Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms
Segui la storia  |       
Autore: Ladyhawke83    16/12/2023    1 recensioni
Avevo tanta voglia di tornare a scrivere e questa raccolta di One shot è stata scritta proprio grazie alla “challenge senza scadenza”del gruppo Facebook “Prompts are The Way ~” che mi ha un po’ sbloccato.
I prompts scelti li ho trovati perfetti per ritornare a scrivere dei miei due ragazzacci “mai una gioia” preferiti: Vargas e Callisto.
Vargas riflette sul “dopo” Callisto…
Chi mi legge e mi conosce già, non faticherà a capire da dove riprendo le fila, anzi sono andata un po’ a ritroso in verità, nella loro storia.
Per tutti gli altri: se non vi è chiaro qualcosa, sappiate che ho scritto del loro primo incontro/scontro nella storia “Il bianco e il nero. Il Re e il Mago.”
Questa sarà una nuova raccolta di One shot varie sul rapporto Vargas e Callisto.
Sono passati 5 anni da quella prima storia erotica e slash che ho scritto, e dopo ne sono venute molte altre di di loro, ma a quella resto particolarmente affezionata.
Buona lettura
Ladyhawke83
Genere: Erotico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento 2023 indetto Fanwriter.it!

Giorno scelto: 16 dicembre

 

***

 

Questa storia partecipa alla challenge “Una parola al giorno toglie il blocco di scrittura di torno!” del gruppo Facebook Prompts are the way

PROMPT 04/08/23

 

Anello di fidanzamento.

 

 

 

 

Tu sei il mio mago...” 

 

 

“Mi stanno per cadere le orecchie… non so più cosa di me non sia bagnato fradicio o congelato…”

Si lamentò Vargas entrando nelle stanze di Callisto. Dopo essersi scrollato di dosso la neve e i piccoli cristalli di ghiaccio tra i capelli, e lo spesso mantello che indossava, sospirò godendosi quell’istante di anelato calore vicino allo scoppiettare del fuoco nel camino.

“Ti devo forse ricordare che sei un mago, e che quindi avresti potuto usare un incantesimo per regolare la temperatura, o addirittura, potevi osare un teletrasporto, invece di andare dai quei “mangialibri” a cavallo come tutti i comuni mortali?” Lo punzecchiò Callisto, con la solita aria di strafottenza e lungimirante calma. Lo stregone era vestito, o per meglio dire  era “svestito” di tutto punto e, strano a dirsi, stava leggendo un libro.

“Hai ragione, forse, dato che sei uno stregone, non ricordi che gli incantesimi che hai descritto non sono esattamente tra i più semplici e meno dispendiosi da evocare… e poi loro mi hanno chiesto di tenere un profilo basso…” gli rispose Vargas, che voleva risultare sarcastico, ma non riuscì a nascondere la nota amara della voce e lo sguardo leggermente adombrato, cosa che a Callisto non sfuggì affatto. 

Lo stregone poteva risultare spesso scanzonato e a volte fastidioso, ma notava tutto, con estrema precisione, in particolar modo se si trattava di Vargas: ormai aveva imparato a decifrare ogni nota, ogni più piccolo gesto del mago, anche quelli che a lui stesso apparivano inconsapevoli.

“È andata così male?” Gli chiese solo.

“Male, sarebbe già qualcosa…” rispose Vargas, mentre si levava i pesanti indumenti bagnati di neve, le sue mani tremarono leggermente.

“Avanti, racconta, non ho aspettato otto giorni, per avere solo vaghe risposte criptiche e i miei bellissimi tappeti inzuppati di acqua e fango…” lo incitò Callisto, andandogli vicino per prendergli dalle mani e posare il bastone da mago di Vargas accanto al proprio arco doppio, quella era una delle cose che faceva da un po’, una premura silenziosa, ma sempre presente di Callisto verso il mezzelfo.

E Vargas, che ormai conosceva bene lo stregone, glielo lasciava fare, il mago a nessuno avrebbe fatto mai toccare il suo bastone da mago, non si fidava di nessuno, di nessuno a eccezione di Callisto.

Quella di lasciargli posare il bastone poteva sembrare una cosa da nulla, invece era la più alta forma di fiducia che un mago come Vargas poteva accordare ad un’altra persona, a Callisto in special modo.

