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Autore: Flofly    23/01/2024    4 recensioni
Natale è nell'aria. C'è chi lo ama, chi lo odia, chi tifa per Yule e chi per Babbo Natale.
Una raccolta caotica di storie, a cominciare dal titolo.
Perché Natale, si sa, è uno stato d'animo
Coppie Canon e non, amicizia e qualche elfo ogni tanto.
Tutte le storie partecipano al "Calendario dell'avvento 2023 indetto da Sia e Cora sul forum Ferisce la penna"
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Vari personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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frammenti

Per Giulia, con cui posso sempre il mio condividere il mio amore per i coniugi Malfoy.

Anche se siamo fuori tempo, una parte del mio regalo di Natale è arrivato, spero davvero ti piaccia.

 

Frammenti di Cristallo Blu

Narcissa/Lucius.

 

Villa Black, 21 Dicembre 1969

 

Narcissa aveva sempre amato Yule, sin da quando, piccolissima, si nascondeva con le sorelle al riparo del ballatoio di mogano scuro, mentre sbirciavano l’arrivo degli ospiti per il Gran Ballo che si teneva a Villa Black ogni 21 dicembre. E se Bellatrix si e Andromeda si sfidavano a vicenda a lanciare fatture con delle vecchie bacchette che avevano trovato in soffitta, lei era affascinata dalle sete fruscianti e dai gioielli che rilucevano alla luce dorata degli addobbi. Quando le sorelle la riportavano in camera addormentata, lei continuava a sognare il giorno in cui finalmente le sarebbe stato concesso di prendere parte a quel rito che per lei sapeva di pura magia.

Era rimasta sempre più sola su quel ballatoio, diventato ogni anno più incapace di nasconderle: prima Bellatrix, poi Andromeda, entrambe piuttosto contrariate, erano state costrette a prendere parte al Ballo. O, almeno a una parte di esso, visto che entrambe dopo l’apertura delle danze e qualche chiacchiera, risalivano di corsa a farle compagnia, spesso accompagnate da un elfo con le braccia traboccanti di amuse-bouche. Così come il giorno dopo, invariabilmente, fingevano di sentire le lamentele della loro madre che le accusava di comportarsi in maniera inadatta ai membri della famiglia Black.

Narcissa le guardava tutte e tre di sottecchi, intenta a fare finta di essere troppo concentrata sul suo acquerello per prendere parte alla discussione. A volte invidiava le sue sorelle, incapace di sottostare alle regole imposte dal loro status sociale, degli uragani cui neanche le urla della loro madre e le occhiate sdegnate di loro padre potevano mettere freno.

Finalmente, però, il giorno del suo quattordicesimo compleanno era arrivato e le era stato finalmente concesso di prendere parte al Ballo. Aveva trascorso mesi a pensare ad ogni dettaglio, disegnando personalmente il suo vestito e tenendosi costantemente in contatto (o, per dirla come Andromeda, stressando inutilmente non solo la stilista, ma anche quei poveri gufi che dovevano viaggiare ogni settimana fino alla Francia perché lei era una dannata maniaca del controllo), supervisionando gli addobbi della casa e ogni singolo dettaglio della scelta musicale. Tutto quella sera doveva essere perfetto. E no, non era affatto una maniaca del controllo: semplicemente era l’unica in quella casa che sapesse davvero come dovevano essere fatte le cose.

«Tua sorella è impazzita», disse Andromeda, appoggiandosi alla porta della camera della sorella minore, guardandola con un misto di irritazione e tenerezza, mentre lei si osservava critica nel grande specchio d’argento cesellato a mano. Narcissa era così diversa da lei e Bellatrix, non solo nell’aspetto, ma anche in quel tentativo spasmodico di compiacere i loro genitori, di guadagnarsi quel soprannome di Principessa di ghiaccio con la quale ormai la chiamavano quasi tutti ad Hogwarts, compresi a Serpeverde, quando aveva iniziato a rifiutare diversi inviti. Il che, considerando da chi provenivano, secondo Andromeda era del tutto ragionevole, molto più della cotta che si era presa anche se continuava a negarlo. «Sarà la terza volta che si cambia e ho visto un paio di elfi correre in giardino cercando di auto decapitarsi per la disperazione».

