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Autore: crazy lion    13/12/2023    0 recensioni
Da quindici giorni la quotidianità di Taylor, un'affermata scrittrice, è stata stravolta: si è ritrovata a prendersi cura di una cucciola di drago, che ha chiamato Sadie e che ha adottato con il cuore accogliente e pieno d'amore. È l'evento più magico che le sia mai capitato e, anche se nel mondo in cui vive adozioni di questo tipo, o di altre creature magiche o soprannaturali sono normali, non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere. Il 13 dicembre è un giorno speciale: compie gli anni e vuole festeggiarlo con Sadie per un po', perché per lei questa creaturina è stata, è e sarà sempre uno dei regali migliori che la vita le abbia donato. La ama più di se stessa e come se fosse sua figlia.
Poesia stilata con JustBigin45.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo.
Genere: Fantasy, Fluff, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Taylor Swift
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Love Knows No Bounds'
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NOTE:
1. attenzione! Più avanti ci sarà la descrizione di un attacco di panico. Ne soffro anch’io, quindi so di cosa parlo. Non sarà esplicito, ma non passerà nemmeno in poco tempo, quindi metto solo un piccolo avviso.
2. Taylor non ha mai sofferto d’ansia, almeno  a quanto mi risulta, né ha preso farmaci per quello, né ha parlato della morte di un suo animale. Io ho perso davvero Stella, benché in un modo diverso, assumo anche altri psicofarmaci e sono seguita da una psicologa, uno psichiatra e una psicoterapeuta con cui faccio terapia con la mia famiglia. Ho inserito i dettagli sulla condizione della ragazza per sentirla più vicina a me.
3. La tecnica dell’abbraccio della farfalla, di cui ho parlato nel componimento, esiste sul serio. Me l’ha insegnata la mia psicologa e qui la ringrazio, perché è solo grazie a lei se sono riuscita a usarla anche all’interno di qualcosa che ho scritto.
4. La fase del no, di cui leggerete, è riconosciuta in psicologia.
5. Tutto quello che ho scritto sui draghi, anche nelle poesie precedenti, è frutto della mia fantasia.
6. Abigail, che menzionerò soltanto, esiste davvero: Taylor ne ha parlato nella sua canzone dal titolo Fifteen.
 
 
 
 
“Adopted pets are the best pets you can have. […]”
(Josh Duhamel)
 
 
 
“[…] You got what you got, and you loved them unconditionally regardless of whatever their personalities or flaws turned out to be.”
(Gwen Cooper)
 
 
 
“Pets are like infants that never grow up. […]”
(Anonimo)
 
 
 
“Pets bring vital energy to our homes and lives. Pets communicate many messages about love and connection. […]”
(Laura Staley)
 
 
 
“[…] Few human beings give of themselves to another as a dog gives of itself. I also suspect that we cherish dogs because their unblemished souls make us wish—consciously or unconsciously—that we were as innocent as they are, and make us yearn for a place where innocence is universal and where the meanness, the betrayals, and the cruelties of this world are unknown.”
(Dean Koontz)
 
 
 
Animals are sentient, intelligent, perceptive, funny and entertaining. […]
(Michael Morpurgo)
 
 
 
I NOSTRI CUORI BATTONO D’AMORE
 
“Iiiih, iiih. Uaaah!”
Le tue grida di gioia si sentono in tutta la casa
quando torno dopo una breve uscita.
Oh, piccola Sadie, mi fai sentire così amata,
che basta solo un tuo versetto a placare ogni ferita.
 
Alzi le zampette davanti,
vieni verso di me con le altre,
afferri l’orlo dei miei pantaloni
e a esso con forza ti aggrappi.
 
“Eccoti accontentata, Sadie.
Non vedevi l’ora, vero?
Anch’io, te l’assicuro.
Vieni tesoro, vieni!”
 
