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Autore: Star_Rover    20/01/2024    4 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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XXXVI. Il confronto
 

Dopo il rapido congedo, il ragazzino corse via, scomparendo come un fantasma nella nebbia. Le sue impronte nella neve fresca furono presto spazzate via dal vento.
Jari non biasimò quel giovane per essersi volatilizzato con tanta fretta, di sicuro non vedeva l’ora di tornare a scaldarsi davanti al fuoco insieme ai suoi compagni. Almeno lui avrebbe potuto dormire tranquillamente quella notte.
Il tenente pensò a questo mentre percorreva il sentiero che conduceva al capanno vicino al lago ghiacciato. Fu costretto a stringersi nel suo cappotto, avanzando lentamente controvento. La bufera era talmente intensa da impedirgli una chiara visuale. Ogni elemento del paesaggio era coperto da uno spesso manto candido, ad ogni passo il giovane affondava nella neve fino ai polpacci.
Un ramo cedette al peso della neve, si spezzò cadendo a terra con un tonfo improvviso. Jari sussultò, istintivamente pose la mano sull’arma. Dopo essersi ripreso dallo spavento, riprese il cammino, imperterrito verso la sua meta.
Il gelo non fu sufficiente a distoglierlo dalle sue preoccupazioni. Da quando aveva catturato quel soldato nemico non era più riuscito a liberarsi da dubbi e incertezze. Era tormentato da quei pensieri sempre più opprimenti. Pur essendo consapevole delle sue responsabilità, non riusciva a darsi pace.
Non sapeva che cosa aspettarsi da quell’incontro. Non voleva illudersi, non sperava di poter mettere a tacere la propria coscienza e nemmeno di riuscire a restare indifferente alla sorte del prigioniero.
Dentro di sé però sentiva di dover esaudire la sua unica richiesta. Ciò che lo spaventava maggiormente, era il fatto che non fosse smosso soltanto dal senso del dovere.
Ovviamente avrebbe incontrato il prigioniero come ufficiale delle Guardie Bianche, ma non era certo di poter rimanere obiettivo in quella faccenda.
Era ancora immerso in queste considerazioni quando raggiunse il rifugio alla fine del sentiero.
Jari cercò di fare del suo meglio per nascondere il nervosismo davanti alle guardie.  
«Non credo che riuscirà a scoprire molto» disse il soldato che aprì la porta.
Il tenente emise un profondo sospiro.
«È mio dovere provare a interrogarlo»
«È sicuro di voler procedere da solo?»
L’ufficiale confermò, quella era una questione personale.
I suoi sottoposti rispettarono la sua volontà, tornando alle loro postazioni.
Jari entrò all’interno e prontamente richiuse la porta di legno alle sue spalle. Riconobbe subito la figura nella penombra. Per precauzione il prigioniero era stato legato a una sedia, anche se in quelle condizioni non rappresentava un pericolo.
Jari si avvicinò lentamente con passo incerto, con le mani tremanti accese la lampada a gas sul tavolo.
Finalmente poté osservare da vicino il suo volto. Conosceva bene quei lineamenti, seppur induriti dalla guerra.
«Verner…»
Lui sollevò leggermente lo sguardo.
«Sapevo che saresti venuto» disse semplicemente.
Il tenente cercò di mettere ben in chiaro la sua posizione.
«È mio dovere interrogarti»
Verner si trattenne dal ridere in faccia all’ufficiale.
«Sai bene che non parlerò»
Jari ignorò quell’affermazione ed iniziò a porre formalmente le sue domande.  
«Sappiamo che i Rossi stanno cercando una via di fuga verso la Russia. Qual era la destinazione della tua squadra?»
Verner rimase in silenzio.
«Considerando gli ultimi avvenimenti, direi che la strada più sicura per raggiungere il confine sia verso sud. Helsinki però non è più sicura. Che cosa vi hanno promesso i vostri leader?»
Ancora silenzio.
Jari cominciò a spazientirsi.
«Le cose potrebbero essere più semplici per un prigioniero disposto a collaborare»
Verner non era rimasto indifferente al comportamento del suo avversario, il quale stava evitando il confronto, mascherando le emozioni dietro alla sua divisa.  
«Tra noi due, non sono io quello in difficoltà»  
Jari provò profonda indignazione.
«Non avrei dovuto accettare di incontrarti!»
Verner mantenne lo sguardo fisso su di lui.
«Eppure sei ancora qui»
Il giovane non poté mettere in discussione la realtà dei fatti. Finalmente trovò il coraggio di affrontare direttamente il suo interlocutore.
«Ho saputo che hai chiesto di me. Per quale motivo?»
«Volevo conoscere meglio il tenente Koskinen» rispose Verner con evidente sarcasmo.