«L’ha detto anche l’altra mia sorella sai? Era riferito ad una certa strega che si mette a parlare con una pianta di basilico da quest’estate», rispose la più giovane, sistemandosi una ciocca di capelli dorati che erano sfuggiti allo chignon basso. «Lasciala stare, per una volta che sembra felice di partecipare ad un evento di società».

Andromeda scosse i lunghi riccioli scuri, ignorando il riferimento alla sua piantina. Se solo Narcissa avesse saputo chi gliel’aveva regalata…. E soprattutto che da allora lei e Ted Tonks continuavano a vedersi di nascosto. «E ti pare normale che sia più eccitata perché viene questo Lord Voldemort» chiese tenendo le labbra in una smorfia. «… che non del suo matrimonio?».

Come richiamata, Bellatrix fece la sua apparizione, dandole una spinta per entrare e buttandosi sul grande letto a baldacchino dalle tende color cobalto.

«Dici di essere tanto intelligente, sorella, ma a volte sei davvero sciocca! Capisci che è la prima volta che onora una famiglia della sua presenza? Siamo i primi ad averlo come ospite d’onore ad un evento ufficiale», sbuffò Bellatrix, squadrandola infastidita.  Poi però sembrò ritrovare il sorriso. «Avrei davvero voluto vedere la faccia di Abraxas Malfoy quando ha saputo che ha scelto Villa Black e non il suo stupido maniero sperduto nel nulla. E a proposito di Malfoy, è arrivato questo…»,

Narcissa continuò a guardare ostinata davanti a sé, ma né a Bellatrix né ad Andromeda era sfuggito come le sue mani avessero indugiato un attimo di troppo, prima di far lievitare di nuovo il pacchetto argentato verso Bellatrix

«Probabilmente sarà qualche pretenzioso gioiello con cui pensa di comprarmi.  Non sono una povera sempliciotta che si fa abbindolare da un paio di pietre preziose. Mandalo indietro e scrivigli che può darlo a Irma Crabbe o a Eliza Burke, se non sa che farci».

«Oh, credimi credo che abbia dato loro qualcosa di ben diverso da un gioiello» commentò Bellatrix, ignorando volutamente l’occhiataccia di Andromeda. «Oh, e anche alla Smith di Corvonero, a quanto mi ha detto Rodolphus. Ma forse Meda ne sa di più, visto che sembrate stare sempre lì a chiacchierare come due pettegole».

«Mah, forse lo vedi più tu, visto che state sempre lì a raccontarvi di quanto bello e bravo e potente sia il vostro caro Lord Voldemort. Per Merlino, siete ossessionati tutti quanti» ringhiò Andromeda, mentre le sorelle la guardavano perplesse. «E tu, aprì quel dannato pacchetto, non ho voglia di star a sentire lamentele tutta la sera, già è abbastanza penoso così essere costretta a passare Yule in questo modo».

«Ma…» tentò Narcissa, guardando Bellatrix in cerca di appoggio. La maggiore, però, si limitò a scrollare di nuovo le spalle.

«Aprilo Cissy, mi sto già stancando. Aprilo e facciamola finita… » la blandì.

«Ma…» tentò di nuovo. Poi sospirando, si arrese, prendendo delicatamente in mano la scatolina e aprendola dubbiosa. In grembo, però, invece della collana o degli orecchini che si era aspettata, le cadde l’ultimo oggetto che si sarebbe mai aspettata.

Lo tirò su con due dita, quasi si trattasse di un geranio zannuto, osservando dubbiosa la liscia superfice blu ceruleo, facendola roteare piano.

«Una pallina? Che razza di regalo è una pallina per l’albero di Yule?» chiese Bellatrix, improvvisamente riscossa dalla sua esasperata indolenza. «Mi che l’ultima volta che ci siamo esercitati sulla Cruciatus ho un po’ esagerato… che gli avessi fritto il poco cervello che gli rimane?».

«Come scusa? Esercitati chi?» la fulminò Andromeda, venendo però liquidata da un gesto vago della sorella maggiore.  Poi però si lasciò distrarre dal lampo che era apparso negli occhi azzurri di Narcissa, nascondendo il sorriso di orgoglio. Lo sapeva che quello sarebbe stato il regalo perfetto… ora il suo l’aveva fatto. Adesso era Lucius a doversi giocare le sue carte, lei non avrebbe più mosso un dito. Cercando di scacciare via l’idea del futuro, Andromeda afferrò Bellatrix per un braccio costringendola ad alzarsi.

Mentre uscivano lanciarono entrambe un ultimo sguardo dubbioso a Narcissa, che aveva ripreso a prepararsi, come se nulla fosse, il viso impassibile come sempre e il pacchetto abbandonato sulla toilette.

«Se inizia a piagnucolare, mi esercito con la Cruciatus», minacciò Bellatrix sottovoce.

«Useresti una maledizione senza perdono su tua sorella? Sei pazza?» le sibilò di rimando la sorella, sgranando gli occhi e prendendo contemporaneamente mano alla bacchetta.

Bellatrix la guardò, sgranando gli occhi scuri con la stessa espressione di incredulità d quando le avevano detto che non poteva andare ad Hogwarts ad otto anni solo perché sapeva già lanciare incantesimi come una di undici. «Ma io parlavo di Malfoy, ovviamente! »

Andromeda la fissò a lungo, chiedendosi se davvero Bellatrix potesse farlo, arrivasse a quel punto di follia di prendersela con il suo stesso sangue. Guardò quel volto così famigliare, così simile al suo.  Cosa avrebbe fatto se avesse scoperto di Ted?

Scacciò via quel pensiero, ricacciandola in fondo alla stretta allo stomaco che aveva ogni volta che pensava al futuro, mentre la guardava allontanarsi verso le sue stanze, allegra come mai non l’aveva vista da tanto, non sapendo se sperare che fosse per l’idea di usare le sue nuove, terrificanti, capacità magiche o per l’arrivo di Lord Voldemort.

 

 


꙳꙳꙳

Il grande albero di Villa Black, ricolmo di cristalli scintillanti e nastri blu, svettava nell’ingresso, alto quasi fino al soffitto.  Era certo che avesse curato lei ogni dettaglio, ogni singolo fiocco di neve incantato, ogni candela posizionata per creare un perfetto gioco di luci, ogni ramo coperto di neve magica che non si scioglieva mai. Riconosceva il suo gusto, il suo tocco inconfondibile.

Gli altri la trovano esasperatamente snob, persino per gli standard dei Black. Lui invece era completamente affascinato dal suo modo sottile e tagliente di ricordare a tutti che no, lei non era come loro. Si era reso conto di essere innamorato dal momento in cui l’aveva vista il suo primo giorno di Hogwarts, attraversare sicura la sala grande come se fosse il suo palcoscenico, nel suo passo nulla della bambina che ricordava, la sorellina timida di Bellatrix ed Andromeda.

Era stata la prima volta in vita sua che si era trovato a non sapere cosa dire, lui che si era sempre vantato di poter affabulare chiunque, di poter avere qualunque cosa e chiunque volesse. Aveva sempre creduto di aver il dono di trovare sempre il modo giusto per far cadere una ragazza ai suoi piedi, era diventato quasi un gioco a Serpeverde. Ogni tanto qualcuno tirava fuori un nome e il primo che riusciva a strappare almeno un bacio alla nominata, acquistava dei punti. Non c’era mai stata competizione, specialmente da quando Rodolphus aveva deciso di ritirarsi.

