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Autore: ONLYKORINE    03/12/2023    1 recensioni
Blinny
Ginny, di nuovo single dopo la sua rottura con Harry, incontra Zabini a un ballo del Ministero, scoprendo che sta cercando proprio lei, chiedendo il suo aiuto in cambio di alcune foto che potrebbero sembrare compromettenti, anche se che non lo sono.
Blaise sta cercando la ragazza che aveva parlato con sua madre al San Mungo e quando scopre che è la Weasley e che ha bisogno del suo aiuto, pur di non chiederle nessun favore, decide di ricattarla.
Ma come giustificare agli occhi degli altri il fatto che inizino a frequentarsi così assiduamente? Beh, basterà fare finta di essere amici.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Pansy/Theodore, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Problemi?

 

-

-

"Ginny!" La rossa si voltò alla voce della madre.
"Mamma!" esclamò quindi, con un sorriso innocente, di quelli che aveva imparato a fare già a quattro anni. Ginny era appena a casa con la metropolvere, ma sua madre l'aveva bloccata prima ancora che riuscisse a salire le scale.
"Dobbiamo parlare, signorina". Molly, con voce sostenuta, le indicava il tavolo in cucina, senza nessuna possibilità di fuga.
Come? No, no. "Veramente, io dovrei…"
La donna però la guardò severamente e lei abbassò lo sguardo, annuendo e seguendola in cucina.
"È più di un mese che torni sempre tardi. Non mi piace non sapere dove sei e vederti tornare all'alba…"
Ginny, che lanciando un'occhiata all'orologio poteva notare che all'alba mancava ancora parecchio tempo, sospirò. "Sono stata da…" iniziò, pronta a raccontare l'ennesima bugia.
"Guarda che so già che non vai a casa di Hermione né di Luna, risparmiami le tue menzogne."

 

Molly assunse la sua posa da mamma, appoggiando le mani sui fianchi, assomigliando vagamente a un'anfora.
"Ma quali menzogne! Io… rimango a casa di una ragazza della squadra, si chiama…" Ginny stava mentendo, lei lo capiva benissimo. Ma questa volta non poteva lasciar correre.
"Ginevra Molly Weasley!" richiamò la ragazza e questa spalancò gli occhi. "Non mi raccontare frottole, sono tua madre!"
Ma cosa credeva, sua figlia, che si fosse rincretinita? Anche lei era stata giovane e aveva passato parecchie notti con Arthur prima del matrimonio, ma non si sarebbe mai sognata di prendere in giro i suoi genitori. E poi loro sapevano che era con lui. Ora lei voleva sapere quello che stava combinando.

 

Ginny sospirò e spostò lo sguardo: non voleva raccontare bugie a sua madre, ma non voleva neanche raccontarle qualcosa di cui neanche lei sapeva bene la situazione. "Mamma, io…"
"Dormi da un ragazzo?"
Annuì e si passò una mano fra i capelli.

 

"Senti" le disse, abbassando il tono e sedendosi davanti a lei al tavolo. "Con Harry è appena finita e non vorrei che tu stessi correndo…"
"Ho lasciato Harry quasi un anno fa, mamma. Non sto correndo per niente."
La strega annuì e questa volta sospirò lei. "È che quando stavi con Harry io non ero in pensiero… E tu non ti assentavi così tanto…"
"Mamma, Harry viveva qui, praticamente! Dovevamo solo far le scale per vederci!" Ginny alzò un braccio indicando vagamente la scala a chiocciola nell'altra stanza mentre osservava il viso di sua madre rendersi conto della situazione.
"Ah!" Molly sembrò pesare le sue parole. "Quindi, con questo qui, sei già… intima?"
"Mamma…"
"Per l'amor di Merlino, spero tu prenda precauzioni!"
"Mamma, sì!" sbottò, per poi sospirare. "Ma non voglio parlarne con…"
"Preferirei che tu tornassi a casa prima, però. E poi non sta bene che ti fermi a casa di un ragazzo senza che..."
Pronta a ribattere che né George né Ron, sicuramente, dovevano sottostare a una qualsiasi regola assurda stesse pensando, sbuffò e strizzò gli occhi, quando il fratello più giovane fece la sua comparsa in salotto.
"Ron!" esclamò con entusiasmo, vedendolo dalla porta della cucina, rimasta socchiusa.

