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Autore: C_Totoro    30/12/2023    3 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Era un martedì sera e, di conseguenza, il pub non era particolarmente affollato ma per Arthur Weasley sembrava non esserci nulla di più esaltante al mondo che stare seduto su uno sgabello del pub del quartiere. Il proprietario parlottava allegramente da dietro al bancone con dei clienti abituali e un’altra coppia sedeva in un tavolino poco distante da loro, la televisione trasmetteva il telegiornale e Arthur non poteva fare a meno di gettare lunghe occhiate ammaliate alle immagini, incredulo che una cosa del genere potesse esistere e lui fosse tanto fortunato da poterla ammirare.
“Era da una vita che non venivo in un pub babbano” disse Ted sedendosi un po’ meglio sullo sgabello e afferrando il menù “Dopo che uno si abitua ai cocktail e alle bevande magiche è difficile tornare indietro”
“Niente Whiskey incendiario?” chiese Arthur osservando il menù da sopra le spalle di Ted “Cos’è un sex on the beach?” aggiunse aggrottando le sopracciglia e stringendo le labbra con fare pudico.
Tom si passò una mano sul viso trattenendo una risata. Chissà cosa ci trovava Molly Weasley in un uomo del genere: era banale nell’aspetto e negli interessi, privo di qualsivoglia attrattiva ma, a ben vedere, anche Molly non era questa grande persona dagli interessi profondi e complessi… a parte la cucina e i suoi figli, di cosa si interessava? Non aveva nulla e forse sì, Arthur e Molly erano la coppia perfetta. La cosa che più lasciava interdetto Tom e, allo stesso tempo, lo divertiva era il modo in cui quei due si vergognassero a parlare di sesso nonostante fossero adulti e palesemente lo praticassero… i loro figli ne erano una prova schiacciante.
“È solo il nome di un cocktail” rispose Remus, si era unito all’ultimo e aveva impedito, non si sapeva bene come, a Sirius di unirsi a loro. Tom era sicuro che se Black fosse stato lì avrebbe finito col freddarlo perché, in quell’ultimo periodo, Black non aveva perso occasione per insultarlo e provocarlo. Insomma, Tom era vicinissimo a perdere la pazienza, non lo sopportava più. Incrociò le braccia sul petto come per difendersi dai suoi stessi pensieri: il viso nauseato di Bellatrix non gli dava pace. Si sentiva male al pensiero di essere così debole per lei, al pensiero di non avere più il completo controllo su di sé, su di lei, sulla situazione.
Come aveva potuto ridursi a quel modo?
Come poteva Bellatrix avere quel potere su di lui?
Lui non aveva bisogno di nessuno.
“Non so se mi convince” disse Arthur storcendo il naso.
“Non hai mai fatto sex on the beach, Arthur?” chiese Tom con un ghigno e ritornando con la mente in quel pub: non aveva senso continuare in quel processo di autocommiserazione che lo stava annientando.
Le punte delle orecchie di Arthur divennero rosse “Io… beh, no” rispose quasi balbettando “Cioè… le rive del lago nero contano?”
“No” rispose in tono piatto Tom “È lì che lo hai fatto la prima volta con Molly?”
“Tecnicamente credo si possa considerare una spiaggia però” intervenne Remus poi fece un sorrisetto rivolto ad Arthur “Non pensavo che a Hogwarts foste così attivi, tu e Molly!”
“Beh, se non si è attivi da ragazzi!” si difese Arthur mentre il rossore si propagava dalle orecchie al collo “Insomma…”
“Hogwarts non è propriamente il luogo più facile per… ehm… darsi da fare. Soprattutto se si è di due Case diverse come eravamo Andromeda ed io” s’intromise Ted con un sorrisetto cercando di distogliere l’attenzione da Arthur che, ogni volta che si parlava di sesso, si trovava in difficoltà.
“Che coraggio, Ted” rispose Arthur grato che i riflettori si stessero spostando su qualcun altro “Non so come tu abbia fatto a frequentare Andromeda senza mai farti beccare da Bellatrix, per altro”
“Beh, a onore del vero abbiamo iniziato la nostra relazione verso la fine del quinto… e Bellatrix era alla fine del settimo, quindi poi ha lasciato Hogwarts e… beh… insomma, dovevamo comunque nasconderci perché c’era Narcissa ma, detto tra di noi, è decisamente meno sveglia di Bellatrix. O forse solo molto più concentrata su sé stessa” Ted fece una pausa, ripensando a quanto fosse stato complicato all’inizio vedersi con Andromeda. Come tutto fosse sembrato una follia: lui un mago qualsiasi, Nato Babbano, lei un’aristocratica Purosangue… tutti lo avevano preso per pazzo e nessuno mai aveva capito che cosa ci vedesse nell’arrogante Andromeda Black. Nessuno aveva mai capito quanto Dromeda fosse diversa rispetto agli altri, quanto il suo cognome poco la definisse.
