Assenza
when you left me in this life,
tell me I can do this,
I can do this on my own
[...] So far gone,
the weight of your name
gonna keep me steady
I'll be strong tonight
Atsumu e Osamu non sono mai stati tipi troppo melensi quando si tratta di relazionarsi l'un l'altro – perlomeno non apertamente. Hanno il loro complesso linguaggio incomprensibile ai più, fatto di insulti e mezze minacce che valgono come complimenti; prediligono i semplici gesti alle parole e ai lunghi discorsi confortanti.
Fino alla seconda superiore, il biondo pensava che avrebbero continuato quella loro dinamica anche oltre, in un futuro non troppo distante finita la scuola.
E invece, di punto in bianco, Atsumu si è ritrovato da solo.
A pensarci a posteriori, la rabbia è stata una reazione forse un po’ egoista da parte sua, ma era più facile da elaborare della tristezza. Osamu lo ha abbandonato.
Hanno sempre calcato quel campo insieme: il motto dell'Inarizaki recitava “Non abbiamo bisogni dei ricordi”, ma era innegabile che se ne fossero costruiti di insostituibili nel corso degli anni con le sole loro forze. E poi, di fronte alla grande incognita del futuro, di fronte alla possibilità di crearne di nuovi su un palcoscenico ancora più grande, Osamu non è con lui.
Impossibile da ammettere ad alta voce, però è stato come ritrovarsi di colpo monco.
Il cognome “Miya” che porta sulla maglia in caratteri occidentali è pesante sulla sua schiena, soprattutto se accostato a quell’11 scritto sotto. È stato lui a volerlo, quando la JVA ha permesso ai giocatori della nazionale di scegliersi il numero; in un primo momento l'ansia – questa vecchia amica che non incontrava da un po’ – gli ha bloccato le gambe e incurvato le spalle con la sua presenza gravosa.
Perché è un compito di vitale importanza, quello che Atsumu si ritrova per quella sera.
Ma lui è pronto.
È la prima partita dell’intera manifestazione, il Giappone è il padrone di casa ed è compito dei suoi giocatori aprire le danze. E su quel campo alla Ariake Arena, con il titolo olimpico in ballo e tutto un intero torneo da affrontare, Atsumu è pronto a tener fede al nome e al numero che campeggiano sulla sua schiena.
Hola gente
Giuro che non sono morta (più o meno), mi ero solo persa in una spirale di lavoro, uni e disagio mentale e ovviamente ritorno a pubblicare una settimana prima del mio ultimo esame universitario, ma dettagli
Questo capitolo era pronto da mesi a dire il vero, ma uno dei prossimi ancora non lo è, volevo assolutamente terminarlo e la mia testardaggine mi ha tenuto bloccata un bel po'... peccato che ancora adesso non sia finito. Eh vabbé. Spero di riapparire presto, vorrà dire che sarò riuscita a finire sto benedetto capitolo...
Fun fact su questo capitolo: nella mia personale interpretazione questa canzone è rivolta a qualcuno che non c'è più, e in origine anche uno dei gemelli sarebbe dovuto morire davvero; molto probabilmente Osamu, perché l'idea della maglia con il numero alle Olimpiadi c'è sempre stata. Poi però non ho avuto cuore di ammazzare uno dei due e ho preferito ripiegare su un'assenza più "metaforica" (se così si può dire) e rimanere più fedele al canon
Spero di non essere sfociata nell'OOC, come sempre commenti e critiche costruttive sono sempre ben accetti. Ringrazio musa07 per aver recensito lo scorso capitolo e ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios