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Autore: fennec    18/02/2024    0 recensioni
Questo è quello che Steve Harrington, eroe ferito, amico fraterno, amante respinto, giovane in eterno, lascia a chi lo ha conosciuto, alla sua vera famiglia.
Il tempo non sente se gli chiedi di aspettare.
È la mia prima fanfiction su Stranger Things, spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dustin Henderson, Nancy Wheeler, Robin Buckley, Steve Harrington
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Lucas




 
 
- Ehi, Sinclair! Subito prima di tirare prendi più slancio con le gambe, avrai un canestro da tre punti assicurato -
Lucas si girò in direzione della voce che negli ultimi anni aveva imparato bene a conoscere.
- Ciao, Steve! - le braccia tese per passargli il pallone.
- Come vanno gli allenamenti? - chiese il più grande, cominciando a palleggiare.
Lucas fece spallucce. Harrington annuì pensieroso.
- All’inizio è dura. Ricordo ancora l’ansia della mia prima partita delle superiori, mi veniva da vomitare - Un tiro da tre punti. Canestro.
- Almeno tu le facevi, le partite - disse amaro il più giovane.
- Devi solo avere pazienza e non mollare - cercò di confortarlo, passandogli il pallone. Lucas tirò, ma colpì il cerchio, mancando il canestro.
- In squadra ti trattano bene? -
Il ragazzo si strinse ancora nelle spalle - Non mi prendono in giro, è già qualcosa… - Aspettò un attimo, pensieroso, poi si disse che Steve forse avrebbe potuto capire: - Il vero problema non sono loro -
- Dustin e Mike non l’hanno digerita, eh? -
Sinclair lo guardò sorpreso, il pallone stretto tra le mani.
- Henderson si lascia scappare qualcosa ogni tanto, di come tu li abbia “traditi”- virgolettò con le dita - chiedendo di fare i provini per la squadra a loro insaputa… Ma, ehi, sono tutte cazzate, Lucas, ok? Mike e Dustin se ne sono sempre fregati del basket o dello sport, fosse per loro vivrebbero solo per l’Hellflower Club e di quello stupidissimo gioco da tavolo… -
Se Mike e Dustin fossero stati lì, l’avrebbero subito insultato per aver storpiato il nome di quella che, a loro dire, era l’unica cosa bella capitata loro durante il primo anno delle superiori. Ma Lucas era Lucas e poteva perdonare Steve, anzi, quasi quasi gliene era grato.
Gliene era grato perché aveva capito. Come lui, Steve sapeva che era impossibile continuare a vivere nel mondo delle favole. Giocare a D&D gli piaceva, certo, anche tanto… ma non sarebbe servito a pagargli il college e di sicuro non avrebbe aumentato la sua popolarità con le ragazze, cosa che, un po’ gli bruciava ammetterlo, era diventata sempre più importante ora che l’unica ragazza di cui si era mai innamorato sembrava vivere su un pianeta irraggiungibile. E poi il basket gli era sempre piaciuto. Doveva davvero vergognarsi di desiderare il grido della folla davanti a un suo canestro?
Era sempre stato un nerd, questo era certo, e lo era ancora. Ma fino ad ora dove lo aveva portato? Provare qualcosa di nuovo non gli sembrava così stupido e doveva ammettere che la divisa dei Tigers non gli stava male: sua madre si era quasi commossa quando l’aveva indossata per la prima volta e suo padre l’aveva guardato con orgoglio. Erika, invece… Beh, Erika era un caso a parte, ma Lucas sapeva che, sotto sotto, faceva il tifo per lui ad ogni partita, anche se era sempre in panchina.
Tirò di nuovo. Canestro.
- Hai capito, Sinclair? Sono tutte cazzate. Se ti piace giocare, gioca, mica devi chiedere il permesso a loro. -
Certo, questo lo sapeva, ma da quando Will se ne era andato in California le cose tra loro erano diventate più complicate. Tutto era diventato più complicato, in realtà.
- Max che cosa dice? - gli chiese prendendogli palla. Lucas abbassò lo sguardo.
- Non parla nemmeno con te, eh? - ancora silenzio e il lancio di Steve andò a vuoto.
- Sai, sono preoccupato. Non è da lei fare così, nemmeno con tutto quello che le è successo. Max è sempre stata una guerriera e adesso… Non lo so, non la riconosco più. È come se non volesse più lottare -
Il ragazzo gli prese la palla, quasi infastidito.
- Allora, Harrington, vuoi giocare sul serio o devo continuare a sentirti parlare a vanvera? - Per un attimo gli sembrò che stesse per rispondergli, poi però gli venne incontro per rubargli il pallone.
Continuarono a giocare finché fu così buio che era difficile distinguere il bianco del tabellone.
 
