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Autore: Dragana    18/09/2009    5 recensioni
Il sole può tramontare e poi risorgere; noi, invece, una volta che il nostro breve giorno si spegne, abbiamo davanti il sonno di una notte senza fine. Ed in una notte di pioggia è un pensiero insopportabile. [Irina]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Poker di donne'
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LA NOTTE SENZA FINE

Ore 23.00

Dio onnipotente, se penso a quanto è sciocco il motivo per cui mi trovo qui!
La pioggia, certo. Questa improvvisa, violenta tempesta. Una finestra lasciata aperta, appena uno spiraglio, ma che mi ha fatto capire quanto facilmente quella stanza poteva fare al mio caso. Le delicate decolleté di camoscio che indosso. E quella dannata fissazione di Carmen per le sue scarpe: “ma certo che te le presto corazòn, però mi raccomando, non rovinarle!”. Entro un solo istante, ho pensato, mi tolgo le scarpe e poi torno a casa.
Ah, forse valeva la pena rovinarle, le belle scarpe di Carmencita. Questo è troppo, questa meravigliosa tentazione.
Sono in una stanza da letto, e c’è un giovane addormentato. Un bellissimo giovane addormentato. Guardo le sue labbra, guardo il suo viso; non ha vent’anni ancora. Il suo sonno è placido. Come sarebbe facile! Mi toglierei le scarpe di camoscio, i pantaloni, la giacca e la maglia. Scivolerei su di lui, per fargli l’amore. Si sveglierebbe, ma gli chiuderei la bocca con un dito, o con un bacio. E domani mattina crederà di aver sognato una donna bionda e fredda che gli si concedeva spontaneamente in una notte di pioggia, ne sarà forse turbato, forse felice, e forse domani notte mi sognerà davvero.
Ma no, non posso.
Per me quei tempi sono finiti.
Demoni succubi ci chiamavano un tempo, anche la Sacra Inquisizione si era mossa per noi.
Prostitute. Né l’una né l’altra cosa: i demoni odiano e noi amavamo, le prostitute vendono e noi donavamo.
Il mio tempo è finito, e non lo rimpiango. Non molto, almeno. L’amore per Laurent m’impone vincoli di fedeltà che ho intenzione di onorare; ma stare sulla sedia di questo giovane né uomo né ragazzo, ad osservarlo ancora per un po’, non farà del male a nessuno.
Non mi sfuggirà mai dalle mani, Laurent, come farebbe invece la giovinezza di questo dolce addormentato del quale sto cogliendo il momento esatto in cui passa da una stagione ad un’altra della sua breve vita. Un momento talmente effimero che non oso staccargli gli occhi di dosso per paura che già cambi, per paura di vederlo avvicinarsi passo a passo al tramonto.
Un lampo illumina la stanza. Il tuono gli rotola dietro veloce. Le ciglia del giovane tremolano un poco, ma rimane addormentato. Perché dormi, mio bellissimo ragazzo? Vorrei svegliarlo per chiederglielo. Non ti accorgi di quanto è poco il tuo tempo, di quanto presto sarà finito, perché lo sprechi in questa parodia di morte? Non sai che ne avrai troppo, di tempo per dormire? Che una volta tramontata la luce della tua breve esistenza dovrai dormire un’unica notte senza fine?
Ah, vaneggio. Cito i classici latini, ora. Sarà perché sono innamorata, perché dopo mille anni ho trovato la mia anima gemella. E tu, povero giovane che dormi. Tu. Magari la tua anima gemella è lontana, e tu sei qui a dormire e non la cerchi. Magari non nascerà che tra duecento anni, e tu già sarai polvere ed ombra. Non ti distrugge questo pensiero? Come fai a dormire così tranquillamente, come se potessi davvero risorgere ad ogni alba? Il sole può tramontare e poi risorgere; noi, invece, una volta che il nostro breve giorno si spegne, abbiamo davanti il sonno di una notte senza fine.
Dammi mille baci. Viviamo e amiamo. Tu non ce l’hai una donna, accanto a te nel letto in una notte di pioggia. Magari pensi di avere tempo, di essere giovane, povero sciocco. Sei giovane. Morirai giovane, anche se penserai di essere vecchio. Se sarai fortunato crederai di aver vissuto una vita piena.
Una vita piena! Come si può vivere una vita piena se si vive un giorno solo? Quando sono nata io di questa terra chiamata America e sul cui suolo ora vivo neanche si conosceva l’esistenza. Tu cosa vedrai di nuovo, di rivoluzionario, di sublime? Tu vedrai forse un battito d’ali di mondo, se sarai fortunato, e dirai che quando eri giovane era tutto diverso. Ma come puoi dirlo, come? Quando io ero giovane si combatteva con le lame, si usava la luna per contare i mesi del feto, i pastori comandavano sul gregge che era il Popolo di Dio e la gente temeva i vampiri. E adesso ho visto un fiore di fuoco distruggere una città e continuare ad ucciderla anche dopo anni, un uomo lasciare impronte sul suolo argentato della luna distante, il gregge che elegge da se’ il proprio pastore ed ai vampiri non crede più nessuno.

