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Autore: ONLYKORINE    29/12/2023    1 recensioni
Blinny
Ginny, di nuovo single dopo la sua rottura con Harry, incontra Zabini a un ballo del Ministero, scoprendo che sta cercando proprio lei, chiedendo il suo aiuto in cambio di alcune foto che potrebbero sembrare compromettenti, anche se che non lo sono.
Blaise sta cercando la ragazza che aveva parlato con sua madre al San Mungo e quando scopre che è la Weasley e che ha bisogno del suo aiuto, pur di non chiederle nessun favore, decide di ricattarla.
Ma come giustificare agli occhi degli altri il fatto che inizino a frequentarsi così assiduamente? Beh, basterà fare finta di essere amici.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Pansy/Theodore, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Galeotto fu il Galeone

 -

-

"Malfoy!" Ginny esclamò il nome del biondo, troppo stranita per dire qualsiasi cosa.
Lui, invece, non fece una piega e, senza muovere un muscolo del viso, come probabilmente gli era stato insegnato fin da piccolo, le fece un cenno con il capo.
"Weasley" la salutò.
Ginny si voltò verso di lui mentre usciva dalla porta: non aveva mai incontrato nessuno nello studio dello psicomago, ma quella volta era arrivata un po' in anticipo.
Si sedette su una delle sedie e aspettò di essere chiamata: non sapeva che anche l'ex Serpeverde andasse dal dott. Normoon, ma effettivamente Blaise le aveva detto che era stato proprio lui a dargli il suo contatto e dopo quello che le aveva raccontato Astoria, era possibile che anche lui avesse sentito il bisogno di parlare con il medimago.
"Ginny, cara, entra pure" la salutò lo psicomago, aprendo la porta del suo studio.
"Buongiorno, doc!" esclamò, un po' più allegra: forse c'era davvero speranza per tutti.

 

*

Se Ginny si era sorpresa di incontrare Draco nello studio dello spicomago, fu ancora più stupita di trovarlo ad aspettarla in strada, appoggiato al portone, quando scese le scale, a seduta finita, ma riuscì a mascherarlo molto meglio.
"Vuoi farmi fuori o cosa, Malfoy?"
Il biondo si tirò su e le andò incontro. "Ti va una burrobirra?" le chiese.
"Veramente io ho fame. Se ci metti vicino almeno delle patatine fritte, va bene" rispose, con tono affabile.

 

Draco annuì e si incamminarono insieme. Non aveva previsto di fermarsi con la rossa, ma quando l'aveva vista dallo psicomago, gli era venuta l'idea di chiederle se le andasse di bere con lui.
Da quando aveva lasciato che Astoria fuggisse da casa sua, non l'aveva più rivista. Un po', seguendo i consigli dei ragazzi, si era tenuto in disparte e un po', lei doveva aver preso un altro giro.
Entrarono in un pub vicino a Diagon Alley e quando si sedettero a un tavolo d'angolo, lui alzò la mano per chiamare un cameriere.
"Sì, sì e no" disse la Weasley, mentre si allungava a prendere un menù.
Draco alzò un sopracciglio. "Come?"

 

Ginny sorrise. "Sì alla prima domanda: ho visto Astoria di recente. Sì alla…"
"Non puoi essere sicura che volessi chiederti proprio quello!" Lui sembrava un po' seccato.
"Certo, infatti volevi sapere come va la mia storia con Blaise. E poi ti volevi informare su quanto Harry sarebbe tornato in Inghilterra, vero? Non mi hai fermato per questo?" spiegò lei ironicamente, ma poi il suo tono si addolcì. "So come funzionano queste cose, Malfoy…"

 

Draco sospirò e annuì: alla fine perché mentire? Voleva veramente sapere di Astoria.
"Lei sta bene?"
La rossa sorrise. "Seconda risposta: sì. Vuoi indovinare anche la terza?"
Lui ci pensò un attimo, prima di dirla ad alta voce. "È felice?"
La ragazza inclinò la testa. "Hai cercato una domanda a cui ti avrebbe fatto comodo che avessi risposto 'no'?"