Il bastone magico non era solo un oggetto incantato e di prestigio, era come un pezzo dello stesso Vargas, la scintilla visibile del suo potere, come lo era il Tamujin di Callisto, ogni volta che lo stregone tendeva la corda per incoccare una freccia, quindi farlo toccare ad altri significava essere esposti e fidarsi di mettere una parte profonda di sé nelle mani di un altro.

Vargas tremò visibilmente nel cercare di sganciare la fibbia della cintura per liberare la scarsella e il fodero della Misericordia.

“Ho le dita troppo intorpidite, dannazione…” imprecò Vargas contro se stesso.

“Cosa hai fatto alle mani?” Callisto gli domandò a bruciapelo prendendogli una mano e girandola sottosopra.

La mano era arrossata, ma non solo per il freddo, sulle nocche c’erano segni di escoriazioni e lividi sulle nocche bianche del mago, le dita leggermente gonfie.

“Niente, Callisto, non è niente. Le ho tenute nella neve per un po’…” 

Vargas tolse di scatto la mano e voltò anche lo sguardo alle fiamme. E fu lì che Callisto si rese conto dei segni sul viso e alla base del collo.

Si infuriò. Non era la prima volta che Vargas subiva quel tipo di cose, ma Callisto non lo sopportava, non ci si sarebbe abituato mai al fatto che Vargas potesse venire ferito o picchiato da altri solo perché era “Vargas

“Chi ti ha fatto questo?” Gridò, prendendolo per la spalla, costringendolo a voltarsi per guardarlo in faccia.

“Dimmelo, che vado a spaccargli la faccia!”. Callisto era fuori di sé, ma Vargas scrollò le spalle e sorrise, un sorriso amaro.

“Chi ti dice che non lo abbia fatto già io? Sono un mago e sono grande abbastanza per difendermi, se lo desidero…”. Gli rispose Vargas, irritato, non sopportava l’idea che Callisto pensasse che lui fosse incapace di difendersi.

“Ok, ok. Scusami. E allora dov’è questo stronzo agonizzante? E si può sapere cosa è successo dai tuoi maghi…”

“Non è solo uno, sono tre ad essere agonizzanti…” precisò Vargas con un ghignò soddisfatto.

“Non mi piace fare a botte, non l’ho mai sopportato, ma non mi lasciavano stare, e avevo avuto giornate migliori…” sottolineò Vargas, che non era un tipo violento, e non amava sporcarsi le mani, però certe volte la sua parte troppo umana e irrazionale prendeva il sopravvento in risposta a certe offese.

Così era successo tutto, e anche di più.

 

***

 

“Ehi tu, cosa ci fai ancora qui? Lo sai che questo posto è destinato solo ai maghi, e tu non lo sei più a quanto vediamo…” 

Tre elfi, dai lunghi capelli dorati e i tratti molto delicati ed eterei, tre maghi di alto lignaggio  e con insopportabile spocchia, si erano avvicinati a Vargas, spintonandolo in malo modo, mentre era seduto ad un tavolo a leggere un piccolo libro preso in prestito alla biblioteca dell’Academia dei maghi.

“Fino a prova contraria, io sono ancora un mago qui, come lo siete voi, quindi ho diritto di leggere in santa pace, non vi pare?”

“Beh, lo sarai fino a domani. Poi diventerai feccia come quello stregone con cui ti accoppi, ah no, dimenticavo, non lo diventerai… lo sei già…” e quell’elfo che lo stava insultando gli tirò i capelli fino a fargli male, ma Vargas, con una calma invidiabile, si impose di non reagire: non avrebbe abbandonato per sempre l’Academia dei maghi, macchiando la sua carriera da mago per colpa di una rissa qualsiasi.

No, l’avrebbe lasciata con orgoglio e con la convinzione di aver sempre agito nel modo giusto.

“Se proprio volete insultarmi, non mi pare questo il luogo e il momento. Che ne dite se vi fate trovare domani fuori dalla locanda “MenteUbriaca, magiaSbagliata”, così disteniamo questa faccenda una volta per tutte?”.

“Perché no? Così possiamo cancellare una volta per tutte il ghigno di superiorità che mostra la tua faccia da mezzosangue…”.

“O la vostra espressione da ebeti con gli zigomi alti?” Rispose Vargas sorridendo.

Aveva imparato l’ironia tagliente e certe risposte proprio da Callisto, quando si dice che chi va con lo zoppo, impara a zoppicare, nel caso dello stregone e del mago, questo era particolarmente vero, ad ogni modo i tre se ne erano andati per poi ritornare a saldare il resto il giorno dopo. E Vargas li aspettava, sobrio, lucido, e molto arrabbiato.

