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Autore: _Atlas_    18/01/2024    1 recensioni
1997.
Axel, Jake e Jenna vivono i loro vent’anni nella periferia di Mismar, ubriacandosi di concerti, risate e notti al sapore di Lucky Strikes. Ma la loro felicità è destinata a sgretolarsi il giorno in cui Jake viene trovato morto, spingendo gli altri nell’abisso di un’età adulta che non avrebbero mai voluto vivere.
Diciotto anni dopo, Axel è un affermato scrittore di graphic novel che fa ancora i conti col passato e con una storia di cui non riesce a scrivere la fine.
Ma come Dark Sirio ha bisogno del suo epilogo, così anche il passato richiede di essere risolto.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo XXIV

 
 
 
 
 
Mismar, maggio 1997
 
 

Le note dei Kansas gli risuonavano ancora nella testa mentre cercava, senza riuscirci, di cedere al sonno. Anche Jenna aveva faticato ad addormentarsi, si era chiusa in uno dei suoi improvvisi silenzi e si era raggomitolata contro di lui aggrappandosi con le dita all’indice della sua mano, quasi fosse tornata indietro di vent’anni. Axel la sfiorò appena, temendo che un qualsiasi altro gesto potesse rovinare quel momento e ripercorrendo con la mente ogni sensazione che aveva vissuto quella sera.
Quando alla fine il suo respiro si era fatto poco a poco più pesante, lui si era ritrovato con il cuore più leggero ma con gli occhi ancora sbarrati nel buio.
A mente più fredda ripensò alla conversazione con Darryl e alle parole di Maggie, provando uno strano mix di rabbia e orgoglio per quello che stava facendo e per quello che invece riteneva sarebbe stato meglio fare, per Jake e forse per tutti loro.
Non sopportava l’atteggiamento di Darryl, sembrava quasi che lo facesse apposta ad essere così enigmatico e ad escluderlo dal piano che aveva escogitato per aiutare quello che, a conti fatti, era il suo unico amico. Un piano, per altro, in cui era stato tirato in ballo senza nemmeno accorgersene.
Forse, rifletté mentre iniziava a sentire le palpebre sempre più pesanti, doveva prendere distanza da Darryl e agire per conto proprio. Pensava e ripensava a come fare, fino a quando i tratteggi di un fumetto e le battute di un alieno capriccioso non si mischiarono a ricordi confusi e al profumo alla pesca di Jenna che ancora gli solleticava le narici. Esausto, alla fine si addormentò.
 
