Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: aurtemporis    10/12/2023    0 recensioni
Sulle spiagge della Normandia, il colonnello delle guardie reali trova una ragazza priva di sensi e in balia del freddo. Dopo averla soccorsa, cercando di offrirle ulteriore aiuto, tenterà di scoprire le cause che hanno portato la ragazza sul punto di perdere la vita. Al contempo, la ragazza proverà ad impedirle di conoscere la verità, corrotta e pericolosa, e in cui lei è già intrappolata.
AVVISO: Questa ff esce completamente dal seminato. È una storia che se ne va per i fatti suoi e prende solo alcuni tratti dall'anime. Dedicata in particolare ai fans di Oscar/Rosalie, è una distrazione senza pretese da tutte le coppie canoniche dell'opera.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Venne di nuovo mattina. Rosalie si svegliò tardi, quando scese, dopo essersi vestita e legata i capelli, trovò Maude affaccendata per la casa, la donna le disse di sedersi con la sua solita aria gioviale. "Mi spiace dovervi arrecare fastidio a così tarda ora, perdonatemi, ieri non riuscivo a dormire"

"Mia signora, ci sono abituata, non preoccupatevi" la donna le sorrise intanto che apparecchiava per servirle la colazione. 

"Dov'è il padrone?"

"Fuori, ad allenarsi con la spada" rispose mentre trasportava un vassoio "il latte è a scaldare, intanto assaggiate i miei biscotti" erano biscotti enormi, Rosalie non ne aveva mai visti così, ne entrava solo uno nel palmo e lo copriva completamente.

"Sono buonissimi, Maude, complimenti"

"Grazie, mia signora, lo so, non per vanità ma devo dire che la cucina casereccia non ha segreti per me, anche mio marito non se la cava male, per quanto insolito" le disse che tornava subito.

Rosalie si alzò e si avvicinò alla finestra del salotto, chissà se riusciva a scorgere Oscar. Non vide nessuno, scioccamente aveva pensato che il fuori che intendeva la governante era esattamente fuori la casa. 

"Che guardate di bello?"

Trasalì quando si ritrovò il colonnello di fianco che osservava oltre la finestra, nello stesso identico punto. Era arrivata senza fare il minimo rumore.

"Credevo foste fuori" Rosalie arrossì.

"Stavate cercando qualcuno per caso?" incurvò le labbra.

"Niente affatto!"

L'altra le disse che aveva terminato da un pezzo con la spada. La vide un po' arrossita "Non vi sentite bene?"

"No, è che, ho come un fastidio alla testa" le dispiaceva farla preoccupare ma non sapeva come cavarsi dall'impaccio senza imbarazzarsi ancora di più. La bionda l'accompagnò dove poterono sedersi e le propose di raccontarle una storia.

"State a sentire, così vi distraete" chiuse gli occhi e poi iniziò "in una fattoria si trovava un vecchio cavallo. Aveva lavorato tutta la vita assieme al fattore con l'aratro ma negli ultimi tempi non ce la faceva più a tirarlo. Così, il fattore lo lasciava nelle stalle e al suo posto aveva legato un bue, finché non avesse trovato di meglio. Il cavallo passava le sue giornate nella stalla, l'asino, che gli stava di fianco, una sera gli disse che i cavalli che non servivano più venivano mandati al macello dal fattore. Al che, il cavallo rispose che non l'avrebbe mai fatto, perché il fattore gli era affezionato. Ma l'asino lo derise e il cavallo ebbe come un presentimento; per quanto sgradevole fosse stato, l'asino poteva anche non aver detto una menzogna" aprì gli occhi e vide che Rosalie la stava ascoltando, proseguì "una mattina giunsero due uomini con un carro e legarono il vecchio cavallo dietro di esso, poi diedero una manciata di monete al fattore. L'asino ragliava come a volergli far capire che era arrivata la sua ora. Il cavallo non provò nemmeno a ribellarsi, da quando non tirava più l'aratro era diventato pelle e ossa. E poi, pensò di aver avuto una buona vita in fondo, era arrivato alla vecchiaia e non era da tutti in quella fattoria. L'unico dispiacere che gli era rimasto era quello di aver compreso di non aver mai avuto l'affetto del suo padrone, un uomo a cui l'animale era da sempre sinceramente legato" Rosalie la guardò, un'espressione triste sul viso, l'altra proseguì "il cavallo finì in una piccola cittadina. Attaccato alla casa del macellaio c'era un grosso magazzino dove venivano abbattuti gli animali; quando ci portarono il vecchio cavallo, questo osservò una serie di lame e attrezzi, c'era anche un grosso tavolo funestato dal lavoro e macchiato-"

"Oh, Oscar, per carità, non continuate!"

