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Autore: aurtemporis    08/01/2024    2 recensioni
Sulle spiagge della Normandia, il colonnello delle guardie reali trova una ragazza priva di sensi e in balia del freddo. Dopo averla soccorsa, cercando di offrirle ulteriore aiuto, tenterà di scoprire le cause che hanno portato la ragazza sul punto di perdere la vita. Al contempo, la ragazza proverà ad impedirle di conoscere la verità, corrotta e pericolosa, e in cui lei è già intrappolata.
AVVISO: Questa ff esce completamente dal seminato. È una storia che se ne va per i fatti suoi e prende solo alcuni tratti dall'anime. Dedicata in particolare ai fans di Oscar/Rosalie, è una distrazione senza pretese da tutte le coppie canoniche dell'opera.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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La marchesa sorseggiava il suo immancabile tè. Era tarda mattina. Eric le aveva detto che avevano un ospite inatteso. Un amico di Rosalie, non si mise a dare troppe spiegazioni. Le disse che era rimasto ferito e ora risposava di là, con la ragazza. La marchesa incurvò le labbra. "Eric, come procede la faccenda?"

"Bene, mia signora, abbiamo intaccato le loro forze" le rispose.

"Non facciamoci distrarre da altri eventi"

"Quando mai" Eric le strizzò un occhio conciliante. Ora se l'era legata al dito, voleva distruggere il conte traditore e i suoi accoliti stranieri e conterranei. Quando aveva ripulito le tasche dei due scagnozzi, aveva trovato poche cose interessanti: delle monete, che poi aveva lasciato a un mendicante, un orologio da taschino, e quello avrebbe voluto tenerselo, era d'oro e realizzato molto bene, con delle incisioni favolose, ma lo aveva gettato in un canale, qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo; infine, un pezzo di carta, con delle scritte in lingua straniera. L'unica cosa che aveva portato con sé fino a casa. Aveva inoltre scoperto che uno dei due cadaveri era un giovane francese. Lo preoccupava che avessero degli appoggi sul territorio. E chissà quanti erano.

Nell'altra stanza, la luce del sole arrivò a illuminare i piedi del letto. Rosalie riaprì gli occhi e si ritrovò nella stessa posizione in cui si era coricata, si voltò a controllare il colonnello ma non c'era nessuno. Si spaventò per un momento, poi la vide in piedi vicino la finestra, con la divisa appoggiata sulle spalle.

Oscar si girò e sorrise "Come andiamo?"

"Dovrei chiederlo io questo" Rosalie si coprì con le lenzuola, poi ricordò che aveva la sua camicia da notte.

"Dolorante, ma bene tutto sommato" rispose, un po' disorientata, poteva muovere il braccio con la fasciatura senza troppi fastidi. Eric aveva fatto un lavoro degno di un medico. "Rosalie, di quale complotto parlava?"

La ragazza divenne seria e si mise seduta sul letto, sulle ginocchia "Non volevo dirvelo, non volevo coinvolgere altre persone, ma" tanto ormai era inutile nascondere il resto, pensò "qualche tempo fa, la marchesa Ozanne si recò dal notaio…" iniziò dal principio. Man mano che raccontava, vedeva le espressioni sul volto del colonnello passare da preoccupate a furiose, poi allarmate e infine di nuovo preoccupate.

"Voi, da sola? Siete stata capace di nascondermi una cosa del genere! Perché non me lo avete detto subito? Perché avete taciuto per tutto questo tempo!" incalzò il colonnello.

"Perché? Ve l'ho già spiegato il perché. E poi non sono da sola, Eric e la marchesa mi stanno aiutando e abbiamo già informazioni preziose da poter usare" le disse che l'uomo che ieri l'aveva aggredita era uno di quegli inglesi che erano arrivati assieme a quel Lord, che si faceva chiamare Turner. Era l'unico che compariva sulla lista con un appellativo altisonante. Ma non ricordava che faccia avesse o se si fosse visto in quel bordello, fatta eccezione per il conte. E anche quest'ultimo si muoveva camuffandosi.

