Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: cloe cullen    18/09/2009    26 recensioni
"Ma stanotte ho deciso di accontentarti...farò l'amore con te Bella..." Ambientata dopo che Edward lascia Bella in New Moon...ma se prima di lasciarla avessero condiviso un'esperienza che avrebbe cambiato le loro vite per sempre? come reagirà Bella? Edward tornerà da lei...? Leggete in molti!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap 24 Allora...scusate il ritardo ma ho dovuto scrivere questi capitoli tutti insieme prima di postare altrimenti poi mi veniva un casino assurdo. Comunque, ho visto che molte di voi hanno preso le parti di Bella...brave , mi piace la solidarietà femminile. Continuerete in questo...perchè Edward farà ancora un pò di cavolate...sorry.
E non linciatemi arrivate alla fine...ricordate Bella ama Ed..non il cane...tanto x essere chiare...state tranquille..
Vi lascio che c'è il temporale e mi si sconnette tutto....bacio!!
BELLA
“Bells” papà si sedette titubante sul divano “Edward ha chiamato,di nuovo. Sarà la settima volta oggi..”

Alzai le spalle fingendo indifferenza.    
Un’indifferenza che in realtà non avevo.
Erano quasi venti ore, ormai.
Venti ore da quando avevo voltato le spalle a quella finestra. Contavo ogni minuto, ogni secondo senza di lui…
Ma…ma non volevo chiamarlo e dargliela vinta. Anche se sapevo che mi amava alla follia, anche se sapevo che voleva solo tenermi al sicuro.
Doveva capire che non poteva sempre vegliare su di me,che non poteva passare la sua intera esistenza a cercare di proteggermi.
Potevo badare a me stessa. E soprattutto potevo badare ai miei figli.
“A volte mi sembra che non ti importi…” quelle erano state le parole che mi avevano ferita di più.
“Papà…non ne voglio parlare. Se richiama digli che dormo perché sono stanca. Dovrebe essere contento: a letto non rischierò di farmi male almeno…”
Guardai fuori dalla finestra. Il sole filtrava dalle tendine.
Era pallido ed emetteva una luce tenue e malaticcia. Ma era pur sempre sole e probabilmente non si sarebbe arrischiato a venire fin dopo il crepuscolo.
“Ma avete litigato?” incalzò mio padre.
“Sì” risposi sbuffando “Per via del mio lavoro dai Newton…Edward non mi ritiene in grado di farlo..”
“Non mi avevi detto che lavoravi lì. Sai, forse ha ragione. Dopotutto Bells…sei incinta…”
A quelle parole scattai “Anche tu! Incinta non vuol dire malata”
“Ok, ok. Ma mandagli almeno un messaggio”
Non risposi, ma accesi la tv. Sperai che capisse che non volevo parlare.
“Va bene” si arrese “Ma sappi che quando fai così sei più testarda di me. Ti preparo un sandwich…almeno mangi qualcosa”
Sì, aveva ragione. Dovevo nutrirmi.
Era dal giorno precedente che non toccavo cibo. Potevo anche stare male io…ma i miei bambini no.
Dovevo farmi coraggio per loro.
Charlie andò in cucina e tornò poco dopo con il pranzo. Accese la tv e ci mettemmo a guardare una noiosissima partita di football.
Ci misi quasi un’ora a finire di mangiare: ogni boccone era come un macigno sullo stomaco.
Rimasi lì, così, su quel divano tutto il pomeriggio. Scrutando fuori dalla finestra, contando il tempo che mancava al tramonto,aspettando di sentire un piccolo ma, per me, significativo rumore al piano di sopra.
Il cellulare rimase spento sul tavolino. Non osavo accenderlo e vedere le chiamate ricevute. Se lo conoscevo bene ce ne sarebbero state almeno cinquanta.
E se conoscevo bene me stessa e il bisogno incontenibile che avevo di lui sapevo che gli avrei risposto,alla fine.
Sapevo che avrei ceduto alle sue preghiere.
Ma non sarebbe stata la cosa giusta per me. Io volevo solo continuare ad essere normale, continuare con la mia quotidianità.
Perché era così difficile per lui capirlo?
Ero così arrabbiata che feci anche cadere il bicchiere, rovesciando tutto il contenuto sul pavimento.
Fissai il latte che si espandeva a macchia, lentamente…e neppure mi resi conto che le mie lacrime avevano iniziato a fare lo stesso.
“Papà…papà, scusa…”balbettai
“Bells” mi fissava allarmato “Credo che sia meglio che tu vada in camera a riposare. Sei sicura di stare bene?”
