Film > Animali fantastici e dove trovarli
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Autore: Virgy_scamander    01/01/2024    0 recensioni
Un circolo di auror, le bacchette puntate l'uno contro l'altro, con sguardo gelido e gli occhi fissi. Sarebbe bastato anche solo il movimento del mignolo per far partire dalla punta delle loro bacchette delle scintille rosse, chi sarebbe stato il più veloce, avrebbe probabilmente evitato la raffica di schiantesimi, se qualcun altro non lo avesse colpito alle spalle.
Non c'era da fidarsi in quel mondo di lupi, bastava poco perchè I loro piani potessero essere scoperti, non bastava la semplice e reciproca fiducia. La posta in gioco era davvero troppo alta, e la loro bussola morale avrebbe potuto cambiare da un momento all'altro direzione. Perchè Grindelwald aveva questo terribile potere, bastava una parola, o semplicemente una sillaba sussurrata con la giusta intonazione a stravolgere il loro mondo interiore.
Genere: Fantasy, Fluff, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Theseus Scamander, Vinda Rosier, Yusuf Kama
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Aggiusto spazioso. Era l'aggettivo con il quale aveva descritto quell'uccello variopinto. "È più un serpente in realtà" aveva spiegato a Theseus da bambino. Amava le creature magiche, lo avevano sempre accompagnato da bambino e non solo, e colmato quella sua solitudine che provava. Amava ogni loro singola caratteristica, soprattutto quelle che facevano tremare la maggior parte dei maghi. Amava, in particolare, il loro amore incondizionato, capace di regalare lui un sorriso anche nel momento più inaspettato. Non poteva fare a meno di guardarle, studiarle, analizzare ogni singolo dettaglio di quelle creature che cercava con tutto se stesso di proteggere. Le amava, senza sapere perchè. L'occamy gli  si avvolse fra le dita, si attorcigliava intorno al palmo della sua mano. Le piume lo solleticavano e non poteva fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso. Rimase fermo, immobile, con gli occhi e tutte le attenzioni indirizzate verso quella creatura, e un mezzo sorrisetto sciocco stampato sul viso. Teneva gli occhi bassi, non voleva che quella creatura considerasse quello sguardo come qualcosa, da cui difendersi. Era qualcosa di semplicemente meraviglioso, e lo sarebbe stato ancora di più se le sue piume variopinte, a contatto con la sua pelle, non fossero staccate. Da sole. Ma all'occamy non sembrava importare minimamente. Si sentiva degno di nota nel ricevere tutte quelle attenzioni da parte di Newt. —Devi smetterla, mia cara— le disse, come se stesse parlando ad una persona in carne ed ossa   —A furia di litigare con gli altri perderai tutte le piume— La ammonì con una nota di scherzosità nella voce , come una madre rimprovera bonariamente il figlio per una marachella. Sembrava la loro mamma in effetti, per come li accudiva, li guidava. E gli si stringeva il cuore sapendo che alcune di loro sarebbero dovute andare via. Finiva con l'affezionarsi anche alla più piccola ed insignificante creatura, insignificante  sotto il punto di vista di qualunque altro mago al di fuori di lui. Ma lui li amava. Il piccolo occamy scappò via dalle sue dita, per raggiungere la fotografia animata, a pochi metri da loro, sul comodino del piccolo stanzino. Si attorcigliò intorno ad essa, avvolgendo la ragazza che sorrideva nella cornice. Il suo sorriso spiccava fra le piume variopinte dell'occamy, alcune di esse si staccarono man mano che il volatile si attorcigliava intorno alla cornice. Piume volanti. Per i ricercatori di bestie valevano una fortuna, fioccavano centinaia di galeoni, un sacchetto dalle dimensioni di un palmo della mano. In effetti dovevano andare molto di moda sui vestiti dei maghi e streghe purosangue potenti, un gioco di sfumature di colori. Ancora più attraenti erano le uova d'argento puro. Lui usava quei gusci per convertirli in galeoni, più di cinquecento, ma appena sufficienti a coprire le spese per le sue creature. E il giorno in cui avrebbe dovuto scegliere a quale creatura dare la libertà lo tormentava in anticipo. Adesso le sue attenzioni erano concentrate non più su quella innocente creatura, piuttosto sulla ragazza nella foto. Il solito sorriso timido e il coraggio dietro quegli occhi bruni. Lo guardava con la solita aria impacciata, voltandosi di tanto in tanto, mettendo ancora di più in evidenza la delicatezza dei suoi tratti. Le guance appena marcate, il naso leggermente a punta e le labbra sottili, che spiccavano quel sorriso che tanto gli piaceva. Per non parlare di quegli occhi, quegli occhi dolci, luminosi che brillavano di una luce propria, così tanto intensa, che lo abbagliavano come una stella luminosa. Ma Newt sapeva che dietro quel sorriso, dietro quegli occhi si nascondeva