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Autore: zekeeho    22/01/2024    1 recensioni
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[RanMasa centric! Hiromido e KyouTen accennate.]
Kariya Masaki è un giovane adolescente che affronta un nuovo trasferimento con i suoi genitori, lasciando la sua vecchia casa e amici. Si stabiliscono nella tranquilla città di Nagano, dove Masaki inizia a costruire nuove relazioni sincere. Tra le nuove amicizie, spicca Kirino Ranmaru, noto per essere il "pilastro della difesa". Nonostante un inizio burrascoso, Masaki e Kirino sviluppano una connessione speciale mentre affrontano sfide personali e interrogativi sulla natura dei loro sentimenti reciproci. Sono solo amici intimi o c'è qualcosa di più profondo tra loro? Questa domanda tormenta Masaki mentre combatte con le emozioni che emergono in lui.
In questo viaggio di scoperta personale, Masaki dovrà affrontare le sfide del cambiamento, della crescita e della sincerità.
Quest'avventura di scoperta personale porterà Masaki a capire che, talvolta, per trovare sé stessi, è necessario aprire il cuore e lasciare entrare l'amore e l'amicizia.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Matsukaze Tenma, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non era passato molto tempo dalla partita contro la Raimon Junior High.
Ma non si era ancora perdonato...

La sera stessa, in cui tornò a casa, ebbe una vera e propria crisi di pianto e probabilmente se non ci fossero stati Ryuuji e Hiroto si sarebbe trasformato in un qualcosa di peggio.
Non riusciva a dimenticare l'esatto momento in cui l'arbitro aveva fischiato per tre volte, segnando la fine della partita, non dimenticava quella sensazione di impotenza, di non poter fare altro.

Il tragitto in caravan fu orribile. Nessuno fiatò, e Masaki non ebbe il coraggio di guardarsi intorno e di vedere le facce piangenti dei compagni di squadra...

Il pensiero di aver deluso Ranmaru... Quello fu orribile.
Infondo se non avevano vinto era soltanto per colpa sua, perché non era riuscito ad arrivare in tempo sulla palla, e magari se si fosse accorto prima che Ranmaru si era accasciato a terra... avrebbe potuto fare qualcosa, no?

Ma infondo, lui era bravo a deludere le persone, non era così?

Aveva abbracciato così forte Ryuuji quella sera, che i due adulti avevano cercato in tutti i modi di tirargli su il morale, pensando che il problema fosse solo perché avevano perso, ma tra le lacrime, Masaki aveva dovuto spiegare che non era così.

Che non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa, da quando l'arbitro aveva fischiato...

I suoi genitori lo aiutarono a capire che non poteva essere colpa sua, che magari anche se fosse arrivato in tempo sulla palla poi non avrebbe potuto fare niente, perché toccava tutto a Sangoku. Era stato il destino, non potevano essere invincibili.
Nessuno lo era.

E poi, era la prima volta in un torneo come quello, erano arrivati ben oltre le aspettative di tutti.

Sapeva che tenersi tutto dentro gli faceva male, eppure non la smetteva di farlo.

Era in uno stato così confusionale che pensava addirittura di essersi sognato tutto.
Dal ritiro alla partita.

Non disse niente però, riguardo al discordo tenuto con Endou, non voleva deluderli per via dei pensieri che aveva avuto, credendo di esser stato influenzato o cose simili.
Ne avrebbe parlato quando si sarebbe sentito più pronto.

Ma, dicendo di aver deluso i suoi compagni, non specificando realmente chi avesse deluso, Ryuuji riuscì a trovargli parole confortanti.
Poi, si lasciò avvolgere da quel tanto atteso abbraccio di famiglia, e ringraziò davvero chiunque ci fosse lassù, per avere dei genitori come Ryuuji e Hiroto, che gli tennero compagnia finché non si addormentò.

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Il lunedì, ovvero il giorno dopo la partita, Masaki aveva saltato le lezioni.
Per sfortuna non aveva saltato gli allenamenti, anche se avrebbe tanto voluto farlo.

Aveva sbagliato, , ma davvero non era riuscito ad alzarsi dal letto, e non perché aveva fatto tardi la sera prima o chissà cosa. Aveva preferito rimanere a casa.
Si sentiva ancora così terribilmente vulnerabile, e lo odiava, lui non era così, e non poteva ancora piangere sulla partita.