"Ma non è finita"

"Lo so ma non sono sicura di voler sentire il resto" girò il volto dall'altro lato.

"Ascoltate invece. Il macellaio era un uomo, come si potrebbe dire, non più giovane. Aveva una vista non più impeccabile come una volta e si faceva aiutare dal suo apprendista con una lanterna poiché nel magazzino entrava poca luce anche di giorno. Per non far assistere i passanti, le finestre erano alte e si aprivano e chiudevano con una lunga pertica. Così, l'uomo tirò le redini del cavallo e lo portò accanto al tavolo. Gli tolse i finimenti. Prese un grosso punteruolo e poi cercò a tastoni il martello, ma non lo trovava, era in penombra e il suo apprendista non c'era quel giorno. Il cavallo lo trovò, gli stava vicino, addentò il martello e glielo passò. L'uomo ringraziò, anche se era stupito, poi si concentrò di nuovo in quello che doveva fare ma non ci vedeva a un palmo dal naso. La lanterna era lì vicino ma non poteva usarla con le due mani occupate, quindi il cavallo la prese tra i denti e la sollevò dal tavolo, alzando il muso fino ad illuminare la faccia del macellaio. L'uomo fissò l'animale, confuso. La luce era sufficiente adesso, doveva solo dare un colpo e sarebbe tutto finito, ma la mano con il martello esitò" la ragazza le aveva afferrato un braccio, Oscar le disse di ascoltare, ancora una volta "dopo alcuni lunghi istanti, il martello tornò sul tavolo, l'uomo posò anche il punteruolo. Piuttosto, prese la lanterna dalla bocca del cavallo, la avvicinò ad esso e lo illuminò, chiedendosi quanto fosse bizzarro quell'animale, forse anche troppo fuori dall'ordinario per venire ucciso. Lasciò la lanterna nel magazzino e portò fuori il cavallo. Lo condusse nella piccola stalla e disse al figlio di dargli da mangiare e da bere. Era magro ma si poteva rimettere in sesto e gli avrebbe fatto buona compagnia nei suoi brevi viaggi nella cittadina, fin quando il buon Dio avesse voluto che campassero, entrambi. E ne fecero molti di brevi viaggi, assieme" sorrise e, senza pensarci, raccolse con il dito una lacrima che minacciava di cadere dagli occhi cerulei di Rosalie. "Suvvia, è una storia a lieto fine, niente lacrime"

Rosalie sorrise e voltò rapida il capo per non farsi guardare e dover accampare altre scuse senza capo né coda. "Grazie, per la storia"

"Che ne dite di cavalcare oggi, per prendere una boccata d'aria?" suggerì Oscar, alzandosi in piedi.

"Non credo di esserne capace, mi dispiace" prese un biscotto dal tavolo lì accanto e abbassò il capo. Non era mai montata su un cavallo in vita sua, in carrozza e su un carretto un'infinità di volte, ma su un cavallo non ricordava di essere salita neppure una volta.

"Se non provate non lo saprete mai"

Il sole era velato quella mattina, le acque ingrigite e fosche. Anche i gabbiani si facevano sentire poco, pareva dover piovere da un momento all'altro. Rosalie non sapeva se quella era una buona idea, a prescindere dal cavalcare, non riusciva a guardare verso il mare agitato senza provare malessere, e andare a cavallo proprio sulla spiaggia non avrebbe aiutato. Però le sembrò brutto rifiutare, pensava questo quando vide arrivare uno stupendo cavallo bianco con in groppa il colonnello. Quando le si avvicinò abbastanza, le disse di posare un piede sulla staffa. "Coraggio, senza paura"

"Facile a dirsi per voi, che ci siete abituata" la staffa era alta, dovette tirare su la gonna del vestito per riuscire a toccarla, ma non si diede una grande spinta, non ne ebbe bisogno. Oscar le afferrò una mano e la mise a sedere davanti a lei.

