempo a scansarsi, prima che il terreno sotto di luu fosse investito da una sfera di energia oscura.
Artefice dell’attacco era Vorkye, che emerse dalla colonna di luce. Il suo corpo riportava diverse ferite sanguinanti, eppure sembrava ancora in grado di combattere. Anzi… si stavano già rimarginando, a riprova di quanto le sue capacità di manipolazione del sangue fossero utili.
<< Sorpreso? >> chiese il tiranno, sollevando la mano pregna di un bagliore color pece.
Angel sentì un brivido attraversargli la spina dorsale.
<< Che cos’è quell’energia oscura? >> chiese, cercando di mantenere un tono di voce disinvolto.
<< Oh, ti è tornata la voglia di chiacchierare? Bene >> rise Vorkye, mentre una sfera si materializzava nella mano << Semplicemente, un’abilità appresa dal mio vecchio insegnante… e migliorata dal Maestro stesso, attraverso l’energia residua dello Scisma. Per anni il Signore Supremo di Battleground ha cercato di sfruttarla per creare dei soldati capaci di affrontare qualsiasi nemico… ma solo io ed un piccolo manipolo di cavie siamo stati capaci di resistere alla sua natura corruttiva. Non tutti hanno imparato ad usarla come si deve, con conseguenze catastrofiche. >>
Si portò la mano libera al mento.
<< Se non sbaglio, è stata proprio una dei vostri alleati a far fuori uno dei sopravvissuti agli esperimenti. Come si chiamava? Aveva un nome tedesco… Jeager… no, qualcosa di più comune… Hans! Hans Landa! Un vero peccato, perché per essere un umano era stato qualcuno con cui era piacevole conversare. >>
<< Capisco >> sussurrò, mentre si rimetteva in posizione.
Al contempo, gli occhi di Vorkye lo trafissero come pugnali. << Ora vorrei che fossi tu a rispondere a una mia domanda: dov’è il tuo amico spirito? >>
Allo sguardo sorpreso di Angel, aggiunse: << Semplicemente ho trovato strano che non si fosse ancora presentato. Non ti avrà mica abbandonato perché spaventato da me, vero? >>
Il rosso serrò i pugni, cercando di mantenere la calma. Sapeva che il tiranno stava solo cercando di provocarlo, ma difficilmente sarebbe rimasto in silenzio mentre insultava uno dei suoi più cari alleati. Un amico… qualcuno che lo aveva accompagnato e sostenuto durante innumerevoli battaglie. 
Prese un lungo respiro calmante, poi tornò a guardare Vorkye.
<< Non è più tra noi… ma ti assicurò che non avrò bisogno del suo aiuto per cancellarti quel tuo sorriso insopportabile dalla faccia! >>
<< In questo caso, penso che il tempo delle chiacchiere sia giunto al termine >> sibilò Vorkye << Lasciamo che siano i nostri attacchi a parlare per noi! >>
Intorno a lui si formò un perimetro scarlatto. L’odore ferroso del sangue era ovunque, dimostrando quanto l’intera zona ne fosse pregna. Veniva dalle ferite aperte, dai cadaveri morenti, perfino dai corpi di alcuni Cybermen… e Vorkye poteva controllarlo.
Il sovrano del sole lo raggruppò attorno alla sfera di energia oscura, che procedette a lanciare contro Angel. Il rosso riuscì ad evitarla, ma l’onda d’urto generata dall’impatto lo colpì alle spalle, facendolo incespicare.
A quel punto, un’altra sfera gli comparve davanti, costringendolo a indietreggiare. Ebbe appena il tempo di poggiare i piedi a terra, prima di trovarsi circondato da una miriade di lame scarlatte, che cominciarono a bersagliarlo all’unisono.
Conscio di quanto fosse in pericolo, diede libero sfogo all’Haki che aveva in corpo, frenando gli attacchi a pochi centimetri da lui. Le lame premettero contro l’aura rossa che lo circondava, eppure il Time Warrior riuscì a mantenere salda la posizione.
Vorkye socchiuse gli occhi.
 << Haki del Re Conquistatore eh? Mi sorprendi di nuovo, Angel… >>
Il ragazzo non si lasciò ammaliare. Invece, impugnò la sua lancia e, avvolto dal un turbinio di scariche elettriche, si diresse a tutta velocità verso il soleano. Quesi rispose raggruppando diverse sfere di sangue di fronte a lui, fondendole fino a creare una gigantesca lama.
Gae Bolg e la punta di quell’orrida arma si scontrarono a mezz’aria, provocando un forte clangore. Sembrava che la lancia fosse sul punto di vincere lo stallo… ma ecco che che Vorkye sembrò quasi materializzarsi di fronte ad Angel, e lo colpì con un poderoso pugno avvolto di Haki, costringendolo ancora una volta a retrocedere.
Mentre sentiva alcune delle ossa nelle braccia che si spezzavano, Vorkye proseguì con un secondo colpo… ma prima che potesse calare il pugno, un lampo lo colpì allo stomaco, allontanandolo. L’istante dopo, entrambi i soleani ripresero a scambiarsi colpi, come se ormai non potessero più fare altro.

