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Autore: Star_Rover    15/12/2023    5 recensioni
Ovvero: come un anti-eroe americano tentò di sopravvivere alla sua apocalisse personale nel mezzo di una guerra mondiale.
***
Per raggiungere il suo obiettivo doveva dimostrare di non essere quel che era realmente. O’ Hagan poteva vantare una consolidata esperienza nel campo. Da buon impostore aveva finto in ogni genere di situazione, poteva fingere di essere anche un valoroso soldato. O almeno così credeva...
Genere: Avventura, Commedia, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18. Il prigioniero
 

La vita al campo non era poi così male. La campagna francese era quasi piacevole ad una certa distanza dalla prima linea.
Dopo aver lasciato l’ospedale, Billy fu destinato a trascorrere un breve periodo di addestramento, al fine di poter essere reintegrato nella sua unità.
O’ Hagan non poté far altro che rassegnarsi alla dura realtà, la sua vacanza nelle retrovie era ormai terminata. La guerra non era ancora finita, un errore di calcolo non previsto.
Aveva guadagnato qualche settimana di tranquillità, ma il suo destino era tornare a combattere.
 
I suoi doveri all’accampamento prevedevano anche un turno di guardia al campo di prigionia.
In realtà non si trattava di un compito particolarmente sgradevole, i tedeschi oltre il filo spinato se ne stavano tranquilli, erano convinti di vincere la guerra, e attendevano pazientemente il giorno in cui i loro compagni sarebbero giunti a liberarli. Non provavano odio per gli americani, ma allo stesso tempo non si sentivano intimoriti da loro. Non avevano paura di guardare le guardie negli occhi, mostrandosi fieri e orgogliosi di aver combattuto per la loro Patria.
O’ Hagan non li capiva, ma dato che nessuno di loro creava problemi, a lui andava bene così.
Per la maggior parte del tempo non si preoccupava di loro, passeggiava annoiato intorno al confine, rimpiangendo i bei giorni trascorsi nelle retrovie.
Spesso pensava ad Evelyn, non aveva avuto modo di salutarla prima della sua partenza, ma una parte di sé riteneva che fosse stato meglio così. Temeva che non sarebbe riuscito a dirle addio senza rovinare il rapporto che si era creato tra loro.
Era immerso in queste riflessioni quando un grido lo riportò alla realtà.
«Billy! Billy O’ Hagan!»
Il giovane sussultò, quella voce gli parve subito familiare. Incredulo si avvicinò al muro di filo spinato.
Un prigioniero tentava di sporgersi il più possibile dalla recinzione, si trattava di un giovane dai capelli biondi e due intensi occhi verdi. Anche in quelle condizioni, stremato e denutrito, manteneva un particolare fascino. L’uniforme grigia era logora e strappata, ma il proprietario riusciva a indossarla ugualmente con eleganza.
«Fritz! Sei davvero tu?»
Il tedesco annuì.
Billy non credette ai suoi occhi.
«Credevo che fossi ancora a New York. Come diamine sei finito qui?»
«Ho risposto alla chiamata. Quando ho saputo della dichiarazione di guerra ho pensato che fosse il momento giusto per tornare in Germania»
O’ Hagan rimase perplesso.
«Ho sempre sostenuto che fossi pazzo. I tuoi piani erano veramente assurdi!»
«Però hanno sempre funzionato» precisò.
«Be’, sembra che questo sia stato il tuo primo fallimento»
Fritz lo guardò con aria di sfida: «la guerra non è ancora finita»
O’ Hagan non diede troppa importanza a quelle parole. Per quel che lo riguardava, avrebbe firmato egli stesso la resa pur di tornarsene sano e salvo sul primo transatlantico.
«E tu? Come mai ti sei arruolato? Da quel che ricordo non sei mai stato un fervente patriota» continuò Fritz.
Billy scosse le spalle.
«È una lunga storia…non so ancora se sia stata una grande occasione o la peggior decisione della mia vita»
Fritz mostrò un mesto sorriso.
«È questo il tuo problema Billy, tu non pensi mai alle conseguenze»
Egli sbuffò, di certo il tedesco non era nella posizione di poterlo giudicare.
I due restarono qualche istante in silenzio, scambiandosi solo qualche occhiata furtiva attraverso la rete metallica.
Alla fine Billy cedette.
«Al diavolo! Non ho nulla contro di te, certo, se non indossassi quella divisa mi saresti più simpatico, ma…non mi importa. Sei stato il mio miglior alleato, non siamo mai stati amici, però lavoravamo bene insieme!»
Il prigioniero concordò con lui.
«Già, ricordi l’affare della Fifth Avenue? Li abbiamo fregati tutti! Con il mio talento e la tua faccia tosta eravamo infallibili!»
Billy rievocò con una certa malinconia quel periodo, di sicuro era stato uno dei più prolifici come truffatore. Non aveva mai più trovato un complice efficiente come il falsario tedesco.
«Sai, Billy…sono felice di trovare un volto conosciuto. Questi mesi sono stati davvero terribili, immagino che tu sappia come è la vita al fronte»
O’ Hagan non aveva vissuto sulla sua pelle il lato più crudele della guerra, ma quel che aveva visto era stato sufficiente.
«Mi dispiace, davvero» disse con sincerità.
Il tedesco apprezzò il suo tentativo di comprensione.  
«Posso chiederti un favore? In onore dei vecchi tempi?»
Billy esitò: «di che si tratta?»
«Vorrei solo un paio di sigarette, fumare mi aiuterebbe a rilassare un po’ i nervi. Ne avrei davvero bisogno»
Il giovane pensò che non ci fosse nulla di male, così infilò una mano in tasca e consegnò quel che restava della sua scorta al prigioniero.
«Grazie, sapevo di poter contare su di te. Le conserverò con cura, non voglio sprecarle adesso»
Il tedesco nascose immediatamente il suo prezioso bottino. Stava per allontanarsi, ma O’ Hagan lo richiamò.
«Aspetta!»
Fritz si bloccò, il suo corpo si tese come una corda di violino.
«Non potrai accenderle senza i fiammiferi!»
Lo sguardo del prigioniero si illuminò.
«Certo, che stupido…non ci avevo pensato»
Billy si affrettò a rimediare alla sua dimenticanza.
Fritz lo ringraziò nuovamente.
«Buona fortuna O’ Hagan, spero di rivederti vivo alla fine della guerra»
Billy tornò sui suoi passi, nella sua mente continuò a pensare a quelle parole.
Quello strano incontro l’aveva particolarmente turbato. Non si era mai interessato a Fritz, nemmeno quando erano soci. Eppure in quel momento provò sincera compassione per lui.
In ogni caso riteneva di essersi comportato dignitosamente nei suoi confronti.
I suoi connazionali erano stati buoni con lui durante la sua breve prigionia, sentiva di dover ricambiare il favore.
 
