Per Giulia, con cui posso sempre
il mio condividere il mio amore per i coniugi Malfoy.
Anche se
siamo fuori tempo, una
parte del mio regalo di Natale è arrivato, spero davvero ti
piaccia.
Frammenti di Cristallo Blu
Narcissa/Lucius.
Villa Black, 21 Dicembre 1969
Narcissa aveva sempre amato
Yule,
sin da quando, piccolissima, si nascondeva con le sorelle al riparo del
ballatoio di mogano scuro, mentre sbirciavano l’arrivo degli
ospiti per il Gran
Ballo che si teneva a Villa Black ogni 21 dicembre. E se Bellatrix si e
Andromeda si sfidavano a vicenda a lanciare fatture con delle vecchie
bacchette
che avevano trovato in soffitta, lei era affascinata dalle sete
fruscianti e
dai gioielli che rilucevano alla luce dorata degli addobbi. Quando le
sorelle
la riportavano in camera addormentata, lei continuava a sognare il
giorno in
cui finalmente le sarebbe stato concesso di prendere parte a quel rito
che per
lei sapeva di pura magia.
Era rimasta sempre
più sola su
quel ballatoio, diventato ogni anno più incapace di
nasconderle: prima
Bellatrix, poi Andromeda, entrambe piuttosto contrariate, erano state
costrette
a prendere parte al Ballo. O, almeno a una parte di esso, visto che
entrambe
dopo l’apertura delle danze e qualche chiacchiera, risalivano
di corsa a farle
compagnia, spesso accompagnate da un elfo con le braccia traboccanti di
amuse-bouche. Così come il giorno dopo,
invariabilmente, fingevano di sentire le lamentele della loro madre
che le
accusava di comportarsi in maniera inadatta ai membri della famiglia
Black.
Narcissa le guardava tutte e
tre
di sottecchi, intenta a fare finta di essere troppo concentrata sul suo
acquerello per prendere parte alla discussione. A volte invidiava le
sue
sorelle, incapace di sottostare alle regole imposte dal loro status
sociale,
degli uragani cui neanche le urla della loro madre e le occhiate
sdegnate di
loro padre potevano mettere freno.
Finalmente, però, il
giorno del
suo quattordicesimo compleanno era arrivato e le era stato finalmente
concesso
di prendere parte al Ballo. Aveva trascorso mesi a pensare ad ogni
dettaglio,
disegnando personalmente il suo vestito e tenendosi costantemente in
contatto
(o, per dirla come Andromeda, stressando inutilmente non solo la
stilista, ma
anche quei poveri gufi che dovevano viaggiare ogni settimana fino alla
Francia
perché lei era una dannata maniaca del controllo),
supervisionando gli addobbi
della casa e ogni singolo dettaglio della scelta musicale. Tutto quella
sera
doveva essere perfetto. E no, non era affatto una maniaca del
controllo:
semplicemente era l’unica in quella casa che sapesse davvero
come dovevano
essere fatte le cose.
«Tua sorella
è impazzita», disse Andromeda, appoggiandosi alla
porta della camera della sorella minore,
guardandola con un misto di irritazione e tenerezza, mentre lei si
osservava
critica nel grande specchio d’argento cesellato a mano.
Narcissa era così
diversa da lei e Bellatrix, non solo nell’aspetto, ma anche
in quel tentativo
spasmodico di compiacere i loro genitori, di guadagnarsi quel
soprannome di Principessa
di ghiaccio con la quale ormai la chiamavano quasi tutti ad
Hogwarts,
compresi a Serpeverde, quando aveva iniziato a rifiutare diversi
inviti. Il
che, considerando da chi provenivano, secondo Andromeda era del tutto
ragionevole, molto più della cotta che si era presa anche se
continuava a
negarlo. «Sarà la terza volta che si cambia e ho
visto un paio di elfi
correre in giardino cercando di auto decapitarsi per la
disperazione».