"Vai" il cavallo partì a un passo lento, poi più moderato "è un cavallo addestrato, non vi preoccupate" 

Non si stava certo preoccupando di quello, nel momento che si era ritrovata in groppa, con la schiena contro il petto del colonnello, le tornarono alla memoria i momenti davanti a quel camino, e fece caso che era un pensiero ricorrente. E quel profumo di acqua di rose che aveva già sentito. Era di nuovo in imbarazzo e si ritenne fortunata che in quella posizione non poteva essere vista. Gli zoccoli schizzavano nell'acqua e piccole gocce arrivavano fin sopra i loro abiti.

"I movimenti sono piuttosto semplici, Rosalie, guardate bene…" 

Ma a un certo punto smise di ascoltarla, una mano sul cuore cercava di calmare il respiro affannoso e il terrore che la faceva sudare freddo, il mare, divenne un rumore sovrastante ogni altra cosa che a confronto scompariva indistinguibile. All'improvviso gridò, e si voltò contro il petto del colonnello, premendo il viso contro i suoi abiti. Le mani tappavano le orecchie.

"Che succede, Rosalie? Non state bene?" fermò subito il cavallo. Avevano fatto poca strada, le sentiva tremare tra le braccia. "Aspettate, ora scendiamo"

"No!" lasciò le orecchie e si afferrò più forte ai vestiti del colonnello. "Non è il cavallo" deglutì "spostiamoci lontano dalla spiaggia, per favore"

Subito la bionda guidò il destriero per salire sopra l'arenile, dove iniziava a vedersi la vegetazione. E il mare si perse alle loro spalle. "Perdonatemi, non avevo compreso"

"Non potete farci niente, sono io che non riesco a scordarmelo" i tremori peggiorarono e quasi batteva i denti. Il cavallo si fermò, avvertì due braccia circondarla e stringerla. Quando finalmente riuscì a ritrovare il controllo, Oscar l'aiutò a scendere.

"Alla fine non è stata una buona idea, come posso farmi perdonare?"

Rosalie prese un respiro profondo e la guardò, con i suoi occhi spaventati "Non devo perdonarvi nulla. Mi fa un brutto effetto guardare le acque del mare, a piedi, a cavallo, non cambia… Mi è sembrato di affogare, di nuovo come quella notte. Il cielo era scuro, pioveva, quell'uomo mi ha scaraventato in acqua" coprì gli occhi prima che le lacrime iniziassero a scendere.

"Chi? Chi è stato?"

"Non so chi fosse, eravamo su un vascello, era uno sconosciuto per me" strinse forte le mani, una nell'altra, e non disse più una parola. In un certo qual modo, starle vicino anche senza parlare, le dava un po' di coraggio.

"Rosalie, desidero aiutarvi ma voi vi dovete fidare di me" avrebbe voluto chiederle dello sconosciuto, farsi descrivere questo uomo, aveva una gran voglia di dargli la caccia, stanarlo e fargliela pagare. "Ieri, mentre passeggiavamo, tra gli scogli dell'insenatura, ho visto un soldato della marina, morto. E dallo stato in cui era, direi che il periodo è pressappoco vicino al vostro arrivo qui" 

La ragazza dilatò gli occhi, capì chi era e, da come aveva reagito, il colonnello comprese che lei sapeva chi fosse "Non è stato quel soldato, si trovava sul vascello ma non c'entra, lui era…" si voltò.

"Come posso aiutarvi se non ne parlate con me?" 

"Non potete" 

"Come fate a dirlo, mettetemi alla prova" attese invano ma non le fece nessun'altra domanda. 

Rientrarono alla residenza e si tennero ben lontane dalla spiaggia. 

Sul tardi, il temporale irruppe con tutta la sua potenza. Maude tirò dentro il bucato, appena in tempo. L'aveva steso nel pomeriggio, quando si era alzato il vento, metà era già asciutto. Joris si occupò di chiudere le imposte una per una. La scrupolosità nel sigillare porte e finestre le ricordò Eric, il maggiordomo della marchesa. Rosalie si ritrovò sdraiata nel letto, a sobbalzare a ogni lampo e tuono, nonostante le finestre fossero perfettamente chiuse. Si rigirò e rigirò a lungo, fino alla mezzanotte. Il temporale non dava tregua, si sentì come una bambina sciocca che aveva paura dei tuoni. Eppure non erano quelli la ragione, tutto le faceva pensare a quella notte, ancora troppo recente per dimenticarla. Aveva rivelato anche troppo, considerò, non avrebbe confessato a nessuno in quella casa della vera ragione per cui avevano cercato di toglierla di mezzo, avrebbe solamente trascinato altri in quella situazione. Immaginò che tanto, se stavano ordendo un complotto, non avrebbero potuto fermarli con le poche informazioni che lei possedeva. Il conte avrebbe negato ogni cosa, probabilmente anche di conoscere gli inglesi. Ma, allo stesso tempo, se avesse taciuto e se fosse accaduto qualcosa ai reali, il rimorso l'avrebbe divorata per tutta la vita. "Basta!" nascose il volto tra le mani e un altro rombo fece tremare la finestra ed ella stessa. 

