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Autore: Mixxo    03/03/2024    3 recensioni
Karin è in fase di riabilitazione dopo un'incidente sul lavoro. Per non rimanere con le mani in mano, si dedicherà alla lettura di un misterioso libro di recente successo a Yrff. Non tanto per la capacità dell'autore, quanto alle voci - per lei fondate - che sia stato scritto da un'emerso, una persona proveniente da un'altro mondo.
"Boral è un mondo abbandonato dalle divinità. Il sole si è spento da anni e gli ultimi barlumi di vita combattono per la sopravvivenza. In quel luogo ho incontrato un gruppo di caotici avventurieri che non meritano il titolo di eroi, ma che han fatto ciò che serviva per concedere loro di essere chiamati tali."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Capitolo 6]

Ho impiegato buona parte della notte a capire come regolare la carica della sferzatenebre per avere sufficiente luce da non allarmare Clark, ma non tale da bruciare il bozzolo di abominio che si sta formando in fondo alla cella.

È ancora piccolo, un paio di centimetri, temo dovrò aspettare questa sera perché diventi di una grandezza decente. Quello arrostito da Clark era già presente quando mi hanno sbattuto in cella, avrà avuto un sacco di tempo a disposizione.

Uno scricchiolio giunge alle mie orecchie. Mi attacco alle sbarre per vedere il fondo del corridoio. Solo celle buie e polvere, niente di notabile, forse mi sono immaginato quel rumore.

Qualcosa emerge dalla macchia di oscurità. Sembra una bambola con fattezze umane, credo, è coperta da stracci tenuti su con dei pezzi di corda legati tra loro. Mi punta, ha due grandi cerchi rossi brillanti per occhi, una bocca serrata da delle cuciture. È un qualche tipo di abominio? Tiro fuori la mano tra le sbarre. “Ehi!”

La creaturina si volta e mi ignora. Tasto il pavimento alla ricerca di qualche pezzo cedevole. Strappo una scheggia da una pietra, piego il gomito e la lancio. Il mio dardo improvvisato prende in pieno la nuca della creaturina che cade in avanti con un versetto raschiato. Centro! Alzo la sferzatenebre per vederla meglio: le mani sono in legno, le dita ben staccate dai dorsi. Una luce e delle voci provengono dal fondo del corridoio. L’esserino si alza di scatto e torna di corsa nella cella dalla quale è arrivato. Ritraggo la mano e poggio la sferzatenebre dal lato opposto al bozzolo.

 

Appare Lewis, seguito da Kae e la ragazza con l’ascia.

“Strale. Sei libero,” dice seccato. “Ringrazia la Guardiana della quale hai il favore.”

Sbatto le palpebre. Ha davvero fatto in fretta! Lancio una rapida occhiata all’abominio. “Forse dovrei farmi un’altra notte qui, per essere sicuro di aver imparato la lezione.”

Kae socchiude gli occhi, accende la sua sferzatenebre e la porta in avanti. Il bozzolo viene bruciato dalla luce che irradia, si accartoccia su sé stesso in maniera pietosa.

Mi tendo in avanti verso quello che era il mio prossimo scontro. “Nooo!”

“Alzati, drammatico.”

Sarebbe dovuto cadere per mano mia, maledizione. Favore della Guardiana un cavolo. Mi rendo conto che c’è poco da fare ormai. La mia consolazione sta nel fatto che probabilmente qui in giro ce ne stanno di più grossi considerato che non sono venuti a controllarmi nemmeno una volta a parte Clark.

Lo scricchiolio mi gratta contro le orecchie. “Sono solo io a sentirlo?”

Kae getta uno sguardo alle spalle, in direzione di una delle celle completamente immerse nel buio. “Puoi farci luce?”

Lewis tende la sferzatenebre.

La parete più profonda della cella è coperta da ragnatele violacee. Due grosse figure sono attaccate a essa: la prima, un grosso ragno dello stesso colore delle ragnatele, ha gli occhi rotondi e gialli tipici degli abomini; la seconda è un bozzolo grande quanto una persona. Ora capisco perché pensavo di essere solo.

Kae gira la chiave della sua sferzatenebre e la lancia dentro la cella. Il globo mi abbaglia per un istante: la creatura caccia un verso stridulo e sbatte a terra. Me ne hanno rubata un’altra, dannazione!

La voce di Kae echeggia, furiosa. “Apri questa cella!”

“Per farlo serve l’autorizzazione scritta o l’ordine del nobile Fion.”

“Apri questa cella o lo farò io.”

Cavaliere, ti consiglio di ascoltarla, Kae ha fatto a botte con qualcosa di più grosso di te e ha vinto.

“Voglio proprio vedere.”