Quando l’anno precedente era uscito quel nome, il suo nome, aveva dovuto usare ogni minima particella di autocontrollo che aveva per non prendere la testa di Rockwood e spaccargliela sul pavimento dello spogliatoio di Quidditch. Mentre cercava di ripetersi che doveva contenersi, però, quello era già in terra annaspando in cerca l’aria, mentre Rodolphus con un secondo tocco di bacchetta incendiava la lavagna.

«Abbiamo già fatto questo discorso, mi sembra. Il prossimo che nomina una Black non sarà così fortunato. Sono stato chiaro?» aveva detto Lestrange con voce glaciale, squadrandoli ad uno ad uno con gli occhi fiammeggianti.

E Lucius aveva taciuto, ma quella sera stessa aveva provveduto a chiarire il suo punto di vista con il diretto interessato. Peccato davvero che fosse un cacciatore così bravo, sarebbe stato davvero d’aiuto nella partita di sabato contro Corvonero. Se solo non avesse deciso di fare l’idiota proprio quel giorno…

Non si sapeva come, però, evidentemente qualcun altro era venuto a saperlo, perché lo avevano ritrovato in stato confusionale che vagava di notte nella foresta proibita, completamente nudo e probabilmente passato anche da qualche centauro piuttosto su di giri. A quanto pareva non ricordava nulla, era stato pesantemente obliviato, ma Lucius era sicuro che non fossero state Bellatrix o Andromeda, come mormorava tutti nella scuola. No, lui era sicuro che era stata Narcissa, con i suoi occhioni blu e i capelli biondi da bambola di porcellana, una perfetta maschera che celava le sue doti straordinarie al mondo.

«Non essere nervoso, sai bene come andrà a finire. Ti darà un due di picche, come al solito. Forse dovresti passare direttamente da Cygnus, almeno avresti qualche possibilità. In fondo se togliamo qualche maldicenza del periodo prima dello Statuto di Segretezza, sei un partito decente.  Dovresti sbrigarti, so che Nott ci sta facendo più di un pensierino, visto che Andromeda è irremovibile. A proposito, spero che Bellatrix non venga a sapere delle voci che l’hanno vista in biblioteca con quel Sanguesporco di Tassorosso». Rodolphus era accanto all’amico, guardandolo sconsolato, ormai certo che si sarebbe ripetuta l’ennesima scena in cui Narcissa lo avrebbe, nel migliore dei casi, ignorato. Neanche il  passare due settimane insieme alle sorelle Black in Scozia quell’estate era riuscito a migliorare la situazione e il giovane promesso sposo iniziava a credere che il suo futuro testimone di nozze fosse semplicemente masochista.

«Non dire assurdità» sibilò Malfoy di rimando con il tono di uno che si rifiuta anche solo per un minuto di credere che potesse essere vero, tanto che Nott pensasse sul serio di potersi prendere Narcissa come se fosse uno zuccotto stregato particolarmente succulento, quanto che quelle assurde voci su Andromeda Black e lo sfigato spacciatore di erbe fosse vero. «Io non voglio che sia Cyrus a costringerla, io voglio che sia lei a volermi. Proprio tu parli, che quando finalmente Bellatrix ha accettato di sposarti ti sei ubriacato talmente tanto che ti sei svegliato due giorni dopo?».

Rodolphus sospirò, guardando pigramente gli anelli di fumo che si disperdevano nell’aria. « Narcissa non è Bellatrix. E non è come le altre che ti sei portato a letto…»

Lucius ghignò ferino, pensando al regalo che ormai doveva già aver ricevuto: «Ed è proprio questo il punto. Forza andiamo, sia mai che oggi sia il primo giorno in cui diventeremo cognati».