“A ogni modo, Dromeda ha sempre avuto un rapporto più stretto con Bellatrix che con Narcissa… le era quindi più facile mentire a quest’ultima” Ted esitò per un istante “Credo che Bellatrix sia stata la persona in assoluto che più sia mancata in questi anni ad Andromeda… nonostante tutto… nonostante… insomma… quello che ha fatto…”
Tom indurì la mascella mentre spostava la sua attenzione sul televisore. Fissò con insistenza le immagini sullo schermo, quasi a voler fare finta di non essere interessato alla conversazione degli altri. Quello di cui stava parlando Tonks era l’esatto periodo in cui lui aveva conosciuto Bellatrix. Se la ricordava: giovane, potente, esuberante, intelligente, smaniosa di imparare, magnetica, bella, pura, sua.
Bellatrix era sempre stata una forza della natura, era una fonte di vita… la sua fonte di vita. Con nessuno mai aveva avuto una connessione come quella che aveva trovato con Bellatrix. E ora era tutto finito, andato. Era mai esistita quella connessione? Se l’era immaginata? Che senso avevano avuto tutti quegli anni, quelle parole… se tanto lei… lei poi…
“Anche Andromeda era così” disse Ted rivolgendosi a Tom che si vide costretto a spostare di nuovo lo sguardo sulle persone al tavolo, riportare la sua attenzione su quel dolore che invece avrebbe voluto ignorare ed estirpare.
Così?
“Molto arrogante, razzista” rispose Ted alzando le spalle quasi a volersi scrollare di dosso quei ricordi e pensieri “Non erano pensieri suoi, erano i pensieri della sua famiglia… e tuttavia per mesi ci hanno impedito di vivere la nostra relazione. Ancora oggi, ogni tanto, alcune volte…”
“Non paragonarci” lo interruppe Tom “Non c’è nulla di simile nella nostra situazione”
“Dromeda e Bellatrix sono Purosangue, noi no” insistette Ted con un sospiro “questa è la situazione, che ti piaccia oppure no. Tu non sei Purosangue, io non sono Purosangue e… insomma, non è stato facile per Andromeda ammettere di essere innamorata di un Sanguesporco. Immagino che anche Bellatrix debba elaborare
“Io non sono un Sanguesporco” sbottò Tom assottigliando lo sguardo.
“Mezzosangue” concesse Ted con una risata nervosa “E sai benissimo che per i Black non fa nessuna differenza: la feccia è feccia” scrollò le spalle “Dovrebbero cambiare il motto della loro Casata in questo, altro che toujours pur…
“Io sono Lord Voldemort” sibilò Tom a un tratto molto irritato “Lord Voldemort, capisci sudicio Sanguesporco? E Bellatrix è la mia Mangiamorte! Non la mia mogliettina. Tu non immagini neanche il livello di connessione che abbiamo! Non immagini neanche… non puoi…”
“Buonasera signori, cosa vi porto?”
Tom si interruppe e si morse le labbra osservando il cameriere che era sbucato dal nulla.
“Quattro birre medie” sospirò Tom riprendendo il controllo di sé e decidendo per tutti come se niente fosse “Grazie” aggiunse, perché lui a contatto col pubblico ci aveva lavorato e, nonostante tutto, provava pena per chi ancora si ritrovava a dover avere a che fare con persone sgarbate.
Arthur si ricompose sistemandosi gli occhiali sul naso che erano scivolati quando era trasalito a sentire pronunciare il nome di Voldemort. Si sentiva pallido e sudato al pensiero di essere seduto in un pub babbano con Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Tutta la situazione era priva di senso. I mesi passavano e continuava a essere priva di senso più che mai: Bellatrix Lestrange non parlava con Lord Voldemort perché quest’ultimo era un Mezzosangue. Glielo avessero detto qualche tempo prima, Arthur non avrebbe capito come ciò fosse possibile. E ora invece eccolo lì, seduto in un pub babbano accanto a Lord Voldemort a provare a consolarlo proprio perché la sua Mangiamorte non voleva saperne nulla di lui solo perché… beh, seguiva alla lettera i dettami di lui, Voldemort, il Signore Oscuro.  