Egli ignorò la sua provocazione.
«Questa divisa non mi ha cambiato» affermò con decisione.
Verner sbuffò: «il ragazzo che conoscevo è morto il giorno in cui ha deciso di andarsene»
Jari lo guardò con rammarico. Quel soldato stremato dalla fame e dalla fatica appariva come un estraneo ai suoi occhi.
«Nemmeno io ti riconosco più» fu la dolorosa sentenza.
I due restarono qualche istante in silenzio, continuando a scrutarsi con diffidenza.
Jari ripensò al loro ultimo incontro, avvenuto ormai tre anni prima. Non poteva credere che il suo caro amico d’infanzia, il giovane di cui si era innamorato, fosse diventato un criminale.
Sapeva bene che Verner era sempre stato un ragazzo impulsivo, ma di certo non era uno sprovveduto. Era sicuro che, qualunque fosse il motivo che l’aveva convinto a supportare la causa comunista, egli fosse stato animato da buone intenzioni, almeno all’inizio. Ma ormai non poteva avere più alcuna certezza. L’uomo legato a quella sedia non era più lo stesso dei suoi ricordi.
«Devo ammettere una cosa, sono contento che debba essere tu a farlo» rivelò Verner.
Il tenente fu scosso da un brivido.
«Dunque è il tuo modo di punirmi? È per questo che mi hai voluto incontrare?»
L’altro scosse la testa.
«No, sto dicendo sul serio»
L’ufficiale distolse lo sguardo: «stiamo entrambi pagando le conseguenze delle nostre scelte»
«In ogni caso questa condanna sarà meno dolorosa del tuo tradimento»
Jari avvertì un stretta al petto.
«Non credere che per me sia stato semplice affrontare tutto questo» disse in sua difesa.
Verner fu onesto nei suoi confronti.
«Ho sentito tante storie sulla guerra mentre eri al fronte. Anche se non avevo alcuna intenzione di perdonarti, ho davvero temuto per la tua vita. Quando ho saputo che eri vivo e che saresti tornato in Finlandia una parte di me ha sperato per il meglio. Ma ti conoscevo troppo bene per illudermi che avresti abbandonato la tua causa. D’altra parte, nemmeno io ero disposto a cedere»
Jari cercò di comprendere le sue motivazioni.
«Che cosa speravi di ottenere unendoti ai ribelli?»
«Giustizia per il popolo finlandese, per la mia famiglia, per Hjalmar…e anche per mio padre»
Jari si commosse nel sentire quella confessione. Conosceva bene la storia di Aaro, ma soprattutto sapeva quanto Verner avesse sofferto per la perdita del genitore. Inoltre era ben conscio del profondo legame che univa i due fratelli, era certo che Verner avrebbe fatto di tutto per proteggere quel ragazzino. Poteva capire perché fosse così importante per lui portare avanti quella battaglia, anche se questo non giustificava le sue azioni.
«Sei sempre stato disposto a lottare per ciò che amavi, questo non mi sorprende»
Verner si rattristò nel realizzare che la sua unica rinuncia era stato proprio Jari.
«Anche Hjalmar è coinvolto in questa guerra?» domandò l’ufficiale con sincera apprensione.
Quella volta fu Verner a mostrarsi vulnerabile al pensiero del fratello scomparso.
«Non sono riuscito a dissuaderlo dal prendere parte ai combattimenti. Non ho più avuto sue notizie dalla sua partenza da Tampere, prima della battaglia»
«L’importante è che abbia lasciato la città prima dei bombardamenti»
«In ogni caso non ha molte speranze di salvezza se dovesse essere arrestato»
Jari tentò di rassicurarlo: «noi non giustiziamo i ragazzini»
Verner ripensò a quel che era accaduto a Leena.
«Davvero? Però a Varkaus non avete esitato a uccidere e torturare degli innocenti!»
Il tenente mantenne la distanza da quell’episodio: «non posso che condannare simili orrori, adesso però la situazione è cambiata»
Verner non credette a quelle parole, ma si fidò dell’innocenza di Jari. Per quanto le cose fossero cambiate, non avrebbe mai dubitato della sua integrità. Poteva notarlo anche in quella situazione. Nonostante tutto, Jari era un buon ufficiale.
«E tu invece? Hai trovato quel che stavi cercando in Germania?» chiese al termine di quelle riflessioni.
Il giovane rispose con sincerità.
«Non sono pentito delle mie scelte. È stata una decisione difficile e dolorosa, ma sono ancora convinto di aver fatto quel che era giusto. I tedeschi hanno rispettato gli accordi, dunque i nostri sforzi non sono stati vani»
«Suppongo che tu abbia trovato la tua strada nell’esercito» ipotizzò Verner riferendosi ai gradi sulla sua uniforme.