* * *

Il trucco dei tunnel utilizzato dai team RWBY e JEKP era riuscito a sfoltire le linee di Cybermen e a guadagnare minuti preziosi per molti soldati, ma i devastanti androidi continuavano a sfidare ogni concezione di resistenza grazie alla loro capacità di adattamento. Alla fine, anche gli otto Cacciatori erano stati costretti a separarsi.
Kirby correva sopra una lunga distesa di Cybermen e soldati morti, sparando ogni tanto attacchi a base di polvere contro nemici in lontananza, col rumore di cannoni e aerei in sottofondo.
"Dai, sono ancora vivi, sono ancora vivi.....", continuava a ripetersi, cercando una qualsiasi traccia dei suoi amici, timoroso che non sarebbe arrivato in tempo per aiutarli.
<< KIRBY! >> lo chiamò all'improvviso la voce di James.
Voltandosi, il rosato vide proprio il suo leader ed Emil, alquanto malridotti, ma fortunatamente vivi.
<< Cazzo, pensavo di essere preparato al peggio, ma questo va oltre qualsiasi previsione >> si lamentò il fauno lupo, massaggiando una chiazza insanguinata tra i capelli… dove fino a  poco prima si trovava una delle sue orecchie canine.
<< E delle ragazze ancora nessuna traccia >> sbuffò James, prima di rivolgersi a Kirby << nessuna notizia da loro? >>
<< Purtroppo no >> borbottò il rosato << Non ci resta che buttarci di nuovo dentro le file dei Cybermen… e sperare in meglio. >>
Il trio di ribelli tornò alla ricerca delle compagne, ma la loro avanzata venne fermata dallo scoppio di una granata lanciata poco lontano da loro.
Dalla nube di fuoco risultante emersero tre figure: una torreggiava su tutte, con un aspetto trasudava pura forza bruta, mentre le restanti erano decisamente più egili… ma altrettanto minacciose a causa del loro aspetto grottesco.
<< Buonasera! >> esclamò Joker, con il suo inconfondibile ghigno tutto denti << Noi siamo gli intrattenitori della festa! Non ci sembrava divertente lasciar fare tutto ai Cybermen, e così… eccoci qui! Facciamo subito le presentazioni? Bane, i tuoi sacchi da boxe sono laggiù. Per quanto riguarda il resto di voi… siate gentili e occupatevi del lupacchiotto! >>
Armati rispettivamente di falce e martello, lo Spaventapasseri e Harley Quinn non se lo fecero ripetere due volte e caricarono a testa bassa.
Emil si ritrovò così costretto ad evitare le loro armi, facendo ampio affidamento sui suoi riflessi amplificati. James, invece, incontrò la carica di Bane con gli artigli, rivolgendogli uno sguardo di sfida malcelato dall'elmo.
<< È ora di finire quello che ho cominciato a Trenzalore >> disse, mentre trasformava gli avambracci in due enormi lame.
Al contempo, gli occhi del criminale dardeggiarono di rosso.
<< Non aspettavo altro, ragazzino. Delle tue ossa non resteranno altro che granelli di polvere! >>
Poco distante, Kirby rimase fermo sul posto e prese la sua Warp Star, indossandola come scudo. Poi, incontrò lo sguardo di colui che lo aveva quasi portato alla morte.
<< Sapevo che non ti saresti lasciato sfuggire l’occasione di un massacro… >>
<< Mi conosci troppo bene >> ridacchiò Joker << Non rifiuto mai la possibilità di mettermi in mostra! >>
Detto questo, estrasse rapidamente la sua pistola di polvere e sparò un colpo diretto contro il rosato. Questi sollevò rapidamente la protezione, indietreggiando brevemente.
<< Oggi, in un modo o nell'altro, quest'incubo avrà fine, dannato pazzo >> sibilò, formando una lancia di ghiaccio in mano e scagliandola contro il signore del crimine.
Il sorriso dell’uomo si fece più accentuato, mentre si limitava ad evitarla con un agile balzo.
<< Fine? Oh no, è troppo presto per la fine! >>
Scosse la testa, il viso contratto da un’espressione improvvisamente rattristata.
<< Quando morì tuo padre… mi sono sentito svuotato. In un certo senso “perso”! Battleground è una realtà fin troppo rigida… piena di cagnolini fedeli che desiderano solo compiacere il loro padrone! >>
Emise un sospiro quasi nostalgico.
<< Mi mancava la sfida. Mi mancava l’eterna lotta tra il bene e il male! Mi mancava… Batman >> sussurrò << Poi arrivò Meta Knight, la cosa più vicina al pipistrello che questa realtà avesse da offrire! >>
Le parole di Joker trasparivano il disprezzo che provava per l’universo creato dal Maestro.
Eppure, per quanto la odiasse, non aveva il potere di sottrarsi al giogo del Signore del Tempo. Perfino un individuo come lui, il principe del Caos, aveva trovato qualcuno capace di tenerlo al guinzaglio. Quindi, si sarebbe goduto ogni secondo di questa breve fuga dalla monotonia di un’esistenza così ordinaria!
<< Ma poi il Maestro mi ordinò di ucciderlo… e allora tornò la noia. No, Kirby, il divertimento è appena iniziato! E voglio godermelo fino alla fine! >>
Evitò un altro attacco, rispondendo poi con un pugno tanto forte da inclinare l’Aura del ragazzo. Questi lo fissò sorpreso, poiché mai avrebbe creduto che qualcuno di così apparentemente fragile potesse menare colpi del genere.
Forse intuendo il suo smarrimento, gli occhi del Joker vennero attraversati da un luccichio deliziato.
<< Lo sai che cosa ho imparato dalla mia vecchia nemesi, Mr Confetto? Come menare le mani! La tecnologia del Maestro è davvero meravigliosa! >> esclamò, mentre avanzava minaccioso, scrocchiandosi le nocche << Prima di finire in questa discarica, il mio punto debole era sempre stato l’aspetto fisico… qualcosa a cui il Signore del Tempo è riuscito a porre rimedio! >>
Detto questo, si picchiettò la testa.
<< Vedi, nel mio cervello è stato inserito chirurgicamente un micro-chip contenente i dati di tutti gli stili di combattimento conosciuti. Un regalino per il buon lavoro svolto nel controllare la criminalità di Battleground! Ho l’abilità di Batman… e la volontà di compiere atrocità che lui non avrebbe mai preso in considerazione! Sono il meglio di entrambi, il Joker definitivo. In poche parole, rosatino… sei spacciato! >>
E con quell’urlo gracchiante, si lanciò ancora una volta contro Kirby e lo colpì con un forte calcio al viso, facendogli sputare sangue.

* * *

Anche il Team RWBY era stato separato dalla quasi infinita orda di Cybermen, nonostante i migliori tentativi delle giovani cacciatrici di mantenere un fronte unito.
Nel tentativo sempre più disperato di riunirsi con il resto dei Time Warriors, Ruby era riuscita a scovare solo Penny, impegnata a sgominare l’ennesimo gruppo di automi attraverso un turbinio delle sue lame retrattili. Correndo assieme a lei sulla terra bruciata dall’offensiva, recuperarono Blake, Weiss e Yang dopo quasi dieci minuti passati a schivare proiettili o rispondere al fuoco nemico.
<< Yang, hai visto gli altri? >> chiese rapidamente l’androide, dopo essere atterrata di fronte alla bionda del trio. Ma con suo timore crescente, ella scosse la testa. 
<< Ho visto Thor e Fire che ci sorvolavano, ma solo per pochi secondi >> rispose, prima di puntare lo sguardo verso il lato opposto della piana << Tuttavia… credo di aver scorto Marie e Dedede in quella direzione. O almeno, credo di averlo fatto… >>
<< Suppongo sia meglio di niente >> sospirò a Ruby << Dovremmo riunirci a loro… >
<< Non credo di potertelo permettere, Ruby >> la interruppe una voce familiare… la stessa che la piccola mietitrice aveva già udito in numerose occasioni, fin da quando era bambina.
Una voce che le inviò un freddo brivido lungo la spina dorsale, e lo stesso accadde anche alle sue compagne di squadra. In fondo, tutto e cinque rammentavano assai bene il loro ultimo combattimento con colei che aveva appena parlato.
Salem, la regina di Renmant, comparve di fronte a loro in un turbinio di petali, il pallido viso segnato da uno sguardo a metà tra il severo e il dispiaciuto. E giudicare dal sangue che le ricopriva le mani, aveva già mietuto la sua buona dose di vittime.
<< Nonn-… Salem >> si corresse rapidamente Ruby, cercando di nascondere la tristezza che provava << Vuoi finire quello che hai cominciato a Beacon? >>
Avvicinò Crescent Rose al fianco, pronta a difendersi, e lo stesso fecero le sue compagne di battaglia.
Salem si morse l’interno della guancia, ricordando quando, millenni prima, si era trovata di fronte ad un altro gruppo di bambine ribelli... che proprio come queste giovani cacciatrici, non avevano compreso i sacrifici che era stata costretta a fare per tenerle al sicuro.
<< Preferirei non dover arrivare a tanto >> disse la regina, freddamente << ma il Maestro ha reso ben chiaro quale sarebbe la mia punizione, se decidessi di restare in disparte. Cercherò di evitare a te e a tua madre l’esecuzione, ma non potrò fare lo stesso per i tuoi amici. >>
Ruby chiuse gli occhi, nel tentativo di frenare l’ondata di lacrime che minacciavano di rigargli il pallido volto. Perché per quanto fosse determinata a sconfiggere il Maestro e i suoi alleati una volta per tutte… costei era comunque sua nonna, la stessa che le aveva sorriso dolcemente dopo averla vista agitare per la prima volta la sua falce, o che le aveva insegnato alcune delle sue tecniche di combattimento più efficaci… e che aveva partecipato a tutti i suoi compleanni.
<< Non deve andare per forza così >> disse, dopo aver ritrovato la sua voce << Noi... dovremo essere una famiglia! L'affetto che proviamo l’una per l’altra è sempre stato reale. Io lo so! O vuoi forse negarlo? >>
Salem rimase inizialmente in silenzio, trafiggendola con lo sguardo. Poi, rilasciò un lungo sospiro.
<< No >> rispose, sembrando altrettanto rassegnata << Come potrei negare una cosa del genere? È vero, quando chiesi al Maestro di riscrivere la memoria di Summer, volevo semplicemente vendicarmi di Ozpin e trasformare la sua arma più potente nella mia erede. Una sorta di giustizia poetica, capisci? Ma con il passare degli anni… ho cominciato a riscoprire il fascino di avere una famiglia. Una figlia che mi amasse… e non solo. >>
Le sue labbra si arricciarono in un triste sorriso, e allora Ruby dovette fare appello a tutta la forza di volontà che aveva in corpo per reprimere un sussulto.
<< Tu sei mia nipote, così come tua madre è diventata mia figlia. Vi amerò per sempre, di questo non dovrai mai dubitare. >>
<< Allora cessa questa follia! >> urlò la giovane cacciatrice, quasi disperata << Abbandona il Maestro, torna da noi… aiutaci a sconfiggerlo, così non dovremo più combattere! >>
Salem rimase nuovamente in silenzio.
In quel momento, Ruby osò sperare di aver fatto breccia nel cuore della donna, che forse sarebbe riuscita a convincerla a desistere… ma quel flebile desiderio venne brutalmente fatto a pezzi quando la strega scosse la testa.
<< Mi dispiace, bambina >> la sentì sussurrare << Ma non posso più tornare indietro. >>
E prima che Ruby potesse dire altro, la strega si mosse a una velocità impercettibile, apparendo nel bel mezzo del gruppo.