“Birra?” domandò Arthur provando a riprendere controllo su di sé e a non farsi spaventare troppo da un nome che ormai, a ben vedere, quasi non aveva più significato “Tipo burrobirra?”
“No, non c’entra niente la burrobirra” rispose Ted mordicchiandosi il labbro. Sembrava indeciso se lasciare perdere il discorso di prima oppure continuarlo.
“Bellatrix ha solo bisogno di tempo” aggiunse poi testardo Ted, perché sì, lui alla fine sapeva cosa si provasse a stare in una relazione con una persona che non si capiva cosa volesse… Andromeda era cambiata tanto in quegli anni e non aveva quasi più nulla “dei Black”, eppure… si ricordava di quanto fosse stato difficile all’inizio smantellare ogni sua convinzione…
“Non m’interessa” rispose Tom secco “Non m’importa nulla di Bellatrix, capito?”
Remus fece schioccare la lingua sui denti “Perché ti ostini a fingere che non ti importi di Bellatrix e che non ti stia ferendo il suo comportamento?”
“Non fingo” rispose Tom ostinato eppure eccolo, quel maledetto groppo in gola iniziava a formarsi, non aveva senso… “Credi davvero che quella sciocchina possa avere…”
“Non c’è niente di male a voler stare con una persona” lo interruppe Ted “E tu vuoi stare con Bellatrix, il fatto che ora lei non voglia stare con te ti fa stare male”
“No” Tom scosse il capo “Non è così” chiuse gli occhi perché sentiva il respiro accelerare “Io non voglio stare con Bellatrix”.
E tuttavia gli mancava.
 Gli mancava sentirsi adorato da lei, sapere di avere un supporto, qualcuno che c’era.
Era stato solo tutta la vita ma, ora che aveva conosciuto la vicinanza di qualcuno, era difficile tornare indietro. Non riusciva neanche a odiarla quanto avrebbe dovuto, non riusciva a trovare dentro di sé la volontà di ucciderla ed eliminarla. Forse perché ucciderla sarebbe stato darla vinta agli altri a quelli che dicevano che a lui importava di lei quando no, palesemente no, a lui non interessava. Non capiva perché gli importasse, non capiva come lei fosse riuscita a mentirgli per tutti quegli anni. Aveva passato il suo tempo a cercare di allontanarla a dirle che l’amore non esisteva e lei si era sempre opposta strenuamente, ripetendogli che lei c’era per lui, che ci sarebbe sempre stata, che… che non esisteva nulla di più importante e che lei sarebbe sempre, sempre stata al suo fianco… e ora, invece, dove era?
“Forse è meglio cambiare argomento” propose Arthur con un mezzo sorriso “Non vogliamo appesantire la serata”
Tom alzò gli occhi al cielo “Quest’uscita non ha il minimo senso. Io sono Lord Voldemort, dovrei essere con i miei Mangiamorte non seduto con un Traditore del Proprio Sangue, un Licantropo e un Sanguesporco”
“Sembra quasi l’inizio di una barzelletta…”
“O di un incubo…”
Il cameriere tornò con le loro quattro pinte. Arthur si aggiustò gli occhiali sul naso per poter osservare meglio.
“Un brindisi?”
“Al neo papà” suggerì Remus con un luccichio malandrino negli occhi e sorridendo a Tom.
“Sì, giusto, congratulazioni” si aggiunse Ted.
Tom socchiuse la bocca come per voler dire qualcosa, poi ci ripensò, alzò le spalle e fece tintinnare il boccale contro quello degli altri. Che si prendessero pure gioco di lui, quegli inetti. 
“Oh, davvero niente male questa birra!” esclamò Arthur dopo il primo sorso “Un po’ alcolica però…”
“Per questo dicevamo che con la burrobirra non c’entra nulla” rispose Ted facendo di nuovo tintinnare il suo bicchiere con quello di Arthur e bevendo poi un altro sorso “Alcune cose i Babbani le fanno meglio!”
Remus e Arthur ridacchiarono scuotendo la testa.
“Forse per recuperare con Bella basterebbe farle assaggiare della birra”
Tom indurì la mascella.
