Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: dragun95    12/01/2024    2 recensioni
Keto è una città portuale in cui vige la legge del più benestante. Chi ha i soldi può permettersi tutto, mentre i poveri hanno poco o niente. Nergal fa parte di una minuscola parte della parte bassa della città che può vantarsi di avere ricchezza e potere, tanto che tutta la città lo conosce come "Il maestro oscuro".
In genere non gli interessa niente di chi abita la parte alta, basta che non danneggino i suoi affari. Almeno finché non si ritroverà coinvolto suo malgrado in un intrigo che serpeggia in tutta Keto e che sembra voler riportare alla luce un segreto rinnegato nelle profonde acque nere che bagnano e danno vita alla città.
Genere: Noir, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 3

 


Il dipartimento della sicurezza che si trovava nella parte alta di Kētō era in fermento. Mentre era in attesa, Rhaul si guardava intorno irritato.
Stava aspettando che il Comandante lo chiamasse nel suo ufficio. Aveva però il sospetto che gli altri lo guardassero parlando alle sue spalle. Anche se avrebbero dovuto essere colleghi, tra i membri della parte bassa e quella alta non scorreva proprio buon sangue. Per via del fatto che la sicurezza della parte alta si credeva superiore rispetto a quella che sorvegliava la parte bassa della città.
 
-Detective Rhaul- l’uomo alzò lo sguardo sulla guardia che l’aveva appena chiamato.
 
-Il Comandante Alpha vi sta aspettando- il detective annuì, seguendo la donna. Ignorando gli sguardi degli altri tirò fuori dalla giacca una pipa facendo per prendere il tabacco.
 
-Qui è vietato fumare- sbuffò rimettendola nella giacca. In quel momento avrebbe di certo voluto farsi una bella fumata. Visto chi stava per incontrare. La guardia aprì le porte dell’ufficio facendo entrare il detective.
 
-Comandante Alpha, ho portato qui il detective Rhaul come mi aveva chiesto-
 
-Molte grazie- rispose il Comandante Alpha. Il detective si sorprese di trovarsi davanti una donna, non l’aveva mai incontrata di persona. Ma dal nome pensava che si trattasse di un uomo. La guardia fece il segno di saluto e uscì dalla stanza, ora erano solo loro due.
 
-Prego detective, si accomodi- lo invitò la donna a sedersi sulla sedia davanti alla sua scrivania. Rhaul si accomodò, guardando meglio il suo superiore. Era una bella donna dai lunghi capelli neri dai riflessi bluastri e dei penetranti occhi azzurri. L’unica pecca era una piccola cicatrice sulla guancia, ma che tuttavia non smorzava il suo fascino.
 
-È venuto perché ha una pista riguardo l’attacco al porto di due giorni fa- andò dritta al punto incrociando le mani davanti al volto. L’uomo annuì, non sapeva perché ma quella donna emanava un’aura di autorità e freddezza.
 
-Non devo rammentargli che quel luogo è di vitale importanza per la città!- questo lui lo sapeva bene. Tutti i traffici di maggior profitto per Kētō riguardavano il commercio via mare. E quindi il porto era la cosa più importante della città.
 
-Sappiamo che chiunque sia stato era dotato di abilità magiche-
 
-Come fa ad esserne certo?- L’atteggiamento del detective divenne più agitato. E questo non sfuggì agli occhi del Comandante.
 
-C’è l’ha rivelato Nergal Farigh. Che era sopraggiunto sul luogo- questa notizia di certo non se l’aspettava. Ma se qualcuno come il Maestro oscuro aveva rivelato che c’entrava la magia, allora doveva dargli ragione.
Anche se non capiva come mai si trovasse al porto. Subito si chiese se fosse stato lui. Anche se da quanto gli era stato detto non attaccava mai se non era minacciato e tendeva a preoccuparsi dei suoi traffici ignorando tutto il resto.
 
“A meno che il deposito distrutto non fosse uno dei suoi?” gli sembrò la spiegazione più ragionevole. E se era questo il motivo, allora avevano una bella patata bollente tra le mani.
 
