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Autore: Placebogirl_Black Stones    10/03/2024    2 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 49: Avvicinamenti inaspettati
 
 
 
Si rigirò fra le mani quella busta bianca appena recapitata dal postino e rilesse il nome del mittente: Jodie Starling, direttamente da new York. Erano ormai trascorsi due mesi da quando era ripartita per gli Stati Uniti e come sempre si erano sentite costantemente tramite chiamate e messaggi; tuttavia non le aveva anticipato nulla riguardo al fatto di averle spedito una busta e soprattutto sul suo contenuto. Al tatto sembravano esserci dei documenti o comunque numerosi fogli di carta.
Spinta dalla curiosità e dal fatto che il Dottor Agasa si era appollaiato di fianco a lei in trepidante attesa, la aprì ed estrasse il contenuto: una serie di opuscoli su varie università (principalmente di Tokyo) e dei documenti di una banca che sembravano essere relativi ad un conto aperto a suo nome, dove sopra era già stata versata una somma notevole. Insieme a tutto ciò vi era una lettera scritta a mano, della quale riconobbe la calligrafia di Jodie.
 
Sorpresa!
Dal momento che non volevi chiedere né al Dottore né ai tuoi zii di pagarti gli studi, abbiamo pensato di farlo io e Shu. Ti abbiamo aperto un conto su cui ogni mese verseremo una quota per pagare le tasse universitarie. Ci abbiamo già messo la quota per l’iscrizione e per i primi due mesi.
Scegli pure l’università e il corso di studi che preferisci, sentiti libera di decidere la tua strada: noi ti appoggeremo sempre.
Sei destinata a grandi cose, piccola grande scienziata!
 
Con affetto
Jodie e Shuichi
 
Restò a fissare quella lettera con gli occhi sbarrati, non sapendo cosa dire o come reagire. Quella era davvero l’ultima cosa che si sarebbe aspettata.
 
- È stato davvero un gesto bellissimo, ma perché non hai voluto chiedere a me?- intervenne Agasa.
- Perché vivo sotto il suo tetto e non contribuisco alle spese, mi sembrava troppo chiederle anche i soldi per l’Università-
- Ma cosa dici, te li avrei dati!-
- Proprio per questo non glieli ho chiesti-
 
Non sapeva come sentirsi: da un lato era felice e riconoscente alla sua amica e a suo cugino per quel gesto; dall’altro aveva la sensazione di essere nuovamente un peso per qualcuno. Sicuramente l’FBI li pagava bene, ma erano comunque parecchi soldi.
Colta da un impulso improvviso, prese il cellulare e chiamò Jodie, incurante del fuso orario e del fatto che potesse essere tanto a dormire quanto al lavoro.
 
- Pronto?- rispose la bionda dall’altro lato.
- Siete forse impazziti?!-
- Buongiorno anche a te, principessa. Hai mangiato yogurt scaduto a colazione?- ironizzò.
- Perché mi avete dato tutti questi soldi per l’Università?-
- Perché ci teniamo al tuo futuro-
- Ma…-
- Niente ma- la interruppe - Ora prendi le brochures e scegli la facoltà e la sede che ti piacciono di più, poi corri ad iscriverti!-
- Vi restituirò i soldi appena troverò un lavoro-
- Non dire sciocchezze! Pensa a prendere dei bei voti piuttosto-
- Non dovevate…Grazie. Anche a Shuichi-
 
La sentì parlare con suo cugino, che a quanto pare era vicino a lei, dicendogli “Shiho ha ricevuto la busta, sta facendo la difficile ma in realtà è molto contenta”. Storse il naso di fronte alla sfacciataggine con cui aveva detto quella frase sapendo che dall’altro capo del telefono l’avrebbe sentita perfettamente. Ma a Jodie poteva perdonare tutto, anche questo.
La ringraziò nuovamente e terminò la conversazione, per poi buttarsi a capofitto nella lettura di quegli opuscoli.
 