una profonda insicurezza. Di una ragazza che era abituata a sopportare il peso delle aspettative; e le responsabilità che aveva portato sulle spalle fin dalla giovinezza. Una bambina che era dovuta crescere troppo in fretta, una ragazza rigorosa, fragile ma allo stesso tempo così forte, coraggiosa, ambiziosa. Ricordava ancora quando i sentimenti che nutriva per lei erano pressoché simili all'odio all'inizio. Quando ancora non si fidava di lui a tal punto da denunciarlo al MACUSA. Quando cercava disperatamente di riottenere quel posto come auror, non solo per dimostrare al mondo che avrebbe potuto farcela, ma soprattutto per se stessa, per non vanificare quegli sforzi, quei sacrifici. Le notti insonne trascorse sui libri, per costruirsi una carriera e permettere almeno a Queenie di vivere la sua adolescenza serenamente. Adesso,quando la guardava provava un grande senso di ammirazione, di profondo rispetto. Sentiva quella dolcezza, parte di lei, avvolgerlo e dargli la forza di andare avanti. E poi doveva ammetterlo, era carina, soprattutto quando sorrideva. " Non è bellissima?" Chiese all'occamy, tenendosi il mento con aria trasognata, quando il volatile lasciò libera dalla presa la fotografia. Tornò strisciando nel suo nido, e si raggomitolò all'interno, offeso dalla presenza degli altri occamy nel nido. Avvolse protettivamente le uova d'argento per riscaldarle, sia le sue che quelle delle altre compagne. Non si sarebbero schiuse non prima di 10 giorni, durante i quali Newt giá sapeva dei numerosi impegni che lo attendevano al ministero. Poteva giá sentire il fastidioso ticchettio dell'orologio a pendolo nell'ufficio di suo fratello. Ben due volte aveva tentato di farlo sparire con "evanesco" ma invano, o di rimpicciolirlo, ma Theseus lo aveva incantato proprio per questo genere di azione. L'orologio non aiutava certo con il lavoro, non che lui lo definisse tale. Lavorare con le creature magiche era sempre stato un piacere, ma lavorare con suo fratello... quasi una tortura. Per quanto gli volesse bene e per quanto lo avesse aiutato in numerose situazioni scomode, fuori dal proprio controllo, si sentiva a disagio a stare con lui in un ufficio che non sentiva proprio. Ad annuire o controbattere con gente, auror, che non conosceva neanche di vista. Con il tempo aveva imparato a distinguere ogni loro singolo profilo, ma il loro nome restava sempre sconosciuto. Tutti uguali, tutti la stessa faccia, tutti palloni gonfiati. —Auror.— Quella parola riecheggiava tuonante nella sua testa, e non poteva fare a meno di pensare a loro come streghe o maghi, che erano disposti a tutto, a ogni mezzo  disponibile ( anche illegale) pur di fare carriera. Ma non pensava lo stesso di Tina. Lei era la sua testa di mezzo. Più auror avrebbero dovuto prendere ispirazione da lei, che credeva nel suo lavoro nonostante le imposizioni nel sistema magico. Lei era diventata auror con lo scopo di seguire la giusta via, aiutare gli innocenti. Ed aveva perfino perso il lavoro per fare la cosa giusta. Si sistemò il cappotto e i capelli, che da giorni dimenticava di pettinare. Si allacciò le scarpe a mano e si mise in piedi ad aspettare Theseus, tamburellando sul legno del comodino per rompere l'attesa. Più volte guardò l'orologio al polso, quello che gli era stato regalato al compimento dei suoi 17 anni d'età, quando era diventato un mago adulto. Era in ritardo. Theseus era in ritardo. Più lo ripeteva, più la cosa gli sembrava impossibile. Theseus non era "mai" in ritardo! Suo fratello aveva sempre spaccato il minuto. Quel giorno non era ancora tornato. —avrà incontrato qualcuno, oppure sarà impegnato in qualche riunione— riflettè. Non passarono però più di tre minuti, perchè sentí passi rapidi e rumorosi provenienti dalla scala, che dava accesso alla valigia. —Newt!!— urlò da lontano, allegro, sembrava piuttosto di buon umore. Newt giurò perfino di averlo sentito canticchiare. Indossava il cappotto più elegante che aveva, il gilè e una camicia bianca. La cravatta abbinata al grigio grafite satinato delle scarpe, e i capelli pettinati di lato, che mettevano in evidenza un leggero graffio sulla tempia , lungo fino al margine dell'occhio. Probabilmente un incantesimo andato male. Lanciò senza preavviso un sacchetto di carta al fratello, decisamente caldo. Newt lo prese al volo, aprí il sacchetto, nel quale vi erano alcune tortine al cioccolato e lo guardò decisamente incuriosito. — Da quando acquisti dolci?— gli chiese prendendo un pasticcino e dandogli un morso. Il sapore era decisamente delizioso, ma conosceva un pasticcere decisamente migliore, il suo migliore amico. — Da quando sento la mancanza dei dolci di Jacob! Il cioccolato provoca dipendenza!