La mattina seguente passò relativamente in fretta. Jenna, forse per alleggerire l’atmosfera un po’ carica di imbarazzo, aveva preso prima a canticchiare e poi a borbottare qualcosa su un argomento che Axel non aveva colto del tutto, ma che era sicuro c'entrasse con qualche personaggio di Beverly Hills.
«Qual è il problema?» le domandò assecondandola e accendendosi una sigaretta, lui stesso nervoso e non proprio sicuro di come far tornare le cose alla normalità.
«Niente, Brandon ha baciato Kelly…ma di queste cose è meglio parlarne con Maggie, senza offesa» gli rispose sorridendo e raccogliendo nel frattempo le sue cose nello zaino.
«Nessuna offesa. Tanto non ho idea di chi siano.»
«Lo so, tu sei più un tipo da spade laser e viaggi nel tempo.»
«Guarda che anche Ritorno al Futuro ha i suoi lati romantici.»
«Sì ma non ha Jason Priestley.»
Axel liberò uno sbuffo di fumo e spense la sigaretta al bordo della finestra.
«Quando ci vediamo?» le chiese poi, trattenendo un po’ il fiato.
«Non lo so…stasera?»
«Stasera può andare» convenne Axel, non del tutto sicuro di riuscire ad aspettare così tanto. Aveva comunque diverse cose da fare, e tra queste rientrava anche il turno serale da Earl.
«Alle otto sono da te» gli mormorò Jenna a pochi centimetri dalle labbra, rubandogli poi un bacio fugace «Cerca di non farmi rischiare l’ipotermia, stavolta.»
«Vedo quello che posso fare.»
Axel la trattenne a sé ancora per qualche istante per poi lasciarla ai suoi impegni.
Mosso da nuova energia si convinse poi a considerare davvero quelli che fino a poche ore prima erano stati pensieri per lo più indefiniti. Improvvisamente prendere distanza da Darryl non era più un’idea che gli incuteva timore, del resto si riteneva in grado di prendere da solo le sue decisioni e anche se questa rischiava di avere delle conseguenze, seppur poco chiare, non per questo avrebbe dovuto tirarsi indietro.
“Non devi dargli soldi.”
Le parole di Darryl gli riecheggiavano ancora nella testa, severe e austere come mai lo erano state nei suoi confronti. Forse un tempo lo avrebbero intimorito, un tempo lontano in cui la sua autorevolezza non correva tuttavia il rischio di essere messa in discussione perché a parte zio Davis, che a suo modo gli aveva voluto bene, Darryl era l’unico punto fermo in una vita colma di assenze.
Tentennò più di una volta mentre contava e ricontava i soldi, chiedendosi se fossero pochi o troppi, se fossero stati graditi o meno e se alla fine li avrebbe accettati. Dopo un altro istante di esitazione si convinse a chiuderli in una busta e a ignorare una volta per tutte le parole di Darryl, ripetendosi per l’ennesima volta che era lui a non aver capito e che era lui a non voler aiutare davvero Jake.
Fece a piedi il tragitto che portava a casa dell’amico, respirando l’aria umida e un po’ più calda dei primi giorni di maggio. Mismar non era una bella città, o almeno così aveva sempre ritenuto, eppure quei timidi assaggi di estate riuscivano a renderla più vivibile, se non addirittura piacevole.
Persino casa di Jake aveva tutto un altro aspetto, notò con un certo sollievo.
Anche questa volta dovette attendere fermo sul suo pianerottolo, accogliendo quasi con gioia i passi striscianti che alla fine udì dall’altra lato della porta.
«Beh?» gli chiese Jake con aria sospettosa aprendo l’uscio di appena qualche centimetro.
«Come beh? Apri o mi fai restare qua?»
Axel sentì addosso il suo sguardo, che lo percorse dalla testa ai piedi quasi lo stesse passando davanti a un metal detector.
«Avanti» gli disse quello facendogli spazio per entrare.
Avrebbe voluto rispondergli a tono, come loro solito, ma qualcosa lo obbligò a frenare la lingua. Jake non aveva un bell’aspetto, anzi, valutò dal suo sguardo che poteva aver dormito sì e no un paio d’ore. Aveva addosso la sua vecchia maglietta dei Beatles e una tuta slabbrata di almeno una taglia in più.
La casa era un disastro. Axel si costrinse a non guardarsi intorno troppo a lungo e in maniera troppo sospettosa, ma Jake come sempre giocava d’anticipo e gli aveva già letto nella mente.
«C’è uno schifo, non c’è bisogno che tu dica niente» gli disse chiudendosi finalmente la porta alle spalle.
«Vorrei solo dirti che ti sei tenuto la mia maglietta» sviò invece Axel, trovando miracolosamente un’uscita di emergenza da quell’impasse. Seppur in fretta, il suo sguardo aveva comunque registrato qualche bottiglia di troppo ai piedi del divano, presumibilmente di birra.
«È comoda» si limitò a rispondere Jake, inciampando su un paio di riviste abbandonate sul pavimento. «Che ci fai qui?»
«È da un po’ che non ci vediamo» rispose Axel, seguendolo verso la cucina e continuando a guardarsi intorno con apprensione.
«Sono stato impegnato. La band, il fumetto…ho provato a continuarlo da solo» gli disse con tono di voce più morbido.
Axel sbarrò gli occhi con sorpresa.
«In che senso lo hai continuato?»
«A essere sinceri l’ho iniziato da capo, mi piaceva l’idea degli alieni che conquistano la luna. Un po’ meno quella che dovessi occuparti tu di disegnarlo al mio posto.»
Axel trattenne appena un sorriso e sperò che a Jake sfuggisse il plico di fogli che teneva sottobraccio, improvvisamente convinto di non volerglieli più dare.
«Posso vederlo?» domandò invece, curioso di cosa avesse partorito la sua fantasia.
«Certo che no» borbottò Jake.
«Perché no?»
«Perché fa schifo, che domande. Però mi diverto, mi distrae.»
«Lo presenterai al concorso, vero?»
«Solo se tu presenti Dark Sirio
Axel si morse la lingua e arricciò la bocca in una smorfia di disgusto.
«È fuori discussione» disse con risolutezza.
«Il professor Layton non approverebbe» lo provocò Jake.
«Non cerco la sua approvazione, infatti.»
