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Autore: Ranma789    15/12/2023    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ranma entrò nella cucina con ampie falcate delle stampelle. Miu stava preparando la cena-il grembiule che portava sul davanti non nascondeva, vista di spalle, il suo spettacolare fondoschiena-ma si rivolse, senza voltarsi, al ragazzo che aveva sentito arrivare.

“Oh, Ranma, la cena non è ancora pronta, ma lo sarà tra un’oretta. Torna pure nella sala grande finché non sarà pronto” ​

“E chi CI RIESCE a stare fermo a fare niente per un’ora? Sono venuto qui apposta per darti una mano!” ​

“COSA? DARMI UNA MANO?” esclamò la ragazza voltandosi di scatto e facendo schizzare in aria una frittata che stava preparando, per poi aggiungere “Oh, povera me” e riprenderla al volo mentre cadeva. ​

Ranma la squadrò perplesso “Sì, perché…cosa ci sarebbe di strano?” ​

Miu all’improvviso si sentì stupida, ed arrossì. “Beh, perché, perché…di solito, faccio IO la cena, e tutti gli altri lavori di casa, qui al Ryozampaku…” ​

“Cosa? Vuoi dire che pulisci, lavi, stiri, fai la spesa e cucini per otto persone, tutti i giorni? Oltre alla scuola ed agli allenamenti?” ​

“Eheh, sì” si schermì la ragazza. ​

“E…nessuno viene mai ad aiutarti?” ​

“Oh, fidati, è MEGLIO che non lo facciano. Sono tutti negati, combinerebbero dei disastri e poi dovrei lavorare il doppio per rimediare. Solo Kensei cucina, ogni tanto” ​

Ranma ripensò alla sera precedente, quando, senza Kensei, avevano cenato da asporto. “Uhm…già, capisco” ​

“Comunque-riprese-io ho lavorato in un ristorante cinese e dato una mano in un chiosco di okonomiyaki e so cucinare un po’ in generale. Quindi, è deciso: visto che non posso allenarmi e che impazzisco a stare con le mani in mano, ti aiuterò a preparare la cena” ​

“Oh, ma…grazie, Ranma, non dovresti, davvero” ma il ragazzo aveva già cominciato a tagliare le verdure. ​

La ragazza bionda sentì una strana palpitazione. Nessuno le aveva mai fatto quella premura, prima d’ora. ​

Dopo qualche minuto fu evidente che i due avevano una buona intesa, in cucina.
Ranma aveva esperienza ed il cibo era evidentemente una sua passione, secondo solo alle arti marziali, infatti riusciva ad intuire cosa Miu stesse facendo e preveniva le necessità del lavoro.
Non solo, si mise a cucinare, sui fornelli liberi, una diversa varietà di primi e di contorni, con il cibo avanzato. Sembrava che cucinare lo rilassasse, gli evitasse di dover pensare ad altro. ​

“Wow, Ranma, sei davvero bravo! Oltre ad essere un abile praticante di arti marziali, sei un cuoco migliore di parecchie casalinghe!” ​

“Feh! Non esistono attività che debbano praticare solo gli uomini o solo le donne. Io poi ne so qualcosa!” aggiunse, con una nota amara. ​

Ranma si stupì un po’ di quanto aveva appena detto-da quando aveva cominciato a pensarlo?-ma rimase più stupito della faccia perplessa di Miu al suo commento osservazione. ​

MA CERTO!
Che idiota, si disse. La ragazza era stata svenuta tutta la sera prima, perciò, con ogni probabilità, era l’unica a non sapere della sua trasformazione! ​

Meglio cambiare discorso. Preferirei che almeno una persona qui continuasse a non saperlo. Sempre che Sakaki non faccia altre battutine come stamattina… ​

“E-ehm, comunque-riprese, un po’ sbrigativo-preferisco aiutarti, perché non vorrei dover ripetere l’esperienza di ieri sera! Il cibo da asporto non era male, ma era un po’ poco, poi il fattorino si era perso, è arrivato tutto freddo…” ​

Miu improvvisamente sembrò faticare a trattenersi. Iniziò a tremare, poi, di colpo, si gettò in un profondo inchino: ​

“Ranma-san! Kokoroyori Owabi Moshiagesumasu! * ​

(*=“Onorevole Ranma! le mie più sincere scuse” un modo di scusarsi molto formale, NDA) ​

Ranma rimase interdetto “EEEH? Ma…per che cosa?” ​

“MA come, PER CHE COSA? PER IERI POMERIGGIO; NO?? Per come…per come ti ho attaccato, mentre…mentre io ero…il nonno mi ha raccontato tutto, stamattina, e… Oooh, sono così IMBARAZZATA!” esclamò scoppiando quasi in lacrime. ​

Ranma, che era cambiato ma non abbastanza da non andare in crisi di fronte alle lacrime delle ragazze, si affrettò a consolarla. ​

“Ma-ma no, figurati, non è successo niente, che sciocchezza! Io neanche ci pensavo più. Figuriamoci, a me succedono cose del genere tutti i giorni.” Cercava di schermirsi ma Miu continuava a frignare, sconsolata. ​

“Oltretutto-aggiunse in tono più calmo-tuo nonno mi ha spiegato quale sia il problema e…beh, non posso davvero fartene una colpa” ​

Per un lungo momento i due si guardarono negli occhi. Miu sembrava un cucciolo smarrito, gli occhi lucidi. Se Ranma non avesse rischiato di perdersi, in quegli occhioni, avrebbe trovato la scena un cliché quasi ridicolo. ​

“D-davvero?” mormorò la bionda. ​

“Beh…sì, e poi…-Ranma ebbe un flashback del suo ultimo scontro con Ryoga, pochi mesi prima-a dire il vero, io…avevo GIA’ VISTO una cosa del genere. Avevo già incontrato qualcuno preda della Via dell’Ashura” concluse, pensieroso. ​

Miu lo fissò, interdetta. “Ah, ma in quel caso-si affrettò ad aggiungere-quella persona era entrata volontariamente in quello stato! Tutta un’altra cosa!” la rassicurò. ​

Miu prese un bel respiro, ormai calma. ​

“Il fatto è che…è che io MI VERGOGNO di non riuscire a controllarmi! Sono una praticante di arti marziali esperta e sto diventando sempre più forte! E riesco ad usare il Ki per combattere! Anche bene! Però…se provo ad alzare l’intensità oltre un certo grado, perdo il controllo. Ma se continua a succedere, non potrò passare al livello successivo!”. ​