— Newt annuí confuso, ma non potè fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso divertito. Conosceva Theseus e sapeva che non gliela stava raccontando giusta. Che c'era di più dietro quel sorriso. E in parte moriva dalla voglia di sapere di cosa si trattasse, chi o cosa lo facesse stare cosí bene. Non ricordava Theseus ridere da parecchi anni, da quando era morta Leta sembrava che, una parte di lui fosse volata via con lei. Quel giorno invece sembrava un'altra persona. La gioia sprizzava da tutti i pori della pelle, gli occhi allegri fuori dalle orbite. — Quanto Whisky incendiario hai bevuto?— abbassò lo sguardo. Theseus lo raggiunse euforico con un saltello. —Caro fratellino, nemmeno un goccio! Le cose mi vanno abbastanza bene al ministero e direi che sono più che soddisfatto del mio lavoro! Ho voglia di festeggiare!!— esclamò lui continuando a saltellare come faceva da bambino quando era contento per qualcosa. Newt annuí — E quando avresti voluto dirmelo, che hai ricevuto una promozione?— il sorriso scomparve dalle sue labbra. Credeva che l'ultimo anno passato loro due si fossero avvicinati particolarmente, ma quando aveva letto la notizia sulla promozione di Theseus nella gazzetta del profeta la settimana prima, aveva capito che forse non si fidavano ancora abbastanza l'uno dell'altro. Gli dispiaceva che Theseus non glielo avesse detto, o che comunque fosse stato l'ultimo a saperlo. Poco male, neanche lui tendeva a comunicare molto con il fratello. —te lo avrei detto oggi! Al ministro hanno organizzato una cerimonia di ringraziamento. Niente di troppo formale— il suo sorriso era sgargiante, in evidenza i denti bianchissimi che aveva lavato con cura. — non sembra tanto informale— gli lanciò un occhiataccia, conosceva Theseus, e come minimo sarebbe stato un galà. — Insomma...indossi il completo buono!!— alzò gli occhi al cielo, sospirando. — Theseus Scamander "auror speciale"— mimò le virgolette mentre lo diceva — beh non suona male—abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire un sorriso. Sperava che suo fratello, come Tina, approfittasse della sua situazione privilegiata per fare del bene. — Già— gli sorrise lui orgoglioso, gonfiando il petto — quindi avrò l'onore della tua presenza?— Newt si grattò il capo a quella domanda, sapeva che in fondo non aveva altra scelta, tanto lo avrebbe comunque costretto. E poi era il giorno speciale di Theseus, avrebbe fatto questo "sforzo". — hm... non credo di avere altra scelta, in fondo. Tanto mi ci porterai comunque. Volente o nolente — si lasciò sfuggire un mezzo sorriso ed abbassò lo sguardo. Si stirò con le mani la camicia spiegazzata. Doveva cercare elegante davanti ai colleghi di suo fratello, molti dei quali aveva imparato volontariamente ad evitare. Aveva memorizzato ogni singolo tratto di coloro che gli davano particolarmente fastidio, coloro che non si facevano scrupoli a definire mostri le sue amate creature. Aveva imparato a riconoscerli e di conseguenza ad evitarli. Puntava al buffet e a nient'altro. —Ottimo!!— battè le mani soddisfatto. Ricordava ancora quando era uscito dall'ufficio di Theseus come una furia, dopo aver litigato con un suo collega proprio per questo motivo. Le aveva definite pericolose. Non si era neanche preoccupato di sbattere la porta. Theseus per la prima volta in assoluto aveva evitato di rimproverarlo, come solitamente faceva quando si trattava di una situazione scomoda che riguardava Newt e il ministero. Ma Newt quella volta lo stava facendo per Theseus, stava mettendo da parte il suo orgoglio, le sue opinioni che aveva costruito e fortificato in quei sei anni e lo avrebbe accompagnato al ministero. — ci conviene andare, dobbiamo prendere una passaporta!— esclamò il maggiore, tirandolo per un braccio energicamente, allegro. Newt quasi cadde inciampando sui suoi stessi piedi. —Passaporta?— balbettò — per, per andare dove?— chiese estremamente curioso, senza riuscire a mascherare lo stupore , accendendosi come una lampadina. Theseus che si aspettava quel genere di domanda gli sorrise. —Lo vedrai— disse semplicemente senza anticipare nulla. Newt sospirò, diede un ultima occhiata alla fotografia di Tina, tracciando con i suoi occhi il margine del suo viso, prima di uscire completamente dalla valigia. Erano passati tre mesi dal loro ultimo incontro ed avevano parlato del più e del meno, del lavoro, delle sue creature nella valigia. Era stato un bel matrimonio. Ricordava l'imbarazzo nell'articolare quel suo discorso al matrimonio, ma gli sposini lo avevano decisamente apprezzato. Erano scesi dalla passerella, che era stata evocata per quell'occasione, e lo avevano abbracciato così forte. In quel momento si sentiva a casa più che mai. L'ultima cosa che sentí fu uno schiocco sordo, la terra sparire sotto ai suoi piedi, Theseus che lo teneva per il braccio, e il buio avvolgerli.
   
 
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