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Autore: LaTuM    18/09/2009    7 recensioni
Harry odia essere al centro dell’attenzione, odia dare retta ai politici e alla stampa e soprattutto odia ballare. Però lui è un Grifondoro, e talvolta gli piace buttarsi a capofitto nelle situazioni più strane.
Anche quando si tratta di ballare con Draco Malfoy davanti a tutta la scuola.
[post 7° libro senza epilogo]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Poetica Ironia

Disclaimer: tutto appartiene a JKRowling. Io non ci guadagno nulla.


Poetica Ironia

Eccetto durante le feste in sala comune per celebrare le vittorie della squadra di Quidditch di Grifondoro, Harry aveva sempre odiato essere al centro dell’attenzione.

Odiava essere il bersaglio delle critiche dei Dursley e delle loro ripicche, dettate principalmente dalla paura e dall’invidia quanto odiava essere Harry Potter nel Mondo Magico.

Non poteva di certo negare che preferiva di gran lunga doversi giostrare la fama piuttosto che avere a che fare con i suoi parenti Babbani, ma certe volte era davvero pesante essere il Bambino – che oramai bambino non era più – Sopravvissuto. L’attenzione e l’idolatria che gli dimostravano certe persone lo spiazzavano totalmente, costringendolo a sorridere imbarazzato a dimostrazioni d’affetto e gratitudine da parte di innumerevoli sconosciuti. Di recente, se non altro, il rapporto con i suoi ‘fan’ si era limitato unicamente a scambi epistolari a senso unico.

Quello, o per meglio dire, quelli che Harry davvero non sopportava erano i politici e la stampa che cercavano di guadagnarsi ad ogni costo la sua simpatia e i suoi favori o di ottenere un’intervista esclusiva. Per questo non aveva affatto gradito le insistenze di molti nuovi membri del Ministero della Magia che avevano voluto a tutti i costi partecipare alla festa organizzata ad Hogwarts esattamente un anno dopo la sconfitta di Voldemort, con tanto di brindisi commemorativo della sua vittoria alle tre e diciassette minuti del mattino. La festa era stata inizialmente una scusa per riunire sotto lo stesso tetto tutti coloro che avevano partecipato ed erano sopravvissuti alla battaglia finale, solo che i nuovi ministri e tutti coloro che si stavano adoperando per la ricostruzione di un Mondo Magico distrutto e corrotto da Voldemort avevano così cortesemente insistito e richiesto di prendere parte all’evento che alla fine era stato impossibile dirgli di no.

Ad Harry quelle persone fondamentalmente piacevano, se non altro per il modo in cui si stavano impegnando, mettendo anima e corpo nel loro, cercando davvero di dare vita ad un mondo a misura di tutti in cui la discriminazione verso i Nati-Babbani venisse del tutto cancellata e tutte quelle altre questioni per cui Harry si mostrava un vivo sostenitore nel momento dei dibattiti, ma di cui ben presto si dimenticava. A lui l’unica cosa che davvero importava era poter vivere, almeno per un anno, come un normalissimo studente di Hogwarts. Sapeva però che non gli sarebbe stato possibile.

Il Grifondoro era circondato a turno o dalla stampa o da quelle persone che, pur stimandole, avrebbe preferito lo lasciassero in pace. Un paio di volte era intervenuto il signor Weasley, che gli aveva permesso di tirare un po’ il fiato e distrarsi un momento. Era felice per la posizione che aveva ottenuto l’uomo nei mesi successivi alla caduta del regno del terrore creato da Riddle. Il signor Weasley era stato promosso Supervisore delle Operazioni di Coordinazione con il Mondo Babbano, un ruolo che nessuno meglio di lui avrebbe potuto occupare.

Nonostante la stima e il rispetto che molte famiglie di maghi finalmente mostravano nuovamente nei confronti di una famiglia come quella dei rossi Weasley, che per tanti anni era stata giustamente disprezzata ed etichettata in quanto ‘babbanofila’, il dolore per la perdita di Fred sembrava impossibile da superare. Tra Molly e George non si sapeva chi dei due fosse il più sconvolto, ma anche tutti gli altri avevano perso il sorriso e l’allegria che li aveva sempre caratterizzati fin da quando Harry li aveva conosciuti e che non aveva mai vacillato neanche nei momenti più bui. Ma forse non vacillava proprio perché c’erano i due gemelli. Per quanto George stesse provando a rifarsi una vita – stando a quanto aveva capito, il ragazzo talvolta uscivae con Angelina Johnson – Harry si rendeva perfettamente conto che le cose non sarebbero mai più potute essere come prima. Tutti nel Mondo Magico volevano ricostruirsi una vita senza più la paura di Voldemort, ma la guerra aveva lasciato indelebili ferite e il dolore per la perdita dei cari, anche dopo un anno, aveva sminuito il valore dei festeggiamenti.