Ti prendo in braccio e ti stringo forte.
“Grrr grrr” fai di rimando,
e mi metto a pensare quando
 
quindici giorni fa la mia esistenza
è stata stravolta, è cambiata in meglio
grazie a te, piccola Sadie, delicato germoglio.
 
I tuoi gorgogli continuano.
Sono sempre più frequenti e forti.
"Sì, sono tornata, amore.
Guarda un po’ cosa ti ho portato!”
 
Apro una busta di plastica
da cui tiro fuori un bastoncino di legno
con attaccati due piccoli sonagli e una piuma.
 
Comincio ad agitarlo e tu lo annusi.
“E adesso ci divertiamo!”
Lo insegui mentre io corro per la stanza.
Fai di tutto per prenderlo, sei così determinata,
di quest'oggetto fin da subito innamorata.
 
“Coraggio Sadie, vai più veloce, forza!”
Voli, corri, salti e strilli
mentre lo faccio scivolare sul tappeto, sul divano, sulle poltrone
e quando lo prendi, sei senza fiato,
così felice che il tuo musino
si illumina di un ampio sorriso.
 
È ancora così strano, per me.
Non credevo che i draghi potessero sorridere.
Gli animali normali non lo fanno.
Ora mi chiedo se anche
le altre creature magiche
non umane ne siano capaci.
 
Sposto il bastoncino a destra e a sinistra,
lo nascondo sotto la poltrona perché non si veda, e ti chiedo:
“Dov’è? Dov’è?
Dove l’avrà mai nascosto la mamma?”
 
Tu mi guardi, evidentemente confusa.
Non sai cosa pnesare
E inizi a cercare,
a grattare con le zampe,
ad annusare dappertutto.
 
Poi, nel momento in cui cominci a lamentarti,
capisco che è ora di smetterla con questo nascondiglio.
Lo tiro fuori con un guizzo
quando stai per perdere la concentrazione.
 
Il gioco riprende,
ci divertiamo, sorridiamo,
il cielo dalla felicità tocchiamo!
 
Alla fine, con gli artigli ricurvi e i denti,
tu strappi la piuma e i campanelli,
mi togli il bastoncino dalla mano e
ci giochi come vuoi tu.
 
Io rido forte, perché la signora del negozio mi aveva avvisata,
ma non pensavo che come fanno i gatti,
anche tu così l'avresti trattato.
 
Mi sbagliavo, ma non mi dispiace,
perché è bellissimo vederti giocare,
ridere, correre, rotolarti sul pavimento,
svolazzare ed esplorare la realtà, per puro divertimento!
 
D'un tratto tutto si ferma.
Il mio cuore inizia a battere
Veloce, sempre più in fretta, all'impazzata.,
Nella mente rivivo il trauma,
quello che mi ha cambiato e stavolto la vita,
che per sempre l’ha modificata .
 
Il trauma della mia gatta Stella:
anche lei giocava in questo modo
e ora che lo ricordo alla gola mi stringe un nodo.
 
Lei non c'è più,
è stata investita.
L’ho trovata morta per strada.
Il suo corpo era così freddo, così freddo!
Mentre lo penso, un gelo dentro
mi ghermisce con i suoi artigli taglienti.
 
Non ho avuto il coraggio di seppellirla.
Ho deciso di farla cremare,
e le sue ceneri adesso
sopra una mensola rimangono a riposare.
Sono in alto, dove tu non puoi arrivare.
 
Se volassi sì, ma ancora non te ne sei accorta,
e per me è una gran fortuna.
Ti insegnerò a non toccarle,
ti dirò di lasciarle stare,
perché non ci si può giocare.
 
Ma non ora, sei troppo piccola.
Le guarderesti con curiosità,
le annuseresti, le toccheresti,
spingeresti l’urna bianca,
cadere la faresti.
Potrei sgridarti,
ma nonn sarebbe colpa tua.
Sei solo una cucciola.
 
