Era passato solo un giorno da quando le condizioni di Carlisle erano peggiorate. In quelle ventiquattro ore, Cullen aveva versato lacrime silenziose, rivivendo nella sua mente tutti i momenti più belli trascorsi con suo padre. Non si era mosso dall'ospedale, desiderando rimanere il più vicino possibile a Carlisle.
Nemmeno Masen e sua madre si erano allontanati; lui si era alternato nella stanza del padre con suo fratello, mentre sua madre era rimasta in sala d'attesa a pregare per suo marito.
«Edward, tesoro, perché non vai a prendere un caffè? Sei stato sveglio tutta la notte?» Esme aveva ragione e Masen lo sapeva, ma non voleva in nessun modo lasciare la sala d’attesa, impaziente di ricevere notizie da parte del medico o di qualche infermiera/e.
«Grazie mamma, ma sto bene così» rispose l’agente.
Cullen uscì dalla stanza di Carlisle. «Mamma, Edward. Volete darmi il cambio?»
Masen si alzò. «Sì, veng…»
«Edward, per favore, accompagna tuo fratello a prendere qualcosa al bar. Non ha mangiato da ieri sera» Esme pregò Cullen, mentre nell’aria si sentì un sospiro uscire dalle labbra dell’agente.
«Vieni, ci prendiamo un caffè, un panino e poi torniamo» disse Cullen guardando Masen.
«Come sta papà?» domandò l’agente, seguendo suo fratello.
«Nella norma. E tu?»
«Dio, Edward! Come vuoi ch…» il telefono di Masen squillò ed egli immaginò che fosse Bella. «Scusa, devo rispondere. Tu intanto scendi, io arrivo fra poco.» Masen si fermò a rispondere.
Era lei, la sua piccola.
Masen provò un forte senso di colpa mentre le diceva che andava tutto bene, cercando di rassicurarla. Non fu una telefonata molto lunga; Bella lo aveva chiamato durante la pausa pranzo, e presto sarebbero ricominciate le lezioni. Raggiunto suo fratello, Masen si sforzò di mangiare qualcosa e bere un caffè. Non parlarono durante la breve pausa; Masen voleva evitare litigi, consapevole che non era il momento adatto.
***
Esme chiese ai figli di uscire dalla stanza di Carlisle perché doveva parlargli. Masen e Cullen immaginarono che l'argomento fosse l'eredità, ma se così fosse stato, sarebbero stati entrambi pronti a interrompere la madre. Carlisle non era ancora morto, e nei loro cuori era viva la speranza che ciò non sarebbe accaduto così presto.
«Sedetevi» disse la madre, facendolo lei per prima.
«Mamma cosa c’è?» chiese Masen allarmato.
«Tesoro, siedi. C’è una cosa che devo dire a te e tuo fratello.»
Mentre Cullen si sedette accanto alla madre, Masen rimase in piedi. Esme prese un lungo respiro, consapevole che una volta rivelato ciò che lei e suo marito si tenevano dentro da anni, avrebbe letteralmente sconvolto entrambi i fratelli. Le loro vite non sarebbero più state le stesse, ma doveva farlo; non poteva più mantenere il segreto.
Paul, in piedi di fronte a Cullen, osservava e ascoltava con discrezione, fingendo di non essere presente.
«Prima che le condizioni di vostro padre si aggravassero, noi volevamo dirvi una cosa» disse Esme, spostando lo sguardo da un figlio all’altro.
«Mamma, ti prego parla» la supplicò Masen.
«Siete fratelli gemelli» rivelò Esme, scoppiando poi a piangere.
Lo sguardo dell'agente Masen si indurì come il ferro, era carico di rabbia. Si alzò di scatto, rivolgendo al fratello un'occhiata di disgusto. «E naturalmente, tu sapevi tutto.»
«Edward, ti sbagli. Io non avevo idea che noi fossimo fratelli gemelli» disse Cullen con sguardo sincero.
Ma l'agente Masen, abituato alle sue bugie, come poteva credergli? Strinse i pugni guardandolo negli occhi e senza proferire parola, se ne andò, sentendo gli echi dei singhiozzi della madre nell'aria.
«Edward, aspetta…» ma ormai il fratello era già andato via.
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Buon sabato ^_^ so che il capitolo non è lunghissimo, e mi scuso per questo, ma non volevo aggiungere parti che poi sarebbero risultate inutili. Finalmente abbiamo scoperto che Edward Cullen e l’agente Masen sono fratelli gemelli, però c’è ancora tanto altro da scoprire. Ok che sono gemelli, ma se sono gemelli significa (in teoria) che Masen è figlio di Carlisle? Vedremo, vedremo… e Bella? Cosa succederà tra i due?