La parola vittoria, nei ricordi dei presenti, andava di pari passo con morte.

Ad ogni modo Harry in quel momento era lì - costretto ad un corso di buona educazione impartitogli a forza dalla McGrannit - ad ascoltare le chiacchiere dei politici cercando al tempo di sfuggire inutilmente alla stampa.

A nulla era servito il suo nome per allontanare Rita Skeeter dalle luci dei riflettori. Lei continuava imperterrita a fare il suo fastidiosissimo e invadente lavoro. Da quel che aveva sentito dire (i rapidi riassunti di Hermione dei più importanti articoli della Gazzetta del Profeta erano un ottimo escamotage per farla parlare di qualcosa che non fosse la scuola e al tempo stesso rimanere aggiornato con ciò che stava succedendo nel mondo) la Skeeter era prossima alla pubblicazione di una biografia dedicata a lui ed un'altra al defunto professor Piton.

Quella sera Harry aveva stretto così tante mani e dato retta a così tante persone che la sua già scarsa voglia di festeggiare gli era scemata del tutto. Era vero che i primi mesi dopo la sua vittoria era stato lui a voler essere informato su tutto e partecipare attivamente alla ricostruzione e riorganizzazione del Mondo Magico, intervenendo e testimoniando nei processi ai Mangiamorte che tutt’ora non si erano ancora conclusi. Era stato lui ad intercedere per riabilitare la memoria di Piton mostrando il ricordo che l’uomo gli aveva consegnato prima di morire. La giuria del Wizegamont guardò quasi commossa i ricordi di colui che avevano creduto un traditore e una spia e, quando la cronaca dei ricordi venne resa pubblica, la gente finalmente capì, anche se purtroppo solo a posteriori, esattamente com’era successo con Harry, perché Silente avesse sempre sostenuto che ci si poteva fidare ciecamente di Severus Piton.

Hermione e la McGrannit intanto sembravano diventate le segretarie personali del ragazzo Sopravvissuto e lo aiutavano a giostrarsi tra gli impegni politici e i compiti. Nonostante le sue intenzioni iniziali, alla fine era tornato ad Hogwarts con Hermione e Ron. Per prendere i M.A.G.O. come sarebbe stato giusto che fosse. Essere Harry Potter gli avrebbe dato la possibilità di avere un lavoro anche senza un diploma, ma dopo averci pensato a lungo aveva deciso di frequentare il suo ultimo anno di scuola e fare gli esami finali come tutti gli altri studenti. Al Dipartimento Auror potevano tranquillamente andare avanti senza di lui ancora per qualche mese. Preferiva di gran lunga prendere i M.A.G.O. e magari successivamente ottenere degli sconti in merito al corso di formazione. Si era domandato più e più volte, soprattutto durante le lunghe ore che doveva trascorrere sui libri perché non avesse approfittato una volta tanto della sua fama, ma era un Grifondoro, e questo spiegava tutto.

Inoltre aveva voluto provare l’ebbrezza di cosa potesse significare frequentare un anno ad Hogwarts senza pericoli da sventare o maghi oscuri da sconfiggere. Per quanto improbabile, aveva voluto comunque provare a godersi un anno di scuola come un semplice ragazzo di nome Harry Potter.

La scuola però era cambiata. Anche se subito dopo la battaglia era stata completamente ricostruita le differenze si vedevano e si sentivano. Lo potevano avvertire tutti che le cose non erano più le stesse, per quanto la McGrannit avesse fatto di tutto per evitare che cambiassero, tant’è che, nonostante fosse la Preside, aveva voluto essere lei a portare ai M.A.G.O. gli studenti del settimo anno. Tutti dovevano ripetere o frequentare dal principio l’anno scolastico che avevano perso e, considerando che al primo anno il numero degli iscritti era stato pressoché nullo a causa della guerra, non era stato un problema condensare due annate in una. Ad ogni modo erano comunque stati assunti Arcimbald McDouglas come insegnate di Trasfigurazione (che solo a vederlo sembrava la versione maschile e più giovane della Preside) e Alexander Richter, un ex Auror conciato quasi peggio di Moody, per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, mentre il ruolo di Maestro di Pozioni era stato nuovamente assegnato a Lumacorno che, dopo gli ultimi anni, aveva deciso di fare di Hogwarts la sua casa e di non lasciare più le sicure mura dell’antico castello.

