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Autore: missOsbert    12/02/2024    0 recensioni
Ophelia Verinder, una solitaria Serpeverde affascinata dalla Magia Oscura e discendente di un'antica famiglia di Mangiamorte, scopre un'inaspettata connessione con Alastor Moody, l'enigmatico mentore di cui non sapeva di aver bisogno. Attratta dal suo mondo di intrighi e conoscenze proibite, Ophelia trova un alleato che la capisce come nessun altro.
Ma quando la verità dietro l'identità di Moody viene svelata, le certezze di Ophelia vanno in frantumi. È un volto sconosciuto quello che la pozione polisucco rivela, il volto di Barty Crouch Jr. Un anno dopo, forze oscure richiamo Ophelia. La sua strada incrocia ancora una volta quella di Barty, evaso da Azkaban, riaccendendo un'attrazione che sfida i suoi princìpi.
Intrappolata nei piani malvagi di Voldemort, la lealtà e gli ideali di Ophelia vengono messi alla prova. Mentre la guerra s'inasprisce, Ophelia dovrà scegliere se lottare al fianco dell'uomo che ama o contro di lui, giungendo a uno scontro decisivo che potrebbe cambiare il loro destino per sempre.
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton, Voldemort
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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9. Memorie
 
Il castello era deserto. Tra i corridoi regnava un silenzio inquietante e Ophelia sentiva il rumore dei propri passi riecheggiare sulle pareti di pietra. Il cuore le martellava nel petto.
Un ragazzo era stato ucciso. Cedric Diggory era morto.
Erano tutti ancora agli spalti, ma lei era corsa via quando le urla strazianti del Signor Diggory, piegato sul corpo del figlio, avevano sovrastato ogni cosa.
Doveva incontrare il professor Moody nel suo ufficio una volta concluso il Torneo, questi erano gli accordi.
Non gli aveva domandato il perché, altre circostanze e altri luoghi avevano già assistito ai loro incontri durante tutto l’anno. Segreti sulle Arti Oscure bisbigliati in riva al lago, lunghi pomeriggi nel Reparto Proibito della biblioteca con il naso in misteriosi e affascinanti libri occulti, passeggiate nella Foresta alla ricerca di piccole creature magiche del sottobosco.  Ma questa volta era diverso.
Ophelia aveva una strana sensazione chiusa nel petto che le batteva contro le costole, come il presentimento che qualcosa di oscuro stava per accadere.
Dagli spalti aveva visto Moody allontanarsi con Potter, ma quando aveva cercato di raggiungerlo si era imbattuta in una valanga di studenti agitati. Chi piangeva, chi spintonava per tentare di avere la visuale migliore sul corpo di Cedric rigido sul prato. Ophelia invece spingeva per andare nella direzione opposta.
Con il fiato grosso, salì di corsa le scale e imboccò il corridoio che conduceva all’ufficio del professore di Difesa. Ophelia rallentò.
La porta era spalancata.
Il cuore le balzò in gola. Una voce in un angolo remoto della sua mente le suggeriva di voltarsi e correre via, invece lei mosse gli ultimi lenti passi fino all’uscio.
Voci familiari provenivano dall’interno della stanza. Appartenevano al professor Silente, a Piton e alla professoressa McGranitt. C’era anche Potter con la sua felpa rossa e nera ridotta a brandelli. Le davano tutti le spalle e facevano capannello intorno a qualcosa nell’angolo, impedendole di vedere oltre.
Moody mancava all’appello.
Ophelia prese coraggio e oltrepassò la soglia, spingendosi fino al centro della stanza.
Nessuno fece caso a lei.
«Pozione Polisucco» stava dicendo il professor Piton.
«Ora sappiamo chi rubava dalle tue scorte, Severus» gli rispose Silente.
Poi si zittirono di colpo per ascoltare una serie di grugniti, come di qualcuno stesse tentando di trattenere vere urla di dolore, qualcuno nascosto dalle figure degli insegnanti. Erano tutti spettatori di uno spettacolo che Ophelia non poteva vedere.
Poi arrivarono i lamenti.
Qualcosa cadde sul pavimento e rotolò verso di lei. L’occhio magico di Moody continuava a saettare in tutti le direzioni senza vederla realmente. Inorridita, Ophelia si portò una mano sulla bocca per soffocare un grido.
Un urlo invece si levò dal fondo della stanza e il gruppetto si radunò attorno a Potter, bacchette sguainate.
«Stai indietro!» tuonò Silente.
Ci fu silenzio per un momento e Ophelia trattenne il fiato.
«Barty Crouch Junior» sussurrò il preside.
Una voce sconosciuta, giovane e affilata, disse «Ti mostro il mio marchio se tu mi mostri il tuo».
Ophelia non poteva vedere ciò che stava accadendo, ma a un tratto Silente strattonò Harry Potter e gli tirò in avanti il braccio.
Lo sconosciuto emise una risatina soddisfatta, poi parlò ancora.
«Sai cosa significa, vero? È tornato».
Una breve pausa e poi altre parole diedero vita a un incubo che per anni aveva aleggiato nelle menti di streghe e maghi illusi di essere al sicuro.
«Lord Voldemort ha fatto ritorno».
Un formicolio risalì lungo la schiena di Ophelia, espandendosi poi in tutto il corpo. Il peso che le opprimeva il petto sparì per un momento, per poi abbattersi di nuovo su di lei con violenza.
Un ronzio le invase le orecchie, isolandola da tutto e avvicinandola pericolosamente sull’orlo di un oblio senza nome. 
La voce del professor Silente la riscosse.
«Inviate un gufo ad Azkaban, scopriranno che gli manca un prigioniero».
«Là mi riaccoglieranno come un eroe!» replicò con orgoglio lo sconosciuto.
«Forse,» rispose Silente «io non ho mai avuto tempo per gli eroi».
Il gruppetto si disperse e finalmente Ophelia poté vedere oltre. E qualcosa dentro di lei andò in pezzi.
Su una sedia nell’angolo, tenuto sotto stretta osservazione del professor Piton, stava un uomo. Aveva addosso gli abiti di Alastor Moody, Ophelia riconobbe il pesante giaccone logoro, ma non gli somigliava affatto. Era giovane, con capelli ribelli e occhi da folle. Occhi che si fermarono su di lei e cambiarono luce.
«Signorina Verinder!» la riprese la McGranitt quando la vide, ma Ophelia la ignorò.
«Ophelia…» mormorò lo sconosciuto.
Frastornata e confusa, Ophelia aprì la bocca per dire qualcosa ma non le uscì alcun suono. Riusciva solo a starsene lì in piedi a cercare tra i lineamenti estranei di quell’uomo le risposte alla moltitudine di domande che le esplodeva nella testa.
La rabbia prese a farsi largo tra le sue viscere, risalendo poi nel petto. Tremava.
Emozioni oscure la assalirono, feroci e spietate.
Lui pronunciò il suo nome una volta ancora. Lei riemerse dall’oscurità dei suoi occhi e andò via.
 