I miei occhi si riabituano alla luce, Kae stringe il pugno, il suo guanto emette scintille. Il colpo che sferra alle sbarre della cella piega e spezza il metallo della serratura. Con una manata spalanca la porta.

“Come osi-” Lewis non ha il tempo di finire la frase che la ragazza in ascia lo carica tenendo l’arma davanti a sé, lo schiaccia contro la parete. “Sta’ giù.”

Kae esce dalla cella furiosa, tiene tra le braccia una giovane pallida dai capelli viola chiaro con il viso ancora sporco di ragnatele. La appoggia vicino al muro e si avvicina al cavaliere tenuto giù dalla ragazza in armatura.

“Cos’è questa storia?”

Lewis preme le mani contro l’ascia per togliersi di dosso l’altra ragazza. “Ciò dovrei dirlo io!”

“Non vi ricordavate che era qui?!”

Lewis cerca di spingere via il peso di dosso senza risultato. Sapevo che quella tizia era forte. Dovrò sfidarla appena potrò. “Certo che lo ricordavamo, ma era qui dalla sera scorsa.”

“L’avete messa apposta in una cella dove si trovava un abominio adulto.”

“Ma quale importanza può avere? Tanto è una darkrariana.”

Busso contro le sbarre. “Ehm… Già che ci siamo fate fuori anche queste?”

Kae nemmeno mi guarda, sferra il pugno contro la porta della cella. Il lucchetto salta, i cardini si spezzano, le sbarre mi cadono affianco. Sento che quel pugno non era per loro. “Dunque? Voi non siete tanto meglio di loro se lasciate un individuo in balia di quelle creature.”

Lewis ghigna. “Tra simili dovrebbero capirsi.”

La ragazza con l’ascia la preme contro il collo del cavaliere. “Rispondi senza battutine, cane.”

Guardo la porta distrutta, la serratura e un pezzo di sbarra sono saltate via, saranno un’ottima ascia improvvisata. La raccolgo e me la batto sulla mano. “Gliele diamo?”

Kae espira minacciosa. “Non perdiamoci tempo. Prima assicuriamoci che la ragazza non muoia.” Si avvicina alla – a quanto pare – darkrariana e la prende in braccio. “Arial, andiamo.”

La ragazza con l’ascia si ritrae, fissa in cagnesco Lewis e gli dà le spalle. L’idiota si alza ed estrae la spada. Ora mi diverto.

“Dove credete di andare!?” Alza la lama. Raccolgo un altro frammento delle sbarre e glielo lancio verso il volto. Mentre lo devia col fendente mi getto con una spallata di nuovo verso di lui. Fa un paio di passi indietro per recuperare l’equilibrio, sferro un colpo al ginocchio, alzo la sbarra e la calo sopra la sua testa.

Lewis crolla di lato con un tonfo secco, mi guardo di spalle. Vedo Arial sul punto di svoltare il corridoio, la sua testa è comunque girata verso di me. Alza il pollice e sparisce.

Tu e la darkrariana sarete le prossime che sfiderò, aspettatemi.

Mi volto verso Lewis. Rimarrà a nanna per un bel po’. Spero che non si offenda se prendo in prestito la sua spada. E se si offende, affari suoi, potrà venire a riscuoterla dalle mie mani. Raccolgo l’arma e il fodero e me li lego alla cintura, l’espressione ebete che ha sul viso non è migliore della solita. “Heh, scarso.”


Kae si è fermata poco prima dell’entrata del salone principale, Arial guarda verso l’interno della stanza.

“Sembra la mensa di un accampamento militare. Ma questi non dovrebbero fare la guardia ai prigionieri?”

“Fanno quello che gli pare. Non mi sorprenderebbe sapere che son tutti cacciatori di taglie sotto il servizio di Fion.” Kae passa una mano sulla fronte della darkrariana e ci poggia la sua sopra. “Serve una mistura di guarigione il prima possibile. I morsi si sono infettati, e qualsiasi cosa le abbiano fatto prima di sbatterla in cella non è stata piacevole, questi sono lividi, sono segni che gli abomini non farebbero.”

Gli abomini squartano e strappano, di solito. L’hanno affrontata ed è ridotta male perché è debole? Inizio a temere che i darkrariani siano tutto fumo e niente arrosto. A questo punto è da stronzi prendersela con chi non riesce a difendersi.

Arial si sta mordendo il labbro. “Hai idee?”

“Diversivo. Dammi il tempo di capire come.”

Abbasso lo sguardo sulla spada. “Kae può distruggere a pugni le celle. Se liberassimo i detenuti per tenere occupate le guardie?”

