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Autore: Selene123    10/12/2023    11 recensioni
Che cosa sarebbe successo se l'unico posto libero, dopo la richiesta a Maria Antonietta, fosse stato davvero in Marina invece che alla Guardia nazionale? Un what-if che cambia completamente le carte in tavola rispetto alla storia canon.
(un ringraziamento speciale a xwaterice per avermi lanciato l'idea)
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Intendo lasciare la Guardia Reale, Maestà. Io sono pronta ad assumere qualsiasi altro incarico, anche ad andare in Marina.” aveva detto Oscar con fermezza nella voce, sebbene le fosse costato molto, e così era stato. I soldati che per vent’anni aveva guidato guadagnandosi lo status di stupor mundi, l’eccezione, l’onda anomala in un mare placido, stavano per diventare figure sullo sfondo del suo passato. Le uniformi sempre perfette, le buone maniere, l’assoluta fedeltà in chi era stato imposto loro dopo un duello fortuito in aperta campagna tra un tenente e una ragazzina e perdonato dalla magnanimità di Sua Maestà il Re... Era grata di tutto ciò, di ogni traguardo raggiunto a discapito delle migliaia di sacrifici che si era lasciata dietro, ma bisognava proseguire. Andare avanti, accettare nuove sfide, crescere, commettere errori e correggerli. 
 
La Regina aveva accettato la sua richiesta, seppur con una certa riluttanza. La sola idea di doversi separare da chi per anni e dal primo giorno l’aveva salvata e protetta (spesso più da sé che dai pericoli del mondo), con la sua discrezione, le aveva provocato una fitta al cuore. Non aveva ricevuto nemmeno una spiegazione per ciò che a lei era parso un vero e proprio colpo di testa, ma aveva preferito non indagare. La sovrana aveva sempre considerato il suo Comandante una confidente leale, benché a parti inverse la situazione fosse differente. Non poteva che essere così, lo sapevano entrambe.  
 
Quando aveva inviato il messaggio per comunicare che Oscar François De Jarjayes dal 15 aprile non sarebbe più stata a capo delle Guardie Reali, un velo di malinconia le aveva adombrato il volto. Due decenni insieme ad una donna accanto alla quale era cresciuta, un passo indietro, che l’aveva incuriosita fin dal rocambolesco arrivo in Francia. Una donna in abiti maschili, con un nome da uomo, il temperamento e il coraggio di un guerriero, la bellezza di un eroe. Apponendo la firma sul documento di assegnazione del nuovo incarico, Maria Antonietta aveva provato un’improvvisa nostalgia. Del passato insieme e del futuro separate. A chi avrebbe confidato le pene del dover assolvere ai propri compiti ricevendo in cambio un’educata e gentile raccomandazione di non isolarsi troppo? Chi le avrebbe stretto la mano quando i pettegolezzi della corte l’avrebbero ferita ancora? Chi l’avrebbe invitata a riflettere laddove tutti gli altri la ricoprivano di sì? Chi poteva convocare a colloquio per avere notizie da Palazzo senza la necessità di allontanare i propri bambini? Era l’unica persona a cui non desse fastidio averli intorno mentre le riportava le ultime notizie da Versailles...  
 
Le mancava già, così come, si era resa conto la Regina, tutto sommato le sarebbe mancato anche il suo attendente. André l’aveva accompagnata ovunque, l’aveva aspettata fuori dalle porte delle stanze in cui non aveva il permesso di entrare e, quel giorno lontano, si era inventato il nome di un colore che l’aveva divertita al punto da adottarlo per il proprio abito. A me ricorda il colore di una pulce... Le sembrava di vedere ancora l’espressione perplessa sul volto di tutti, perfino il suo, e quella vagamente irritata della sua amica, che forse avrebbe preferito avesse taciuto anche quando l’idea era stata poi accolta con gioia. Era da tanto che non le capitava di incontrarlo, ma aveva saputo del suo incidente nel tentativo di catturare quel ladro e le era dispiaciuto molto. Sì, le sarebbe mancato anche André. 
 
*** 
 
Il viaggio verso Tolone, sede della Marina francese, benché diviso in tre tappe per non dare modo nessuno (cavalli compresi) di affaticarsi troppo, era stato sfiancante e scomodo. Per fortuna, però, stava finendo. Oscar sentiva le gambe indolenzite dal continuo rimanere seduta e lo schienale rigido come un pezzo di legno nonostante l’imbottitura. Sul sedile davanti a lei aveva appoggiato un paio di libri che rischiavano di cadere ad ogni scossone, il mantello piegato da usare in caso sentisse freddo e un fagotto bianco contenente tutto ciò che la nonna aveva ritenuto necessario per quel trasferimento sconsiderato. Di tanto in tanto si voltava, ma dalla finestrella rettangolare alle proprie spalle sorgeva solo i bauli con i propri effetti personali strettamente necessari nel breve periodo, coperti da un telo di lana spessa per non dare troppo nell’occhio.  
 