Anche il parco della suola però era cambiato. Harry, parlando con Kingsley e la McGrannit aveva voluto che i sepolcri dei caduti fossero sistemati non lontani dalla bianca tomba di Silente nel giardino circostante. Era un modo per rendere onore alla memoria di coloro che avevano perso la vita per difendere la scuola e i suoi abitanti. Con il permesso di Kingsley, ancora Ministro della Magia, ed i ricordi di tutti gli ex membri dell’Ordine della Fenice, era stata eretta anche una lapide con il nome di Sirius Black accanto a quelli di Remus, Tonks e Fred. La memoria del suo padrino, oltre all’aiuto dei ricordi, era stata riabilitata anche grazie al ritrovamento del cadavere di Peter Minius, al ché il Mondo Magico non aveva potuto fare altro che constatare l’assoluta innocenza dell’uomo che per anni era stato considerando il responsabile dell’uccisione dei coniugi Potter.

Dopo la prima settimana si processi – iniziati solo a fine luglio vista l’assoluta necessità di riorganizzare al completo la corte del Wizegamont – Harry non voleva più sentir parlare di udienze e testimonianze. I primi processi erano stati piuttosto rapidi dato che erano stati fatti ai Mangiamorte catturati la mattina del tre maggio con indosso ancora le nere vesti e le maschere argentate. Tra di loro c’era anche Lucius Malfoy che era stato ad un passo da salvarsi dalla condanna poiché, al momento della battaglia, era privo di bacchetta, ma la testimonianza di Harry aveva permesso che, una volta tanto, giustizia fosse fatta. Lo stesso era accaduto per Goyle. La cosa aveva creato non poco scalpore: un ragazzo così giovane condannato a trascorrere vent’anni ad Azkaban (che per quanto risanata e ora priva di Dissennatori rimaneva comunque un luogo inospitale), ma anche in quel caso l’intervento di Harry non aveva ammesso repliche. Gregory Goyle non aveva esitato ad usare le Maledizioni senza Perdono su di lui, Ron ed Hermione e aveva ignorato le suppliche di Draco di non commettere sciocchezze e di non uccidere nessuno. Tra l’altro non aveva neanche fatto nulla per salvare Vincent Tiger dalle fiamme dell’Ardemonio e questo lo rendeva colpevole quanti molti altri Mangiamorte. Goyle non aveva neanche provato a difendersi. Molto saggio da parte sua, anche se Harry non l’avrebbe mai creduto capace di tanta astuzia. Questo gli aveva permesso di ottenere uno sconto di dieci anni sulla sua pena.

Il Wizegamont sembrava intenzionato, anche per rispettare gli apparenti desideri di Harry, a condannare anche Draco e Narcissa ed impossessarsi così con il patrimonio e l’eredità di una delle più antiche e ricche famiglie dell’Inghilterra magica, ma il buon Grifondoro non avrebbe mai potuto permettere che accadesse qualcosa di simile. Così come il ragazzo aveva fortemente sostenuto la condanna di Malfoy senior, altrettanto fortemente si era opposto alla condanna della moglie e del figlio, rendendo pubblico l’atto di coraggio di Narcissa che aveva mentito a Voldemort, salvandogli così la vita. Alla fine dell’udienza la donna ricevette un sorriso sinceramente grato da parte di Molly Weasley che vedeva in lei una persona che aveva salvato uno dei suoi figli – perché oramai questo era Harry per lei – da morte certa.

Con grande disappunto dei Weasley però, Harry non era andato a vivere alla Tana come tutti si sarebbero aspettati, bensì aveva preso con sé il suo elfo domestico (dopo i recenti avvenimenti molto più incline a lavorare per lui) e insieme – ma soprattutto grazie a Kreacher – avevano dato una definitiva ripulita a Grimmaud Place e la seconda settimana di giugno avevano entrambi potuto trasferirsi nell’antica dimora dei Black, ora finalmente priva di zampe di troll o teste di elfi domestici impalate. Alcune stanze erano state lasciate nel caos, ma l’essenziale era stato reso vivibile. La presenza del ritratto di Walburga Black purtroppo era inevitabile, ma Harry aveva anche imparato a come evitarlo. Muoversi via camino, ad esempio, era un ottima alternativa a passare dall’ingresso. In fin dei conti comunque aveva dovuto portare pazienza per poco, visto che a settembre era tornato nuovamente ad Hogwarts. Il rientro tra le mura scolastiche era stato comunque difficile dato che spesso doveva recarsi al Ministero della Magia per ‘lavoro’. Essere ancora in quel castello però era un piacere impagabile e, con sua grande soddisfazione e com’era sempre successo, il fatto che fosse Harry Potter non gli portava mai grossi favoritismi. Obblighi, semmai, proprio com’era stato costretto a fare per tutta la serata. Ma Hogwarts era comunque il luogo che preferiva di più al mondo e gli bastava un nulla per sentirsi felice tra le sue mura. Anche in quel momento.