Track: https://www.youtube.com/watch?v=zDXgbdhj5Zc

Fulmini e lampi eruttarono dalle sue mani, abbattendosi sui corpi delle giovani cacciatrici con precisione e brutalità misurate.
Solo l’Haki sviluppato negli ultimi giorni permise loro di evitare i danni più ingenti. A quel punto, tutte e cinque partirono al contrattacco.
Yang infuse Ember Celica di energia e si buttò di forza addosso a Salem, inclinando il terreno sotto di lei. La regina di Remnant parò il primo pugno semplicemente estendendo una mano, pur rimanendo sorpresa di quanto fosse aumentata la forza dell’adolescente in poco più di una settimana.
Questa continuò a menare colpi, mentre Ruby e Weiss tentavano un attacco incrociato.
Con le rispettive lame avvolte di Haki e fiamme mirarono alla testa di Salem… ma prima che potessero oltrepassare la sua Aura, ecco che la regnante si limitò ad inclinare il collo, evitando gli assalti con un’agilità disarmante. A quel punto, cominciò a muovere le mani come una specie di direttore d’orchestra.
Ai suoi ordini, la terra sotto le ragazze prese a tremare e a mutare, formando numerosi spuntoni affilati e obbligandole ad allontanarsi. Allora Penny circondò l’avversaria con un vortice di spade, costringendola a interrompere l’attacco per parare quel turbine di lame.
Ruby atterrò con un’elegante capriola, poi tornò a fissare l’avversaria dritta nei suoi occhi argentati.
<< Toglimi una curiosità, nonna: questa è la tua vera semblance? O forse un regalo del Maestro? >> domandò con tono inquisitorio << Quelli del tuo tipo sembrano provarci gusto nel prostrarsi ai piedi di quel tiranno per chiedere aggiornamenti. >>
La donna sorrise sottilmente. << Immagino tu abbia finalmente capito di cosa si tratti >> ridacchiò << La capacità di analizzare e copiare le semblance altrui… un potere certamente adatto alla legittima sovrana di Renmant. >>
Lei stessa era rimasta alquanto sorpresa quando, una volta tornata umana, aveva sviluppato la capacità di imitare i poteri di qualsiasi altro utilizzatore d’Aura. Una svolta degli eventi piuttosto ironica, considerando che, in un modo o nell’altro, la morte di ogni singolo Cacciatore esistito prima di Battleground poteva essere ricondotta a lei.
<< Se pensi che ci lasceremo intimidire da un’abilità fasulla, ti sbagli di grosso >> affermo la mietitrice, mentre richiamava il proprio Haki per avvolgere Crescent Rose con un fitto alone nero.
Quando ripartì alla carica, Salem evocò un glifo davanti a sé… ma con sua grande sorpresa, la protezione venne scagliata via dalla mera forza d'impatto della mietitrice. A quel punto, entrambe si ritrovarono coinvolte in un furioso scontro ravvicinato. Ma per quanto la rapidità di Ruby fosse cresciuta durante gli allenamenti, ancora non poteva competere con l'esperienza di Salem, che presto riguadagnò il vantaggio.
L’istante dopo, Penny e il resto del team RWBY si unirono alla compagna, mescolando con invidiabile accuratezza le loro mosse e alternando attacchi di Polvere, di taglio e corpo a corpo.
Lo stallo continuò per quasi cinque minuti buoni… fino a quando Salem non rilasciò una potente ondata di energia grezza, spingendo via tutte le avversarie. Poi, lanciò un fulmine in direzione della cacciatrice più vicina: Blake Belladonna.
<< Non di nuovo >> borbottò la fauna, ben rammentando la sua brutta esperienza a Beacon con quel tipo di attacco. Così scartò di lato e lanciò il suo nastro verso Yang, che cominciò a girarla come una trottola.
Nell’istante in cui mollò la presa, il corpo ricoperto di Haki della mora si scagliò a tutta velocità verso Salem. La donna evocò una coppia di lame nere, credendo di poter contrastare facilmente l'attacco… ma ancora una volta, l’inaspettato divenne il vero protagonista di quella battaglia.
Le armi delle della regnante si scontrarono con quelle dalla cacciatrice in un vortice di rivoli di energia, crepando il terreno per un raggio di almeno un centinaio di metri. L’Aura di entrambe turbinò come se fosse viva, finchè furono proprio le lame di Blake ad avere la meglio, spezzando quelle avversarie.
Salem venne colpita in pieno e fu costretta a retrocedere, mentre una porzione considerevole della sua Aura evaporava sotto la potenza dell’attacco.
A quella vista, Penny e le ragazze del team RWBY furono tentate di esultare.. ma un esplosione dal punto in cui Salem era atterrata le riportò alla triste realtà: al di là di uno spallaccio tagliato, la strega era praticamente illesa. E dopo aver scrocchiato il collo, fece apparire tra le mani un lungo bastone nero, sulla cui cima erano incastonati dei cristalli di Polvere.
<< Non nego di essere impressionata >> disse, cupa in viso << Siete certamente migliorate, dall’ultima volta in cui ci siamo affrontate. Sfortunatamente per tutte voi… avete fatto il passo più lungo della gamba. >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, il campo di battaglia attorno a lei si riempì di gilfi.