Annuii poco convinta.
“Magari potrei chiamare Carlisle…”
“No!” strillai “No…devo…devo solo dormire.”
Mi voltai dandogli le spalle, mentre sentivo le guance sempre più bagnate.
Strascicando i piedi raggiunsi la mia stanza e mi chiusi dentro a chiave, poggiando la fronte contro il legno della porta.
“Bella…”
Mi girai di scatto, cercando al buio di focalizzare la figura che stava seduta sul mio letto.
Alice.
A velocità vampiresca si avvicinò e mi strinse in un abbraccio.
Mi lasciai andare, sfogandomi completamente sulla sua spalla. Stavo provando centinaia di emozioni diverse e sentivo che al momento lei era l’unica che avrebbe potuto capirmi.
“Shh Bella. Vieni, sediamoci sul letto” mi trascinò gentile con sé e mi asciugò le lacrime con la maglietta.
“Scusa..ti ho bagnata tutta”
Sbuffò alzando gli occhi a l cielo e facendomi ridere “Figurati, sai che per me i vestiti sono usa e getta..puoi usarla come fazzolettino, se vuoi.”
“Ho convinto Edward a non venire.” Continuò “Pensavo che avessi bisogno di stare un po’ sola. Anche se…sta impazzendo, Bella. E non parlo metaforicamente. Tu non rispondi a casa, il cellulare sempre staccato…Mi vuoi dire che succede?”
“Abbiamo litigato” sussurrai. Sembrava impossibile anche alle mie stesse orecchie.
“Per Jake,per il lavoro dai Newton e…perché non si fida di me.”
“Bella, sono certa che non è per quello. Te lo assicuro. Lui ti ama. Ama te più di se stesso…morirebbe sapendo di aver permesso che qualcuno ti facesse del male.”
“Alice” le sue parole mi resero ancora più frustrata “Lo so. So tutto questo. Ma io mi sono sempre fidata di lui…e lui non fa lo stesso con me. Non gli sto chiedendo tanto…solo di lavorare ancora un po’. E ammetto di non essermi comportata bene non dicendoglielo subito…ma lui…mi ha deluso ecco. Cioè…anche se lo ha fatto per me. Pedinarmi…te ne rendi conto?”
Alice si staccò leggermente da me e mi fissò imbarazzata.
“Beh…ecco, io lo sapevo. Insomma sapevo che di pomeriggio se ne stava fuori dal negozio…”
Mi staccai e la fissai allucinata.
Lei sapeva.
Lei…la mia migliore amica.
E non me lo aveva detto.
“Tu…tu…E non ti è venuto in mente di dirmelo? Mi hai fatto fare la figura dell’idiota davanti a Edward! Eri la mia migliora amica!” Mi alzai iniziando a camminare per la stanza.
“Bella…dai calmati..”
“NON DIRMI CHE DEVO STARE CALMA! NON LO DIRE!” urlai.
Alice sembrò presa in contropiede.
“Ti ho portato della crostata di mele. L’ha fatta Esme…” Probabilmente cercava solo di cambiare argomento e distrarmi.
Ma io ero troppo arrabbiata.
Con lei. Con Edward…con il mondo intero.
Improvvisamente notai il piatto con il dolce sulla scrivania. Non ci pensai troppo. Fu un istante.
Lo afferrai e un minuto dopo la torta era completamente spiaccicata sulla sua maglia.
I suoi occhi mi fissavano, ingigantiti dallo stupore.
“Vai via Alice. Adesso” Non volevo parlarle. Ero arrabbiata con lei.
Ma anche con me stessa per quello che avevo appena fatto.
Alice si alzò e si avvicino alla finestra “Ti lascio dormire. Ti passiamo a prendere domani…”
“No” replicai secca accoccolandomi sul letto.
“Ma domani nevicherà…l’ho visto.”
“Vorrà dire che monterò le catene” aggiunsi “Davvero. Voglio stare da sola.
“Ok” la sua voce non fu più di un sussurro “Ma…scusa. Scusami se puoi”
Chiusi gli occhi e, con un ultimo alito di vento, se ne era andata.
Stavo per ricominciare a piangere quando mio padre bussò alla porta.
“Bella cosa è stato quel rumore?”
“Nulla. Ho rotto una cosa” risposi soffocando il magone “Ora dormo”
Sapevo come doveva suonare la mia voce: tremolante, spezzata…
“Sicura di stare bene?”
“Sì. Buonanotte.” Stava certamente pensando che stessi impazzendo.
