Galeotto
fu il Galeone
"Malfoy!" Ginny
esclamò il nome del biondo, troppo stranita per dire
qualsiasi cosa.
Lui, invece, non fece una
piega e, senza muovere un muscolo del viso, come probabilmente gli era
stato
insegnato fin da piccolo, le fece un cenno con il capo.
"Weasley" la
salutò.
Ginny si voltò verso di
lui mentre usciva dalla porta: non aveva mai incontrato nessuno nello
studio
dello psicomago, ma quella volta era arrivata un po' in anticipo.
Si sedette su una delle
sedie e aspettò di essere chiamata: non sapeva che anche
l'ex Serpeverde
andasse dal dott. Normoon, ma effettivamente Blaise le aveva detto che
era
stato proprio lui a dargli il suo contatto e dopo quello che le aveva
raccontato Astoria, era possibile che anche lui avesse sentito il
bisogno di
parlare con il medimago.
"Ginny, cara, entra
pure" la salutò lo psicomago, aprendo la porta del suo
studio.
"Buongiorno, doc!"
esclamò, un po' più allegra:
forse c'era davvero speranza per tutti.
*
Se Ginny si era
sorpresa
di incontrare Draco nello studio dello spicomago, fu ancora
più stupita di
trovarlo ad aspettarla in strada, appoggiato al portone, quando scese
le scale,
a seduta finita, ma riuscì a mascherarlo molto meglio.
"Vuoi farmi fuori o
cosa, Malfoy?"
Il biondo si tirò su e le
andò incontro. "Ti va una burrobirra?" le chiese.
"Veramente io ho
fame. Se ci metti vicino almeno delle patatine fritte, va bene"
rispose,
con tono affabile.
Draco
annuì e si
incamminarono insieme. Non aveva previsto di fermarsi con la rossa, ma
quando
l'aveva vista dallo psicomago, gli era venuta l'idea di chiederle se le
andasse
di bere con lui.
Da quando aveva lasciato
che Astoria fuggisse da casa sua, non l'aveva più rivista.
Un po', seguendo i
consigli dei ragazzi, si era tenuto in disparte e un po', lei doveva
aver preso
un altro giro.
Entrarono in un pub vicino
a Diagon Alley e quando si sedettero a un tavolo d'angolo, lui
alzò la mano per
chiamare un cameriere.
"Sì, sì e no"
disse la Weasley, mentre si allungava a prendere un menù.
Draco alzò un sopracciglio.
"Come?"
Ginny sorrise.
"Sì
alla prima domanda: ho visto Astoria di recente. Sì
alla…"
"Non puoi essere
sicura che volessi chiederti proprio quello!" Lui sembrava un po'
seccato.
"Certo, infatti
volevi sapere come va la mia storia con Blaise. E poi ti volevi
informare su
quanto Harry sarebbe tornato in Inghilterra, vero? Non mi hai fermato
per
questo?" spiegò lei ironicamente, ma poi il suo tono si
addolcì. "So
come funzionano queste cose, Malfoy…"
Draco
sospirò e annuì:
alla fine perché mentire? Voleva veramente sapere di Astoria.
"Lei sta bene?"
La rossa sorrise.
"Seconda risposta: sì. Vuoi indovinare anche la terza?"
Lui ci pensò un attimo,
prima di dirla ad alta voce. "È felice?"
La ragazza inclinò la
testa. "Hai cercato una domanda a cui ti avrebbe fatto comodo che
avessi
risposto 'no'?"
Il biondo
divenne
paonazzo: chi lo sa, forse quelli pallidi come lui arrossivano
così. Nonostante
tutto, Ginny sorrise.
"Non era
questa?" Malfoy fece uno strano sorriso, ma almeno non era un ghigno.
"Era: pensi che
abbia fatto bene a lasciarla andare?"
Malfoy, chiaramente,
sospirò, ma anche lei notò che era sollevato.
"Non voglio mettermi con lei".
"Come no" fece
finta di assecondarlo lei. "Infatti mi offrirai il pranzo
perché non ti
interessa niente".
"Non ho detto che non
mi interessa."
"Che due pluffe,
Malfoy…" Ginny si voltò verso il cameriere, che
finalmente si era
avvicinato per prendere le ordinazioni, e gli ordinò da
mangiare e una
burrobirra.
Draco
ordinò, aspettò che
rimanessero di nuovo soli e continuò: "Quello che intendo
è che…"
"È che sei un troll.
Ti interessa Astoria, ma non vuoi stare con lei. Sei
proprio…" La ragazza
sbuffò, ma prima che continuasse, lui la interruppe.
"Mi interessa che sia
felice. E so che con me non lo sarebbe."
Lei alzò gli occhi al
soffitto. "Quindi hai deciso per entrambi e non vuoi stare con lei. Ma
non
vuoi starle lontano…"
In verità, lui non è che
non voleva starle lontano, era che non ci riusciva. Pensava ad Astoria
continuamente e si chiedeva in continuazione se avesse fatto bene o
meno a
lasciarla andare.
Ginny
osservò il viso del
biondo e provò un po' di tenerezza nei suoi confronti.
"Astoria è grande e
sa usare la bacchetta. Dovresti darle la possibilità di
scegliere. Oh, che poi
non è detto che scelga te, sai?"
Lui la guardò con uno
sguardo così triste che si pentì di averlo detto.
"Sono abbastanza sicuro
che andrebbe così, in verità" ammise Malfoy.
"Beh, immagino che
bisognerebbe provare comunque, no? Sai, quella cosa che sono meglio i
rimorsi
dei rimpianti…"
"Ho paura, Weasley,
ho paura di rovinarla."
La ragazza sospirò e si
allungò a posare una mano sulla sua. "Malfoy, lei ti
conosce. Sa come sei
fatto e, anche se ancora non capisco perché, tu le piaci".
Sorrise quando
lui la guardò stranito alla sua frase. "Metti le cose in
chiaro. Dille
delle tue paure. Lei lo apprezzerà. E se non dovesse
funzionare, non vivrete
pensando a cosa poteva essere. E se invece andasse bene…"
Ginny notò gli occhi del
biondo riempirsi di speranza. "E se andasse bene?"
Draco
lasciò che la sua
mente spaziasse e si immaginasse qualcosa di molto, molto lontano. E
bello.
"Beh, se vi doveste sposare, avere una nidiata di bambini, fare sesso
meraviglioso tutte le sere… e fossi stata io a
convincerti… diciamo che
potresti dare il mio nome alla tua primogenita, che dici?" La Weasley
sorrise di un sorriso così stupido che lui ebbe quasi il
pensiero che potesse
avverarsi.
Il cameriere tornò con le
loro ordinazioni, ma lui aveva i pensieri altrove. Scosse il capo: non
era
detto. Poteva non funzionare. Poteva renderla infelice. O no? Forse
avrebbe
dovuto andarsene proprio come dicevano gli altri.
"Chi ti ha detto di
andartene?" gli chiese lei, con la fronte aggrottata e Draco si rese
conto
di averlo detto ad alta voce.
Ginny strinse
gli occhi e corrugò
la fronte: chi gli aveva detto di andarsene via e abbandonare tutto? Se
fosse
stato Blaise, lo avrebbe cruciato.
Lui scosse il capo.
"Non riesco a decidere cosa fare: me ne vado e le lascio vivere la sua
vita, o rimango, le rovino tutte le storie che potrebbe avere e che
potrebbero
renderla felice, obbligandola a stare con me?"
La ragazza rise.
"Obbligarla? Malfoy, nessuno può obbligare una ragazza
determinata come
Astoria a fare qualcosa che non vuole".
"Tu sei stata con
Potter. Ma ora è finita. Non… non ti è
dispiaciuto?"
"Malfoy, non solo mi
è dispiaciuto, ma mi si è spezzato il cuore. Ma
non sono pentita di com'è
andata. Avrei passato tutta la vita a chiedermi come sarebbe stato
stare con
lui e probabilmente a cercare qualcuno che gli assomigliasse solo
perché me lo
ricordava. Solo quando si chiude davvero una porta, si può
andare avanti. Se si
è in due a voler stare insieme bisogna almeno provarci."