Ore 00.00

Svanire.
Svanire come le gocce di pioggia bevute dalla terra, diventare terra, dissolversi nel mondo spaccandosi in molecole. Cuore e cervello, amori e pensieri che evaporano come sotto il sole evaporano le gocce di pioggia.
Come se questa mezzanotte fosse eterna.
No.
Come se non esistesse più la mezzanotte.
Neppure ricordo più cosa significhi dormire, anche solo una notte. Cosa si prova quando non si sogna, quando si svanisce a se stessi. Mi chiedo cosa significhi dormire un’eterna notte.
Cosa rimarrà di questo giovane una volta che i suoi occhi non saranno aperti mai più.
Chi lo ricorderà, cosa rimarrà del suono della sua voce, dei suoi pensieri, di quelle sue dita quando non solo lui, ma i suoi figli e i figli dei figli chiuderanno gli occhi per sempre?
Ma soprattutto.
Come fanno a vivere così tranquillamente tenendo questo pensiero così lontano dalle loro menti, come possono non passare disperandosi la loro breve esistenza? Fare progetti, vivere, ridere sapendo continuamente che la notte è davanti a loro, che il giorno è sempre più corto e che la luce si affievolisce sempre più?
Quanti ne ha divorati, la Morte.
Quanti, quanti, in questi mille anni che ho vissuto ed in questo ciclo eterno di albe e tramonti che mi porto dietro.
Tanti come le gocce di pioggia che battono sui vetri, caduti proprio come le gocce di pioggia.
E quale dei loro gesti acquista significato, se tutta l’esistenza è finalizzata a cadere al suolo come gocce e poi evaporare al calore di un sole che non vedranno sorgere?
Tutto il mio gelo si sta sciogliendo sulle palpebre chiuse di quest’uomo-ragazzo. Tutti i volti che non vedrò mai più, il volto di mia madre in fiamme, passano sul suo e vi si sovrappongono, interrogandomi su un mistero che non posso risolvere.
Cos’è la morte? La landa gelida mai riscaldata dal sole che mai più sorgerà?
Cos’è l’oblio?
Per cosa respiri, piccolo uomo?

Ore 02.00

Ancora piove.
Ancora dormi.
Ancora sono qui.
Mi stai catturando.
Lasciami andare.
Non voglio guardarti in faccia.
Un tempo ballavate, voi umani, quando la peste ballava con voi, emissaria della morte che vi avrebbe portati via tutti.
La chiedevate, la morte, per smettere di soffrire.
Quante volte mia madre ve l’ha donata.
E poi le è stata restituita, per aver provato a crearsi una vita, perché le sue tre figlie non le bastavano più.
La bilancia pende sempre, ordine, precisione.
Vita, morte.
Non con noi.
Noi siamo fuori dalla bilancia, vi saliamo solo se qualcuno riesce a trascinarci sopra.
E poi?
Peseranno i nostri cuori contro una piuma? Giudicheranno i nostri peccati? Ci faranno vivere di nuovo nel corpo di un gatto?
Quando tu te ne andrai io sarò ancora qui, e sarò qui quando niente di te esisterà più.
Perché sorridi?
Tu sei la morte, ragazzo-uomo.
Voi tutti siete morte, morti che camminano, parlano, mangiano e fanno l’amore.
Ti guardo e vedo il tuo volto già vecchio.
Pochi respiri miei e sarai morto.
Se ti uccido ora tra soli cento anni il mio gesto avrà avuto un significato solo per me.
Non per te, nè per le persone che ora ti circondano.
Non più.
È un vuoto talmente enorme, è una voragine talmente eterna.
È l’eclissi totale e perpetua, nei secoli dei secoli.
Una notte senza fine.
È insopportabile.
Ti sveglierai qualche altro giorno, per qualche tempo. Poi non ti sveglierai più.
È come se la vedessi negli angoli, la Morte, che ti fissa sogghignando.
Sento il suo alito freddo, freddo come una notte mai illuminata dal sole.
Ma forse è solo lo spiffero della finestra, solo la voce del vento tra le gocce di pioggia.
Mi fa paura.
Non ho debiti da pagare alla Morte, ma mi fa paura.
Detesto i segni che ti lascerà su quel viso giovane.
Io farei l’amore, con te.
Lei si prenderà la tua carne ed il tuo sangue, lascerà le tue ossa bianche e poi neanche quelle.
Io che sono gelida ti darei l’amore.
La morte arriva dunque nel calore del sole che ruba?
Ho paura.
Devo smettere di fissarti.
Non lo sopporto.
Ti ho già detto di lasciarmi andare.

Ore 03.00

Solo il sole può tramontare e risorgere.
Tu invece.
Una volta che il tuo breve giorno si spegne.
Hai davanti.
Il sonno.
Di un’unica.
Notte.

Ore 03.01

Senza fine.