«Non sai in che guaio ti stai cacciando. Ma contento tu…ricordati però che Lady Black ha un debole per me!» gli rise dietro Rodolphus, mentre si avvicinavano al gruppo di Serpeverde invitati che li stava aspettando nel foyer, prima di fare il loro ingresso ufficiale nel salone dei ricevimenti. La porta si aprì dolcemente, la sala già gremita di gente, mentre i violini ancora suonavano musiche di accompagnamento.  Le pareti adorne di specchi, riproducevano un gioco infinito di cristalli e luci, un caleidoscopio di maghi e streghe dell’alta società magica. Lucius ghignò, cercando tra i corpetti di seta e le sete fruscianti, la figura elegante e flessuosa di Narcissa, certo di riuscire a trovarla anche nel buio più profondo di un Nox perfetto.

«Siete in ritardo».

Era apparsa alle loro spalle, con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra appena più rosate del solito.

«Non c’è ancora stato il primo ballo, mi pare. Siamo perfettamente in tempo», sorrise di rimando Lucius, sostenendo lo sguardo della più giovane delle Black senza batter ciglio. Aveva pensato a lungo a quale sarebbe stato il suo vestito per quella sera, tanto più dopo che aveva sentito ogni singola ragazza della scuola parlarne. C’era chi aveva parlato di zaffiri incastonati, chi di un abito con una coda tale da riempire l’intera sala (il che era evidentemente una stupidaggine, soprattutto visto quanto Narcissa amasse ballare, chi di un velo d’oro. Lui non aveva mai creduto a nessuno di quei vagheggiamenti, certo che Narcissa, la sua Narcissa anche se lei ancora non lo sapeva, non avrebbe mai messo qualcosa di così pacchiano.

Di certo, però, non si aspettava il vestito celeste chiarissimo, così delicato da fondersi quasi con la sua pelle, sfumando in un intricato ricamo di sottilissimi fili d’argento, né il lungo spacco che si intravedeva solo mentre camminava.

La Principessa di Ghiaccio.

Lucius ghignò: c’era una cosa che nessuno capiva tranne lui. Narcissa Black aveva senso dell’umorismo.

«Hai ragione, sei perfettamente in tempo per vedermi aprire le danze. Andiamo Rodolphus, non fare aspettare ulteriormente Bellatrix», disse rivolgendosi direttamente al ragazzo accanto a lui, senza degnarlo di uno sguardo.

Eppure, mentre lo superava al braccio di Rodolphus, senza neanche girarsi dall’altra parte, aveva notato il piccolo ciondolo blu cobalto che le splendeva al collo. Un monile piuttosto insolito per una Black. Tanto più insolito perché non era affatto un gioiello. Era una pallina, una splendente pallina di cristallo blu, rimpicciolita fino a diventare poco più piccola di galeone.

Si girò verso il centro della sala, intercettando lo sguardo sconsolato di Andromeda che lo guardava scuotendo la testa, facendo finta di trovare interessante qualsiasi cosa i Fowley le stessero dicendo e cercando di ignorare i richiami di sua madre. Poi la vide alzare gli occhi al cielo, e sillabare un E va bene rassegnato, mentre il giovane erede dei Malfoy si avvicinava con un gran sorriso che non prometteva niente di buono.

 

 

꙳꙳꙳

 

Ogni bambino nato nell’alta società imparava a danzare quasi prima di camminare. C’era chi lo odiava, trovandolo un obbligo insopportabile, chi semplicemente era talmente incapace da trasformarlo in una tortura, tanto per chi l’eseguiva che per chi era costretto a guardare.

Bellatrix, ad esempio, pur amando stare al centro dell’attenzione, lo trovava un insieme di regole che mal si confacevano al suo carattere. Si ribellava, in quel modo solo suo in cui ogni cosa sbagliata era talmente potente ed affascinante da sembrare comunque giusta.

