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Autore: Fuuma    23/12/2023    2 recensioni
Ora, però, mentre Dustin siede a uno sgabello troppo alto della cucina, l’invito di Steve (I miei non ci sono, vi va di venire a casa mia?) aleggia tra piastrelle e addobbi colorati, come il canto indecente di una sirena alle orecchie di marinai sprovveduti.
{ Steve/Dustin/Eddie | what if - eddie lives | Scritta per la Corsa di Natale - Edizione I @La torre di carta }
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dustin Henderson, Eddie Munson, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: Threesome
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pairing: Steve/Dustin/Eddie; Steve/Dustin { stustin }; Steve/Eddie { steddie }; Eddie/Dustin { eddustin } ;

warnings: slash, what if (eddie lives); threesome; established relationship; underage; a tiny tinsy hint of period typical homophobia

 

I personaggi appartengono a chi di diritto.

 


 

Christmas Love

__________________________________

 

 

«Quindi… uhm, come dovrebbe funzionare?»

Sulla bocca di Dustin ci sono gocce d’imbarazzo e briciole di pan di zenzero.

Da sua madre, Steve ha ereditato morbidi capelli da sogno e l’abilità di carbonizzare ogni ricetta; ma con l’arrivo delle vacanze natalizie, per casa ci sono sempre piatti colmi di biscotti comprati in drogheria, caramelle, liquirizie e bastoncini alla menta piperita.

Dustin non ha mai visto tanto cibo gratis tutto insieme. Prima ancora che l’attenzione venisse catturata dalle dimensioni esagerate di Reggia Harrington, si è riempito le tasche di bonbon.

Ora, però, mentre siede a uno sgabello troppo alto della cucina, l’invito di Steve (I miei non ci sono, vi va di venire a casa mia?) aleggia tra piastrelle e addobbi colorati, come il canto indecente di una sirena alle orecchie di marinai sprovveduti.

«Che ne so. Insomma, possiamo fare quello che vi pare.» Da padrone di casa a non-così-padrone-della-situazione il passo, comunque, è breve.

Eddie ride divertito – in mezzo a ghirlande e lucine festose, sembra uno spirito maligno giunto per rubare il Natale.

Li raggiunge in scivolata, con lo swag di Tom Cruise[1] se solo avesse venduto l’anima al diavolo.

Sulle spalle di Steve sbatte le mani. Da dietro lo abbraccia, lento cala sul suo orecchio.

«Ucci, ucci, sento odor di verginucci

«Non fai ridere, Munson.» Lui invece sì, un po’ lo fa; perché la verginità, Steve, l’ha buttata in seconda liceo tra le cosce di una scommessa in gonnella e una faccia annebbiata dall’alcol. Nemmeno Nancy è stata la sua prima volta. O la seconda.

Dustin nel frattempo balza giù dal trespolo – dalle tasche una pioggia di caramelle che tintinna sul pavimento incerato.

È adorabile nella sua goffaggine, nel suo trotterellargli di fronte come un anatroccolo troppo cresciuto che si appende al colletto della maglia e lo tira in basso, in un bacio di menta e zenzero, così dolce da dargli alla testa.

E allora Steve smette di contare e preoccuparsi di stronzate, che dopotutto in Calcolo ha sempre avuto la media dello zero.

 

*

 

La porta si chiude sull’audacia di Eddie. Delle risate scanzonate e dell’aria da gigolò infernale, rimangono solo eco che rotolano e s’infrangono giù per le scale, quando sale al primo piano e s’affaccia su una stanza grande il doppio della roulotte di suo zio.

L’impianto acustico è di una meraviglia da paura, che solo a guardarlo gli mette voglia di attaccarci una chitarra e suonare fino a far tremare muri e fondamenta. Sulla scrivania ci sono floppy disc sparpagliati e un Macintosh nuovo di pacca – uno di quei regali anticipati, che perlopiù serve a pulire la coscienza di genitori assenteisti coi soldi ch’escono dal culo.

Perfino il letto è della misura di un re.

Fermo sulla porta, Eddie se lo chiede che ci faccia lì uno come lui, a cui basta uno sguardo per sporcare quella vita d’alta borghesia.

«Ora che devi arrivare al dunque, non fai più lo spaccone, eh, Munson?» Steve lo prende in giro; ma, appollaiato come un giovane principe sull’ottomana a baule ai piedi del letto, butta benzina su un fuoco che puzza di vergogna e cassonetti.

Cazzo, forse invece del nuovo album dei Metallica, come regalo sotto a un albero di rotoli di carta igienica, avrebbe dovuto chiedere a suo zio un’acqua di colonia.

«Oh! Mio! Dio!»

È Dustin a tirarlo fuori dalle paranoie da pezzente. Dustin e la sua mano allacciata al polso, Dustin e occhi di chi la magia del Natale è capace di vederla ovunque.

«Devi provarlo, Eddie, quest’affare è ad acqua!» urlacchia, strafatto di zuccheri ed eccitazione, mentre lo trascina con sé sul materasso in una caduta tragicomica, che li intrappola nel suo infinito ondeggiare.