Ginny si rese conto di
aver parlato con il cuore; e tutto era vero. Se non fosse mai stata con
Harry,
probabilmente avrebbe pensato a lui per sempre, mentre ora…
Sperava solo che
per i due ex Serpeverde la vita avrebbe riservato qualcosa di
più felice.
Quando notò che lui non
era ancora convinto, sospirò. "Dammi una falce, Malfoy".
Allungò una mano
verso di lui, in attesa.
Draco
guardò la sua mano
stranito: cosa voleva? Quando agitò le dita, mise una mano
in tasca e tirò
fuori qualche spicciolo che gli avevano dato di resto: due galeoni,
alcuni
zellini, ma nessuna falce.
Glieli mostrò e lei prese
il galeone. "Vada per i pezzi grossi. In fin dei conti sei uno snob
purosangue, ti si addice di più". Gli mostrò le
due facce della moneta.
"Ora la lancerò, così facciamo scegliere al
destino, ok? Se uscirà il
Goblin, te ne andrai e lascerai che Astoria viva la sua vita, che sia
felice
con un altro; mentre, se esce il Drago, dovrai smetterla di piangerti
addosso,
prendere in mano la tua vita e impegnarti con lei per renderla felice.
Dovrai
farle sapere quello che provi e dirle quello che hai detto a me, le tue
paure. Mi
segui?"
Il ragazzo aveva ascoltato
le sue parole con gli occhi sbarrati: davvero voleva far decidere una
cosa così
importante a un galeone? Forse voleva incantare la moneta?
Controllò la sua
bacchetta, ma era riposta da qualche parte: non l'aveva tirata fuori.
"Malfoy, hai
capito?"
Questa volta annuì. La
ragazza lanciò la moneta in aria per poi riprenderla al volo
e coprirla con una
mano sul dorso dell'altra.
Ginny sorrise a
guardare
l'attenzione con cui lui seguiva i suoi gesti: sapeva che l'espediente
della
moneta poteva far prendere una decisione.
"Allora? Cosa speri
che venga fuori?"
Quando lanci una moneta e
la guardi mentre decide il tuo futuro, capisci cosa speri che mostri e
ti rendi
conto di quello che devi fare da solo.
Il biondo la osservava con
gli occhi sbarrati e, forse senza accorgersene, sussurrò
quale faccia della
moneta avrebbe voluto vedere.
Perfetto. Ginny riprese la
moneta senza fargli vedere che faccia mostrava e la fece roteare
davanti ai
suoi occhi. "È quello che è uscito". Gli ridiede
il galeone e tornò a
mangiare.
***
Pansy
entrò nella stanza
da letto con addosso solo la vestaglia, mentre reggeva ancora il foglio
di
pergamena.
"Theodore Jacob Nott!
Avete detto a Draco che doveva andarsene?"
Con un misto di piacere e
sgomento, notò il moro imbarazzarsi. "Beh…
diciamo che eravamo tutti
ubriachi e…"
"Merlino! Che troll
che siete!" La ragazza sbuffò e gli voltò le
spalle tornando verso il
salotto.
Theo
seguì la mora e
balbettò mentre cercava di spiegarle cosa fosse successo.
"Comunque lui
non è andato via…"
Pansy si voltò e il moro
si fermò sull'uscio del salottino. "Ci mancherebbe solo
questo". Il
suo sguardo lo trapanò e il ragazzo si passò una
mano sulla nuca.
"In verità gli
abbiamo detto cose esagerate per convincerlo a rimanere e a…"
"Gli avete fatto
credere che non dovrebbe stare con Astoria!" sbottò lei, ma
Theo scosse la
testa: no, no non era andata così.
"Ma no…" Capiva,
però, che qualcosa non aveva funzionato, perché
Draco si era fatto vedere poco
e due sere prima aveva bevuto più del solito.