Era rimasto a letto senza aver fatto assolutamente nulla se non per pensare a quante cose avrebbe potuto fare in partita.
Non avrebbe mai immaginato di vivere un giorno come quello, lui, che entrato nel club non sapeva assolutamente nulla di calcio.
Avrebbe tanto voluto continuare a far finta di niente, infondo era solo un club; eppure, ci stava così male.

Aveva mangiato poco e controvoglia, e aveva dovuto subirsi Ryuuji che era rimasto a casa dal lavoro (questo perché conosceva suo figlio.).

Ryuuji rimaneva quasi sempre a casa quando Masaki saltava scuola. Anche quando tipo Masaki aveva l'influenza, o semplicemente, come quel giorno, non voleva.
(E doveva ringraziare che Hiroto ne fosse il capo.)

Masaki lo odiava veramente tanto quando rimaneva a casa, si sentiva sempre più in colpa.

Aveva passato un lunedì veramente mediocre, non facendo nulla di produttivo, ma infondo era lunedì, il giorno più brutto di tutta la settimana.

Come precedentemente detto, non aveva saltato gli allenamenti. L'aveva accompagnato Ryuuji, e sapeva che l'avrebbe fatto anche con la forza se fosse servito.
E non li aveva saltati perché ci teneva alla sua testa; Endou sapeva essere molto cattivo, se qualcuno saltasse gli allenamenti.

Arrivato a scuola, per fortuna, trovò Tenma e Kyousuke che andavano al club, quindi fece strada con loro.

Tenma stava messo davvero male, si vedeva che non aveva dormito e che aveva pianto, gli occhi ancora rossi, come se avesse smesso di piangere a breve, mentre Kyousuke sembrava normale, non aveva pianto, ma non era comunque felice.

Masaki si scusò con loro, e si diede ancora una volta la colpa, per fortuna, sia Tenma che Kyousuke gli diedero dello stupido.

Arrivati in sala riunioni, Tenma scoppiò in un mare di lacrime appena vide che tutti i ragazzi erano lì.
Tutti tranne Hikaru, che aveva passato l'intera mattina dal medico, per via dell'infortunio.

Masaki invece si trattenne davvero tanto.
Non avrebbe pianto davanti ai suoi compagni di squadra.

Il capitano, Shindou, aveva anche lui gli occhi gonfi, e sapevano com'era fatto, non si poteva negare che avesse pianto, ma tirò su il morale di Tenma lo stesso.
Questo portò ad una serie di strani sbalzi emotivi da parte di Tenma, dalle lacrime, al dire che la prossima volta avrebbero vinto loro.

Hamano non fece nessuna battuta, Shinsuke era accanto a Tenma trattenendo anche lui le lacrime, e gli altri erano tutti molto tristi.

Oltre a loro, c'era anche Ranmaru.
Fu strano trovarlo lì visto che si era fatto male il giorno prima, ma a quanto pare non era così grave come per Hikaru. Per fortuna.
Avrebbe tanto voluto chiedergli come si sentisse, ma qualcosa lo bloccò sull'istante, come se fosse stato fulminato. E no, Ranmaru non gli aveva rivolto nessuno sguardo omicida, anzi, gli aveva accennato un sorriso.

Non rimasero a lungo lì da soli.
Prima dell'arrivo di Endou, la professoressa Otonashi parlò a tutti loro, come aveva fatto durante la partita, dicendo che erano stati bravi e che non dovevano scoraggiarsi, la Dea della Vittoria gli avrebbe sorriso comunque.

Poi arrivò Endou, non era arrabbiato ma anzi, sembrava essere felice come lo era tutti i giorni.
Disse loro che avevano giocato una splendida partita, che poteva essere una partita costruttiva e che anche se avevano perso, non erano deboli.

"[...] Aver perso significa essere deboli? Perdere è un ostacolo per tutti, no? Riuscire ad alzarsi in piedi dopo essere caduti in ginocchio... Ma se restate così, giù di morale, quella sarà la prova della vostra debolezza."

"Ci torneremo di nuovo sul quel campo, ci impegneremo al massimo e vinceremo! Tutti insieme." Disse loro Shindou.

Endou sorrise. "Proprio così ragazzi. E adesso filate a cambiarvi, dovrete allenarvi comunque."
"Sì allenatore!"