Si alzò, prese la piccola candela sul comodino ed uscì dalla camera a piedi nudi. I passi la condussero fuori la stanza del colonnello, si bloccò un momento prima di posare la mano sul legno della porta. 

"Stupida! Stupida!" mormorò sottovoce "Che vuoi fare? Che ci fai qui? Che ti salta in testa?" proseguì parlando a sé stessa. Rosalie abbassò la testa e i capelli le coprirono il viso come una tenda, sospirò e si voltò, per tornare lentamente nella sua stanza.

Oscar aveva visto la piccola luce fermarsi dietro la porta, si era alzata e poi era rimasta ferma in mezzo alla stanza, in attesa di qualcosa che non era accaduto. Pochi istanti dopo, tornò a sedersi sul letto, con le mani tra i capelli. Rimase a pensare in quella posizione fin quando il temporale calò di potenza e una lieve pioggerella proseguì fino al mattino successivo.

 

E fu mattina, era il quarto giorno che Rosalie si risvegliava nel letto di qualcun altro. Guardò di nuovo quell'uniforme poggiata sulla sedia, sempre immobile e immacolata come se Maude andasse a spolverarla ogni giorno, e non poteva escludere che lo facesse davvero. Quella mattina si era alzata presto, nonostante la notte agitata. Già che c'era, aiutò anche Maude in cucina, era brava a preparare il pane, l'aveva fatto ogni giorno della sua vita nella casa dei genitori adottivi, dai nove anni in poi. La madre le aveva insegnato bene, Maude le disse che era la prima nobildonna che vedeva a saperlo fare senza nessuna indicazione. La giovane non capiva perché la donna la considerasse nobile a prescindere, senza sapere nulla di lei. La chiamava mia signora sin dal primo momento. In ogni caso non disse nulla. Ma anche Oscar l'aveva sempre chiamata così, prima ancora che le raccontasse delle sue origini. Sarà stata cortesia, pensò. 

Voleva chiedere del padrone ma non osò più, non voleva sembrare fuori luogo o peggio ancora una a cui mancavano le buone maniere. Non erano affari suoi sapere cosa facesse o dove fosse ogni santo giorno. Anzi, di giorni ne erano passati anche troppi. Volendo vederla diversamente, magari quegli uomini non li avrebbe più incontrati per il resto della sua vita. Desiderava anche tornare dalla marchesa e tranquillizzarla. Doveva però inventarsi una storia credibile, non si sparisce da una nave senza lasciare tracce per poi ricomparire come niente fosse. Quell'uomo aveva ucciso uno dei marinai e il corpo era arrivato quasi alla sua medesima destinazione. Se aveva lanciato anche lui fuoribordo, chissà a che strane conclusioni erano arrivati sul vascello per spiegare l'assenza di entrambi. Volendo vederla diversamente, la cosa migliore che le poteva capitare era che qualcuno avesse visto l'uomo agire e l'avesse denunciato al capitano. Forse era sperare troppo, ma lo desiderò.

L'odore del pane caldo si sparse per tutto il piano terra della residenza, come ogni giorno. Joris sopraggiunse per accendere il camino "Siamo a corto di pietre focaie, più tardi andrò in paese" disse alla moglie, dopo aver salutato la ragazza con il suo solito lieve inchino. Voleva sapere se occorreva qualche altra cosa.

"Scusatemi" Rosalie lo interruppe "dal paese posso trovare un passaggio per Parigi?"

L'uomo si grattò la corta barba sul mento "Sì, mia signora, ma ve lo sconsiglio da sola. Se volete mettervi in viaggio per Parigi, debbo accompagnarvi" si voltò verso la moglie "il padrone lo sa?"

