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Autore: summers001    02/01/2024    2 recensioni
Oscar&Andrè | Missing moments | più capitoli | OOC: alcuni avvenimenti sono tratti dai fumetti, altri dall'anime, altri ancora dal film. I personaggi sono forse più vicini a quelli del manga. Li ho sicuramente un po' rivisitati, ma spero per il meglio.
Dal testo:
“Non hai sonno?” ti domando, con una voce che mi esce strana, troppo seria, troppo brusca, troppo tutto.
Guardi in alto, verso il cielo ancora pallido. Poi guardi me. “E tu?” mi domandi. Chissà cosa vuoi dire, chissà cosa nascondi. Mi siedo accanto a te stavolta. La manica della mia giubba struscia accanto alla tua. Vorrei allungare la mano, respirarti meglio. Immagino il calore del tuo corpo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oscar

La prima volta che ho visto il sesso è stato tra i corridoi di Versailles. Quell’uomo mi guardava, mentre si muoveva tra le sottane di una nobildonna. Distolsi lo sguardo per l’imbarazzo, mio più che non loro, e per non doverli riconoscere. Gli occhi di lui però, vuoti, mi paralizzarono. Stupida, mi sarei detta dopo: potevo fuggire, urlare, persino picchiarlo o ucciderlo per fargli sapere solo come mi aveva fatto sentire. Sbagliata, come vestita di stracci. Il suo sguardo che neanche mi guardava davvero, mi era scivolato lungo i vestiti insozzandoli. Quello era il sesso per me. Non ha mai avuto niente di piacevole, mi pareva una pratica barbara per uomini barbari che si prendono quello che volevano con prepotenza, sovrastando le donne che capitavano a tiro, per perdersi e null’altro. Non era per uomini colti ed educati come te.

Mento però se dico che non l’ho mai desiderato. L’ho desiderato una volta. Credevo che avrei dovuto desiderarlo, con Fersen, perché semmai mi avesse visto, semmai mi avesse scelto, l’avrebbe voluto lui. Avrebbe voluto che io lo volessi. Come quell’uomo e qualunque altro conosciuto poi.

Ma tu?

Per tanto tempo ho visto il bambino, poco più tardi il ragazzo gentile. Una sera, tanto tempo dopo, mi hai urlato in faccia che non lo eri. Sei stato come quell’uomo. Allora ho iniziato a pensare a te come sei ora, adulto. Ho pensato che avessi ragione, che i nuovi valori della rivoluzione ci rendessero tutti uguali e ci dessero tante possibilità. Quella di essere una donna sovrastata da nessuno per esempio. Non volevo essere un oggetto di nessuno, tuo o di Girodelle, e neanche di Fersen. Sembrava sbagliato prima.

Ora invece, è tutto così giusto, così naturale, così perfetto il modo in cui ci incastriamo, ci muoviamo. Sembra frutto di un’intesa che nasce dall’esperienza. Invece no, è solo la prima volta. Non sei tu che hai la meglio su di me, non sono neanch’io che voglio impormi. Siamo pari, siamo uguali, la perfetta espressione della rivoluzione: un uomo ed una donna, liberi, insieme ed uguali.

È strano, sai. Non credevo sarebbe mai successo. Non credevo che il tuo amore superasse le mie insicurezze, che sembravano così grandi e spaventose. Sono sotto di te e per la prima volta il mio corpo non è più mio nemico. Non lo odio come quando avevo quattordici anni, non lo sento mio rivale come ora che ne ho trenta, non me ne sento tradita come il mese scorso. Faccio l’amore con te, Andrè, e sento i brividi ed il languore che ci scambiamo a vicenda. Neanche lo controllo quello che succede: qualcosa gratta, gratta e poi si scioglie. Mi sento leggera, morbida e tutto si allenta. Ti cerco con gli occhi chiusi e sento i tuoi capelli sulla spalla e le labbra sul mio cuore. Chissà se lo senti. Vorrei che tu lo sentissi, per capire quello che non riesco a dirti a parole.

Solo poi apro gli occhi e ti vedo. Tremi, mi guardi. Hai il respiro pesante e non ti muovi. Sembri preso da chissà quale sforzo. Immagino quello che ho provato prima, immagino come mi sarei sentita se ti fossi fermato ed io costretta ad aspettare, ancora per l’ennesima volta. Immagino scaricare quelle energie, dipanatesi coi brividi, lasciare il tuo corpo così, trattenuto, in attesa. Cerco di ricordare tutte le esperienze che ho avuto col sesso. I cortigiani, i marchesi, i conti, i soldati, i contadini, gli uomini, tutti avevano un unico schema, messo in bella mostra nei corridoi di Versailles o tra le vie di Parigi: alzare le gonne, penetrare, muoversi freneticamente fino a sentire il piacere misto a solitudine e ribrezzo, e lasciar andare le donne correre via con lo stesso sentimento addosso. Ricordo loro tutti. Tu invece, sei così diverso.

Ti guardo: i capelli corvini, le labbra martoriate dai denti, le gocce di sudore sulla fronte. Ho in testa la tua risata. So che è mia, che la sentirò ancora tante volte, che sarai felice con me, perché ti amo e so adesso che sono capace di dimostrartelo.