Ranma ebbe un attimo di shock. Le sue stesse parole. Bizzarro. ​

“Beh, forse-azzardò il ragazzo col codino-stai trascurando gli allenamenti di base, non credi?” ​

“Uh? Che intendi dire?” ​

“Beh, io non ne capisco troppo di Ki di alto livello-ho imparato una o due cose su come usarlo, ma non sono un esperto-però, da quel che ne so, il Ki potenzia, proporzionalmente, le proprie capacità fisiche. Ad esempio, se Forza, Resistenza e Velocità sono a livello 100, col Ki si può arrivare a 150”. ​

“Sì, è esatto” ​

“Beh, allora, cosa accadrebbe, se…per qualche motivo, il proprio Ki fosse già ad un livello SUPERIORE rispetto alle proprie capacità fisiche? Se il Ki fosse potenzialmente 150, ma le capacità fisiche fossero solo, ad esempio, 80-90? Si creerebbe…uno scompenso di qualche tipo, credo. Magari è questa, la ragione, magari quando alzi il livello del Ki, questo, sovraccaricandoti, finisce col…darti alla testa”. ​

Miu rimase in silenzio per un lungo momento. ​

Ranma, a dire il vero, era stupito di sé stesso, anche per vantarsi. Non sapeva come gli fosse venuta quell’intuizione. ​

“Ma, se così fosse-riprese, timidamente ragazza-quale sarebbe la soluzione? Dovrei…allenarmi di più, nelle basi?” ​

“E perché no? Non bisogna mai trascurare le basi” rispose il ragazzo col codino. ​

“E poi-riprese, infervorandosi-cosa c’è, credi di non averne il tempo? ​

Posso farti una domanda, Miu? Non trovi che sia un po’ INGIUSTO che tu passi così tanto tempo a lavorare per tutti? Sei una praticante di arti marziali esattamente come Kenichi, dovresti essere fuori ad allenarti proprio come lui! Anche se non ha talento, di questo passo, rischia di superarti” ​

Quando Ranma finì quello sfogo, entrambi rimasero per lunghi attimi a bocca aperta. ​

Miu era scioccata. Un mix di emozioni le stavano passando nel petto. Stupore, consapevolezza, timore…gratitudine? ​

Ranma aveva detto qualcosa che lei sapeva ma che non osava esprimere a parole?

Ranma riprese a respirare normalmente. Non sapeva perché se la fosse presa tanto.
Forse era il suo innato senso di giustizia.
O forse Miu gli ricordava un po’ Kasumi, sempre pronta a farsi in quattro per gli altri e mai per sé stessa. ​

Entrambi potevano sentire l’atmosfera più intensa, l’intimità di quel momento di apertura e ne furono imbarazzati. Abbassarono lo sguardo ed arrossirono quasi all’unisono. ​

“Beh, che dici? Finiamo di preparare la cena?” ​

“S-sì, è meglio, rischiamo di fare tardi”. ​

A poca distanza, appoggiato con la schiena ad un pannello, le braccia conserte, Hayato era pensieroso. ​

◊◊◊◊◊ ​

Quella sera, la cena del Ryozampaku fu più lussuosa che mai. Non solo c’erano molte più cose (la retta, pagata da Ranma in anticipo, aveva fatto miracoli per fare la spesa), ma c’erano piatti più originali e raffinati del solito, che rappresentavano un bizzarro ma invitante mix di cucina giapponese, cinese ed occidentale. ​

“Ohoh, che meraviglia! Miu, hai superato te stessa!” si complimentò Hayato. Anche da tutti gli altri provenivano espressioni di stupore ed apprezzamento. ​

“GRAZIE! Ma non dovete ringraziare solo me! Buona parte del merito va a Ranma! E’ venuto ad aiutarmi in cucina, e più di metà dei piatti li ha preparati lui!” annunciò Miu con un sorrisone festoso. ​

“Davvero? Oltre che praticante di arti marziali, anche cuoco?-domandò Kensei, colpito-ragazzo, ci manca solo che tu sia anche un playboy, e sarai del tutto identico a me!” concluse con uno scintillante sorriso, che indicava come dicesse assolutamente sul serio. ​

“Le assicuro che le differenze si fermano qui” replicò Ranma, gelido. Non aveva ancora scordato lo scherzetto dei secchi d’acqua e delle foto. Kensei gli ricordava un po’ troppo il vecchio Happosai. ​

“Mmh…è un bene, per i giovani, coltivare molteplici talenti” affermò Akisame. ​

“Giusto!-confermò Apachai, già con la bocca piena-e poi Ranma ha fatto bene ad aiutare Miu; di solito nessuno muove un dito per aiutarla…” affermò, con espressione triste. ​

“MA SE TU LA AIUTI MENO DI TUTTI!” protestò Sakaki. ​

Kenichi, invece, sembrava scosso. “C-cucinare? Loro due? Soli soletti?” ​

Shigure si calò dal soffitto e gli sussurrò all’orecchio. “Forse…devi imparare anche tu….se non vuoi…perderla…” ​

“AAAAH!” esclamò il giovane Shirahama tenendosi la testa fra le mani, immaginandosi Ranma e Miu che fuggivano insieme su un carretto dei gelati con scritto << Just Married >>. ​

“Beh, cosa stiamo aspettando? Facciamo onore ai piatti che Ranma e Miu hanno preparato!-dichiarò l’Anziano-sarà un ottimo modo per festeggiare il primo giorno di un nuovo allievo al Ryozampaku!” ​

Improvvisamente, a tutti i maestri sfavillarono gli occhi con sadismo. ​

“Buon appetit….AAAH; non di nuovo!” si trovò a strillare Miu. ​

Tutti i maestri avevano cominciato una specie di gara nel muovere le braccia con le bacchette a supervelocità, per portare via il cibo dai piatti a Kenichi, Miu e Ranma. ​

“Oh, no! PROPRIO OGGI!” si lamentò Kenichi, cercando inutilmente di salvare il salvabile. ​

Ranma, invece, alzò un sopracciglio, dubbioso, però mantenne una certa calma “Uh? Cos’è, un nuovo gioco? Oh, beh…se sei a Roma, fai come i Romani” pensò con un sospiro. ​

Sollevò le bacchette e gridò: “VERSIONE MODIFICATA DELLA TECNICA DELLA GOURMET DE FOIE GRAS!”