Il resto è una storia banale, come tante. Vargas le aveva prese, ma le aveva anche date, nonostante l’inferiorità numerica.

“Sei solo uno stregone, uno sterco, utile per i maiali, e forse neanche per quelli” aveva detto uno di loro, colpendolo sul fianco, ricordando a Vargas, molto da vicino, il suo vecchio compagno di Academia e nemico giurato Lindir.

Alla fine l’avevano lasciato agonizzante nella neve, senza che nessuno intervenisse. A nessuno importava che lui fosse stato una volta l’Arcimago, la carica più alta dell’Academia, o che avesse salvato la scuola e i maghi suoi colleghi più volte. Ora a tutti importava solo sottolineare che lui non faceva più parte della loro cerchia, che non ne aveva mai fatto parte. Era uno stregone, non più un mago, ma in fondo lo era sempre stato, solo lo aveva camuffato bene.

Nessuno della sua famiglia, nessuno che avesse addosso la maledizione del Nephilim era riuscito a ottenere così tanto dalla magia, nessuno era diventato un mago, un mago importante e prestigioso, nessuno tranne Simenon Vargas, un orfano, un mezzelfo, un discendente di nobili decaduti, un Nephilim, nessuno aveva avuto tanta determinazione, tanto coraggio, tanta perseveranza da tentare e riuscire. 

Eppure ora era là a languire nella neve ghiacciata, fuori dalla locanda dei maghi e a due passi dagli alloggi, senza che nessuno muovesse un dito per aiutarlo, o medicarlo.

“Poco male”, si disse “me la sono cercata, ma è stato liberatorio…” ai piedi di Vargas stava l’effige da mago, strappata senza troppe cerimonie dalla sua tunica. L’anziano che aveva officiato il rituale di scomunica, era lo stesso Ianis che era stato suo maestro per decenni. 

Mentre il mago anziano pronunciava le frasi di rito, togliendo la magia dal bastone e infine strappava via dagli abiti di Vargas il simbolo di una vita intera, entrambi erano sommossi e addolorati, ma il mezzelfo mantenne la sua fredda compostezza, fino a che non fu uscito dalla stanza delle cerimonie.

Vi era entrato da mago, vi era uscito da stregone, che poi era quello che era sempre stato.

La rabbia poi aveva fatto il resto, portandolo allo scontro contro i tre damerini biondi.

“Mi dispiace ragazzo…” la voce di Ianis lo aveva riscosso dal torpore e il mago anziano lo aveva poi aiutato ad alzarsi.

“Sei ridotto male… vieni. Puoi riposare da me, stanotte.” Gli disse Ianis sorreggendolo, mentre Vargas tossiva per il freddo.

“Devo ripartire. Non c’è più niente qui per me…” disse Vargas.

“Dai ascolto ad un vecchio amico… non è quello che c’è fuori che dice chi sei, ma come ti senti dentro. Tu, per me, sarai sempre il miglior mago del tuo corso”.

Ianis era sincero e Vargas lo sapeva, glielo leggeva negli occhi, ma il mezzelfo soffriva comunque di essere stato espulso da quella che, per decenni, era stata la sua casa.

L’accusa era di aver usato poteri non consentiti dai maghi, in quanto demone Nephilim, Vargas sospettava che si trattasse non solo di questo, ma del suo rapporto con lo stregone Callisto, non molto ben visto tra la cerchia ristretta dell’Academia.

Quando Vargas era ripartito, il giorno dopo, tutto acciaccato, Ianis gli aveva riconsegnato la sua effige da mago, ricucita e aggiustata, anche se non la poteva sfoggiare sulla tunica, gli disse che l’avrebbe comunque potuta conservare, per ricordarsi del suo passato.

 

***

 

“E così alla fine ti hanno conciato per bene eh, ma perché glielo hai permesso?” Chiese Callisto, notando i lividi sul corpo del mezzelfo, mentre questi si spogliava per mettersi abiti più comodi.

“Perché non avevo granché da perdere. E perché erano tre idioti, con un solo cervello in comune…” disse Vargas scrollando di nuovo le spalle.

“Ma non mi riferivo solo ai tre elfi ci cui hai fatto a botte, ma a tutti quegli stupidi mangialibri che tu hai sempre protetto e che ora ti hanno gettato via, come una cosa vecchia…” 

“Callisto, io sono un mago e devo rispettare delle regole, anche se non mi piacciono le conseguenze…” gli ricordò Vargas.