Che fossi una pazza, isterica ragazzina incinta che non capiva cosa fosse meglio per lei.
Mi gettai sotto le coperte, nel disperato tentativo di non pensare, di respirare con regolarità.
Nessuna delle persone che dicevano di fidarsi di me, lo faceva sul serio.
Nessuna mi diceva la verità.
Alice, Edward, tutti i Cullen…
Non riuscii a prendere sonno quella notte. Mi rigiravo continuamente fra le lenzuola, tentando di soffocare i singhiozzi tutte le volte che Charlie passava “casualmente” fuori dalla porta della mia stanza.
Non volevo farlo preoccupare ancora di più, e, soprattutto, non volevo che telefonasse a Carlisle.
Non volevo che tutti…che lui, sapesse quanto stessi male…
Fissavo il soffitto scuro, vuota.
Ecco come mi faceva stare lontana da Edward.
Lui era tutta la mia vita.
E ora ero tornata ad essere lo stesso guscio vuoto di quando mi aveva lasciata…
Però questa volta non era così.
Lui non mi aveva lasciata.
Lui era semplicemente troppo preoccupato.
Forse se avessimo parlato, avremmo potuto raggiungere un compromesso…
Improvvisamente rianimata da quel pensiero, scacciai via le lacrime e provai a riflettere.
Forse avrei potuto chiedere a Mike di lavorare meno, di fare i lavori meno faticosi o stancanti.
Certamente Carlisle non avrebbe avuto nulla da obiettare…e neppure Edward.
In fondo io e lui avevamo sempre trovato un punto d’incontro.
Sarebbe andato tutto bene. Sì, si sarebbe risolto tutto.
Come avevo potuto non pensarci prima?
Cercai di farmi forza e di rilassarmi un po’. Dovevo assolutamente dormire, almeno per i bambini.
Ci provai, e dovetti anche riuscirci per qualche ora, perché quando riaprii gli occhi mi accorsi di qualcosa di diverso.
La stanza era ancora decisamente buia ma…
Dall’esterno proveniva uno strano chiarore, sembrava quasi…
Oh no!
Mi alzai dalle coperte calde e , titubante, guardai fuori dalla finestra. In fondo, Alice l’aveva previsto.
Rabbrividii disgustata. La neve!
E neppure poca. Anzi, mano a mano che i miei occhi si abituavano, mi resi conto che ne era venuta davvero parecchia.
Sarebbe stato un incubo andare a scuola quella mattina. Ma io non vedevo comunque l’ora.
Volevo, dovevo chiarire con Edward.
Era ancora molto presto, le 6 e 15, ma iniziai comunque a prepararmi.
Avevo un piano: sapevo che Mike doveva arrivare a scuola prima perché era in punizione, quindi ci sarei arrivata prima anche io. Poi gli avrei esposto il problema e avremmo trovato una soluzione. Sì, sarebbe andata così.
E Edward mi avrebbe capita di sicuro, questa volta.
Lasciai un bigliettino per mio padre sperando che non si preoccupasse e mi misi al volante. Cercai di guidare piano perché le strade erano davvero pessime per via del ghiaccio.
Il parcheggio della scuola, per fortuna, era già stato spazzato. Parcheggiai lentamente, evitando con cura di demolire le poche macchine che erano già arrivate.
Scesi  e vidi Mike seduto sulla panchina di fronte alla caffetteria.
Come avevo immaginato. Perfetto, la sorte era dalla mia.
Mi avvicinai con cautela evitando il ghiaccio. Per fortuna che Alice mi aveva convinta a comprare quegli stivali il mese scorso.
“Ciao Mike” sorrisi mentre mi sedevo vicino a lui. “Come stai?”
“Bene…Un po’ preoccupato per il test di trigo. Tu hai studiato?”
Cazzo, cazzo, cazzo.
Trigo.
No, non avevo studiato.
Non avevo neppure aperto il libro.
Neppure mi ero ricordata dell’esistenza del test di trigo!!
Dovetti essere sbiancata perché Mike mi fissò preoccupato “Ti senti bene?”
“Sì…sì” dovevo riprendermi. In fondo era solo uno stupido test. L’avrei recuperato. Quello che dovevo assolutamente recuperare ora era il mio rapporto con Edward.
“senti, ti dovrei parlare un secondo del mio lavoro al negozio”
“Ah quello” mi sorrise amichevole “Non ti preoccupare. Mia madre mi ha detto tutto. Troveremo qualcun’altra per sostituirti.”