* * *

Nel mezzo del furore della mischia, i corpi dei Cybermen continuavano a premere sulle fila della Ribellione: l’odore del sangue appestava l’aria, l’olezzo della carne bruciata riempiva le narici e le strida e i colpi rimbombavano come una cupa sinfonia.
E nonostante l’intervento della varie accademie avesse fatto riguadagnare un po’ di vantaggio ai seguaci del Dottore, era chiaro quanto fossero ancora in inferiorità rispetto alle forze del Maestro.
Improvvisamente, la terra cominciò a tremare. Si udì un rombo metallico, come di qualcosa di gigantesco che appoggiava il suo immenso peso alternativamente, scuotendo il terreno. Poi all’orizzonte della valle, apparvero in file compatte, gettando ombre innanzi a sé con i loro venti metri di altezza.
Fu un fante a rendersene conto per primo; si batteva sul fianco sinistro della Ribellione, quando una scossa lo fece cadere a bocconi. Dopo di lui, fu il turno del proprio camerata accanto e poi di quello accanto ancora.
In lontananza si levò una nube di polvere alta sino al cielo, e dal paesaggio della regione, attraverso gli occhi inzaccherati di polvere e sangue secco, quel soldato vide, lentamente, il delinearsi di una fila che pareva andare da un estremo all’altro della piana. Ben presto, molti dei suoi compagni si resero conto di cosa stesse davvero accadendo e interi battaglioni tremarono, indietreggiando verso il centro dello schieramento.
La sagoma del camminatori imperiali era pari a quella di un predatore colossale che si faceva prossimo ad una preda stupita, inerme, ferita e agonizzante, in attesa solo del colpo di grazia.
Lord Shen si trovava dentro il camminatore al centro, accompagnato dalla sua scorta personale e circondato dal resto dei soldati affidatigli, responsabili dell’immensa macchina. Il governatore scrutava il campo di battaglia attraverso la vetrata, concentrato nel fragore e quasi cullato dall’andatura ridondante con cui ogni AT-AT si muoveva.
Si stagliava, rigido e impettito, lo sguardo inquieto, con il rubino dei suoi occhi che sembrava lampeggiare di una fiammeggiante luce sinistra. La sua avanzata al comando dei colossali macchinari era trionfale, simbolo dell’inesorabilità dell’esercito imperiale.
Tutto ciò avrebbe dovuto scuoterlo di orgoglio e sadica soddisfazione. Non era certo la prima volta in cui si ringalluzziva di fronte all’imminente avvicinarsi della guerra, con la sua sete di sangue perennemente sopita che finalmente poteva essere liberata.
Eppure, ora sembrava esserci qualcosa di diverso nell’espressione dell’albino. Non sorrideva né ghignava, le sue labbra erano costantemente serrate, e nei suoi occhi non divampava la brama del massacro, la pregustazione del godimento che ne sarebbe derivato: era animato da un fuoco arginato e prigioniero, desideroso di ardere, ma non sui nemici… bensì ardeva ora, dentro di lui, consumandolo lentamente.
<< Siamo in posizione, mio signore. >>
Shen sembrò scuotersi appena, udendo le parole del suo secondo in comando. Si fece avanti e lo raggiunse, con l’armatura di fattura cinese che scintillava d’argento sotto il led luminoso delle luci artificiali sopra le loro teste.
<< Che nessuno di questi vermi infermi sopravviva per vedere l’alba di domani >> sibilò in risposta, la voce carica di odio spaventosamente genuino << Fuoco a volontà su ogni nemico che scorgete anche solo respirare. >>
Dati gli ordini, i cannoni dei camminatori cominciarono ad aprire il fuoco sugli schieramenti della Ribellione, sollevando corpi, polvere e cenere allo stesso modo.
<< Insetti quali siete, fate la fine che più vi si addice! Essere calpestati da chi sta più in alto di voi! >> urlò il governatore, al culmine dell’esaltazione, mentre gli imperiali sfondavano il fianco nemico.
Ma ancora non c’era la solita gioia selvaggia che lo animava in quelle parole. Solo… odio.

* * *

Con il proseguire del conflitto, un'ombra si muoveva quasi impercettibile, tagliando gole e tranciando arti prima che qualsiasi avversario potesse accorgersi di nulla, cambiando continuamente forma per infilarsi nelle zone più affollate e attaccare indisturbato.
Grougagloragran ormai non sentiva più nulla, neanche la vergogna per lo scellerato patto stretto anni prima. L’unica cosa che lo muoveva… era un disperato bisogno di andare avanti e sperare in una fine dignitosa.
Un soffio infuocato da parte del drago in forma umana incenerì un'intera squadra di ribelli, che caddero al terreno in preda a un'intensa ma rapida agonia.
L'albino perse pochi secondi a riprendere fiato, poi ricominciò il suo sanguinario cammino, quando qualcosa catturò la sua attenzione.
“Questo potere.... mi ricorda tanto.... devo vedere di persona”, pensò prima di assumere la sua vera forma e alzarsi in volo, dirigendosi dunque verso il punto in cui percepiva energia capace di rivaleggiare con quella dello stesso Thor… ma molto più simile a quella del Maestro.
Nel mentre, dopo aver appreso cosa si celava sotto le corazze dei Cyberman, Auth aveva ripreso a fare scempio dell’orda meccanica, cercando con tutta se stessa di ignorare l’orribile natura di quelle creature… ripetendosi mentalmente che, distruggendoli, li avrebbe semplicemente liberati da un destino di gran lunga peggiore della morte.
“È solo un'altra battaglia” pensò, mentre devastava un plotone di Cybermen con'esplosione di energia solare “solo un altro scontro, nulla di diverso dal solito”.
Ma in fondo, sapeva che molte cose erano diverse... anzi, tutto era diverso. Perché da questo scontro, non sarebbe dipeso il destino di un singolo mondo… ma della realtà stessa.
Un enorme tonfo alle spalle dell'entità mosse numerose nuvole di polvere insanguinata. Grougaloragran, alzato sulle zampe anteriori, svettava verso il cielo in tutta la sua possanza, le squame color terra che lanciavano bellissimi bagliori e le ali tanto ampie da oscurare il cielo.
<< Grougaloragran non si aspettava di incontrare un’altra divinità di tale livello sul campo di battaglia >> disse con la sua voce roca, soffiando scintille dalle narici << Viviamo in tempi davvero straordinari, dove gli esseri celesti camminano ancora una volta tra i mortali… proprio come la dea Elatrop, prima della grande catastrofe. >>
Detto questo, chinò lievemente il capo in segno di rispetto.
Auth si fermò dov'era e osservò la creatura sopra di lei, respirando affannosamente. Restò per un attimo in silenzio, poi si tolse l’elmo e lo lasciò cadere a terra, dove rotolò inerme per qualche passo, imbrattato di sangue e polvere.
<< Non conosco la dea a cui fai riferimento >> disse con voce atona << ma per me sarà un onore affrontare un drago su questo campo di battaglia. È passato troppo tempo dall'ultima volta che mi sono misurata con qualcuno della tua specie. >>
Con un lento, ma delicato movimento, il sicario del Maestro poggiò quindi anche le altre zampe a terra e si preparò chiaramente a caricare, il suo ventre incandescente per il calore trattenuto.
<< E dal sangue versato... gli dei rendano nota la loro volontà! >>