Maude fece un gestaccio al marito, come per dirgli di chiedere all'interessata lì presente.

"Mia signora, vi dispiace attendere fino a stasera? Il colonnello farà tardi, è andato a caccia"

Rosalie rimase a pensarci, andar via senza salutare sarebbe stato scortese e irriconoscente. Certamente l'avrebbe aspettata, poteva partire l'indomani. Le aveva promesso un passaggio, dopotutto. 

"Aspetterò, grazie"

Joris ne fu sollevato, accompagnarla ora gli avrebbe creato un mucchio di grattacapi, e poi aveva da fare. Dopo un altro inchino, uscì dalla cucina.

"Mia signora, andate già via?" Maude pareva davvero dispiaciuta.

"Sì, è ora che vada"

"Ne siete sicura?"

"Non posso restare ancora, devo far sapere che sono ancora viva, mi capite?"

"Avete ragione, mia signora, stupidamente ho immaginato che foste l'unica sopravvissuta di una tragedia" disse la donna, si slacciò il grembiule e sfornò il resto delle pagnotte.

"Voi siete una donna meravigliosa, Maude" Rosalie l'abbracciò, prendendola alla sprovvista "non vi dimenticherò mai, e neppure vostro marito"

"E il padrone?" Maude la vide abbassare gli occhi. 

"Anche"

"Però, se andate a Parigi, potreste anche incontrare il colonnello di tanto in tanto"

"Può darsi" Rosalie si sforzò di sorridere. Non era sua intenzione incontrare la bionda mai più. Si promise che se anche l'avesse vista per caso, l'avrebbe evitata. La marchesa però non meritava di venire abbandonata, a lei doveva dare spiegazioni. Dopo molto rimuginare, stabilì che le avrebbe raccontato tutta la verità, ne aveva il diritto, poi avrebbe scelto la stessa donna se permetterle di restare o mandarla via.

Qualche tempo dopo, Rosalie si ritrovò davanti al camino, a leggere. Aveva trovato uno dei volumi che possedeva anche la marchesa. Trattava delle principali famiglie nobili della Francia. Lo conosceva a memoria tante le volte che lo aveva sfogliato. Aveva sempre avuto la curiosità di scoprire chi fossero i suoi veri genitori ma in realtà non era certa di volerlo sapere. L'avevano gettata via come un paio di scarpe vecchie, così le diceva la sorellastra quando litigavano. Se voleva ferirla sapeva esattamente dove andare a battere. Eppure, ci aveva pensato tutta la vita alla sua famiglia d'origine, da quando era diventata abbastanza grande da conoscere la verità che le raccontarono. Poteva essere una di quelle in quel libro o magari era una famiglia imborghesita senza titoli eclatanti, oppure era la figlia segreta di qualche prelato. Anche questo le diceva Jeanne. Sapeva essere davvero sgradevole con lei, quando voleva. Chissà come stava e chissà se le rivolgeva ogni tanto qualche pensiero; perché nonostante tutto le voleva ancora bene.

Udirono bussare. Rosalie scattò in piedi come punta da un ago.

Maude andò ad aprire e accolse un giovane con i capelli scuri.

"Maude, come va?"

"André, che ci fai qui?"

"Volevo vedere Oscar, senza di lei non so con chi allenarmi e le giornate non passano mai" rispose sorridendo.

"Il generale sa che sei qui?"

"Sì e no" André rise "gli ho detto che mi serviva qualche giorno per venire a trovare dei parenti di mia nonna e visto che non avevo altri compiti da svolgere…"

"Comportati bene, perché abbiamo un'ospite!" le disse la donna. Ad André ricordò la nonna in quel momento.

"E chi è?" Maude gli indicò il salotto.

"Una signora per bene, quindi occhio a ciò che dici"

André vide una ragazzina che lo guardava seria come se fosse al cospetto di un qualche altolocato. Le si avvicinò. "André Grandier, l'attendente del colonnello" si inchinò e le prese la mano per baciarla.

"Rosalie, la dama…" si bloccò, doveva togliersi questo viziaccio che aveva di parlare senza riflettere "il colonnello mi ha salvata, ero svenuta sulla spiaggia, sono caduta da un'imbarcazione durante una tempesta" disse, deviando il discorso.

"Che storia! Raccontatemi per favore" André si sedette accanto a lei, ma prima si servì da solo un calice di vino, sapeva dove trovarlo, la ragazza non ne volle.