Ed improvvisamente, anche Ranma si unì alla battaglia, muovendo le bacchette a supervelocità, effettuando però dei movimenti molto più precisi, specifici per quel tipo di attività. ​

“EH?” fece Miu. “Uh, ma..?” fece eco Kenichi. “Ooh, il ragazzo non finisce di sorprenderci” ​

Ed era così. Memore degli allenamenti infernali nella casa di Picolet Chardin, Ranma era in grado di sfidare chiunque in una battaglia culinaria (anche perché, maestri si stavano limitando parecchio: se avessero mosso le braccia alla loro velocità massima, cibo e tavola si sarebbero polverizzati per l’attrito dell’aria) e per di più, agì con astuzia: invece di rincorrere le scie dei maestri mentre tiravano indietro il maltolto-e detto per inciso, finivano anche col pestarsi i piedi a vicenda- si limitò ad intercettare il cibo non appena lo afferravano, a poca distanza dai piatti, modificandone un minimo la traiettoria. ​

Miu ebbe un’intuizione “Kenichi! Solleva il piatto come uno scudo! Dobbiamo aiutarlo! Offriamo meno superficie possibile ai maestri per rubare il cibo!” “Eh? S-sì!” ​

Dopo quelli che parvero ai ragazzi dei momenti interminabili, ma in realtà dovevano essere solo un paio di minuti, la battaglia finì.
Il cibo ERA stato rubato, ma Ranma ne aveva deviato la traiettoria, ogni volta, facendolo ritornare indietro.
Adesso, lui, Miu e Kenichi si ritrovano di nuovo con i piatti pieni di roba da mangiare, solo che…non era più LA STESSA roba che si erano messi all’inizio nei rispettivi piatti, ma si era rimescolata a caso tra un piatto e l’altro. ​

Improvvisamente, calò il silenzio. Tutti i maestri guardarono i piatti, esterrefatti, poi… Scoppiarono a ridere. A crepapelle. ​

“UAHUAHUAH; ragazzo, parola mia, sei troppo forte! Sarà uno spasso averti al Ryozampaku!” affermò Sakaki.
“Uhm! Una tecnica adatta per ogni situazione! Proprio come i maestri dei tempi antichi!” approvò Koetsuji, tenendosi il mento con fare saccente. “AHAH! Anche in Cina ci sono molte arti marziali che utilizzano il cibo! Ben fatto, ragazzo!” si complimentò Kensei. ​

E per il resto della cena ci furono solo risate, racconti ed il gusto del buon cibo. ​

◊◊◊◊◊ ​

Quella sera, dopo il bagno, Kenichi si ritrovò sul tetto del Ryozampaku, con Miu, ad osservare le stelle. A dire il vero, per il momento era da solo. “Uff! Quanto ho mangiato!” sospirò il ragazzo. “Devo ammettere che Ranma è anche un bravo cuoco, oltre che un grande praticante di arti marziali! È la prima volta che riesco a mangiare a sazietà quando i maestri decidono di sottrarre il cibo. E’ incredibile che avesse pronta una tecnica per contrastarli …c’è qualcosa che non sappia fare?” ​

Rimase in silenzio per un momento. “Chissà com’è che ci si sente…ad essere una persona speciale? Benedetto dal talento e dalla forza…a volte sento…di vivere in un mondo diverso da quello nel quale vive Miu…ma di sicuro Ranma…vive nel suo stesso mondo” Provò una fitta di gelosia, a quel pensiero. ​

Con Ranma al Ryozampaku, temeva di essere escluso. Aveva faticato tanto per costruire un rapporto con Miu…Ranma sarebbe potuto diventare un ostacolo? ​

In quella, spuntò la ragazza bionda, i capelli sciolti, come solo dopo il bagno. Sembrava molto giuliva e si arrampicò più rapidamente del solito. Kenichi attese per un istante per vedere se ci fosse anche Ranma, ma il ragazzo non apparve. Il suo sollievo gli confermò di sentirsi un po’ geloso. ​

“Ehm…Ranma non viene?” si informò ​

“Oh, penso che riuscirebbe a salire anche in stampelle, ma quando gliel’ho proposto, ha detto di no. E’ nella camera che gli hanno assegnato, ha detto qualcosa riguardo al telefonare a sua madre per avvisarla che per qualche giorno dormirà al Ryozampaku. All’inizio pensava di tornare ogni sera a dormire a casa, ma ha dovuto modificare i suoi piani…a causa di Sakaki” concluse con una smorfia di disapprovazione. ​

Kenichi non seppe se essere preoccupato all’idea che Ranma dormisse da loro, sollevato che fosse solo una cosa temporanea o stupito che il ragazzo sembrasse avere dei riguardi per la madre (possibile che sia un cocco di mamma?). A quel pensiero, sorrise maligno, nell’ansia di trovargli qualche difetto. ​

Si riscosse pensando a quello che gli aveva detto l’Anziano al mattino appena sveglio
<<   Mi raccomando, Kenichi-kun, non riferire a Miu del…problema di Ranma. Lui si è confidato con noi, ma ha diritto a che la cosa rimanga riservata. Inoltre, Miu è già abbastanza scossa per quello che è successo, senza dover aggiungere altre stranezze >>
 Il ragazzo emise un profondo sospiro. Non aveva davvero appigli contro di lui, eh? Ed in un paragone normale, avrebbe perso su tutta la linea. ​

“Ehi! Uno yen per i tuoi pensieri” sorrise dolcemente Miu. ​

Kenichi fu scosso, come se potesse intuire il suo disagio “UH? Oh, niente, è solo che…stavo pensando che le ultime ventiquattr’ore sono state particolarmente intense, non è così? Insomma, fino a ieri c’erano solo due allievi, nel Ryozampaku, ed ora siamo in tre, e…è strano pensare a quanto profondamente un fatto così semplice abbia cambiato la nostra piccola routine”. ​

Miu annuì convinta “E’ vero, sono successe un sacco di cose tutte insieme, ma non penso che questo sia un male. Il cambiamento può essere positivo, se sappiamo accettarne i lati migliori. E penso che Ranma-kun porterà un po’ di vivacità e freschezza nella vita del Ryozampaku, e che abbiamo tutti solo da guadagnare da questo”. ​

Kenichi soppesò la cosa “Uhm…in effetti, con un altro allievo, i Maestri potrebbero essere meno concentrati su di me…” ​

“Certo-confermò la bionda-ed avere più tempo a disposizione ti permetterà di concentrarti di più sulla scrittura, e sul curare i tuoi fiori…” ​