-Il magazzino, era per caso il suo?- Rhaul scosse la testa. Aspettava solo quel momento. Tirò fuori dalla giacca un fascicolo e lo poggiò sulla scrivania. La donna abbassò lo sguardo iniziando a leggere, si trattava del contratto di protezione da parte della guardia cittadina al suddetto magazzino. Appena però lesse il nome di chi l’aveva stipulato, sgranò gli occhi, per poi buttare la testa indietro sospirando.
 
-Bàthory – pronunciò quel nome come se avesse qualcosa di fastidioso incastrato tra i denti e che cercava di rimuovere. Il detective capiva benissimo la sua frustrazione.
Nella parte alta di Kētō dove abitavano per lo più nobili e benestanti, erano cinque le famiglie più potenti e influenti che si contendevano le parti più ampie dei moli della città. Qualunque cosa coinvolgesse una delle cinque famiglie, voleva dire molto lavoro e guai. E per lo sfortuna la famiglia Bàthory era la seconda per importanza e influenza.
 
-Non sono già venuti a chiedere come va l’indagine?- Alpha rimise dritta la testa, scuotendo il capo. Ma sapeva che era solo questione di tempo. Le notizie giravano in fretta, soprattutto una come quella.
Mentre ripresero a discutere sui fatti raccolti dal detective, sentirono un vociferare proveniente da dietro alla porta. Questa successivamente venne aperta e un individuo fece il suo ingresso nell’ufficio.
Era un giovane molto bello e dal magnetismo glaciale, che sembrava risaltare ancora di più negli abiti eleganti scuri e il mantello con i bordi di pelliccia che indossava. Il viso era incorniciato da dei capelli argentati corti con delle piccole trecce ai lati, gli occhi erano azzurri come il ghiaccio che si abbinavano bene alla carnagione bianco latte.
 
Fenrir Bàthory era l’attuale capofamiglia della sua casata. E vederlo entrare nell’ufficio, fu un momento di shock per i due membri della Guardia cittadina. Anche se in parte si aspettavano che avrebbero ricevuto una sua visita. L’uomo guardò prima il detective lanciandogli uno sguardo di sufficienza, puntando lo sguardo sul Comandante.
 
-Spero che abbiate delle buone notizie!- disse con tono deciso e glaciale avvicinandosi alla scrivania. La donna sostenne il suo sguardo, che sembrava congelare chiunque lo fissasse. E lei ne conosceva il motivo, il Mana dell’argenteo era piuttosto denso, il che voleva dire che era in grado di usare la magia. Un po' come la maggior parte dei nobili.
 
-Le indagini sono ancora in corso. Non posso rivelarle molto- rispose rimanendo professionale. Lui in risposta serrò la mascella rimettendosi dritto così da guardarla dall’alto in basso.
 
-Vorrei ricordarvi che la maggior parte dei finanziamenti per la Guardia cittadina vengono dalle mie tasche- disse in risposta: -Per tanto, gradirei essere informato, se l’indagine riguarda un attacco al mio casato!- l’aria all’interno della stanza sembrò abbassarsi di qualche grado e di questo il Rhaul se ne accorse. Parlare con un mago non era mai facile, soprattutto quando si credevano superiori a tutti.
 
-Sappiamo che nell’attacco era implicato un utilizzatore di magia. Tuttavia non sappiamo cosa ci fosse nel magazzino per valutare i danni e se manchi qualcosa…- rispose Alpha mostrandogli i documenti che il detective gli aveva portato. Anche perché la maggior parte delle note importanti era cancellata.
Da ciò intuì che quello che c’era nel magazzino, fossero oggetti magici non proprio legali. Fenrir guardò la lista degli oggetti contenuti nel magazzino, preoccupato per la perdita di ciò che aveva fatto arrivare da lontano. Pagando anche un mucchio di monete.
 
-Ci sono stati feriti?- chiese infine, la donna scosse il capo. Una magra consolazione che nessuno fosse rimasto ferito o peggio. Ma il problema era che avevano osato colpirlo nei suoi affari, un affronto che non poteva perdonare.
 
-Se ha dei sospetti su chi potesse essere stato, siamo tutt’orecchie- Fenrir lanciò uno sguardo a Rhaul, come a dirgli di alzarsi dalla sedia. Lui recepì il messaggio, ma anche se non voleva il suo corpo si mosse da solo. Come se la sola presenza autoritario di quel tipo riuscisse a farlo muovere d’istino.
Il Capofamiglia si sedette poggiandosi allo schienale e accavallando le gambe.
 