 

Il biondo divenne paonazzo: chi lo sa, forse quelli pallidi come lui arrossivano così. Nonostante tutto, Ginny sorrise.
"Non era questa?" Malfoy fece uno strano sorriso, ma almeno non era un ghigno.
"Era: pensi che abbia fatto bene a lasciarla andare?"
Malfoy, chiaramente, sospirò, ma anche lei notò che era sollevato. "Non voglio mettermi con lei".
"Come no" fece finta di assecondarlo lei. "Infatti mi offrirai il pranzo perché non ti interessa niente".
"Non ho detto che non mi interessa."
"Che due pluffe, Malfoy…" Ginny si voltò verso il cameriere, che finalmente si era avvicinato per prendere le ordinazioni, e gli ordinò da mangiare e una burrobirra.

 

Draco ordinò, aspettò che rimanessero di nuovo soli e continuò: "Quello che intendo è che…"
"È che sei un troll. Ti interessa Astoria, ma non vuoi stare con lei. Sei proprio…" La ragazza sbuffò, ma prima che continuasse, lui la interruppe.
"Mi interessa che sia felice. E so che con me non lo sarebbe."
Lei alzò gli occhi al soffitto. "Quindi hai deciso per entrambi e non vuoi stare con lei. Ma non vuoi starle lontano…"
In verità, lui non è che non voleva starle lontano, era che non ci riusciva. Pensava ad Astoria continuamente e si chiedeva in continuazione se avesse fatto bene o meno a lasciarla andare.

 

Ginny osservò il viso del biondo e provò un po' di tenerezza nei suoi confronti. "Astoria è grande e sa usare la bacchetta. Dovresti darle la possibilità di scegliere. Oh, che poi non è detto che scelga te, sai?"
Lui la guardò con uno sguardo così triste che si pentì di averlo detto. "Sono abbastanza sicuro che andrebbe così, in verità" ammise Malfoy.
"Beh, immagino che bisognerebbe provare comunque, no? Sai, quella cosa che sono meglio i rimorsi dei rimpianti…"
"Ho paura, Weasley, ho paura di rovinarla."
La ragazza sospirò e si allungò a posare una mano sulla sua. "Malfoy, lei ti conosce. Sa come sei fatto e, anche se ancora non capisco perché, tu le piaci". Sorrise quando lui la guardò stranito alla sua frase. "Metti le cose in chiaro. Dille delle tue paure. Lei lo apprezzerà. E se non dovesse funzionare, non vivrete pensando a cosa poteva essere. E se invece andasse bene…"
Ginny notò gli occhi del biondo riempirsi di speranza. "E se andasse bene?"

 

Draco lasciò che la sua mente spaziasse e si immaginasse qualcosa di molto, molto lontano. E bello. "Beh, se vi doveste sposare, avere una nidiata di bambini, fare sesso meraviglioso tutte le sere… e fossi stata io a convincerti… diciamo che potresti dare il mio nome alla tua primogenita, che dici?" La Weasley sorrise di un sorriso così stupido che lui ebbe quasi il pensiero che potesse avverarsi.
Il cameriere tornò con le loro ordinazioni, ma lui aveva i pensieri altrove. Scosse il capo: non era detto. Poteva non funzionare. Poteva renderla infelice. O no? Forse avrebbe dovuto andarsene proprio come dicevano gli altri.
"Chi ti ha detto di andartene?" gli chiese lei, con la fronte aggrottata e Draco si rese conto di averlo detto ad alta voce.

 

Ginny strinse gli occhi e corrugò la fronte: chi gli aveva detto di andarsene via e abbandonare tutto? Se fosse stato Blaise, lo avrebbe cruciato.
Lui scosse il capo. "Non riesco a decidere cosa fare: me ne vado e le lascio vivere la sua vita, o rimango, le rovino tutte le storie che potrebbe avere e che potrebbero renderla felice, obbligandola a stare con me?"
La ragazza rise. "Obbligarla? Malfoy, nessuno può obbligare una ragazza determinata come Astoria a fare qualcosa che non vuole".
"Tu sei stata con Potter. Ma ora è finita. Non… non ti è dispiaciuto?"
"Malfoy, non solo mi è dispiaciuto, ma mi si è spezzato il cuore. Ma non sono pentita di com'è andata. Avrei passato tutta la vita a chiedermi come sarebbe stato stare con lui e probabilmente a cercare qualcuno che gli assomigliasse solo perché me lo ricordava. Solo quando si chiude davvero una porta, si può andare avanti. Se si è in due a voler stare insieme bisogna almeno provarci."
Ginny si rese conto di aver parlato con il cuore; e tutto era vero. Se non fosse mai stata con Harry, probabilmente avrebbe pensato a lui per sempre, mentre ora… Sperava solo che per i due ex Serpeverde la vita avrebbe riservato qualcosa di più felice.
Quando notò che lui non era ancora convinto, sospirò. "Dammi una falce, Malfoy". Allungò una mano verso di lui, in attesa.

 

Draco guardò la sua mano stranito: cosa voleva? Quando agitò le dita, mise una mano in tasca e tirò fuori qualche spicciolo che gli avevano dato di resto: due galeoni, alcuni zellini, ma nessuna falce.
Glieli mostrò e lei prese il galeone. "Vada per i pezzi grossi. In fin dei conti sei uno snob purosangue, ti si addice di più". Gli mostrò le due facce della moneta. "Ora la lancerò, così facciamo scegliere al destino, ok? Se uscirà il Goblin, te ne andrai e lascerai che Astoria viva la sua vita, che sia felice con un altro; mentre, se esce il Drago, dovrai smetterla di piangerti addosso, prendere in mano la tua vita e impegnarti con lei per renderla felice. Dovrai farle sapere quello che provi e dirle quello che hai detto a me, le tue paure. Mi segui?"
Il ragazzo aveva ascoltato le sue parole con gli occhi sbarrati: davvero voleva far decidere una cosa così importante a un galeone? Forse voleva incantare la moneta? Controllò la sua bacchetta, ma era riposta da qualche parte: non l'aveva tirata fuori.
"Malfoy, hai capito?"
Questa volta annuì. La ragazza lanciò la moneta in aria per poi riprenderla al volo e coprirla con una mano sul dorso dell'altra.

 

Ginny sorrise a guardare l'attenzione con cui lui seguiva i suoi gesti: sapeva che l'espediente della moneta poteva far prendere una decisione.
"Allora? Cosa speri che venga fuori?"
Quando lanci una moneta e la guardi mentre decide il tuo futuro, capisci cosa speri che mostri e ti rendi conto di quello che devi fare da solo.
Il biondo la osservava con gli occhi sbarrati e, forse senza accorgersene, sussurrò quale faccia della moneta avrebbe voluto vedere.
Perfetto. Ginny riprese la moneta senza fargli vedere che faccia mostrava e la fece roteare davanti ai suoi occhi. "È quello che è uscito". Gli ridiede il galeone e tornò a mangiare.

 

***

 

Pansy entrò nella stanza da letto con addosso solo la vestaglia, mentre reggeva ancora il foglio di pergamena.
"Theodore Jacob Nott! Avete detto a Draco che doveva andarsene?"
Con un misto di piacere e sgomento, notò il moro imbarazzarsi. "Beh… diciamo che eravamo tutti ubriachi e…"
"Merlino! Che troll che siete!" La ragazza sbuffò e gli voltò le spalle tornando verso il salotto.