Andromeda dall’altra parte, si impegnava, così come faceva in ogni cosa. Non le bastava essere brava, lei doveva essere la più brava, dimostrare a quell’idiota della loro insegnante di ballo che doveva ancora nascere la strega capace di metterla in difficoltà.

Ma Narcissa amava ballare, adorava il modo in cui riusciva a scindere la mente dal corpo quando lo faceva, la musica che risuonava in ogni parte del suo corpo. Certo, a volte era difficile quando trovava un partner non abbastanza bravo, o che non riuscisse a capire la musica come la capiva lei. E allora doveva sforzarsi, costringersi a farsi portare, così come l’insegnante ripeteva sempre.

Il primo ballo era stato con suo padre, rigido e altero come sempre, la concessione fatta alla piccola della famiglia, anche se lei ne avrebbe volentieri fatto a meno.  Sua madre era stata invitata da Rodolphus, e ridacchiava deliziata da qualcosa che lui le aveva detto, affascinata come sempre dal futuro genero. Bellatrix, impaziente e scalpitante in attesa dell’arrivo di Lord Voldemort, aveva accettato di malavoglia l’invito di Lord Lestrange, continuando però a guardare nervosamente la porta. A rigor di logica, quindi Andromeda avrebbe dovuto ballare con Rabastan, mentre Lady Lestrange per il momento avrebbe dovuto rimanere in disparte, in attesa della chiusura della prima danza. Così avrebbe dovuto essere ed era una cosa che avrebbero dovuto sapere tutti.

Tutti tranne Andromeda e Lucius Malfoy, a quanto pareva, visto che si erano posizionati tra Narcissa e Bellatrix, con un’aria di assoluta innocenza dipinta in faccia. Il primo ballo era stato un valzer tradizionale, senza scambio delle coppie, eppure nonostante il suo tentativo di concentrarsi sul non farsi sballottolare troppo da suo padre, ancora incapace a portare decentemente anche dopo diversi decenni di pratica, Narcissa non poteva fare a meno di controllare di sfuggita quei due, che scivolavano leggeri roteandole intorno, come una coppia collaudata, senza riuscire a smettere di guardare la mano di Malfoy posata con fin troppa famigliarità sulla vita di sua sorella, appena due dita sotto a dove sarebbe dovuta essere. E visto che era dannatamente bravo, e che Andromeda avrebbe potuto ripetere a memoria qualsiasi regola di qualsiasi materia, incluso il ballo, senza perdere un battito di ciglia, era evidente che lo stessero facendo apposta.

 Inclinò appena la testa, in modo che il suo nuovo ciondolo catturasse bene la luce, ben conscia degli occhi di Malfoy che la seguivano in ogni movimento. Oh, sarebbe stato davvero divertente quando avrebbe accettato l’invito di Flint per il prossimo ballo, lasciandolo con un palmo di naso, pensò Narcissa. Che si divertisse pure a fare l’idiota con tutte quelle ragazzine che gli giravano intorno, pronte a farsi comprare con qualche regalo costoso. La ragazza sorrise, pensando a come avrebbe stretto gli occhi Malfoy, guardandola allontanarsi con uno che non era bravo nella danza e ricco neanche la metà di lui. Lo immaginava già, serrare la mascella in maniera appena percettibile, ma bastevole per lei che ormai aveva imparato a riconoscere i segni della sua impazienza, così come il tamburellare leggero del pollice contro l’indice coperto dall’anello, quasi volesse ricordare a tutti da quale famiglia provenisse.

Ma se Lucius era fiero di essere un Malfoy, pronto ad usare il suo nome e la sua ricchezza per vantarsi, c’era una cosa che doveva assolutamente capire: lei non era una sconosciuta Burke, Crabbe, Smith o Edgecombe.

Lei era una Black.

Ed era meglio per lui se avesse capito subito di smettere di fare quei giochini idioti.

 

꙳꙳꙳

«Cos’è, ti sei stancata di ballare con degli incapaci?»

