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Autore: z0mbie    07/12/2023    2 recensioni
[ tw: anorexia&bulimia | Tsukki!centric | KuroTsukki ]
Ciao, Tetsurou. Sai, ho appena vomitato la cena che il coach Ukai mi ha consigliato di seguire perché mi sono sentito in colpa. Oggi detesto il mio corpo e vorrei essere più piccolo e gracile che mai, ma farò finta che non stia succedendo a me e tornerò ad essere il cinico e sarcastico Kei di sempre. Hai finito di fare l'imbecille mandandomi foto ancora più imbecilli? Forse dovrei dirti che mi manchi e che vorrei stare con te, ma sai che trovo stupidi questi inutili sentimentalismi e non te lo dirò mai apertamente se non con una battuta ed un paio di meme. Come è andata la tua giornata?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Vorrei fare una premessa: questa è probabilmente la fic più importante che abbia mai scritto in tutta la mia - lunga - carriera da fanwriter ed è tratta da una vicenda realmente accaduta. Soffro di disturbi alimentari all'incirca da otto anni e, nonostante i miei grandissimi progressi, mi capita ancora di avere qualche momento di cedimento e delle ricadute. Questa fic ha messo quindi completamente a nudo il mio rapporto con il cibo, il corpo e l'alimentazione e nessuno più di Tsukki ha potuto aiutarmi ad esporre nero su bianco TUTTO quello che provo: è praticamente canon il fatto che soffra anche lui di DCA e quando l'ho saputo mi sono sentita capita, compresa e rappresentata. Furudate non ha voluto glorificare quanto Tsukki stava passando né normalizzarlo - come invece tanti media occidentali fanno - e ha trattato la cosa molto molto sottilmente. Sono certa che tanti dei problemi di Tsukki, infatti derivino anche da questo, e lo dico perché io stessa mi sono comportata in questo modo a causa del disturbo alimentare. Non è bello e soprattutto non è facile stare accanto a chi soffre di questo tipo di cose, ma chi lo fa è ammirevole e non smetterò mai di ringraziarl*. Questa fic è per me, per Tsukki e per chiunque soffra di questo tipo di problemi. Non bisogna mai mollare, prima o poi le cose andranno meglio! Grazie infinitamente a chi leggerà.
Disclaimer: Haikyuu!! © Haruichi Furudate 
 

— it's okay, you are okay!
 
 
 
Respira, cazzo. Respira.
Si era tradito da solo. Dopo quasi due anni in cui era riuscito a controllarsi e dominare i suoi pensieri, alla fine aveva ceduto.

Respira, cazzo. Respira.
Come era potuto succedere? Perché lo aveva fatto di nuovo? Da un anno a quella parte aveva smesso di contare le calorie, toccarsi il grasso della pancia e le cosce, pesarsi quattro volte al giorno, riversarsi con la faccia dentro al water e vomitare persino l'acqua che aveva bevuto, sentirsi in colpa dopo un solo misero pasto.

Respira, cazzo. Respira.

Akiteru non c'era, sua madre era fuori città per dare assistenza ad una sua anziana e decrepita zia, e Kei era rimasto solo. Solo con i suoi pensieri, solo con i suoi sensi di colpa. Solo con i suoi demoni che avevano assunto la forma di uno sbaglio.
Eppure le cose sembravano andare così bene... aveva iniziato ad accettare il suo corpo, persino ad accettare il cibo. Il coach Ukai aveva personalmente iniziato a stargli dietro con un occhio di riguardo e aveva preparato anche una dieta pensata appositamente per lui e, a lungo andare, Tsukki aveva iniziato a seguirla.

Dopo il primo training camp di qualche anno precedente, tutti erano ormai venuti a conoscenza del suo disturbo alimentare e avevano iniziato a trattarlo in maniera differente, come se fosse fatto di cristallo. Kei però odiava quel tipo di trattamento; non era una bombola di porcellana né tantomeno fragile, o almeno era quello che cercava di raccontare a sé stesso. Intrinsecamente sapeva che quel suo atteggiamento costantemente e apparentemente freddo, sarcastico e distaccato voleva solo nascondere una moltitudine di paure ed insicurezze che tempestavano il suo cuore e la sua mente.

La verità è che Kei odiava sé stesso e quell'orribile immagine riflessa nello specchio che era costretto a vedere ogni maledetto giorno. Per tutta la vita aveva desiderato di essere piccolo, avere un'altezza nella norma, indossare taglie nella media e sentirsi bene con il suo corpo.

“Tsukki, non vedi quanto sei magro?!”
“Tsukki, ma mangi?!”
“Kei, oggi hai mangiato? Quanto hai mangiato?”
“Ti prego, fatti aiutare!”