 

Theo seguì la mora e balbettò mentre cercava di spiegarle cosa fosse successo. "Comunque lui non è andato via…"
Pansy si voltò e il moro si fermò sull'uscio del salottino. "Ci mancherebbe solo questo". Il suo sguardo lo trapanò e il ragazzo si passò una mano sulla nuca.
"In verità gli abbiamo detto cose esagerate per convincerlo a rimanere e a…"
"Gli avete fatto credere che non dovrebbe stare con Astoria!" sbottò lei, ma Theo scosse la testa: no, no non era andata così.
"Ma no…" Capiva, però, che qualcosa non aveva funzionato, perché Draco si era fatto vedere poco e due sere prima aveva bevuto più del solito.
"Lei è andata a casa sua e lui l'ha rifiutata. Santo Salazar, si è spogliata e lui l'ha mandata via! Glielo avete detto voi, di farlo?"

Cosa? Draco non l'aveva raccontata così! Cosa era successo? "No, non…"
"Avete fatto un bel casino."
Sì, era vero, lo avevano fatto. Ma lui aveva tentato di rimediare: aveva fin tentato di organizzare una gita in campagna! "Infatti avevo proposto di andare a Poppyhouse, ma Blaise ha tirato fuori quella storia assurda sulle pulizie e dopo non ne abbiamo più parlato!" si giustificò.

 

Pansy spalancò gli occhi: cosa aveva detto? "Stavate parlando di PoppyHouse per una gita fra ragazzi? Per… Draco?"

 

Theo non capì bene l'espressione della ragazza, ma aveva il cinquanta percento di possibilità di sbagliare, così osò e mentì. "Sì. Ma poi tu sei arrivata dicendo alla Weasley che era così bello lì che hai fatto saltare tutto!"

 

Pansy impallidì: era vero, lei aveva pensato che stessero organizzando un weekend per coppiette o comunque una gita per tutti, non aveva pensato che fosse una cosa diversa! "Ah. Vabbè, ma che problema c'è? Si può comunque fare: si va tutti e tutti possiamo aiutare Draco. Anzi potremmo anche invitare Asto…"
"Sì, certo e pure il suo giocatore, perché no? Così Draco si suicida direttamente…" Il tono sarcastico del moro la fecero arrabbiare: loro combinavano i casini e quando lei proponeva qualcosa la scherniva così? Dall'ira portò la mano alla bacchetta.
"Sei un Tr… Oddio, Theo, il bambino!" esclamò, facendo cadere la bacchetta e tenendosi la pancia per una fitta di dolore: la candida camicia da notte si stava macchiando di sangue.

 

***

 

Ginny lesse la lettera che le aveva mandato Pansy e subito dopo imprecò, facendo fermare Hermione che passava in corridoio davanti alla porta aperta della sua stanza.
"Ginny, tutto bene?"

 

La rossa si voltò verso di lei con gli occhi spalancati. "Pansy ha avuto una minaccia d'aborto" spiegò, pallida come un cencio.
Hermione entrò in camera con passo veloce, capendo la gravità della cosa. "Era.. È incinta?" L'amica annuì.
"Devo andare da lei. Dice che non può muoversi dal letto…" Ginny lanciò la pergamena sulla scrivania e girò su se stessa per cercare le scarpe.
"Vedrai che starà bene. Anche mia zia…" iniziò, cercando di consolarla.

 

Ginny ascoltò il discorso di Hermione con un orecchio solo, pensando a come potesse andare a casa della ex Serpeverde, visto che non c'era mai stata. Forse ora abitava a casa di Nott, però. Lì lei c'era stata, ma con Blaise. Beh, avrebbe preso la metropolvere e se non l'avesse trovata, sarebbe andata in cerca di uno dei ragazzi. O poteva andare a casa di Maddie. Ma sì, una soluzione l'avrebbe trovata. Con l'animo un po' più tranquillo, si sedette sul letto per infilarsi le scarpe. "Herm, sai se c'è un modo per ritrovare qualcosa che si è perso?"