Harry annuì e sorrise in direzione di Reinhard Schultz, Ministro della Giustizia, che non perdeva occasione di coinvolgerlo in lunghe conversazioni unicamente inerenti al lavoro. Non che non fossero importanti, ma lui rimaneva comunque un ragazzo di diciotto anni che non era mai stato trattato come un normale adolescente in vita sua. Ora che era libero dall’onere di sconfiggere Voldemort, voleva in qualche modo vivere quello che gli stato negato.

“State facendo tutti un ottimo lavoro” disse Harry leggermente annoiato in direzione del signor Schultz e dei suoi assistenti “Ora però se volete scusarmi vorrei andare a bere qualcosa con i miei amici, almeno quelli che sono rimasti, e magari invitare qualcuno a ballare…” si giustificò lui, ricordando ai politici che lo avevano monopolizzato per tutte quelle ore che in fondo era ancora un ragazzo e aveva un concetto più frivolo del divertirsi, rispetto a quello che loro ritenevano tale. Gli uomini in fatto sorrisero nella sua direzione ed annuirono, gesto che il Grifondoro interpretò come l’autorizzazione a tagliare la corda.

Salutò gentilmente le persone con cui aveva parlato sino a quel momento e si allontanò, disperdendosi tra la folla, camminando con gli occhi e la testa bassa cercando di dare meno nell’occhio possibile. Il fatto che da circa un’ora si fossero aperte le danze aveva permesso a molti invitati e studenti di concentrarsi su altro che non fossero più o meno cortesi conversazioni.

Harry non era mai stato un gran ballerino e non aveva di certo voglia d’invitare qualcuno a ballare, gli era servita semplicemente come scusa. Tutto ciò che desiderava era sedersi al bancone del bar posizionato su un lato della sala e concludere la serata in compagnia di un po’ di alcol. Non troppo però, altrimenti i giornalisti avrebbero colto l’occasione per pubblicare un servizio di almeno otto pagine sull’Eroe del Mondo Magico che era diventato un alcolizzato.

Si sedette su di un alto sgabello e ordinò un drink al ragazzo addetto alla preparazione dei cocktail. Quando finalmente ebbe tra le mani un bicchiere colmo di liquido scuro e ghiaccio e che emanava un penetrante odore di alcool, si girò in modo tale da vedere bene l’intera pista da ballo prima di bere una lunga sorsata dalla cannuccia.

La pista era la stessa usata anni prima durante il Ballo del Ceppo. Gli occhi gli caddero su Ginny e Antony Goldstein che ballavano abbracciati (la rossa non ci aveva messo molto a torvare qualcuno per rimpiazzare un fidanzato sempre assente), Neville e Lisa Turpin e Luna con un altro ragazzo di Corvonero strano quanto lei che doveva essere il figlio dell’autore di uno dei primi libri di scuola che aveva acquistato ‘Gli animali fantastici: dove trovarli’.

Inizialmente aveva pensato d’invitare lui Luna, o nuovamente Calì, pur di non andare al ballo da solo, ma poi parlando con Hermione aveva anche lei convenuto che non fosse il caso di mettere dei terzi sotto le luci dei riflettori. Il risultato era che ora, mentre lui stava sorseggiando un miscuglio alcolico di cui non voleva neanche conoscere l’entità, lei stava ballando con la guancia posata alla spalla di Ron e tutti gli altri stingevano tra le braccia le loro rispettive dame o cavalieri (in qualche caso unicamente cavaliere, come per Dean e Seamus).

Dopo venti minuti tutti stavano ancora ballando ed Harry era seduto al bancone del bar giocando con l’ombrellino colorato che era stato usato per decorare il cocktail che non aveva ancora finito di bere, tant’è che il ghiaccio si era quasi completamente sciolto annacquando il liquore. Controllò pigramente l’orologio e vide che era mezzanotte abbondantemente passata ma sapeva che purtroppo i festeggiamenti sarebbero proseguiti per l’intera notte, fino allo scoccare delle tre e diciassette minuti, ora in cui l’anno precedente Voldemort si era accasciato al suolo oramai privo di vita.