«L’ha detto
anche l’altra mia
sorella sai? Era riferito ad una certa strega che si mette a parlare
con una
pianta di basilico da quest’estate», rispose la
più giovane, sistemandosi
una ciocca di capelli dorati che erano sfuggiti allo chignon basso.
«Lasciala stare, per una volta che sembra felice di
partecipare ad un evento
di società».
Andromeda scosse i lunghi
riccioli scuri, ignorando il riferimento alla sua piantina. Se solo
Narcissa
avesse saputo chi gliel’aveva regalata…. E
soprattutto che da allora lei e Ted
Tonks continuavano a vedersi di nascosto. «E ti pare normale
che sia più
eccitata perché viene questo Lord Voldemort»
chiese tenendo le labbra in una
smorfia. «… che non del suo matrimonio?».
Come richiamata, Bellatrix fece
la sua apparizione, dandole una spinta per entrare e buttandosi sul
grande
letto a baldacchino dalle tende color cobalto.
«Dici di essere tanto
intelligente, sorella, ma a volte sei davvero sciocca! Capisci che
è la prima
volta che onora una famiglia della sua presenza? Siamo i primi ad
averlo come
ospite d’onore ad un evento ufficiale»,
sbuffò Bellatrix, squadrandola
infastidita. Poi
però sembrò ritrovare
il sorriso. «Avrei davvero voluto vedere la faccia di Abraxas
Malfoy quando
ha saputo che ha scelto Villa Black e non il suo stupido maniero
sperduto nel
nulla. E a proposito di Malfoy, è arrivato
questo…»,
Narcissa continuò a
guardare
ostinata davanti a sé, ma né a Bellatrix
né ad Andromeda era sfuggito come le
sue mani avessero indugiato un attimo di troppo, prima di far lievitare
di
nuovo il pacchetto argentato verso Bellatrix
«Probabilmente
sarà qualche
pretenzioso gioiello con cui pensa di comprarmi. Non
sono una povera sempliciotta che si fa abbindolare
da un paio di pietre preziose. Mandalo indietro e scrivigli che
può darlo a
Irma Crabbe o a Eliza Burke, se non sa che farci».
«Oh, credimi credo
che
abbia dato loro qualcosa di ben diverso da un gioiello»
commentò Bellatrix,
ignorando volutamente l’occhiataccia di Andromeda.
«Oh, e anche alla Smith
di Corvonero, a quanto mi ha detto Rodolphus. Ma forse Meda ne sa di
più, visto
che sembrate stare sempre lì a chiacchierare come due
pettegole».
«Mah, forse lo vedi
più tu,
visto che state sempre lì a raccontarvi di quanto bello e
bravo e potente sia
il vostro caro Lord Voldemort. Per Merlino, siete ossessionati tutti
quanti»
ringhiò Andromeda, mentre le sorelle la guardavano
perplesse. «E tu, aprì
quel dannato pacchetto, non ho voglia di star a sentire lamentele tutta
la
sera, già è abbastanza penoso così
essere costretta a passare Yule in questo
modo».
«Ma…»
tentò Narcissa,
guardando Bellatrix in cerca di appoggio. La maggiore, però,
si limitò a scrollare
di nuovo le spalle.
«Aprilo Cissy, mi sto
già
stancando. Aprilo e facciamola finita… » la
blandì.
«Ma…»
tentò di nuovo. Poi
sospirando, si arrese, prendendo delicatamente in mano la scatolina e
aprendola
dubbiosa. In grembo, però, invece della collana o degli
orecchini che si era
aspettata, le cadde l’ultimo oggetto che si sarebbe mai
aspettata.
Lo tirò su con due
dita, quasi si
trattasse di un geranio zannuto, osservando dubbiosa la liscia
superfice blu
ceruleo, facendola roteare piano.
«Una pallina? Che
razza di
regalo è una pallina per l’albero di
Yule?» chiese Bellatrix,
improvvisamente riscossa dalla sua esasperata indolenza. «Mi
che l’ultima
volta che ci siamo esercitati sulla Cruciatus ho un po’
esagerato… che gli
avessi fritto il poco cervello che gli rimane?».