Lo fissai confusa. Non riuscivo a capire le sue parole.
“Il papà di Edward ha telefonato ai miei e ha detto che dovresti riposare per questi mesi, che la scuola ti stanca già abbastanza…Pensavo lo sapessi…”
Sentii il mio cuore spezzarsi in milioni di piccoli pezzi.
E io che avevo sperato di poterne parlare insieme, di trovare un compromesso…
A loro interessava solamente che portassi a termine la gravidanza. Non si curavano dei miei sentimenti.
A NESSUNO di loro importava come stavo io.
Fissando la strada con le lacrime agli occhi intravidi la volvo di Edward sopraggiungere lungo la strada.
Distolsi lo sguardo e saltai in piedi.
“Bella, sei certa di stare bene? Sei pallida…”
“Sì, grazie. A dopo.” Salutai Mike e mi avviai rapida verso l’ingresso.
Non volevo guardarli, non volevo nemmeno parlargli.
Troppo tardi. Sentii chiaramente una mano trattenermi il polso alle mie spalle.
Alzai gli occhi e incontrai i suoi. Erano dolci, caldi, dorati…pieni d’amore avrei potuto dire.
E allora perché continuava a ferirmi, perché continuava a non fidarsi di me, a non dirmi le cose??
“Perché?” chiesi spezzandomi la voce. Cercai di non piangere “Perché non parli con me? Perché fai le cose senza dirmi niente? Se non pensi che io non sia una buona madre allora…”
“Bella, tu sarai un’ottima madre. Non penso questo di te è solo che…” esitò. Si guardò intorno, sembrava nervoso. Come se volesse dirmi qualcosa non sapendo come.
“Dobbiamo parlare, ma non qui.Perchè non resti a casa oggi? Alice dice che non hai mangiato quasi nulla e mi sembri pallida…”
Cosa?
Le sue parole mi mandarono in bestia.
“Basta! Io non vado da nessuna parte. Sto bene Edward…BENE” Non mi riconoscevo quasi più. Mai avevo urlato così contro di lui.
“Sig Cullen? Ci farebbe la cortesia di raggiungere sua sorella e il resto del gruppo così possiamo andare…” il prof.di ginnastica ci fissava scocciato.
Già, la sua nuova brillante idea era l’hockey. Aveva anche prenotato per qualche ora il campo appena fuori città. Per fortuna, essendo incinta, potevo evitarmi quella tortura e restare a scuola
“Non ci vado. Mi fingo malato e resto con te, ok?” sussurrò Edward
“No” risposi perentoria “Vacci. Parleremo quando torni.”
“Ma”
“Edward! Starò in biblioteca…starò bene…”
Mi staccai dalla sua presa e gli voltai le spalle. Sentivo le lacrime pronte a cadere e non volevo che lui vedesse.
Mi incamminai frettolosa finche non raggiunsi l’edificio 5, la biblioteca. Le mie guance umide erano praticamente ghiacciate per via del freddo, così le ripulii velocemente prima di entrare.
La prima cosa che mi colpì quando varcai la soglia fu il tepore.
Si stava davvero bene lì dentro; era confortevole, accogliente e, cosa ancora più importante, tutt’intorno aleggiava l’odore delle carta, dell’inchiostro e dei libri.
Un profumo che aveva sempre avuto il poter di calmarmi.
Ignorando l’occhiata sorpresa che mi rivolse la bibliotecaria cercai un posto appartato, vicino alla finestra che dava sul parcheggio.
Avrei dovuto concentrarmi.
Tentare almeno di dare una ripassata a trigonometria ma…non ce la facevo.
Non riuscivo a pensare a nulla che non fosse Edward, alle sue parole. Volevo solo che mi stringesse, che mi chiedesse scusa e che mi desse un buon motivo per quello che lui e la sua famiglia avevano fatto.
Sempre che ci fosse un buon motivo.
D’un tratto sentii un forte rumore provenire dalla finestra. Sobbalzai e , istintivamente,mi voltai a vedere cosa fosse successo.
Neve fresca stava colando fuori dal vetro. Qualche idiota si divertiva a tirare palle di neve contro la facciata, evidentemente.
Mi alzai, per guardare chi fosse, e quasi mi prese un colpo.
“Jake!” esclamai ad alta voce beccandomi l’occhiataccia della bibliotecaria.
Con la mano mi fece segno di raggiungerlo.
Mi misi il giubbotto e andai fuori, pronta a sentire cosa volesse e, soprattutto, a fargli una bella ramanzina.