“Questa festa è per te, non dovresti essere con gli altri a festeggiare?” lo raggiunse una voce che Harry riconobbe all’istante e senza neanche prendersi il disturbo di girarsi continuò a giocare con l’ombrellino di carta giallo e rosso.

“E cosa dovrei festeggiare? Il fatto di non essere morto?!”

“Mi sembra una ragione abbastanza valida…” rispose Draco sedendosi accanto a lui, sottraendogli il cocktail.

“Che schifo Potter! L’hai fatto diventare acqua!” protestò il biondo facendo cenno al ragazzo dietro al bancone di prepararne altri due “E, per favore, per me niente patetici richiami ai Grifondoro” ci tenne a sottolineare facendo sorridere Harry. Due minuti dopo i cocktail arrivarono e nel bicchiere di Draco faceva capolino un ombrellino grigio verde che fece sorridere compiaciuto il Serpeverde.

“Alla tua salute Potter!” brindò Malfoy, anche se prima di portarsi il bicchiere alle labbra si sentì in dovere di aggiungere “Nonostante abbia spedito mio padre ad Azkaban”.

Davanti al comportamento di Draco, Harry non poté fare a meno di sorridere e bevve a sua volta.

Per mesi, dopo l’intervento di Harry al processo che aveva sì decretato la condanna di Malfoy senior ma salvato Draco e Narcissa, il Serpeverde sembrava non essere più in grado di guardare il suo peggior compagno di scuola negli occhi, quasi non volesse farsi notare. Quasi non volesse in qualche modo fargli capire che sapeva di dovergli tutto.

Draco era stato l’unico Serpeverde del suo anno a fare ritorno a scuola; Blaise aveva seguito la madre in Francia, doveva aveva convolato a nozze per l’ottava o nona volta. La Parkinson invece si era trasferita in Germania, nella campagna del Magdeburgo, dov’era aveva sposato il rampollo di un antica famiglia Purosangue non più molto ricca ed estremamente desiderosa di tornare tale. In compenso loro avrebbero cancellato il cognome Parkinson dalla storia di Pansy. Un giusto scambio equivalente, avrebbe potuto dire un qualche alchimista.

La famiglia Greengrass di era trasferita oltreoceano poche ore dopo la sconfitta di Voldemort. Benché fosse quasi stato provato che di loro avesse collaborato con i Mangiamorte, per mantenere onore e ricchezze erano scappati. Harry comunque non era poi così del tutto sicuro che non fossero implicati in alcun modo con Voldemort o chi per essi. Dei Bulstrode invece si era persa ogni traccia ancor prima della battaglia finale.

Questo aveva fatto sì che la casata verde-argento perdesse la maggior parte dei suoi membri, soprattutto quelli del settimo anno, ma comunque un terzo degli studenti di Serpeverde erano spariti. Con grande stupore e scalpore di tutti però Malfoy era tornato ad Hogwarts. Nonostante avesse tanto disprezzato ed odiato quel luogo, Harry aveva capito che anche per il biondo il castello era diventato sinonimo di casa.

Poi era successo tutto un giorno, per caso, lontani dagli occhi di Ron, in biblioteca Hermione si era avvicinata ad Harry e gli aveva presentato Draco Malfoy.

Era il ventidue novembre millenovecentonovantotto quando Harry Potter e Draco Malfoy si erano stretti reciprocamente la mano, lieti di fare l’uno la conoscenza dell’altro..

Per un mese si erano solo salutati anche se talvolta avevano provato ad instaurare quella che poteva considerarsi una conversazione vera e propria, anche se non era stato facile e avevano ben presto rinunciato al loro intento. Il Serpeverde ancora faticava a rivolgersi ad Harry come suo solito e il moro non sopportava l’idea che Malfoy non fosse… Malfoy.

Fu solo il venti dicembre, quando Harry scoprì che il biondo sarebbe rimasto al castello per le vacanze di Natale, che il Grifondoro cambiò repentinamente i suoi piani decidendo di restare a sua volta. Ron ed Hermione sembravano intenzionati a restare fargli compagnia, ma l’amico gli aveva messo tra le braccia tutti i regali che aveva comprato per tutti i Weasley e li aveva salutati con una frase degna del suo mentore ‘Ho imparato molte cose da questa guerra, e la più importante è che dietro ogni persona c’è molto di più di quello che uno potrebbe sospettare. Ho giudicato male in passato e non voglio commettere di nuovo lo stesso errore’.