«Come scusa?
Esercitati
chi?» la fulminò Andromeda, venendo
però liquidata da un gesto vago della
sorella maggiore. Poi
però si lasciò
distrarre dal lampo che era apparso negli occhi azzurri di Narcissa,
nascondendo
il sorriso di orgoglio. Lo sapeva che quello sarebbe stato il regalo
perfetto…
ora il suo l’aveva fatto. Adesso era Lucius a doversi giocare
le sue carte, lei
non avrebbe più mosso un dito. Cercando di scacciare via
l’idea del futuro,
Andromeda afferrò Bellatrix per un braccio costringendola ad
alzarsi.
Mentre uscivano lanciarono
entrambe un ultimo sguardo dubbioso a Narcissa, che aveva ripreso a
prepararsi,
come se nulla fosse, il viso impassibile come sempre e il pacchetto
abbandonato
sulla toilette.
«Se inizia a
piagnucolare, mi
esercito con la Cruciatus», minacciò Bellatrix
sottovoce.
«Useresti una
maledizione
senza perdono su tua sorella? Sei pazza?» le
sibilò di rimando la sorella,
sgranando gli occhi e prendendo contemporaneamente mano alla bacchetta.
Bellatrix la guardò,
sgranando
gli occhi scuri con la stessa espressione di incredulità d
quando le avevano
detto che non poteva andare ad Hogwarts ad otto anni solo
perché sapeva già
lanciare incantesimi come una di undici. «Ma io parlavo di
Malfoy,
ovviamente! »
Andromeda la fissò a
lungo,
chiedendosi se davvero Bellatrix potesse farlo, arrivasse a quel punto
di
follia di prendersela con il suo stesso sangue. Guardò quel
volto così
famigliare, così simile al suo. Cosa
avrebbe fatto se avesse scoperto di Ted?
Scacciò via quel
pensiero,
ricacciandola in fondo alla stretta allo stomaco che aveva ogni volta
che
pensava al futuro, mentre la guardava allontanarsi verso le sue stanze,
allegra
come mai non l’aveva vista da tanto, non sapendo se sperare
che fosse per
l’idea di usare le sue nuove, terrificanti,
capacità magiche o per l’arrivo di
Lord Voldemort.
꙳꙳꙳
Il grande albero di Villa
Black,
ricolmo di cristalli scintillanti e nastri blu, svettava
nell’ingresso, alto
quasi fino al soffitto. Era
certo che
avesse curato lei ogni dettaglio, ogni singolo fiocco di neve
incantato, ogni
candela posizionata per creare un perfetto gioco di luci, ogni ramo
coperto di
neve magica che non si scioglieva mai. Riconosceva il suo gusto, il suo
tocco
inconfondibile.
Gli altri la trovano
esasperatamente snob, persino per gli standard dei Black. Lui invece
era
completamente affascinato dal suo modo sottile e tagliente di ricordare
a tutti
che no, lei non era come loro. Si era reso conto di essere innamorato
dal momento
in cui l’aveva vista il suo primo giorno di Hogwarts,
attraversare sicura la
sala grande come se fosse il suo palcoscenico, nel suo passo nulla
della
bambina che ricordava, la sorellina timida di Bellatrix ed Andromeda.
Era stata la prima volta in
vita
sua che si era trovato a non sapere cosa dire, lui che si era sempre
vantato di
poter affabulare chiunque, di poter avere qualunque cosa e chiunque
volesse.
Aveva sempre creduto di aver il dono di trovare sempre il modo giusto
per far
cadere una ragazza ai suoi piedi, era diventato quasi un gioco a
Serpeverde.
Ogni tanto qualcuno tirava fuori un nome e il primo che riusciva a
strappare
almeno un bacio alla nominata, acquistava dei punti. Non
c’era mai stata
competizione, specialmente da quando Rodolphus aveva deciso di
ritirarsi.