“Pensavo dovessimo cambiare argomento” notò Tom con un sogghigno “Come va con la cara Ninfadora, Lupin?
Remus arrossì, preso in contropiede mentre Ted quasi si strozzava con la birra.
“Pensavo avessi… avessi concordato che c’è troppa differenza di età… che la tua condizione…” Ted si morse le labbra. Non voleva offendere Remus ma d’altra parte Dora era sua figlia; l’idea che stesse con un uomo tanto più grande e con una malattia genetica di quella portata – che la metteva costantemente in pericolo – non gli piaceva per nulla.
“È così” rispose Remus sulla difensiva “Ma… Dora è speciale”
“Lo so bene” interruppe Ted “È mia figlia
Arthur fece andare lo sguardo da Remus a Ted, poi si schiarì la voce “Ted” chiamò piano “Ninfadora è adulta, può decidere da sola quello che… che è giusto per lei. Non commettere lo stesso errore che hanno commesso i genitori di Andromeda”
“Essere un Nato Babbano è ben diverso dall’essere un Licantropo”
Remus abbassò lo sguardo, colpevole nonostante la sua condizione gli fosse stata imposta dall’esterno e non l’avesse scelta. Spostò la sua attenzione su Tom che ghignava seduto sullo sgabello e lo odiò come lo aveva odiato non appena si era trasferito a Grimmauld Place numero 12.
“Sirius ha ragione” gli sibilò adirato “Sei un essere disgustoso che prova piacere nel fare soffrire il prossimo”
“Remus…” Arthur allungò una mano sulla spalla dell’amico, come per volerlo far calmare ma Remus gliela scacciò con un movimento del braccio.
“La sofferenza che provi te la sei cercata e te la meriti tutta”
Tom continuò a sogghignare “Pensi mi possa importare quello che pensa un essere inferiore come te?”
“Per la tua Bella tu sei inferiore quanto me. Ora che ti vede per quello che sei davvero – un Mezzosangue – neanche riesce a tollerare la tua presenza”
“Non m’interessa” mentì Tom in viso un’espressione glaciale “Continuate pure a dirmi quanto io sia un mostro, quanto sia pazzo, quanto sia disgustoso. Non ha importanza perché io so non essere vero. Io sono speciale, fuori dall’ordinario, al contrario di voi che siete solo dei pezzenti e potrei trucidarvi qui, seduta stante, senza neanche che voi possiate rendervene conto!”
Remus lo fissò in silenzio per alcuni istanti “Hai ucciso Lily e James”
“Erano sulla strada” rispose Tom, disinteressato “Non è stato niente di personale”
Remus fece per aprire bocca e ribattere ma Arthur fu più veloce “Non ha importanza in questo momento”
“Forse non ha importanza per te che non conoscevi Lily e James quanto me!”
“Non ha importanza perché Silente ha detto…”
Silente” sibilò Remus “Di nuovo, forse Sirius tutti i torti non li ha…”
“Silente è un uomo dai mille segreti” intervenne Tom “Non fidatevi troppo di lui, non è poi così diverso da me”
Sorseggiarono in silenzio la birra per qualche secondo, l’unico sottofondo il ciarlare della televisione e quello degli avventori.
“Credi la missione avrà successo?” chiese Ted fissando lo sguardo su Tom, voleva recuperare quella serata che, ormai, era palesemente alla deriva.
“Credi… credi tutto questo rimarrà?” aggiunse muovendo una mano a indicare l’ambiente circostante, più in generale, il mondo come lo conoscevano.
“La missione deve avere successo” rispose Tom senza neanche esitare “Non ci sono alternative, perché altrimenti ci aspetta la morte…” quel pensiero lo fece rabbrividire. Nulla lo annientava di più del pensiero di smettere di esistere non essere più lì, non provare più nulla. Ci era andato vicino quattordici anni prima, strappato dal suo corpo, una misera esistenza, è vero… ma almeno, era vivo. Contro i Druidi, ben lo sapeva, nulla sarebbe stato sufficiente: non gli Horcrux, non quel nuovo legame che aveva creato col sangue del suo sangue. Certo, tutto quello lo avvantaggiava e in qualche modo lo avrebbe protetto. Ma lui aveva bisogno della certezza di vivere, non della speranza che tutto sarebbe andato bene. Se solo avesse avuto ricordi chiari e incontrovertibili su ciò che aveva scoperto e vissuto in passato, se solo…
“E dopo?” incalzò Remus “Dopo ucciderai Harry?”