-La lista sarebbe lunga. Includerei tutta la bassa nobiltà della città alta e anche le restanti quattro famiglie al potere. Mi sono fatto molti nemici- quella risposta costrinse la Comandante a poggiare il volto sulla mano. Indagare sulla nobiltà non era una cosa facile, già prevedeva ripercussioni e proteste. Ma la cosa non la sorprese, i nobiliti di Kētō erano soliti danneggiarsi a vicenda per avere i possedimenti degli altri.
 
-E che mi dice del Maestro oscuro?- si azzardò a dire Rhaul.
 
-Perché questa domanda? Sospettate di Lui?- chiese di rimando Fenrir.
 
-Beh…si è presentato a fare domande, dopo l’esplosione. Quindi dei sospetti, ci sarebbero- rispose il Detective. Fenrir chiuse gli occhi.
 
-No. Dubito c’entri lui- rispose alzandosi e guardando il Comandante.
 
-Vi farò avere ciò che vi serve e le informazioni criptate del carico. Tuttavia, pretendo la massima riservatezza…mi spiego?- Alpha annuì lentamente. Ribattere sarebbe stato inutile e poi sapeva che aveva occhi e orecchie dappertutto. Anzi gli sembrava strano che non avesse ancora trovato il colpevole.
L’argenteo si alzò dalla sedia facendo per uscire dall’ufficio, ma si fermò proprio davanti alla porta.
 
-Un’ultima cosa. Non è che non abbia fiducia in voi. Ma se scoprirò che prima di distruggere il mio magazzino hanno sottratto qualcosa …sguinzaglierò i miei segugi per trovarli. Non so se mi spiego?!- la temperatura della stanza sembrò abbassarsi di colpo, tanto che il respiro di Rhaul si condensò. Il Bàthory stava usando la sua magia per abbassare la temperatura.
 
-Certamente, Lord Fenrir- dopo tale risposta si si limitò ad annuire prima di usciere dalla stanza.
 

 
---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---
 

Poggiò le pepite di oro nel baule, che era ormai pieno quasi a metà. In due giorni Nergal era riuscito a riempire quasi cinque bauli di oro. Che poco prima erano semplici pezzi di piombo. Tutto merito dell’incantesimo del tocco dorato. Un antico incantesimo che per poi non portò uno dei regni più grandi dell’antichità ad uccidersi a vicenda.
Si fermò per prendersi un attimo di respiro e riposo. Mancavano ancora tre giorni all’asta ed era già ansioso di avere tra le mani quel Grimorio.
 
“Chissà che magie contiene?” era un pensiero fisso. Provare a indovinare il contenuto di uno di quei libri, era molto più facile prevedere quale faccia di un dado sarebbe uscita. Avrebbero potuto esserci incantesimi proibiti di ogni tipo. Ma una parte di lui aveva timore che sarebbe potuto trattarsi di un falso. Gli era già capitato in passato di venire fregato o di aver comprato un Grimorio che si fosse rivelato un falso.
 
-Anche questo fa parte del gioco. Giusto?- chiese rivolto alla sua ombra. Questa sembrò tremolare come a dargli ragione. Dopo di che si allungò da sola come se fosse vita, arrivando fino alla bottiglia di acqua gassata posta sulla scrivania nella stanza adiacente. Si avvolse intorno alla bottiglia per afferrarla e ritirarsi indietro fino al suo proprietario.
Lui prese la bottiglia facendo un cenno del capo, dando poi uno sguardo alle notizie sul giornale. Le più interessanti riportavano: “Attacco al porto, magazzino distrutto. Caccia ai colpevoli” e “La famiglia più influente di Kētō, punta al cielo. Costruzione di un nuovo dirigibile
 
Delle due trovava più interessante la seconda. Anche se conoscendola non era una novità che puntassero a darsi un sacco di arie. Si versò un po' di acqua gassata in un bicchiere, per dare una gioia alla sua gola assetata. Quando qualcuno bussò alla porta.
Guardò l’ingresso chiedendosi chi potesse essere a disturbarlo. Fece cenno alla sua ombra di andare a controllare. Quest’ultima di allungò fino a sotto la porta per poi tornare indietro assumendo la stessa posizione del suo padrone.
 