Se soltanto quel giorno avessi tenuto la gatta in casa,
ora sarebbe ancora viva.
Giochereste insieme,
sorelle adottive sareste,
perfettamente d’accordo andreste.
Lo sento, lo so.
Ne sonooo sicura al cento per cento.
 
Ti ho già parlato di Stella.
Anche se non hai capito, a me non importa.
Solo il fatto di avertelo detto,
giorni fa, mi ha aiutata a sentirmi meglio.
E purtroppo non ho ancora superato
la sua dipartita.
 
Sadie, mi vedi piangere
e mi guardi rattristata.
A me dispiace, mi dispiace così tanto.
Non vorrei che soffrissi per me, amore mio.
“Mam-mam-mam” mormori.
Ti avvicini lentamente
ed io ti prendo in braccio.
 
Mi tocchi il viso con le zampette.
“Shhh, shhh, non è niente,
ora mi passa, se stai qui con me…
se rimani andrà via presto,
davvero, non ci vorrà molto.
Devo solo prendermi il mio tempo.”
 
Incrocio le braccia al petto.
Anche se mi sento soffocare,
la tecnica dell’abraccio della farfalla
che mi ha insegnato la psicologa
decido di attuare, perché
so che è il momento di usarla.
Ne ho un estremo bisogno.
 
Incrocio le braccia al petto,
le mani vicino alle spalle mi metto.
Alzo e abbasso piano i polsi,
mentre i palmi batto,
proprio come se fossero delle ali.
 
“Ehhh, ehhh, ehhh, ehhh” dici tu,
e fai lo stesso, ma
ti giri e mi tocchi con una zampa il petto.
Andiamo al medesimo ritmo.
La tua tristezza sta passando,
per te è come se stessimo giocando,
ma io non sto ancora bene.
 
“Ah, ah, ah, ah.”
Ora hai cambiato suono.
Mi sfugge una smorfia.
Avrebbe voluto essere un sorriso.
Ma non ne sono ancora in grado.
“S-Scusa, tesoro.”
Non so come ho fatto a mormorarlo.
Quando soffro di questi attacchi, non parlo.
 
Ad ogni modo, la cosa non è affatto semplice.
Cerco di regolarizzare il respiro,
di farlo andare alla velocità
del movimento delle mie mani.
E inizio a contare.
 
“Uno, due, tre, quattro.
Cinque, sei, sette, otto.
Nove, dieci, undici, dodici.
Tredici, quattordici, quindici.
Sedici, diciassette,
diciotto, diciannove venti.”
 
Inspiro ed espiro.
Ripeto il gesto.
E alla fine, oh,
grazie al cielo è passato.
Mi sento meglio.
 
“Sono stanca, Sadie.”
È così dopo ogni attacco di panico,
breve, medio o lungo
che sia non ha importanza.
Accade ogni volta e basta.
 
“Ma adesso la mamma sta bene.
E andrà sempre meglio, te lo assicuro.
Non è colpa tua, quello che è successo.
 
Non è nemmeno mia.
Un attacco di panico non si può controllare.
A volte lotto contro di esso,
come ho fatto adesso.
E il contatto con la realtà non ho perso,
perché eri con me, tesoro” ti spiego.
 
Purtroppo, però, a volte capita che sia diverso.
Che non riesca a superarlo.
E allora devo mollare
e che passi da solo lasciare.
È una sensazione orribile,
che prima odiavo,
ma che da un po’ ho iniziato ad accettare.
 
I nostri sguardi si incontrano,
e ti do un bacio sulla guancia.
“Sadie, abbiamo due cose da festeggiare!” esclamo.
“Mmm?” mi chiedi.
Ti spiego cosa vuol dire la parola festeggiare.
E tu inii a urlare: “Aaah! Uaaauuuh!”
Le zampine batti, felice.
 
“La prima è che compio gli anni
E la seconda è che ieri ho finito la storia.
Dovrei iniziare a editarla,
ma posso prendermi qualche ora libera
per stare con te e giocare.
 