Tom alzò un sopracciglio “Pensiamo ad arrivarci, al dopo”
Remus si alzò di scatto “Credo sia arrivato il momento di rientrare”.
 
*
 
Tom si strinse nel cappotto, le strade buie di Londra gli mettevano addosso un certo disagio. Non aveva abitato in quella zona, da giovane, eppure in qualche modo tutta quella babbanosità – per quanto diversa da quella della sua infanzia – lo riportavano indietro nel tempo, a quando pensava che forse un mostro lo era e la signora Cole tutti i torti non li avesse. A quando temeva sarebbe finito in un manicomio, lobotomizzato.
“Tom?”
Arthur si affiancò a lui lasciando che Ted e Remus li superassero. Il pub che avevano scelto distava solo pochi minuti a piedi da Grimmauld Place numero 12.
“Vorrei parlarti di Molly”
Tom roteò gli occhi “Non m’interessa tua moglie”
“No, lo so, lo so…” Arthur sorrise mesto “Lei… lei non è come Bellatrix…”
“Mi sembra palese” lo interruppe Tom “Nessuno è come Bellatrix” aggiunse, suo malgrado.
“Quello che voglio dire è che… che non è abituata a missioni” provò a spiegarsi Arthur “Non fraintendermi, Molly è una strega in gamba, molto più di quanto tu possa pensare…”
“È una strega mediocre, nella media” precisò Tom svogliato “Forse, con qualche addestramento in più sarebbe potuta eccellere ma allo stato attuale…”
“Questa cosa di portarla in Irlanda con te e Silente non ha senso” lo bloccò Arthur “Non capisco perché… perché lei e non… non Bellatrix”
“Perché non mi fido di Bella”
“E ti fidi di Molly?”
No.
La risposta era ovvia, non si fidava affatto di Molly Weasley, eppure… eppure… allo stato attuale la preferiva a Bella. La sola idea di andare con Bellatrix in Irlanda e mostrarsi debole di fronte a lei gli faceva venire il mal di pancia. Con Bella doveva essere Lord Voldemort, con Molly avrebbe potuto essere Tom Riddle.
“Non metterla in pericolo” Arthur a quel punto lo stava pregando “Lo so che questa cosa è importante, fondamentale ma…” entrarono al numero 12 cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare il quadro di Walburga “Ma non… insomma, cerca di proteggerla”
“Davvero stai chiedendo a me, Lord Voldemort, di proteggere tua moglie e non a Silente?”
Arthur alzò le spalle “Lo chiedo a chiunque possa farlo” gli diede una pacca sulla spalla, poi salì le scale diretto verso la camera da letto.
Tom rimase per qualche secondo al buio e subito lo prese un forte senso di angoscia. Recuperò la bacchetta nella tasca del cappotto per poter illuminare l’atrio. Non voleva andare in soffitta, quando entrava la mancanza di Bella lo travolgeva sempre. Esitò per un istante, poi si diresse verso il salotto, nella stanza con l’arazzo. Accese le candele per illuminare la stanza e si sedette sul divano proprio di fronte all’arazzo. Il nome di Rodolphus Lestrange era ancora lì, legato a quello di Bellatrix nonostante il divorzio e, in modo diverso, ora compariva anche il suo.
Tom Orvoloson Riddle.
Era diverso rispetto a quello degli altri, come se lì non ci fosse dovuto essere. Altri due rami stavano andando a crearsi sotto di lui e Bella.
“L’arazzo non riconosce il divorzio”
Tom si volse verso l’ingresso. Bellatrix era lì e lo stava osservando con attenzione, come se stesse cercando di indovinare i suoi pensieri.
“Non è qualcosa che succede nel mondo magico dei Purosangue… per questo il nome di Rodolphus è ancora lì… per l’arazzo, non c’è stato nessun divorzio e quello… tra di noi… solo una… scappatella… forse… forse con il matrimonio le cose potrebbero cambiare. Non saprei, non è mai successo prima” Bellatrix si avvicinò al divano con fare circospetto come se fosse impaurita da ogni movimento “Se solo mi avessero bruciato dall’arazzo, neanche sareste lì…”
Tom la guardò fisso per qualche istante indeciso se dire qualcosa oppure no, poi rivolse di nuovo l’attenzione all’arazzo.