Rosalie scese e andò a prendere la lista passeggeri che le aveva dato Bernard, gliela porse. Oscar si mise seduta a bordo letto e lesse. Serviva una prova per andare dal generale. Fosse anche suo padre. E quella lista non era una prova. Si girò verso Rosalie, lei era una testimone, ma oltre a farle di nuovo rischiare la vita, portandola davanti a un tribunale, sarebbe stata la sua parola contro quella di un conte. "Ammiro il vostro coraggio, Rosalie. Ma dovete fermarvi qui, adesso, subito. Voi, Eric e la marchesa o chiunque altro ci sia di mezzo" avrebbe preso lei l'incarico in pugno. Al pensiero di quell'uomo, ieri, che poteva ucciderla a sangue freddo se non fosse arrivata per tempo. Le venne da sudare, nonostante il freddo. Rosalie fece il giro del letto e le si inginocchiò davanti. "Non vi preoccupate, se ci pensate è più facile per me che per voi, fare ricerche" poggiò le mani sulle sue gambe.

Rifiutò categoricamente "C'è una sola cosa opportuna da fare, per adesso" si alzò in piedi e tirò su la ragazza prendendole la mano "controllare il conte" il capodanno si avvicinava velocemente. I sovrani non erano estranei a tentativi di assassinio, ne ricordava uno in particolare, quando agli inizi della sua carriera aveva dovuto scongiurare il peggio. "Dovrò sorvegliarlo, scoprirò il resto della storia, farò tutto quello che sarà necessario" era irrequieta fintanto che parlava.

Rosalie strinse la veste da notte nei pugni, stava accadendo ciò che non avrebbe voluto "Oscar, non dovete essere per forza voi a mettervi in pericolo"

"Proprio voi mi dite di non mettermi in pericolo? Dopo quello che avete fatto?" si strofinò il viso "È inutile dare la caccia ai topi per tutta Parigi, sperando di scovarli uno per uno" girò la testa e i capelli le coprirono gli occhi "bisogna tranciare le teste che hanno ordito il piano" aveva intenzione di parlarne con il padre, di lui si fidava, come di André. Doveva tornare subito a casa. Levò la sua divisa, infilò il dito nel foro, era difficile da spiegare assieme a quelle macchie di sangue. 

"Posso sistemarvela" le disse Rosalie, posando una mano sul tessuto rosso "sono brava a cucire, i miei genitori adottivi possedevano una sartoria"

"Non lo metto in dubbio, ma penso che mi servirà una divisa nuova, non c'è tempo da perdere" guardò in giro alla ricerca della spada. Rosalie le afferrò una mano e la strinse.

"Ho passato momenti terribili, diverse volte ho attraversato l'inferno che ero una bambina e ne sono uscita ma, l'ansia e la paura, se riguardano voi, non sono come allora. È peggio che riviverle tutte assieme daccapo" la guardò un momento e poi abbassò la testa.

L'altra diede una scossa a quella mano come per infonderle coraggio "Vi spaventate per così poco? È il mio lavoro. Di gente come questo conte ne ho già affrontata. Paura di uno come lui? Mai. Che senso avrebbero altrimenti tutti i miei anni di addestramento, le rinunce, i sacrifici…" tornò a sedersi sul letto e la tirò fino a farla sedere al suo fianco "Sono io che devo preoccuparmi per la vostra incolumità, non il contrario. A ciascuno il suo, avete fatto la vostra parte, ed è fin troppo per la vostra età"

"Oscar, basta trattarmi come fossi ancora una bambina!" Rosalie si alzò "Forse voi non capite cosa cerco di dirvi" si allontanò di un passo o due, le lacrime si erano di nuovo pronunciate "o forse sono io che ho voluto ingannarmi, immaginando qualcosa che non esiste" coprì gli occhi. Aveva sperato, da quando aveva saputo che in qualche modo era sempre rimasta lì nei paraggi a tenderle una mano. "Ho provato a respingere ogni segnale, ogni pensiero, ho provato a confondere ciò che sento per voi con la riconoscenza, con un affetto di ritorno dopo tutto quello che avete fatto per me. Il tempo passava, ma era sempre lì e sempre uguale" trattenne la mano sul viso "non so come si può reprimere qualcosa del genere, magari qualcun altro ne è stato capace, ma non io" tirò un respiro più lungo "non sono riuscita a mutarlo neppure di un frammento…" la voce era rotta ma le serviva ancora un ultimo sforzo "Però mi ha donato una forza che non avrei mai sognato di tirar fuori… Anche se resterà una falsa speranza e, se non è e non può essere, non pretendo che anche voi…" si fermò lì, che disastro ne era venuto fuori, si fosse ascoltata di nuovo, neppure lei avrebbe compreso le sue stesse parole.