Kae tentenna, poi annuisce. “Dobbiamo assicurarci di non essere travolti dalla massa di persone che usciranno. Inoltre non possiamo escludere la probabilità di presenza di abomini considerando quanto sono scrupolosi nelle ronde.” Guarda alle mie spalle. “Quella cella è libera. Rimarrò con la darkrariana all’interno finché non passeranno tutti i prigionieri. Voi due tornate alla cella di Strale e buttate giù tutte le porte.”

Arial non fiata nemmeno, sparisce tra i corridoi. Guardo la spada, non credo possa buttare giù delle porte. Anche rubando le chiavi a Lewis ci metterei un sacco di tempo ad aprire ogni singola cella. Ma c’è qualcuno che sicuramente potrebbe farlo più in fretta.

“Kae.” Lei fa un cenno col capo senza distogliere lo sguardo dalla ferita. “Il nobile ha parlato di un’ala speciale. Se mi dirigo là e libero quella gente allarmeremo più velocemente le guardie.”

Kae sta asciugando il sudore della darkrariana con un fazzoletto. “Sensato, se non fosse che il serraglio è dall’altra parte del carcere.”

Mi sporgo verso l’interno del salone. “Potrei farmi passare per un mercenario senza armatura della guardia di Fion e attraversare inosservato, basta non farsi notare.”

Mi lancia un’occhiata strana, forse in un’altra situazione avrebbe fatto una battuta sulla mia mancanza di discrezione.

Mi strappo la manica, la lego attorno ai capelli come una bandana, per sicurezza mi tappo anche un occhio con il tessuto, meno vedono della mia faccia da lontano, più è probabile che non mi riconoscano.

“Vado.” Faccio dietrofront e mi metto a correre. Lewis avrà di sicuro anche le chiavi dell’ala speciale.

 

Faccio girare il mazzo di chiavi con un dito, in questa ala ci sono poche celle occupate, alcune sono aperte, ma le serrature sono state spaccate, Arial dev’essere già passata. Mi fermo davanti alla cella da dove ho visto uscire la creaturina. Rimanendo in totale silenzio sento un leggero tintinnare di catenelle e corde che sfregano contro tessuto.

Accendo la sferzatenebre. In fondo alla cella vi è un velo blu che copre sporchi capelli scuri, una giovane dall’aspetto malaticcio scruta con occhi vacui la stessa bambola di pezza che ho visto camminare qualche minuto fa. Nel suo sistemare i lembi di tessuto strappato, lascia tintinnare i numerosi pendenti attaccati addosso alla sua figura.

Mi avvicino alla sua cella pronto con le chiavi in mano.

“È già aperta,” dice all’improvviso la giovane senza distogliere l’attenzione dal suo costrutto.

Chiudo le dita su una delle sbarre e la tiro indietro, la porta compie il suo arco senza intoppi.

“Allora perché sei ancora qui dentro?”

“Che io muoia qui dentro, o a Cyrrium, non importa…” Poggia la bambola seduta contro il muro. “Questo mondo è destinato a soccombere.”

L’hanno messa dentro per eccessiva negatività? Mi gratto la testa. “Sssi… certo. Allora sì, meglio che tu rimanga qui, ci sarà casino nelle prossime ore fuori. Sarai al sicuro nella tua cella.” Specie se hai così tanta voglia di vivere.

Posa la mano su qualcosa accanto alla bambola, ha una forma irregolare, simile a un… bozzolo? La sua mano preme contro di esso, una strana energia violacea vortica attorno alle sue dita, l’abominio appassisce. Sposta la mano sul giocattolo e gliela posa sopra, questo trema per qualche istante, gli occhi si accendono di rosso, punta i piedi di legno e si alza.

Ha appena dato vita al balocco togliendola a un abominio?

Il terreno trema, si sentono urla e un’esplosione. Il diversivo deve essere già partito e io sto perdendo tempo. “Ok, ciao! Tornerò dopo a farti domande.”

Mi volto e corro.

 

[Karin Alden]

Non sta davvero interrompendo il capitolo così vero? Lascio il libro e stringo i pugni. Se non avessi l’intera storia in mano mi sarei alzata in cerca dell’autore immediatamente, solo per gonfiarlo.

Il silenzio notturno è insolito per me. Sono abituata all’ambiente frenetico del casinò, alla calca dell’arena, al viavai continuo del pub. Totalmente l’opposto di questa stanza priva di suono, anche la luce sopra il letto non emette nemmeno un ronzio.

Myra tornerà sicuramente domani mattina, sia mai che mi becchi nel pieno del sonno, potrebbe fare qualsiasi cosa, persino mettermi un fiore tra i capelli e cercare di convincermi di farlo regolarmente. Puah.

Poggio il libro sul comodino e mi rimbocco le coperte. Spengo la luce.

  
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