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Autore: beate    14/12/2023    2 recensioni
Si chiese come Dio o la legge considerassero due persone che non sapevano nulla l'una dell'altra e che entravano in quella farsa di matrimonio." La storia di due persone che affrontano la vita insieme dopo la crisi globale (del 2008) con parecchio scotch e qualche inganno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2 e tradotta in italiano da beate. Questo è il link all’originale:

https://www.fanfiction.net/s/13053224/11/The-Whisky-Distiller-s-Wife





11 – Royal Bank of Scotland



ISABELLA SWAN SPOSA JACOB BLACK MONTGOMERY.

Il 7 di agosto.

Isabella M. Swan, figlia di Bianca M. Swan di Palm Beach, Florida, e Charles J. Swan di New York, New York, sposerà domenica Jacob Montgomery, figlio di Elizabeth Black Montgomery e Michael B. Montgomery di Livingstone, New Jersey. Il ministro Patrick Jacobson officerà la cerimonia che avrà luogo alla residenza Montgomery in Bedminster, N.J.

La sposa, 24 anni, continuerà professionalmente ad usare il suo nome. Lavora a New York come vice presidente di sviluppo e acquisizioni alla Goldman Sachs, sotto suo padre, capo dell'ufficio finanziario dell'impresa dal 1994. Si è laureata all'Università di Pennsylvania, alla Warthon School of Business.

Lo sposo, 26 anni, è il Responsabile Globale del Credito Strutturato nella Divisione Investimenti di Lehman Brothers. Si è laureato all'Università di Pennsylvania, alla Wharton School of Business e ha preso il master in Business Administration alla Columbia. Il padre dello sposo, che è il fondatore dell'attività immobiliare di famiglia, si è dimesso da presidente della società l'anno scorso, per i suoi problemi legali, ma da allora ha ripreso il suo titolo.”



*



La mattina successiva, i due neosposi erano sulla strada per Glasgow in corteo. Edward guidava davanti un piccolo, strambo veicolo che somigliava a un camioncino e Isabella lo seguiva con la sua auto a noleggio che stava riportando alla Hertz, a Glasgow. La separazione dei veicoli dava a entrambi tempo per pensare e, per estensione, per preoccuparsi.

Isabella passò la maggior parte del viaggio attraverso le highlands convincendosi che non ci sarebbero stati problemi col prelievo. Ripassò mentalmente tutte le leggi della finanza internazionale con cui aveva familiarità e che avevano a che fare con lo strano scenario in cui si trovavano.

La conclusione di lei fu che doveva funzionare.

Il problema con doveva era che era parecchio da basare su un matrimonio, reale o no.

Quando uscirono da Barclays con un assegno circolare di 150.000 sterline in mano a Isabella, Edward esalò un respiro pesante e poi inalò lentamente. Si voltò verso di lei con un leggero alzarsi delle labbra e lei ebbe l'impressione che fosse il primo vero respiro che prendeva da mesi.

Isabella si sentiva sollevata, ma ancora in agitazione per lo scambio che aveva avuto col bancario. Non vedendo problemi con la presenza di Edward accanto a lei, dato che era adesso suo marito, aveva annuito verso la sedia libera lì vicino mentre l'impiegato tirava fuori i suoi conti.

«Swan… Swan», borbottò il bancario sotto voce mentre muoveva il mouse sul suo desktop.

Con la coda dell'occhio notò la gamba di Edward che faceva su e giù incessantemente. I suoi piedi erano piantati a terra, ma le gambe si muovevano costantemente e tutto il suo corpo era teso mentre sedeva nel lussuoso ufficio della Barclays nel centro città di Glasgow.

«Ci sarebbe il conto congiunto Swan e Montgo-»

«No.»

Isabella sentì il cuore che cominciava a martellare, ma riuscì a restare calma. «No, non quello.»

Il bancario alzò un sopracciglio, poi tornò allo schermo. «Naturalmente… miss...»

«Mrs. MacDonald», disse con un forzato sorriso amichevole, guardando in direzione di Edward con quello che sperò passasse per affetto.

Edward colse il segnale e ricambiò il sorriso prendendole la mano. «Aye», concordò.

Il bancario guardò lo scambio col sopracciglio leggermente alzato. Dopo diversi controlli di identità e risposte a domande leggermente velate che cercavano ovviamente di chiarire la situazione, Isabella e Edward uscirono con la busta dell'assegno in mano.