Oscar era rimasta lì seduta. Fece per parlare ma non uscì mezza parola. Affondò le mani nel materasso e rimase immobile. Rosalie si inginocchiò di nuovo fronte a lei e la scrutò sotto quelle ciocche bionde che le celavano lo sguardo. "Non abbiate paura di ferirmi, ditelo, me ne farò una ragione" avrebbe voluto leggerle nel pensiero in quel momento, per non dover attendere.

Il colonnello sollevò gli occhi e la guardò, l'altra invece li abbassò e li chiuse "L'avevo capito, ma non ne ero sicura" le mani andarono sul viso della ragazza e asciugarono le lacrime "non so come dirvelo, se esiste un modo onesto come il vostro, ma…" si chinò e la vide spalancare gli occhi che di più non poteva, catturò quelle labbra con le sue. Udirono bussare un secondo dopo. Oscar si fece indietro e le baciò la fronte, poi si alzò e la tirò con sé, inspirò per quietare i battiti forsennati. Le mani vacillanti di Rosalie la lasciarono malvolentieri quando andò alla porta.

"Eric, buongiorno"  

"Perdonatemi, ho portato un cambio per voi" disse Eric, le aveva sentite parlare, era certo fossero sveglie "qui ci sono dei miei abiti in buono stato, dovrebbero starvi un po' larghi" la guardò bene "ma non tanto, credo" 

"Grazie" abbassò la testa lievemente.

"Avete salvato la nostra Rosalie, è il minimo che potessi fare" le lasciò un paio di maglie pesanti in mano e allungò il collo per sbirciare in camera. Qualcosa gli suggerì di non farlo ma lo fece lo stesso. Rosalie sedeva sul letto e le mani coprivano il viso infuocato. Poi se ne andò.

Oscar si infilò una di quelle maglie scure sulla testa. Quella che le sembrava un po' più piccola. Era di un verde foresta e non le stava male. Raccolse e infilò anche gli stivali. Rosalie si alzò e le chiuse i bottoni del collo della maglia, un istante dopo li lasciò e fissò il pavimento. "Non andrete via subito, vero?"

"Non ci perderemo di vista" le accarezzò i capelli dorati.

La più giovane l'abbracciò posando la testa sul suo cuore. Poi si fece da parte o sarebbe rimasta così per chissà quanto. Cercò tra i cassetti un abito da indossare, e lo trovò presto. Arrossita tormentava il bordo della sua camicia da notte.

"Vi aspetto di là" disse Oscar. Toccò la maniglia, poi si voltò un attimo ancora. Rosalie aveva un abito rosso tra le mani e attendeva. Le venne da sorridere, dopotutto era ancora una ragazzina innocente, anche se voleva far credere il contrario. Uscì. 

"Oh!" esclamò la marchesa quando la vide. "Rosalie ha buon gusto!" disse al colonnello, poi le fece cenno di sedersi. La bionda si inchinò per riverenza e prese posto dove le era stato indicato. Sorrise, un po' imbarazzata. Chissà perché la donna le aveva detto così.

"Bel colore" disse a Eric indicando la maglia, per eliminare il silenzio che si era venuto a creare.

"Mia moglie era capace a tingere e quello era il suo colore preferito. Il padre le portava le stoffe più belle dall'Italia" i ricordi erano felici e dolorosi allo stesso tempo, l'uomo spostò il discorso altrove "scusate se ve lo chiedo, ma che rapporto c'è tra voi e la nostra Rosalie?"

L'altra si trovò spiazzata per un attimo, cercò le parole giuste da dire "Quando, tempo fa, sulla spiaggia…" fece una pausa "Quando rinvenne alla residenza in Normandia, rimase qualche giorno con me" alzò gli occhi sulla soffitta "nella residenza della mia famiglia, intendo dire. Poi, visitando Parigi, ieri è capitato di rincontrarci"

"Grazie a Dio, eravate lì al momento opportuno, per ben due volte, se non è buona sorte questa…" Eric spiegò alla marchesa che la ragazza era stata aggredita in un vicolo. E le raccontò anche chi era quell'uomo e perché si trovasse in quel posto.