O’ Hagan rientrò dal turno di guardia in tempo per scroccare un sorso di brandy dai suoi compagni di stanza.
«Come stanno i crucchi? Sono ancora illusi di poter vincere la guerra?» domandò uno dei soldati.
Billy confermò.
«Hanno causato loro tutto questo! Dannazione, se i tedeschi non avessero deciso di iniziare una guerra nessuno di noi sarebbe qui!» esclamò qualcun altro.
«Già, è tutta colpa di quei bastardi!»
O’ Hagan pensò al suo vecchio complice, il quale aveva deciso di abbandonare l’America per servire la madrepatria. Per quanto non condividesse alcun ideale nazionalista, doveva ammettere che il suo fosse stato un atto di coraggio.
I suoi commilitoni continuarono a discutere.
«Non capisco perché ci occupiamo ancora di quei prigionieri, dovremmo giustiziarli tutti!»
Billy, estraneo alla guerra, era indifferente anche all’odio.
«Quei prigionieri sono soldati come noi»
«Stai difendendo i crucchi?»
«No, affatto. Sto solo dicendo che quei tedeschi non sono dei mostri»
Il suo compagno scosse il capo: «hai trascorso troppo tempo con loro, non dovresti fraternizzare con il nemico»
O’ Hagan non replicò, ma l’altro insistette con un ultimo avvertimento.  
«Non dovresti fidarti dei crucchi, è pericoloso»
Billy si rassegnò, forse i suoi compagni avevano ragione. Se doveva tornare a combattere non poteva permettersi tanta compassione. Nonostante ciò, non si pentì per aver dato confidenza a Fritz, in fondo lui non era un tedesco qualsiasi.   
 
 
Quella notte Billy fu risvegliato da concitate grida d’allarme.
Prontamente si alzò dal suo giaciglio, infilando giacca e stivali. Pensò a un bombardamento, poiché intravide il bagliore rossastro in lontananza, ma ripensandoci, non c’era stata alcuna esplosione.
Ancora mezzo intontito dal sonno, il giovane seguì gli altri soldati fuori dalla caserma. 
Una nube di fumo si innalzava oltre il campo di prigionia, dove l’incendio stava divampando nella notte.
Billy corse davanti alle recinzioni per interrogare i suoi compagni.
«Che cosa è successo?»
«Sembra che uno dei prigionieri abbia innescato un incendio nelle baracche e ne abbia approfittato per fuggire…non è assurdo? Come può essere accaduto?»
Billy fu grato all’oscurità che non permise al suo commilitone di notare il pallore sul suo viso.
Deglutì a vuoto, per poi rispondere con finta aria inconsapevole.
«Non ne ho proprio idea!»
   
 
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