Se Edward pensava che c'era stato qualcosa di strano nello scambio col bancario, non lo diede a vedere. Invece la guidò all'auto aprendole lo sportello e sedendosi poi alla guida. «Lo lasciamo da MacLeod e poi torniamo alla Sleat?» chiese lui.

Isabella annuì, guardando di fronte a sé.

Edward sembrò capire che non era in vena di fare conversazione, nonostante fosse stata sicura e amichevole poco prima, in banca. Si accigliò mentre usciva dal parcheggio. Non riusciva a capire cosa le passasse esattamente per la testa mentre guidava per le strade di Glasgow e si dirigeva di nuovo verso le Highlands.



*



La fermata alla Royal Bank of Scotland fu fortunatamente senza incidenti.

MacLeod, a quanto pareva, non era in ufficio.

Edward fornì le informazioni necessarie sul prestito mentre Isabella parlava con voce netta e diretta con la bancaria. La donna sgranò gli occhi davanti all'assegno, poi guardò alternativamente loro due, poi lo schermo del suo computer prima di chiedere loro di aspettare un attimo che chiamasse il suo supervisore.

«Questo è il protocollo standard?» chiese Isabella col sopracciglio alzato mentre la mano della donna aleggiava sul telefono.

«Mi scusi?» chiese la bancaria sbattendo gli occhi.

Edward guardava Isabella con curiosità mentre lei accennava al telefono.

«RBS ha l'abitudine di scoraggiare i clienti dal pagare integralmente i loro prestiti?» chiese Isabella. «Mi sembra incredibilmente controproducente.»

«Be'… be', capisce, dato l'ammontare della cifra, è lo standard passare per diverse… procedure.»

«Io so che la maggior parte di queste procedure esistono come misure anti-terrorismo in relazione ai contanti, non agli assegni», disse Isabella sfidandola. «Inoltre, in confronto ad altri affari e prestiti della RBS, mi aspetto che questa non sia considerata una cifra così enorme. Mi sbaglio?»

L'impiegata perse sicurezza di fronte al tono autoritario di Isabella. «Be', c'è una bandierina sul conto, messa da Mr. MacLeod – dice che desidera che gli venga notificato ogni grosso rimborso su questo conto.»

A quel punto, Edward si alzò in piedi.

«E allora glielo notifichi.»

«Be', mm, ci sono diversi, um, essendo un versamento internazionale, e sa con gli Investimenti Diretti Esteri – potrebbero esserci vari motivi per cui non può essere elaborato.»

Isabella si alzò e prese la mano di Edward.

«Se viene fuori qualcuno di questi motivi, può raggiungerci al numero di telefono di mio marito. Fino ad allora, penso che abbiate tutto quello che vi serve. Grazie per il suo aiuto.»

Uscirono dalla RBS mano nella mano, liberi del debito della Sleat.

Se Edward si sentiva in colpa per star commettendo una frode, lo ignorò mirabilmente. Lei sentiva il suo sguardo su di sé mentre camminavano, come se fosse sorpreso dal suo atteggiamento e dal suo tono professionale. Sembrava avere delle domande sulla punta della lingua, ma per qualche motivo, le tenne per sé.

E lei gliene fu grata.



*



Quando tornarono a Skye e alla distilleria, era già metà pomeriggio.

Edward spense il motore e si grattò dietro il collo.

«Vuoi fare un tour, allora?»

«Jasper è stato piuttosto accurato», replicò lei.

Edward annuì. «Aye.»

«Ma forse potremmo preparare un piano per far affrontare questa recessione alla Sleat?» suggerì lei.

«Oh, aye», concordò lui rapido. «Va bene, okay, ti farò vedere i libri così potrai… be', vedere i dati finanziari.»

Isabella annuì e lo seguì scendendo dalla macchina.

Jasper e Ian erano dietro il desk quando entrarono nella lobby dall'entrata laterale. Le loro teste si voltarono insieme quando la campanella attaccata alla porta tintinnò. Per un momento, Isabella vide la preoccupazione sui loro volti.

«Com'è andata?» chiese Jasper cauto, uno sguardo grave in faccia.

«Sleat vedrà un altro giorno per lottare, ragazzi», replicò Edward, il sollievo evidente nella sua voce. Diede una pacca sulla spalla a Jasper e Isabella vide le spalle di lui rilassarsi, come se si fossero liberate di un peso. Ian tirò un braccio intorno a Edward, scuotendolo con un gran sorriso in faccia.

Anche Isabella non poté evitare di sorridere, anche se si sentiva un'estranea, in quell'incontro.