Quando l’anno
precedente era
uscito quel nome, il suo nome, aveva dovuto usare
ogni minima particella
di autocontrollo che aveva per non prendere la testa di Rockwood e
spaccargliela sul pavimento dello spogliatoio di Quidditch. Mentre
cercava di
ripetersi che doveva contenersi, però, quello era
già in terra annaspando in
cerca l’aria, mentre Rodolphus con un secondo tocco di
bacchetta incendiava la
lavagna.
«Abbiamo
già fatto questo
discorso, mi sembra. Il prossimo che nomina una Black non
sarà così fortunato.
Sono stato chiaro?» aveva detto Lestrange con voce glaciale,
squadrandoli ad uno ad
uno con gli occhi fiammeggianti.
E Lucius aveva taciuto, ma
quella
sera stessa aveva provveduto a chiarire il suo punto di vista con il
diretto
interessato. Peccato davvero che fosse un cacciatore così
bravo, sarebbe stato
davvero d’aiuto nella partita di sabato contro Corvonero. Se
solo non avesse
deciso di fare l’idiota proprio quel giorno…
Non si sapeva come,
però,
evidentemente qualcun altro era venuto a saperlo, perché lo
avevano ritrovato
in stato confusionale che vagava di notte nella foresta proibita,
completamente
nudo e probabilmente passato anche da qualche centauro piuttosto su di
giri. A
quanto pareva non ricordava nulla, era stato pesantemente obliviato, ma
Lucius
era sicuro che non fossero state Bellatrix o Andromeda, come mormorava
tutti
nella scuola. No, lui era sicuro che era stata Narcissa, con i suoi
occhioni
blu e i capelli biondi da bambola di porcellana, una perfetta maschera
che
celava le sue doti straordinarie al mondo.
«Non essere nervoso,
sai bene
come andrà a finire. Ti darà un due di picche,
come al solito. Forse dovresti
passare direttamente da Cygnus, almeno avresti qualche
possibilità. In fondo se
togliamo qualche maldicenza del periodo prima dello Statuto di
Segretezza, sei un partito decente.
Dovresti sbrigarti, so che Nott ci sta facendo
più di un
pensierino, visto che Andromeda è irremovibile. A proposito,
spero che
Bellatrix non venga a sapere delle voci che l’hanno vista in
biblioteca con
quel Sanguesporco di Tassorosso». Rodolphus era accanto
all’amico,
guardandolo sconsolato, ormai certo che si sarebbe ripetuta
l’ennesima scena in
cui Narcissa lo avrebbe, nel migliore dei casi, ignorato. Neanche il passare due settimane
insieme alle sorelle
Black in Scozia quell’estate era riuscito a migliorare la
situazione e il
giovane promesso sposo iniziava a credere che il suo futuro testimone
di nozze
fosse semplicemente masochista.
«Non dire
assurdità» sibilò Malfoy di rimando con
il tono di uno che si rifiuta anche solo per un minuto di
credere che potesse essere vero, tanto che Nott pensasse sul serio di
potersi
prendere Narcissa come se fosse uno zuccotto stregato particolarmente
succulento, quanto che quelle assurde voci su Andromeda Black e lo
sfigato spacciatore
di erbe fosse vero. «Io non voglio che sia Cyrus a
costringerla, io voglio
che sia lei a volermi. Proprio tu parli, che quando finalmente
Bellatrix ha
accettato di sposarti ti sei ubriacato talmente tanto che ti sei
svegliato due
giorni dopo?».
Rodolphus sospirò,
guardando pigramente
gli anelli di fumo che si disperdevano nell’aria. «
Narcissa non è
Bellatrix. E non è come le altre che ti sei portato a
letto…»
Lucius ghignò
ferino, pensando al
regalo che ormai doveva già aver ricevuto: «Ed
è proprio questo il punto.
Forza andiamo, sia mai che oggi sia il primo giorno in cui diventeremo
cognati».