"Devo chiedervi di non fare più nulla riguardo questa questione" disse la bionda e incrociò le mani sul tavolo "me ne occuperò io d'ora in avanti, è compito mio. La buona sorte non guarda sempre nella stessa direzione, e vale per tutti noi"

"Da ex soldato, è un rischio che accetto volentieri" disse Eric.

"E lo capisco, ma lasciate che ci pensino le guardie. Sono lì a posta. Rosalie mi ha mostrato i nomi della lista, sarete d'accordo con me che, cercare una per una questa gente, è dispendioso in fattore di tempo, pericoloso e inutile"

"Il conte sappiamo dove vive, ma senza coglierlo sul fatto è superfluo. Avete ragione, lo so che gli scagnozzi non sono che pedine, ma quello che era nostra intenzione fare era trovare un filo di collegamento tra loro, che fosse inoppugnabile"

"E ci penserò io" ribadì il colonnello "ciò che collega i traditori a coloro che li comprano sono gli emolumenti o le concessioni ricevute. Questi, se saltano fuori, sono già delle prove. Non dovete più tornare in quella locanda o qualsiasi cosa fosse, dopo i fatti di ieri non si faranno più vedere nei dintorni" spostò gli occhi sulla marchesa, la donna la guardava come in adorazione, le sorrise per un secondo e tornò a rivolgersi al maggiordomo.

"Però, diteci come possiamo aiutarvi, se ne avremo l'occasione" l'uomo le versò del tè. 

"Contateci"

"Ma forse avete fame?" disse poi che andava a prendere del pane, la marchesa diede il suo benestare.

"Va bene così, non disturbatevi" ma tanto era già andato via. Rosalie arrivò in quel momento. Aveva legato i capelli e li aveva acconciati a lungo con una spazzola. Si sedette vicino a Oscar.

"Voi due, non me la raccontate" disse la marchesa "quindi, la persona che ti faceva arrossire e tremare il cuore, è questa qui" continuò.

Rosalie confermò diventando rossa in quel preciso istante.

"Certamente è meglio di quell'altro" disse infine.

Oscar si girò a guardare la ragazza "Quell'altro?"

"Il giornalista che mi ha fornito la lista" la marchesa aveva detto troppo, fissò le mani giunte e pensò qualche attimo "è venuto qui due volte, ci conosciamo da bambini, per me era un amico"

"Era?"

"Mi ha deluso" la chiacchierata finì lì. Eric tornò con del pane e un dolce.

 

Poco più tardi, Oscar e Rosalie uscirono dalla casa, la ragazza le disse che l'avrebbe accompagnata per un pezzo di strada, tanto ormai non temeva più di venire riconosciuta e non si coprì i capelli. Le prese il braccio e camminarono così. "È la prima volta, sapete?" disse Rosalie.

"Cosa?"

"Che mi vedono con voi, qui, ora le voci diverranno verità"

Suppose si riferisse al circondario. Ma non sapeva di quali voci parlasse di preciso. "Vi crea imbarazzo?"

"Che sciocchezza, per niente" strinse il braccio più forte e sorrise. Stava ancora cercando di realizzare cosa era successo quella mattinata.

"Eccoti qua!" udirono un tono rabbioso alle loro spalle. Si voltarono, Oscar vide un ragazzo, ventenne forse, la guardava con un odio cieco che non aveva mai letto sul volto di nessuno dei suoi nemici fino a quel momento. Lo riconobbe, era quello che il maggiordomo aveva buttato fuori; ancora lui. Rosalie le si parò davanti.

"Bernard, come puoi mostrati ancora a me? Non provi vergogna?" 

"Non sono io che devo vergognarmi!" puntò il dito contro il colonnello "E così questo sarebbe il tuo Oscar!" si scagliò contro di loro, fece cadere Rosalie con una spinta e sollevò un pugno per centrare il volto della bionda, che invece lo scansò facilmente. "Quando ti ho sentito pronunciare il nome di questo qua, mi si sono attorcigliate le budella!" continuò lui.

"Signore, io non vi conosco" disse Oscar mentre aiutava Rosalie e rimettersi in piedi "State bene?" la ragazza annuì ma era preoccupata, voleva andar via, alla svelta.