Jasper la guardò e fece un gran sorriso. «E dobbiamo ringraziare la ragazza Bella per tutto quanto!»

Edward seguì il suo sguardo su sua moglie e le offrì un sorriso ugualmente grato.

«Aye, proprio così.»

E per la prima volta in tanto tempo, Isabella sentì le guance scaldarsi sotto i loro sguardi.

«Be', non ringraziatemi, ancora», disse lei sbrigativa. «Sleat non è ancora fuori dai guai.»

Chiunque, nel suo passato, sarebbe stato d'accordo – gli affari hanno molta strada da fare prima di essere considerati stabili. Ma gli uomini di fronte a lei non erano cresciuti a Wall Street come lei. Non avevano esperienza di executive development o investimenti bancari. Non erano addestrati in valutazione di attività commerciali e proprietà o a gestire investimenti a rischio.

Questo era il loro sostentamento, e per il momento non sarebbe scomparso.

Questa consapevolezza lasciò Isabella senza parole.

Edward sembrò capire, per la maggior parte. Diede una pacca a Ian e annuì. «Bene, sono in ufficio, se hai bisogno.»

«Ho stampato tutti quei documenti che mi hai chiesto», disse Jasper. «Non so cosa significhino per la maggior parte, ma sono là.»

«Grazie», disse Isabella con un sorriso. Sentiva un senso crescente di trepidazione a quello che la aspettava in ufficio.

E quando lei e Edward entrarono, la sua trepidazione sembrò giustificata.

Sulla scrivania stava un grosso scatolone pieno di cartelline, buste e fogli sparsi, alcuni documenti fermati con delle ricevute, altri liberi.

Vedendo l'espressione sulla faccia di lei, Edward trasalì.

«La maggior parte sono dell'anno scorso», spiegò mentre Isabella cominciava a dare un'occhiata ai fogli. «Pa’ era più organizzato.»

Isabella annuì mentre guardava delle fatture di spedizione random.

Edward si chinò e aprì un grande cassetto della scrivania. Il cassetto era meglio organizzato rispetto allo scatolone, le cartelle ordinate e etichettate con una calligrafia precisa. «Questi sono degli ultimi otto anni, penso. La maggior parte sono di pa’, ma alcune cose potrebbero essere di Carlisle, ancora prima. Lui può spiegarti, se trovi qualcosa che non ha senso.»

Isabella si strofinò la faccia mentre guardava la pila davanti a lei. «Avete uno stato patrimoniale?» chiese lei. «O qualche documento aggiornato di un bilancio consolidato?»

«Oh aye», disse Edward strofinandosi il collo. «Quando la GRG arrivò, mesi fa… lo stratagemma di RBS, ricordi? Aye, be', richiesero documenti aggiornati come parte del loro processo di 'consulenza' per dare una svolta agli affari», spiegò con l'amarezza nella voce. «Devono essere là, da qualche parte. Naturalmente sono di quattro mesi fa e MacLeod non era d'accordo su come erano stati fatti,o almeno così ha detto, quindi… non so quanto possano essere utili.»

Isabella esalò un respiro e si mise seduta sulla sedia di pelle dietro la scrivania.

Edward la guardò grattandosi il mento. A parte una chiara diffidenza verso il casino disorganizzato di fronte a lei, non riusciva a capire nulla dei suoi pensieri o se rimpiangesse di essersi infilata in quel ginepraio.

«Se vuoi posso darti una mano a capirci qualcosa», offrì lui. Si fermò di colpo – non sapeva molto di lei, ma da come parlava non sembrava una principiante riguardo alle materie finanziarie.

«Grazie, ma va tutto bene», replicò lei.

«Va bene, allora. Be', quindi suppongo che ti lascerò… fare conoscenza con la Sleat. Sarò in distilleria se hai bisogno, okay?»

Isabella annuì, guardando una fattura datata tre settimane prima.

«Sì, be', allora ti lascio.»



*



Come si scoprì, Sleat in effetti non aveva un piano aziendale.

Isabella passò quattro ore a smistare tutti i documenti dello scatolone in categorie generali e sapeva che restava ancora tanto da smistare, ma mentre identificava e divideva in categorie i documenti, cominciò a mettere insieme il fatto che Sleat faticava sia per il rallentamento dell'economia, sia per il fatto che usava un modello di business che aveva avuto successo nel Novecento, ma che non permetteva loro di competere nel 2008.