“Sono tutte cazzate e lo sai… tu hai salvato loro il culo e così ti ringraziano? Buttandoti fuori?” Callisto era arrabbiato, ma non con Vargas, ma con quegli stupidi ottusi maghi dell’Academia, che Vargas tanto difendeva.

“Ormai è fatta, Callisto… e poi mi sono preso una piccola rivincita, mentre quei tre mentre mi picchiavano, convinti che fossi un signor nessuno… ho rubato loro questi…”. 

Vargas tirò fuori tre anelli, tutti diversi, erano gli anelli incantati di quei giovani maghi spocchiosi, di solito usati per attivare il potere del bastone magico.

“Nessun mago, che si rispetti se ne separerebbe mai... Senza questi anelli, alcuni loro incantesimi non possono riuscire, se non con una grande dose di studio e tecnica…” spiegò Vargas tutto fiero del suo piccolo furto, mentre se li rigirava nel palmo della mano destra.

“Oddio… l’allievo ha superato il maestro! Stai proprio diventando uno stregone, un mascalzone in tutto e per tutto…” sorrise Callisto, fingendosi sorpreso.

“Le conseguenze per quei due, quando si scoprirà che hanno perso gli anelli, non saranno piacevoli e non potranno nemmeno accusarmi, senza dire cosa mi hanno fatto…” disse Vargas, riferendosi agli insulti e le percosse subite.

“Uhm… ottima mossa mezzorecchie. Quasi, quasi non ti riconosco più. Sei sempre stato una persona tutta di un pezzo, un mago onesto…” gli ricordò Callisto, sfiorandogli il braccio.

“Sono onesto, ma non sono più un mago adesso… e, forse, la cosa mi piace!” Puntualizzò Vargas, che sentiva una certa libertà nel poter essere se stesso, almeno con Callisto.

“Mah… per me sarai sempre un mago, ti muovi come un mago, parli come un mago, odori come un mago… sei mago e basta, ma questo tuo nuovo lato mi piace…” lo stregone annusò la sua pelle, proprio lì alla base del collo e Vargas ebbe un brivido, che non nascose.

Callisto lo baciò sulla bocca, piano,  un bacio che aveva il sapore di “bentornato a casa”, poi si illuminò e si colpì la fronte con la mano.

“Che scemo che sono! Quasi mi dimenticavo, sei stato via tanti giorni, che quasi non ci pensavo più…ma ecco qua… buon compleanno!” Disse Callisto, tutto contento, mostrando a Vargas una piccola scatolina di latta con dentro un oggetto misterioso.

“Cosa? Che? È Per me?…” balbettò Vargas, con un sorriso ebete e un’espressione da cucciolo emozionato sul volto.

“Non ti hanno fatto molti regali per il tuo compleanno, vero?” Gli domandò Callisto che già sapeva la risposta.

“Agli orfani, o mezzi maghi, non pensa mai nessuno… in tanti si sono sempre dimenticati e io non volevo certo ricordare loro qualcosa che volevano dimenticare. Ho imparato a farmi bastare il fatto di diventare più grande e di vedere la neve scendere ogni anno. Questo era tutto quanto potessi sperare nel giorno del mio compleanno…” disse Vargas, un po’ triste.

“Ma da quest’anno le cose cambieranno. Ci sono io. E ti prometto che festeggeremo sempre...” Disse Callisto.

“Già… ogni scusa è buona per te, per far festa…” lo rimbeccò il mezzelfo.

“Sono serio Vargas, se dico che voglio esserci per te, nel giorno del tuo compleanno, è vero…” 

Vargas aveva perso il conto di quante volte Callisto gli avesse detto negli ultimi anni quel “ci sono io”, un suo modo molto discreto, ma fermo, di fargli sapere che lui c’era e che per lui il mezzelfo era importante.

Erano una coppia, una specie di coppia, un rapporto, il loro, d’amore e di sesso non ben definito, che andava avanti da quasi due anni. 

Questa, però, era la prima volta che Callisto faceva un gesto così intimo per Vargas, come un regalo di compleanno.

“Cos’è di preciso?” Chiese Vargas, guardando l’anello nella scatola.

“Non sarà mica un anello di fidanzamento?” Chiese allarmato il mezzelfo.

Callisto rise, e rise forte, quasi a farsi venire le lacrime.