Magro. Magro. Magro. Magro.
Quella parola tartassava costantemente i meandri della sua mente. Magro, ma non piccolo. E Tsukishima voleva solo essere piccolo, minuscolo, quasi invisibile.

Poi un giorno, durante un'amichevole contro il liceo Dateko, Kei cadde a terra e perse i sensi.
Non ricordava nulla di quanto accaduto, se non le urla preoccupate di Yachi, Hinata e Yamaguchi e qualcuno — forse Tanaka, il coach Ukai o Sawamura — che cercava di farlo riprendere a suon di pizzichi e schiaffi in faccia. Quando riprese conoscenza, Tsukki aveva realizzato di essere in infermeria e accanto a lui sedeva il professor Takeda che, con uno sguardo deciso quanto preoccupato, lo esortò a parlare e soprattutto a chiedere aiuto, qualsiasi cosa lui stesse passando.
Non mangiava da due giorni.

Fu in quel frangente che Kei si accorse di aver toccato il fondo: suo fratello aveva iniziato a nascondergli la bilancia e lui, in preda al panico, si svegliava nel cuore della notte per cercarla e poter così monitorare come e quanto avesse mangiato nel corso della giornata precedente, sentiva spesso sua madre piangere al telefono con parenti ed amici, ammettendo che non sapeva più cosa fare e come comportarsi, e persino i suoi stessi compagni di squadra e i coach si offrivano — con suo sommo disappunto — di accompagnarlo in bagno per assicurarsi che non compiesse gesti inconsulti o pericolosi per la sua salute.

Poi era arrivato Kuroo e qualcosa in lui era cambiato. Tsukki era troppo orgoglioso per ammettere che l'ex capitano del Nekoma era stato fondamentale per aiutarlo a superare i suoi momenti peggiori, ma sapeva anche che così avrebbe solo mentito a sé stesso; il più grande era stato uno dei primi ad accorgersi del suo problema, durante il ritiro estivo, ma anziché stargli col fiato sul collo come avevano fatto molti altri, lo aveva semplicemente assecondato e sostenuto fino al punto in cui non fu lo stesso Kei a chiedere un pezzo di carne in più nel piatto senza troppe forzature.

Qualche mese dopo le nazionali quello stupido gattaccio era diventato il suo ragazzo e Kei aveva così scoperto un nuovo step da affrontare: quello dell'intimità fisica.

Tetsurou, che dal canto suo di esperienza ne aveva già avuta, non aveva mai forzato troppo la mano né messo alcun tipo di pressione all'altro; tra scambi di battute acide, frecciatine, meme e flirt, nel corso di quei lunghi mesi di distanza vi erano stati anche dei messaggi più spinti e Kuroo non aveva fatto poi molto per nascondere quanto il più piccolo lo eccitasse.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto le più sadiche e disumane torture, leggendo quei messaggi Kei era arrossito come uno stupido ragazzino e aveva provato delle emozioni mai sperimentate prima d'ora. Non aveva mai fatto sesso in vita sua, né tantomeno era mai stato visto senza vestiti da qualcun altro, e così, facendosi mentalmente coraggio, si scattò un paio di foto provocanti e le inviò a Tetsurou.

Non era stato facile per lui abbattere così le sue barriere, mostrarsi nudo non solo nel corpo ma anche nell'anima ed i sentimenti, ma alla fine aveva ceduto e le risposte di Kuroo furono persino più appaganti di quanto avesse potuto mai immaginare ed ammettere: gli aveva detto che era bellissimo. Non sexy, non magro, non eccitante. Non c'erano state provocazioni o battute di sorta, né tantomeno flirt spudorati. Solo bellissimo.

Kei quella sera aveva mandato il gattaccio al diavolo e si era messo a letto, ma nella realtà non aveva fatto altro che rigirarsi costantemente tra le lenzuola e rileggere quegli stupidi messaggi come se fossero la cosa più bella del mondo, fino ad addormentarsi con il telefono tra le mani e la chat con Tetsurou ancora aperta.

Kuroo era solo un idiota. Ma forse, almeno un po', l'idiota era anche lui per avergli dato corda così ed aver permesso alla sua corazza di cedere un po'.

E ora? Cosa avrebbe raccontato? Come diavolo si sarebbe guardato allo specchio dopo aver mandato al diavolo due anni di progressi e miglioramenti? Provava vergogna per quanto aveva fatto, ma al tempo stesso non riusciva a levarsi dalla testa il pensiero di come e quanto avesse mangiato nel corso della serata.
Kei era poggiato con la fronte contro la tazza del water: sentiva il cuore battergli forte, le mani gli tremavano al punto che quasi non le percepiva più e il respiro gli si mozzava in gola.
Era da un po' di tempo che non sperimentava un attacco di panico, soprattutto uno di quelli dovuti alla bulimia e l'anoressia. Era solo, senza sua madre e suo fratello, ed una parte di sé era grata che quella rogna la dovesse affrontare tutta in solitaria, un po' come aveva sempre fatto.