A quel punto i due non avevano potuto replicare ed erano partiti verso la Tana mentre Harry aveva tenuto fede alle sue parole. Anche troppo.

Come fosse possibile che due persone abituate ad odiarsi e che fingevano di sopportarsi solo per buona educazione e civile convivenza finissero per innamorarsi non era chiaro a nessuno, ma era successo. Non che dalle loro bocche fosse mai uscita una parola in merito - anche perché la situazione era già sufficientemente al limite della follia senza che si complicasse ulteriormente con l’uso improprio delle parole – ma il loro primo bacio Harry se lo ricordava fin troppo bene. Usciti dall’ufficio della preside - a cui Harry, fin dal primo giorno del nuovo anno aveva avuto libero accesso per poter conferire con il ritratto dei Silente – sotto lo sguardo del gargoyle si erano baciati. All’improvviso, senza averlo programmato o pensato. Era semplicemente successo, e nessuno dei due si era mai pentito di quanto era accaduto, anche se erano più che certi che quella vecchia statua avesse riferito il succulento scoop alla McGrannit dato che, riprese le lezioni dopo la pausa natalizia, l’anziana donna aveva iniziato a guardare con occhi diversi sia il Serpeverde che il Grifondoro. A quel punto Harry era più che certo che la donna ne avesse parlato anche con il ritratto di Silente, ma probabilmente l’uomo si era limitato a dire – sotto lo sguardo inorridito di Piton – che lui già lo sapeva che sarebbe successo.

A differenza delle altre persone che li circondavano – Ron soprattutto – Hermione non ci aveva messo molto a fare due più due e, a fine gennaio, una volta certa di aver correttamente interpretato i comportamenti e le sparizioni dei rispettivi ragazzi, aveva fatto una bella ramanzina ad entrambi rei dell’averla tenuta all’oscuro di qualcosa di così bello ed importante. A nulla era servito dirle che il fatto che si baciassero – e talvolta scopassero anche, ma questo dettaglio l’avevano saggiamente omesso – non faceva necessariamente di loro una coppia, ma per la ragazza non cambiava nulla. Un mese dopo però li aveva costretti a mettere Ron davanti al fatto compiuto per loro Draco iniziava a rientrare nella loro cerchia di amici. Fare coming out sarebbe stato uno shock non indifferente per il rosso e tutti e tre volevano ritardare il più possibile il momento.

Benché Malfoy non avesse comunque perso il suo carattere acido e certe battute o idee con cui era cresciuto talvolta tornassero a galla – Hermione si era più volte dovuta tappare le orecchie per non sentire l’appellativo Mezzosangue che ora come ora al biondo scappava più per abitudine che per cattiveria volontaria – era diventato molto più trattabile da quando non c’era più suo padre a coprirgli le spalle.

Ron aveva tenuto il muso ad Harry ed Hermione finché, dopo una ramanzina da parte della ragazza – con tanto di Incantesimo Tacitane e Pastoia Totalbody per essere certa che il fidanzato l’ascoltasse – un giorno era entrato in biblioteca e, ignorando i suoi amici, si era andato a sedere accanto a Malfoy presentandosi con un ‘Tu non mi piaci Malferret, ma ad Hermione ed Harry sì, quindi probabilmente non fai così schifo come sembra’ bisbigliato prima di aprire il suo libro di Pozioni e iniziare a leggerlo distrattamente, sotto gli sguardi stupiti dei due amici e quello esterrefatto del Serpeverde.

Harry soffocò una risatina e tornò a concentrarsi a sua volta sul libro di Pozioni sospirando affranto davanti alla lunga lista di ingredienti che avrebbe dovuto imparare a memoria. Con gran disappunto di Lumacorno, il Ragazzo Sopravvissuto non era più il migliore del corso, anche se il professore aveva imputato il suo calo di rendimento agli eventi che lo avevano visto protagonista durante l’ultima guerra e gli shock che aveva dovuto sopportare. Nonostante tutto Harry doveva ammettere che senza la minaccia e la paura di Piton le sue Pozioni facevano comunque meno schifo di quelle che era solito preparare. La cosa aveva di non poco compiaciuto i suoi compagni di corso.

Nonostante Ron avesse sotterrato leggermente l’ascia di guerra col biondo Serpeverde, Harry aveva preferito non informare l’amico della non-relazione tra lui e Draco (nessuno dei due aveva voluto definirla diversamente). Non avevano idea di come avrebbero potuto spiegarlo e di come Ron avrebbe potuto reagire.