Ophelia aprì gli occhi. La penombra era rischiarata dalle prime luci dell’alba. Il freddo della notte si era insinuato nella sua stanza e lei si strinse nelle coperte.
Aveva sognato. E il sogno era un ricordo talmente vivido da farla tremare.
Ophelia si rannicchiò su se stessa, cercando di scaldarsi nel tepore del proprio letto, senza riuscirci. Il freddo le penetrava nelle ossa e nel cuore, condotto lì dalle memorie del passato che continuavano a tormentarla senza tregua. Poi le tornarono in mente il lago ghiacciato e le morbide e calde labbra di Barty sulle sue. Un brivido le percorse la schiena.
Stufa di rimuginare, scalciò le coperte allontanando così anche i pensieri.
Si vestì in fretta, uno strato dopo l’altro, calandosi infine in un morbido maglione. Si pettinò i lunghi capelli scuri e diede una rapida occhiata nello specchio alle occhiaie livide che spiccavano sul suo incarnato niveo.
Appesa al gancio sulla porta c’era la sua tracolla che aveva preparato la sera prima con l’essenziale per il viaggio. La guardò domandandosi se partire fosse la cosa giusta. No, la domanda più giusta era se fosse saggio proseguire su quel sentiero che aveva ormai imboccato.
Ophelia non trovò risposta, poiché una sensazione all’altezza dello stomaco che diceva che era senz’altro troppo tardi per tornare indietro.
Alla fine afferrò la tracolla e uscì.
   
 
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