Di nuovo la puntò con un altro pugno, Oscar gli scansò il braccio e gli fece perdere l'equilibrio con uno sgambetto. Bernard rovinò a terra.

"Basta! Bernard!" la più giovane dei tre si mise in mezzo a loro "Non voglio vederti più! E non devi avvicinarti neppure alle persone che conosco!" distese un braccio "Mostra un po' di dignità e vattene!"

Il ragazzo rise, si mise seduto sul terreno dove era caduto e guardò quello che considerava un rivale "Però con me ci sei stata volentieri!"

Per un istante Oscar mancò l'appoggio del passo che stava per muovere, Rosalie le stava davanti e pareva incollerita.

"L'hai detto al tuo amichetto che ti sei chiusa in camera con me e che ti è piaciuto?"

"Perché ti comporti così!" gridò la ragazza "Perché menti?!"

"Ehi, Oscar, conosci il ciondolo a forma di quadrifoglio che porta sotto le vesti?" mostrò un sorriso davanti l'espressione sorpresa del colonnello "No? Con te non c'è stato nulla?" rise "Da me si è fatta conoscere bene invece, in camera sua, c'erano anche la marchesa e il maggiordomo nella stanza di fianco!"

Oscar avanzò di un passo, Rosalie la fermò mettendole una mano sullo stomaco "Non reagite, sta mentendo, vuole solamente farvi infuriare"

Più lo guardava e più vedeva un ragazzino che tentava disperatamente di colpirla, fosse con le mani o con le parole, esaltato dall'odio puro. La vedeva solo come un nemico da abbattere, inutile discutere con uno così.

"Negalo! Dai! Fammi vedere se ne hai il fegato! Sgualdrina!" strillò Bernard, e non le vide arrivare, quelle nocche della mano destra che gli urtarono il mento e lo rovesciarono svenuto sul ciglio della strada. Oscar toccò la spalla indolenzita con quella stessa mano, si girò poi a fissare Rosalie, uno sguardo furente le balenò negli occhi. "Di che parlava?"

"Della ragione per cui non lo considero più un amico" le prese la mano e si allontanarono "venite, vi spiegherò ma non qui in mezzo alla strada" l'importante era condurla lontana da Bernard, le cose avrebbero potuto degenerare. La sua vita privata inoltre stava diventando il passatempo preferito del vicinato.

 

"Che pena, non sa neppure fare a botte" Saint-Just aveva seguito la scena da lontano. Gli fece compassione, il suo amico. Quasi abbastanza da volerlo vendicare. Quando gli giunse vicino, gli diede un calcio "Svegliati, inutile mollaccione!" per di più odiava le coppiette felici. Raccolse un bastone dal cesto della legna appena giunta davanti una casa e indicò le spalle delle due che camminavano più distanti. "Seguimi, se vuoi fargliela pagare!"

Non appena voltarono in una strada secondaria, Sant-Just lanciò il bastone con tutta la forza. L'oggetto roteò a lungo e si schiantò al lato sinistro della testa del colonnello. Era arrivato dal suo lato cieco, non l'aveva visto. Le si annebbiò la vista, cadde sulle mani "Oscar!" Rosalie si accovacciò per soccorrerla, le toccò la testa c'era sangue. Poi udì i due avvicinarsi e capì, quando si girò erano loro addosso.

"Ecco la tua occasione Bernard, siete soli. L'altro è fuori uso e se si sveglia ci penserò io. Prendila e divertiti!" disse l'amico "E sbrigati!" lo spinse contro Rosalie che si stringeva al colonnello.

"Non farlo Bernard, tu non sei mai stato così!" lo supplicò, lui osservava le mani della ragazza che abbracciavano quel biondo, come a volerlo proteggere, anche in quel momento. "Ti prego, non ascoltarlo, per ciò che siamo stati da bambini, non farmi questo!"   

"Lo ami?" chiese con occhi carichi d'odio.

"Sì" rispose lei. Senza distogliere lo sguardo. Lo fissava, spaventata e allo stesso tempo mostrando coraggio.