 

Ron non si aspettava di vedere nessuno: non se l'era sentita di smaterializzarsi e così aveva preferito usare il camino, ma aveva pensato che fosse troppo tardi per trovare qualcuno ancora in piedi.
"Ehm.. Ginny?" Stranito più dal tono della sorella che dall'alcol, osservò la madre e la ragazza raggiungerlo in salotto come se fosse un vecchio parente tornato dopo anni.
"Mamma, a Ron non diciamo niente per cui è tornato così tardi? E… fammi sentire… non sembra neanche totalmente sobrio o sbaglio?"
Sua sorella si era avvicinata a lui e faceva finta di annusarlo.
"Ron! Hai bevuto?" Sua madre era scandalizzata.
Ron non è che stesse capendo benissimo: era uscito con alcuni colleghi del ministero e, una cosa tira l'altra, una pinta qua e una pinta là, sì, insomma, poteva aver bevuto un pochino di troppo.
Ginny si mise fra lui e la mamma proprio mentre si passava una mano fra i capelli e tentava di negare in modo poco dignitoso.
"Scusami, Ron. Giuro che mi faccio perdonare" sussurrò, solo per lui, prima di girarsi verso la signora in vestaglia che, con le mani appoggiate ai fianchi, era pronta per una sfuriata da strillettera. "Io gli farei qualche discorsetto su come ne ha rovinati più l'alcol che la bacchetta!" E così dicendo, scappò via per la scala a chiocciola.
Ma… Cosa era successo?
Si voltò verso sua madre, non del tutto sicuro di riuscire a fare conversazione.

 

*

 

Ginny era entrata in camera e si era appoggiata alla porta chiusa sospirando: l'aveva scampata per un pelo.
Poco dopo si sentì bussare alla porta: fece finta di niente e non rispose, sperando che chi fosse in corridoio pensasse che stesse dormendo.
"Ginny… sono io" sussurrò Ron e la ragazza sospirò ancora, pensando che a lui non poteva negare una spiegazione.
Aprì lentamente la porta. "Ron" mormorò.
"Posso entrare?"
Ginny spalancò l'uscio. "Devi aver bevuto parecchio per chiedere il permesso di entrare in camera mia!"
Ron alzò una spalla mentre faceva due passi e lei gli richiuse la porta alle spalle. "Hermione dice che se mi alleno a essere gentile, poi mi verrà naturale."
"Hermione ti ha preso com'eri. Non è detto che diverso le piaceresti."
"Come?" Ron sembrava un po' confuso.
"Lascia stare."

 

Ron si distese sul letto di sua sorella perché la stanza aveva preso a girare. "Cosa ti ha detto la mamma?" Chiuse gli occhi per non vedere il soffitto ondeggiare.
Sentì il materasso piegarsi sotto il peso di Ginny, che si stava sdraiando accanto a lui.
"Ha fatto storie perché torno tardi…"
"E tu le hai detto che è fortunata per il fatto che almeno torni?"
"Come?"
Ron rise. "Niente, ho bevuto davvero".
"Scusa se ti ho messo in mezzo: non sapevo più come cavarmela. Dice che non sta bene che io stia fuori così tanto e che…"
"E che fai sesso."

 