«Ho sempre svolto il mio dovere»
«Su questo non ho dubbi. Ma la vera domanda è un’altra, è quello che volevi davvero?»
Jari ripensò al periodo trascorso al campo di Lockstedt, alla sua esperienza in prima linea. La lontananza da casa, gli orrori della guerra, la sofferenza fisica e il dolore per i compagni perduti.
Aveva sopportato tutto questo per la causa.
«Desideravo soltanto una Finlandia libera e indipendente»
«La realtà però è ben diversa dai bei discorsi» ammise Verner.
«Già…l’ho capito nel fango delle trincee. D’altra parte, non si può ottenere nulla senza sacrificio»
«Su questo siamo d’accordo»
Per un momento, Jari riconobbe qualcosa di familiare nell’espressione di Verner. La luce nei suoi occhi, l’accenno di un sorriso…quei piccoli particolari furono sufficienti per riportare alla sua mente lieti ricordi. Ripensò alle sensazioni provate in passato, a come si era sentito al sicuro nel suo caldo abbraccio, a quanto amasse la sua risata, a come fossero dolci e passionali i suoi baci.
Non si era mai più sentito in quel modo, nemmeno con Winkler. Aveva cercato in lui quel che aveva perso lasciando Verner, soltanto recentemente si era accorto che non avrebbe mai potuto sostituirlo.
Forse aveva preteso troppo da Bernhard, si era illuso sul loro rapporto. Si era lasciato coinvolgere fin troppo dai sentimenti, finendo per confondere la profonda ammirazione per il tedesco con l’amore.
Era rimasto affascinato da Winkler a causa della sua innegabile influenza, ma in lui non aveva trovato niente di più che un buon mentore e un fedele amico. L’attrazione tra loro era sfociata in una relazione intensa e passionale, ma che come una fiammata, era bruciata rapidamente per estinguersi completamente nelle gelide terre finlandesi.
Per qualche strana ragione, Jari si sentì in colpa per aver cercato l’affetto di un altro uomo. Non aveva motivo per sentirsi ancora legato a Verner, soprattutto dopo quello che era accaduto. Eppure, a distanza di anni, provava ancora qualcosa per lui.
Jari avvertì gli occhi umidi, quello era il momento peggiore per ammettere certe verità.
«Mi ero sbagliato» disse con voce tremante.
Verner si incuriosì: «riguardo a che cosa?»
«Alla nostra separazione. Credevo che sarei riuscito ad affrontare da solo il mio destino, ma…così non è stato»
«Hai ottenuto quel che volevi»
Jari si prese la testa tra le mani: «quando sono partito per la guerra non ambivo a diventare ufficiale, di certo non immaginavo che avrei dovuto combattere contro altri finlandesi...»
Verner rimase impassibile.
«Io invece sapevo già tutto quando mi sono unito alle Guardie Rosse. Ho partecipato a missioni il cui scopo era uccidere altri miei connazionali. Ero consapevole che prima o poi avrei puntato il mio fucile contro di te» ammise freddamente.
Il tenente rimase sconvolto: «e hai comunque scelto di combattere?»
Egli annuì: «mi dispiace»
Jari si ritrasse sulla sedia. Se fino a poco prima si era lasciato sopraffare da malinconici ricordi, dopo quell’amara confessione fu costretto a tornare alla dura realtà.
«Credevo che fossi un uomo diverso»
«Che cosa pensavi? Che sarei rimasto qui ad aspettarti dopo tutto quello che avevi fatto? Certo, anche io avrei voluto che le cose andassero diversamente, ma così non è stato…»
Quelle parole colpirono Jari come lame affilate.
«Avresti dovuto fidarti di me»
«Come avrei potuto farlo? Sei stato tu il primo a infrangere la nostra promessa!»
Jari notò la delusione nello sguardo del suo vecchio compagno. Ricordava perfettamente il giorno in cui aveva promesso a Verner di restare per sempre al suo fianco. Al tempo erano soltanto due ragazzini, il suo intento era quello di rassicurare il compagno malato, non aveva esitato nemmeno un istante a offrire il suo sincero supporto. Qualche anno dopo, quando era stato costretto a partire per Helsinki, non aveva esitato a ribadire il suo impegno.   
Le accuse di Verner, per quanto terribili, erano vere. Era stato lui a rovinare il loro rapporto, decidendo di venir meno a quella promessa. Nel suo cuore però non aveva dimenticato l’importanza di quel legame.