«Non sai in che guaio
ti stai
cacciando. Ma contento tu…ricordati però che Lady
Black ha un debole per
me!» gli rise dietro Rodolphus, mentre si avvicinavano al
gruppo di
Serpeverde invitati che li stava aspettando nel foyer, prima di fare il
loro ingresso
ufficiale nel salone dei ricevimenti.
«Siete in
ritardo».
Era apparsa alle loro spalle,
con
un sorrisetto soddisfatto sulle labbra appena più rosate del
solito.
«Non
c’è ancora stato il primo
ballo, mi pare. Siamo perfettamente in tempo», sorrise di
rimando Lucius,
sostenendo lo sguardo della più giovane delle Black senza
batter ciglio. Aveva
pensato a lungo a quale sarebbe stato il suo vestito per quella sera,
tanto più
dopo che aveva sentito ogni singola ragazza della scuola parlarne.
C’era chi
aveva parlato di zaffiri incastonati, chi di un abito con una coda tale
da
riempire l’intera sala (il che era evidentemente una
stupidaggine, soprattutto
visto quanto Narcissa amasse ballare, chi di un velo d’oro.
Lui non aveva mai
creduto a nessuno di quei vagheggiamenti, certo che Narcissa, la sua
Narcissa
anche se lei ancora non lo sapeva, non avrebbe mai messo qualcosa di
così
pacchiano.
Di certo, però, non
si aspettava il
vestito celeste chiarissimo, così delicato da fondersi quasi
con la sua pelle,
sfumando in un intricato ricamo di sottilissimi fili
d’argento, né il lungo
spacco che si intravedeva solo mentre camminava.
La Principessa di
Ghiaccio.
Lucius ghignò:
c’era una cosa che
nessuno capiva tranne lui. Narcissa Black aveva senso
dell’umorismo.
«Hai ragione, sei
perfettamente in tempo per vedermi aprire le danze. Andiamo Rodolphus,
non fare
aspettare ulteriormente Bellatrix», disse rivolgendosi
direttamente al
ragazzo accanto a lui, senza degnarlo di uno sguardo.
Eppure, mentre lo superava al braccio di Rodolphus, senza neanche girarsi dall’altra parte, aveva notato il piccolo ciondolo blu cobalto che le splendeva al collo. Un monile piuttosto insolito per una Black. Tanto più insolito perché non era affatto un gioiello. Era una pallina, una splendente pallina di cristallo blu, rimpicciolita fino a diventare poco più piccola di galeone.
Si girò verso il
centro della
sala, intercettando lo sguardo sconsolato di Andromeda che lo guardava
scuotendo la testa, facendo finta di trovare interessante qualsiasi
cosa i Fowley
le stessero dicendo e cercando di ignorare i richiami di sua madre. Poi
la vide
alzare gli occhi al cielo, e sillabare un E va bene
rassegnato, mentre
il giovane erede dei Malfoy si avvicinava con un gran sorriso che non
prometteva niente di buono.
꙳꙳꙳
Ogni bambino nato
nell’alta
società imparava a danzare quasi prima di camminare.
C’era chi lo odiava,
trovandolo un obbligo insopportabile, chi semplicemente era talmente
incapace
da trasformarlo in una tortura, tanto per chi l’eseguiva che
per chi era costretto
a guardare.
Bellatrix, ad esempio, pur
amando
stare al centro dell’attenzione, lo trovava un insieme di
regole che mal si
confacevano al suo carattere. Si ribellava, in quel modo solo suo in
cui ogni
cosa sbagliata era talmente potente ed affascinante da sembrare
comunque
giusta.
Andromeda dall’altra
parte, si
impegnava, così come faceva in ogni cosa. Non le bastava
essere brava, lei
doveva essere la più brava, dimostrare a
quell’idiota della loro
insegnante di ballo che doveva ancora nascere la strega capace di
metterla in
difficoltà.