Ginny rise. "Ho cercato di non arrivare a quella parte. Era già piuttosto imbarazzante il fatto che mi stesse sgridando per il coprifuoco…"
"Mamma ha solo paura che tu soffra."
Ginny alzò un sopracciglio, voltandosi verso di lui. "Sicuro di essere Ron?"
Il ragazzo si toccò la faccia. "Sì, penso di sì". E il suo tono la fece ridere ancora. "Comunque ho sentito che lo diceva a papà dopo cena, non sono proprio parole mie…"
"Ah, ecco!" Ora tutto aveva più senso.
"Penso che non le piaccia il fatto che non lo hai ancora portato a casa ufficialmente. Sai che lei deve avere il controllo della situazione. Magari ha paura che finisca come con gli altri…" Ron sbadigliò e non mise la mano davanti alla bocca.
"Gli altri? Mamma cosa sa degli altri?"
"Non saprei. Ma lo sai che non le sfugge niente."
Ginny sospirò e si strinse le braccia al corpo, come se avesse freddo, nonostante la temperatura fosse ideale. "Non voglio portarlo a casa. È troppo presto: voglio… tenerlo un po' per me. Solo per me…" spiegò. Ron alzò un braccio e l'abbracciò, posandoglielo sulle spalle e stringendola; Ginny si gustò quella coccola.
"Strano che tu sia così riflessiva, per una volta."
"Come?" Ginny corrugò la fronte: che intendeva?
"Sì, beh, di solito fai le cose subito, senza pensarci, così… un po'…" Cosa? Lei era cosa? "Istintiva. Forse è la parola giusta. Merlino, Hermione sarebbe orgogliosa di me, ho usato una parola nuova… Istintiva."
"Istintiva?" chiese ancora Ginny, facendo fatica a stargli dietro.
"Come dicevo, fai le cose senza considerare quello che potrebbe succedere dopo, ma lo capisco, a volte lo faccio anch'io. Non è che lo facciamo apposta. Come quando sono scappato da Harry e Hermione e li ho abbandonati. Dopo ci ho ripensato e sono riuscito a capire i miei sbagli e ho rimediato; sono tornato. Forse è una cosa di famiglia…" Ginny ascoltò Ron con un orecchio solo: davvero lei era istintiva e non pensava a ciò che faceva? Prendeva decisioni sul momento, senza considerare troppo le conseguenze? Nel Quidditch lo faceva spesso, ma era una cosa buona. Beh, il più delle volte. Forse avrebbe dovuto iniziare a fermarsi a pensare, prima di agire?
"E lo fai ancora?" gli chiese, in un sussurro.
"Sto cercando di non farlo più. Anche se è difficile. Ma forse è questo crescere, cosa dici?"
Crescere? Ginny annuì senza dire niente: forse anche lei avrebbe dovuto smetterla di comportarsi come una bambina. Perché sono i bambini che si comportano senza riflettere prima sulle ripercussioni delle loro azioni. Avrebbe dovuto crescere anche lei. Rimase a pensare su questa cosa e per un po' nessuno parlò più.
"Comunque prima o poi ti toccherà portarlo a casa. Chi è? Il tipo del Puddlemere United
?" Ron sbadigliò ancora.
"No…" rispose, non sapendo se dovesse essere sincera o no: come avrebbe reagito Ron al fatto che lei usciva con Blaise?
"Per Godric, è Zabini, vero?"
"Come hai fatto a indovinare?" Ginny spalancò gli occhi e si voltò verso di lui, ma Ron aveva ancora gli occhi chiusi e non poteva vederla.
"Beh, Ginny… la cena, la foto sul giornale del Quidditch… Non sono un genio, ma…" Suo fratello sorrise al buio.
"Non è tutto come sembra, sai? Alla cena è stato obbligato a venire e la foto del bacio in verità era uno scherzo che…"
"Sì, sì certo. 'Siamo solo amici' dicevi" la interruppe lui con condiscendenza e ironia. Ginny sbuffò: come gli dava fastidio quando faceva così! Ma d'altronde non poteva dire niente, da fuori sembrava proprio come diceva lui.
Ma poi lui rise, aprendo gli occhi e voltandosi verso di lei e Ginny capì. "Te lo ha detto Hermione! Le avevo detto di non dirti niente!"
Ron rise ancora e lei sbuffò prendendo uno dei cuscini che aveva sul letto e sbattendoglielo in faccia.
"Ron, puzzi di burrobirra!" Stizzita perché non poteva ribattere e lui continuava a ridere lo stesso, fece un broncio e si sentì veramente una bambina.
"Puzzi anche tu" l'accusò.
"Io?" si scandalizzò, tentando di avvicinare il naso all'ascella: non era vero!
"Sì: di cedro. E di… soddisfazione" disse, prima di addormentarsi.
Ginny pensò che non l'avesse presa male come era successo con gli altri, forse Hermione glielo aveva detto nel modo giusto: lei sapeva davvero quello faceva. Come tutte le altre volte, in effetti.