Le era capitato un tipo curioso, ecco che la faccenda si complicava terribilmente. Aveva detto troppo ancora una volta. E ora doveva inventarsi una storia credibile su due piedi. Certa che il giovane l'avrebbe raccontata a Oscar. Cominciò a dire che era la discendente di una famiglia nobile, e fin qui non aveva mentito, si trovava da sola su un vascello diretto in Francia. Era andata in Inghilterra perché stava cercando tracce della sua famiglia d'origine. Ci ricamò un po' sopra e raccontò che un uomo l'aveva spinta in acqua ma non scese nei dettagli.

"È stato accidentale?" André era più curioso di un bambino.

"Non ricordo molto di quei momenti"

"Rosalie, meno male che siete capitata da queste parti"

"Vero, sono stata molto fortunata"

André le disse che, conoscendo Oscar, si sarebbe messa alla ricerca della sua famiglia senza pensarci. Era fatta così. Si spendeva ad aiutare chiunque in difficoltà. Rosalie sorrise, se ne era accorta da sola della generosità che apparteneva alla bionda. 

"Se non l'ho trovata fino a oggi, significa che non vogliono farsi trovare. Preferisco non sapere più" replicò la ragazza.

"Io li continuerei a cercare anche solo per fargli provare un po' di vergona, sbattendogli in faccia la realtà e poi andandomene via per sempre" suggerì André picchiando un pugno nel palmo.

"André, vieni ad aiutarmi!" strillò Maude. 

"Neanche sono arrivato! Fanno sempre così quei due, appena mi vedono mi trovano qualcosa da fare" disse alla ragazza, che sorrideva.

Rosalie sospirò e tornò al libro. Non aveva idea di chi fossero i suoi genitori, non sapeva come si chiamassero, l'unica cosa che conosceva era la descrizione del padre, l'uomo che aveva detto di essere un nobile e che l'aveva lasciata davanti la casa del sarto, e poi il piccolo ciondolo che portava sempre al collo. Un quadrifoglio d'oro con una pietra azzurra nel mezzo, che la madre adottiva le aveva trovato tra le fasce. L'aveva appeso al collo con una catena d'argento. Il quadrifoglio non era lo stemma di nessuna famiglia nobile che conoscesse. Forse era un comune gioiello, che niente aveva a che fare con la sua famiglia. Si era rassegnata a non scoprirlo mai.

Oscar rientrò con i due fucili sulla spalla. Aveva lasciato a Joris un paio di lepri. Aveva anche riconosciuto il cavallo di André, si fermò in salotto. Rosalie non l'aveva sentita, era assorta nella lettura. 

"Ho saputo che volete andarvene" disse.

La ragazza sussultò, poi si alzò e posò il libro sulla sedia. Subito dopo accennò un movimento d'assenso con la testa.

"Come desiderate. André potrà accompagnarvi, con lui sarete al sicuro" rimase immobile accanto l'ingresso.

André aveva riconosciuto la sua voce, uscì e andò ad abbracciarla. "Ti sono mancato, vero?"

"Che me lo chiedi a fare, ovvio che mi sei mancato" Oscar gli sorrise e lo strinse "hai conosciuto già la nostra ospite?"

"Una ragazza adorabile"

Oscar annuì, poi si allontanò "Vado a cambiarmi, poi mi racconti che succede a casa" riservò un ultimo sguardo a Rosalie e si avviò a salire le scale.

Più tardi, dopo pranzo. Il salotto si ritrovò affollato come capitava di rado in quel palazzo "Non capisco perché la regina è così puntigliosa con te, trenta o ventisette che cambia?" André aveva fatto due rapidi conti, il generale sentiva la mancanza della figlia però l'orgoglio era tale e quale a quello di Oscar e se diceva una cosa, teneva il punto fino alla fine. L'aveva confinata lì e doveva restarci fino all'ultimo giorno.

"La regina si comporta da regina" Oscar era china, gettò un altro tronchetto di legno nel caminetto e osservò le fiamme ravvivarsi. Rosalie le fissava le spalle, la sentiva distaccata e più fredda rispetto ai giorni passati.

"Perché non vieni anche tu a Parigi? Chi ti può vedere?" suggerì André, la ragazza che doveva accompagnare in fondo non lo conosceva e poteva crearsi dell'imbarazzo. 