Bella esitò.
Non sembrava odiarla in modo particolare, forse poteva osare… si sedette accanto a lui sul divano e si mise anche lei a perlustrare l’arazzo.
La decadenza dei Black non si poteva negare.
Sirius era stato eliminato, incapace di dare eredi alla famiglia.
Regulus morto.
Andromeda eliminata, sposata a un Sanguesporco con una figlia Mezzosangue.
Lei era… divorziata, in una relazione con un Mezzosangue e due figli Mezzosangue che neanche venivano riconosciuti dall’arazzo… perché fuori dal matrimonio.
Solo Narcissa era sposata con un Purosangue e aveva un figlio Purosangue… ma quello era un Malfoy, non un Black.
“Grazie per avermeli levati” proseguì Bella, testarda. Dovevano cercare di risolvere quella situazione, non potevano rimanere così: litigati, odiandosi a vicenda “Grazie per non avermi lasciata morire”
Tom si volse verso di lei “È sempre stato questo il mio piano. Ora… siamo immortali, Bella
Bellatrix sgranò gli occhi e volse lo sguardo verso quelle due sfere luminose dove sapeva che c’erano i feti… ora che non li aveva più dentro di sé, li detestava meno.
Siamo?” chiese, quasi per conferma “Li avete legati anche a me?”
“Non avevo scelta, a questo modo l’incantesimo è più potente… e non potevo mettere tutta la mia magia ad alimentarli, sarebbe stato troppo, mi serviva anche la tua”
Bellatrix sorrise. Sembrava quasi una giustificazione, quella risposta, quasi come se fosse stata una scelta obbligata e non volontaria ma Bella lo conosceva fin troppo bene…
Si volse verso di lui di scatto e lo baciò.
Lo sentì irrigidirsi, sorpreso da quel contatto inaspettato e quasi si ritrasse ma Bella intrecciò le dita dietro alla sua nuca impedendogli di muoversi. Approfondì il bacio, per una volta era lei ad avere il controllo e non lui. Doveva capire se poteva essere in grado… in grado di stare con Tom Riddle ora che aveva compreso in senso profondo cosa volesse dire essere Mezzosangue. L’eccitazione montò in lei in modo prorompente, si mise a cavalcioni su di lui senza staccare le labbra da quelle di Tom. Gliele morse mentre le sue mani andavano ad aprirgli la camicia che aveva indossato per andare in quel pub babbano con quella feccia. Le sue labbra volarono sul collo candido di lui, mordendoglielo come Lord Voldemort non le aveva mai concesso di fare ma, in quel momento, sapeva bene di essere con Tom Riddle. Lo liberò della camicia, gli passò le mani sui pettorali, poi piantò le unghie lasciandogli lunghi e profondi solchi rossi. Lo sentì trattenere il respiro e inarcare la schiena. Bella sorrise mentre con la lingua percorreva quei graffi, leccando via il suo sangue… sporco, non puro. Bella si ritrovò eccitata più che mai, l’idea di avere il controllo, il controllo su di lui, era qualcosa che andava al di là di ogni sua più fervida fantasia. Scese più in basso con la bocca, baciando e leccando fino a scendere verso il suo addome. Con la mano tastò tra le gambe e, non trovandolo eccitato, alzò gli occhi su di lui guardandolo dal basso verso l’alto.
“Ti voglio” lo disse con voce rauca dal desiderio “Posso?”
Forse non era tutto perduto, tra di loro. Forse c’era ancora la speranza di recuperare, di tornare a essere una cosa sola… più forti e uniti di prima.
Tom non le rispose, le fece solo un cenno con la testa e Bella non si fece pregare. Lo liberò dei pantaloni e scese a stimolarlo con la bocca. Come sempre, sentirlo ingrossare tra le sue labbra, grazie alle sue attenzioni, la fece bagnare.
Quella situazione era nuova eppure, in qualche modo, non così diversa dallo stare con il suo Padrone. Lord Voldemort non le avrebbe mai concesso morsi, succhiotti, graffi… non le avrebbe mai lasciato il comando… sentiva di stare con Tom ma nella mano che era affondata nei suoi capelli, sentiva Lord Voldemort. Non appena lo sentì duro e pronto si staccò da lui, si rimise cavalcioni facendolo scivolare dentro di sé.
Bella inarcò la schiena, buttando la testa all’indietro e lasciandosi andare a un lungo gemito di piacere.