Ti accarezzo una guancia e capisco che ancora non ci sei abituato. Non ti ritrai, ma sobbalzi. Ti capisco. Non ci sono abituata neanch’io: esploro il pizzicore della barba che appena spunta, il calore delle guance, la fossetta che compare quando appena sorridi, nervoso, come se il mio aperto affetto fosse ancora così strano per te. Mi sporgo fino al punto che sembra un esercizio, con i muscoli rigidi e lo sforzo che si sente sotto pelle, e ti bacio. Tu mi prendi il capo e mi culli, fino a portarmi giù e farmi da cuscino, mentre coi gomiti ti tieni. Avvolgo le gambe attorno alle tue e ti trattengo. La mia pelle sudata scivola sulla tua.

“Oscar.” Mi chiami, sembri quasi implorarmi. Sei così indifeso che ti accarezzo perché tu senta la mia vicinanza, perché adesso so che il mio abbraccio ti tranquillizza.

“Shh.” Ti sussurro e devo sembrare così implorante anch’io.

Chiudi la bocca, ingoi saliva. I capelli ti si sono appiccicati alla fronte. Spingi di nuovo, cacci un verso che è di nuovo supplica e liberatorio insieme. Ti appoggi alla mia spalla e respiri pesantemente, e ti trattieni ancora ed ancora. Ma io sono qua e non ti lascerò solo. Stringo le gambe ancora più forte, un altro verso e so che manca poco. Allungo una mano per toccarti le labbra, per sentire il tuo piacere sulla punta delle dita. Vedi, non sono capace solo di ferirti. E’ meraviglioso, non credi? L’avresti mai detto?

Mi giro e ti catturo con un bacio, proprio in quel momento, durante l’ultimo gemito. Lo assaggio in bocca, mentre tremi e crolli sfinito. Ti stringo, ti tengo forte, ci sono io.

Ti lasci abbracciare, poi ti riprendi e mi abbracci anche tu. E’ una stretta forte, solida, così rassicurante. Dura solo un attimo, prima che i nostri respiri affannati si incontrino. Mi sorridi come non hai mai fatto e fai sorridere anche me. Allunghi una mano, mi accarezzi una guancia e mi lasci un tenero bacio sotto l’occhio.

“Salato.” Sussurri. E’ la prima parola che mi dici da quel primo bacio di stasera. Ti esce roca, devo sforzarmi per capirla.

Mi tocco le guance e capisco che sto piangendo. “Non sono triste.” Mi affretto a giustificare e mi pulisco nervosa con una mano. Ho già rovinato tutto? Piango ancora e non mi riesco a fermare.

Il rumore di un tuo sorriso mi interrompe. Alzo gli occhi e capisco che sai tutto, mi hai letto dentro. Sei una parte di me. Afferri le mie dita con le tue. Il tuo respiro ora è calmo sul mio petto. “Lo so.” Mormori e di nuovo mi baci la guancia, una, due, tre volte.

Sorrido e ti faccio spazio vicino a me. Aspetto che ti stendi e non smetti di guardarmi. Ti abbraccio e raggiungo di nuovo quel posto sul tuo petto, dove poggio la testa. Da qui ti vedo tutto. Ti tocco e ti accarezzo con la punta delle dita per imprimerti nella memoria: il petto, i peli, la pancia, l’ombelico, la linea dei fianchi.

“Se continui così dovrò sforzarmi di pensare alla nonna.” Mi dici. Sollevo il capo ed hai gli occhi chiusi, come se volessi concentrarti sulle mie dita o su tua nonna.

“In sottoveste?” ti chiedo per mantenere lo scherzo.

“E col matterello in mano.” sorridi e poi aggiungi "Hai fatto piangere la mia bambina!" facendole il verso.

Mi scappa una risata, poi scappa pure a te, mi prendi una mano, mi dai un bacio e poi ti avvicini, mi prendi le labbra tra i denti ed è quasi più tenero di un bacio. Sorrido sorpresa. Imparerò, lo giuro. Imparerò questo nuovo linguaggio. Ti sorprenderò. Ti bacio e ti abbraccio anch’io. Ti accompagno sulla mia spalla e sento i nostri movimenti più calmi e più lenti. “Dormi.” Ti sussurro e ti cullo con le mani sulla schiena, stringendoti prima forte poi solo teneramente.

“Non voglio.” Mi dici prima che ti senta chiudere gli occhi e dal ritmo del tuo respiro capisco che ti sei addormentato, che tu lo volessi o no. Ti lascio andare sul cuscino. Riposati, amore mio, dormi sulle piume stanotte. Sei bellissimo, non riesco a smettere di guardarti tutto. Mio marito.

Mi giro e mi poso accanto a te, dall’altro lato. Scorgo la divisa abbandonata sulla poltroncina. Mi alzo nuda. La prendo in mano quasi la cullassi. Tocco il metallo così freddo delle spille: insignificanti, materiali, prive di calore, sole.

C’è solo una cosa che rimane da fare.

 


Angolo dell'autrice
Eccociiii
Allor, penultimo capitolo. Il prossimo è brutto, ma intanto pensiamo alle cose belle. Spero che questo vi sia piaciuto. Vi saluto e vi lascio con un bacio. 
A prestissimo, un saluto
Summers
  
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