Lucius l’aveva vista uscire dalla sala, dopo l’ennesimo giro di valzer in cui era riuscito solo ad avere i pochi passi concessi dalla rotazione. Durante il primo ballo Andromeda si era raccomandata di non fare al solito suo e di non iniziare ad assillarla. E persino lei avrebbe dovuto ammettere che era stato bravo, fin troppo. Si era limitato a porgerle la mano per farla girare, a non stringerla troppo, costringendosi ad ignorare il profumo di fiori bianchi dei suoi capelli che rischiavano di non farlo ragionare.

Non aveva fatto scenate quando lei si era fermata a conversare con Rodolphus e Rabastan, né quando aveva accettato di ballare con praticamente ogni singolo giovane mago presente. Non si era fatto avanti, limitandosi ad osservarla da lontano con un sorrisetto, osservandola oltre le sagome sempre sbagliate della sua compagna di turno.

Erano passate quasi due ore e Lord Voldemort era finalmente arrivato, catalizzando l’attenzione di tutti, ciascuno che cercava di strappargli una parola, un sorriso, di ammantarsi della sua aurea magnetica. Solitamente lui sarebbe stato uno di quelli, pronto a sgomitare con Bellatrix per mostrare la sua devozione. Ma poco dopo l’arrivo dell’ospite d’onore aveva visto Narcissa allontanarsi silenziosa, un’ombra sottile che scivolava via dietro i grandi arazzi verde smeraldo.

L’aveva seguito, ben attento a non fare rumore, sino al balcone dell’ala ovest, dove era rimasta assorta a guardare il giardino, persa in chissà quale pensiero. Era rimasto lì, in silenzio, a guardare la curva morbida e bianca delle sue spalle, il tessuto leggero che aveva sentito poco prima sotto le sue dita, forzandosi a non indugiare troppo per sentire il calore della su vita sottile. Era rimasto lì, ad osservare le dita affusolate che giocherellavano con la collana, toccandola distrattamente.

«Forse», concesse Narcissa con un sorriso di sfida, mentre lo guardava avvicinarsi sino a sedersi leggermente sul bordo del balcone di marmo bianco, così da essere quasi alla sua altezza. « O forse stavo cercando di prendere un po’ d’aria, da sola… dovresti provare, sai?»

Lucius sorrise, spostando il peso su un braccio in modo da avvicinarsi. «Vedo che hai apprezzato il mio regalo. Anche se io non lo avevo pensato proprio cosi...»

Istintivamente, le dita della ragazza si strinsero solo un secondo attorno alla perla azzurra. Poi lo sfidò con un sorriso:«Questo dimostra che sono più intelligente di te, no?»

«Oh, su questo non ho dubbi. So bene che sei molto più intelligente di quello che vuoi far credere» sorrise lui, in maniera così sincera e aperta che per un attimo lo stomaco di Narcissa si contrasse in un modo strano, quasi piacevole. Lui le sfiorò il viso con un dito, spostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli dietro l’orecchio, rimanendo a guardarla affascinato. «Così come so che odi dipingere, nonostante ti ostini a fare finta che sia il tuo passatempo preferito».

«Ah sì? E cosa mi piacerebbe fare, allora?» chiese Narcissa, avvicinandosi appena di mezzo passo, senza abbassare lo sguardo neanche per una frazione di secondo.

«Leggere. Libri di Pozioni, per lo più, anche se cambi la copertina in modo che pensino tutti che si tratti di romanzetti leggeri», iniziò ad elencare, toccandole appena la pelle delicata del collo, danzando con le dita come se stesse sfiorando i tasti di un pianoforte. «Che ti piace volare, ma lo fai solo quando nessuno ti guarda. Che hai pensato tu ad ogni dettaglio di questa serata, e l’hai fatto in modo che tua madre pensasse che sia stato tutta una sua idea. Che sei tu a convincere ogni volta Dippet a fare concessioni a Serpeverde, anche se non vuoi che nessuno lo sappia perché non vuoi che ti assillino».

