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Autore: Altair13Sirio    16/03/2024    0 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
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Le analisi non avevano rilevato nulla di strano, i ragazzi erano in perfetta salute e gli unici ad avere avuto degli effetti collaterali al malfunzionamento durante la connessione erano stati gli Stridiosauri, ora nelle mani dei loro tecnici che ci avrebbero lavorato per un bel po' probabilmente. Dopo aver fugato le possibilità di danni ai ragazzi, pur non avendo capito cosa avesse causato la crisi, a Kya e i suoi amici fu permesso di lasciare la saletta dove erano stati portati e ancora con le tute da Parasite indosso si ritrovarono di fronte l'intera squadra e i due coordinatori ad attenderli di fuori.
«Allora?» Domandò impaziente Rin mentre Momo correva ad abbracciare Kya, visibilmente spaventata dopo aver sentito la notizia.
«Non so, ci hanno detto che non c'è niente fuori posto.» Rispose perplessa la caposquadra guardando altrove. Sembrava aver già dimenticato lo spavento provato. Fu Ryo a spiegarsi meglio.
«Non sono stati in grado di individuare la causa dell'incidente, ma ci hanno detto che noi stiamo bene. L'unico valore fuori dalla norma sarebbe la quantità di globuli gialli nel nostro sistema, ma da quanto ho capito non si tratta di niente per cui allarmarsi…» Si girò verso gli adulti per chiedere conferma di ciò e Hachi annuì.
«Sì, una sovrapproduzione di globuli gialli in quanto Parasite è normale, vi basterà continuare a prendere i farmaci soppressori che vi abbiamo fornito sin dall'inizio per non avere alcun problema.»
Kaoru si fece avanti, curioso: «Non capisco però: che cosa succederebbe se dovessimo smettere di prendere questi farmaci? Io non mi sono mai sentito diversamente, da quando abbiamo iniziato a pilotare…»
Fu Nana a rispondere nel dettaglio, ma con freddi termini alla domanda. «Nell'immediato, niente. Tuttavia questi farmaci non esistevano quando i Parasite pilotavano i FranXX, mille anni fa; dopo un po' di tempo e la continua esposizione all'energia magmatica, i vostri corpi inizierebbero ad invecchiare molto rapidamente, l'organismo si indebolirebbe e… Bé, la vostra aspettativa di vita si abbasserebbe significativamente.»
Erano parole difficili da digerire, ma era un discorso che avevano già affrontato anche se in maniera meno approfondita; era diverso parlarne ora che erano dentro a quella storia così a fondo, pensare che potessero esserci ancora questi rischi dopo tutto quel tempo metteva un po' a disagio. Hachi, per una volta la voce lenitiva dei due, ci tenne a fare una precisazione: «Non dovrete preoccuparvi di effetti a lungo termine: con i nostri farmaci, una volta finito di pilotare gli Stridiosauri i livelli di globuli gialli si stabilizzeranno di nuovo e non correrete più alcun rischio.»
Gli adulti videro chiaramente i sospiri di sollievo appena trattenuti dei ragazzi e Nana si sentì un po' in colpa per avergli messo tutta quella ansia addosso. In ogni caso, la situazione non gli dava alcun indizio su cosa fosse successo durante il test e il fatto che Kya e gli altri stessero bene rendeva il tutto ancora più strano.
«Tornando a voi, vedremo di preparare gli Stridiosauri per un secondo test, ma per il momento sarà meglio che vi riposiate e restiate in attesa.»
«Quanto in attesa?» Domandò Kya impaziente, chiaramente preoccupata all'idea di restare in panchina.
«Non sappiamo. Dovremo capirci di più, prima di prendere altri rischi.»
«Ma è assurdo!» Sbottò a quel punto la caposquadra, subito rimproverata da alcuni suoi compagni.
«Comprendo la tua preoccupazione, ma non possiamo trattarvi come cavie da laboratorio se non sappiamo prima qual è il problema.» Rispose Nana cercando di essere comprensiva. Ma Kya prese la sua comprensione e decise di ignorarla totalmente.
«Il problema è che siamo stati separati per tanto tempo! Come dovremmo risolverlo se ci separate ancora più a lungo?» A quel punto Momo provò a intervenire per far ragionare la sua amica. Comprendeva la sua urgenza, considerato che avesse aspettato tanto quel momento, ma volle ricordarle che non ci fosse alcuna emergenza al momento.
