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Autore: Star_Rover    08/03/2024    4 recensioni
Ovvero: come un anti-eroe americano tentò di sopravvivere alla sua apocalisse personale nel mezzo di una guerra mondiale.
***
Per raggiungere il suo obiettivo doveva dimostrare di non essere quel che era realmente. O’ Hagan poteva vantare una consolidata esperienza nel campo. Da buon impostore aveva finto in ogni genere di situazione, poteva fingere di essere anche un valoroso soldato. O almeno così credeva...
Genere: Avventura, Commedia, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori, chiedo scusa per la lunga pausa, non mi sono dimenticata di questa storia.
Vi ringrazio per la pazienza e il supporto.
Adesso vi lascio alle disavventure del nostro Billy, buona lettura!
 


 
23. Il messaggero
 

Solitamente i soldati in prima linea si limitavano a consumare i pasti in silenzio, lieti di avere qualcosa per riempire lo stomaco. Poco importava che quel che ingurgitavano fosse a malapena commestibile.
Quella sera però il soldato Evans non riuscì a trattenersi.
«Questa brodaglia è davvero terribile!» si lamentò con una smorfia di disgusto.
I suoi compagni non poterono contraddirlo.
«È da settimane che non mangiamo altro che questa brodaglia schifosa!»
«È vero. Questa minestra sembra segatura!»
Bailey zittì i suoi compagni riportando tutti alla realtà.
«Finché non arriveranno i rifornimenti dovremo accontentarci»
Gli altri continuarono ad esprimere il loro dissenso.
«Scommetto che i tedeschi si stanno ingozzando di crauti e salsicce!»
«L’altro giorno abbiamo trovato un rifugio abbandonato dai crucchi…quei bastardi hanno sparato ai barattoli pur di non lasciarci nemmeno la marmellata!»
La conversazione continuò a riguardare scorte e vivande, il cibo era un argomento caro alle truppe.
«Sergente, dovrebbe farsi valere e dire al tenente Miller che non potremo continuare a sparare ai tedeschi a stomaco vuoto!» esordì una giovane recluta.
Billy sollevò la testa dalla sua gavetta.
«Certo, potrei scrivere una richiesta formale e chiedere al presidente di farci avere una bella torta di mele!» rispose con tagliente sarcasmo.
I soldati scoppiarono a ridere.
«E comunque ho già parlato della questione con Miller, ha detto che se abbiamo la forza di lamentarci abbiamo anche abbastanza energie per combattere»
«Oh, allora era di buon umore» commentò Jenkins.
O’ Hagan scosse le spalle: «ho paura che presto rimpiangeremo i giorni in cui il nostro problema era la minestra»
 
Billy tornò nel suo rifugio dopo la solita ronda notturna. Era stanco, ma sapeva che se avesse tentato di stendersi le preoccupazioni lo avrebbero tenuto sveglio.
Nell’ultimo periodo aveva tentato di fare il possibile per adempire al suo nuovo incarico. Non era il miglior sergente dell’esercito americano, ma aveva preso seriamente il suo compito. Inizialmente pensava solo a salvare le apparenze, ma con il passare del tempo aveva finito per prendersi davvero carico delle sue responsabilità.
Non era ancora pronto ad ammetterlo, ma la guerra cambiava le persone, e forse anche Billy O’ Hagan aveva scoperto un nuovo lato di sé.
Billy cercò di non dare troppa importanza a quei pensieri. Il suo obiettivo era sempre sopravvivere alla guerra ed era sempre disposto a tutto pur di salvare la pelle. Non sarebbe stato il grado sulla sua divisa a fargli cambiare idea a riguardo.
O’ Hagan emise un sospiro di frustrazione, istintivamente cercò una sigaretta nel taschino della giubba. L’accese con le dita tremanti, fumando in preda al nervosismo.
Ripensò al dialogo avuto con Larry, l’avvocato era convinto che la questione si sarebbe risolta in pochi mesi. La questione ovviamente era la guerra. Ogni mese doveva essere l’ultimo, ma la Germania non era mai disposta ad arrendersi.
Billy non era un esperto politico, ma a quel punto riteneva che l’America non avrebbe ritirato le sue truppe senza aver ottenuto una vittoria. 
Più trascorreva il tempo e più si riducevano le possibilità di uscirne vivi. O’ Hagan aveva esaurito le idee, non aveva più mosse a disposizione. Si era fatto sparare ad una gamba per evitare la prima linea, ma ciò non era stato sufficiente. Se voleva tornare tutto intero e salvare la sua reputazione, doveva limitarsi a fare il suo dovere nella speranza che l’esercito americano non avesse più bisogno di eroi.
 