Track: https://www.youtube.com/watch?v=nMpg5e6jxms

Rapidissimo, una lunga fila di sfere esplosive lasciò la bocca del rettile, dirette verso l'esile figura di Auth. La donna sgranò gli occhi e si mosse rapida.
Danzò in mezzo a quelle sfere dardeggianti, avvertendone il calore, poi raccolse la propria energia nel palmo della mano destra.
Schiantò il palmo contro il suo avversario, provocando una violenta deflagrazione e un policromo spettacolo di luci.
Grugal girò su sé stesso, scavando lunghi solchi con le zampe, ma riuscì a non perdere l'equilibrio, pur avvertendo il contraccolpo dell’attacco.  A quel punto, rispose con un fulmineo colpo della sua coda, ruggendo con la piena forza dei suoi polmoni
Auth frappose il braccio destro fra sé e l’appendice squamata, ma l'urto risultante la sbalzò in alto, a cui seguì il rumore delle ossa che si spezzavano. Quando atterrò al suolo, l’armatura che indossava cominciò a creparsi.
Si rialzò vomitando sangue, adoperando il controllo sul proprio corpo per risanare le ferite, senza mai perdere di vista il drago.
 << Le mie scuse  >> sussurrò, mentre scrocchiava le articolazioni << Credo di averti sottovalutato. O forse non sono ancora abituata a combattere con una forma così… limitante. >>
Agitò una mano, creando tre lame d'energia dorate che sparò dritte contro l'avversario. Questi scartò di lato, ricevendo una larga lacerazione sull'ala sinistra. Poi, grazie alla stessa rapidità con cui aveva trucidato numerosi soldati, riassunse la sua forma umanoide e raggiunse in un battito di ciglia Auth, travolgendola con una furiosa ma precisa sequenza di colpi intrisi di potere.
Presa alla sprovvista, la dea fu costretta ad accusare l'attacco. Si spostarono per il campo di battaglia, fendendo le schiere di combattenti, sollevando un polverone di carne e acciaio, mentre gli attacchi del drago penetravano in profondità attraverso l’armatura.
Auth strinse i denti.
<< Ora... basta! >>
Un’aura dorata si propagò violentemente dalle cromature dell’entità, allontanando il dragone.
<< Vi siete dimenticati chi sono io? >> ruggì, balzando in aria e lasciandosi dietro un cratere largo centinaia di metri.
A quel punto, colpì il drago con un calcio allo stomaco, facendolo schiantare a terra, poi si abbattè su di lui, generando un’esplosione di detriti tanto alta da toccare le nubi sovrastanti.
Grugal rotolò via all'ultimo istante disponibile, incredulo per la foga con cui Auth aveva risposto ai suoi attacchi. Decidendo di dare il tutto per tutto, evocò tutta l'energia che aveva in corpo, ricoprendosi gradualmente di placche rocciose. Dopo una rapida trasformazione, di fronte alla dea si stagliò un enorme golem ricoperto di venature azzurre e luminosi cristalli su gomiti, testa e schiena.
Senza perdersi in ulteriori cerimonie, il trasformato Grugal abbatté il pugno sul terreno, sollevando altri cristalli e travolgendo le truppe di ambo le fazioni per quasi un centinaio di metri.
Auth venne sbalzata via dallo spostamento d'aria, poi si sollevò alta nel cielo, sorridendo.
<< Ti ringrazio, Grougaloragran, per avermi concesso un avversario del tuo calibro. Permettetemi di restituirti il favore... dando tutta me stessa. >>
Il suo tono di voce era pacato, la sua bellezza era tornata a splendere come nei tempi andati. Avvolse il proprio corpo di energia solare, poi si lanciò contro il golem, concentrando gran parte del suo potere in un raggio di pura luce.
<< Sì... sì! >> esclamò Grugal, trattenendo l'attacco a fatica con la mano sinistra << Questo è uno scontro degno del mio popolo! Proprio come con il possente Thor! >>
Il drago calò quindi l'altro pugno, che si scontrò con quello di Auth. L’istante dopo, entrambi i guerrieri cominciarono un frenetico scambio di colpi, tanto potenti da deformare l’aria attorno a loro.
Auth strinse i denti, gonfiò i muscoli delle braccia e delle gambe, irrobustì l'addome e urlò, con quanto fiato aveva in corpo, rispondendo pugno su pugno, picchiando le nocche d'oro su quelle di pietra di Grugal, guadagnando, a stento, un passo dopo l'altro, mentre profonde fenditure si diramavano sulla sua armatura.
A furia di scontrarsi con la primordiale forza di Auth, i pugni rocciosi del drago si riempirono di crepe, obbligandolo a riassumere la forma umana. Ma nonostante il sangue che gli ricopriva le nocche e il dolore sempre più intenso, egli non tentò di ritirarsi… invece, riprese  il suo assalto senza un secondo pensiero.
Auth arricciò appena gli angoli della bocca.
“Uno spiraglio, un istante nel tempo... È tutto ciò che mi serve...”
Così aguzzò la vista, rallentò il proprio respiro… e allora, il mondo attorno a lei sembrò rallentare.
Il suo sguardo si concentrò sui movimenti dell’avversario. Fra un attacco e l'altro, Grugal tirava indietro il braccio destro, e nel portare avanti il sinistro creava un minuscolo spazio scoperto.
Auth sgranò gli occhi. L'aveva colto davvero! Un istante infinitesimale, eppure...
Concentrò la propria energia sull'articolazione del braccio destro e spinse le punte dei piedi nel suolo secco. Urlò, girando i fianchi, stringendo i denti e colpendo con le nocche la cassa toracica del drago… dalla cui bocca zannuto eruttò un rivolo di sangue.
<< Questo l'hai sentito eccome, non è vero? >>
Grugaloragran rotolò per diversi metri, lasciando dietro di sé una scia di distruzione. Quando finalmente si fermò, usò un arto per coprire la parte del corpo colpita, inquinata da un vistoso livido violaceo.  Con il petto ansimante e i lunghi capelli bianchi brizzolati, per una volta sembrava mostrare la sua vera età.
 << La vostra forza è certamente impressionante… ma non è ancora sufficiente per finirmi >> disse, mentre si rimetteva a fatica in piedi e chiudeva gli occhi << Temo... che per me sia finalmente arrivato il momento di sfruttare l’oscuro potere donatomi dal Maestro. >>
Quando li riaprì, erano colmi di una sfavillante energia viola pallido, che si diffuse rapidamente nelle sue vene.
Auth senti un brivido lungo la schiena, che presto si diffuse in tutto il corpo. Strinse i denti, ringhiando sommessamente e serrò la presa dei pugni, conficcandosi le unghie nei palmi.
<< Credi davvero che ti darò il tempo di recuperare il vantaggio? La farò finita adesso! >>
Si lanciò in avanti, portando indietro l’ennesimo pugni e concentrando il proprio sulle nocche insanguinate. Se fosse riuscita a sfondargli il costato… per lo meno, il vecchio dragone non sarebbe più stato in grado di combattere.
Nel mentre, Grougaloragran cominciò a emanare forti vapori, accompagnati da ondate di energia sempre più forti.  E quando il fumo toccò la pelle dorata dell'ex entità… essa cominciò a bruciare, impedendole di avanzare oltre.
Il dragone riassunse lentamente la sua vera forma. Ora, il suo corpo era ricoperto di crepe violacee, mentre le sue ali avevano assunto un bagliore accecante.
Auth si coprì il volto con le braccia, percependo il pulsare di quell'energia corrosiva sentendosi improvvisamente come una preda al cospetto di un pericolosissimo cacciatore.
<< Questa energia… >> sussurrò << è così simile a ciò che ho percepito quella volta… mentre combattevo Hans Landa. >>
<< Quello… è il potere dello Scisma >> ringhiò, il cuore che le batteva all’impazzata << Ancora una volta, sta cercando di reclamare la mia anima. >>
Strinse i denti, valutando attentamente le sue prossime opzioni.
Rispetto ad Hans Landa, Grougaloragran si trovava ad un livello di gran lunga superiore… e con l’aggiunta di questa energia corruttrice, sarebbe diventato ancora più forte. Ormai, non aveva altra scelta se non dare il tutto per tutto.
<< Volevo risparmiare questa forma  per il Maestro. Ma se non riuscissi a sconfiggerti… come potrei sperare di avere una possibilità contro di lui? >>
Cominciò a richiamare a sè ogni oncia di energia che aveva in corpo... e quindi, la lasciò andare, scattando verso il cielo in una colonna di luce dorata. Al contempo, un immenso ruggito d'agonia eruppe in quelle lande mentre Grugal abbandonava completamente le proprie carni, lasciando libero sfogo al “dono” del Maestro.
L’ultimo risultato degli esperimenti che il Signore del Tempo aveva attuato per catturare il potere dello Scisma… nonché il miglior risultato ottenuto in quella grottesca ricerca.
Auth precedette il drago oltre le nuvole, il corpo ricoperto di vene pulsanti. Chiuse gli occhi, si concentrò su sé stessa, sul nucleo della propria energia, poi si lasciò avvolgere una specie di sfera luminosa: la manifestazione di quel potere primordiale.
Con mentre invasa da un istinto predatorio, Grugal si lanciò contro il globo, colpendolo brutalmente con gli artigli e scagliandolo più volte attraverso le nuvole.
La protezione si sollevò alta nel cielo, fino a superare la coltre, stagliandosi contro i raggi del sole. Quando si diradò, ne emerse un Auth molto cambiata.
Quattro pallide ali piumate spiccavano dalla sua schiena. E dal punto in cui si intersecavano, spuntavano numerose braccia che si muovevano in una danza quasi ipnotica.
Guardò Grougaloragran con sei occhi dorati e piegò la bocca in un bieco sorriso.
<< Fatti sotto, vecchio dragone. Che questa sia la nostra ultima battaglia! >>
Un tutta risposta, il suo avversario rilasciò un ruggito tanto potente da far tremare il suolo sottostante.