“No, dolcezza, non è un anello di fidanzamento… non credo di essere pronto per quel passo. Questo, è un anello da stregone. Tutti noi stregoni lo abbiamo, ognuno ha il suo, con il suo sigillo magico e tutto il resto… siccome tu non hai mai avuto qualcuno che lo realizzasse per te, in gioventù, dato che sei sempre stato un mago e non ne avevi bisogno, allora l’ho fatto fare io, per te…” gli spiegò, emozionato, Callisto.

L’anello era d’argento e portava incisa una fiamma e un piccolo drago viola a formare una “V” piuttosto articolata.

Vargas non gli disse una parola, non un fiato, se ne stava lì immobile a fissare l’anello rigirandoselo tra le dita, perplesso.

“Se non ti piace, lo puoi modificare come preferisci… sai, forse non ti conosco bene come pensavo e potrei aver completamente frainteso su tutto…” Callisto, di colpo, si sentì un perfetto idiota, con il tempismo sbagliato e con un regalo pessimo da dare. L’elfo stregone avrebbe voluto sprofondare nelle fiamme del camino, in quell’istante, se fosse stato possibile. Tutto, ma non lo star lì a fissare Simenon Vargas che non riusciva più nemmeno a dirgli che era il solito coglione ecc… altro che carisma da stregone.

“È … è perfetto! Grazie… non avresti dovuto, ma lo apprezzo molto!” Disse Vargas, incapace di incrociare lo sguardo di Callisto per l’imbarazzo che provava.

Loro due avevano condiviso guerre, paure, letti, corpi, sesso, sfide, e morte, eppure quello era davvero tanto, troppo importante, per scherzarci sopra, o per non pensarci davvero.

Fuori nevicava ancora, e i lividi sparsi, sul corpo di Vargas, iniziarono a dolergli, una volta che il freddo aveva abbandonato la sua pelle, in favore del caldo tepore delle stanze di Callisto.

Lo stregone si schiarì la voce: “Permetti?” Chiese a Vargas.

Il mezzelfo annui e gli porse la mano, lo stregone gli infilò con lentezza, ma sicurezza, l’anello al dito e sorrise.

“Ora sei ufficialmente uno stregone! Benvenuto tra noi! E, no, non è un anello di fidanzamento, lo ribadisco... Tu sarai sempre un mago, il mio mago, ma no, questo non è un anello di fidanzamento…” Callisto incespicò sulle ultime parole, perdendo la sua proverbiale sicurezza e spavalderia e Vargas potè quasi giurare di averlo visto arrossire.

“Certo... certo... Stregone. Io sono il mago e tu lo stregone e questo non è un anello di fidanzamento, solo… un bell’anello, giusto?…” Vargas non poté trattenere il riso con cui stava prendendo in giro Callisto, nonostante ciò, si coprì subito la bocca con la mano. 

Callisto che vide il fuoco riflesso sul suo nuovo anello da stregone, osservando le dita affusolate e perfette che lo indossavano, e le labbra rosse e beffarde di Vargas che lo prendevano in giro, reagì di istinto prendendogli la mano inanellata e, baciandogli il palmo e le dita, gli ricordò di nuovo: “Tu sei il mio mago e io il tuo stregone, non dimenticarlo…”. 

“E come potrei, me lo ripeti ogni volta!” Gli rispose Vargas, ridendo, mentre entrambi scivolavano sul letto uno nelle braccia dell’altro, mentre Callisto gli baciava il collo e gli stringeva le mani tra la sue.

“Buon compleanno Vargas…”.

 

 

***

 

Nota dell’autrice: non so sé questa storia vada bene per un calendario dell’avvento, ma mi è venuta così.

Ho unito due cose: Il giorno 16 dicembre, e il prompt “anello di fidanzamento”, sebbene in realtà il mago Simenon Vargas sarebbe nato il giorno 11 dicembre, ma questa cosa del regalo di compleanno da parte di Callisto mi frullava in testa già da un po’…

Questa storia parla di compleanno, ed è un piccolo regalo di compleanno per due persone speciali, che da tanto tempo leggono le mie storie, qui su efp:

Claudia (Shilyss) e Fede (The Iride Notturna), Auguri ragazze e grazie di esserci ancora, e sempre! 

Come sempre se non c’è angst non lo vogliamo, ma spero di aver messo una sufficiente dose di fluff senza risultare banale o melensa.

Buona lettura!

Ladyhawke83 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: Ladyhawke83