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Autore: aurtemporis    03/01/2024    3 recensioni
Sulle spiagge della Normandia, il colonnello delle guardie reali trova una ragazza priva di sensi e in balia del freddo. Dopo averla soccorsa, cercando di offrirle ulteriore aiuto, tenterà di scoprire le cause che hanno portato la ragazza sul punto di perdere la vita. Al contempo, la ragazza proverà ad impedirle di conoscere la verità, corrotta e pericolosa, e in cui lei è già intrappolata.
AVVISO: Questa ff esce completamente dal seminato. È una storia che se ne va per i fatti suoi e prende solo alcuni tratti dall'anime. Dedicata in particolare ai fans di Oscar/Rosalie, è una distrazione senza pretese da tutte le coppie canoniche dell'opera.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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"Questo è un olio particolare, viene estratto da un albero (*) che cresce sotto gli occhi di molti ignari del suo potenziale, e costa caro" Saint-Just gli lasciò una boccetta che conteneva del liquido giallastro "ne bastano poche gocce su un fazzoletto e la spediranno a dormire per mezza giornata, se invece gliela dai a bere tutta dormirà per l'eternità" gli mostrò i denti in uno dei suoi ben noti ghigni.

"Mi stai chiedendo di darle una droga?" Bernard non ci credeva che esistesse una pianta del genere, voleva stappare la boccetta ma l'altro gliela tirò dalle mani.

"Non provarci, amico, se crolli qui non ti porto in spalla. È in forma diluita con una componente alcolica ed estremamente volatile. Non ti preoccupare, massimizza l'effetto a minimo rischio" era già stato usato dal medesimo in altri contesti.

Il giornalista ci rifletté un po' e poi l'allontanò con la mano "Non le darò mai questa robaccia, non sono ridotto al punto tale da giocare così sporco"

"Oh, interessante" nascose la boccetta in una tasca "quindi rinunci a lei"

"Se questo è il tuo metodo, rinuncio a lei" sapeva di aver già attirato il suo odio, non voleva cadere così in basso, l'avrebbe disprezzato per tutta la vita.

"Va bene, ma non voglio più sentire i tuoi lamenti su di lei" sedevano su un muricciolo, accanto alla chiesa. "E a questo punto, però, posso anche provarci io con la ragazza, al posto tuo, che dici?" lo fissò e aveva la faccia di un giocatore d'azzardo con una buona mano sul tavolo.

"Non osare pensarlo neppure"

"Haha! Prendersi gioco di te è molto facile" gli fece un'altra risata in faccia "a me non piacciono così innocenti come a te, le preferisco più esperte, se mi spiego"

Bernard sorrise, Sant-Just non aveva visto Rosalie da vicino, aveva le forme di una donna adulta a tutti gli effetti. O forse l'esperienza di cui parlava era di altro tipo. Sospirò, avrebbe voluto incontrare questo dannato Oscar che l'aveva fatta cadere ai suoi piedi, magari senza di lui, erano già marito e moglie. Strinse i pugni e si alzò. "Torno al mio lavoro, ci vediamo"

Saint-Just lo salutò, poi si recò al mercato. C'era sempre qualcosa da imparare ascoltando i pettegolezzi della gente.

 

Quando finirono il turno, si trovarono in un locale a bere la birra più scadente che avessero mai assaggiato. André l'aveva preceduta a casa. Lei era rimasta ancora un po'. Quando si stordiva con l'alcol, per qualche tempo gli pareva di essere tornata a prima, prima del duello, prima della pausa in Normandia, quei giorni che adesso sembravano appartenere a un'altra vita. 

"Comandante" Girodelle le camminava vicino "secondo voi, il generale vostro padre, vi consentirebbe di lasciare le guardie reali?"

Solo da morta, pensò, ma non lo disse. Teneva le braccia lungo i fianchi e fissava la strada. Aveva vagamente accennato qualcosa al suo secondo. Passeggiare per le strade di Parigi cominciava a darle la nausea. Andar via da lì non poteva che farle bene.

"A me e ai soldati manchereste molto" proseguì il secondo in comando.

Oscar sorrise triste "Vale anche per me, ma a volte certe cose vanno fatte e basta, non si può stare a pensarci" in quell'attimo le era passato qualcuno davanti che le parve di conoscere. Nelle luci della sera non si vedeva tanto bene.