«Come fai a non farti venire il mal di mare a dormire su questo coso, Steve?» domanda il ragazzino.

«Te lo faccio vedere io il mal di mare!»

In un attimo – e un tuffo da nuotatore olimpionico – Steve è su di loro, un braccio incastrato sotto la schiena di Dustin con cui lo rovescia su di sé, come una barca in mezzo a una tempesta di mani e piedi e labbra che lo azzannano giocose.

Quando torna la calma, Eddie ha un gomito piantato nelle costole e Steve un leoncino di mare spiaggiato sul torace.

Munson si sporge a rubare un bacio da entrambi e in quel Natale da reali, un posto per sé lo trova anche lui.

 

*

 

Dustin scivola sdraiato tra Eddie e Steve, su un materasso che un po’ li culla e un po’ minaccia di ingoiarli e tenerli in ostaggio per l’eternità.

Immagina ci siano modi peggiori di morire – Vecna e Demogorgoni in cima alla lista –, ma a preoccuparlo per una volta non è il futuro, quanto invece un adesso che sa di aspettative.

Per Dustin l’età è sempre stata solo un numero, superato da un QI da fare invidia e una parlantina da piccolo nerd agguerrito. Ci sono cose, però, che è l’esperienza ad insegnarti e se è d’amore che si parla, la sua è un’ignoranza senza fondo.

Le relazioni di Steve gliele potresti contare sul volto, un neo per ogni ragazza che ha convinto ad aprir le gambe – ancor prima d’incontrarlo vestiva sulla pelle la costellazione del puttaniere.

Di Eddie conosce il debole per le cheerleader e null’altro; ma è stato lui a insegnargli a baciare: lo ha invitato a rimanere all’Hellfire Club, quando gli altri deponevano i dadi, e ha creato campagne intere per conquistare la sua bocca.

E allora Dustin, che come tutti gli adolescenti vive credendosi adulto, torna a sentirsi un moccioso senza speranza, come quando con la spuma tra i capelli e un abito da prom se ne stava a piangere sulle panche della palestra.

«Sei ancora tra noi, figlio dell’Occidente cortese[2]?» gli domanda Eddie, picchiettandogli con l’indice tra sopracciglia che non si è accorto d’aver aggrottato.

«Certo! Sono pronto, prontissimo» mente, perché l’alternativa è ammettere di aver paura.

«Prontissimo? Cos’è, hai intenzione di girare un porno, Henderson?» Sbotta Steve. Incrocia le dita con Munson e le trascina intorno al fianco di Dustin, a palmi aperti sullo stomaco, che coccola piano, dolcemente. «Rilassati coniglietto, ho già bruciato a cazzo troppe tappe, perfino con Nancy. Posso aspettare per il sesso, fino a quando non saremo pronti.»

Tutti e tre, lui compreso, perché se il cuore gli assicura che non esiste amore più intenso di quello che prova per Eddie e per Dustin, il cervello ancora gli butta addosso propaganda da zotici bigotti.

«L’attesa del piacere è essa stessa il piacere?» cita il piccoletto, un sopracciglio inarcato e l’aria da professore nano.

«Già, ma è meglio non farlo attendere troppo, chissà che effetti ha la crisi d'astinenza di un ninfomane.» Il commento di Munson vince un morso al collo da parte di Steve. Lo ricambia con un succhiotto, uno a lui e uno a Dustin, che a dare, Eddie, non s’è mai tirato indietro.

Dustin sorride finalmente tranquillo; non ha bisogno del sesso per essere felice – anche, forse, definitivamente!, ma il respiro di Eddie sul collo e le labbra di Steve che prendono d’assedio la sua bocca rimangono comunque un ottimo punto di partenza.

 

[ 1.189w ]



[1] riferimento alla scena di Risky Business. Se non conoscete il film, vi basti sapere che è quello in cui Tom Cruise, in mutande, compare sulla porta in scivolata.

[2] Reference a una frase de Lo Hobbit che Thorin pronuncia a Bilbo Baggins: “In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati [..].”


 

Credevate di esservi liberati della mia threesome del cuore? Mwahahah, stolti ingenui! Invece ritorno con questo delirio di Natale buttato giù alle tre di notte che non ha nemmeno la pretesa di fingersi qualcosa di serio.

E comunque vorrei sia messo agli atti che sono un Grinch e che le storie di Natale (così come il Natale) le odio con tutto il mio cuore nero; ma la Corsa di TdC riserva sempre sorprese sul fronte ispirazione e alla fine mi son detta perché no. In fondo se è vero che a Natale si è tutti più buoni, quale momento migliore per dare a questi tre adorabili babbei una storia che tanto per cambiare sia felice (e cazzara, ma questo ormai sta diventando un must nelle mie storie su di loro e ancora non so se esserne felice o cercarmi un angolino in cui nascondermi...).

BTW, la Corsa non è ancora finita e per chi volesse provare a spaccarsi la testa su tre drabble/flashfic al giorno, ha tempo fino al 26 dicembre.

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Scritta per la challenge Corsa di Natale - Edizione I @Torre di Carta

prompt:

41. Zenzero

104. Scrivi una storia sul Natale

63. Poliamore

   
 
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