 

***

 

"Blaise? Sono io…"
Ogni volta che Ginny si materializzava a casa del moro, anche se le aveva detto di farlo tranquillamente, si sentiva sempre un po' d'impiccio: e se con lui, per un motivo o per l'altro, ci fosse stato qualcuno? Cosa avrebbero fatto o detto?
"Sono nello studio!" La sua voce, alta e sicura, non aveva mai bisogno di urlare o alzarsi di tono. Doveva essere una di quelle cose che i piccoli snob purosangue succhiavano con il latte materno: non agitarsi e farsi rispettare.
Ginny lo raggiunse e, sulla porta, lo vide fumare alla finestra. Cercava di non farlo alla scrivania perché una volta una pergamena si era rovinata con la cenere della sigaretta. Sorrise per il suo autocontrollo.
"Com'è andata?"
"Le hanno prese tutte" rispose lui.

 

L'espressione sul viso della ragazza lo riempì di orgoglio: aveva scoperto che rendere qualcun altro fiero di quello che faceva lui, gli riempiva il petto di un calore inaspettato. Ed era bello. Anzi bellissimo. Era forse più eccitante di contrattare il prezzo delle foto che vendeva.
"Bravissimo!" Lei si avvicinò e lo baciò. Blaise fece scorrere la mano sulla sua schiena e Ginny ridacchiò quando le toccò quel punto in cui soffriva il solletico: adorava quando succedeva.
"Non mi chiedi quanto mi hanno dato?"
Lei alzò una spalla. "Se ci tieni…" Si staccò da lui e andò verso la scrivania, dove Kikky aveva lasciato il vassoio del pranzo. Prese la mela e diede un morso, mentre si spostava per guardare i suoi nuovi disegni. Da un lato, il fatto che a lei non interessasse per niente il suo denaro, lo rendeva consapevole che non stesse con lui per quello, ma il suo patrimonio, d'altro canto, era anche il suo orgoglio, perché era lui che lo faceva fruttare, grazie alle sue intuizioni e al suo modo di agire. Si avvicinò alla scrivania dopo aver spento il mozzicone.
"Quanto ti hanno dato?" gli chiese, allora, con la bocca piena, mentre prendeva in mano una pergamena.
Quando glielo disse, lei si girò di scatto, sgranando gli occhi. "Davvero? Per i denti di Merlino!" esclamò, alzando poi la mano per battergli un cinque.
"Già" continuò. "Potremmo spenderli… che dici?"

 

Ginny alzò gli occhi dal disegno, che era tornata a guardare subito dopo essersi complimentata con lui. "E cosa vorresti farci?" chiese, in risposta.
"Non so. Che ti piacerebbe? Vorresti un regalo?" Blaise infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, esibendo un sorrisetto sghembo.
"Io?" chiese e lui scosse le spalle. "A me non serve niente" spiegò, corrugando la fronte.

 

Già, questo Blaise lo sapeva già. "Non vorresti qualcosa?" Lei si morse un labbro, mentre i suoi occhi si inumidivano.
"In verità ciò che desidero non si può comprare…" mormorò, abbassando lo sguardo e lui si sentì un idiota. "Però…" La ragazza tornò a guardarlo con uno sguardo diverso. Però? Blaise stette in attesa. "Ci sarebbe una cosa che mi piacerebbe… Ma costa un sacco di galeoni e non lo avrei mai proposto… ma visto che me lo chiedi…" Come? Cosa? Blaise si fece attento: davvero bastava chiederlo?

 

Ginny fece un passo verso di lui con uno sguardo eccitato e divertito, come se avesse otto anni e fosse la mattina di Natale. Blaise era sempre più attento, pronto a ricevere da lei un'informazione preziosissima, neanche fosse la profezia che lo avrebbe designato imperatore del mondo magico. "E… cos'è?" chiese, quando non parlò più.
La ragazza scosse il capo. "Mi vergogno… costa veramente tantissimo…"

 