Ma Narcissa amava ballare,
adorava il modo in cui riusciva a scindere la mente dal corpo quando lo
faceva,
la musica che risuonava in ogni parte del suo corpo. Certo, a volte era
difficile quando trovava un partner non abbastanza bravo, o che non
riuscisse a
capire la musica come la capiva lei. E allora doveva sforzarsi,
costringersi a
farsi portare, così come l’insegnante ripeteva
sempre.
Il primo ballo era stato con
suo
padre, rigido e altero come sempre, la concessione fatta alla piccola
della
famiglia, anche se lei ne avrebbe volentieri fatto a meno. Sua madre era stata invitata
da Rodolphus, e
ridacchiava deliziata da qualcosa che lui le aveva detto, affascinata
come
sempre dal futuro genero. Bellatrix, impaziente e scalpitante in attesa
dell’arrivo di Lord Voldemort, aveva accettato di malavoglia
l’invito di Lord
Lestrange, continuando però a guardare nervosamente la
porta. A rigor di logica,
quindi Andromeda avrebbe dovuto ballare con Rabastan, mentre Lady
Lestrange per
il momento avrebbe dovuto rimanere in disparte, in attesa della
chiusura della
prima danza. Così avrebbe dovuto essere ed era una cosa che
avrebbero dovuto
sapere tutti.
Tutti tranne Andromeda e Lucius
Malfoy, a quanto pareva, visto che si erano posizionati tra Narcissa e
Bellatrix, con un’aria di assoluta innocenza dipinta in
faccia. Il primo ballo
era stato un valzer tradizionale, senza scambio delle coppie, eppure
nonostante
il suo tentativo di concentrarsi sul non farsi sballottolare troppo da
suo
padre, ancora incapace a portare decentemente anche dopo diversi
decenni di
pratica, Narcissa non poteva fare a meno di controllare di sfuggita
quei due,
che scivolavano leggeri roteandole intorno, come una coppia collaudata,
senza
riuscire a smettere di guardare la mano di Malfoy posata con fin troppa
famigliarità
sulla vita di sua sorella, appena due dita sotto a dove sarebbe dovuta
essere.
E visto che era dannatamente bravo, e che Andromeda avrebbe potuto
ripetere a
memoria qualsiasi regola di qualsiasi materia, incluso il ballo, senza
perdere
un battito di ciglia, era evidente che lo stessero facendo apposta.
Inclinò
appena la testa, in modo che il suo
nuovo ciondolo catturasse bene la luce, ben conscia degli occhi di
Malfoy che
la seguivano in ogni movimento. Oh, sarebbe stato davvero divertente
quando
avrebbe accettato l’invito di Flint per il prossimo ballo,
lasciandolo con un
palmo di naso, pensò Narcissa. Che si divertisse pure a fare
l’idiota con tutte
quelle ragazzine che gli giravano intorno, pronte a farsi comprare con
qualche
regalo costoso. La ragazza sorrise, pensando a come avrebbe stretto gli
occhi
Malfoy, guardandola allontanarsi con uno che non era bravo nella danza
e ricco
neanche la metà di lui. Lo immaginava già,
serrare la mascella in maniera
appena percettibile, ma bastevole per lei che ormai aveva imparato a
riconoscere i segni della sua impazienza, così come il
tamburellare leggero del
pollice contro l’indice coperto dall’anello, quasi
volesse ricordare a tutti da
quale famiglia provenisse.
Ma se Lucius era fiero di
essere
un Malfoy, pronto ad usare il suo nome e la sua ricchezza per vantarsi,
c’era
una cosa che doveva assolutamente capire: lei non era una sconosciuta
Burke,
Crabbe, Smith o Edgecombe.
Lei era una Black.
Ed era meglio per lui se avesse
capito subito di smettere di fare quei giochini idioti.
꙳꙳꙳
«Cos’è,
ti sei stancata di ballare
con degli incapaci?»