Due ore dopo aveva già individuato l’Università di suo interesse. La scelta era ricaduta sull’Università di Beika, dove sarebbero andati anche Shinichi, Ran, Sonoko e Masumi. Oltre ad essere comoda da raggiungere anche con i mezzi di trasporto (considerando che non aveva un’auto sua), sapeva già di avere qualche amico e non si sarebbe sentita in ansia all’idea di dover socializzare da zero. Quanto al corso, invece, aveva scelto nientemeno che Biologia e Chimica.
Quando Shinichi tornò da scuola insieme a Ran e alle altre, diede loro la notizia che fu accolta con gioia, in particolar modo da Masumi, la quale l’abbracciò e non sembrò volersi separare da lei. Festeggiarono cenando tutti insieme a villa Kudo e poi ognuno tornò alla propria abitazione. L’indomani sarebbe andata alla sede universitaria per l’iscrizione.
 
 
Le strade erano piuttosto trafficate e alla fermata dell’autobus vi erano diverse persone oltre a lei. Stringeva al petto la carpetta con tutti i documenti necessari e nella sua mente ripassava alcune formule chimiche e altre nozioni che le sarebbero state utili per il test d’ingresso che avrebbe dovuto sostenere per essere ammessa. Nella borsa aveva persino un vecchio libro che aveva conservato dai suoi studi in America.
Il forte brusio della città le arrivava ovattato alle orecchie, grazie alle cuffie con cui stava ascoltando una playlist di Mai Kuraki per rilassarsi. Non voleva farlo vedere, ma era parecchio nervosa.
Mentre ricontrollava velocemente di aver preso tutto ciò che le serviva, un’auto parcheggiò a due metri da lei, stando attenta a non invadere lo spazio adibito alla fermata del bus. Una Mazda FD RX-7 bianca.
Riconobbe immediatamente il proprietario, ancor prima che scendesse e si dirigesse verso di lei. Era la seconda volta in pochi giorni che lo incontrava; non che fosse strano, dal momento che vivevano entrambi a Beika, tuttavia erano coincidenze curiose. Nella sua mente si insinuò il dubbio che la stesse seguendo di proposito, ma cercò di scacciarlo prima che la giostra della paranoia iniziasse nuovamente a girare.
 
- Shiho-san, cosa ci fai qui da sola?- le chiese.
- Quello che fanno tutti gli altri: aspetto che arrivi l’autobus- rispose.
 
Si rese conto di aver usato lo stesso tono acido di Jodie quando Rei scoppiò a ridere. Ripensandoci, la risposta era abbastanza piccata e ironica.
 
- E dove stai andando?-
 
Esitò nel rispondere, non essendo certa se stesse cercando di indagare o semplicemente quella di fare domande fosse una deformazione professionale data dalla sua natura di detective.
 
- All’Università di Beika- rispose infine.
- All’Università?- si stupì - Non sapevo che avessi iniziato a studiare lì-
- Non ho ancora iniziato, infatti, sto andando a fare l’iscrizione e il test di ammissione-
- Oh, allora buona fortuna!- le rivolse uno di quei sorrisi innocenti che Jodie reputava finti.
- Grazie-
- Che ne dici se invece che aspettare l’autobus ti accompagno in macchina? Faresti molto prima-
 
Quella proposta la colse alla sprovvista e di nuovo insinuò in lei il dubbio che quel biondo agente astuto come una volpe stesse tramando qualcosa. Chissà che Jodie non avesse davvero ragione ad essere così prevenuta nei suoi confronti.
 
- Non voglio farti nulla di male, mi sto solo offrendo di accompagnarti- cercò di rassicurarla, come se avesse intuito la sua diffidenza.
- Come posso esserne sicura?-
- Vedo che la tua amica dell’FBI ti ha influenzata bene-
- Jodie non c’entra-
- Allora dimostralo e fidati di me-
 
Esitò ancora un’istante, guardandolo dritto negli occhi, poi rispose.
 