Me la concedo,
me la merito, in fondo,
dopo tutto il laoro che ho fatto.”
 
Compio trentun anni
e anche se stasera ci sarà una festa in famiglia
il regalo più bello è adottarti come figlia.
 
Sei tu, Sadie, il mio dono anticipato,
la mia cucciola, il tesoro del mio cuore,
l'amore della mamma
che il Cielo mi ha donato.
 
Sei arrivata in modo inaspettato,
ma da tanto un cucciolo di drago io aspettavo.
Avevo provato con due associazioni
che si occupavano di cuccioli orfani,
 
però entrambe hanno rifiutato la mia richiesta
perché non ero, ed è vero,
guarita dalla morte per il dolore per Stella.
Come se questo mi impedisse di amare un altro animale!
Lo penso, ma non lo dico.
Tempo fa, però, avrei voluto
urlarlo loro in faccia, te lo garantisco.
 
“Dah.”
Il tuo vocalizzo leggero
Mi riporta alla realtà,
mi distrae da questi pensieri cupi.
 
“Vuoi una fetta di torta al cioccolato?
L'ho comprata solo per noi due,
per gustarla in pace e in tranquillità,
prima di coccolarci sul divano,
su, dimmi, ti va?”
 
Senza indugiare,
le zampette inizi ad agitare,
ti muovi tutta per farmi capire
che sei contenta di poter venire
 
sulle mie gambe e insieme mangiare
questo dolce che tanto ti piace.
Sei così felice che dalle zampe
scintille luminose, tutte colorate, riescono a uscire.
 
È già successo, giorni addietro,
ma è uno spettacolo sbalorditivo,
per me, vedertelo fare.
Sono arancioni, bianche, rosa, viola e gialle.
 
Sadie, spesso sei felice e spensierata
e questo mi rende così contenta.
Ogni cucciolo, di ogni specie, dovrebbe esserlo,
nel nostro mondo che tante, troppe volte
si dimostra crudele e una vera merda.
 
Ma ho avuto tanti gatti nella mia vita,
tra i quali Stella,
e con loro il mondo non faceva così schifo.
Succede anche con te, adesso,
o meglio fin da quando ti ho adottata,
te lo assicuro, tesorino, è vero.
 
Con te fra le mie braccia provo tanta gioia
Mangio la mia fetta di torta
con il piatto a mezz’aria,
e tu la divori riempiendomi di briciole.
“Ti sei sporcata tutta la faccia.
Sadie, sei piena di cioccolata!”
 
Ti lecchi, ma non riesci a pulirti del tutto,
così prendo un pezzo di Scottex e lo faccio io.
Mi sembra di star accudendo
un bambino piccolo,
non un cucciolo, ma va bene così.
 
Una volta finita la torta
è il momento di giocare:
"Sadie, che ne dici, andiamo in giardino
per passeggiare?"
 
Tu, piccola, non te lo fai ripetere
e inizi a correre fuori
circondata da scintille
di tutti i colori!
 
Su un piccolo alberello
c'è un nido di uccello
che guardi con attenzione:
per te ogni oggetto diventa un'attrazione,
 
soprattutto quando siamo fuori casa,
perché allora mi sembri ancora più felice,
vivace e piena di energia,
di voglia di scoprire e di imparare.
 
Prendi in bocca delle piume
che a terra sono cadute.
Sono quelle dei piccioni
che sopra il tetto della casa
hanno deciso di fare il nido.
 
Io un po' preoccupata mi avvicino,
ma…
me le soffi sulla faccia,
e mi fai anche una linguaccia!
 
"Cosa? Cos’hai fatto alla mamma?
Santo cielo, adesso ti mangio tutta.
Me la mangio, adesso.
Io questa cucciola di drago me la pappo!”
Fingo di morderti la pancia,
e tu ridi senza sosta.
 