***

La battaglia tra Thor e i Decepticons era continuata senza esclusione di colpi. Se anche uno solo dei ribelli si fosse preso un momento per controllare i suoi dintorni, avrebbe scorto sicuramente gli effetti devastanti di quel titanico scontro.
Il panorama attorno al gruppo di guerrieri era più deformato che mai, pieno di crepe e segni di esplosioni. Al centro spiccava Thor, con l’armatura completamente a pezzi, sanguinante e pieno di lividi, ma comunque in piedi, il respiro pesante.
Attorno a lui… i suoi avversari, messi molto peggio.
Soundwave aveva perso un braccio e una gamba, e ora giaceva a un centinaio di metri dal tonante, la visiera ammaccata ma comunque funzionante. Shatter non era messa tanto meglio, con il corpo metallico squarciato in diversi punti.
Per quanto riguarda lo stesso Megatron, era sicuramente il più in forma del trio… ma in ginocchio, ricoperto da sbuffi di fumo e lampi di scintille a causa dei fulmini generati dell’asgardiano.
Il cybertroniano era senza parole. Non aveva più testimoniato una scena del genera da… da…
"Dalla mia ultima battaglia con Optimus" pensò cupamente, ben rammentando il giorno in cui era riuscito a isolare l'ultimo Prime con l'aiuto del Maestro, prima di infliggergli il corpo di grazia. 
Mai avrebbe creduto possibile che un essere organico fosse capace di ridurlo in un simile stato... eppure era successo. 
Malgrado fosse ferito e sanguinante, Thor si ergeva ancora alto di fronte a lui, con il martello pronto all'uso. E nei suoi occhi, poteva leggervi la volontà di qualcuno pronto ad abbattere il suo nemico.
<< No >> ringhiò il tiranno di Cybertron, mentre i suoi sistemi interni cercavano di ripararsi il più in fretta possibile << Non può finire così... non dopo tutto quello che ho fatto per arrivare a questo punto... non ora che sono finalmente riuscito a salvare Cybertron! Allora perché... >>
"Perché non posso ancora muovermi?!"
<< Ti chiedi perché, macchina? Non ci arrivi da solo? >>
Un lampo illuminò brevemente la figura del dio, conferendogli un’aura di superiorità.
<< Hai mai davvero salvato il tuo popolo? Riconosco la tua forza di combattente, cybertroniano, ma i tuoi metodi sono deplorevoli. Tu ti sei macchiato di crimini orribili e pur di ottenere ciò che desideravi ti sei piegato al volere Maestro! Io non ho mai conosciuto l’Optimus Prime di cui parli, ma sono sicuro che non avrebbe mai chinato il capo davanti al Signore del Tempo. Tu non hai affatto salvato Cybertron, l'hai solo consegnato nelle mani di un nuovo despota! Dimmi, automa, è forse questa la libertà? Lo è? La libertà è un diritto di tutti! >>
Le ottiche di Megatron lampeggiarono di rosso.
<< Non parlarmi di libertà! >> ringhiò collerico << Prima che decidessi di agire, il mio popolo non aveva altra libertà se non di perire di una morte indolore! Eravamo schiavi... tutti noi Decepticons lo eravamo! Nient'altro che ingranaggi di una macchina realizzata solo per tenerci in catene, sottomessi, costretti ad una programmazione che non avevamo mai chiesto! >>
Indicò con un dito tremante l'alta figura dell'Ase.
<< Tu non conosci tutti i sacrifici che siamo stati costretti a fare per poterci liberare da quelle catene! Non ne hai la minima idea! Quindi non ti azzardare a giudicarmi... tu, che hai vissuto tutta la tua esistenza come un principe tra gli dèi, incurante dei mortali che il tuo popolo avrebbe dovuto proteggere!>>
Il discorso di Megatron riuscì a fare una certa breccia nell’animo di Thor. Le parole che quell’essere aveva pronunciato non trasudavano più arroganza o malignità, bensì sofferenza, e allora il dio capì che il robot, almeno in quello, era stato sincero.
<< È vero, noi dèi non abbiamo conosciuto la schiavitù se non fino all’avvento del Maestro. Ed è vero, per molto tempo sono stato un principe avido e crudele che si beava della propria forza tormentando il popolo dei giganti. Proprio per questo motivo mio padre mi punì, e mi costrinse a vivere come un mortale; ma il tempo che ho passato tra gli umani mi insegnò ad essere un dio migliore… un uomo migliore. Quale libertà può esserci nel seguire il Maestro? Quale giovamento ne ha tratto il tuo popolo, se non paura e soggezione? È forse questo quello che vuoi per Cybertron? Io non penso. Nonostante tutte le tue azioni, ho scorto onestà nelle tue parole, e penso che tu voglia davvero il bene del tuo pianeta… ma non è restando al fianco del Signore del Tempo riuscirai ad ottenerlo. Il Maestro vi ha promesso sicurezza in cambio della vostra totale obbedienza, vi ha garantito la stabilità in cambio della vostra autonomia! Siete solamente passati da una prigione ad un’altra. Questa non è libertà, è sottomissione! >>
Quelle parole non fecero altro che accrescere la rabbia del signore della guerra. Ormai, le sue ottiche rosse parevano fornaci piene di lava e sangue mescolati assieme, così furenti da rammentare al tonante tutte quelle volte in cui Loki lo aveva guardato dopo l'ennesima sconfitta.
<< Tu... osi paragonarmi a loro? >> ringhiò Megatron << A quei senatori corrotti... ai loro servi Autobot... a coloro che hanno fatto scempio dei sogni e delle speranze del mio popolo?! >>
E come se quella furia lo avesse rinvigorito, il Signore della Guerra riuscì finalmente a rimettersi in piedi e cominciò a raccogliere ingenti quantità di Energon sulla punta della sua spada.
<< No... questo non lo accetto. Non lo accetterò MAI! Quindi muori, figlio di Odino! >>
E con quell'urlo furente, un enorme raggio violaceo scaturì dall'arma, puntando in direzione del tonante a gran velocità e incenerendo qualsiasi cosa si trovasse sul suo cammino.
Thor portò avanti il Mjolnir per assorbire il colpo, che tuttavia si rivelò molto più forte del previsto. Cominciò a indietreggiare, e allora il leader dei Decepticon fu subito addosso all'Ase.
I due ripresero a scambiarsi colpi, come se la rabbia di Megatron lo avesse effettivamente rinvigorito; alla fine, però, fu il dio del tuono ad avere la meglio.
Lo colpì tre volte in viso, e con l’ennesimo fulmine riuscì a riportarlo in ginocchio. A quel punto, si risollevò in cielo e fece roteare il maglio.
<< Hai avuto la possibilità di fare la cosa giusta,  ma ora non mi lasci altra scelta. Quantomeno, morirai con onore e andrai nel Valhalla. Per Battleground! >> urlò, scagliando il Mjolnir con incredibile violenza.
Ci fu il rombo di un tuono, un lampo accecante, ma quello che avvenne in seguito fu ben diverso da ciò che Thor si aspettava.
Megatron vide l'arma avvicinarsi, carica di un'energia indescrivibile anche per i suoi sistemi ottici. 
Rimase come pietrificato di fronte ad un simile scenario, provando sincera paura per la prima volta da molto tempo... e poi, qualcosa si frappose tra lui e il maglio. Una figura che il Signore della Guerra riconobbe all'istante: Shatter.
Si era messa in mezzo, e aveva ricevuto in pieno il colpo del Mijolnir. Si udì un urlo pieno di dolore, mentre la Decepticon vermiglia s'illuminava da capo a piedi, ora pervasa di quell'energia sconosciuta. 
Quando l'arma si ritrasse, cadde a terra, fumante... immobile. 