- D’accordo. Ma ricordati che mio cugino e la sua fidanzata sono agenti dell’FBI, i miei zii sono dell’MI6 e il mio vicino di casa è Shinichi Kudo, colui che ha distrutto l’Organizzazione degli uomini in nero. Se provi a farmi qualcosa considerati già morto-
 
Senza aggiungere altro, lo superò e camminò veloce fino alla sua auto, salendoci sopra e chiudendosi dentro. Rei non replicò, si limitò a sorridere e la raggiunse, mettendosi la cintura e riaccendendo l’auto.
Per cercare di combattere il senso di disagio, estrasse il suo libro di chimica dalla borsa e prese a sfogliarlo. L’uomo accanto a lei buttava un occhio di tanto in tanto, incuriosito.
 
- Che cosa studi?-
- Chimica e biologia-
- Sei proprio come lei, eh?-
- Lei chi?-
- Hell Angel-
 
Sgranò gli occhi davanti a quel soprannome un tempo appartenuto a sua madre. Un angelo disceso negli inferi, proprio come Lucifero. Se quest’ultimo era sopravvissuto alle fiamme dell’inferno fino a trasformarle nella sua dimora, però, lei ne era stata inghiottita.
 
- Le somigli molto, sai?- continuò Rei - Sia fisicamente che caratterialmente-
- Tu non mi conosci-
- Ma conoscevo lei e questo mi basta per rivederla in te. Da bambino ero infatuato di lei, credo sia stata il mio primo amore a pensarci bene- sorrise.
- Era una donna adulta e sposata-
- E io un bambino precoce-
 
Senza nemmeno accorgersene, si ritrovò a ridacchiare di quella battuta che in altre circostanze avrebbe trovato persino stupida.
 
- Ma guarda, era un sorriso quello?- la prese in giro.
- Non farci l’abitudine-
 
Non ci fu modo di continuare quella conversazione, poiché giunsero di fronte all’entrata dell’Università di Beika. Si soffermò a guardarla attraverso il finestrino chiuso dell’auto, eccitata e al tempo stesso un po’ spaventata, com’era normale di fronte ad una nuova avventura.
 
- Sei libera, non voglio tenerti prigioniera-
- Grazie del passaggio-
- Viene a prenderti il Dottor Agasa quando hai finito o vuoi che torni e ti riporti a casa?-
- Avevo programmato di andare e venire con l’autobus-
- Allora ti passo a prendere. Ti do il mio numero, così puoi chiamarmi quando hai finito-
- Ci stai provando?- se ne uscì all’improvviso.
- Se volessi provarci avrei chiesto a te di darmi il tuo numero, non ti avrei dato il mio-
 
Arrossì, vergognandosi per quella supposizione priva di fondamento che aveva fatto così, senza rifletterci.
Estrasse il cellulare dalla borsa e glielo diede, perché potesse digitare il numero. L’attenzione di Rei fu colpita dal laccetto attaccato al telefono, dal quale penzolava il pupazzetto di Higo.
 
- Ti piace proprio! Ormai lo hai da parecchio tempo-
- Mmh- mugolò, sempre più imbarazzata.
- È il tuo tipo?-
- Scrivi quel numero e fatti gli affari tuoi!- sbottò.
 
Per la seconda volta in nemmeno un’ora, Rei scoppiò a ridere di fronte alle sue uscite pungenti. Salvò il suo numero nella rubrica e le restituì il cellulare.
 
- Ci vediamo più tardi. Ancora buona fortuna per il tuo esame-
- Speriamo bene-
- Coraggio! Sei una tosta, prendi a calci quel test!- la incoraggiò.
- Se ti avanza un po’ dell’entusiasmo che mangi a colazione fammelo avere-
 
Con quell’ultima battuta scese dalla macchina, lasciando Rei a ridere di gusto per l’ennesima volta.
 
 
 
Una settimana dopo il postino le recapitò una lettera dall’Università di Beika: aveva superato egregiamente il test a pieni voti ed era stata ammessa. Comunicò immediatamente la grande notizia a Jodie, la quale si dimostrò persino più entusiasta di lei. Non le disse nulla riguardo a Rei, temendo di spegnere la sua euforia. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato o che avessero fatto chissà cosa, l’aveva riaccompagnata a casa e poi si erano incontranti al parco qualche giorno dopo, mentre portavano rispettivamente Mendel e Haro a fare un giretto. Si ricordò che le aveva chiesto di fargli sapere l’esito dell’esame di ammissione e così, una volta terminata la chiamata con Jodie, gli mandò un messaggio di poche righe. Si aspettava che le rispondesse congratulandosi, invece Rei la sorpresa chiamandola.
 