«Vorrei restare al tuo fianco anche adesso, ma sai che non posso»
«Certo, tenente. Adesso hai altre promesse da mantenere»
Jari tentò di restare obiettivo: «sono un ufficiale della Guardie Bianche e tu hai scelto di schierarti con i Rossi. Non posso fare altro che il mio dovere»
«Sai, è strano…prima del mio arresto ero un soldato Rosso e nel mio mirino avevo un ufficiale Bianco. Se avessi premuto il grilletto, adesso sarei libero»
Jari sgranò gli occhi di fronte a quella rivelazione.
«Hai scelto volutamente di risparmiarmi?»
«Forse è la verità, oppure sto solo cercando un modo per avere la tua compassione»
L’ufficiale non aveva dubbi.
«Non sei mai stato un codardo e so che non mi hai mentito»
Verner non fu sorpreso, si conoscevano troppo bene per poter avere segreti.
«Ricordi il nostro ultimo incontro?»
Jari confermò.
«Come avrei potuto dimenticare il nostro addio?»
Verner dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per mantenere un certo distacco.
«Quella notte non ero certo di quel che provavo nei tuoi confronti. Ero arrabbiato con te, ti consideravo un traditore e non riuscivo ad accettare il tuo abbandono. Eppure, sapevo che non avrei mai potuto odiarti. Il fatto che non sia riuscito a premere il grilletto prova che avevo ragione»
Jari era ormai al limite della disperazione.
«Come puoi pensare che io sia disposto a condannarti?»
«L’hai detto tu stesso: è il tuo dovere»
«Verner…io…»
Jari non poté terminare la frase, poiché fu interrotto da insistenti battiti alla porta.
«Signor tenente, mi spiace interromperla, ma è importante!»
L’ufficiale tentò di fare del suo meglio per tornare in sé. Quando la staffetta entrò nel rifugio ebbe l’impressione che egli fosse soltanto stanco e intirizzito dal gelo.
«Che cosa succede?» domandò Jari.
Il soldato diede un’occhiata al prigioniero, ma il tenente gli ordinò di parlare anche in sua presenza.
«Un messaggio da parte del capitano Keränen, è davvero urgente»
Jari intuì che il suo superiore avesse davvero interesse a recapitare quel messaggio se aveva spedito uno dei suoi uomini a sfidare la tempesta.
Il tenente indicò al giovane la strada per raggiungere la baracca dove riposavano gli altri soldati, almeno avrebbe potuto scaldarsi e riposare.
Jari fu costretto a lasciare Verner senza poter concludere la loro conversazione, a quel punto la sua particolare attenzione per il prigioniero avrebbe potuto destare sospetti.
Si scambiarono solo un ultimo sguardo, Jari era preoccupato e spaventato, mentre Verner sembrava ormai rassegnato al proprio destino.
 
***

Jari lesse il messaggio del capitano Keränen soltanto dopo essere tornato nel suo alloggio.
Era sconvolto dal suo incontro con Verner. Gli sembrava di star vivendo un terribile incubo, ma quella era la realtà, non poteva semplicemente svegliarsi e far scomparire i suoi tormenti.
Con le mani tremanti aprì il foglio sul quale erano state scritte solo poche righe.
 
Per ordine diretto del Generale Mannerheim, a tutti i comandanti in carica.
Al fine di facilitare le operazioni e non rallentare l’avanzata in territorio nemico, le Guardie Bianche dovranno attenersi alla seguente procedura:
NIENTE PRIGIONIERI

 
Jari ebbe la sensazione di aver appena letto la sua condanna a morte. Non aveva alternative, o condannare Verner per obbedire agli ordini o essere giustiziato per insubordinazione.
Il giovane ufficiale aveva ben chiara la situazione, ma non era nelle condizioni per poter agire razionalmente.
Aveva perso la ragione, improvvisamente, non gli importava più della guerra. Avrebbero potuto arrestarlo, processarlo e condannarlo, avrebbe affrontato il plotone d’esecuzione senza rimpianti. Ma non potevano pretendere questo. Non potevano ordinargli di uccidere il giovane che non solo era stato il suo migliore amico, ma anche il suo unico vero amore.
Jari riprese a camminare avanti e indietro sulle assi scricchiolanti. No, non avrebbe mai ordinato l’omicidio di Verner. Era un Rosso, un criminale…ma non sarebbe morto per mano sua.
La bufera infervorava fuori dal rifugio, il vento ululava come un lupo nella notte.
Jari era disperato, nella sua mente continuava a ricordare ciò che Verner gli aveva confessato prima della sua partenza per la Germania.
Non sono disposto a perdonarti, ma non potrò mai smettere di amarti.
Il giovane rimase a lungo immobile al centro della stanza, poi, come se si fosse risvegliato da una sorta di allucinazione, estrasse la sua pistola, forse c’era un modo per mettere fine a quel dilemma straziante.
   
 
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