"Andiamo! Muoviti e basta! Che ti metti a parlare!" Saint-Just lo spinse, voleva soltanto che si sbrigasse. Si avvicinò a Rosalie, l'afferrò per i capelli strappandole un grido e la staccò dal colonello. La scagliò verso Bernard. Calciò il fianco della bionda a terra "Se non fai niente tu, mi divertirò io con questo qui" un altro calcio. Rosalie gridò, Bernard le impedì di muoversi. Altro calcio. Oscar sentiva la testa girare, l'ultimo colpo le aveva spezzato il fiato. Posava le mani sulla fredda strada cercando di mettere a fuoco, il braccio sinistro le faceva male. Cercò di prendere la sua spada, non la trovò, aveva commesso un grave errore nel dimenticarla. Bloccò di puro istinto il piede che le stava per tirare il quarto calcio e lo spinse lontano da sé.

"No! Basta! Fermalo ti prego! Verrò con te, farò come vuoi!" Rosalie tentò di liberare le braccia ma provò dolore, Bernard gliele stava torcendo dietro la schiena per tenerla ferma "Mi fai male! Che altro devo fare per farvi smettere?! Dimmelo!"

Il colonello si rialzò barcollando, una mano sulla ferita, vide Rosalie e provò a fare un passo "Tanto codardi da attaccare alle spalle, quanto vigliacchi da aggredire una ragazzina!"

"Non importa come, conta solo vincere!" Saint-Just raccolse il bastone e la colpì alla testa ancora una volta. Fu soddisfatto solo quando si accasciò sulla strada e non si mosse più. "OSCAR!!" Rosalie la fissava impotente con gli occhi sbarrati, il terrore superò tutto il resto e per un attimo le orecchie furono come ovattate, non sentì più i due parlare.

"Bernard, sei un imbecille!" si rivolse all'amico imbambolato. Rosalie piangeva e si dimenava. "Portala via, devo far sparire il cadavere di questo qua" l'afferrò per le braccia e si caricò il corpo di Oscar sulla schiena.

Bernard tappò la bocca alla ragazza e la tirò via. Quando vide che opponeva resistenza, la colpì allo stomaco con un pugno che la fece svenire. 

"Perdonami, Rosalie" mormorò Bernard, ora voleva solo riportarla a casa. Anche se doveva affrontare l'ira di Eric. "Perdonami, non ti accadrà più nulla. Non volevo arrivare a tanto, non è così che doveva andare!" era suo amico, ma era spietato, un uomo che non teneva alla vita di nessun essere umano, esclusa la sua. Bernard non si riteneva della stessa pasta e si stava pentendo di averlo tirato in mezzo.

 

Saint-Just se la tirò dietro fino al suo cavallo e con una faticosa spinta la posò sulla sella, a ciondoloni. Sbuffò, Bernard gli creava solo problemi. Arrivò presso la Senna, c'era un suo conoscente che contrabbandava merci come alcolici e armi, aveva una barca di cinque metri che trasportava sacchi di sale come copertura. Dentro i sacchi nascondeva le sue preziose merci.

"David!" chiamò, era quasi mezzodì. Doveva sbrigarsi. "David, dove cazzo stai?"

Un uomo tozzo sbucò da sotto coperta "Che vuoi?"

"Mi devi un favore" prese il corpo della bionda e lo scaraventò sul ponte. Frugandosi nelle tasche, trovò la sua boccetta di liquido, gliela svuotò sulla faccia "Così se non è ancora schiattato non tarderà a farlo e senza darti noie"

"E questo?"

"Portalo a largo e buttalo a mare, fallo sparire"

"Mi sporca di sangue il ponte! Guarda!" detestava Saint-Just, però gli faceva comodo per piazzare la sua merce; in cambio di una piccola percentuale.

"Vai, portalo via!" gli era parso un nobile non appena l'aveva visto, non poteva lasciarlo in strada, se qualcuno l'avesse trovato o avesse visto, e se avesse parlato, sarebbe finito sulla ghigliottina e Bernard con lui. "Sbrigati! Non farti vedere!"

David coprì il corpo della bionda con una coperta sudicia e sollevò le vele. Era da solo a governare l'imbarcazione.

"A largo, dice lui" borbottò "per arrivare al mare e tornare ci vuole almeno una settimana!" decise che l'avrebbe fatto affondare in piena notte, in un punto del fiume più profondo e dove non c'erano occhi per vedere.

   
 
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