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Autore: body_ko    19/09/2009    2 recensioni
Draco e Hermione si sono sposati, nonostante i tanti buoni consigli, e adesso cercano di distruggersi a vicenda.
Prompt: Fuckin' good music / 002 - Strangelove (Depeche Mode)
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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gli amori difficili Era stato Zabini a dirglielo. Che sua moglie gli metteva le corna con un giocatore di Quiddich. Quando glielo aveva rivelato, Draco lo aveva guardato pensando fosse ubriaco: Hermione non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Era impossibile.
Zabini non insistette, ma gli consigliò di tenere gli occhi aperti. Hermione non gli era mai piaciuta, troppo saccente, sicura di sé ed egoista per una moglie e, quando Draco gli aveva detto che l’avrebbe sposata, aveva cercato in ogni modo di dissuaderlo: non era la donna adatta.
I suoi avvisi erano rimasti inascoltati: Draco l’aveva presa nonostante tutto e tutti. Blaise non era del tutto certo che quella strega mezzosangue non gli avesse fatto un maleficio per sposarsi nei soldi.
Mentre tornava a casa da lavoro, Draco ci pensò e ci ripensò, ma non riusciva a venirne a capo. Una volta in casa, Hermione non era ancora tornata, andò diretto nella loro stanza da letto e rivoltò l’armadio di Hermione, senza preoccuparsi di nascondere quel che faceva. Senza che se ne rendesse conto, il suo cuore batteva in modo strano e le sue guance scottavano. Non trovò nulla, allora andò a cercare nella stanza da bagno di lei, svuotò tutti gli sportelli, mise sottosopra la stanza e, nascosto in un anfratto nel muro, trovò delle lettere. Quel genere di lettere. Lettere d’amore che non aveva scritto lui e neanche Hermione. Erano ‘indirizzate’ a Hermione. Le lesse e le rilesse, il suo cervello non riusciva a trattenerne il contenuto, ma le date… quelle lo facevano impazzire. La prima lettera era datata sei mesi prima: da tanto andava avanti quella storia? E lui non si era accorto di nulla? Si alzò faticosamente dal pavimento dov’era immerso in quell’incubo di parole d’amore, e si diresse verso il water dove vomitò anche l’anima.

La porta si aprì ed Hermione fu accolta dalla tenue oscurità della sua casa. Quando accese le luci fece un balzo per la sorpresa. Draco era seduto al buio, sulla poltrona di pelle, e la guardava. Era perfettamente vestito, in un elegante abito scuro che lo faceva apparire… stranamente minaccioso.
“Che cosa fai al buio?” Gli chiese lei, sorpresa.
“Ti aspettavo. Per cena”. Il suo tono di voce aveva una nota calda e controllata, il volto imperscutabile.
“Dobbiamo andare da qualche parte?”
“Ho prenotato da Tonio’s”.
“Qualche occasione speciale?” Hermione era completamente all’oscuro, eppure sentiva aria di tempesta. Guardava fisso negli occhi suo marito, cercandovi delle risposte, ma Draco era ben nascosto dietro la sua faccia da poker.
“No”, le disse con un lieve sorriso, “c’è bisogno di un evento eccezionale per invitare a cena la mia bella moglie? Devo essere veramente un marito terribile”.
Hermione lo guardò sospettosa. Da quando erano sposati, le aveva detto che era bella solo per sfotterla. E quanto al timore di essere un cattivo marito, quello non era il genere di pensiero che poteva attraversare la mente di Draco Malfoy.
Hermione non fece ulteriori commenti, e si cambiò per uscire. Forse era soltanto paranoica, ma nel dubbio valutò opportuno tenere la bacchetta a portata di mano.
Tonio’s era il ristorante più rinomato della città, il genere di posti che Draco amava frequentare. Il maitre gli sistemò in un ottimo posto lievemente appartato, Draco lo chiamava per nome. La cena era ovviamente deliziosa, Draco era in uno di quei momenti in cui il fascino fluiva da lui come fili sottili, che si avvolgevano tutti intorno alla sua preda, dominandola completamente. E Hermione ricordò come tutti le avevano consigliato di non sposarlo, ma erano pazzi. Nessuno si rendeva conto che non avrebbe mai potuto non sposare Draco Malfoy. Quella era una trappola col suo nome sopra, una trappola da cui non aveva scampo.
Il timore di qualche brutta sorpresa, che l’aveva accompagnata fin lì, si era assopito: quell’inconsueto idillio con suo marito la divertiva e la rendeva felice.
“Dunque”, le disse Draco col solito tono di voce, “chi è lui?”
“Lui chi?” Chiese Hermione ridendo.
Draco continuò come se non l’avesse sentita.
“Lo conosco? E’ famoso almeno? Spero vivamente tu non mi abbia tradito con un panchinaro. Mi piacerebbe incontrarlo, sai, per scambiare qualche opinione: non c’è niente di più divertente, per gli uomini, di “ciaccolare” su tutte le donne che si sono scopati”.
Hermione era pallidissima. Draco la teneva inchiodata con occhi neri di rabbia, e le parlava con voce dolcissima.
“Puttana”, le disse sorridendo.
Hermione fece per alzarsi, sconvolta, ma Draco la fermò con voce di ferro.
“Non lo farei se fossi in te. Ti seguirei e tu e io, in questo momento, se fossimo soli, potremmo arrivare oltre i limiti del buon gusto”. Poi aggiunse sprezzante: ”Datti un contegno… stai dando spettacolo”.
Hermione si guadò intorno colla coda dell’occhio, e vide che la gente li guardava: le loro parole erano riservate, ma la loro immagine era li. Si asciugò discretamente le lacrime lungo le guance, e fece qualche respiro profondo. Poi guardò Draco dritto negli occhi.
“Non hai il diritto di insultarmi”, disse gelida.
“Ah no?” Disse fintamente divertito.
“Tu lo sai meglio di chiunque altro”.
Draco serrò la mascella, il volto livido.
“E’ così dunque? Vendetta”.
Hermione sorrise.
“Non darti troppe arie. Non tutto quello che succede al mondo gira intorno a te”.
“Lasciami indovinare: è un uomo pieno di qualità, buono, gentile e innamorato”.
“No”, disse Hermione soave.
“No?”
“Di qualità ne ha soltanto una, ma è bella grossa”. Hermione sorseggiò il suo vino. “Datti un contegno Draco, la tua espressione spaventa il tuo pubblico”.
Rimasero in un silenzio glaciale a guardarsi.
“Non tollererò questo comportamento da te”.
“Ed io invece devo tollerarlo da te? Ti ho pregato, supplicato… mi hai spezzato il cuore”, Hermione digrignava i denti mentre parlava, “ma tu non sei mai retrocesso di un centimetro per me”.
“Tutto questo non conta”.
“Ah, no?” Gli fece il verso Hermione.
Draco le sorrise, ed era la promessa di futuro dolore.
“Non finisce qui Hermione. Ti garantisco che non finisce qui”.