- Pronto?-
- Congratulazioni!- esclamò il biondo dall’altro lato.
- Mi hai chiamata per dirmi una cosa che potevi scrivermi per messaggio?-
- Ti da fastidio se ti chiamo?-
- No, è solo che non mi aspettavo una telefonata-
- Stasera festeggerai?-
- Domani uscirò con Shinichi e le altre ragazze, stasera il Dottore voleva prendere una torta e mangiarla, ma gli impedirò di ingrassare ancora-
- Andiamo, devi fare un’eccezione! È un’occasione importante-
- Lo sai che parli come Jodie?-
- Allora dille che abbiamo qualcosa in comune, così forse smetterà di odiarmi-
 
Restò in silenzio, non sapendo bene cosa dirgli. Di certo non era la persona più espansiva del pianeta e faticava a socializzare, ma con Rei era ancora più difficile. Non riusciva a capire se facesse sul serio o se stesse tramando qualcosa, aveva rimproverato Jodie per avere ancora dei sospetti su di lui e ora stava facendo esattamente lo stesso. Avrebbe tanto voluto chiederle consiglio, ma sapeva già la reazione che avrebbe ottenuto: la paura di deluderla prevaleva sul suo bisogno di parlare. Si domandò se suo cugino, invece, avrebbe approvato, ma parlare di certe cose con uno come Shuichi equivaleva a parlarne con una lastra in granito.
Forse Rei voleva solo essere gentile con lei in rispetto a sua madre, che anni prima era stata una specie di idolo per lui.
 
- Sei ancora lì?- le chiese.
- Sì, scusami-
- Va tutto bene?-
- Sì, mi ero solo persa nei miei pensieri-
- E a cosa pensavi?-
- Tante cose-
- Come siamo misteriose- ridacchiò - Invece di pensare troppo goditi il momento-
- Lo farò-
- Adesso devo andare, il lavoro mi chiama-
- Certo, ci sentiamo-
- A presto-
 
Anche dopo aver terminato quella conversazione, per tutto il giorno quei dubbi le rimasero in testa; rimuginò e rimuginò, sentendo sempre più il bisogno di parlarne con Jodie.
Arrivò l’ora di cena e preparò del riso al curry con pollo e dei biscotti, giusto per far contento il Dottore. Non appena si sedettero a tavola, furono interrotti da Mendel che abbaiava in giardino e poi dal campanello che suonava.
 
- Chi può essere a quest’ora?- chiese Agasa.
- Probabilmente Shinichi- rispose lei.
 
Agasa si alzò e andò ad aprire, mentre lei lo seguì restando qualche passo indietro. Quando lo scienziato aprì la porta, si ritrovarono di fronte all’ultima persona che avrebbero pensato di vedere lì a quell’ora: Rei Furuya.
 
- Amuro-kun, sono sorpreso di vederti qui- lo salutò Agasa.
- Mi scusi per il disturbo, Dottor Agasa, volevo solo portare questa a Shiho-san- allungò una confezione di quelle che utilizzavano le pasticcerie per le torte take away.
 
Sentitasi presa in causa, affiancò il Dottore e fissò seria Rei.
 
- Ti avevo detto che non volevo la torta!-
- Andiamo Shiho, cerca di essere gentile- la rimproverò con gentilezza lo scienziato - Amuro-kun si è preso il disturbo di venire qui a portati un regalo-
- Nessuno gli ha chiesto di farlo-
- Ma…-
- Non si preoccupi, mi aspettavo questa reazione- lo tranquillizzò Rei - Credo sia preoccupata del fatto che la torta se la mangerà Lei. Ad ogni modo non voglio disturbarvi oltre, vi auguro una buona serata-
- Perché non ti fermi a cena?- lo invitò Agasa.
 