“Sei davvero birichina,
ora ti faccio vedere io!”
Inizio a farti il solletico
sulla pancia e sotto il collo,
fino a quando ti scosti
e iniziamo a ridere, fino a perdere il controllo
e la cognizione del tempo,
per cui è meglio fare ritorno.
 
Ma tu di tornare a casa
non ne vuoi proprio sapere.
Avrei dovuto immaginarlo.
 
Del resto, quale cucciolo
vorrebbe mai rientrare in casa,
se può scegliere se farlo
o stare fuori e giocare?
 
Ti avvicini a una pianta grassa
e vuoi farmela vedere.
"Sadie, non toccarla e non ti avvicinare troppo,
sai, puoi farti male.
Perché non è una pianta normale.
Questa fa la bua, punge.
Lo fa anche con me.",
 
Ma tu mi dici "Nah" come risposta
e continui a esplorare.
È da qualche tempo
che rispondi così.
Ti piace questa parolina
ma sai davvero cosa significa?
 
Forse il suono ti fa pensare
che "No" voglia significare
e se invece altro vuoi dire,
ancora non sono riuscita a capire.
 
Accade quando ti faccio domande.
“Hai fame?”
“Nah.”
“Andiamo a dormire?”
“Nah.”
“Con che cosa vuoi giocare?”
“Nah.”
 
Penso che questa tua fase sia simile
a quella dei bambini di due anni, o anche prima,
che dicono di no a ogni cosina.
 
Si chiama, appunto, fase del no in psicologia.
E come suggeriscono gli psicologi,
è giusto aspettare che questa da sola passi.
Quindi, a quanto pare, accade anche con te
e dovrò solo attendere, paziente.
 
Per distrarti dalla piantina,
non decido di rincasare,
ma un giro insieme
con te, in automobile, voglio fare.
 
Ti metto nel trasportino.
Ti ci ho abituata pian piano,
appoggiandovi dentro prima una copertina comoda,
poi qualche giocattolo
e infine del cibo.
 
Tu ti sei abituata alla sua presenza
giorno e notte in casa,
all’odore che ha
e sei stata sempre più rilassata.
L’olfatto, per tutti gli animali,
è un senso molto importante,
che in questo caso ti ha aiutata.
 
Lo chiudo, lo sistemo bene sul sedile,
ti dico che è tutto okay
e lo lego alla cintura
sul sedile del passeggero,
di fianco a me.
 
Metto in moto l'auto
e tu ti guardi intorno vivace,
attenta e incuriosita:
si vede che conoscere ti piace.
 
Ti affascinano le nuvole,
che vediamo scorrere
veloci dal finestrino
e che subito indichi prima con una zampina
e poi con un piccolo artiglio.
 
“Mmm! Mmm! Mmmm!”
"Sì, tesoro, sono proprio belle!
Sembra zucchero filato,
oppure marshmallow,
insomma, caramelle!”
 
Tu ridi di gusto,
“Aaaelle" provi a pronunciare.
“Caramelle.”
“Lelle.”
“No, riprova.”
“Ewelle.”
Io ti stimolo ancora un po' ripetendo la parola,
ma sono certa che presto la riuscirai a dire.
 
Tuttavia non esagero,
quando ti lamenti mi fermo.
Non voglio procurarti stress,
né, soprattutto, desidero
che tu per colpa mia ti stanchi.
I cuccioli e i bambini non devono mai essere
dai genitori stimolati incessantemente,
né tantomeno con troppa insistenza.
 
Ci fermiamo in un parco
pieno di alberi e fiori:
è tutto molto bello
e trabocca di autunnali colori.
Le foglie secche per terra, ad esempio,
gialle, aranconi e marroni.
Le cortecce marroni degli alberi spogli.
 
Appena vedi dei passeri
li rincorri per giocare con loro,
che però sono più veloci
di te, che non riesci a raggiungere anche se ti alzi in volo.
 