«Kya, si tratta solo di qualche giorno per capire cosa non va. Che cosa cambia aspettare ancora un po'?»
«Cambia una marea di cose! Se me lo avessero detto prima non avrei fatto una piega, ma adesso ci sono salita e ne sono rimasta scottata.» Si lamentò quella. «Sai cosa dicono ai fantini dopo una caduta da cavallo? Di tornare in sella il più presto possibile!»
Momo la fissò sbigottita e borbottò: «Mi… Sorprende che tu lo sappia.»
Ignorando quel commento, Kya si liberò dalla sua presa e andò verso i due adulti rivolgendogli uno sguardo di sfida. «Significa che il modo migliore per risolvere questo problema sarà affrontarlo a muso duro, a meno che non vogliate altre conseguenze più gravi.»
Hachi stava per ribattere che non vedeva come fosse possibile avere conseguenze peggiori di una ricaduta, ma fu interrotto dall'alzata di mano di Aiko in mezzo al gruppo e così lasciò a lei la parola.
«Io sto dalla parte di Kya…» Mormorò timidamente, rendendosi conto di avere gli occhi di tutti addosso. «Non voglio rischiare che quella sensazione sgradevole sostituisca ciò che ricordo della connessione con Kaoru… Quindi se gli altri sono d'accordo, io voto per riprovare subito.»
Tra una Kya vittoriosa e gli adulti sotto evidente stress per la scelta, si lasciò la parola ai due Stamen, la cui opinione era importante tanto quanto quella delle ragazze. E Ryo e Kaoru dopo essersi guardati per un po', concordarono a loro volta con le proprie partner.
«E' meglio occuparsene il prima possibile. Abbiamo affrontato tante situazioni difficili, non vedo come questo potrebbe essere peggio.» Disse Ryo con tono rassicurante, e a quel punto gli occhi di Kya luccicarono nel vedere che tutti i compagni coinvolti erano d'accordo con lei.
Di fronte a quella dimostrazione di coesione, Hachi e Nana trovarono difficile negargli un secondo tentativo, anche se furono tentati dal far valere la propria autorità e mandarli a riposare senza altre obiezioni; con il cuore pesante accettarono di ripetere il test immediatamente e i quattro Parasite con ancora indosso le tute si diressero agli hangar mentre gli adulti e il resto della squadra li seguivano apprensivi.
Quando i quattro furono sulla passerella che li avrebbe portati ognuno ai propri mezzi, poterono finalmente conversare tra di loro mostrando dubbi e preoccupazioni; perché davanti agli altri bisognava far sapere di essere sicuri di quello che si faceva, ma arrivati a quel punto un po' di ansia aveva cominciato a farsi largo tra di loro.
«Secondo voi che cosa lo ha causato?» Domandò Aiko. Kya rispose senza nemmeno voltarsi, ansiosa di raggiungere Iustitia.
«Probabilmente solo un po' di ansia mista al cambio di partner. Avremmo dovuto procedere per gradi, invece che aprire la connessione così di fretta. Tuttavia noi quattro abbiamo una intesa perfetta e ora è ancora più forte dopo aver scambiato partner e conosciuto ogni cosa di noi, abbiamo messo alla prova i nostri legami e questo ci aiuterà sicuramente in questa prova!» La ragazza era sicura di quello che diceva, stava sorridendo on serenità.
«E se invece non fosse solo quello e succedesse di nuovo qualcosa?» Mormorò preoccupata Aiko. «Se non potessimo più pilotare con i nostri partner?»
Di fronte a quell'eventualità, Kya si fermò e fece dietrofront andando a prendere le mani della ragazza.
«Ascoltami un po', Aiko: tu vuoi pilotare assieme a Kaoru?» Le chiese guardandola dritto negli occhi con un'espressione quasi di disappunto.
«Certo che sì!» Esclamò quella immediatamente. Kya non voleva sentire altro.
«E allora fidati di me, credici con tutto il cuore e non fissarti su altro! E' esattamente questo che dicevo prima.»
Aiko fu sorpresa dall'energia mostrata dalla caposquadra, quella era forse la prima volta che erano così vicine e in una situazione tanto accesa per giunta, e vedendo quel sorriso sicuro di sé finalmente capì qualcosa di più di quella ragazza: Nakamura le era grata per essersi presa cura del suo Ryo e adesso stava cercando di ricambiare il favore.
Con ritrovata sicurezza, annuì vigorosamente e rispose alla stretta di Kya.