Sgranò gli occhi, guardando il suo tutore e tirandogli la maglia nel tentativo di fargli capire che quella era l’ultima cosa che voleva. Aveva pensato a lui tutto il giorno, temeva il giudizio della sua migliore amica e aveva la minima idea di come comportarsi: cenare allo stesso tavolo e passare la serata in sua compagnia non l’avrebbe di certo aiutata.
Per sua sfortuna, Agasa non sembrò comprendere.
 
- Oh, La ringrazio, ma come dicevo non voglio disturbarvi- declinò Rei.
- Nessun disturbo, sei venuto fin qui solo per portarci una torta, mi sembra il minimo- insistette.
- Se ha paura di disturbare lasciamolo andare, no?- intervenne lei, lanciando occhiate fulminanti al Dottore.
 
Quell’ingordo di era lasciato comprare dalla torta e non avrebbe preso le sue parti. Doveva cercare di mandarlo via con le sue sole forze.
 
- Ma abbiamo preparato del riso al curry a sufficienza per un’altra persona-
- Riso al curry ha detto?- si dimostrò interessato l’agente di polizia - Se è così allora accetto volentieri, adoro il riso al curry-
- Ottimo, allora accomodati pure-
- Grazie infinite-
 
Si spostò per farlo passare, storcendo le labbra e assaporando il gusto amaro della sconfitta. Rei si girò e le rivolse uno sguardo in cui riuscì a comprendere molto più di quanto avesse compreso fino a quel momento: lo sguardo tipico di qualcuno che aveva appena ottenuto esattamente ciò che voleva.
Mentre rifletteva su questo e sul resto, gli altri due erano già andati in cucina e Agasa aveva sistemato un altro piatto e un altro bicchiere sul tavolo. Li raggiunse e si sedette accanto a lui, cercando di non incrociare il suo sguardo.
Inizialmente restò sulle sue, lasciando che il Dottore e Rei parlassero fra loro e rispondendo quasi a monosillabi quando veniva interpellata. Rei rivelò (probabilmente di proposito) che l’aveva accompagnata in auto all’Università, dettaglio che fino a quel momento aveva tenuto nascosto anche al Dottore.
 
- Sul serio? Non me lo avevi detto- si rivolse a lei lo scienziato.
- Non credevo fosse un’informazione rilevante- replicò.
- Ero di strada e mi dispiaceva farla aspettare per l’autobus-
- A buon rendere, allora-
- Direi che il debito è già stato saldato con questa deliziosa cena- sorrise.
- Grazie- intervenne lei.
- Per cosa?-
- Ho cucinato io-
- Davvero? Allora complimenti, sei anche un’ottima cuoca! Troverai marito molto presto- scherzò.
- Non ho bisogno di un marito-
- Hai ragione, con questo caratterino te ne servono anche due-
 
Agasa rise di quella battuta, mentre lei lo fulminò con lo sguardo.
Arrivò il momento della torta, che doveva ammettere essere davvero deliziosa e bella da vedere. Rei aveva scelto con accuratamente e con buon gusto, cosa che ammorbidì la freddezza con cui lo aveva trattato. Iniziò a partecipare più attivamente alla conversazione e la sua presenza non la disturbava più così tanto.
Terminata la cena, ad Agasa squillò il cellulare e si allontanò un attimo per rispondere. Fu così che rimasero soli.
 
- Perché non volevi che restassi?- le chiese a bruciapelo.
- Perché non riesco ad inquadrarti- ammise.
- Ti faccio paura?-
- No, non la definirei paura. È che non capisco come mai sei stato così premuroso con me tutta la settimana. Prima mi accompagni a scuola, poi mi scrivi messaggi e ora la torta. Perché?-
- Non posso essere gentile?-
- Ma perché?-
- Tu sei una di quelli che devono sempre trovare una motivazione dietro ogni gesto- sorrise - Impara ad accettare il fatto che a volte le persone vogliono solo essere gentili con chi è a loro affine, o con chi gli sta simpatico-
- Io ti sto simpatica?- alzò un sopracciglio.
- Lo trovi strano?-
- Non sono certo una che la gente definirebbe simpatica, perciò sì-
- Questa tua ironia pungente è esilarante a mio parere. Mi piacciono le donne con una personalità forte-
 
Arrossì di fronte a quello che, a tutti gli effetti, sembrava essere un complimento. Dunque a Rei piacevano quelle come lei?
 