Doveva. Lo doveva.

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Passarono giorni su giorni, se non settimane.
Mancava sempre meno all'inizio di verifiche e test che precedevano l'inverno.

Hikaru non era ancora tornato a scuola, nessuno sapeva quando l'avrebbe fatto.
Ranmaru invece, si era ripreso completamente, e adesso non aveva più alcun tipo di fastidio con il piede.

Al club di calcio ci stavano dando dentro con gli allenamenti, e nessuno aveva intenzione di starsene lì a piangersi addosso. Nemmeno Shindou.
Anche se, negli ultimi giorni rimaneva in sala riunioni o in panchina, a scrivere su un quadernetto.
Hamano l'aveva preso in giro dicendogli che era troppo presto per lasciare in eredità il compito di capitano, però, Shindou non l'aveva degnato di uno sguardo.

In quei giorni di scuola, Masaki aveva visitato più e più volte l'infermiera della scuola che un qualsiasi altro professore, questo per via di quel periodo che procedeva i test, e perché non riusciva più ad avere il controllo sulla sua ansia.

Ma quella volta non era lì per l'ansia; durante l'ora di educazione fisica si era beccato una pallonata in faccia e aveva perso sangue dal naso, il problema non era per niente il sangue dal naso, ma era la vista del sangue che l'aveva fatto sbiancare peggio di un lenzuolo bianco.

Quindi, Kyousuke l'aveva accompagnato fino all'infermeria ed era tornato in palestra poiché non poteva rimanere lì con lui (le regole le faceva la preside, tutte da rivedere).

L'infermiera era molto simpatica e in quella settimana Masaki se l'era fatta veramente amica, aveva all'incirca una cinquantina d'anni, ed era davvero una brava donna.
Oltre all'essere simpatica andava un po' contro le regole; infatti, lasciava prendere l'aspirina senza chiedere permessi su permessi.
Ma solo se ne avevi veramente bisogno.

L'infermeria non era così grande. Era una stanza quadrata, e infondo al muro c'era il lettino che veniva separato dal resto della stanza con una tendina verde acqua, che veniva aperta o chiusa a seconda delle esigenze, dove c'era una cattedra e un piccolo mobile dove c'erano riposte tutte le medicine, il ghiaccio e cose così.

Dall'infermeria poi c'era l'accesso allo 'studio' riservato allo psicologo, e fu lì che vide Kirino Ranmaru; e probabilmente anche il ragazzo più grande lo vide.

Ranmaru salutò l'infermiera con il suo solito sorriso stampato in faccia. Parlava con lei molto più liberamente di quanto facesse lui, però, senza mai mancarle di rispetto.

Quindi quella volta che l'aveva visto, stava uscendo dallo psicologo?

"Che cosa ci fai qui?" Gli domandò Ranmaru quando la donna si fu allontanata.
"Faccio quattro chiacchiere con quella gentile signora mentre bevo dell'acqua zuccherata, vuoi unirti a noi?"

Ranmaru lo guardò torvo. Non gli piaceva quando lo guardava in quel modo, ma evidentemente era stato davvero poco carino a prenderlo in giro, anche se non l'aveva fatto in cattiva fede.

"Adesso puoi dirmi la verità? Sei svenuto?" Gli domandò ancora.
Masaki scosse la testa. "No, uno di un'altra classe che condivideva la palestra con noi ha ben pensato di tirare un calcio al pallone e io l'ho preso in pieno."

Lo vide quel sorrisino crescere sul suo volto, ma come si permetteva di fare un risolino sulle sue disgrazie?

"Guarda che mi sono fatto veramente male!"
"Ma come hai fatto a prenderla in pieno?" Gli domandò ridendo.
"Non l'avevo visto e Tenma mi ha chiamato nel momento peggiore e quindi eccomi qui... Tu... stai bene?" Gli domandò, ma se ne pentì un secondo dopo, quando l'espressione di Ranmaru cambiò, diventò molto serio.
"Non sono io quello in infermeria."
"Dovresti sapere a cosa mi sto riferendo." La porta dello psicologo era come le altre, e aveva i kanji ben visibili, scritti in un grigio chiaro. Era diventata d'un tratto interessante.
"Adesso ti preoccupi per me? È una cosa da niente, dovevo solo chiarire le idee."

Il silenzio calò tra di loro.