«Andiamo a riprenderci i nostri darling!» Esclamò quindi Kya, sapendo di essere riuscita a dissipare ogni sua paura. E Aiko non poté non essere più d'accordo.
Fu divertente vedere la reazione leggermente imbarazzata dei ragazzi alle ultime parole, Kya e Aiko continuarono a stuzzicarli finché non furono dentro alle cabine di pilotaggio; a quel punto l'atmosfera si era rilassata. Non c'era più la tensione di prima e tutto quello che i piloti si dovevano dire era stato già detto; semplicemente si diressero alle proprie postazioni mentre Hachi negli altoparlanti gli diceva di prendersi tutto il tempo necessario e avvisarli quando sarebbero stati pronti. Ma loro erano già pronti.
Quando avviarono la connessione, i quattro adolescenti non riuscirono a trattenere l'emozione e la condivisero con i propri partner; ci erano riusciti, erano finalmente uniti dopo tanto tempo e stavano pilotando.
Non successe niente: per mezz'ora di test gli Stridiosauri funzionarono alla perfezione. I comandi erano ancora un po' grezzi per i piloti, che dovevano abituarsi nuovamente alla connessione con un'altra persona, ma entrambe le coppie furono subito in grado di raggiungere dei livelli di compatibilità attorno all'ottanta percento sin da subito. Sorpresi dalla totale assenza di complicazioni, una volta finiti i test pratici, i tecnici iniziarono a fare domande ai ragazzi per ottenere un po' di opinioni e restringere il campo di indagine sull'incidente di prima.
«E' stato tutto come al solito, mi sono concentrato per svuotare la mente e accogliere la coscienza della mia partner. Sapevo che Aiko è un po' più "gentile" di Kya, per questo avrei dovuto ascoltare con più attenzione i suoi segnali, ma è andato tutto liscio fino alla fine… Poi una volta stabilizzatici è successa quella cosa.»
Kaoru fu fulminato da Kya, seduta a poca distanza da lui: «Che cosa vorrebbe dire "più gentile"?»
«Ehm… Mettiamola così… Tu sei più "rumorosa" ed è più facile avvertire la tua coscienza.» Si giustificò imbarazzato, trovando una reazione compiaciuta della ragazza e delle risate nei due compagni vicino.
«Forse dovrei cominciare a farmi sentire di più…» Commentò poi la partner con fare sereno, facendo attenzione a farsi sentire dal suo ragazzo che arrossì.
Il ghigno compiaciuto di Aiko che già pensava a come stuzzicare il proprio fidanzato, le risate di Ryo e Kya, le battute di Kaoru; i ragazzi non erano minimamente preoccupati dalla situazione. Anche se erano di fronte a un mistero, per loro niente era irrisolvibile.
«Un attimo prima di perdere la connessione, credo di aver avvertito un'altra presenza.» Aveva continuato Ryo, cercando di raccogliere più informazioni possibile sull'incidente.
«Che tipo di presenza?» Domandò la dottoressa che stava segnando ogni informazione su una lavagna portatile. Ryo però aveva solo ricordi confusi; a essere del tutto onesto, pensava di essersi immaginato tutto, ma non voleva semplicemente ignorarlo.
«Non so cosa fosse… Era come se stessi avendo una visione, anzi una allucinazione. E più provavo a concentrarmi, più mi era difficile percepirla…»
«Ehi, anche io ho sentito qualcosa.» Commentò Kaoru distrattamente. «E' successo anche a te? Sembrava come se ci fosse un'altra persona nella connessione.»
«Un'altra persona…?»
«Forse l'ho sentito anche io… Ma cosa significa?» Si aggiunse anche Aiko a quel gruppetto, che come Kya ricordava a malapena l'evento. Per quanto fossero tutti confusi, i ragazzi lo ricordavano tutti allo stesso modo e perciò non poteva trattarsi di una coincidenza.
«Come si collega tutto questo a due Stridiosauri separati?» Sussurrò la dottoressa al collega che era con lei. Con una stretta di spalle, l'altro si sporse verso i ragazzi e chiese se fossero sicuri di non ricordare nient'altro.
Ryo scosse la testa. «E' tutto… E' durato solo un attimo, anche se mi è sembrato durare molto di più… Un istante dopo ero nella cabina con Kya e l'allarme continuava a ripetere "contaminazione" o qualcosa del genere…»
I due esperti annuirono pensierosi e continuarono a scrivere nelle proprie lavagne, ma qualche istante dopo alzarono la testa con le sopracciglia inarcate e lo fissarono straniti.