“Non ti va di ballare?” domandò Draco posando il bicchiere sul bancone e girandosi lievemente per poter guardare bene Harry negli occhi. Come previsto il moro per poco non si strozzò con il drink che stava bevendo.

“Spero vivamente che tu stia scherzando!” sibilò Harry, asciugandosi il mento.

“Affatto.”

“Allora no.”

“Perché?”

“Uhm” mugugnò Harry fingendo di pensarci “forse per la stampa? Ron? Ginny? L’intera scuola?”

“Alla Lenticchia junior verrà un colpo nel scoprire che il suo Eroe, nonché suo non più promesso sposo, è frocio come la metà dei suoi ex.”

“Essere bisessuali ti da molte più possibilità di scelta” lo riprese Harry con aria saggia.

“Lo so bene, Potter, ma guarda caso tutti quelli che se la sono fatta con la Lenticchia hanno preferito dedicarsi momentaneamente a quello che c’è dall’altra parte del fiume”.

Harry non poté trattenere un ghigno che rese Malfoy molto orgoglioso del suo compagno. Anche il più fiero Grifondoro poteva nascondere delle apprezzabili qualità Serpeverde.

“Allora?” gli domandò dopo poco il biondo.

“Allora niente! Lo sai che odio ballare!”

“Hai fatto di peggio in questa sala.”

“Perché non potevo esimermi dal farlo e poi…. Non ho una dama.”

“E come ti ho già detto, hai un cavaliere. Non aspettarti che mi cambi i connotati solo per ballare con te!”

Harry sbuffò e rivolse al biondo uno sguardo che fece capire a Draco che oramai l’aveva quasi avuta vinta.

“Sarebbe il perfetto vaffanculo a chi l’hai sempre voluto dire ma che ti sei tenuto dentro perché sei un patetico Grifondoro.”

Il moro lo guardò stupito non credendo che il primo pensiero del compagno fosse stata la sua rivincita.

“Non temi quello che la gente potrebbe dire di te?”

“Potter, col mio nome sono andato all’inferno e poi sono tornato qui. Da quel che mi hai raccontato, tu hai fatto lo stesso anche se, ovviamente, come tuo solito non ti sei potuto limitare esclusivamente al senso metaforico come il sottoscritto.”

“Non credi sia una follia?” chiese Harry arricciando il naso e facendo sorridere Draco. Oramai era fatta.

“Affatto. O forse sì. Sarebbe follemente romantico, o ridicolmente romantico, se preferisci. Sono dell’idea che veder ballare insieme Draco Malfoy ed Harry Potter sia pura e poetica ironia, oltre che una bella rivincita su chi ti ha sempre parlato alle spalle. Puoi offrirgli la veritàsu un vassoio d’argento. E lo sai che alla fine ne traggo dei vantaggi pure io.”

Il moro scosse la testa per le ultime parole del biondo. Opportunistiche, vero, ma fino ad allora non aveva mai preteso di uscire allo scoperto solo per godere dei benefici che stare con Harry avrebbero comportato. Draco di alzò e porse una mano al compagno che, prima di afferrarla, ingollò tutto ciò che era rimasto nei bicchieri posati sul bancone. Persino il suo primo cocktail annacquato.

La frivola musica che invadeva la sala iniziò a scemare leggermente facendo rallentare agli invitati il ritmo dei loro movimenti prima che le note scivolassero in una melodia di una vecchia canzone che Harry sapeva di conoscere e che sarebbe stata perfetta per ballare col biondo.

“Questa è la mia unica e ultima danza” mormorò il moro all’orecchio del Serpeverde.

“Grazie per averla tenuta per me” gli rispose l’altro trascinandolo di scatto in mezzo alla pista.

“Non lamentarti però se ti schiaccio i piedi” ci tenne a dire il Grifondoro nel momento in cui si fermarono in mezzo alla folla mentre Draco prendeva un Harry tutto rosso in viso per la vita, facendo così scontrare i loro bacini. Non fecero troppo caso a ciò che li circondava ma non riuscirono a trattenere un ghigno soddisfatto e divertito nel sentire un coro di ‘oh’ sorpresi ed esterrefatti provenire dai presenti.

You can dance
Ev'ry dance with the guy
Who gives you the eye
Let him hold you tight

You can smile
Ev'ry smile for the man who held your hand
'Neath the pale moonlight



Tutti gli invitati di erano allontanati in modo da fargli spazio (mentre Hermione, Neville e Seamus stavano cercando di calmare Ron che aveva iniziato a mormorare frasi sconnesse senza senso).