L'infermiera ritornò da lui, e si prese il ghiaccio che gli aveva dato per fermare il sangue dal naso.

Per fortuna non si era gonfiato, sembrava a posto.

"Credo dovresti andare ora..."
"Posso aspettare te, non ho fretta di tornare in classe."

Rimase veramente sorpreso dal suo gesto, infondo perché avrebbe dovuto aspettarlo?

L'infermiera lo lasciò andare solo dopo essersi accertata che stesse veramente bene.
Ovviamente gli diede un foglio da dare al professore, come le altre volte.
Era una specie di certificato medico, anche se non sapeva se potesse definirlo veramente così.

Uscirono dall'infermeria e si avviarono verso la palestra.
Per un po' nessuno dei due spiccò parola.

Ultimamente non avevano parlato molto, e si erano visti probabilmente solo al club di calcio, il che era veramente strano.
Masaki aveva continuato a credere che l'avesse deluso talmente tanto che Ranmaru non volesse più vederlo... eppure, eccolo lì che gli faceva compagnia mentre tornava in palestra.

Voleva sapere il reale motivo per la quale Ranmaru era uscito dallo psicologo, ma chiederglielo gli sembrava irrispettoso, se fosse successo l'esatto opposto probabilmente anche lui non avrebbe detto il motivo.

E poi, aveva una paura terribile di esagerare, e che questo comportasse un allontanamento da parte del ragazzo accanto a lui.

D'un tratto, Ranmaru gli bloccò il polso.

"Cosa? -
-I tuoi pensieri fanno troppo chiasso." Gli disse Ranmaru, poi, gli lasciò andare il polso.

Non se n'era nemmeno reso conto di star rigirando l'indice come al solito.

"Ti capita spesso, anche durante la partita, quando pensi o sei in ansia, credo, non so."
"Sì, scusa..."
"Immagino sia questo periodo vero? Avrai molto da studiare."
"Anche..."
"Non ne vale la bocciatura però."
"Questo lo so, ma ci tengo ad avere degli ottimi voti."
"Non ti facevo per niente un tipo studioso."
"Ehi! Guarda che non si giudica un libro dalla copertina!"

Ranmaru ridacchiò, e Masaki mise su un fintissimo broncio.

"Questa volta hai ragione, ti chiedo scusa." Gli disse. "Posso farmi perdonare offrendo qualcosa?" Gli mostrò una moneta. "Oppure sei troppo impegnato a studiare anche educazione fisica?"

La prima domanda che gli venne in mente fu: 'perché?' e poi: 'e se ci scoprissero?' Non poteva di certo rischiare un'altra punizione.

Il suo cervello non riuscì però ad elaborare quelle due frasi e per non rischiare di metterle in una sola disse: "Non è una cattiva idea."

Seguì Ranmaru per tutto il tempo, andarono verso i vecchi distributori.

Masaki si sentiva come se stesse andando a rapinare una banca, ma fu davvero felice di passare del tempo in più con Ranmaru.

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Quando arrivarono, Ranmaru gli diede il lusso di scegliere qualsiasi cosa volesse.
Ovviamente Masaki prese il suo amato tè, ne aveva fatto abuso in quei giorni e avrebbe continuato a farlo.

Ranmaru si prese il caffè, non aveva avuto nessun dubbio.

"Ti sei controllato oppure hai insistito per allenarti con un piede rotto?"
"È tutto a posto."
"Non lo dici perché siamo nella stessa squadra e potrei dire la verità all'allenatore, vero?"

Ranmaru rise: "No Masaki, è veramente tutto a posto, anzi, come se fosse nuovo."

Era felice di saperlo da lui.

"Pensi ancora alla partita non è vero?"
Masaki scosse la testa. "Non così tanto... avrei potuto fare di più."
"Abbiamo giocato tutti bene, anche se abbiamo perso, abbiamo comunque dato il massimo."
"La Raimon è veramente così forte... insomma fino a qualche mese fa tutti dicevano che era fallito il club di calcio della Raimon, invece... hanno vinto loro."