Fu l’ultima volta che parlarono così, faccia a faccia.
Poco dopo il Sottosopra ritornò a capovolgere le loro vite e questa volta Lucas venne davvero sbattuto al tappeto. Max era in coma e, cosa, se possibile, ancora più dolorosa, non era riuscita ad aprirsi veramente con lui e la promessa di quella serata al cinema, ora così sfacciatamente irrealizzabile, rendeva tutto più insopportabile.
Eppure, tra una notte insonne al capezzale di Max e una passeggiata solitaria e disperata nel giardino dell’ospedale, Steve c’era. Veniva tutti i giorni, prima o dopo il lavoro, delle volte con Dustin e Robin, altre volte da solo.
Non gli diceva niente. Non ce n’era bisogno. Ormai il suo volto stanco diceva più di mille parole. Ma intanto era lì, presente, a offrirgli panini che avrebbe sbocconcellato a fatica o per portargli fumetti che avrebbe poi letto a Max.
Se solo avesse immaginato che sarebbe stato lui a leggere la lettera che Steve aveva lasciato per Max, se solo avesse saputo che quelli sarebbero stati gli ultimi momenti in cui avrebbero potuto parlarsi davvero, Lucas avrebbe sfruttato ogni secondo. E ora, invece, si trovava di nuovo solo e per l’ennesima volta era stata una perdita a mostrargli quale dono gli era stato dato senza che lui se ne accorgesse. Un altro dono perduto. Un’altra vita che gli era scivolata tra le dita, senza che lui potesse afferrarla.
Eppure Steve si era ricordato di lui. Aveva pensato a tutti loro, quello stronzo.
 
A LUCAS SINCLAIR, se mai li vorrà, lascio i miei palloni da basket (ne ho una discreta collezione), la canotta di Magic Johnson e gli album di figurine della NBA di quando facevo le medie: sono completi, se li conservi, tra qualche anno, potrai fare un buon affare.
Gli lascio, inoltre, la mia acqua di Colonia. Non mi ricordo in quale occasione, forse avevo dato un passaggio a Max poco prima di vedermi con una ragazza e lei fece un commento positivo a proposito (della colonia, non della ragazza)… Insomma, so per certo che le piace, quindi, Sinclair, usala bene!
E ricordati di slanciarti sulle gambe prima di tirare a canestro!
Il tuo coach da quattro soldi non richiesto,
Steve
 
Lucas aveva messo i palloni da basket in cantina, gli album di figurine in un cassetto della scrivania, mentre riponeva la maglietta di Magic Johnson nella tasca laterale del borsone quando aveva una partita, come portafortuna.
Ora che Vecna era stato finalmente sconfitto, tutto aveva meno senso e più senso allo stesso tempo. Era come se fossero vissuti per lungo tempo in apnea e si fossero dimenticati che respirare era importante, anzi, essenziale. Un po’ alla volta stava ricominciando a respirare e il basket un po’ lo aiutava: costituiva un ritorno a una normalità che forse non aveva mai conosciuto.
L’acqua di Colonia, invece… Quella era per le giornate speciali.
Quando se la spruzzò per la prima volta, un po’ esagerando, al suo primo nuovo appuntamento con Max, lei fece una faccia strana: prima sorpresa, poi speranzosa, subito dopo addolorata. Alla fine, però, le sue labbra si stesero in un sorriso.
- E così l’ha lasciata a te… - disse - È proprio uno stronzo -
Poi gli cercò la mano e, dopo un ampio respiro, lasciò che la guidasse fuori dalla stanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Eccomi qua con un altro capitolo!
In alcune fanfiction vengono sottolineate le somiglianze tra Steve e Lucas… Io sinceramente non sono molto d’accordo, ma sicuramente Sinclair è il meno nerd del quartetto e il basket è un evidente punto di contatto, perciò sono partita da uno scambio di battute davanti a un canestro, mi sono lasciata trasportare e questo è quello che ne è venuto fuori… Spero vi sia piaciuto!
Ora rimangono gli ultimi due capitoli, i più impegnativi: uno perché fa dà chiusura e l’altro perché ruota attorno ad un rapporto difficile da definire. Ma non vi voglio svelare troppo.
Come sempre ringrazio chi legge, chi mi segue silenziosamente e ancor di più chi sarà così gentile da lasciarmi un commentino, positivo o negativo che sia.
Alla prossima,
fennec
ps: Mi piace il basket, ma non ne so niente, quindi il consiglio di Steve è puro frutto della mia fantasia.
  
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