"Se vuoi compagnia c'è Joris" il colonnello si alzò e andò a sedersi, di fronte agli altri due.

"Non è solo per quello, ma per non far sentire a disagio Rosalie, con te saremmo in tre e potremmo andare con il mio cavallo e la piccola carretta di Joris. Potresti travestirti da contadino, con un cappello di paglia" si mise a ridere.

"Non vi preoccupate per me, André, posso anche andare da sola a Parigi. Se mi lasciate al paese, provvederò da me" intervenne la più giovane.

"D'accordo" Oscar si sgranchì le spalle. Rosalie la fissò negli occhi, come a sfidarla a distoglierli prima di lei ma perse inevitabilmente.

"Come d'accordo? La fai andare da sola?" André osservò le due e crucciò la fronte.

Oscar sorrise "No, André, d'accordo per il travestimento da contadino. Così, se ci beccano, mi raddoppiano la punizione e poi tu andrai a comunicarlo a mio padre" disse con ironia.

"Perfetto!" André batté le mani "Domani si parte! A voi sta bene, Rosalie?"

La ragazza ringraziò. Poi si congedò, dicendo che andava a riposare.

"Qualcosa ti turba" disse André, appena rimasero soli.

Oscar scrollò le spalle.

"Ti conosco bene, non far finta di non capire. Mi sembri anche abbastanza inquieta"

"Dimmi piuttosto che succede a casa"

"A palazzo Jarjayes è tutto come sempre e mia nonna ti ha mandato un dolce, che troverai nelle cucine. Non cambiare argomento, perché vi ho viste"

Oscar si scostò dallo schienale e poggiò le braccia sulle ginocchia "Avrei voluto sapere qualcosa di più dalla nostra ospite, la sua resistenza nel parlare dell'accaduto mi insospettisce"

"Sarà ancora traumatizzata, volare giù da una barca in alto mare non è una cosa che si può raccontare, di solito. A me ha detto che non ricorda molto dell'uomo che l'ha spinta, forse accidentalmente"

"Accidentalmente, eh?" il colonnello pensò che c'era qualcosa che voleva nascondere dietro alle mezze bugie che diceva. Ma non glielo avrebbe fatto rivelare di forza. "In verità, mi dispiace che non abbia nessuna fiducia in me. Capisco di essere come un'estranea ma, diamine, speravo avesse chiaro ormai che non sto cercando di intromettermi negli affari suoi ma cerco solo di aiutarla"

André le disse ciò che la ragazza gli aveva rivelato. La ricerca della sua famiglia in Inghilterra. E più raccontava più tutta la faccenda suonava poco credibile al colonnello. Lei che viaggiava da sola fino in Inghilterra ci poteva anche stare ma il terrore che l'aveva fatta tremare, durante la cavalcata, quello era reale. Le aveva detto che uno sconosciuto l'aveva scaraventata in acqua. E ne era ancora terrorizzata, l'aveva percepito, poteva giurarci. C'era anche un cadavere di mezzo.

"L'hai già aiutata abbastanza, non hai niente da rimproverarti se non vuole confidarsi, se vuole cercare la sua famiglia da sola, libera di farlo, se non vuole cercarla più, altrettanto" aggiunse André.

Il colonnello si alzò in piedi, c'era di più dietro. E la infastidiva molto che non le avesse rivelato nulla. Forse l'altra sera ci stava pensando, quando era arrivata alla sua porta, e aveva cambiato idea all'ultimo. Ma che diritto aveva in fondo, l'aveva salvata, era stata ringraziata, fine della storia.

"Hai ragione, buona notte" salì le scale e passò vicino alla sua vecchia stanza, dopo aver fissato la porta qualche secondo proseguì a camminare. Si fermò quando sentì dei rumori, tornò sui suoi passi. Accostando l'orecchio alla porta udì come un pianto sommesso. Attese e i singhiozzi si fecero sentire chiaramente. Non sapeva che fare. Bussare o far finta di nulla. Ma non era capace di ignorarla. "Rosalie? Tutto bene?"

Dopo qualche momento arrivò una risposta, che diceva che andava tutto bene "Solo un momento di nostalgia" farfugliò poi la ragazza. Ma non andò ad aprire la porta.

"Se volete parlare, sapete dove trovarmi" il colonnello strinse i pugni e se ne andò dopo qualche attimo di silenzio.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: aurtemporis