Ranmaru camminava piano, facendo avanti e indietro, poi d'un tratto si fermò e lo guardò, poi disse: "Sai cosa? Secondo me si sono allenati davvero tanto e noi non potevamo fare di più di così, non eravamo abbastanza pronti. Anche se ce l'avessimo fatta, saremmo arrivati in finale? Capisco la tua delusione, l'ho provata anche io, ed è per questo che ti ho detto che almeno tu, insieme a Tenma-kun e gli altri, sei arrivato più lontano di quanto io e gli altri abbiamo fatto. Non ci qualificammo, non arrivammo nemmeno alle finali delle qualificazioni.
Fu orribile, i ragazzi dell'ultimo anno abbandonarono la squadra, e Takuto divenne capitano, ma quella perdita ci ha aiutato a crescere. Ci siamo allenati, abbiamo creato nuove hissatsu, anche se non è stato abbastanza, siamo riusciti a giocare al Football Frontier, a non vedere più la cerimonia da dietro uno schermo. E poi, abbiamo ancora molta strada da fare, magari l'anno prossimo arriveremo in finale, chissà, magari avremmo la nostra rivincita contro la Raimon."

Sentirlo parlare della sua esperienza, di come la 'Alien' non si era qualificata lo scorso anno, di quelli dell'ultimo anno che avevano abbandonato... un po' lo faceva sentire sollevato. Sentendosi un po' più compreso di quanto pensasse.
Era rimasto all'oscuro fino ad allora sulla 'Alien' come squadra. Nessuno ricordava di loro prima... ma adesso, beh, sì.

"Magari questo ci aiuterà a crescere. Abbiamo dato il massimo, e nessuno poteva fare di più."
"Sì... hai ragione."

Ranmaru gli sorrise.

"Adesso, visto che mi hai detto che giudico un libro dalla copertina, cos'altro non so?" Domandò.
"Credi che io venga dallo spazio?"
"Ottima domanda, però da oggi mi hai tolto tutti i dubbi sul fatto che tu possa essere un extraterrestre."

Masaki rise. "E perché?" domandò.
"Perché hai il sangue rosso, gli alieni non hanno il sangue rosso."
"E tu come fai a saperlo? Ne hai mai visto uno?"
"No, tu li hai visti?"
"No no, ma se li vedrò gli domanderò da parte tua di che colore hanno il sangue."

Masaki veramente non riusciva a trattenersi dalle risate, era una conversazione così stupida.

Ranmaru gli sorrise. "Ti ringrazio ma non mi hai ancora detto cos'altro non so."
"Guarda che l'unica cosa che probabilmente hai giudicato te l'ho detta, vado bene nello studio."
"Allora, devi togliermi una curiosità"
"E perché dovrei?"
"Beh, perché ti ho offerto il tè, e ti ho fatto compagnia in infermeria, e ti ho salvato dai palloni vaganti della palestra." Iniziò ad elencare tutte quelle cose sulle dita.

Masaki rise.  "E va bene, ho afferrato il concetto."
"Okay, parto dal chiederti scusa se riapro il discorso, ma l'ultima volta, quando stavamo pelando le carote... hai detto che non conosci tua mamma, quindi l'altro cognome, di chi è? Porti due cognomi-"

Masaki non poteva credere alle sue orecchie.
Forse aveva veramente sottovalutato il cervello di Ranmaru.

"E che ci sono veramente rimasto quando me l'hai detto, e mi dispiace rifarti la domanda ma non voglio sembrarti uno stalker, e non voglio farmi uccidere per essere curioso, sai all'inizio pensavo che uno fosse di tua madre e uno di tuo padre, ma se non hai conosciuto tua madre..."

Probabilmente se non avesse finito il tè da un bel pezzo, si sarebbe strozzato.
Ranmaru era così intelligente.

"Mi hanno adottato... ecco perché ho due cognomi, ma è una storia troppo lunga del perché ce l'ho ancora... in realtà sei anche il primo a esserci arrivato, è una domanda che nessuno mi ha mai posto."

Se non l'avesse fermato nuovamente, probabilmente Masaki si sarebbe spezzato il dito.

"Scusa, per la domanda, e grazie per avermi risposto, potevi anche non farlo."

Masaki scrollò le spalle. "Non ho nulla da nascondere."

Ranmaru gli lasciò andare la mano, di nuovo.
"Non sei l'unico a nascondere qualcosa."

Ed ecco qui, che il cervello di Masaki abbandonava la base.

"Hai ucciso un uomo?" Domandò.
"Cosa- no." Rise Ranmaru. "Non è così grave!"
"Allora non hai nessun segreto."
"Tu hai ucciso un uomo?"
"No no, solo a vedere il sangue svengo come potrei mai uccidere un uomo?" Disse ridendo.