“Ah! E Ranma potrebbe aiutarci nella lotta contro Yomi! E’ talmente forte, potrebbe affrontare due-tre discepoli alla volta!” ​

“Beh, quanto a questo…non sappiamo se accetterebbe di farlo” ricordò la ragazza. ​

“No, hai ragione, mi sono lasciato trasportare, anche se…non so, ho la sensazione…che sia fatto della stessa pasta dei Maestri” ​

“Sì, sembra aver vissuto, come me, l’intera vita all’insegna delle arti marziali” ​

“Comunque…sono contento di una cosa” ​

“Di cosa?” domandò Miu, incuriosita. ​

“Che, per quante cose possano cambiare, possiamo sempre contare l’uno sull’altra”. ​

Miu sorrise teneramente. ​

E poi passarono un’altra ora a guardare le stelle. ​

◊◊◊◊◊ ​

Il mattino dopo, finita la colazione, Kenichi si trovava nel prato per gli allenamenti mattutini, iniziando a fare riscaldamento ai muscoli. Dal momento che era estate, non avevano la scuola di mezzo e poteva fare doppi allenamenti, per la gioia dei suoi maestri (sua un po’ meno, a dire il vero). ​

Ranma lo osservava, un po’ malinconico, dal portico. Camminava già meglio, anche se usava ancora le stampelle per sicurezza, ma sembrava morisse dalla voglia di unirsi a loro. A Kenichi fece quasi pena. ​

Ci fu però un’altra novità. Tutta pimpante, rivestita con la consueta tuta aderente e col Gi**, apparve Miu, raggiante, e cominciò subito ad unirsi al riscaldamento. ​

“Oh! Miu-San, ti alleni anche tu?” “Sì” rispose semplicemente la ragazza, con tono convinto. Ranma parve compiaciuto. ​

Era però una vista così strana, per i maestri, l’allenamento di Miu di prima mattina, che Sakaki si avvicinò, un po’ di soppiatto, ad Hayato. ​

“Ehm…Anziano, ci stiamo tutti chiedendo…è giusto che Miu dedichi più tempo al suo allenamento, ma…come dire…nel frattempo, chi farà le faccende di casa?” ​

“Nessuno” rispose Hayato con semplicità. ​

“Bene, mi pareva, io…NO; come? In che senso?” ​

“Mi sono reso conto che abbiamo fatto torto a Miu, negli anni, chiedendole di occuparsi di noi in questo modo, per sopperire alle nostre mancanze. Miu è giovane, ha tutta la vita davanti ed è una praticante di arti marziali esattamente come Kenichi ed è giusto che dedichi più tempo all’allenamento. L’incidente dell’altra sera mi ha aperto gli occhi, non possiamo permettere che si ripeta una cosa del genere. Miu continuerà a preparare i pasti (aiutata da Kensei e/o da Ranma, se lo desiderano), ma per tutte le altre incombenze…ci alterneremo tra di noi, stabilendo dei turni. QUALCOSA IN CONTRARIO?” tuonò poi, notando le espressioni interdette dei Maestri. ​

“No, no, assolutamente, si figuri” si schermirono tutti. ​

“Tsk! Però sarà dura…” pensò Sakaki, immaginandosi Apachai alle prese con il bucato, riducendo i vestiti a coriandoli, oppure Shigure fare pulizie aprendo nuovi interessanti fori d’aerazione nei muri. ​

Hayato giurò di aver visto l’ombra di un sorriso sul volto di Ranma e pensò “Uhmpf! Gli Allievi imparano dai Maestri, ed i Maestri imparano dagli Allievi, eh? Quanto è vero…” ​

Ranma si alzò, galvanizzato “Bene, bene! Sembra che non possa rimanere l’unico a stare con le mani in mano” ​

Fu ricevuto da sguardi perplessi. “Ranma, il tuo recupero è stato prodigioso, ma le tue ferite non sono guarite. Dovresti evitare sforzi almeno fino a domani” dichiarò Akisame. ​

“Va bene così, Akisame-intervenne ancora l’Anziano-Ranma, per oggi, tu ti allenerai con Miu. Farete una cosa leggera, soltanto un po’ di suite*** se riesci almeno a stare in piedi senza stampelle”. ​

Kenichi, da contento per Miu, passò in modalità sospettosa, perché avrebbe giurato di vedere la ragazza illuminarsi alla prospettiva. ​

“Senz’altro” dichiarò spavaldo il ragazzo col codino, anche se poi, lasciate cadere le stecche, si avviò nel prato a passo di lumaca, trascinando i piedi e barcollando. ​

Miu era già in guardia. Entusiasta, fece una cosa insolita, provocò amichevolmente Ranma, dicendogli “Non ti preoccupare, Ranma-kun, non ti farò troppo male”. ​

Ranma replicò per le rime “Feh! Di’ piuttosto che solo in queste condizioni hai qualche speranza di starmi dietro”. ​

Quando poi i due ragazzi avvicinarono la guardia ed appoggiarono i rispettivi avambracci destri uno contro l’altro, il tempo parve fermarsi, ed…accadde qualcosa di magico. ​

Iniziarono l’esercizio, dapprima lentamente, molto lentamente, poi aumentando leggermente il ritmo, ma svelando…un’intesa naturale. ​

Il loro respiro si coordinò, i loro movimenti si adeguarono, parevano rilassati, come se pensassero ad altro ed al tempo stesso, fossero completamente assorti nell’esercizio. Ben presto il ritmo delle leggere spinte, degli scambi di mano e delle prese, cambiò, senza mai esagerare, adeguandosi alle condizioni di Ranma, ma al tempo stesso, variando di continuo, seguendo il dolce dondolare avanti e indietro dei due corpi, tipico di quella pratica. ​

Dopo quella che parve un’eternità, ma saranno stati solo una ventina di minuti, le braccia si sciolsero e l’esercizio si concluse. L’aria intorno pareva più morbida. ​

Kenichi si rese conto che era rimasto come ipnotizzato a guardarli, ed era rimasto sepolto sotto un enorme peso che doveva sollevare, ma non era il solo: anche i Maestri ne erano rimasti affascinati. ​