Quei quattro giorni completamente sola erano il preludio di una nuova vita verso cui correva con un un’unica aspettativa: chiudere una volta per tutte con il passato. Madamigella Oscar era una parentesi conclusa, un ricordo che si sarebbe impegnata a tenere sempre più lontano. Si erano stupiti tutti quando, a quattordici anni, le avevano affidato l’incarico di Capitano delle Guardie Reali. Una donna in uniforme? Ma ripensandoci dopo tanti anni si era resa conto che non c’era stato granché di maschile nel proprio ruolo. Non come lo intendeva lei, quantomeno. Aveva stretto amicizia, seppur sui generis, con la Regina, si era perfino innamorata ed era stata rifiutata. Tutto questo sempre e soltanto perché aveva addosso una divisa che le apriva le porte del Palazzo. Aveva sofferto, pianto, si era perfino infilata in un abito da sera così stretto da toglierle il respiro. E nonostante le mille avventure che comunque aveva vissuto e dalle quali era uscita, se non vincitrice, quantomeno salva e con qualche cicatrice qua e là sul corpo, quelle debolezze di attimi di distrazioni dal proposito di vivere come un uomo ancora la tormentavano. C’erano voluti Jeanne e la collana prima e il Cavaliere Nero dopo per instillare in lei il seme del dubbio: forse era ancora avvolta nell’ovatta, protetta da un mondo da cui era sempre stata lontana e che, con pazienza, il suo amico aveva cercato di avvicinarle.  
 
André. Il pensiero di lui la scosse all’improvviso mentre guardava la Provenza correrle accanto dietro la tendina scostata. Non si erano salutati. Non come avrebbero voluto, non come due persone dal legame tanto viscerale avrebbero dovuto. La attanagliava il ricordo di quella lite, dello strappo sia della camicia che del loro rapporto, di quel bacio che avrebbe preferito dimenticare come gli aveva detto che avrebbe fatto. Non ce l’aveva con lui, questo no, anche se ancora comprendere davvero le era impossibile. Non si era mai accorta di niente, non ci aveva neanche mai fatto attenzione e se ne dispiaceva ora. Adesso che sapeva cosa significasse abbracciare qualcuno e ricevere in cambio una stretta di mano o una pacca sulla spalla, la straziava l’idea di avergli causato tanta pena per anni. Tutta quella distanza da Parigi, rifletté con cautela, forse sarebbe servita anche a lui.  
 
Il suo viso lontano, dietro la finestra del corridoio che dava sul giardino da dove la carrozza era pronta a mettersi in marcia, aveva un’espressione seria e impenetrabile quando si era voltata per cercarlo. Le era mancato il coraggio di ritornare in casa, dirgli di avere cura di sé e non affaticare l’occhio, di prestare attenzione a tutto e non dare noie alla nonna. Non gli aveva ricordato di esercitarsi con la spada, non si era mossa dai gradini della vettura che la stava per condurre in riva al mare. Si erano osservati a distanza di sicurezza, in silenzio, e il verde del suo sguardo l’aveva trafitta più di un pugnale nonostante per metà fosse coperto dai capelli. Chiunque avesse avuto torto o ragione venti giorni prima, a meno di ventiquattro ore dalla sua partenza per la Normandia, non importava più. Perfino il pensiero di Fersen, delle sue parole e del suo addio le cominciò a sembrare offuscato al confronto con il dolore di quanto successo quella sera. Gli uomini soffrivano, a quanto pareva, ma finivano sempre per mettere lei in condizione di svantaggio: umiliandola in pubblico, prevaricandola in privato.  
 
Ciò che la spaventava di più, pensò sospirando mentre sfogliava distratta alcuni documenti di cui le importava meno di quanto avrebbe dovuto, era l’incertezza del loro prossimo incontro. Si chiedeva se lo avrebbe rivisto a casa, o se non avendo più lei da aiutare avrebbe preferito trovarsi un’altra occupazione. Anche fosse stato a palazzo, cosa gli avrebbe detto e come?  
 
Un’improvvisa distesa azzurra all’esterno della carrozza catturò l’attenzione di Oscar. In fondo alla collina, già verde e rigogliosa benché la primavera fosse iniziata da circa un mese, il mare si apriva al suo sguardo come un’apparizione divina. La superficie dell’acqua luccicava sotto i raggi del sole del mattino mentre il profumo della salsedine si intrufolava attraverso la finestra riempiendo l’interno della vettura. Era arrivata. La sua nuova vita stava davvero iniziando adesso, Tolone si avvicinava a grande velocità e un senso di adrenalina la percorse da capo a piedi. Le preoccupazioni che fino all’istante prima la turbavano – e che non sarebbero state dimenticate da un momento all’altro – si accatastarono in un angolo della mente per fare spazio alla consapevolezza che fosse tutto reale e che tornare indietro non sarebbe stato possibile. 
 
“Madamigella, tra venti minuti saremo a destinazione!” esclamò il cocchiere. Assorta in un panorama al quale non era abituata nemmeno quando raggiungeva la Normandia, Oscar ringraziò a voce alta incurante di quell’appellativo che voleva cancellare dalla testa di ogni persona che le si rivolgesse. 
   
 
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