Blaise corrugò la fronte: ma cosa poteva essere? Quando lei abbassò di nuovo lo sguardo, si avvicinò. "E quanto costa?"
"512 galeoni". Ginny alzò il viso verso di lui. Blaise non collegò subito, cercando di pensare cosa gli ricordasse quel numero. Fu solo quando lei scoppiò a ridere che capì di essere stato preso in giro.
"La maglia di Quigley!" Blaise era divertito, ma scosse la testa.
"Sì. Regalamela che voglio usarla per provare gli incantesimi distruttivi…" Rise ancora lei, per poi stringersi contro di lui e mettergli le braccia al collo. "Non devi spenderli per me, Blaise, sono soldi tuoi. Ma se vuoi, possiamo fare qualcosa insieme: andiamo a mangiare in quel ristorante italiano dove mi hai portato due mesi fa, o a un concerto delle Sorelle Stravagarie o ovunque tu voglia… Non mi interessa niente, voglio solo stare con te…"
Blaise incassò il colpo sorridendo e annuì: l'avrebbe accontentata. Lo avrebbe fatto anche se lei gli avesse detto di desiderare che gli comprasse un elfo. "Potremmo andare al Tasty Magic…" propose. Notò la smorfia che segnò il viso della ragazza, ma poi lei sorrise di nuovo, passandosi una mano sulla testa.
"Va bene, se proprio ci tieni, andremo lì. Ma devo passare da casa a mettermi un po' di terra nei capelli…" Quando capì la battuta, Blaise sbuffò bonariamente e la spinse, facendola cadere sul divano dove lei aveva dormito quando gli era svenuta fra le braccia.
"Spiritosa, mia cara Ginny…" la prese in giro.
"Come? Non lo sapevi? Eh, ma ormai è tardi, non puoi più ridarmi indietro, sai?" E così dicendo lo tirò per la camicia per farlo chinare e riuscire a baciarlo. Blaise non si fece scappare l'occasione, anche se non le disse che non avrebbe mai tentato di 'ridarla indietro'.

***

 

"Ohi, ma mi stai ascoltando?"
Blaise staccò lo sguardo dalla rossa che, nella cucina di Pansy, era chinata sul tavolo mentre le raccontava qualcosa di divertente, per cui le ragazze stavano ridendo insieme. Scosse il capo.
"Scusa, Theo". Si voltò verso l'amico, prestandogli attenzione.

 

Theo sbuffò bonariamente: aveva visto che Blaise non riusciva a smettere di guardare la Weasley, come se dovesse continuamente sapere dove fosse e cosa facesse.
"Dicevo" iniziò, andandosi a mettere comunque nella traiettoria fra Blaise e la cucina, onde evitare altre distrazioni. "Hai visto Draco, ultimamente?"
Da quando avevano avuto quella famosa 'discussione' con il biondo, non ne avevano più parlato, forse anche perché erano stati distratti dalle ragazze, ma la sera prima ci aveva pensato e aveva notato che lui non si era più fatto vedere.

 

Blaise portò tutta l'attenzione sull'amico: Draco? No, non solo non lo aveva più visto, ma non ci aveva neanche più pensato. Scosse il capo mentre beveva dal bicchiere di cristallo. Ascoltò Theo parlare del biondo con un orecchio solo, finché non disse qualcosa che attirò tutta la sua attenzione.
"Come?" chiese, pensando di aver capito male.
"Redpoppy House, Blaise, ma mi ascolti?"
Oh. Parlava della proprietà che la madre di Blaise aveva ereditato da uno dei precedenti mariti: era una costruzione dalle discrete dimensioni nella campagna inglese e loro, lui e gli altri, c'erano andati più volte durante le vacanze di primavera o d'estate. Si ricordò anche del laghetto: poco più di uno stagno, effettivamente, ma un ambiente confortevole e in mezzo al boschetto. Avrebbe potuto portarci Ginny: era sicuro che a lei sarebbe piaciuto molto, poteva essere una vacanza, in fin dei conti. Un posto dove lei non sarebbe scappata via di notte per tornare a casa e avrebbero passato del tempo insieme.
"Dicevo che potremmo portarlo lì, no? Chiamiamo anche Hermes e gli altri, un weekend fuori da tutto, come le altre volte, durante gli anni della scuola… chissà che non scopriamo qualcosa…"
Mmm… no, lui ora non poteva proprio andare via. Non voleva staccarsi dal suo folletto rosso, non ancora. Lanciò uno sguardo alla cucina, ma la ragazza era di spalle, così lasciò scivolare gli occhi sul suo sedere. Potevano andare a RedpoppyHouse loro due, così avrebbero passato un'intera notte insieme. E forse più di una.
"No, non penso che… Non saprei…" Accampò qualche scusa, girandosi verso l'amico e sperando di essere convincente, mentre osservava Theo aggrottare la fronte in un modo molto curioso: non resse il suo sguardo quando capì che lo avrebbe sgamato.