Lentamente, Megatron strisciò fino a lei, prendendola delicatamente tra le braccia, quasi per paura che si sarebbe sgretolata sotto il suo tocco.
Le sue ottiche rosso sangue incontrarono quelle a mala pena visibili della guerriera, che via via si stavano facendo sempre più flebili.
<< Razza di sciocca >> sussurrò, sentendosi attanagliare la scintilla da una morsa fantasma << Perché l'hai fatto? Perché hai preso quel colpo per me? Io... sono Lord Megatron... riesco sempre a cavarmela, lo sai... >>
Shatter tossì, e del denso liquido blu le cadde dalla bocca, gocciolando al suolo.
<< Non potevo permettere che veniste ferito in alcun modo... >> La sua voce era rotta e strozzata, udibile appena << A qualsiasi costo... noi combatteremo per Cybertron... a qualsiasi costo. Ve lo ricordate? Io non l'ho mai scordato. Il nostro sogno vive in voi... Lord Megatron... e io sono felice di morire per quel sogno. Fatevi carico dei sogni e delle speranze di tutti noi cybertroniani... >>
Tentò di allungarsi verso il tiranno… ma ormai, non aveva più la forza neppure per muoversi. Riuscì solamente ad allungare una mano e ad accarezzargli una guancia.
Negli occhi della cybertroniana non vi era alcuna tristezza o paura della morte, bensì felicità, perché sarebbe caduta per il sogno dei Decepiton… e guardando il volto del suo comandante un'ultima volta. 
<< Proprio come voi... anche io sono una guerriera... e non chiederò aiuto per far ritorno a Primus. Della vita che ho vissuto... non ho alcun rimpianto! >>
E infine, la mano che era appoggiata alla guancia di Megatron cadde, e gli occhi si spensero definitivamente.
Thor atterrò dietro a Megatron. Ancora una volta, quegli automi lo sorpresero. Shatter era stata capace di fare da scudo e incassare lo schianto di Mjolnir unicamente per proteggere il signore che tanto amava, e quest'ultimo aveva raccolto il corpo tra le braccia.
<< Megatron, tu... >>
Lo aveva chiamato per nome, e non "macchina" o "automa".
“Tu tenevi a lei.”
Fece scivolare il martello dalla mano, che cadde a terra con un tonfo. 
<< Lo vedi, ora, Signore di tutti i Decepitcon? È questa la crudeltà del Maestro. Lui ci costringe a fare questo! Per lui, la tua compagna d’arme non era che una pedina! Il suo governo non conosce amore… solo odio. >>
<< Amore >> ripeté il signore della guerra, con voce molto più atona << Una parola che mi è sempre stata estranea. Fin dal giorno in cui venni attivato, non lo ricevetti nemmeno dai miei creatori. >>
Mise una mano sul volto di Shatter e le abbassò il casco per coprirle gli occhi ormai spenti e privi di vita.
<< Ero solo un altro schiavo tra milioni di tanti altri… eppure, in me c’era sempre stato qualcosa di diverso. Il desiderio di esplorare, di conoscere ciò che si trovava al di fuori di quelle caverne… di scorgere le meraviglie al di là della nuda roccia. >> Ridacchiò stancamente. << Sai cosa volevo essere, dio del tuono? Un poeta… un filosofo capace di guidare Cybertron verso un roseo futuro, ma non attraverso il sangue e la violenza, bensì con il potere della parola. Ma quando capii che non sarebbe stato sufficiente… solo allora impugnai la spada per la prima volta. >>
Strinse il corpo della Decepticon.
<< Shatter fu una dei miei primi seguaci. Fummo io, lei e Soundwave a creare il movimento Decepticon, e per milioni di anni abbiamo combattuto gli uni accanto agli altri per realizzare quel sogno: una Cybertron libera. >>
Le sue ottiche vermiglie incontrarono ancora una volta quelle di Thor.
<< Il Maestro sarà pure qualcuno che si diverte a giocare con le vite degli altri… ma fu lui a fornirci i mezzi necessari per raggiungere il nostro obiettivo. E ora dovrei abbandonare tutto… per cosa? Un’altra morte? Credi che non potrei sopportare la caduta di un altro dei miei soldati, quando ne ho già visti perire a miliardi?! >>
In quel momento, Thor capì di averlo giudicato male. Non credeva che Megatron fosse capace di provare amore, finché non aveva visto il modo in cui aveva raccolto il corpo di Shatter. L’amore aveva varie sfaccettature. Il robot aveva amato Shatter… così come amava i suoi compagni, e amava Cybertron.
Ma, a volte, l’amore era capace di corrompersi, di diventare nulla più di qualcosa di distruttivo che finiva per causare incalcolabili disastri. Amora e suo fratello ne erano la prova vivente.
<< Provo tristezza per il tuo popolo. Ma tu stesso ti rendi conto che il Maestro vi sta solo usando. Pensi che non sarà in grado di distruggere il tuo pianeta solo per capriccio? Non è troppo tardi, Megatron, puoi ancora fare la cosa giusta. Se vuoi la vera libertà di Cybertron, combatti al nostro fianco, e io ti prometto che gli dèi Aesir avranno cura della tua gente! Poco fa hai detto che le divinità non si curano dei mortali, e per molti di noi è così. Ma una promessa di Thor è vincolante! Tu, che eri poeta e filosofo, immagina quanta sapienza le nostre culture potrebbero scambiarsi. Onora i tuoi compagni… e combatti per la vera libertà! >>
Detto questo, allungò la mano.
Megatron rimase in silenzio a lungo, fissando l'arto teso come se non riuscisse a credere che fosse realmente lì, di fronte a lui... e che ad offrirglielo fosse proprio Thor.
<< Come puoi dire questo? >> borbottò, con voce molto più incerta << Io e i miei Decepticons ti abbiamo portato via il tuo popolo, il tuo regno... tutto ciò che amavi. Quindi perchè offrirmi la possibilità di combattere al tuo fianco? Come puoi mettere da parte qualcosa del genere? Come puoi dimenticare... l'odio per colui che ha ucciso così tanti dei tuoi fratelli e sorelle? >>
<< Un re saggio non cerca la guerra >> rispose Thor, citando uno degli ultimi insegnamenti di Odino << Tu vivi per la guerra, Megatron. Questo mondo è il tuo campo di battaglia. Il sangue ruggisce nei tuoi sistemi come una canzone! Ciò che iniziò nel dolore e nell’ira, ora è smarrito in quel frastuono. >>
Scosse la testa.
<< Tu non vuoi smettere di combattere, e per questo ti sei creato una nuova guerra. Il che solleva la domanda: sei forse diventato il nemico che avevi giurato di distruggere? Basta con questa violenza! Rinuncia alla tua guerra, gladiatore, anzi no… guerriero. Le catene dell’odio che hanno distrutto Cybertron e Asgard non si romperanno… finché non avremo imparato a perdonare. E io ti perdono, leader dei Decepticons! Quindi lasciamo cadere le armi e costruiamo un nuovo futuro per i nostri popoli… insieme. >>
L’Ase era sinceramente convinto di quelle parole. Voleva davvero aiutare Megatron, così come voleva aiutare Cybertron. La storia di quel popolo lo aveva commosso, e proprio per questo non sarebbe rimasto in disparte.
Quante preghiere gli dèi avevano ignorato? Quanti mondi avevano lasciato soffrire? Per la prima volta, Thor si rendeva conto che le opinioni infelici delle genti riguardo le divinità non erano del tutto infondate; ma lui avrebbe cambiato le cose. Avrebbe fatto di Asgard un faro per chiunque.
La conversazione tra i due, però, ebbe vita breve, interrotta da un fortissimo terremoto, tanto potente da scuotere entrambi gli eserciti.
<< Per la barba di Odino, che cosa succede!? >>