"Lei è andata a casa
sua e lui l'ha rifiutata. Santo Salazar, si è spogliata e
lui l'ha mandata via!
Glielo avete detto voi, di farlo?"
Cosa? Draco non
l'aveva
raccontata così! Cosa era successo? "No, non…"
"Avete fatto un bel
casino."
Sì, era vero, lo avevano
fatto. Ma lui aveva tentato di rimediare: aveva fin tentato di
organizzare una
gita in campagna! "Infatti avevo proposto di andare a Poppyhouse, ma
Blaise ha tirato fuori quella storia assurda sulle pulizie e dopo non
ne
abbiamo più parlato!" si giustificò.
Pansy
spalancò gli occhi:
cosa aveva detto? "Stavate parlando di PoppyHouse per una gita fra
ragazzi? Per… Draco?"
Theo non
capì bene
l'espressione della ragazza, ma aveva il cinquanta percento di
possibilità di
sbagliare, così osò e mentì.
"Sì. Ma poi tu sei arrivata dicendo alla
Weasley che era così bello lì che hai fatto
saltare tutto!"
Pansy
impallidì: era vero,
lei aveva pensato che stessero organizzando un weekend per coppiette o
comunque
una gita per tutti, non aveva pensato che fosse una cosa diversa! "Ah.
Vabbè, ma che problema c'è? Si può
comunque fare: si va tutti e tutti possiamo
aiutare Draco. Anzi potremmo anche invitare Asto…"
"Sì, certo e pure il
suo giocatore, perché no? Così Draco si suicida
direttamente…" Il tono
sarcastico del moro la fecero arrabbiare: loro combinavano i casini e
quando
lei proponeva qualcosa la scherniva così? Dall'ira
portò la mano alla
bacchetta.
"Sei un Tr… Oddio,
Theo, il bambino!" esclamò, facendo cadere la bacchetta e
tenendosi la
pancia per una fitta di dolore: la candida camicia da notte si stava
macchiando
di sangue.
***
Ginny lesse la
lettera che
le aveva mandato Pansy e subito dopo imprecò, facendo
fermare Hermione che
passava in corridoio davanti alla porta aperta della sua stanza.
"Ginny, tutto
bene?"
La rossa si
voltò verso di
lei con gli occhi spalancati. "Pansy ha avuto una minaccia d'aborto"
spiegò, pallida come un cencio.
Hermione entrò in camera
con passo veloce, capendo la gravità della cosa. "Era..
È incinta?" L'amica
annuì.
"Devo andare da lei.
Dice che non può muoversi dal letto…" Ginny
lanciò la pergamena sulla
scrivania e girò su se stessa per cercare le scarpe.
"Vedrai che starà
bene. Anche mia zia…" iniziò, cercando di
consolarla.
Ginny
ascoltò il discorso
di Hermione con un orecchio solo, pensando a come potesse andare a casa
della
ex Serpeverde, visto che non c'era mai stata. Forse ora abitava a casa
di Nott,
però. Lì lei c'era stata, ma con Blaise. Beh,
avrebbe preso la metropolvere e
se non l'avesse trovata, sarebbe andata in cerca di uno dei ragazzi. O
poteva
andare a casa di Maddie. Ma sì, una soluzione l'avrebbe
trovata. Con l'animo un
po' più tranquillo, si sedette sul letto per infilarsi le
scarpe. "Herm,
sai se c'è un modo per ritrovare qualcosa che si
è perso?"
Hermione
osservò la rossa
mentre litigava con la scarpa sinistra mentre cercava di infilarsela
sul piede
destro. "In che senso? Hai provato con un Accio?"
Ginny scosse il capo. "Ho
perso la lettera che mi ha scritto Harry. Sono sicura di averla
lasciata sulla
scrivania, ma non c'è più. Pensavo che George mi
avesse fatto uno scherzo,
rendendola invisibile, ma non c'è davvero. E non so dove
possa essere: non è
caduta, non è sotto la scrivania o l'armadio, non
è dietro il baule, non c'è
proprio. Sai se c'è un modo per ritrovarla?"