- Come sapevi che mi piace la composta di mirtilli?- cercò di cambiare discorso.
- Eh? Io non lo sapevo- la guardò perplesso.
- Nella torta c’era la composta di mirtilli. È una delle cose che preferisco-
- Sono contento che ti sia piaciuta, ma non avevo idea che fosse uno dei tuoi cibi preferiti-
- Quando studiavo in America facevo spesso merenda con i sandwiches farciti con burro d’arachidi e marmellata di mirtilli. A volte erano persino una consolazione-
- Dai brutti voti?- scherzò Rei.
- No, dai bulli-
- Mi dispiace- ritornò serio - Non deve essere stato facile-
- È così ovunque: se sei uno straniero in una terra che non è la tua vieni preso di mira. E i bambini sanno essere molto più cattivi degli adulti, a volte-
 
Rei non rispose, fissò attraverso il bicchiere che teneva in mano ma era come se non vedesse nulla: i suoi occhi sempre allegri erano stati oscurati da un velo di tristezza. Quella reazione così umana e comprensibile sfiorò le corde del suo cuore.
 
- Ho detto qualcosa che non va?- gli chiese.
- No, anzi. Hai detto la verità-
- Da bambino ti prendevano in giro?-
- Come hai detto tu, se sei diverso vieni emarginato e deriso-
- Ma tu non sei diverso. Sei un giapponese nato e cresciuto in Giappone-
- Già, questo è quello che ho sempre sostenuto anche io. Ma dimmi: hai mai visto un giapponese con i capelli biondi?-
 
Quella domanda la spiazzò. Non riusciva a comprenderla, era talmente lontana dalla verità che si celava dietro da non poterla nemmeno immaginare.
 
- Ti tingevi i capelli già da bambino?- azzardò.
 
Rei si concesse una breve e silenziosa risatina prima di rispondere.
 
- Non mi sono mai tinto i capelli, anche se la tua amica dell’FBI pensa di sì-
- Stai dicendo che questi sono i tuoi capelli naturali?- si stupì.
 
Di nuovo l’agente di polizia non rispose e non facendolo diede conferma alla sua domanda. Ripensò alla domanda che le aveva rivolto poco prima e improvvisamente tutto le fu chiaro: geneticamente non poteva esistere un giapponese purosangue con i capelli biondi, perciò Rei doveva essere un hāfu, proprio come lei.
 
- Inghilterra- disse istintivamente.
- Cosa?- chiese lui, non capendo.
- Mia madre era per metà inglese- spiegò.
- Lo so-
- E tu?-
 
Rei esitò, forse perché non voleva rivelare un dettaglio così intimo da renderlo vulnerabile o forse perché le vecchie ferite d’infanzia bruciavano ancora.
 
- Non sei obbligato a dirmelo, se non vuoi. Lo capisco-
- America- rispose infine.
 
Ecco spiegato il perché ce l’avesse tanto con Jodie e Camel: gli ricordavano quella parte di sangue che scorreva nelle sue vene e che non aveva mai accettato.
 
- Capisco- rispose - Abbiamo qualcosa in comune allora. Non pensavo che fossimo simili-
 
La conversazione fu interrotta dal Dottor Agasa che ritornò nel salone dopo aver terminato la chiamata. Cambiarono subito argomento, anche perché non c’era rimasto poi molto da aggiungere.
Mentre lo scienziato mostrava a Rei alcune delle sue ultime invenzioni, mise a bollire dell’acqua per fare un tè, ma fu interrotta dal suo cellulare che le vibrò nella tasca. Lo estrasse e lesse il nome sul display: Jodie. Fu assalita dal panico, consapevole che se avesse risposto lì vicino dall’altro capo si sarebbe sentita la voce di Rei e non avrebbe saputo come giustificarsi. La sua amica non doveva sapere, non ancora per lo meno.
Chiese ai due uomini di badare al bollitore mentre si allontanava un attimo per rispondere e andò nella stanza adiacente, chiudendo la porta dietro di sé.
 