***

Il tenente Miller rientrò in trincea imprecando come un marinaio di Oakland.
Billy non aveva alcuna intenzione di chiedere che cosa fosse accaduto oltre alle linee nemiche, ma non riuscì a dileguarsi in tempo per evitare di essere coinvolto.
«Non è possibile! Ogni volta che tentiamo di avanzare, i tedeschi prevedono sempre le nostre mosse! È la terza volta che il nostro assalto viene respinto!»
«Crede che abbiano un informatore?»
«Ne sono certo! Deve esserci un passaggio nel bosco, così quando le sentinelle danno l’allarme, un messaggero può avvertire l’artiglieria»
Billy non capì: «credevo che restasse soltanto un avamposto isolato nella foresta»
«Già, ma finché quei messaggi continuano ad essere trasmessi il nemico può sempre contare sul supporto dei cannoni»
O’ Hagan esternò la sua perplessità.
«E se avessero un sistema radio? O un telefono?» ipotizzò.
«Impossibile, non esistono radio così potenti e non ci sono cavi nella foresta»
«Dunque il problema è un solo uomo?»
Miller strinse i pugni per la rabbia.
«Esatto. Quella dannata staffetta sta sabotando i nostri piani!»
O’ Hagan non riuscì a trattenere un mezzo sorriso.
«Be’, la soluzione sembra semplice»
Il tenente non era altrettanto divertito dalla situazione.
«Se ritieni che sia una faccenda così di poco conto, allora sarà compito tuo risolvere il problema!»
O’ Hagan non poté considerarsi entusiasta all’idea, ma tra i mille compiti che aveva dovuto portare a termine dall’inizio della guerra, quello sembrava quasi uno scherzo.
 
Formare la squadra non fu affatto difficile. Chiunque a parte Warren poteva essere adatto alla missione.
In realtà Pete era migliorato come tiratore e di certo ci avrebbe pensato due volte prima di sparare a un altro commilitone, ma nessuno aveva voglia di correre il rischio.
Come stabilito si appostarono vicino al fiume, se il tedesco voleva raggiungere le retrovie doveva per forza passare da lì.
«Dunque qual è il piano?» domandò Jenkins.
«Se possibile, vorrei prenderlo vivo. Potrebbe decidere di parlare» dichiarò il sergente.
«Non prometto niente. Se lo trovo a portata di tiro io sparo» precisò il suo compagno.
«È soltanto una staffetta. Non credo che rappresenti un pericolo per noi»
«È sempre meglio essere prudenti con i tedeschi»
«L’ordine è di catturarlo, intesi?»  
Gli altri annuirono.
O’ Hagan rivolse un’ultima occhiata di rimprovero a Jenkins, l’espressione sul suo volto non era affatto rassicurante.
 
Billy e i suoi compagni attesero invano per ore, ma nessuno si palesò sul sentiero.
«Forse i tedeschi si sono accorti che si trattava di un falso allarme»
Jenkins aveva appena terminato di pronunciare quella frase quando in cielo comparve il primo proiettile.
«Al riparo! Svelti!»
Come le altre volte, i cannoni bersagliarono la terra di nessuno impedendo agli americani di avanzare.
Quando il terreno smise di tremare dopo l’ultima esplosione, Billy uscì finalmente allo scoperto.
«È impossibile! Non esistono altre strade! Una staffetta avrebbe dovuto per forza attraversare il fiume per raggiungere le retrovie»
Jenkins era sempre più perplesso.
«Perfetto, adesso stiamo cercando un uomo invisibile!»
 