La riccia corrugò la
fronte: la corrispondenza magica era protetta da incantesimi invisibili
e non
tracciabili; era molto difficile riuscire a rubarla. "Nessuno
può
trasfigurare una lettera di un'altra persona, Ginny. Deve essere per
forza qui.
Oppure…"
"Oppure?"
Stranamente, il tono della rossa era molto tranquillo, come se per lei
non
fosse una cosa così importante.
"Qualcuno te l'ha
rubata. Ma senza magia. L'avevi già presa dal gufo?"
Ginny si
fermò e lasciò
cadere le braccia: e perché avrebbe dovuto? "Rubata?"
domandò,
stranita.
"Sì, beh, presa e
messa via". La riccia fece il gesto di infilarsi qualcosa nella tasca
dei
jeans. "Se sei sicura che qui non ci sia…"
No, aveva cercato
dappertutto e la lettera non c'era; e lei era sicura di non averla
portata da
nessun'altra parte.
Ginny si alzò dal letto e
si affacciò al corridoio: George era tornato a casa per
pranzo e non era ancora
tornato al Tiri Vispi, solo lui avrebbe potuto farle uno scherzo del
genere.
"George! George!" gridò, iniziando a salire le scale. Il
fratello si
materializzò sul pianerottolo, seccato, chiedendo
spiegazioni e i due rossi si
scambiarono informazioni da un piano all'altro.
Intanto Hermione
continuava a guardarsi intorno: no, la lettera non c'era. Ma quindi lei
non
sapeva di Harry? Come Ginny tornò in camera, sbuffando su
una scarpa sola,
confermò: "George dice di non essere stato lui. Stranamente
gli
credo…"
Si sedette sul letto e si
infilò l'altra scarpa. "Ma allora non saprei proprio chi
potrebbe essere
stato… Magari scriverò a Harry e gli
dirò che l'ho persa, così potrà
riscrivermi quello che voleva dirmi. Merlino, che figura di…"
"Posso dirti io cosa
c'è scritto. Ha scritto anche a me e a Ron…"
Ginny si
alzò in piedi.
"Perfetto. Sì, magari ha detto la stessa cosa a tutti.
Così posso evitare una
brutta figura: come faccio a dirgli che ho perso davvero la sua
lettera? Però
ora vado da Pansy, ti dispiace se ne parliamo stasera? Torno prima di
cena, così
ci facciamo due chiacchiere".
Hermione
riuscì a malapena
fare un cenno con il capo che la ragazza era già sparita, ma
non la biasimò: se
la Parkinson non stava bene, era giusto che andasse da lei.
Si chiuse la porta della
camera dell'amica alle spalle e si scontrò con Ron. "Ron!
Non hai parlato
con Ginny di quello che Harry…"
Ron scosse il capo e la
interruppe. "No, stavo per farlo, l'altro giorno in cortile, ma poi
è
arrivato Zabini e ho preferito evitare".
"Zabini è venuto
qui?" Si voltò istintivamente a guardare la porta chiusa
della camera.
Hermione sentì l'imbarazzo
di Ron appena parlò. "Sì, beh… pensavo
che avrebbero iniziato a baciarsi e
io…" Si voltò verso di lui, ma aveva le orecchie
così rosse che preferì
non chiedergli se lui fosse entrato nella stanza. Poteva essere stato
Zabini a
far sparire la lettera? Avrebbe potuto metterla in tasca e poi portarla
via
quando si era smaterializzato per tornare a casa, perché
Hermione era
abbastanza sicura che non era passato dal salotto per usare la
metropolvere.
Con un sorriso prese sottobraccio
il fidanzato. "Se non ti sei messo in mezzo, sei stato molto carino!
Potresti quasi meritarti un premio…"
Ron non era proprio sicuro di quello che stava dicendo Hermione, ma quando si sporse verso di lui per baciarlo, non ritrattò e non la contraddisse, esattamente come faceva tutte le volte.
-
-
-
-