- Jodie?- rispose.
- Hey, per caso ti ho disturbato? Ci hai messo tanto a rispondere…Forse stai festeggiando con Cool Guy e gli altri?-
- No no, ero sola con il Dottore. Uscirò con gli altri domani-
- Bene! Io e Shu volevamo congratularci con te e sapere che impressione ti ha fatto l’Università. L’esame è stato difficile?-
- Il posto sembra bello e sono stati tutti molto gentili, ma credo che dovrò aspettare di iniziare a frequentarla prima di farmi un’idea e dare un giudizio. L’esame è stato facile, ma dopo aver visto le formule per l’apotoxina e per il suo antidoto qualunque altra cosa sembra semplice-
- Sei contenta?-
- Sì, senza di voi non avrei potuto fare questa cosa. Grazie-
- Mi raccomando, fai del tuo meglio-
- Certo-
- E durante le vacanze vieni a trovarci a New York-
- Lo farò-
- Porta anche Cool Guy, così lo convinciamo a restare da noi all’FBI-
- Insisti ancora?- intervenne Shuichi, fino a quel momento rimasto in silenzio ad ascoltare.
- Shuichi, ci sei anche tu- si sorprese.
 
Non riuscì a comprendere la risposta, poiché la porta si aprì improvvisamente e Rei coprì la voce al telefono con la sua.
 
- Shiho-san, il tè è pronto. Non tardare, altrimenti si fredda-
 
Restò pietrificata, con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta, incapace di emettere qualsiasi suono. Aveva cercato di fare di tutto per nasconderlo, ma alla fine la sua bugia le si era ritorta contro. Non solo Jodie aveva sentito la voce di Rei, ma anche Shuichi, di cui temeva il giudizio anche più di quanto temesse quello della sua amica. Come poteva giustificare la presenza di quell’uomo in casa del Dottore? Doveva trovare un appiglio a cui aggrapparsi, ma il suo cervello era andato in tilt.
 
- Tutto bene?- le chiese il biondo, notando la sua reazione.
- A-arrivo- balbettò - Devo finire la chiamata-
- Oh, certo. Perdonami se ti ho disturbato-
 
Richiuse la porta e se ne andò esattamente com’era arrivato, lasciando dietro di sé solo un silenzio di tomba.
 
- Shiho?- sentì la voce di Jodie dal suo cellulare.
- S-sì?-
- Dimmi che quello che abbiamo appena sentito non è chi penso che sia-
- Ecco…- si morse il labbro inferiore e strinse gli occhi.
- Cosa ci fa a casa del Dottore? Siete in pericolo?!- si allarmò.
- No no, tranquilla-
- Perché dovrebbero essere in pericolo?- intervenne nuovamente Shuichi - Furuya-kun è un membro della polizia di pubblica sicurezza giapponese-
- Furuya-kun non è uno di cui ci si può fidare- sentenziò Jodie.
- Ti ricordo che lui non era un vero lupo cattivo. Faceva solo finta di esserlo, proprio come ho fatto io. Perciò se vuoi etichettarlo come inaffidabile, allora fa’ lo stesso con me-
- Non vorrai davvero paragonarti a lui?!-
 
Il senso di colpa dentro di lei crebbe di fronte a quella discussione fra i due, generata a causa sua. La vita le aveva insegnato già una volta che le bugie si pagavano a caro prezzo, ma lei aveva dimenticato la lezione. L’unico modo per rimediare era dire la verità, qualunque fossero state le conseguenze.
 
- Basta!- li fermò - Vi prego, non discutete!-
- Shiho…-
- Rei è venuto a portare una torta per festeggiare la mia ammissione all’Università e il Dottore l’hai invitato a restare per cena- spiegò.
- Oh…e lui come sapeva dell’Università?-
- L’ho incontrato mentre ero alla fermata dell’autobus per andare alla sede. Si è offerto di accompagnarmi con la sua auto per fare prima-
 
Il silenzio ritornò protagonista, fino a quando non fu suo cugino a romperlo.
 