«Come vuoi. Tu come stai? Mi sembri bello arzillo» gli chiese cambiando nuovamente argomento.
Il pensiero di Jenna gli piombò nella mente alla velocità della luce. Stava bene, ma per una qualche oscura ragione preferiva non dirglielo.
«Sto» rispose con un’alzata di spalle. «Volevo chiederti la stessa cosa.»
«In che senso? Vuoi sapere come sto?»
Axel fece di nuovo spallucce, sperando che non si sentisse obbligato a rispondere. Del resto era una domanda superflua chiedergli come stesse.
«Te l’ho detto, cerco di distrarmi. Non credo di stare troppo male.»
A quel punto Axel non riuscì più a trattenersi e gli mise sotto agli occhi la busta che aveva preparato per lui.
«Cosa sarebbe?» chiese Jake con voce piatta, guardandone il contenuto.
«Un aiuto. So che non è tantissimo, ma…»
«Perché?»
Axel non capì subito se a spiazzarlo fosse stato il suo sguardo incomprensibile o il tono di voce che aveva usato, a metà tra un sussurro gentile e uno che anticipava l’ennesima tempesta di rabbia.
«Non so che problemi ci sono con Cody Harrys, ma se hai un debito con lui quelli glieli puoi dare, così la smette di fare lo stronzo. Altrimenti usali come pensi sia meglio, sono tuoi» spiegò tutto in un fiato, realizzando solo alla fine che forse non era stata una buona mossa. Di nuovo gli tornò in mente Darryl e la sensazione fu quella di aver appena compiuto un passo molto più lungo di quello che poteva permettersi.
Jake d’altra parte si chiuse nel silenzio, osservando le banconote con uno sguardo che ormai era diventato indecifrabile.
«Sei sicuro di quello che stai facendo?» gli chiese semplicemente.
Axel tentennò una manciata di secondi e infine annuì. «Sono solo soldi.»
«Non riuscirò mai a ridarteli tutti.»
«Non è un prestito, non li rivoglio indietro» chiarì, ormai a corto di altre parole.
Lo sguardo lucido dell’amico e il sorriso spezzato che gli rivolse subito dopo lo ammutolirono definitivamente, alleggerendo un po’ la sua tensione quando alla fine, con un filo di voce, gli mormorò un “grazie”.
Il campanello d’ingresso li riportò poi al presente, e a giudicare dallo sguardo di Jake forse sapeva già chi avrebbe trovato alla porta.
«Ciao Jenna» la salutò euforico trovandosela davanti e infilandosi in tasca la busta coi soldi.
Il tonfo che Axel percepì nel petto gli mozzò il respiro per una manciata di secondi. Per un attimo tutta la fiducia che poco a poco era riuscito a provare nei confronti della giovane crollò miseramente, facendogli realizzare quanto questa volta si fosse spinto oltre prima di ricevere l’ennesima delusione da chi sosteneva di volergli bene.
Prima ancora di salutare Jake, Jenna intercettò il suo sguardo e gli andò incontro senza esitare, prendendogli la mano a sorpresa. Lui, quasi fosse diventato di legno, non reagì. Era evidente che non si aspettasse di trovarlo lì e che ora stesse cercando di salvare la situazione.
«Wow, ora hai anche smesso di salutarmi?» borbottò Jake osservando poi con attenzione le loro mani intrecciate.
Quasi con disperazione, Axel pensò che fosse finita. Con Jenna, con Jake, con tutto quello che in quei mesi avevano costruito insieme.
«Mi sono perso qualcosa?» domandò ancora Jake con tono quasi divertito. Solo a quel punto Axel realizzò che c’era forse una remota possibilità che avesse frainteso tutta la situazione e che Jenna fosse solo andata a salutarlo per sapere come stesse. Esattamente come aveva appena fatto lui. Non solo, da come gli stava stritolando la mano probabilmente aveva già capito la direzione dei suoi pensieri e adesso stava provando a riportarlo sulla strada giusta.
«Diciamo di sì. Non era comunque questo il modo in cui avremmo voluto dirtelo» spiegò Jenna, riuscendo a stuzzicarlo senza nemmeno guardarlo in faccia.
In effetti Axel riuscì a sentirsi un perfetto idiota, anche se non era del tutto sicuro di come Jake avrebbe reagito a quella rivelazione.
L’amico, per contro parte, alzò gli occhi al cielo e sbruffò pesantemente.
«Lo sapevo. E ora chi vi sopporta più?»
Axel non disse nulla, e sebbene ritenesse quella situazione del tutto assurda e tragicomica, alla fine riuscì prima a sorridere e poi a ridere di gusto insieme agli altri due. Forse nei giorni a seguire avrebbero avuto modo di parlare di quanto era successo, o forse non avrebbero mai più affrontato la cosa. In fondo ci sperava, dopotutto lui e Jenna stavano provando ad aiutare un amico, ognuno nel modo in cui riteneva più opportuno e che, per una curiosa coincidenza, li aveva portati a ritrovarsi in una mattina qualsiasi di inizio maggio.
Nonostante tutto, Axel riprese a respirare con leggerezza.

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NdA 
“Il prossimo capitolo arriverà verso novembre” e altre storie di fantascienza *-*
Mi spiace aver slittato così tanto l'aggiornamento, purtroppo è stato un periodo molto impegnativo e solo ora sono riuscita a riprendere in mano la storia. Che comunque va avanti. Un po’ a rilento, ma va avanti :’)
Che dire, eniuei? Non ho amato molto scrivere questo punto della storia, ma in effetti è uno dei punti cruciali e il gesto di Axel non è qualcosa che non avrà delle conseguenze, ecco. Mi piaceva, tra le altre cose, l'idea che prendesse distanze da Darryl e che si sporcasse un po' le mani. MA NON DICO ALTRO okay, ciao.
 
Approfitto di questo spazio per ringraziare tantissimo Leila e Lightning, instancabili commentatrici che nonostante tutto continuano a seguire questa storia <3
 
Ora, l’idea sarebbe quella di pubblicare il prossimo a breve giro…speriamo di concretizzarla senza ulteriori intoppi :P
 
Un saluto,
 
_Atlas_

 

   
 
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