 

"Di che parlavate?" chiese la mora, entrando nel loro cerchio di azione, mentre Ginny la seguiva reggendo un piatto di stuzzichini e un bicchiere pieno di vino.
Le due ragazze si sedettero sul divano, e Theo alzò le spalle prima di bere l'aperitivo che aveva nel bicchiere. "Stavo ricordando a Blaise di quando andavamo a Redpoppy House".
"Oh!" A Pansy brillarono gli occhi, mentre esclamava: "Redpoppy House! Oh, Ginny sarebbe magnifico, devi vederla, è una casa bellissima, in mezzo alla campagna. Non incontri nessuno per un sacco di miglia, e c'è anche un bosco; e in mezzo al bosco un delizioso stagno che…"
La mora aveva iniziato un monologo descrittivo troppo veloce per essere capito, tanto l'entusiasmo la stava prendendo, prima che il moro smorzasse ogni euforia.
"Dicevo che non è agibile, adesso: ci sono dei lavori da completare e non si può proprio andarci" la interruppe Blaise, con un tono forse troppo duro rispetto a quello che stava dicendo e un disagiato silenzio riempì il salotto: tutti avevano nasato la scusa del ragazzo, che sembrava contrario all'idea dei suoi amici.
Ginny ci rimase male più per il suo tono e per come aveva zittito i ragazzi che per quello che sembrava che fosse: non parlarne davanti a lei.
Pensò di dire ad alta voce che non c'era problema per lei, che li avrebbe lasciati soli per discutere della cosa, ma pensando che potesse essere una di quelle cose 'istintive' che le aveva detto suo fratello, decise di non parlare e si alzò per tornare in cucina a prendere qualcosa che aveva fatto finta di dimenticare, per dare loro l'occasione di parlarsi.

 

Pansy notò la rossa alzarsi e raggiungere la cucina, così la seguì e aprì uno sportello a caso, iniziando a parlare di una cosa qualunque.

 

Theo notò le ragazze in cucina e si sporse verso Blaise, sussurrando: "Merlino, ma che ti è preso? Si è capito benissimo che era una bugia!"
Il moro scosse le spalle. "Non so davvero come è messa la casa. Non so neanche se è può ospitare qualcuno, non controllo gli elfi da una vita…"
Sì, va bene, ma non avrebbe potuto dirlo direttamente? "Ma così sembrava che tu volessi…" iniziò, ma l'amico lo interruppe, liquidando la questione con una mano.
"Per Draco, troveremo una soluzione al più presto, senza aspettare il momento giusto per andare in campagna: non lo lasceremo nei guai, lo sai benissimo…" Theo annuì alle sue parole e si rassicurò un pochino: Blaise era quello su cui contare per le questioni organizzative perché gli piaceva avere il controllo di tutto e loro glielo lasciavano fare volentieri. Sapeva anche che per lui era importante che ogni cosa fosse perfetta. Ma se anche la casa non fosse stata pienamente lucida, che differenza faceva? Forse a volte era esagerato e avrebbe avuto bisogno di lasciarsi un po' andare. Notò le ragazze tornare verso di loro, chissà forse davvero la Weasley avrebbe potuto essere la persona giusta: era così poco prevedibile, lei. E di sicuro poco controllabile.
"E comunque è troppo presto per organizzare una cosa così" rimarcò ancora lui: vabbè, almeno le piccole manie potevano lasciargliele, no? Annuì distrattamente.

 

Ginny sentì l'ultima frase di Blaise e pensò che riguardasse la loro relazione: era troppo presto per andare in vacanza insieme? Effettivamente poteva essere, così come per lei era troppo presto ufficializzare la cosa in famiglia, forse per lui era troppo presto passare insieme e a stretto contatto, il tempo di una vacanza con i suoi amici più intimi.


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