- Visto? Ti stai preoccupando per nulla- disse, rivolto alla sua compagna.
- Ti sta stalkerizzando?- le chiese Jodie, non convinta di quanto appena detto dal suo fidanzato.
- No, non più di quanto non facesse Shuichi travestito da Subaru- si lasciò sfuggire, immaginando il sorrisetto del chiamato in causa - È stato gentile con me, si è sempre comportato bene fino ad ora. Non posso parlare male di lui, Jodie-
- D’accordo- sospirò la bionda - Ma promettimi che se dovesse fare qualcosa di strano o se ti sentissi in qualche modo minacciata ci chiamerai subito, intesi?-
- Te lo prometto. Adesso devo andare, ti richiamo domani-
- Buonanotte tesoro. E sta attenta-
 
Chiuse la telefonata e si lasciò andare ad un sospiro. Ora che la verità era venuta fuori si sentiva più libera dal peso di quel segreto che aveva voluto nascondere a tutti i costi. L’indomani avrebbe cercato di spiegare a Jodie che Rei era molto diverso da ciò che sembrava.
Uscì dalla stanza e tornò in cucina, riunendosi agli altri due per il tè.
 
 
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Non appena ebbe riagganciato il telefono, si portò una mano alla fronte e scosse la testa. Sapere che Shiho era così vicina a colui che un tempo si faceva chiamare Bourbon e che lei era dal lato opposto dell’oceano e non poteva proteggerla la rendeva terribilmente nervosa. Al contrario, il suo compagno sembrava essere stranamente tranquillo, specie considerato che si stava parlando di sua cugina.
 
- Perché sei così preoccupata?- le chiese.
- Perché tu non lo sei?- replicò.
- Non credo che Furuya-kun abbia cattive intenzioni-
- Ma come fai ad esserne certo? È lo stesso uomo che voleva ucciderti!-
- Il fatto che in passato abbia avuto delle controversie con me non vuol dire che non possa legare con Shiho-
- Ma guarda caso lei è tua cugina. Se si fosse avvicinato a lei solo per usarla come strumento per fare del male a te?-
- E in che modo?-
- Non lo so, non riesco ad entrare nella sua mente perversa!-
- Secondo me ti sei fatta un’idea sbagliata di lui. Ci siamo già chiariti su quella vecchia storia, ormai l’odio che provava nei miei confronti è svanito insieme all’Organizzazione-
- Ho paura per Shiho-
- Non averne, lei ha un sesto senso per le persone: se Furuya-kun fosse davvero cattivo, non gli avrebbe permesso di avvicinarsi-
 
Continuò a torturarsi le mani e a fissare il pavimento, mentre un vortice di pensieri le occupava la mente. Shuichi se ne accorse e l’attirò delicatamente a sé, facendole posare la testa nell’incavo del suo collo. Restò a godersi quel tepore, fino a quando il profumo familiare di quella colonia maschile non la calmò.
 
In quel momento nessuno di loro, inclusa la stessa Shiho, poteva immaginare che nei sei mesi a venire ci sarebbero stati molti risvolti su quella faccenda. Rei e Shiho si sarebbero visti sempre più spesso, fino a quando il loro rapporto senza un nome sarebbe divenuto una relazione vera e propria. Shiho avrebbe dato il suo primo bacio, consumato il suo primo rapporto intimo e avrebbe vissuto l’esperienza di un amore vero.
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Questo capitolo è incentrato su Shiho, perché insieme a Jodie e Shuichi è stata protagonista di questa storia e mi sembrava doveroso dare spazio anche a lei nel finale. Mi spiace per i fan di Jodie e Shuichi che magari si aspettavano un altro capitolo su di loro, spero vi sia piaciuto comunque. Nel prossimo capitolo ci sarà un ulteriore salto temporale e Jodie e Shuichi torneranno protagonisti.
Piccola curiosità: nell’OVA “L’ordine segreto da Londra” Ai dice che le piacciono i sandwiches farciti con burro d’arachidi e marmellata di mirtilli e che li mangiava sempre quando andava a scuola: da lì ho preso spunto per il discorso sulla marmellata di mirtilli. Infine, questo capitolo lo dedico a Shine, che due giorni fa ha compiuto gli anni. Arrivo in ritardo ma arrivo! Tanti auguri Shine, spero ti sia piaciuto! ♥
   
 
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