"Lo so comandante che state passando un periodo complicato, anche se non ne capisco l'origine, ma se ci pensaste più a lungo, se vi confidaste, forse…" mentre Girodelle parlava, lei aguzzò la vista, era una fanciulla con un foulard che aveva già visto. 

"Perdonatemi, credo di aver…" abbandonò il fianco dell'uomo e andò dietro quella persona. Girodelle la chiamò due volte poi rinunciò, c'era sicuramente qualcosa che si era inceppato nel suo comandante.

 

"Rosalie, io vi aspetterò distante, voi fatemi un cenno se riconoscete qualcuno" le disse Eric.

"Va bene" la ragazza si strinse nel mantello, era quello di Oscar. Era lungo per lei, strusciava di un dito sulla strada quando camminava.

Arrivarono nei bassifondi, era un postaccio, pensò Rosalie, si vergognava solo a camminare in quei luoghi. Erano le otto passate da parecchio, avevano fatto tardi quella sera. Eric si fermò nel suo posto preferito e disse alla ragazza di aspettare lì, poi si spostò più dietro, così poteva guardare sia lei che l'ingresso del bordello.

Trascorsero dieci minuti di via vai indefinito di persone. Faceva freddo, Rosalie si massaggiò le braccia. I bordelli facevano sempre affari, pensò, a prescindere dalle condizioni economiche dello stato e dei cittadini. Tempo altri dieci minuti e non sentiva più le punte delle dita delle mani, si voltò a guardare Eric, non lo vide subito, poi scorse un'altra persona avanti a lui, stava parlando con qualcuno. Sembrava un borghese attempato. Tornò a osservare l'ingresso e vide uscire un uomo con i capelli corti, neri e ricci. Quella faccia non l'avrebbe dimenticata finché campava. Le ghiacciò il sangue nelle vene. Si girò, Eric era sempre occupato a parlare. Che tempismo aveva avuto. Non voleva perderlo di vista, stava andando via. Rosalie si alzò da dove era appoggiata, mossa da un inaspettato coraggio camminò dietro di lui, a dieci passi di distanza. Se lo seguiva poteva scoprire dove abitava. Dove mai poteva andare a quell'ora se non a dormire. L'uomo voltò un vicolo e lei seguì il medesimo lato, poi lo vide girare ancora a destra, quando voltò l'angolo successivo lo perse. Si girò indietro e non c'era, corse più avanti. Erano vicoli così bui che le mettevano il terrore addosso, però doveva trovarlo. Provò ad avanzare ancora, terminò in un viottolo con due lanterne, appartenevano al maniscalco che lavorava nella bottega che si trovava vicino. Poi si vide puntare la lama di un pugnale contro il viso.

"Chi siete?" domandò l'uomo "Perché mi seguite?"

Rosalie ebbe paura di parlare, l'avesse riconosciuta. In quel momento fuggire era l'unica cosa sensata che le veniva in mente, fece un passo indietro poi si voltò. L'uomo l'afferrò per il mantello e la tirò. Appena gli fu vicina, le tolse il foulard. La fissò come per capire chi fosse.

"Sei del bordello?" lei annuì, non sapeva che altro fare. L'uomo sorrise "Potevi dirlo subito" rinfoderò la lama. Le prese il viso con due dita e lo avvicinò "Eppure la tua faccia non mi è nuova" si sforzava di ricordare. "Non importa" chiunque fosse, non era un problema "che vuoi ragazzina? Ho dimenticato qualcosa?"

"Scusatemi, vi ho scambiato per un'altra persona" disse Rosalie, con un filo di voce. Sperando non la distinguesse.

"Va bene, sloggia adesso!" le fece cenno con la mano di andarsene.

La ragazza non perse tempo, i capelli sventolarono tanto si mosse veloce. L'uomo l'agguantò per un polso dopo un solo passo.

"Aspetta un momento" la avvicinò di nuovo a sé "dove ci siamo già visti?" 

"Lasciatemi!" 

Dopo quella parola, ricordò. Il riccio sgranò gli occhi. La mocciosa che aveva gettato giù dal vascello. "Tu dovresti essere cibo per pesci, che ci fai qui? Come hai fatto a sopravvivere?" la spinse vicino la porta della bottega, in un istante sfilò ancora il pugnale. "Che stupida ragazza, te la sei venuta a cercare fino a qua, la tua mor-" la voce gli si strozzò in gola. Un braccio gli aveva circondato il collo e stringeva forte. Venne schiantato contro il muro. Il pugnale cadde e scivolò più lontano, acciuffò la stoffa intorno a quel braccio con entrambe le mani per allentare la morsa ma la presa divenne anche più forte, un secondo braccio fece da supporto al primo.