Non lo aveva mai desiderato così tanto.
Riportò l’attenzione sull’uomo sotto di sé, le mani sulle sue spalle per aiutarsi nei movimenti. Lui la stava osservando attentamente, Bella sentiva la sua presenza nella testa e, in quel momento, che con lei ci fosse Lord Voldemort o Tom Riddle, non aveva nessuna importanza. Sentì la mano di lui risalirle dalla pancia verso il petto, fino ad afferrarle un seno, pizzicandole un capezzolo.
Bellatrix aumentò il ritmo.
“Ti amo” le parole le sfuggirono dal cuore ancora prima che dalle labbra “Ti amo, Tom” aggiunse perché voleva che fosse chiaro, chiaro che i pensieri intrusivi che ancora aveva nei suoi confronti, nei confronti del suo stato di sangue, erano nulla se confrontati al sentimento che provava per lui. L’avvolgeva tutta e mai sarebbe cambiato. Quella consapevolezza le nacque nell’anima e si propagò in tutto il corpo fino a farle raggiungere un intenso orgasmo. Si accasciò su di lui, il viso affondato sulla sua spalla. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma la paura di fare un errore la bloccava, lo sentiva ancora duro dentro di sé, lui non era venuto, e Bella si domandò se per lui tutto quello non avesse avuto nessun valore.
Il suo cuore sprofondò.
Era irrecuperabile?
Le mani di Tom volarono sulle natiche di Bella che si strinse a lui sorpresa mentre Tom si alzava e andava a spingerla contro l’arazzo, affondando in lei con forza e prepotenza. Le morse il collo, i seni, mentre sprofondava in lei con urgenza. Bella riprese a gemere, sorpresa da quel cambio repentino di umore e situazione.
“Oh, Padrone
Perché, non c’erano dubbi, quello era il suo Signore.
Ogni marchio che le lasciava sulla pelle la faceva bagnare di più.
“Mio Signore, vi appartengo” glielo mormorò all’orecchio “Sono la vostra umile serva”
Lo sentì ridacchiare “Lo sei, Bella?”
Si bloccò per poterla osservare negli occhi, Bella ancora una volta lo sentì nella propria testa.
Sì, mio Signore… lo sapete che è così… che sono vostra…
Voldemort si spinse in lei di nuovo, e Bella si morse le labbra per trattenere un gemito. Tutto di quella situazione la stava eccitando, in primis, il fatto di dissacrare a quel modo l’arazzo della sua famiglia, di starsi dando al suo Signore proprio lì.
“Vi amo” glielo ripeté perché voleva fosse chiaro “Vi amo, mio Signore”
Voldemort aumentò il ritmo fino a venire e Bella non riuscì più a contenersi: l’orgasmo che la travolse fu ancora più potente di quello di prima.
Rimasero per qualche istante uno contro l’altro col fiato corto.
Bellatrix lo teneva stretto a sé, non avrebbe mai più voluto lasciarlo andare, dentro di lei ancora si dibattevano dubbi ma l’amore, quello, non era in discussione.
“Sei proprio una sciocca”
Il sibilo di Voldemort la fece rabbrividire.
“Non mi fido”
Glielo disse con estrema freddezza.
Bella chiuse gli occhi, non voleva vederlo, non voleva sentirlo. Lo sentì scostarsi e uscire dalla stanza senza aggiungere altro.
Bella si accasciò in terra consapevole che la strada per potersi avvicinare al Signore Oscuro non era mai stata tanto in salita.

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Ciao a tutti! Lo so che sono mancata per davvero tanto, tanto tempo. Diciamo che mi sono proprio allontanata dalla scrittura, in questi mesi e quindi la stesura di questo capitolo è stata un po' faticosa. Ultimamente però sto meglio e quindi ho ripreso a scrivere... spero che questo capitolo sia valso l'attesa ;)
A breve, cercherò anche di postare il capitolo finale di "A World of Darkness" e anche un'altra mini-long (in due capitoli) che sto scrivendo da qualche settimana. Ovviamente, questa storia continuerà a venire aggiornata: ci tengo a terminarla in questo 2024. Spero che gli aggiornamenti non si facciano più attendere così a lungo. 

Se vi va di farmi sapere il vostro parere, vi aspetto nelle recensioni :) 

Buon anno a tutti voi!  A prestissimo, 
Clo
  
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