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Autore: Velidart    20/02/2024    1 recensioni
Steve e Selene: due sconosciuti che si incontrano in un locale lungo la statale di un piccolo paese provinciale della Pennsylvania. Soli e con tante cose da raccontarsi vicendevolmente. Quale delle due storie del loro passato sarà la più oscura e interessante? Ma soprattutto, chi dei due sopravviverà alla nottata?
Genere: Dark, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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L’automobile arriva al parcheggio, fa manovra e si inserisce fra le strisce. Poco prima di spegnere il motore, il conducente guarda stancamente l’insegna illuminata e nella sua mente legge “Cock ail Bar”. Sorride, sbuffa e scuote la testa.
“Facciamolo” si dice semplicemente, quindi gira la chiave e apre lo sportello: un getto d’aria gelida lo investe, quindi rabbrividisce e chiude la zip del cappotto fin sotto il mento.
S’incammina a testa basta, compie una cinquantina di passi e apre la porta; questa volta viene investito da un getto d’aria inversamente e sproporzionalmente bollente che gli procura una spiacevole sensazione.
Borbotta, individua uno sgabello libero al bancone e si siede, toglie il cappotto e si guarda attorno: qualche coppia che parlotta al tavolo, una ragazza che ride sguaiatamente a una probabile pessima battuta del giovanotto che le sta davanti; una coppia di amiche che parlano del tradimento di un ex davanti a due calici ricolmi di vino. A un altro tavolo un gruppo di anziani che impreca alla calata dell’asso di uno di loro; qualcuno poco lontano lancia qualche freccetta contro il bersaglio, picchiettando rovinosamente il muro. 
Eppure il nuovo arrivato guarda il tutto con una sorta di indifferenza, si focalizza quindi sul barman e richiama la sua attenzione con un gesto della mano.
-Montenegro con ghiaccio per favore-
L’altro annuisce e si dirige verso il cestello del ghiaccio con un bicchiere di plastica in mano.
“Un fottuto bicchiere di plastica?” pensa l’ordinante, per poi formulare una complessa teoria sul famoso e tanto eclatante inquinamento ambientale.
Pazienza – si dice dopo un poco – e si vede arrivare un involucro opaco, da cui traboccano cinque o sei cubetti e un mezzo dito di liquido denso e scuro.
-Sei dollari.- esordisce il barman e senza tanti complimenti gli ficca uno scontrino sotto al naso.
Steve piega il labbro, caccia le dita in tasca e ne estrae una manciata di monete che getta alla rinfusa sul bancone.
-Tieni il resto. – dice semplicemente, poi afferra il bicchiere e beve un sorso.
L’amaro gli cola giù per la gola, un brivido gli corre lungo la schiena ma, in fondo, non ottiene l’effetto sperato.
“Tanto vale buttarlo giù tutto d’un fiato e togliere le tende” si dice e fa per andarsene ma qualcuno gli si siede a fianco, fin quasi a toccarlo e Steve si volta incerto verso il nuovo arrivato.
Lei è mora, indossa un pellicciotto e un body che lascia intravedere le forme vistose e prorompenti dei seni: vestita completamente di nero – gonna e stivali compresi – richiama a sua volta il barman con delle lunghe dita affusolate alla cui punta culminano delle lunghe unghie in gel dello stesso colore. 
-Fanne altri due- esordisce senza tanti complimenti e indica il bicchiere di Steve, poi si gira verso di lui e abbozza un sorriso.
Gli occhi sono scuri, talmente scuri che a causa delle luci soffuse del locale nemmeno se ne riesce a distinguere l’iride, ma una cosa Steve la intuisce: è certamente la donna più bella che abbia mai visto in vita sua.
-Non capita tutti i giorni di vedere qualche faccia nuova a Crossword Street, di questa stagione per di più. Beh almeno sei arrivato tu e puoi distrarmi dai soliti bifolchi che si sbronzano in questo dannato buco. A meno che tu non abbia qualcosa in contrario.-
Steve s’acciglia, si prende qualche secondo e poi le risponde.
-Avevo voglia di farmi un giro lontano dal caos cittadino. Ho semplicemente inforcato la macchina e guidato alla cieca. Non ero mai stato da queste parti in effetti, ma evidentemente la solitudine non ha vinto sulle mie scorribande. E poi, sinceramente, dovevo pisciare.-
-Cosa che non hai ancora fatto…-
-Steve.-
La donna si porta una mano al mento e ripete quel nome pensierosa, poi gli tende la mano che – nota lui – è ghiacciata.
-Piacere Steve, io sono Selene. Il cesso è di la comunque.- e gli indica una porta malconcia e sbeccata in più punti a un angolo del locale.
-Capisco. Grazie dell’informazione Selene. Visto che me ne hai ordinato un altro, aspetto di buttare giù il bicchiere prima di svuotare la vescica. Dimmi, cosa ti spinge a sederti a fianco a un perfetto sconosciuto, nel cuore della notte e di questi tempi, ed a offrirgli persino un amaro?-
Selene ridacchia.
-La noia. Te l’ho detto prima, e le novità sono sempre ben accette. Tanto per cominciare mi hai parlato di solitudine, vuoi approfondire? A volte parlare con uno sconosciuto dei propri problemi può essere liberatorio. Si possono dire le cose senza alcuna aspettativa e l’altro può rispondere senza apparenti filtri.-
-Certamente hai ragione, anche se credo dipenda dall’educazione che ci è stata impartita da piccoli. Ti basti sapere che non è un periodo della mia vita di cui vado particolarmente fiero. Avevo bisogno semplicemente di schiarirmi le idee e guidare mi fa bene: mi permette di stare con me stesso e fare qualcosa allo stesso tempo, non so se capisci.-
-Capisco eccome.- le risponde, poi afferra uno dei due bicchieri che le sono appena stati portati, glielo porge e ne prende uno a sua volta.