“E’…è chimica. Quella è DECISAMENTE chimica!” dichiarò Kensei, quasi commosso. ​

“Sembrava…una…danza…di…corteggiamento…” fece Shigure. ​

“EEEEEEEH???!!!” protestò Kenichi. ​

“Uhm…ma tu guarda” soppesò Akisame. ​

“Lo sospettavo…” pensò Hayato. ​

Poi, a voce alta, aggiunse: “Ranma!” “Da quello che vedo, tu e Miu avete un’intesa naturale. Finora il suo allenamento era frenato dal non poter eseguire incontri di sparring contro qualcuno di un livello simile: Kenichi non lo è, ed inoltre non riesce ad andare al 100% contro una ragazza; mentre noi siamo troppo forti per entrambi. Per cui, ti domando: ti andrebbe-finché avrai recuperato, ed eventualmente anche dopo, se lo desideri-fare da compagno di allenamenti per mia nipote? Sono certo che avete molto da imparare l’uno dall’altra!” ​

Ranma non se lo aspettava. Miu sembrava raggiante. ​

Kenichi era fumante “CHE…CHE COSAAA??? LORO-DUE-COMPAGNI-DI-ALLENAMENTO?” ​

Kensei, con una punta di sadismo, gli sussurrò all’orecchio “Eh, mi sa che le cose si mettono male per te…” ​

“Ranma-kun! Lo faresti davvero?” domandò Miu, le mani giunte ed uno sguardo supplichevole che avrebbe fatto sciogliere anche una pietra. ​

Ranma, dopo l’iniziale smarrimento, si riebbe, la guardò, ed infine le sorrise “Ma sì, perché no?” ​

“EVVIVA! GrazieGrazieGrazie” e si rese conto troppo tardi di avergli gettato le braccia al collo. Entrambi divennero belli rossi e poi Miu si staccò lentamente, guardando per terra. “Scusa…” “Ehm…ma ti pare…” ​

Kenichi ormai emetteva solo suoni inconsulti e fumava dalla testa. Shigure osservò “Fumi così…tanto…che…stai…sprofondando…nel terreno…” ​

“Non ti sembra di dimenticare qualcosa?” spuntò in quella Akisame, tirandolo fuori a forza dalla buca.
“Uh? Che cosa, maestro?”
“DI CONTINUARE L’ALLENAMENTO; PELANDRONE!” gridò, gettandolo in mezzo ad una macchina di sua invenzione, un tapis roulant che, in contemporanea, alla corsa, allenava i riflessi, dal momento che, in modo del tutto casuale, quattro antenne posizionate agli angoli, si piegavano verso di lui per dargli la scossa. ​

Per il resto della giornata Kenichi non ebbe modo di preoccuparsi di Ranma e Miu, anche perché, ogni volta che Ranma vacillava durante un esercizio, e Miu soccorreva con sollecitudine il convalescente, se provava a distrarsi gridando “EHI!” una delle antenne lo fulminava… ​

◊◊◊◊◊ ​

Nel giro di qualche giorno, Ranma fu guarito completamente, ed i suoi allenamenti con Miu cominciarono ad assomigliare sempre di più a dei veri e propri scontri. Il fatto però di aver ricominciato praticamente da zero, mentre era convalescente, aveva permesso ad entrambi di ripassare tutte le tecniche di base, di eseguirle a velocità lenta e poi progressivamente crescente, potendo così apprezzare le piccole finezze delle singole mosse e cercando di individuare i punti deboli della difesa dell’altro per approfittarne. ​

Entro cinque giorni, Ranma poté eseguire un vero incontro con Miu, spostandosi nel prato e combattendo solo con le braccia; dopo sei fu in grado di combattere anche coi calci. Il settimo giorno, Miu non ebbe più riguardi e lo attaccò non solo da terra, ma dal cielo, eseguendo tutti i salti e le spettacolari capriole ed acrobazie tipiche del clan Kuremisago e di sua madre Shizuha, in particolare, oltre alle mosse dello stile Furinji. ​

Ranma fu impressionato nel vedere i movimenti sciolti, potenti ed eleganti della ragazza.
Era la prima volta che vedeva qualcuno combattere in quel modo, a dire il vero molto simile al suo stile, lo Stile Saotome che si basa sul combattimento in aria. “Ma tu guarda…la vita è piena di sorprese…” ​

All’ottavo giorno, Ranma si sentì abbastanza sicuro di sé da replicare per le rime, spiccando a sua volta il volo.
I loro duelli si trasformarono in una serie infinita di scambi di tecniche spettacolari eseguite a mezz’aria, a supervelocità. Ciascuno si concentrava contemporaneamente sulla difesa e sull’attacco, e tutti i colpi dell’altro venivano regolarmente parati, senza andare a segno. ​

Kenichi, nelle (rare) pause dei suoi allenamenti, era senza parole. Persino la gelosia cedeva il passo alla pura e semplice ammirazione.
“E’…è incredibile. Quei due sono davvero sensazionali. E poi…è come…”
“…Come quando ho incontrato Kanou Sho per la prima volta” pensò Miu, concludendo, senza saperlo, il pensiero del suo amico. ​

La ragazza in quei momenti si sentiva veramente volare, come se avesse incontrato qualcuno che davvero la capisse, che condividesse il suo modo di essere, e forse…che la rispettasse? ​

Apprezzava il fatto che Kenichi fosse fedele ai suoi principi, non volendo colpire le donne, ma non poteva chiedersi se nel suo caso, l’ammirazione non avesse una punta di accondiscendenza: come se la mettesse su un piedistallo e quindi non la vedesse davvero alla pari. ​

Con Ranma non era così: malgrado il ragazzo col codino ci stesse-ovviamente-andando piano con lei, sembrava davvero considerarla una praticante marziale prima ancora che una ragazza e questo riempiva Miu di gioia. ​

In vita sua era stata fraintesa, come dalla maggior parte delle persone prima di conoscere Kenichi perché “si faceva notare troppo”; oppure, al contrario, era stata messa su un piedistallo come dal suo amico ed anche da Kanou Sho; oppure ancora considerata una speciale ed ambita preda dai loro nemici dello Yomi, ma nessuno aveva mai davvero considerato Miu semplicemente…per quella che era davvero. ​

Forse questo stava finalmente cambiando. ​

Ignaro di questi pensieri, Kenichi era ancora esterrefatto. “Sono…troppo veloci, non riesco a seguirli”.
“Prova ad attivare il Ryusui Seikuken” gli suggerì Sakaki.
“Giusto!” ed il ragazzo attivò la tecnica per vedere con più attenzione utilizzando il potere del Sei.
“Oooh, è davvero incredibile. Non stanno soltanto scambiandosi colpi ad alta velocità, stanno…testando tutte le tecniche che conoscono l’uno contro l’altra, per osservare le reciproche reazioni. E poi…eseguono dei minimi aggiustamenti, minuto dopo minuto, di rapidità, precisione nel bersaglio e tempismo, in base alle parate precedenti, per attaccare con più efficacia”. ​

“Con uno scontro del genere, ciascuno dei due può migliorare di livello in modo significativo in breve tempo” commentò soddisfatto Akisame.
“Pa-pazzesco” ​

“Ma non è tutto. Guarda meglio” consigliò Kensei.
“Che cosa…che altro c’è?”
“Ranma non sta AFFATTO combattendo al massimo della velocità-lo informò Sakaki-del resto, qualche giorno fa, è stato in grado di evitare agevolmente Miu in modalità Ashura, potenziata dal Ki del Dou, mentre ora stanno entrambi combattendo in forma base”. ​

“Come-potrebbe andare ancora più veloce di così? Quindi…lui non si sta davvero allenando, sta solo aiutando Miu-san?”

“Quando sei un praticante di alto livello, puoi trasformare tutto in un allenamento” lo corresse Kensei. ​

“Kenichi, se potenzi ulteriormente il Ki del Sei dovresti poterlo vedere” lo consigliò Akisame.

Kenichi aumentò il Ki fino ad avere male agli occhi, all’inizio gli sembrò di non notare differenze, ma poi…

“Ranma…sta di proposito lasciando che Miu lo attacchi con efficacia…così anche lui si esercita meglio a parare?” ​

“Esattamente. Sta lasciando crescere la preda, per così dire, per poi divorarla meglio” concluse Sakaki col suo sorriso da squalo.

“Ma-in questo modo non corre dei rischi?”

“Kenichi-kun, i praticanti di alto livello hanno difficoltà a trovare qualcuno con cui allenarsi-gli spiegò Kensei-è improbabile che nella tua zona ci siano molti al tuo esatto livello, che non siano magari tuoi nemici mortali” ​

“E poi non è detto che un praticante disponibile sia adatto-proseguì Akisame-ad esempio, un combattente come Ranma che si basa sulla velocità e sulla tecnica, non guadagnerebbe molto dall’affrontare spesso uno che si basa sulla forza bruta. Lo batterebbe spesso, ma non imparerebbe mai qualcosa dallo scontro.” ​

“Al tempo stesso-andò avanti Kensei-i tuoi difetti da correggere dipendono dall’abitudine e dal posizionamento del corpo. Sia che tu combatta al 50% della velocità sia che lo faccia al 100%, sono sempre gli stessi. Solo che magari di solito non si notano.
Quindi può essere utile affrontare un avversario esperto, ma inferiore, limitandosi di proposito: noterà i tuoi errori, li sfrutterà, tu sarai costretto a correggerli, ed una volta corretti, non li commetterai più, neanche tornando a combattere al 100% ” ​

“Già, ma in un combattimento reale, non ti converrebbe esporti così-precisò Sakaki- contro l’avversario sbagliato, rischieresti comunque grosso. Puoi farlo, invece, in uno scontro amichevole contro un avversario inferiore, come Miu per Ranma”. ​

“Ed il bello è che Ranma non sta neanche sfruttando Miu per migliorare, ma piuttosto sta facendo crescere anche lei-concluse Akisame-perché man mano che Ranma aggiusta la difesa, Miu deve migliorare nell’attacco e man mano che Ranma alza il livello del contrattacco, è Miu a dover migliorare la difesa.
E così via, in un circolo vizioso positivo di crescita reciproca. Dovrebbe essere questo il significato delle arti marziali”. ​

Kenichi rimase un lungo momento a contemplare quanto aveva appena sentito.

Il significato…delle arti marziali? ​

“Potrebbe darsi che l’arrivo di Ranma sia stato una benedizione per il Ryozampaku-intervenne Hayato che fino a quel momento era rimasto nascosto chissà dove-Miu non avrebbe avuto tante altre occasioni di crescere così, e credo che anche lui avesse bisogno di uno sparring partner di buon livello”. ​

Kenichi rifletté di nuovo su tutto.
Era colpa sua? Se non avesse avuto tanti scrupoli a combattere con Miu…lei sarebbe migliorata di più?
Anzi no, se lui…fosse stato alla sua altezza, lei sarebbe migliorata di più?

Ed ora…non avrebbe avuto bisogno del ragazzo col codino…per giunta, facendo sì che loro due…si avvicinassero? ​

◊◊◊◊◊ ​

La maggior parte delle sere, da quando era guarito, Ranma non si fermava al Ryozampaku a dormire; ma le poche volte che lo faceva, si fermava ad aiutare Miu con la cena (causando in Kenichi piccole crisi di gelosia, delle quali l’erede Saotome era però del tutto ignaro). ​

Immancabilmente, le serate si concludevano nella sala grande con lunghissime chiacchierate nelle quali i maestri raccontavano alcune delle proprie passate imprese a Ranma (che era molto incuriosito da loro) e chiedevano a loro volta al ragazzo col codino di raccontare qualcosa del suo passato (perché anche loro erano molto incuriositi da lui). ​

L’erede della scuola Saotome era però riuscito ad evitare di parlare della maggior parte degli avvenimenti degli ultimi anni-di Nerima, di Akane, del matrimonio mancato, di tutta quella gabbia di matti-perché non si sentiva in vena, visti gli eventi più recenti, e più spesso narrava aneddoti su scontri che aveva affrontato contro avversari di rilievo, senza fornire troppo il contesto, oppure sui viaggi e sugli allenamenti con suo padre. ​

Già, suo padre.

Si rese conto di non aver mai dato abbastanza credito al vecchio Genma per quanto lo avesse addestrato bene, nel corso degli anni (sebbene spesso con metodi discutibili, quando non addirittura criminali…) e lo capì nel sentirsi rivolgere complimenti da parte dei maestri del Ryozampaku. Per loro, l’allenamento era tutto. ​

Fu anche stupito di venire a sapere che Miu aveva avuto una vita addirittura più avventurosa della sua (quantomeno durante l’infanzia), avendo girato buona parte del mondo-Ranma non era quasi mai uscito dal Giappone, prima di andare con Genma in quel fatale viaggio in Cina-quando era ancora molto piccola, aiutando suo nonno a…combattere i malvagi, ovunque andassero. ​

Persino a lui sembrava una cosa pazzesca e sin troppo rischiosa ed ebbe così conferma di quanto sospettava: che al Ryozampaku non tenevano troppo in conto la sicurezza personale. Non sapeva cosa pensare di ciò, ma in generale, niente di positivo.
Certo, lui stesso era spericolato, ma c’è una bella differenza tra mettere in pericolo sé stesso, e mettere in pericolo gli altri… ​

