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Autore: Nessie95    18/09/2009    2 recensioni
-Hai davvero intenzione di aiutarmi?- chiesi, con una punta di incredulità nella voce.
-Se sono qui, perché dubitarne?- ribatté pacata lei continuando a camminare, i capelli biondi che ondeggiavano sulle spalle magre.
-Stiamo andando a Volterra?- chiesi, dopo una pausa in cui camminavamo velocemente in silenzio.
-E dove pensi che siano rinchiusi i Cullen, sentiamo? Nel Castello delle Fate?- ridacchiò Jane, ammiccando verso di me, con una punta maliziosa nella voce.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2
 Hi boys and girls! Allora! Scusate se posto solo oggi, ma per colpa di scuola e compiti, tutto nuovo, non ho trovato prima un ritaglio per postare questo capitolo =)
Allora in questo capitolo Bella fa i conti con i primi scorci di stranezze che solo a Forks ci possono essere.  La parte in corsivo iniziale è un sogno. Bella farà parecchi sogni, e in quel caso li metterò in corsivo. In fondo ci sarà un piccolo spoiler del capitolo 3!
Grazie a tutti, spero che questo capitolo vi piacerà!
Baci

Nessie

Rispondo ai commenti:
♥ Shinalia: Lo so, Charlie è davvero premuroso in questa storia, molto più comprensivo verso Bella. =) Anche se forse non sarà sempre così, prevedo...
♥ Luna95: Jane subentrerà... ma calcola che deve conoscere molta gente prima, Bella! E anche se Jane avrà un ruolo fondamentale, non sarà uno dei pilastri portanti di questa storia. =) Spero ti piaccia anche questo capitolo.=)

{Capitolo 2}
{.Stranezze.}


Correvo. Ero in un posto assolato. Non era Phoenix, anzi, sembrava un luogo a me sconosciuto. Tutto era più stretto, più piccolo.
 In quel momento attraversavo una piazza affollata, e piena di persone. Sembrava una festa.  Senza badare a nulla correvo,
 attraversavo comitive
di persone che parlavano in lingue sconosciute…
-Bella, no!- un ruggito scese sulla piazza e istintivamente mi gettai sotto le volte dei portici che costeggiavo. Sedevo radente al muro
di pietra, freddo e grezzo.

-Ti ho trovato.-
Mi voltai per vedere da dove proveniva quella voce inumana…
-Ahhhhhhh!-
-Bella!-
Saltai sul letto ansimante, sudata fradicia e con il battito aritmico. Sembrava che il mio cuore uscisse dal suo posto, battendo
con prepotenza fortissima, irruenta.
-Tutto bene?-
La voce di Charlie ansiosa proveniva dall’esterno della mia camera, buia. Pressi un respiro profondo e guardai l’orologio accanto al letto. Le 7:15.
-Sì, papà… era solo un brutto sogno.-
Cosa significava? Io non ero in America in quel sogno. Non avevo mai visto quella città.  E poi correvo. Io non posso correre.
 E quella voce, così, cristallina, che mi urlava di non farlo…
Potevo giurare di non averla mai sentita.
-Bella, andare così di prima mattina non è particolarmente indicato per te.- disse severo Charlie, dalla sua camera.
Sospirai e mi alzai lentamente dal letto. Lo ignorai e invece mi armai di spazzola per tentare di domare i miei capelli furiosi. Il sogno di quella
notte era particolarmente strano. 
Decisi di non pensarci, anche se in un angolo della mia mente premeva per uscire.
Mi vestii, e poco dopo uscii dal bagno con un sorriso sulle labbra. Il primo giorno di scuola!
-Papà!-
-Bells, la colazione stavolta l’ho fatta io… non so se sia particolarmente genuina però…- Charlie era paonazzo dalla vergogna, e io osservai l’intruglio di
corn-flakes spappolati in mezzo al latte.
-Ma no, papà… va bene così…- tentai di dire, e mi sedetti con cautela , prendendo il cucchiaio e immergendolo nella brodaglia non identificata,
 e assaggiai. Il sapore era un po’ acido.
 Ma feci finta di niente, e in cinque minuti ero pronta per uscire.
-Ciao papà.-
-Ehi Bells, stai attenta mi raccomando! Non sforzarti troppo e…- balbettò Charlie muovendosi con un gran rumore per tutta la casa.
Poco dopo arrivo nell’atrio, e sorrise.
-Beh, buona fortuna.-
-La dose che mi è stata data alla nascita mi può bastare.- risposi ridacchiando. Per ora. Aprii la porta e uscii nell’aria fredda del mattino di Forks.
Sentii il clack
della porta alle mie spalle che si chiudeva, e poi il silenzio.
Totale, vuoto. Il mio pick-up era li’ dove lo avevo lasciato, lucido, nuovo e bello. Sorrisi tra me e me, estraendo le chiavi dalla tasca e lasciandole
 penzolare tra pollice ed indice.
Attaccata alla chiave affusolata c’erano due portachiavi. Uno era un lupo di legno che mi aveva dato qualcuno quando ero piccola ed ero a Forks.
Un mio amico, forse.
 Non lo sapevo. L’altro invece era un normalissimo nuovo e scintillante portachiavi abbinato all’auto.  Era rosso, con un simbolo e una scritta.
Strinsi gli occhi e la lessi: Mitsubishi.
Mah. Ridacchiai sommessamente e entrai in auto, cauta.
Tutto era lucido, e pulito, nuovo, scintillante. Rimasi incantata a guardare il cruscotto per qualche minuto, poi mi riscossi. Misi in moto, e curvai
sgommando.
L’auto andava che era una meraviglia. Raggiunsi la scuola di Forks in una decina di minuti, rimanendo ovviamente nei limiti di velocità. Il parcheggio
era quasi pieno,
alunni sostavano accanto alle loro auto, vecchie, e quasi risi, prende doli segretamente in giro.
Sto diventando troppo euforica! Se continuo così mi faccio odiare…
Parcheggiai nel primo posto libero che trovai. Sentivo gli occhi di tutta la scuola puntati addosso. Lentamente – moooolto lentamente- aprii la portiera,
uscendo nel freddo vento invernale. Non mi sbagliavo!
Tutti mi guardavano.
Chiusi la portiera e camminai tranquillamente fino al marciapiedi.
-Ehi! Sei quella nuova?-
Pietra.
Mi voltai e guardai da chi proveniva la voce che mi aveva chiamato “Quella Nuova”.
E rimasi particolarmente stupita.

Capitolo 3- SPOILER

-Io mi chiamo Alice Cullen.- continuò, allungando il braccio sottile verso di me. Con una fatica immensa, allungai la mano e gliela strinsi.  Il freddo mi penetrò nelle ossa, quasi facendomi cadere.
Lei distolse in fretta la mano e continuò a sorridere.
Pareva un essere venuta da un altro mondo. Perfetta… Anche troppo.
-E’ stato un piacere conoscerti.- sorrise sinceramente, abbagliando tutti gli studenti nel raggio di dieci metri.
Come se i miei sensi si fossero acuiti improvvisamente sentii lo spostamento d’aria dietro di me, veloce e repentino, e un odore tanto inebriante e dolce- quasi nauseante- da stordirmi.
-Alice! Nuova amica?... Oh, ciao Nuova!- un ragazzo alto, bruno e muscoloso, sorrise ammiccando verso di me. Sgomenta, risposi con un debolissimo sorriso.
-Lei è Bella, Emmett- sospirò Alice, e Emmett, sfoderando un sorriso disarmante, mi strinse vigorosamente la mano. Avevo i muscoli indolenziti.

  
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