-Alla solitudine. Cin cin.- 
Segue un momento di imbarazzante silenzio.
-Allora Selene, che cosa ci fa una così bella ragazza nel cuore della notte in un bar di balordi?-
Lei alza le spalle e beve un altro sorso.
-Probabilmente aspettavo qualcuno come te. Te l’ho detto mi annoio. Ma sei scorretto: io speravo potessi parlarmi un po’ di te, invece che basare la conversazione su di me.-
-Ammetto che non sono bravo in queste cose. Facciamo così: chiedi e ti sarà detto.-
-Partiamo dalle basi allora. Da dove vieni?-
 
-Stiamo chiudendo ragazzi, mi spiace ma devo chiedervi di saldare e uscire.-
Il Barman piazza gentilmente il conto sotto il naso di Selene e invita i due ragazzi a uscire, Steve si scusa e dà un’occhiata all’orologio: sono appena battute le due e sono gli unici ancora nel locale.
-Porti pazienza il tempo ci è scappato di mano. Prima di andare posso usare il bagno?-
L’altro al di la del bancone grugnisce un “prego”, quindi Steve paga e fa per dirigersi alla porta sbeccata.
-Lascia, faccio io.- lo blocca Selene, ma Steve le ferma la mano che è corsa alla borsetta e insiste perché accetti che le offra i giri di drink.
Quindi finalmente raggiunge il bagno, si chiude la porta alle spalle e si appoggia al muro colto da un lieve capogiro. La lampadina sopra di lui brilla fastidiosamente a intermittenza e l’odore di merda e la dannata mosca che gli svolazza davanti non gli rendono la situazione piacevole. 
Si svuota un bel po’, tira lo sciacquone, esce si lava le mani e si da un’occhiata allo specchio.
Le occhiaie sono li, ancor più accentuate del solito, e gli occhi sono ridotti a due sottili strisce che sbattono spesso le ciglia.
“Ubriaco e pure catatonico” si dice.
Esce e Selene è li che lo aspetta in piedi; Steve riesce a notare ancora di più quanto quella ragazza sia sexy: alta, slanciata, fisico da modella con un culo e un paio di tette sode e prominenti.
“Sarebbe il sogno di ogni uomo” pensa, poi ridacchia ed esce con lei.
-È stato un piacere Selene.- abbozza come saluto.
-Pensi che ti lasci andare via così? Rischi di finire contro un albero o peggio, investire qualcuno. Ti sei dato un’occhiata allo specchio?-
-Si. E devo dire che lo spettacolo è decisamente peggio del solito, lo ammetto.-
Selene ci pensa un po’ su, poi gli fa una proposta.
-Senti casa mia è poco distante da qua. Facciamo così: mi sembri un tipo raccomandabile, d’altronde non hai neanche allungato le mani o cercato di ficcarmi la lingua in fondo alla gola. Vieni a casa mia, te ne dormi sul divano e domani mattina ti riporto qui e riparti. O almeno, permetti che ti accompagni ad un qualche hotel.-
Steve ridacchia e le risponde.
-È così dunque? Quelle come te non hanno proprio paura eh?-
-Quelle come me? Cosa intendi scusa?- Selene fa una faccia offesa.
-Le tipe toste come te. Questo intendo. Non voglio disturbare comunque e posso dormire tranquillamente in macchina.-
-Lo faresti? Dormire in macchina intendo.-
-No. Ma in questo stato potrebbe essere più piacevole forse.-
-Non capisco cosa intendi.-
-Nulla, nulla. Sono ubriaco e stanco morto. Non puoi pretendere che dica solamente cose sensate. Non trovi?-
Selene aggrotta le sopracciglia, gli cinge il braccio e lo tira verso la sua auto.
Steve la lascia fare e pensa che forse è davvero meglio così. Dopotutto quella donna è interessante, cosa rara di questi tempi, e fra i tanti modi che aveva escogitato, forse quello poteva essere il migliore. 
Dopo pochi passi arrivano a una vecchia Ford del ’78, Selene gli apre lo sportello e lo accompagna dentro, poi si sistema al posto di guida ed avvia il motore.
-Ti piacciono le macchine antiche? Non ne vedevo una così da trent’anni.-
-Amo le cose vecchie.-
-Già, lo immagino. Almeno il riscaldamento funziona in questo macinino?-
-Ehi non insultare la mia piccola sai? Ti lascio qui se no.-
-Fai come credi.- risponde semplicemente Steve, che abbassa le palpebre e si svacca comodamente sul sedile.
-Hai deciso di dormire in macchina?-
-No, non temere. Riposo solo un po’ gli occhi finché non arriviamo. Ti chiedo solo di non uccidermi qui. Ho ancora qualche domanda da farti.-
-Ucciderti?- Selene si fa seria e lo guarda di sbieco.
-Sono in macchina con una donna meravigliosa, bella e intelligente che ho conosciuto da un paio d’ore. Che per giunta ora mi invita a casa sua. Mi aspetto la fregatura, no?- e le fa l’occhiolino.
Selene ride, ingrana la marcia e parte.
-Sei proprio strano.- esordisce scuotendo la testa.
   
 
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