***

Il tenente Miller non fu affatto lieto di sapere che la fantomatica staffetta non era stata catturata.
«Credevo che avessi ben chiaro il tuo compito!»
«I ragazzi possono testimoniare che non c’era nessun tedesco nella foresta» disse O’ Hagan in sua difesa.
«Eppure qualcuno deve aver recapitato il messaggio»
«Signore, un messaggero non avrebbe potuto attraversare il fiume a meno che…»
Billy si bloccò all’improvviso, mentre pronunciava quelle parole il suo sguardo era rivolto al cielo limpido.
«A meno che cosa?» domandò Miller.
O’ Hagan ignorò l’insistenza del suo superiore, ormai aveva ben chiaro cosa gli fosse sfuggito in precedenza.
«Non si preoccupi tenente, consideri la questione già risolta»
 
 
Al tramonto Jenkins e Bailey tornarono ad appostarsi ai margini della foresta.  
«Non capisco, se quell’uomo ci è sfuggito una volta, come potremo essere certi di prenderlo adesso?»
Billy puntò il binocolo verso l’alto.
«Il nostro bersaglio non è un soldato. Ditemi, come ve la cavate con la caccia agli uccelli?»
«Quando ero un ragazzino con mio zio sparavo alle anatre» rispose Jenkins.
«Non male. Suppongo che dovrai affinare la mira, i piccioni sono più piccoli»
Jack posizionò il fucile.
«Piccioni? Ci hai forse scambiati per gli eredi di de Lunden[*]
«No, ma vi basterà metà del suo talento per abbattere un solo volatile»
I due soldati accettarono la sfida, almeno apparentemente, l’idea di non avere un bersaglio umano sembrava più allettante.
Billy si improvvisò esperto ornitologo mentre sorvegliava il cielo sopra alla radura. Un naturalista avrebbe sicuramente invidiato il suo compito in quel momento, O’ Hagan invece cominciava a detestare qualsiasi essere provvisto di ali.  
Stava ormai perdendo la speranza (e la pazienza), quando finalmente scorse una macchia grigia tra gli alberi.
Jenkins fu il primo a sparare, rapido e preciso. Forse non era abile come il campione belga, ma con quel tiro dimostrò di essere un degno imitatore.
Il pennuto smise di sbattere le ali e cadde a terra.
Prontamente gli americani corsero sul luogo dell’abbattimento. O’ Hagan si chinò sul cadavere per recuperare il foglio legato alla zampa dell’uccello.
«Non ho idea di cosa ci sia scritto, ma sicuramente è tedesco»
Nel vedere la carcassa, Jack fu mosso da compassione per quell’animale.
«Era proprio necessario abbatterlo?»
Jenkins reagì in sua difesa: «non potevamo lasciarlo fuggire…e poi a cosa sarebbe servito catturarlo vivo? Pensavi forse di interrogarlo?»  
Bailey non poté dargli tutti i torti.
I tre soldati restarono immobili, in cerchio intorno alla salma.
Fu Jenkins il primo a rompere il silenzio.
«Sapete, per i francesi il piccione è un piatto prelibato. Me ne ha parlato un soldato a Parigi, è una specie di tradizione. Lo cucinano come se fosse una vera delizia»
Billy osservò il volatile stecchito a terra.
«Non ha un aspetto molto invitante» commentò.
«A dire il vero, a me non sembra molto diverso da un pollo, è solo più piccolo» replicò Bailey.
Probabilmente erano i crampi della fame, ma più passava il tempo, più quel piccione diventava appetitoso. 
Alla fine Billy pensò che sarebbe stato un peccato sprecare una decente porzione di carne.
«Coraggio, ragazzi. Andiamo ad accendere il fuoco, questa sera ci siamo guadagnati la cena!»
 
 
 
 
 
[*] Léon de Lunden, vincitore al tiro al piccione alle Olimpiadi di Parigi (1900).
   
 
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