Quando Zabini arrivò nel suo ufficio, trovò Draco che sfogliava una guida turistica.
“Sto organizzando un viaggio”, gli disse mesto, “San Pietroburgo oppure Hong Kong: tu che dici?”
Blaise lo guardò scettico.
“Io sarei più per Ibiza o, al limite, Formentera”.
Draco fece una smorfia.
“Ce la vedi Hermione ad Ibiza?”
Blaise gelò e non disse una sola parola. Draco studiava con ostentata attenzione il depliant, non guardava il suo amico quando parlò.
“Si è allontanata un po'”, disse, ”ma non è grave”. Si prese stancamente la testa tra le mani: “Magari questa volta vedrò di andarle un po’ incontro io”.
Blaise aveva rinunciato a capire il loro rapporto già da un pezzo. Sbagliava lei e quello contrito era Draco, doveva essere una qualche sorta di simbiosi quella in cui vivevano, vasi comunicanti di dolore e drammaticità. Non sarebbero mai stati felici, si disse Blaise tra sé.
“Forse Hong Kong”, disse infine. Draco annuì.

Tornato a casa, Draco trovò Hermione seduta in veranda. Non lo aveva sentito arrivare e lui la guardò, era persa nei suoi pensieri, lontana da lì, lontana da lui… forse pensava all’altro: quel semplice dubbio gli fece dolere il cuore, come se qualcuno l’avesse preso in mano e stringesse, forte.
Lei alfine lo vide e i due si guardarono da immensa distanza e con eguale angoscia.
Le parole erano solo parole: qualcuno avrebbe potuto scusarsi, qualcun altro avrebbe potuto urlare di rabbia e rancore, ma l’idea che qualcosa potesse esser risolto tra loro era solo un’illusione. Nessuno era in grado di essere diverso da quello che era. E dovevan quindi dar ragione a tutti coloro che li avevano messi in guardia l’uno dall’altro, che li avevano avvertiti della strada senza uscita che stavano imboccando?
Sono tutti pazzi, pensò Draco, e possono andare ad impiccarsi. Niente lo avrebbe diviso da Hermione Granger.
“Ho pensato che potremmo fare un viaggio”, disse con ostentata disinvoltura, mentre le si avvicinava e le si sedeva vicino. “Che ne pensi?”
“Quando si parte?” Rispose lei prontamente.
“Anche domani se vuoi”, rispose Draco, con un mezzo sorriso.
“Mi piacerebbe San Pietroburgo”.
Draco le porse i biglietti. Hermione sorrise. E San Pietroburgo sarebbe stato.
La donna lo guardava con dolente dolcezza, Draco le prese la mano con cautela e le baciò il palmo. Nessuno aveva mai visto Draco Malfoy così docile: come per molti uomini, c’era una parte di lui che soltanto la moglie conosceva. Hermione gli posò una mano sul petto e lo spinse indietro, contro i cuscini. Con delicatezza gli sbottonò i pantaloni e si chinò tra le sue gambe. Draco la guardava mentre lei prendeva in bocca il suo sesso e succhiando e leccando lo rendeva turgido e duro. Non distolse gli occhi da lei, le sue mani immerse nei riccioli biondi, neppure quando divenne insostenibile, e il suo sguardo era rivolto verso di lei anche quando tutto il suo corpo e la sua mente erano tesi verso la liberazione dal bisogno, e tutti gli altri pensieri bruciavano, a lasciar solo cenere. Gemeva nel tormento che sua moglie gli dava e urlò nell’orgasmo, che vinse il suo sguardo, e lo soggiogò in un velo bianco di dimenticanza e di pace.

“Anche l’altra volta abbiamo fatto pace allo stesso modo”.
“Già… solo che quello in ginocchio eri tu”.
  
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