“Che diavolo vogliono?” si alzò chiudendo il forziere pieno di oro ed evocando una pianta nera per farglielo ingoiare e tenerlo al sicuro. Tenendo ancora il bicchiere in mano aprì la porta agli agenti della Guardia cittadina.
 
-Oh tu…- disse riconoscendo il volto si Rhaul: -Sei il tizio del porto…che cosa vuoi?-
 
-E così che ti rivolgi alle forze dell’ordine?- chiese il detective irritato. Nergal lo guardò con sufficienza bevendo la sua acqua.
 
-Ripeto, che cosa volete?- domandò nuovamente. L’uomo si era portato dietro altri cinque agenti. Ma dal loro linguaggio corporeo era ovvio che non erano felici di esseri lì. Rhaul si schiarì la voce, tirando fuori un paio di manette di un colore argento con delle crepe rosse.
Manette di Oricalco, il metallo in grado di inibire le abilità magiche. Questo confermava che erano venuti per lui.
 
-Con quale accusa mi arrestate?-
 
-Non ti stiamo arrestando! Ma dobbiamo farti delle domande, per cui devi seguirci in centrale- precisò il detective indicando la vettura blindata dietro di sé.
Il moro alzò un sopracciglio. Sapeva che domande dovevano fargli o almeno lo intuiva. Ma il fatto che fossero venuti a prenderlo, lo faceva quasi da ridere, tanto che un ghigno si formò sul suo volto e una strana emanazione vibrò dal suo corpo come un battito cardiaco. Gli agenti tremarono iniziando a sudare, non sapevano che cosa stesse facendo, ma il loro istinto di sopravvivenza gli diceva che erano in serio pericolo di morte.
 
-Seguirvi in centrale?- sussurrò e Rhaul deglutì agitato. Si aspettava che li avrebbe attaccati. Invece mise via il bicchiere e gli mostrò i polsi.
 
-Starò al vostro gioco, ma vediamo di sbrigarci. Non voglio saltare il pranzo- rispose mentre l’emanazione spariva. Il Detective deglutì annuendo lievemente, mentre con le mani che ancora gli tremavano. Infilò le manette al Maestro oscuro.
 
Tutti nella parte alta conoscevano il famoso Maestro oscuro. Il personale del dipartimento di sicurezza si ritrovò non poco stupito nel vederlo entrare dalla porta in manette. Alcuni dei presenti ebbero dei sussulti, sapendo delle voci che giravano su di lui. Ma nonostante fosse in catene tutti avevano paura per guardarlo o incrociare il suo sguardo.
Venne lasciato in una stanza per gli interrogatori incatenato alla sedia su cui l’avevano fatto sedere. Rimase a guardarsi intorno tra le pareti di quella stanza, facendo schioccare qualche volta la lingua. Alla fine la porta si aprì nuovamente e fecero il loro ingresso un altro agente.
 
Quest’ultimo non lo guardò nemmeno andando direttamente a sedersi davanti a lui con delle carte in mano.
 
-Signor Nergal Farigh o preferisce che la chiami Maestro Oscuro?- non rispose, visto che gli sembrava uno spreco di tempo, così come avergli fatto aspettare così tanto in quella stanza.
 
-Mi avete fatto aspettare venti minuti. Ve la siete presa comoda!- rispose invece facendo alzare la testa dell’agente, che lo scrutò in quegli occhi occhi. Gli venne un brivido, come se quello sguardo cercasse di guardarlo dentro fino a strappargli via l’anima.
 
-Beh, siamo piuttosto impegnati- rise a quella risposta, era ovvio che volevano solo mettergli pressione. Ma avevano scelto l’approccio sbagliato con lui. Visto che sapeva rispondere a tono.
 
-Sicuro. Impegnati a dormire e grattarvi la pancia!- la Guardia cittadina fu punto proprio sul suo orgoglio. Lasciò cadere a terra i fogli, incrociando le braccia al petto. Stava assumendo una posa difensiva, proprio quello che il corvino sperava.
 