Era lunedì e non era a scuola. Certamente aveva marinato.
Corsi fino a lui e mi accorsi che aveva ricominciato a nevicare copiosamente. I fiocchi bianchi mi si attaccavano alle ciglia impedendomi quasi di vedere.
“Eih Bells!” sembrava raggiante
“Jake…dimmi che non stai saltando la scuola!”
“No…l’hanno chiusa per via della neve. Ci pensi, due giorni di vacanza!”
“Wow. Beh, beato te. Ma scusa perché non sei a casa a poltrire allora?”
Un ghigno si formò sul suo viso “Ti rapisco, ovvio”
Lo guardai confusa “Ma che dici? Non so se te ne sei accorto ma io ho lezione.”
“Dai! Ho finito la macchina e tu sei la prima persona a cui voglio farla vedere e che voglio con me quando la accenderò per la prima volta…dai”
Sbuffai “Jake. Sei davvero gentile ma…non posso. Ho un test di trigo e…”
E Edward si preoccuperebbe a morte se sparissi così, pensai.
“E scommetto che non hai studiato” mi sorrise malizioso “Dai si vede lontano un miglio che non hai passato un bel week end…sembri il mostro della palude. In più Charlie ha chiamato Billy…sai sono due comari quelli.”
Mio malgrado scoppiai a ridere. Jake aveva sempre quell’effetto su di me….era come una medicina!
Mi fissò con gli occhi da cucciolo “Un paio d’ore e ti riporto a scuola, parola di scout!”
“Non so…” Mi dondolavo indecisa sui piedi. Non sapevo cosa fare. Edward ed Alice si sarebbero preoccupai terribilmente, però…un giretto con Jake.
In fondo si trattava solo di un paio d’ore.
“Bells” mi incitò lui “A volte nella vita bisogna dire vaffanculo. Su ripeti con me Vaffanculo test di trigo..”
“Vaffanculo test di trigo” ripetei sorridendo.
Il viso di Jacob si illuminò “Lo prendo come un sì?”
Forse stavo sbagliando ma…
“Sì..sì ci vengo. Ma poco…davvero poi torniamo.” Balbettai “Aspetta un secondo. Torno subito”
Ritornai in biblioteca. Avevo visto Angela insieme a Ben seduti ad un tavolo in fondo alla sala. Scarabocchiai un biglietto per Edward. In fondo non potevo andarmene senza spiegazioni, anche se per poco.
Scusa, torno presto. Sono con Jake, non ti preoccupare per me.
“Angela lo puoi dare a Edward? Dovreste avere spagnolo insieme dopo…”
“Sì ma…” mi fissò preoccupata “stai bene? Tu dove vai?”
“Devo andare” le sorrisi“Grazie..”
Afferrai i libri e la borsa e tornai fuori.
“Allora, il mio pick up è parcheggiato là in fondo.”iniziai
“Figurati. Non sarebbe una vera fuga su quel catorcio. Andiamo su questa!”
Si spostò e indicò la cosa su cui si era appoggiato.
Una moto.
Non sembrava proprio nuova ma era bella e tirata a lucido.
“E’ di Sam…gliel’ho rifatta completamente e lui me l’ha prestata. Forte  no?”
“Ma…la sai guidare?” Non che non mi fidassi di lui ma…avevo un po’ paura.
“Eih Bells, fidati di me. Non farei nulla che potesse mettere in pericolo te e i bambini.”
Mi passò uno dei due caschi che ora reggeva in mano e mi aiutò ad allacciarlo.
Salì e anche io, sebbene titubante, mi sedetti dietro di lui.
Mi aggrappai strettissima.
Jake emanava un confortevole tepore. Stare aggrappata a lui era come stare vicino a una stufa. Davvero piacevole.
Mise in moto.
“Allora, pronta per un po’ di adrenalina?” domandò.
“Pronta” risposi mentre sfrecciavamo via.
O almeno credo, pensai
.
Lo so....Ed ma sei scemo??? Bella ma sei stupida?? Starete pensando tutte così. E io vi dico solo: c'è un motivo x il comportamento di Edward, ricordate che voleva anche spiegarle tutto. ma Bella no...lei deve sempre fare di testa sua. E dico solo questo...chi è causa del suo mal pianga se stesso! Eh sì...adesso sono guai per Bella...iniziate a pregare per lei perchè ne avrà mooolto bisogno. E dopo queste criptiche osservazioni per togliervi il sonno vi lascio.
Ringraziandovi sempre per recensioni e tutto quanto...grazie!!!
   
 
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: cloe cullen