A parte questo, si rese conto di non aver parlato poi molto con Kenichi, in quelle prime settimane. Non è che i due si evitassero od altro, semplicemente non ce n’era stata occasione. Del resto, si allenavano separatamente, e quando si fermava a cena, veniva monopolizzato dai Maestri. ​

Parlava invece molto con Miu, ma solo perché riuscivano a chiacchierare durante gli scontri, o mentre preparavano la cena. Aveva finito col trovarla simpatica e si era stupito di quante cose avessero in comune. ​

Quanto tornava la sera da sua madre, le raccontava di come si trovasse bene al nuovo dojo e con la sua compagna di allenamento, ed infatti Nodoka spesso sorrideva di sottecchi e faceva delle strane allusioni… ​

◊◊◊◊◊ ​

“Miu-chan, posso farti una domanda?” chiese una mattina Ranma durante una delle spettacolari sessioni di sparring. “Quello che vuoi, Ranma-kun” rispose Miu con affabilità, senza interrompere minimamente la barriera di attacchi che gli rivolgeva. ​

“Il primo giorno, quando eri preda del Ki del Dou… Sei libera di non rispondermi, naturalmente, ma…ti ricordi cosa succede, in quei momenti?” ​

La ragazza bionda rabbuiò lo sguardo, ma attese solo pochi secondi prima di rispondere. ​

“Non molto, a dire il vero. Tutto ciò che accade rimane sfocato nella mia mente, come un sogno del quale riesci a ricordare solo spezzoni… Ricordo di aver colpito Kenichi, che si è messo in mezzo…un’azione che mi perseguita…e poi…non molto altro” ​

“Capisco”

“Meno male, ho l’ulteriore conferma che non ricorda la mia trasformazione in ragazza” ​

“Posso chiederti se c’era un motivo particolare per questa domanda?” ​

“Uh? Beh, a dire il vero…-ci rifletté un attimo, in effetti C’ERA un altro motivo-mi sono accorto che lo stile primario col quale combatti è molto simile al mio-calci volanti, eccetera-ma quella volta stavi combattendo in un modo completamente diverso. Era un’arte marziale che non avevo mai visto, anche se mi ricordava qualcosa. Mi domandavo se ci fosse una ragione per quel cambiamento” ​

Miu ebbe un istante di folgorazione. “Oh, ma certo! Era Pencak Silat!”

“Silat?”

“Sì, Pencak Silat, un’arte marziale indonesiana. Si dice che abbia più stili e varianti di quante il Kung Fu ne abbia in Cina; è un’arte marziale antichissima, votata alla distruzione del nemico senza pietà; è specializzata nel combattere su terreni difficili e nella giungla e comprende sia combattimento a mani nude che armi tradizionali”. ​

“Capisco. L’avevo già sentita nominare, ma non ci avevo mai combattuto contro. L’hai studiata mentre giravi il mondo con tuo nonno?” ​

La ragazza si incupì. “Beh, a dire il vero…c’è tutta una lunga storia dietro”. ​

“Perché, hai altri impegni?” le domandò con un sorriso sardonico. ​

Miu riuscì a sorridere. La spontaneità di Ranma e l’assenza di qualsiasi giudizio nel suo tono le rendeva più facile parlare di quell’argomento. ​

“Beh, è stato circa un anno fa…io e Kenichi stavamo assistendo allo scontro tra il maestro Sakaki ed il suo più grande rivale, un karateka di nome Akira Hongo”

“Un altro karateka allo stesso livello di Sakaki? La cosa si fa già interessante”.

“Poi, però…accadde un incidente”. Ranma si rabbuiò. ​

“Interferì un altro praticante di arti marziali estremamente crudele; il suo nome era Silcardo Jenazad, un eccezionale utilizzatore di Pencak Silat. Fece in modo che Kenichi rimanesse coinvolto e ferito nello scontro, ed io…persi la testa. Il mio Ki del Dou esplose, per la prima volta. Non capivo più nulla. Jenazad approfittò del mio stato per catturarmi e portarmi nel suo paese”. ​

“Ma…è atroce” ​

“Sì, e non è finita, purtroppo. A causa dello shock subii una perdita di memoria, e lui…cominciò a somministrarmi delle pozioni a base di erbe. Mi fece il lavaggio del cervello. Per un mese, vissi con lui nella sua casa e mi insegnò ogni principio di combattimento legato al Silat. Voleva fare di me il suo successore. Voleva che diventassi una perfetta macchina assassina”. ​

Ranma era scioccato. Non immaginava che fosse mai capitato loro qualcosa del genere.

Anche lui aveva affrontato dei sadici assassini, ma c’era qualcosa…di così perverso in ciò che era stato fatto a Miu. Trasformare qualcuno in una bambola priva di volontà. Trasformarlo in un assassino contro la sua volontà.
Era una cosa del tutto fuori scala. ​

“Io…mi dispiace. Se avessi immaginato, non ti avrei fatto questa domanda” ​

“Oh, non c’è problema. Ora è tutto passato, ed in fondo, essendo stato attaccato da una Miu in modalità Ashura che usava il Silat, avevi diritto di sapere.” ​

“Che cosa successe poi? Tuo nonno e gli altri vennero a salvarti?”. ​

“Non esattamente. Mio nonno partì alla mia ricerca, ma non riuscì a trovarmi. Gli altri non potevano tutti partire, al Ryozampaku sarebbero potute capitare altre minacce. Sakaki venne scelto perché ha esperienza come cacciatore di taglie, ed aveva già girato il mondo. Insieme a lui, venne anche Kenichi” aggiunse, arrossendo dolcemente. ​

“Davvero? Ha viaggiato in Indonesia con Sakaki, alla ricerca di un demonio per salvarti?” ​

Accidenti, il ragazzo aveva fegato. L’aveva giudicato male? ​

“Oh, sì. Kenichi è un ragazzo molto generoso, idealista e gentile. Alla fine, fu proprio lui a salvarmi” ​

“Come? Ed in che modo?” ​

“Mi trovò e malgrado io-sotto l’effetto della pozione-lo stessi attaccando, riuscì, parlandomi, a farmi ricordare chi ero. E sciolse l’incantesimo, per così dire”. ​

Wow. Quel tipo non sembrava un granché come principe azzurro, ma…tanto di cappello.