Lucius l’aveva vista
uscire dalla
sala, dopo l’ennesimo giro di valzer in cui era riuscito solo
ad avere i pochi
passi concessi dalla rotazione. Durante il primo ballo Andromeda si era
raccomandata di non fare al solito suo e di non iniziare ad assillarla.
E persino
lei avrebbe dovuto ammettere che era stato bravo, fin troppo. Si era
limitato a
porgerle la mano per farla girare, a non stringerla troppo,
costringendosi ad ignorare
il profumo di fiori bianchi dei suoi capelli che rischiavano di non
farlo
ragionare.
Non aveva fatto scenate quando
lei si era fermata a conversare con Rodolphus e Rabastan, né quando
aveva
accettato di ballare con praticamente ogni singolo giovane mago
presente. Non
si era fatto avanti, limitandosi ad osservarla da lontano con un
sorrisetto,
osservandola oltre le sagome sempre sbagliate della sua compagna di
turno.
Erano passate quasi due ore e
Lord Voldemort era finalmente arrivato, catalizzando
l’attenzione di tutti,
ciascuno che cercava di strappargli una parola, un sorriso, di
ammantarsi della
sua aurea magnetica. Solitamente lui sarebbe stato uno di quelli,
pronto a
sgomitare con Bellatrix per mostrare la sua devozione. Ma poco dopo
l’arrivo
dell’ospite d’onore aveva visto Narcissa
allontanarsi silenziosa, un’ombra
sottile che scivolava via dietro i grandi arazzi verde smeraldo.
L’aveva seguito, ben
attento a non
fare rumore, sino al balcone dell’ala ovest, dove era rimasta
assorta a
guardare il giardino, persa in chissà quale pensiero. Era
rimasto lì, in
silenzio, a guardare la curva morbida e bianca delle sue spalle, il
tessuto
leggero che aveva sentito poco prima sotto le sue dita, forzandosi a
non
indugiare troppo per sentire il calore della su vita sottile. Era
rimasto lì,
ad osservare le dita affusolate che giocherellavano con la collana,
toccandola
distrattamente.
«Forse»,
concesse Narcissa
con un sorriso di sfida, mentre lo guardava avvicinarsi sino a sedersi
leggermente sul bordo del balcone di marmo bianco, così da
essere quasi alla
sua altezza. « O forse stavo cercando di prendere un
po’ d’aria, da sola…
dovresti provare, sai?»
Lucius sorrise, spostando il
peso
su un braccio in modo da avvicinarsi. «Vedo che hai
apprezzato il mio regalo.
Anche se io non lo avevo pensato proprio cosi...»
Istintivamente, le dita della
ragazza
si strinsero solo un secondo attorno alla perla azzurra. Poi lo
sfidò con un
sorriso:«Questo dimostra che sono più intelligente
di te, no?»
«Oh, su questo non ho
dubbi. So
bene che sei molto più intelligente di quello che vuoi far
credere» sorrise
lui, in maniera così sincera e aperta che per un attimo lo
stomaco di Narcissa
si contrasse in un modo strano, quasi piacevole. Lui le
sfiorò il viso con un
dito, spostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli
dietro l’orecchio,
rimanendo a guardarla affascinato. «Così come so
che odi dipingere,
nonostante ti ostini a fare finta che sia il tuo passatempo
preferito».
«Ah sì? E
cosa mi piacerebbe
fare, allora?» chiese Narcissa, avvicinandosi appena di mezzo
passo, senza
abbassare lo sguardo neanche per una frazione di secondo.
«Leggere. Libri di
Pozioni,
per lo più, anche se cambi la copertina in modo che pensino
tutti che si tratti
di romanzetti leggeri», iniziò ad elencare,
toccandole appena la pelle delicata
del collo, danzando con le dita come se stesse sfiorando i tasti di un
pianoforte. «Che ti piace volare, ma lo fai solo quando
nessuno ti guarda.