Respira, cazzo. Respira.
È solo un attacco di panico.

Respira, cazzo. Respira.
Hai solo vomitato la cena che il coach Ukai ti ha intimato di seguire dopo aver speso una notte intera a stilare una dieta solamente per te. Non è niente di grave.

Respira, cazzo. Respira.
Non è nulla, eh, Kei? Sai che puoi farcela da solo come hai sempre fatto.

È solo un disturbo alimentare in fondo, no? La gente muore a causa dell'anoressia e la bulimia, ma non succederà di certo a te.
Ma Kei, suo malgrado, sapeva che quella volta non ce l'avrebbe fatta da solo.

Il biondo detestava a morte la sensazione di riconoscere di aver bisogno d'aiuto, l'idea di aggrapparsi agli altri e dipendere da qualcun altro, ma sapeva anche che se non avesse raccontato cosa era appena successo in quel bagno non se lo sarebbe mai perdonato. Lo doveva a quei due anni di progressi.

Cercando di mantenere la sua solita e gelida calma, Tsukishima allungò una mano verso il pavimento e a tentoni cercò il telefono. Ignorò i caotici messaggi che Hinata, Yachi e Tadashi si stavano scambiando sul gruppo che avevano in comune e la foto un po' spinta che gli aveva inviato il suo ragazzo dopo gli allenamenti in palestra. Avrebbe potuto chiamare il coach Ukai, pensò distrattamente, ma tutto quello che fece fu digitare non troppo casualmente un numero che nell'ultimo anno aveva imparato a conoscere fin troppo bene ed attese, ma più il telefono squillava e più sentiva il cuore scoppiargli nel petto.

Cosa avrebbe raccontato? Kei avrebbe voluto persino piangere, ma era troppo orgoglioso per farlo.

“Heyyyy! E questa novità? Di solito detesti parlare al telefono! Sei stato rapito e devo forse pagare un riscatto?” cantilenò una voce allegra e provocatoria, ma per nulla offesa.

Tsukki fece un respiro profondo, cercando di mantenere la sua solita faccia di bronzo e il tono di voce controllato, quella volta però sapeva che sarebbe stato un pessimo attore.

Tetsurou.”

Kuroo, dall'altro capo del telefono, si irrigidì immediatamente.
Il suo ragazzo non lo chiamava mai per nome.

“Kei, che succede?” domandò serio e senza troppi giri di parole. L'ex capitano del Nekoma non stava affatto nascondendo la sua preoccupazione e una strana quanto orribile sensazione aveva iniziato a perforargli lo stomaco.
Lui già sapeva. Aveva capito tutto.

Ciao, Tetsurou. Sai, ho appena vomitato la cena che il coach Ukai mi ha consigliato di seguire perché mi sono sentito in colpa. Oggi detesto il mio corpo e vorrei essere più piccolo e gracile che mai, ma farò finta che non stia succedendo a me e tornerò ad essere il cinico e sarcastico Kei di sempre. Hai finito di fare l'imbecille mandandomi foto ancora più imbecilli? Forse dovrei dirti che mi manchi e che vorrei stare con te, ma sai che trovo stupidi questi inutili sentimentalismi e non te lo dirò mai apertamente se non con una battuta ed un paio di meme. Come è andata la tua giornata?

“Kei... perché lo hai rifatto? Cosa ti ha turbato?” sospirò con preoccupazione crescente il corvino, subito dritto al punto.
Kuroo e Tsukki non parlavano mai del disturbo alimentare del più piccolo; il biondo voleva evitare ogni tipo di discorso a riguardo e Tetsurou accettava la cosa senza dargli troppe pressioni.

Il capitano del Nekoma sapeva bene che non era facile avere a che fare con una persona affetta da anoressia nervosa e bulimia e per questo cercava di venire incontro al suo ragazzo senza fargli pesare troppo il problema. Ad occhi esterni sembrava quasi che non gli importasse, ma entrambi sapevano che era tutto il contrario: nei momenti di intimità, Kuroo non faceva altro che baciare, amare e adorare ogni lembo di pelle scoperta del più piccolo, ricordandogli solo quanto fosse bello e quanto meraviglioso fosse il suo corpo. Tsukki detestava tutte quelle moine e talvolta rispondeva a Tetsurou con disappunto e sarcasmo, ma in cuor suo custodiva quelle dolci parole come se fossero un tesoro grandioso ed inestimabile fatto solo per lui.

Kei odiava ammetterlo ma Kuroo lo faceva sentire amato e, nel corso di quell'anno che aveva passato assieme a lui, aveva iniziato ad amarsi un po' di più a sua volta.