Oscar ci aveva messo tutta la forza che aveva. Lo trascinò lontano da Rosalie. La ragazza teneva le mani davanti la bocca e non riusciva a dire niente. Il riccio emise un verso stridulo e si lanciò contro il muro di schiena, sperando di farle mollare la presa, cominciava a sentirsi svenire, gli mancava l'aria. Si diede un altro slancio e picchiò la schiena del colonnello contro il muro, e ancora una volta. Finché le braccia cedettero, poté tornare a respirare. Mentre il colonnello rimaneva a terra, stordita, l'uomo si girò per recuperare la sua arma. Rosalie lo fissava allarmata, diede un calcio al pugnale che aveva accanto ai piedi. Adam la guardò e digrignò i denti. "Voi!" la voce lo fece voltare, la punta della spada trapassò il collo dell'uomo, da parte a parte, un gesto rapido, quest'ultimo urtò il muro e squassò a terra. Una pozza di sangue si allargava lentamente sotto la ferita. Oscar si era rialzata "State bene, Rosalie?"

Qualcuno giungeva di corsa dall'altra parte del viottolo, teneva una pistola sollevata in pugno e la abbassò contro la schiena del colonnello. Una mano sotto al braccio per stabilizzare la presa.

"OSCAR!" Rosalie la spinse ma l'altra l'abbracciò. Uno sparo. Oscar avvertì un colpo al braccio sinistro, poi un dolore acuto. Il tizio non aveva una buona mira, per fortuna, pensò.

"Rosalie, dietro di me, per l'amor di Dio!" si girò e tirò indietro la ragazza, cambiò impugnatura della spada, la lanciò con precisione nel petto dell'uomo che aveva sparato, prima che provasse a tirar fuori qualcos'altro.  

"Siete ferita?!" Rosalie vide che c'era un foro e sanguinava ma la divisa rossa non faceva capire quanto fosse grave.  

"Posso muovere il braccio" provò ad alzarlo, faceva male "non deve essere profonda" disse. Poi si accertò che anche l'altro uomo fosse morto.

Eric era accorso affannato, dopo aver udito lo sparo riuscì a individuare la ragazza. Quel suo vecchio collega d'armi l'aveva distratto e non era riuscito a liberarsene per tempo. Mano sullo stiletto osservò la scena, quando vide la divisa e riconobbe i gradi del colonnello si rilassò.

"Aiutatemi a spostare i corpi" gli disse quel tale in divisa "svuotategli le tasche, dobbiamo simulare una rapina"

"Buona idea" Eric fu d'accordo.

Rosalie posò una mano sulla spalla del colonnello "Non muovetevi, con quel braccio, lo aiuto io" 

"È una ferita da poco" sfilò la sua spada dal cadavere e lo prese per le braccia, il maggiordomo gli acciuffò le caviglie e lo trasportarono accanto al compare.

"Rosalie, uno di questi è l'uomo che vi ha gettato in acqua?" chiese Oscar.

"Sì" 

Il colonnello lasciò andare il respiro che aveva trattenuto. Era finita, pensò, la ragazza era libera.

"Colonnello, voi e Rosalie vi conoscete?"

Oscar annuì.

"Sapete del complotto allora"

Rosalie avrebbe voluto picchiare Eric, perché l'aveva detto?

"Quale complotto?" arricciò le sopracciglia e guardò prima la ragazza e poi il maggiordomo.

"Togliamoci dalla strada, venite a casa con noi e vi racconteremo" Eric fece strada.

Rosalie afferrò la manica della giacca del colonnello e non la lasciò più finché non arrivarono ai cancelli della casa della marchesa. "Potevate spezzarvi il collo" 

"Che dite?" 

"L'altra sera, quando eravate alla finestra… Mi avete fatto spaventare" disse e la vide arrossire, nonostante il buio.

"Ah, ve ne siete accorta" e ora aveva la certezza di aver fatto una figuraccia.

Rosalie sorrise "Vi hanno vista in parecchi. Il mio angelo custode… Lo siete davvero" le aveva salvato la vita un'altra volta. Era destino che quando era sul punto di perdere le speranze le comparisse davanti.