Narcissa rimase in silenzio, mentre sentiva lo sguardo di Lucius bruciarle addosso. Lui si avvicinò di pochissimo, ma quel tanto che bastava da poter sentire il respiro caldo sulla pelle. Gli passò una mano sul bavero lucido della giacca, indugiando all’altezza del petto.

«E sai tutto questo perché?» chiese, alzando il viso verso di lui, sfidandolo con le labbra che quasi si sfioravano.

«Perché io ti vedo, Narcissa Black. E ti vedrò sempre» le mormorò, scendendo a sfiorarle la collanina d’oro bianco, sino a poggiare le dita sulle sue, chiuse attorno al ciondolo. «E questa pallina starà benissimo sul nostro di albero di Yule. E poi è blu come i tuoi occhi, sono attento i dettagli, lo sai».

«Non ti sembra di correre un po’ troppo, Malfoy?» rise finalmente Narcissa, allontanandosi proprio quando Lucius si stava chinando per baciarla, e squadrandolo con un sorrisetto a due passi di distanza«Io non so niente di te… ad esempio non so a cosa pensavi quando mi hai chiesto se fossi davvero sorella di Bellatrix ed Andromeda, tanto per dirne una».

«Puoi vederlo da te, no? Ma non preoccuparti, ne avremo di ricordi da metterci. Incluso quella volta che mi hai quasi baciato. Ma non preoccuparti, Black, ci saranno altre occasioni», sospirò Malfoy, senza però perdere quello strano sorriso che per una volta non somigliava ad un ghigno.

Narcissa si avvicinò di nuovo, sollevandosi in punta di piedi, sino a posargli un bacio leggero sull’angolo della bocca.

«Chissà…» rise cristallina, girandosi per tornare nella sala, camminando come se stesse nuovamente danzando, lanciandogli un’ultima occhiata con gli occhi azzurro brillanti.

Lucius sospirò di nuovo, toccandosi il punto ancora caldo delle labbra di lei, mentre un gran sorriso gli si stampava sul volto. Si tastò la tasca interna della giacca, dove ora sentiva un piccolo rigonfiamento, li dove le dita di Narcissa avevano indugiato,

Perplesso, guardò il rametto verde che ora teneva in mano, i bordi affilati dal verde sfumato.

Vischio magico.

Si, decisamente Narcissa Black aveva senso dell’umorismo. E quello sarebbe stato davvero un primo ricordo perfetto. Solo il primo di tanti.

 

 

 

 

 


La storia è ispirata, ma non partecipa visto che ormai è finito da un pezzo, al calendario dell’Avvento del Forum "Ferisce più la penna", con il prompt “Vischio di Natale “del 23 Dicembre

Ovviamente è solo una scusa per poter fangirlare su Lucius e Narcissa da giovani e usare tutti i miei fancanon che mi piacciono tanto: che Lucius e Narcissa siano davvero innamorati, che lei lo abbia fatto penare un bel po’ prima di accettare il suo corteggiamento, che entrambi siano comunque molto legati alle tradizioni dei purosangue. Da ultimo, io sono fermamente convinta che Lucius ed Andromeda siano stati grandi amici, anche se poi le loro strade si siano divise in maniera così violenta. Mi piacciono talmente tanto che li ho usati in tutte queste altre storie, in fondo collegate con questa:

Il Basilico e le vacanze in scozia di cui parlano Narcissa e Rodolphus le trovi in Basilikos (Ted/Andromeda), https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4055247&i=1

Lo zampino di Andromeda nel regalo per Narcissa è in “Ricordo di un Natale passato” https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4044059&i=1

Se invece vuoi dell’angst natalizia dopo tutto questo fluff , anche se sempre a tema Lucissa, puoi passare da “Tutto ciò che resta” https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4043164&i=1
   
 
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