-Va bene Maestro oscuro. Andiamo dritti al punto…che ci facevi sul luogo dell’esplosione?- proprio come sospettava, lo credevano colpevole o forse un complice in quel casino. Quello stupido detective doveva aver fatto il suo nome. Se lo avesse incontrato da solo più tardi gli avrebbe fatto passare volentieri un brutto quarto d’ora.
Nergal alzò la testa mettendosi il più dritto possibile con la schiena per darsi una sensazione di superiorità.
 
-Tanto per cominciare io sono arrivato sul luogo dell’esplosione, subito dopo i soccorsi e le forze di guardia. Quello stupito del vostro collega può confermarlo. Sempre se non se n’è scordato- era certo che quel tipo stesse ascoltando la conversazione forse dalla stanza adiacente e poi continuò: -Inoltre se fossi stato io. Avrei agito nel modo più silenzioso possibile e non di certo facendo tutto quel casino!-  la Guardia non sapeva come ribattere a quelle parole. Le voci che aveva sentito, dicevano che aveva le mani perennemente macchiate di sangue ed era per questo che portava i guanti.
 
In quel momento il Comandante Alpha fece il suo ingresso nella stanza. Il suo sottoposto fu stupito di vederla, ma prima che potesse dire qualcosa, lei gli lanciò uno sguardo per dirgli di congedarsi. La Guardia non se lo fece ripetere e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta dietro.
La donna scrutò il giovane davanti a lui, il Mana che proveniva da lui era così scuro da fargli venire quasi un attacco di vomito. Nonostante avesse le manette per limitarne le capacità magiche. Ne aveva sentito parlare ma ora le era chiaro che quell’individuo era realmente pericoloso.
 
-A giudicare da come quello è uscito, tu devi essere un pezzo grosso!-
 
-Sono il Comandante Alpha, signor Nergal- rispose avvicinandosi e togliendogli le manette. Quel gesto lo stupì un po', anche se avrebbe potuto farlo da solo. Non percependo alcun intento malvagio la donna non era preoccupata di togliergli le manette. Ma niente presagiva che sarebbe potuto diventare violento da un momento all’altro.
 
-Da questo gesto mi pare di capire che non mi considera una minaccia?- quella donna doveva essere troppo fiduciosa. Ma di certo non era una stupida.
 
---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---
 

Alpha continuò per altri cinque minuti a fargli domande. Ma già dal suo sguardo che dalle risposte, era chiaro che lui era totalmente estraneo ai fatti.
 
-Può andare, scusi il fastidio- rispose in fine. Nergal si alzò senza dire niente, fermandosi sulla porta.
 
-Fossi in voi addestrerei meglio i vostri uomini, perché senza il mio consiglio era chiaro che avreste brancola nel buio- la blu non disse niente ma strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Non sapeva però se quel gesto fosse dovuto perché aveva appena insultato la Guardia cittadina o del fatto che avesse effettivamente ragione.
Appena aprì la porta trovò appoggiato al muro proprio il detective che lo aveva arrestato. L’uomo deglutì incontrando gli occhi rossi del corvino che ricambiò lo sguardo. Ma il suo sguardo più che rabbia era di totale indifferenza. Senza dire niente percorse il corridoio fino alla porta d’uscita della stazione. A quel punto tutte le persone all’interno poterono tirare un sospiro di sollievo.
 
Alpha lo guardò andarsene per poi richiamare la guardia che lo aveva interrogato.
 
-I Bàthory ci hanno fatto avere la lista completa di ciò che conteneva il magazzino?-
 
-Si Comandante. Ci è appena stata consegnata- rispose lui porgendogli i fogli. La donna li prese iniziando a guardarli, ma già dando uno sguardo alle parole che erano state rimosse dai verbali di carico. Capì che c’era di mezzo qualcosa di magico.
 
“Mai che il mio lavoro sia tranquillo per una volta!” si maledisse lei stessa.
 
 
Se già era di pessimo umore per essere stato convocato con l’accusa di essere un sospettato non fosse abbastanza. Lo stomaco di Nergal iniziò a reclamare del cibo, ed in effetti guardando il suo orologio da taschino, era proprio ora di pranzo.
Visto che già si trovava nella parte interna della città, poteva anche concedersi un pasto costoso una volta ogni tanto.
 
-Bene signor Farigh, la riportiamo alla sua dimora- disse un’agente aprendo la portiera della vettura. Ma quando si girarono del moro non c’era più traccia, si guardò intorno senza trovarlo.
 