Oltre queste preoccupazioni, doveva ammettere che MacLeod aveva ragione ad accusare Sleat per aver fatto dichiarazioni improprie. Una volte estratte le dichiarazioni dallo scatolone e dato un'occhiata rapida, individuò subito parecchi errori marchiani che la fecero trasalire. Era passato un po' di tempo dai suoi corsi di Finanza Internazionale, ma riusciva facilmente e rapidamente a identificare gli errori.

Accanto a lei stava un taccuino con delle note casuali, inclusa una sempre crescente lista delle cose da fare e parecchie osservazioni su alcuni documenti che stava guardando. Stava ancora dividendo i documenti in piccole pile quando qualcuno bussò alla porta. Isabella guardò sorpresa l'orologio e vide che era passato molto tempo da quando Edward l'aveva lasciata nell'ufficio.

Una testa rossa si infilò nella porta.

«Come va finora?» chiese lui, con un tono gradevole ma guardingo.

Isabella guardò i mucchi di documenti di fronte a lei con espressione neutra.

«Così male, aye?»

Lei si fece la nota mentale di lavorare sul suo sguardo neutro.

«È un inizio», rispose.

Le labbra di Edward si piegarono all'insù. «Aye. Non hai fame?» chiese. «Esme ha chiamato e potrebbe aver bisogno di aiuto per ripulire dopo i festeggiamenti a Isles.»

Isabella annuì, rianimandosi all'idea di rivedere la donna inglese.

Edward si mise di lato e aprì di più la porta per lei. «E da quello che vedo, a te potrebbe far bene un buon bicchiere.»

Isabella esalò un gran sospiro e lo guardò. «Oserei dire che hai ragione, MacDonald.»

Arrivati all'Isles Inn, seppero che a Esme serviva solo che alcuni tavoli che erano stati portati dentro, fossero riportati in magazzino. Edward e Jasper si misero subito al lavoro, lasciando Isabella e Esme relativamente sole nel pub. C'erano pochi clienti al focolare, ma avevano le loro pinte piene e erano immersi nelle loro conversazioni.

Era sorpresa di come fosse familiare stare nel pub. L'atmosfera era calda e intima, accogliente in un modo che le fece rilassare le spalle, almeno un po'.

«Felice di vederti, tesoro,” aveva detto Esme quando loro tre erano entrati. Isabella aveva lasciato che la donna la abbracciasse.

«Vieni, siedi con me», la invitò caldamente. «Posso portarti qualcosa da bere? Whisky? Birra? Vino?»

Isabella scosse la testa.

Intanto Edward e Jasper cercavano di capire come far passare il tavolo per la porta. Isabella sentì Jasper tirare una sfilza di parole che doveva essere gaelico, e che avrebbe scommesso fossero parolacce.

Isabella si mise seduta dove Esme indicava. Mentre si sedeva, vide che il tavolo era coperto di varie carte. Incapace di staccare gli occhi, lesse qualche riga e le sembrò che fossero fatture. Erano datate sabato e c'erano parecchie tasse ritardate in aggiunta a un grosso ammontare di alcool con alti prezzi segnati sulla destra.

Il loro matrimonio.

Esme si sedette e raccolse in fretta tutte le carte, con aria imbarazzata.

«Per favore, dimmi quando avrai i costi totali di sabato», disse calma Isabella. «Ti farò un assegno.»

«Oh, tesoro», disse Esme facendo un gesto con la mano. «Non farti problemi.»

«Era… era il nostro matrimonio», tentò di replicare con veemenza, ma si trovò ad inciampare nelle parole e nella nozione che era sposata. «Questo non è un tuo fardello finanziario. Pagheremo noi per questo.»

Era stato un matrimonio semplice – esitò a chiamarlo piccolo dato che era sicura che la maggior parte dell'isola vi aveva preso parte - e come tale non poteva essere costato una gran quantità di soldi. Ma tutti quelli che avevano mai preparato un matrimonio sapevano che c'erano costi enormi associati a cibo e alcool.

Esme scosse la testa e replicò con fermezza. «Noi siamo il padrino e la madrina di Edward. Ce la caveremo in qualche modo.»

Ma Isabella vedeva una certa apprensione nei suoi occhi mentre guardava quei conti.

«Ma noi-»

«Bella… so che tutto questo è spaventosamente poco familiare, per te, e non ti biasimo certo per questo. Detto questo, mi trovo nella situazione di avere una migliore comprensione delle condizioni finanziarie di Edward rispetto a te. Questi ultimi mesi sono stati… tosti. Per tutti noi, in un certo senso. Edward è stato colpito duramente… non ha i fondi per contribuire e io e Carlisle non vogliamo che lo faccia. Troveremo un modo per coprire tutto.»