Ti rattristi, con lo sguardo basso
e la bocca imbronciata,
"Grrr grrr" fai più volte:
ti sei proprio arrabbiata.
 
Per consolarti ti prendo in braccio
e ti solletico ovunque,
ma soprattutto sulla pancia,
dove sei più sensibile e ridi di gusto.
 
"Nah nah nah nah nah nah!"
esclami tu, mentre ridi e ti dimeni.
"Sì sì sì sì sì sì sì"
ribatto io, con la stessa tonalità.
 
Quando perdi energia,
capisco che è bene smettere
e tornare a casa
a riposarci un po'.
 
Ti tengo in braccio,
sul divano,
accarezzandoti dolcemente
la schiena.
 
Ma dopo qualche minuto
riprendi vivacità,
saltelli, urli e ridi:
sei un concentrato di felicità!
 
"Vieni, Sadie, ti mostro dei giochi"
"Aaaa" fai tu,
mentre mi segui fin su
in mansarda. La scala è a chiocciola,
è ripida, quindi ti tengo in braccio,
attenta a non scivolare.
Non me la sento di farti provare
ad andare da sola,
o almeno non ancora.
 
Apro bauli, scatoloni e armadi
da cui tiro fuori peluche e giocattoli
vecchi, nuovi, alcuni poco usati,
ma quello che più attira la tua attenzione
 
è un piccolo leopardo,
con il manto sulla pancia bianco,
marrone sulla schiena e il resto del corpo,
che afferri con dolcezza ed emozione.
"Lui è Simba! Ci giocavo da piccina."
"Ba-ba-ba." Vuoi ripetere il suo nome.
 
Io te lo dico ancora,
tu di rimando fai altri vocalizzi
"Babbaba." Ti sforzi di riuscirci.
"No, riprova. La S è come
quella del tuo nome, Sadie.”
 
Avvicino le labbra al tuo orecchio
E poi ai tuoi occhi,
e lentamente dico “Simba.”
“Babbabbabbabba.”
“Va bene così, piccola.
Sei stata bravissima, davvero,
anche solo per averci provato.”
 
Insieme scendiamo,
mentre tu tieni Simba fra le zampe.
Te lo regalo. La bambina
che ancora è in me, sai,
è felice di sapere che è tuo.”
 
Quando siamo di nuovo in salotto,
ti sdraio sul mio petto.
Io mi stendo sul tappeto
e vedo che è ora di sistemarti il pelo!


Ce l’hai tutto arruffato,
com’è normale che sia,
dato che siamo uscite
e abbiamo giocato
in luoghi divers e,
soprattutto, csì tanto.
 
"Una dragonessa bella come te
dev'essere una cucciola sempre in ordine.
Sei una principessa, Sadie, il tuo nome significa questo,
ma quando crescerai, il significato profondo ne capirai.
Quello che io gli ho dato
e che spero apprezzerai.”.


Sadie, mi sorridi
con occhi pieni di un amore sconfinato
e io ti do un bacio;
ci sentiamo in pace, senza pesi sul cuore.


"E adesso io e te giochiamo ancora."
“Eeeh ma, e-ma, te-pa-na!”
Chissà che cosa avrà voluto dire, stavolta,
ma deduco tu sia contenta
di giocare ancora con me.


Prendo il piccolo Simba
e ti solletico la pancia con le sue zampine,
poi con le orecchie e con la coda a punta, infine.
Ridi fino a piegarti in due,
e nemmeno io mi riesco a fermare.
“Aaa o aaah” dici tu, forse vuoi giocare ancora?


“Meglio alzarsi ora, non sono più una cucciola come te!”
mi stiracchio e mi allungo
e dopo un crock “Che schifo!” urlo
perché mi fa un po’ impressione, ma non dico lo stesso di te,


che ridi di gusto e io ti stringo a me,
mentre affondi il tuo musetto sul mio petto.
“Ecciù!” “Non ci staremo mica ammalando?”
“Nah” rispondi ancora, e penso tu abbia ragione,


saranno stati i miei capelli, che scendono sul maglione.
Siamo andate dalla veterinaria
Il giorno dopo a quello in cui ti ho adottata
E ha detto che stai bene,
quindi non mi devo preoccupare.
 
“Prepariamo insieme il pranzo, vieni con me!”
“Ooh ì, ti, nah” e io rido divertita,
mentre ti accarezzo dolcemente la guancia con le dita.
Ci strofino il naso contro
e tu scoppi in un altro scroscio di risa.


Inizio a cucinare e non ti stacco gli occhi di dosso.
Non devo e non posso,
non si fa mai con i cuccioli.


Tu sei sul tappeto
e giochi tranquilla vicino a me.
Non lasci Simba nemmeno per un attimo.
Te lo passi da una zampa all’altra,
lo lecchi, ma non vuoi fargli male.
 
“Brava, sei brava” ti dico.
Talvolta mi sorridi e io ricambio
“Tra poco la pappa è pronta, lo so che stai aspettando!”


Dopo il pranzo è il momento di riposare,
ti prendo in braccio e ti inizio a cullare.
Con una mano accarezzo la tua testa
e una ninnananna medievale decido di cantare.
 
È un testo di un autore sconosciuto,
che ho inserito nel mio ultimo romanzo fantasy
ambientato nel Medioevo.
Per scrivere quella storia ci ho messo anni,
non tanto di scrittura, quanto di
progettazione e preparazione
prima di iniziare la prima stesura.
 
Ho svolto tante ricerche:
online, in biblioteca,
su blog sempre più specializzati,
ho perfino contattato
e intervistato degli storici
e avuto accesso perfino ad antichi archivi.


La ninnananna parla
di una mamma e del suo bambino,
un maschietto,
ma tu non lo sai,
quindi male non ci resterai.
 
“Vuoi sentirla, sì?
Ascoltami, fa così”:


Lullay lullow, lullay lully,
Beway bewy, lullay lullow,
Lullay lully,
Baw, baw, my bairne, sleep softly now.
 
I saw a sweet and seemly sight,
A blissful burd, a blossom bright,
That morning made and mirth among.
[…]
A maiden mother, meek and mild,
In cradle keep, a knavë child,
That softly sleep; she sat and sang.
[…]”

Ora hai chiuso gli occhietti
e respiri piano.
Ti appoggio delicatamente sul letto,
al mio fianco e ti accarezzo il petto


che lentamente si alza e si abbasssa.
I nostri visi sono vicini,
così come i nostri cuori
e i nostri respiri.


Il tuo musetto è girato verso la mia faccia.
Ringrazio il Cielo, per avermi donato
te, Sadie, una creaturina così piccola quanto speciale.


Ho visto altri draghi in vita mia,
perché la migliore amica che ho,
Abigail, ne ha uno,
ma non pensavo
che ne avrei avuto anch’io uno da amare.


E invece eccomi qui,
chiamata di te a prendermi cura.
Ti proteggerò da ogni pericolo,
qualunque cosa accada.,
E ti amerò, sempre, senza misura.
 
 
CREDITS:
autore sconosciuto, Lullay, Lully
 
Note di traduzione (le ho trovate nel video di YouTube di questa canzone, sul canale di
hubbahubbahe. Le ho copia-incollate da lì. Specifico che in esso c’erano due diverse versioni di
questa ninnananna: una, che ho trovato anche su un sito internet, in un inglese un po’ più moderno e comprensibile, l’altra che era nella lingua di quell’epoca, ma non so in che anni sia stata scritta. Ho scelto la prima delle due perché era la più facile da comprendere).
 
Bewy = a lullaby sound
Baw, baw my bairne = lullaby sound, my child
La canzone è dedicata a un maschietto, perché più avanti, in una parte che non ho riportato in quanto la ninnananna era corta già di per sé, ci sono le parole Knave child = young boy child
   
 
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