La parte esterna di Kētō non poteva certo competere con quella interna. Le strade erano pulite e lastricate con marmo tagliato e levigato alla perfezione, talmente lucido che ci si sarebbe potuti specchiare. Anche gli edifici erano fatti in materiali costosi e con un design vittoriano ed elegante. Tutte le persone che camminavano per strada trasmettevano un senso di eleganza e potere.
Anche se la maggior parte erano della bassa nobiltà, avevano comunque più soldi di tutte le persone della parte bassa.
 
In un posto simile uno come lui saltava subito all’occhio, ma gli sguardi non gli davano molto fastidio. Infilò la mano nella giacca tirandone fuori un capello a cilindro nero con motivi rossi e due grosse piume rossastre ai lati. Si infilò il capello in testa e prese il suo bastone da passeggio con il manico in osso levigato a forma di teschio di cervo, mettendosi a camminare per le strade.
Tutti i passanti si fermavano a lanciargli delle occhiate, chi per curiosità e chi per indignazione nel vedere una persona del genere nella parte alta.
 
“Vediamo dove posso andare a fare uno spuntino?” i negozi erano per lo più abiti abiti e accessori. Ma ce n’era anche qualcuno legato alla magia, avrebbe voluto visitarne qualcuno per curiosità. Anche se sapeva che lì non avrebbe certo trovato il tipo di oggetti che gli interessava
La sua attenzione fu infine attirato da un negozietto con dei tavoli all’aperto. La struttura aveva un’architettura vittoriana dai colori chiari. Si avviò ad uno dei tavoli vuoti sedendovisi, aspettando che qualcuno venisse a prendere il suo ordine.
Una delle cameriere uscì per prendere l’ordinazione del nuovo cliente, ma appena lo vide tornò di corsa dentro.
 
-Capo abbiamo un problema!- disse rivolgendosi alla proprietaria.
 
-Quale problema?- la cameriera la portò alla finestra indicando la persona seduta al tavolo. Anche lei riconobbe subito il Maestro oscuro. Il suo pensiero fu come mai si trovasse nella parte alta, visto che di solito stava nella parte bassa.
 
-Che facciamo? Dobbiamo dirgli di andarsene?- la giovane non ci pensava minimamente a parlarci. Se si fosse arrabbiato avrebbe potuto scorticarla viva senza nemmeno toccarla. La proprietaria usò un campanello e un omone dalle orecchie lupine si presentò davanti a lei.
 
-Mi ha chiamato signora?- chiese il membro dei Fjellálfar, una sottoclasse di elfi più grossi e massicci dei suoi cugini e con una carnagione del colore della pietra. Anche per questo erano chiamati Elfi rocciosi. Molto forti e resistenti, perfetti come guardie del corpo o lavoratori. E dal collare nero che portava era chiaro che fosse uno schiavo, una cosa comune per i nobili possedere degli schiavi anche di altre razze.
 
-Si…potresti andare da quella persona e dirgli di andarsene- disse la donna indicando la persona seduta al tavolo. Sebbene la sua razza non brillasse per intelligenza, capì grazie alla percezione della magia che quell’individuo era mortalmente pericoloso. Il gigante deglutì agitato, il suo istinto gli stava dicendo di rifiutare, ma non poteva sottrarsi ad un ordine della sua padrone.
 
Nergal rimase ad aspettare che qualcuno venisse a prendere il suo ordine, ma ci stavano mettendo troppo tempo per un luogo di classe. Ciò gli fece sorgere il dubbio che forse non volevano servirlo. Mentre ci pensava vide un Fjellálfar vestito da cameriere uscire dal locale e fermarsi davanti al suo tavolo.
 
-Beh era ora. Cosa mi consiglia del menù e la lista dei tè da abbinare?- chiese togliendosi il cappello e poggiandolo sul tavolo.
 
-Veramente, sono qui per chiederle di andarsene- appena lo disse i loro occhi si incontrarono. Quelle pozze rosso fecero venire un brivido sotto la spessa pelle dell’elfo roccioso. Il Mana che quell’individuo stava emanando lo stava facendo sentire male.
Non volevano servirlo, forse perché era della parte bassa e povera di Kētō. Un comportamento prevedibile, visto l’ambiente raffinato, avevano paura che li macchiasse con il suo lerciume. Peccato che lui aveva fatto la doccia ed era affamato.
Portò la mano ad aprirsi la giacca mostrando le lame nascoste in essa, lo schiavo si mise subito in posizione di guardia. Ma l’altro non afferrò le lame ma qualcosa dalla tasca interna e metterlo sul tavolo.
 