I giornalisti ovviamente non si stavano facendo fuggire l’occasione di fotografare quella che poteva considerarsi la coppia del secolo. Harry sbuffò infastidito tra le braccia di Draco e all’istante ogni macchina fotografica in sala esplose, rilasciando del fumo nero, chiaro segno che la pellicola era stata bruciata. Il moro lanciò un veloce sguardo alla McGrannit che sorrideva divertita per l’accaduto ma al tempo stesso non pareva neanche minimamente sorpresa nel vedere i due ragazzi ballare insieme. Probabilmente i quadri erano più pettegoli di quanto Harry immaginasse e il ritratto di Silente non doveva aver resistito alla tentazione di mettere la donna al corrente dello scoop. Il moro non era sicuro di come avesse reagito Piton, ma aveva il forte sospetto che l’uomo avesse provato ad incendiarsi la tela.

Harry notò che anche Draco stava ridendo, cercando di nascondere l’espressione sofferente causata dal suo peso, visto che si era appoggiato con tutto il suo peso sul piede sinistro del biondo. Il Grifondoro però non si scompose minimamente e continuò a seguire i movimenti di Draco che direzionava e controllava quelli di entrambi.


But don't forget who's taking you home
And in whose arms you're gonna be
So darlin', save the last dance for me, mmmm*

“Fai davvero schifo come ballerino, Potter…” lo rimbeccò Draco.

“Hai intenzione di chiamarmi per cognome anche quando vivremo insieme?”
Draco lo guardò saccente.

“Solo perché mi hai dato una casa, trovato un lavoro e salvato il culo dovrei chiamarti per nome?”
Harry parve rifletterci prima di convenire: “No, hai ragione. Con me il tuo culo non è al sicuro. Soprattutto a casa mia.”

“Correrò il rischio” ammise però Draco sorridendo e facendo fare al moro una goffa giravolta. Dopo l’incidente delle macchine fotografiche (il Grifondoro non era ancora diventato molto bravo a controllare la magia involontaria) era tornato ad avere un colore normale.

“Non voglio sapere cosa uscirà domani sulla Gazzetta del Profeta” mormorò Harry.

”Un articolo di almeno dieci pagine in cui ipotizzeranno l’omosessualità di Harry Potter e un’intervista a Lenticchia che illustrerà le ragioni per cui non glielo hai mai da-”

“Era una domanda retorica, la mia

”E la mia era una risposta realistica. È sempre meglio chiarire le cose e sapere a cosa si va incontro.”

“Non sono cose da dire a un Grifondoro.”

”Vero, voi vi buttate a capofitto in qualunque situazione.”

”Già” mormorò Harry pensieroso, prima di sorridere divertito e mettere la mano sulla nuca del biondo traendolo a sé per baciarlo sulle note finali della canzone finché la musica non cessò del tutto.

“Perché mi ha baciato?” domandò Draco stupito dal gesto del compagno, incurante di tutte le persone che li avevano visti e dei commenti che aleggiavano nella sala.

”Perché i Grifondoro si buttano a capofitto in qualunque situazione… E perché Harry Potter e Draco Malfoy che si baciano sono pura e poetica ironia.”

Note dell’autrice:

Arrivata, come promesso alla fine di The Disappeared (ancora un grazie enorme a chi ha commentato l'epilogo), la oneshot 'follemente romantica' (definizione opinabile, ma tale è stata data sotto l'influenza di Brian Kinney).

Sì, lo so che se chi legge è un buon conoscitore di Queer as Folk, titolo e banner della storia possono suonare come già visti. Così come non gli sarà nuova la canzone o la scena di Harry e Draco che ballano o come un paio di frasi che gli faccio rispettivamente pronunciare. Solo che guardando la 1x22 per l’ennesima volta non ho potuto fare a meno di rivedermi la scena davanti agli occhi con il Grifondoro e il Serpeverde come protagonisti. E’ stata una shot lunghissima da scrivere a mano quando ero ad Hamburg e ancor più lunga da ricopiare al pc… ma alla fine, anche se pesante e molto descrittiva, mi piace comunque ^^

La canzone è Save the last dance for me dei The Drifters.

Grazie ancora a tutte le persone che hanno commentato l'epilogo di The Disappeared e Menschen suchen Menschen, la drabble-mattone (come qualcuno l'ha definita) ^^

A presto con una shot totalmente fluff il cui titolo è tutto un programma: It's ok to be gay XD

   
 
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