 

Hermione osservò la rossa mentre litigava con la scarpa sinistra mentre cercava di infilarsela sul piede destro. "In che senso? Hai provato con un Accio?"
Ginny scosse il capo. "Ho perso la lettera che mi ha scritto Harry. Sono sicura di averla lasciata sulla scrivania, ma non c'è più. Pensavo che George mi avesse fatto uno scherzo, rendendola invisibile, ma non c'è davvero. E non so dove possa essere: non è caduta, non è sotto la scrivania o l'armadio, non è dietro il baule, non c'è proprio. Sai se c'è un modo per ritrovarla?"
La riccia corrugò la fronte: la corrispondenza magica era protetta da incantesimi invisibili e non tracciabili; era molto difficile riuscire a rubarla. "Nessuno può trasfigurare una lettera di un'altra persona, Ginny. Deve essere per forza qui. Oppure…"
"Oppure?" Stranamente, il tono della rossa era molto tranquillo, come se per lei non fosse una cosa così importante.
"Qualcuno te l'ha rubata. Ma senza magia. L'avevi già presa dal gufo?"

 

Ginny si fermò e lasciò cadere le braccia: e perché avrebbe dovuto? "Rubata?" domandò, stranita.
"Sì, beh, presa e messa via". La riccia fece il gesto di infilarsi qualcosa nella tasca dei jeans. "Se sei sicura che qui non ci sia…"
No, aveva cercato dappertutto e la lettera non c'era; e lei era sicura di non averla portata da nessun'altra parte.
Ginny si alzò dal letto e si affacciò al corridoio: George era tornato a casa per pranzo e non era ancora tornato al Tiri Vispi, solo lui avrebbe potuto farle uno scherzo del genere. "George! George!" gridò, iniziando a salire le scale. Il fratello si materializzò sul pianerottolo, seccato, chiedendo spiegazioni e i due rossi si scambiarono informazioni da un piano all'altro.

 

Intanto Hermione continuava a guardarsi intorno: no, la lettera non c'era. Ma quindi lei non sapeva di Harry? Come Ginny tornò in camera, sbuffando su una scarpa sola, confermò: "George dice di non essere stato lui. Stranamente gli credo…"
Si sedette sul letto e si infilò l'altra scarpa. "Ma allora non saprei proprio chi potrebbe essere stato… Magari scriverò a Harry e gli dirò che l'ho persa, così potrà riscrivermi quello che voleva dirmi. Merlino, che figura di…"
"Posso dirti io cosa c'è scritto. Ha scritto anche a me e a Ron…"

 

Ginny si alzò in piedi. "Perfetto. Sì, magari ha detto la stessa cosa a tutti. Così posso evitare una brutta figura: come faccio a dirgli che ho perso davvero la sua lettera? Però ora vado da Pansy, ti dispiace se ne parliamo stasera? Torno prima di cena, così ci facciamo due chiacchiere".

 

Hermione riuscì a malapena fare un cenno con il capo che la ragazza era già sparita, ma non la biasimò: se la Parkinson non stava bene, era giusto che andasse da lei.
Si chiuse la porta della camera dell'amica alle spalle e si scontrò con Ron. "Ron! Non hai parlato con Ginny di quello che Harry…"
Ron scosse il capo e la interruppe. "No, stavo per farlo, l'altro giorno in cortile, ma poi è arrivato Zabini e ho preferito evitare".
"Zabini è venuto qui?" Si voltò istintivamente a guardare la porta chiusa della camera.
Hermione sentì l'imbarazzo di Ron appena parlò. "Sì, beh… pensavo che avrebbero iniziato a baciarsi e io…" Si voltò verso di lui, ma aveva le orecchie così rosse che preferì non chiedergli se lui fosse entrato nella stanza. Poteva essere stato Zabini a far sparire la lettera? Avrebbe potuto metterla in tasca e poi portarla via quando si era smaterializzato per tornare a casa, perché Hermione era abbastanza sicura che non era passato dal salotto per usare la metropolvere.
Con un sorriso prese sottobraccio il fidanzato. "Se non ti sei messo in mezzo, sei stato molto carino! Potresti quasi meritarti un premio…"

 

Ron non era proprio sicuro di quello che stava dicendo Hermione, ma quando si sporse verso di lui per baciarlo, non ritrattò e non la contraddisse, esattamente come faceva tutte le volte.

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