Ma ora che ci pensava, perché lo aveva rifatto? Stava andando tutto bene, del resto. Si piaceva e credeva molto di più in sé stesso, mancava poco al diploma e i test di ammissione per la facoltà di paleontologia erano andati più che bene e, nonostante tutto, era felice di giocare a pallavolo, tanto da volersi iscrivere anticipatamente anche al club del college. Inoltre aveva anche un ragazzo e, pur trovando odiosa l'idea, persino un gruppo di amici all'infuori di Tadashi.

Tsukki restò semplicemente in silenzio, quasi mortificato. Più con sé stesso che nei confronti del fidanzato.
Le mani continuavano a tremargli, il cuore non smetteva di battergli, gli occhi pizzicavano.

Svegliati, non è successo niente.

“Va tutto bene, lo sai, vero? Il fatto che tu abbia avuto una ricaduta non significa certo che hai perso la guerra. Pensa solo ai progressi che hai fatto rispetto al ritiro estivo di qualche anno fa! Adesso mangi più di due volte al giorno e finisci una portata intera, non salti più i pasti, chiedi delle porzioni in più, non sei più dipendente dalla bilancia e hai persino messo su muscoli! Ti sembra poco questo? Hai affrontato ogni cosa da solo e a testa alta come sempre, non sarà certo un momento di debolezza a vanificare tutto quello che hai fatto fino ad ora!
Siamo sportivi, Kei, e noi più di chiunque altro sappiamo che è normale perdere. Questa è la vita, dopotutto, e come perdiamo in campo perdiamo anche nelle cose più importanti. Oggi è successo, ma non significa certo che succederà anche domani, perciò non abbatterti o sentirti in colpa.
Tu sei forte, molto più forte di quello che potresti mai immaginare.”

Normalmente, sentendo parole del genere, Tsukki avrebbe assunto un'espressione inorridita quanto infastidita e avrebbe evitato ogni tipo di discorso che anche solo vagamente contemplasse parole come "debolezza" o "disturbo alimentare", ma non quella volta. Kei aveva bisogno di sentirsi dire che stava andando tutto bene, che non aveva fatto nulla di sbagliato e che soprattutto non era solo.

Aveva ragione Kuroo, dopotutto loro erano degli sportivi. Perdere in campo faceva parte della vita, così come cedere e avere delle ricadute. Il fatto che quella sera fosse successo quanto aveva fatto non significa certo che sarebbe accaduto anche l'indomani!
Sentendo l'altro parlare, Tsukki aveva persino iniziato a smettere di tremare e il battito del suo cuore aveva ripreso ad avere un ritmo calmo e regolare.
E, soprattutto, Kei non voleva più piangere.

“Sei disgustosamente melenso. Adesso sì che sto per vomitare.” ammise il biondo con il suo solito pungente sarcasmo, e questo fece scoppiare Kuroo in una fragorosa risata.
“Magnifico! Magnifico! Sei tornato il solito Tsukki di sempre!”

Suo malgrado, ciò che Tsukishima apprezzava di Kuroo, era quella sua strana quanto fastidiosa capacità di non offendersi mai al cinismo di facciata che puntualmente rifilava a chiunque. Tetsurou quasi ne traeva profitto, usando a sua volta la stessa carta del sarcasmo ma in maniera molto meno aggressiva e manesca, e forse era proprio quella la ragione per cui il biondo aveva iniziato a provare interesse per lui.

La conversazione poco dopo iniziò ad assumere altre tonalità; Tsukki aveva chiesto all'altro come stesse, Tetsurou aveva iniziato a parlargli della sua giornata e poi il discorso aveva iniziato a prendere una piega totalmente differente e, per lunghe quanto piacevoli tre ore di telefonata, finirono per parlare di cinema occidentale, serie TV, archeologia e nuove scoperte scientifiche. 

Quella sera Tsukishima aveva smesso di pensare al cibo, ai sensi di colpa e a quanto era accaduto in bagno. La voce di Kuroo era stata capace di rassicurarlo e farlo sentire a suo agio. Sapeva che l'indomani avrebbe affrontato la cosa in maniera differente e che sicuramente avrebbe dovuto rimboccarsi ancora le maniche per spingersi a migliorare e gestire i suoi problemi col disturbo alimentare al meglio, ma sapeva anche che rispetto a qualche anno prima aveva una marcia in più e molta più consapevolezza non solo di sé stesso, ma di come affrontare tutte le difficoltà della vita.
Forse non andava ancora tutto bene, sì, ma una cosa era certa: Tsukki aveva ripreso a respirare.
E questo, almeno un po', lo doveva anche a Tetsurou.

 
Dopo quella sera Kei non aveva più vomitato.
   
 
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