Ore 05.00

Sempre più rade cadono le gocce di pioggia. I miei pensieri si sghiacciano. Tra poco sorgerà il sole.
Le mie sorelle si staranno chiedendo dove sono, forse Laurent sarà tornato dalla caccia e mi starà aspettando seduto attorno al grande tavolo del salotto.
Il tempo davanti a me è gravido di promesse e giorni.
Il giovane uomo presto si sveglierà e di questa notte buia non ricorderà nulla, ed io farei meglio a dimenticarmene, a non pensarci più.
Non serve a niente.
Lui morirà, io no.
È l’ordine delle cose, l’ordine del mondo, ogni cosa è al suo posto. Non posso farci nulla, non ho il potere di cambiare le cose.
Cuci lo squarcio che si è aperto in te questa notte, Irina. Sorridi a Laurent e riporta a Carmen le sue scarpe chiare, che non vi noti neanche una macchia.
Per voi i soli risorgono.
O il fuoco vi brucia, riscaldandovi prima di precipitarvi nel gelo di quella notte infinita.
Sia come sia.
È l’ordine delle cose.











Storia scritta per il contest Lullaby of death di Storyteller lover.
EDIT: corretti alcini erorini. Grazie a Princess of Vegeta6 che me li ha segnalati.
Allora: Irina mi stava furiosamente sulle scatole, e non per motivi banali tipo vendere ad Aro tutti gli amici suoi solo per una vendetta per la quale non aveva neanche ragione (che lì l'ho quasi rivaluta...), ma perchè me la immagino con poco senso dell'umorismo e piuttosto rompicocomeri, senza nessun motivo, proprio a pelle. Avevo pensato di cambiare personaggio quando me l’hanno comunicato, o almeno di vedere qual’era l’altra scelta. Poi ho pensato all’ironia della situazione: lei che riflette sulla morte, lei che ne ha paura, lei che crede di non venirne mai toccata. E poi vengono seccati tutti e due, Laurent e lei. Ha-ha. Un po’mi è anche dispiaciuto, in fondo, perchè conoscere la gente è la chiave per capirla e conoscendo meglio Irina beh... mi sta un po'meno antipatica. Solo un po', però.
Qui di seguito metto i giudizi di Storyteller lover, così, giusto per bullarmi un po'.

Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia): 15/15 punti

Correttezza grammaticale e sintattica(ortografia): Molto bene, non ci sono errori di alcun genere, persino le virgole sono messe bene. Sono davvero soddisfatta.

Stile e forma: 7,5/7,5+ 6,5/7,5= 14/15 punti

Stile e forma: stile a dir poco impeccabile. L’ho trovato davvero curato e fluido. Sono veramente colpita. Per quanto riguarda la forma devo dire che ci sono qua e là delle espressioni che potevano essere rese meglio, senza dubbio. In alcuni casi un po’ meno, in altri un po’ di più, ma in ogni caso il punteggio è più che ottimo.

Originalità: 9/10 punti

Originalità: Molto originale l’inizio e soprattutto la scansione delle ore. Un’idea davvero azzeccata. Devo dire che c’è originalità anche nella trattazione del tema.
Complimenti.

Caratterizzazione del vampiro/a: 9/10 punti

Caratterizzazione del vampiro/a: Irina! Che dire! l’inizio è davvero bello. Lei si erge silenziosa con tutta la sua personalità. Belli i pensieri e il flusso di coscienza, bello lo slancio verso il ragazzo ma anche i freni che si auto impone per non tradire Laurent. Molto bene davvero.

Contestualizzazione del personaggio umano: 5/5 punti.

Contestualizzazione del personaggio umano: Questo parametro è forse quello che mi è piaciuto di più. Veramente ben sfruttata la presenza del ragazzo. La sua presenza ossessione, quasi trattiene Irina. Sembra che lei non lo voglia lasciare, che quasi stenti a voler ritornare nel mondo normale, nel suo mondo normale.
Veramente brava!

Attinenza alla traccia e alla frase scelta: 6,75/7,5+7,5/7,5= 14,5/15 punti

Attinenza alla traccia e alla frase scelta: Molto bene anche in questo caso! La traccia e i parametri posti sono stati rispettati in pieno. Unica pecca, il finale. Manca anche in questo caso il finale. Lei, al di fuori di quella stanza, avrebbe dimenticato la sua ossessione, i suoi pensieri, ogni cosa. Molto bene invece per quanto riguarda l’elemento pioggia. Un appunto va al flusso di pensieri. Leggermente sviato da come avrebbe dovuto essere, solo in uno o due punti comunque. La frase scelta è stata colta in pieno, non ho nulla da dire. Hai fatto delle scelte appropriate e ben sviluppate.

Giudizio personale: 5/5 punti

Giudizio finale: una storia bellissima. Scritta bene e strutturata altrettanto bene sia per quanto riguarda i personaggi, le scene, le situazioni. Molto completa ed elaborata, indaga profondamente il tema posto e scorre fluida e armoniosa. Il personaggio di Irina è stato trattato molto bene, anche con una buona originalità. Molto bene davvero.

E il banner fatto da Princess of Vegeta, giusto per bullarmi ancora un po'.
   
 
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