-Questi dovrebbero farvi cambiare idea- lo Fjellálfar sgranò gli occhi prendendo con mani tremanti quello che aveva lasciato e tornare subitodentro.
 
-Che cosa ti ha dato?- chiese la padrona che aveva assistito a tutta la scena oltre la finestra. Lo schiavo gli mostrò i cinque Coni reale a cui la donna sgranò gli occhi. Deglutì guardando le monete e poi la persona seduta fuori.
 
-Signora…uhm che facciamo?- chiese la cameriera confusa. Un profitto del genere non poteva farselo scappare. Inoltre aveva già pagato, come imprenditrice sarebbe stato un disonore non servirlo.
 
-Va e prendi la sua ordinazione!- rispose secca intascandosi subito le monete.
 
---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---
 

Il tramezzino di salmone striato e formaggio di capra con caviale non era niente male. I sapori si abbinavano molto bene per i suoi gusti. Aveva ordinato un vassoio a torre pieno con prelibatezze soprattutto salate, come tramezzini formaggi con cracker e miele e bignè ripieni di una spuma al caviale.
Si versò una tazza di tè nero speziato, portandolo alle labbra. Il contrasto dei chiodi di garofano, cannella e noce moscata era un buon abbinamento con qualcosa di salato come quel vassoio.
 
“La cameriera sa proporre bene” doveva ammettere. Ma considerando dove si trovava, non poteva aspettarsi niente da meno. Se non fossero stati efficienti in quel posto, avrebbero dovuto chiudere baracca in un battito di ciglia. Mentre si gustava il suo pranzo, le persone in strada e nei negozi vicini che lo vedevano spostavano lo sguardo altrove o iniziavano a spettegolare.
 
“Quando torno a casa devo riprendere la produzione dell’oro” aveva ancora tre giorni prima dell’asta e avrebbe dovuto produrre più oro possibile, se voleva accaparrarsi il Grimorio in palio. Questo al momento era il suo obbiettivo primario.
 
-Levati dai piedi spazzatura!- sentì dire dalla strada. Alzò la testa per vedere quattro guardie corazzate disposte agli angoli di un giovane uomo. Doveva avere più o meno la sua stessa età, forse con uno o due anni di meno.
Era alto nella media dal fisico magro e non proprio muscoloso, era carino ma di certo non bellissimo, con dei capelli neri tagliati corti ed occhi viola come l’ametista. Indossava un abito di seta viola e bianco con ricami a mano, cintura in pelle di serpente marino e dei gioielli soprattutto di ametista ornavano la sua persona. Da come si atteggiava doveva di sicuro essere una persona molto influente. Quando gli occhi di Nergal videro lo stessa sulle armature delle guardie che lo seguivano: Un corvo viola con dietro due asce incrociate.
 
“I Kragebrats ” la quinta delle famiglie più potenti e influenti della città e quel ragazzo doveva essere uno dei loro rampolli. Lo ignorò ritornando al suo tè.
 
-Che ci fa qui un mostro?- chiese la voce del giovane facendogli fermare dal bere il suo tè, notando che sembrava averlo puntato.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo. Qui facciamo la conoscenza di ben due delle cinque famiglie più influenti di Kētō: I Bathory e i Kragebrats.
E della prima vediamo anche l’attuale capofamiglia Fenrir Bathory che a quanto pare non ha preso bene la distruzione del suo magazzino ed ha intimato freddamente alla Guardia cittadina di aggiornarlo sugli sviluppi. La dice lunga su di lui e la sua influenza.
Al contrario Nergal dopo un interrogatorio inutile decide di pranzare nella parte alta della città finendo per incontrare anche un fastidioso imprevisto.
 
Per ora questo è tutto, vi do appuntamento al prossimo capitolo per vedere come reagirà il protagonista davanti al rampollo di una delle cinque famiglie più influenti. Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e vi saluto al prossimo.
A presto
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: dragun95