Eric fece strada, Rosalie la portò in camera sua. "Togliete la giacca" ordinò, il colonnello obbedì. Il sangue colava, una traccia che scorreva lenta da un foro ostruito dal proiettile, la ragazza guardava preoccupata.

Il maggiordomo le strappò la manica della camicia. "Il pallino è dentro, serve un medico"

"Potete estrarlo voi?" chiese Oscar.

"Ci posso provare. Vi è andata di grazia, un paio di dita in più e invece del braccio si sarebbe conficcato nel torace" l'uomo ne aveva vista già qualcuna di ferite così "Rosalie, portatemi un coltello, bende, whisky, ago e filo. Whisky, mi raccomando, o rum, se non ne trovate" la ragazza scappò fuori. Fortuna che la marchesa dormiva, e aveva il sonno pesante.

Tornò poco dopo con il necessario. Eric le disse di uscire dalla stanza.

"Perché?"

"Perché non vi piacerebbe quello che devo fare"

"Non importa, voglio restare!"

"Rosalie, per favore, non svegliate la marchesa. Su, andate" Eric le chiuse la porta in faccia.

Prese il whisky e lo porse al colonnello "Prendetene un sorso, farà male"

Oscar ne ingoiò un po', aveva già bevuto abbastanza quella sera. L'uomo usò il liquore per disinfettare la punta del coltello. Lo infilò nel lembo inferiore del foro e spinse verso il basso, la bionda strinse i denti. Dopo due tentativi il pallino rotolò rumorosamente sul pavimento. L'uomo tirò un sospiro, odiava fare quelle cose. "Bevete ancora un sorso" Oscar non ne volle più, sopportò il bruciore lancinante quando versò il liquido sulla ferita. "Devo mettere due punti per aiutare a rimarginare, tenete duro ancora un poco"

"Fate pure"

Quando fu soddisfatto del lavoro. Iniziò a bendare il braccio. Tagliò la camicia con il coltello, notò con gran stupore che aveva già una fascia sul petto. "Ma, siete una donna?!"

"Non so mai se devo sentirmi insultata o meno, quando non se ne accorgono" gli accennò un sorriso, nonostante tutto.

"Diavolo! Come facevo a saperlo? Le donne non si abbigliano così e non posseggono maestria nelle armi come voi" l'uomo fu imbarazzato lì sul momento. Poi riprese a fasciare.

"Me ne rendo conto. Sono un soldato da quando sono nata, non badateci"

"Credevo foste un damerino referenziato" strofinò i corti capelli grigi, incredulo.

"Ed è ciò che credono quasi tutti quelli che m'incontrano, la prima volta…" Oscar si appoggiò allo schienale del letto, quando l'uomo ebbe terminato "Non frequentate la reggia?" si sentì stanca tutto d'un colpo.

"Dalla scomparsa del marito, la reggia e la marchesa sono come due vecchi amanti in discordia perenne" Eric raccolse tutti gli arnesi, compresa la pallottola "riposate adesso, parleremo domani" uscì. Rosalie era in cucina, con una tazza fumante davanti agli occhi, ci aveva messo del liquore, le serviva qualcosa di forte.

"Voi lo sapevate?" chiese Eric.

"Cosa?"

"Che è un donna"

La ragazza fece un cenno affermativo. Gli domandò poi come era andata e lui la tranquillizzò.

Eric la lasciò, le passò accanto e le disse che si ritirava, per quella sera ne avevano avute abbastanza. Quando Rosalie entrò nella camera, Oscar era in una specie di dormiveglia. L'aiutò a coricarsi e la coprì. Eric le aveva già tolto gli stivali. 

Rosalie si spogliò e indossò al buio la sua camicia da notte, poi si distese distante da lei e la vide respirare regolarmente. Sporse un braccio per scostarle i capelli dal viso, la mano le lasciò una carezza appena percettibile, quindi si voltò dall'altro lato e chiuse gli occhi. Le guance le bruciavano dal rossore ed era certa che non fosse il liquore nella tisana.


 




(*) Taxus baccata, il comune tasso, detto anche "albero della morte", curativo in certe dosi e mortale in altre, contiene tossine usate e strausate nel corso della storia e di cui si è raccontato da millenni nella letteratura. Adoperato anche come arma sulle punte delle lance e frecce, anticamente.

   
 
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