Ranmaru si fece di nuovo serio. "Svieni alla vista del sangue?"
"Secondo te per cos'era acqua e zucchero?"
"Ma hai detto che non eri svenuto."

Masaki sospirò. "Ho paura del sangue, acqua e zucchero e perché una micro-gocciolina di sangue l'ho vista, non sono svenuto, giuro."

Solo dopo aver gettato il bicchiere di caffè vuoto che aveva tra le mani, Ranmaru sorrise e disse: "Allora hai ragione, non potresti mai uccidere un uomo." Poi, guardò l'orario sul suo cellulare, e Masaki si ricordò di aver lasciato il suo tra le mani di Kyousuke.

Sperava vivamente che nessuno avesse avvisato i suoi genitori.

"Credo sia ora di andare." Disse Ranmaru.

No, Masaki non voleva già tornare in classe, ma annuì lo stesso.

"Ti accompagno, no? Cioè, dobbiamo fare la stessa strada in entrambi i casi."
"Sì, va bene."

Era davvero gentile a fargli ancora compagnia.

Poteva anche entrare per le scale antincendio, invece gli faceva compagnia fino alla palestra.

Parlavano come se fossero migliori amici da tempo, e per Masaki era così facile confidarsi con lui, se non fosse così serrato sull'argomento, avrebbe anche potuto parlargli di Ryuuji e Hiroto.
Se non fosse che... aveva ancora paura di fidarsi così tanto.
Preferiva parlare di persone che non aveva mai conosciuto, piuttosto che di Ryuuji e Hiroto.

"Quindi come passavi la festa della mamma?" Domandò Ranmaru.
"Oh non vuoi davvero saperlo."
"Invece sì. Insomma, non facevi nessuno di quei lavoretti o poesie e cose simili immagino."

Ranmaru, nonostante non sembrasse, ci andava con i piedi di piombo, era calmo e mai incauto. Non voleva ferirlo.

"Di solito rimanevo a casa... però, sapendo la mia situazione... quei lavoretti li facevo per chi volevo bene."
"È una cosa carina, non tutti gli insegnanti sono persone inclusive."
"Già..."
"Se non avessi visto il colore del tuo sangue, avrei potuto dire che sei un alieno, e che sei venuto alla Alien perché... beh, perché 'Alien' significa 'alieno' e quindi pensavi di trovare tuoi simili. Invece hai trovato soltanto dei poveri studenti che studiano tutto il giorno, e dei ragazzini fissati con un oggetto sferico che ricorda la terra."

Masaki rise. "È la cosa più stupida che io abbia mai sentito."

Ranmaru lo guardò, come se per lui fosse importante riuscire a strappargli una risata.

Parlarono ancora un po', di discorsi un po' inutili in realtà, ma a Masaki gli stava davvero bene così, apprezzava veramente la compagnia di Ranmaru.

Ranmaru si fermò poco prima del corridoio che portava alla palestra.
"Allora... torno in classe."
"Grazie per il tè... e per avermi fatto compagnia in infermeria."
"Non devi ringraziarmi, volevo veramente- e poi dovevo saltare giapponese, odio quella di giapponese."

Masaki gli sorrise. "A chi lo dici, la nostra è una vecchia megera."

Ranmaru sembrava intento a scavare il suo vocabolario interiore.
"Ci vediamo, agli allenamenti, intendo, va bene? Cioè, ci vediamo agli allenamenti."

Faceva strano vederlo così impasticciato.
Ed era un po' buffo.

Una strana sensazione avvolse Masaki, come tutte le volte che avevano riso insieme in quei momenti. Ne voleva di più.

"Sì, ci vediamo agli allenamenti."

Masaki stava veramente per andarsene quando Ranmaru lo fermò.

Si fissarono, e gli occhi azzurri di Ranmaru non gli erano mai sembrati così vicini come allora.
Erano come un cielo estivo, senza nuvole, di un azzurro intenso.

E poteva sentire il suo respiro vicinissimo, l'odore del caffè che gli inebriava le narici era disgustoso, ma, poteva fare un piccolo sforzo, sopportando quell'odore e rendendolo quasi... piacevole?