Track: https://www.youtube.com/watch?v=zR2p8NhrGKk
 
La terra si ruppe, e una voragine immane percorse l’intero pianeta. Detriti e polveri si sollevarono da terra, avvolgendo ogni cosa come un manto oscuro e terribile.
Alcuni soldati intravidero delle forme dietro quella coltre, segno che qualcosa stava emergendo.
Lontano dai loro occhi, il Maestro e Loki sorrisero perfidamente.
Thor rimase come paralizzato davanti a quello spettacolo, conscio di cosa stesse per succedere.
<< No… >> rantolò << No, no… che cosa avete fatto? Quale sciagura avete risvegliato? >>
E per la prima volta dopo tanto tempo… si sentì terrorizzato.
<< Era questo l’asso nella manica del Maestro? Rispondimi, Megatron! Perché lo avete fatto? Vi rendete conto che state giocando con forze ben più antiche di voi!? Perché una tale pazzia!? >>
<< Non so di che parli, figlio di Odino! Io non lo so >> rispose Megatron, ugualmente sconcertato. Poi, aguzzando i sensori visivi, intravide la figura di un animale in mezzo a quel fumo. << In nome di Unicron, che cos’è? Una specie di mostro? >>
<< No, signore dei Decepticon, è molto peggio… >> rispose il dio, aggrottando le sopracciglia.
Guardava dritto davanti a sé, ed ora che la nebbia si stava diradando riuscì a scorgere due enormi occhi rossi, dalla pupilla verticale, che lo fissavano ricolmi di puro odio primordiale.
<< … questa è la Morte. >>
Allora comparve una serpe, talmente grande da oscurare il sole con la sua enorme figura.
La creatura squadrò Thor… ed emise un fortissimo ruggito.




 
 
BOOM! Per tutti i Dalek, questo deve essere il capitolo più lungo di tutta la fan fiction… e abbiamo coperto solo ¼ della battaglia finale nel suo insieme! Ma in fondo, questa sezione della storia è un po’ il climax di tutti i confronti e rivalità accumulatesi nel corso di più di quaranta capitoli, quindi non dovrebbe sorprendervi.
Megatron e Thor avevano da tempo un re-match che aspettava solo di essere consumato, ma anziché soffermarci solo sulle mazzate abbiamo deciso di esplorare un approccio più verbale, così da approfondire anche la psiche del leader dei Decepticons. La sua storia è presa direttamente dai fumetti a lui dedicati, non ci siamo inventati niente. L’abbiamo sempre considerato un personaggio molto tragico, costretto a diventare la stessa cosa che aveva giurato di distruggere, quindi ci auguriamo di averlo reso al meglio.
Un altro confronto a cui abbiamo dato particolare risalto è quello tra Pitch e Accelerator. Di fatto, il nostro albino è un personaggio molto difficile da usare in battaglia, a causa del suo potere incredibilmente sopraffatto. Ragion per cui, Pitch ci è sempre sembrato il suo avversario perfetto, qualcuno che non punta solo allo scontro fisico, ma che preferisce giocare con la mente dei suoi nemici… e proprio Accelerator ha un bel bagaglio emotivo sulla schiena. In questo capitolo, abbiamo deciso di sfruttare una teoria ampiamente gettonata, ovvero il suo essere figlio di Amata Kihara, lo stesso uomo che lo ha addestrato e sperimentato quando era solo un bambino.
E parlando di rivelazioni… ebbene sì, Marie non è altri che Carmilla! I fan dei vampiri avranno sicuramente riconosciuto questo nome, dopotutto stiamo parlando del secondo succhiasangue più famoso della storia dopo lo stesso Dracula. Questa versione è un po’ un mix di tutte le varianti conosciute, specialmente Castlevania. 
Abbiamo anche avuto il ritorno di diversi personaggi, tra cui Raven e Tai (già apparsi contro Vader all’inizio di questa storia) e i vari presidi delle Accademie di Renmant.
E sì, Loki ha appena risvegliato suo figlio Jormungand, colui che – come profetizzato – potrebbe portare alla morte di Thor. Accadrà davvero? Scopritelo nei prossimi capitoli!

 
  
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