Che hai pensato tu ad ogni dettaglio di questa serata, e
l’hai fatto in modo
che tua madre pensasse che sia stato tutta una sua idea. Che sei tu a
convincere ogni volta Dippet a fare concessioni a Serpeverde, anche se
non vuoi
che nessuno lo sappia perché non vuoi che ti
assillino».
Narcissa rimase in silenzio,
mentre sentiva lo sguardo di Lucius bruciarle addosso. Lui si
avvicinò di
pochissimo, ma quel tanto che bastava da poter sentire il respiro caldo
sulla
pelle. Gli passò una mano sul bavero lucido della giacca,
indugiando all’altezza
del petto.
«E sai tutto questo
perché?»
chiese, alzando il viso verso di lui, sfidandolo con le labbra che
quasi si
sfioravano.
«Perché io
ti vedo, Narcissa
Black. E ti vedrò sempre» le mormorò,
scendendo a sfiorarle la collanina d’oro
bianco, sino a poggiare le dita sulle sue, chiuse attorno al ciondolo.
«E
questa pallina starà benissimo sul nostro di albero di Yule.
E poi è blu come i
tuoi occhi, sono attento i dettagli, lo sai».
«Non ti sembra di
correre un
po’ troppo, Malfoy?» rise finalmente Narcissa,
allontanandosi proprio quando
Lucius si stava chinando per baciarla, e squadrandolo con un sorrisetto
a due
passi di distanza«Io non so niente di te… ad
esempio non so a cosa pensavi quando
mi hai chiesto se fossi davvero sorella di Bellatrix ed Andromeda,
tanto per
dirne una».
«Puoi vederlo da te,
no? Ma
non preoccuparti, ne avremo di ricordi da metterci. Incluso quella
volta che mi
hai quasi baciato. Ma non preoccuparti, Black, ci saranno altre
occasioni»,
sospirò Malfoy, senza però perdere quello strano
sorriso che per una volta non
somigliava ad un ghigno.
Narcissa si avvicinò
di nuovo,
sollevandosi in punta di piedi, sino a posargli un bacio leggero
sull’angolo
della bocca.
«Chissà…»
rise cristallina,
girandosi per tornare nella sala, camminando come se stesse nuovamente
danzando, lanciandogli un’ultima occhiata con gli occhi
azzurro brillanti.
Lucius sospirò di
nuovo,
toccandosi il punto ancora caldo delle labbra di lei, mentre un gran
sorriso
gli si stampava sul volto. Si tastò la tasca interna della
giacca, dove ora
sentiva un piccolo rigonfiamento, li dove le dita di Narcissa avevano
indugiato,
Perplesso, guardò il
rametto
verde che ora teneva in mano, i bordi affilati dal verde sfumato.
Vischio magico.
Si, decisamente Narcissa Black
aveva senso dell’umorismo. E quello sarebbe stato davvero un
primo ricordo
perfetto. Solo il primo di tanti.
La storia è
ispirata, ma non
partecipa visto che ormai è finito da un pezzo, al
calendario dell’Avvento del Forum "Ferisce più la
penna", con
il prompt “Vischio di Natale “del 23 Dicembre
Ovviamente è solo
una scusa per poter
fangirlare su Lucius e Narcissa da giovani e usare tutti i miei
fancanon che mi
piacciono tanto: che Lucius e Narcissa siano davvero innamorati, che
lei lo
abbia fatto penare un bel po’ prima di accettare il suo
corteggiamento, che
entrambi siano comunque molto legati alle tradizioni dei purosangue. Da
ultimo,
io sono fermamente convinta che Lucius ed Andromeda siano stati grandi
amici,
anche se poi le loro strade si siano divise in maniera così
violenta. Mi piacciono talmente tanto che li ho usati in tutte queste
altre storie, in fondo collegate con questa:
Il Basilico e le vacanze in
scozia di cui parlano Narcissa e Rodolphus le trovi in Basilikos
(Ted/Andromeda), https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4055247&i=1
Lo zampino di Andromeda nel
regalo per Narcissa è in “Ricordo di un Natale
passato” https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4044059&i=1