Non erano mai stati così vicini prima d'ora, nemmeno in quelle frazioni di tempo quando si scambiavano il cinque sul campo.
Era davvero strano, vedere da così vicino l'espressione calma e sicura sul suo volto, anche se un secondo fa era goffo e impacciato.

Poi, forse, si rese conto che erano troppo vicini, Ranmaru lasciò la presa sul suo polso e disse: "Io... volevo ringraziarti per avermi chiesto dello psicologo, cioè- l'ho davvero apprezzato, grazie. Allora ci vediamo oggi... volevo dire agli allenamenti."

Masaki stava facendo il meglio per trattenersi dalle risate.
"Sì, agli allenamenti."

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Non appena le lezioni finirono, si precipitarono in mensa.

Al tavolo c'era solo Shinsuke.

Masaki si appuntò mentalmente di mandare un messaggio ad Hikaru per chiedere come stesse.

Dopo aver preso il pranzo, si sedette accanto a Kyousuke, mentre Tenma si sedette accanto a Shinsuke.

"Come ti senti Masaki? Tenma mi ha detto della pallonata."

Tenma, quando mai teneva la bocca chiusa? Da lì a breve l'avrebbe saputo tutta la squadra o, meglio dire, tutta la scuola.

"Tutto bene Shinsuke, grazie. Non era niente di che."
"Una pallonata in faccia non è una cosa da niente." Disse Tenma. "Mi dispiace veramente tanto Masaki..."
"Ma non è stata colpa tua Tenma, ne abbiamo già parlato."
"Non hanno chiamato i tuoi genitori?" Domandò Shinsuke.
"No, non sanno ancora niente."

Per fortuna, anche perché Ryuuji non doveva assolutamente saperlo.

"Non ti hanno ancora chiamato dalla preside?"
"Perché dovrebbero farlo?"
"Perché chi ti ha dato una pallonata in faccia probabilmente verrà espulso?"
"Non credo chiameranno anche Masaki." Disse Kyousuke.
"Possiamo cambiare discorso adesso? Sto bene, fine della storia."
"Ma Masaki! Guarda che parlarne fa bene!"
"Piuttosto, quando tornerà Hikaru a scuola?" Domandò a Shinsuke.
"Non lo so, forse la settimana prossima, o la prossima ancora, quello più informato credo sia Amagi, stava pensando di andarlo a trovare, o almeno così gli ho sentito dire." Gli rispose.
"E non ha chiesto a nessuno di andare con lui?"
"No, che io sappia."
"Ehi, come Amagi è amico di Hikaru anche noi lo siamo." Disse Tenma. "Dovremmo andare anche noi."
"Sì, magari farà bene a Hikaru."

Kyousuke non obiettò, anche lui teneva a Hikaru forse.

"Allora è deciso, andremo a trovare Hikaru, magari domani stesso!"
"Chiederò io se possiamo andare, così gli porto anche le lezioni che ha saltato." Disse Shinsuke.

Cambiarono argomento, e Masaki non era solito guardarsi attorno, ma oggi cercava di proposito una persona.

Cercava Ranmaru, senza prenderci in giro.

Ma non lo trovò al tavolo dov'era di solito c'erano seduti Shindou e alcuni membri della squadra. Chissà dov'era finito, glielo avrebbe chiesto agli allenamenti.
Anche se forse, aveva ià finito di pranzare ed era andato via, infondo nemmeno Shindou c'era al tavolo, o forse avevano mangiato in aula...

Fatto sta che appena la pausa pranzo finì, tornarono in classe, a continuare le noiose lezioni.

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Non aveva molta voglia di allenarsi, la testa gli faceva male, per cause di forze maggiori però, non poteva rinunciare agli allenamenti, Endou non gliel'avrebbe perdonato. E nemmeno Ranmaru.

Magari se gli avesse detto dell'accaduto non l'avrebbe comunque fatto allenare, ma non ci teneva ad essere sotto i riflettori come aveva fatto con Shinsuke.

Ranmaru era arrivato in ritardo, accompagnato da Shindou, i due parlavano come se niente fosse.

Arrivarono al campo, e prima di iniziare con il solito riscaldamento, Endou disse loro che la 'El dorado.', una delle squadre che aveva perso al Football Frontier, aveva chiesto loro di fare un amichevole, e non era stata l'unica, però non aveva ancora accettato.

Li lasciò poi allenarsi come in quei giorni.