Isabella aveva tanti pensieri che cercavano di uscirle dalle labbra e, non per la prima volta, si ritrovò a non dire nulla.

Esme sorrise. «Quando diventi genitore ti abitui a prenderti cura degli altri. È una strana parte della natura umana che ti viene fuori.»

Non viene fuori a tutti.

Il pensiero scivolò fuori dalla sua mente.

«D'altronde… cosa stai facendo tu per la distilleria? Quello è molto più importante di questi conti. Sleat è stata la vita di Carlisle per… 20 anni. E di Jasper fin da quando è stato abbastanza grande. Tutti e due lavorano altrove quando possono, ma...» la sua voce si spense con un desolato scrollare di spalle, un gesto come a dire cosa puoi farci?

Edward e Jasper tornarono dentro ridendo. Isabella guardò mentre prendevano su l'altro tavolo con facilità e Edward faceva un commento sarcastico sulla carenza di orientamento spaziale di Jasper. Mentre si muovevano, fu lieta che il suo nuovo marito non vedesse il suo sguardo, dandole la possibilità di osservarlo con chiarezza.

Poco dopo, Edward sentì sua zia e Isabella che chiacchieravano amichevolmente con qualche bicchiere di vino. Anche se la conversazione era dominata dall'accento britannico, sentiva anche una morbida voce americana, di tanto in tanto.

Alice era tornata in cucina, a pulire o a cucinare, non sapeva. Lo aveva abbracciato quando lo aveva visto. Lui gli aveva chiesto quando sarebbe tornata a casa, ma lei aveva ridacchiato e aveva detto che non aveva intenzione di intromettersi nella loro luna di miele.

Non riusciva a sentire cosa si dicevano le due donne, non che ci provasse, ma sembrava che Esme le stesse dicendo quali posti di Skye attiravano più turisti e in quali periodi, fermandosi occasionalmente per chiederle se Edward glieli avesse mostrati, dopo aver saputo del loro giro il giorno prima. Edward sentiva gli occhi sulla sua schiena, ma non si voltò mentre stringeva la sua Tennent's Lager.

«Eee. Ma’ ha trovato una nuova migliore amica», commentò Jasper roteando gli occhi. Era seduto accanto a Edward al bar, bevendo la sua birra e flirtando qua e là con Fiona.

A quel punto, Edward diede un'occhiata alle due donne. Esme gesticolava con gli occhi sgranati mentre Isabella ascoltava e sorrideva. Sua zia era sempre stata una narratrice – e sembrava che questa cosa fosse diventata ancora più pronunciata da quando si era trasferita in Scozia, secondo suo marito.

Tornò alla sua pinta. «Aye», disse sbrigativo.

Quella a quanto pareva, non era la risposta che cercava suo cugino.

Il biondo lo guardò sospettoso.

«Allora, come sta andando fra voi due?»

«Bene», disse lui alzando la sua birra. «Date le circostanze.»

Jasper evidentemente non era convinto.

«Sembravate una bella coppia, al matrimonio. Felici l'uno con l'altro», commentò. «Adesso non più tanto.»

Edward alzò le sopracciglia, fastidio e accento scozzese gli scivolarono nel tono. «Con tutti gli amici e i parenti che osservavano ogni mia mossa? Aye, era meglio che sembrassimo una bella coppia, al matrimonio.»

«Era tutto uno show?» insisté lui. «Tutto quanto? Ti ho visto, socio.»

«Buon per te, cretino. La tua ma’ sarà contenta che ti funzionano gli occhi.»

Jasper ignorò il tono acido nella sua voce.

«È carina.»

«Già.»

Jasper aprì bocca, ma Edward continuò.

«Ed è occupata ad aiutare Sleat. È un accordo commerciale. Né più né meno.»

Suo cugino finalmente prese nota del suo tono, riconoscendo che stava premendo su un nervo scoperto.

«La ragazza ha un bel culo», commentò prendendo un'altra birra.

Si sentì un colpo e la birra di Jasper finì sulla sua maglietta.

«Oi! E questo per cos'è?»

«Chiudi quella boccaccia! Finta o no, la ragazza è ancora mia moglie.»

La bocca di Jasper rischiava di aprirsi in un gran sorriso, ma Edward era già tornato alla sua birra, chiudendo, a quanto pareva, la conversazione.

Jasper alzò alle labbra quanto era rimasto della sua birra, e il bicchiere nascondeva il suo ghigno.









  
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