“Devo ricredermi su Kenichi, allora” ​

La ragazza si limitò ad annuire dolcemente. Ranma si rese conto che il rapporto tra quei due era piuttosto profondo. Provò un leggero fastidio. ​

“E…e poi cosa successe? Sai, man mano che parli, mi fai quasi desiderare che quel Jenazad sia qui davanti a noi. Per spaccargli la faccia”. ​

Miu sorrise tristemente. “Oh, non sarà possibile. E’ stato ucciso in duello da Hongo, il rivale di Sakaki, che voleva vendicarsi per aver interrotto il loro scontro”. ​

La storia diventava sempre più incredibile. “Accidenti, devo dire che vivete in un mondo davvero pericoloso” ​

Certo, loro non avevano affrontato fenici leggendarie sulle montagne della Cina, antiche maledizioni, o Principi Drago in grado di spaccare le montagne, ma neanche la vita del Ryozampaku era una passeggiata nel parco, bisognava ammetterlo. ​

“A volte sì-concesse la ragazza-per concludere, da allora riesco ad usare il Ki del Dou di proposito in battaglia, ma se alzo troppo il livello…beh, lo sai. Perdo il controllo. In un certo senso, regredisco a com’ero quando Jenazad mi controllava. E per una strana ragione, quando sono in quello stato, riprendo istintivamente ad usare quelle arti marziali che mi ha insegnato lui”. ​

Una specie di regressione traumatica.

Ranma era sicuro di aver sentito quell’espressione da Akane che leggeva un testo di psicologia per preparare il test dell’università. ​

A pensarci bene, non una cosa troppo diversa da quanto capitava a lui quando si trasformava, usando il Neko Ken****. Anche lui, una volta tornato normale, non ricordava cosa fosse accaduto in quello stato, come quando aveva baciato Akane. Akane…preferiva non pensarci. ​

Mentre parlavano, non avevano mai smesso di scambiarsi colpi a velocità sostenuta.

“E…quando sei in te, ricordi comunque le mosse di Silat?” le chiese il ragazzo col codino, sperando di scuoterla dalla sua malinconia. ​

Miu fu sorpresa dalla domanda. “Beh…sì, ma qual è il punto?”

“Voglio dire, ho notato che molte di esse sono attacchi insoliti, eseguiti da terra, a quattro zampe, come gli animali, o larghe spazzate per far cadere l’avversario. Molte di quelle mosse sono solidamente radicate a terra. Mentre il tuo stile di combattimento abituale-che tra parentesi è molto simile al mio, una coincidenza davvero eccezionale-si basa sul combattimento aereo e sulle acrobazie, quindi si fa l’opposto, si attacca all’alto verso il basso”.

Miu iniziava ad intuire dove volesse andare a parare, ma lasciò che finisse.

“In pratica, attaccando da mezz’aria ci si espone al contrattacco, perché non si può modificare la traiettoria del salto, specie contro nemici che ti conoscono, o di livello più alto. Invece, se tu iniziassi ad integrare il Silat nel tuo modo di combattere, alternando attacchi dall’alto e dal basso, calci volanti e spazzate, otterresti maggiore varietà, e potresti sorprendere i tuoi avversari. Forse non ne avrai mai avuto bisogno, finora, ma man mano che incontrerai nemici sempre più forti sarà positivo avere sempre nuovi assi nella manica”.

Miu fece tanto d’occhi. Era molto sorpresa da quel consiglio inaspettato e dall’atteggiamento positivo di Ranma, che voleva suggerirle-questo lo capiva-di superare il suo trauma cercando di accettare quello che era successo, anziché respingerlo, per sfruttandone i possibili lati positivi.
Inoltre, il consiglio tecnico era assolutamente corretto.

La ragazza fece un veloce sorriso. Poi si accovacciò a terra e roteò su sé stessa, alla velocità del fulmine, per travolgere Ranma con una spazzata che il ragazzo col codino evitò a malapena.

“Intendi così?” Il ragazzo sorrise a sua volta e cominciò uno scontro molto diverso.

I Maestri, da lontano, notarono il cambiamento di stile; grazie ai loro prodigiosi poteri d’intuizione, riuscirono ad indovinarne lo scopo ed annuirono, soddisfatti.

Circa un’ora dopo, anche quell’allenamento fu finito; come sempre, con la sconfitta di Miu, questa volta per via una mano a pugnale che le sfiorò il collo dopo una finta.

La ragazza si fermò, ancora carica di adrenalina e madida di sudore, riprese il fiato, e scoppiò a ridere nervosamente.

“Wow, è stato divertente”.

“Sì, niente male” convenne il ragazzo col codino.

“Sai, Ranma-kun, devo ammettere che da quando ti conosco, riesco a comprendere molto meglio Kenichi-San”.

“E perché?” domandò il ragazzo, perplesso per quell’osservazione inaspettata.

“Perché ora capisco cosa significhi perdere SEMPRE negli incontri d’allenamento! E devo ammettere che è…frustrante. Non ci sono abituata”

“Beh, non ti resta che continuare a provarci” le disse, scoccandole uno sguardo furbo.

“Immagino di sì” replicò la ragazza con lo stesso sguardo.

Poi la bionda si tolse il Gi, lo piegò con cura, e si appoggiò un asciugamano sul collo, ma, mentre si allontanava per la doccia, ebbe un ripensamento, si fermò, e si voltò ancora verso il compagno, con un leggero rossore sulle guance.

“Ah, Ranma-kun, io…volevo ringraziarti” “Per che cosa?” “Per tutto” concluse con un sorriso e se ne andò via.

◊◊◊◊◊

Legenda

**Gi: la divisa delle arti marziali giapponesi, come il Karate ed il Judo; noi lo chiamiamo spesso, in modo scorretto, “Kimono”, che è invece il tradizionale abito femminile da festa

***Suite: antico metodo di allenamento delle arti marziali cinesi, che consente nel partire appoggiando il proprio avambraccio a quello dell’avversario, per poi spingersi leggermente ed eseguire mosse, cercando di prevedere i movimenti tramite la trasmissione del movimento attraverso la pelle, al tatto.

****Neko Ken: il nome della “tecnica” che Genma ha insegnato a Ranma quand’era bambino, lasciandolo in balia di dozzine di gatti famelici, con cibo per gatti attaccato a tutto il corpo. Ranma ha sviluppato una sensibilissima fobìa dei gatti, e quando il terrore giunge al culmine, la sua mente cede, convincendosi di essere lui stesso un gatto e comportandosi come tale, combattendo in maniera decisamente più selvaggia del solito.

 

   
 
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