"Oggi non c'eri." Disse Masaki.
Ranmaru aggrottò le sopracciglia. "Dove?" 
"A mensa."
"Come?"
"Sei sordo? Oggi a mensa non c'eri, hai mangiato? E dove?"

Ranmaru rise. "Ero in classe, con Takuto, avevamo da studiare alcune cose. Adesso mi controlli?" Ammiccò.
"Cosa? No! Io- - sbuffò- Non ti ho visto e pensavo che fossi un cretino che beve solo caffè."
"Grazie per la preoccupazione ma non vivo di caffè." Rise ancora.

Masaki arrossì. "Uno si preoccupa e viene pure preso in giro."
"Suvvia ti ho ringraziato." Rise ancora. "E che sembravi sul punto di uccidermi."
"Lo avrei fatto!"
"Con la paura del sangue che ti ritrovi? Non credo proprio."
"Beh, questo è un altro discorso!"

"Ehi voi due ma che aspettate a passarmi quella palla??" Domandò Amagi.
"Adesso alleniamoci." Gli disse Ranmaru.

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A fine allenamenti, Masaki se ne tornò a casa con Tenma e Kyousuke.

Non parlarono molto, ma Tenma era veramente emozionato per le amichevoli; quindi, parlò lui per tutto il tempo.

Arrivato a casa, corse a prendersi l'aspirina e poi a fare la doccia.

Aspettò l'arrivo dei suoi genitori mentre studiava 'arti tradizionali giapponesi: Shodo e Haiku', non amava né Shodo né haiku, odiava le poesie.
Ci perse abbastanza tempo, proprio perché non spiccava nella materia.

Appena Hiroto e Ryuuji tornarono a casa, Masaki lasciò perdere lo studio.

Raccontò per filo e per segno cosa era successo a scuola, non aveva omesso la pallonata purtroppo, anche perché, se non l'avesse detto lui, di sicuro Endou o qualcun altro gliel'avesse detto.

Ogni tanto lui e Ranmaru parlavano su 'Instagram', lui gli aveva chiesto come si sentiva con il naso e Masaki gli chiese come stesse lui.

A tavola parlò con loro per quanto riguarda della scuola, dei test e cose così.
Disse anche che sarebbero andati a trovare Hikaru; lui, Kyousuke, Tenma e Shinsuke.

"E con chi e che parli ora?" Domandò Hiroto.
"Nessuno."
"Nessuno ti disturba mentre mangi adesso?"
"Hiroto."
"Dai Ryuu. -Non l'ha mai fatto.-" sussurrò a Ryuuji, come se lui non potesse sentirlo.

E mentre quei due continuavano a sussurrarsi come fare i genitori a vicenda, Masaki ripose il telefono, capendo che la cosa con Ranmaru gli stava veramente sfuggendo di mano, e che avrebbe potuto farne a meno.

Fece un colpo di tosse, richiamando l'attenzione dei due adulti. "Scusate." Disse.
"Nessuno non ha un nome? Chi è?"
"Ryuu aiutami."
"Hiroto." Lo canzonò ancora Ryuuji. "È solo curioso Maki, non ci si può negare che hai sempre la testa tra le nuvole ultimamente."
"Non ho la testa tra le nuvole. Ed è Kyousuke comunque."
"Ah certo, Kyousuke."

Come poteva prevedere, Hiroto non ci cascò, e molto probabilmente nemmeno Ryuuji.

Però nessuno dei due chiese più nulla, anche se non se l'erano bevuta.

Dopo cenato, Masaki li lasciò alla loro serata film dell'orrore. Avrebbe partecipato, ma stava veramente morendo dal sonno

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×Angolino autrice ×
Hi, salve, hello!

Eccoci qui con un nuovissimo capitolo!

Alloora finalmente dopo un 4 capitoli, precisamente dal capitolo 11, veniamo a conoscenza del fatto che Ranmaru va dallo psicologo scolastico!
Il motivo? penso sia abbastanza ovvio :') ma se non l'avete intuito va comunque bene così.

Sempre Ranmaru, impacciato perché ragazzi per me è così, peggio di Masaki. (no, nessuno può battere Masaki)
+ HiroMido che cercano di capire qualcosa sulla vita sentimentale del proprio pargolo, dopo ovviamente l'inizio. Ci sono mancati.

  
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