«Come hai detto scusa?»
«L'allarme, era assordante…» Borbottò lui, confuso.
«E che cosa c'era scritto?»
Ancora più confuso, Ryo rispose di nuovo: «Contaminazione?»
I due iniziarono a scorrere tra i propri appunti rimuginando velocemente come se stessero cercando di mettere insieme i pezzi e per un po' ignorarono i ragazzi.
«Ehm… E' grave?» Domandò Kaoru sporgendosi dalla sedia, un po' preoccupato da quella reazione.
«Non è grave, è… Impossibile.» Disse la donna alzando finalmente lo sguardo, stralunata. «I messaggi di emergenza all'interno degli Stridiosauri sono scritti in una lingua sconosciuta. Non dovreste essere in grado di leggerli!»
Ci fu un momento di smarrimento tra i ragazzi, con imbarazzo incrociarono gli sguardi tra di loro e non volò una parola; di sicuro dovevano essersi sbagliati, eppure tutti e quattro ricordavano chiaramente di aver letto quelle parole.
«Non avete… Aggiornato le impostazioni, o qualcosa del genere?» Borbottò Kaoru, incredulo. Sapevano da tempo che quei messaggi avrebbero dovuto essere in una lingua sconosciuta perché non c'era stato il tempo per studiarla e i tecnici non erano riusciti a decifrarla, ma con il tempo avevano semplicemente smesso di farci caso, tanto che se i due esperti non glielo avessero fatto presente non ci avrebbero pensato per niente.
Senza alcuna idea di cosa pensare, i tecnici dissero che avrebbero dovuto studiare meglio la cosa, ma che per ora non avevano altre domande e che visto che i ragazzi non avevano riscontrato alcun tipo di trauma, erano liberi di andare. Senza dire niente, increduli di ciò che era appena successo, i quattro adolescenti lasciarono la stanza e tornarono alla tenuta mentre i tecnici contattavano immediatamente i loro coordinatori.
Mezz'ora dopo Hachi e Nana tornavano alla propria residenza a Mistilteinn discutendo animatamente, entrambi incapaci di spiegarsi come fosse potuta succedere una cosa.
«Non siamo stati abbastanza attenti, ma non è detto che si tratti di qualcosa di negativo.» Provò a dire Hachi, ma neanche lui credeva appieno a quelle parole.
«E' successo chiaramente qualcosa, qualcosa di innaturale! Non possiamo ignorarlo!» Rispose Nana ad alta voce. «Dobbiamo saperne di più! E se i ragazzi stessero vivendo una mutazione genetica? Come lo spiegheremmo alle loro famiglie?»
«Ora l'importante è che stiano tutti bene. Faremo delle nuove analisi e studi più approfonditi, quindi non c'è bisogno di perdere la calma adesso.» Le parole di lui cercavano di calmarla, ma era anche ciò che pensava; non potevano prendere una decisione adesso con le poche informazioni che avevano tra le mani. «Perché non vai a darti una rinfrescata ora? Più tardi ne parliamo a mente fredda e sarà tutto più chiaro…»
Ancora dubbiosa, Nana lo baciò e andò nel bagno per fare una doccia. Il rumore dell'acqua corrente arrivò da dietro la porta chiusa e per Hachi quello fu il segnale per poter andare a fare altro, ma quando salì al piano di sopra e passò di fronte alla porta del proprio studio, una luce sulla scrivania lo attirò.
Era il suo comunicatore. Non attendeva chiamate, eppure la luce segnalava chiaramente un tentativo di connettersi con lui, ma da chi?
Dopo aver gettato un'occhiata al piano di sotto, dove Nana era ancora intenta a farsi la doccia, Hachi entrò chiudendosi la porta alle spalle e raggiunse a passi svelti la scrivania per controllare. Come poteva immaginare, erano loro.
Il fascio di luce violetta si accese velocemente e passò un solo secondo prima che la voce del Padre lo salutasse con il solito accento di scherno. Aveva ben poco da gongolare, in realtà.
«I tuoi ragazzi si stanno rivelando dei guerrieri ben più abili di quanto immaginassimo.» Fece la voce. Ad Hachi faceva ancora una strana impressione come quell'essere stesse semplicemente parlando attraverso il suo apparecchio, quando sul campo di battaglia i VIRM erano in grado di entrare nelle teste dei ragazzi per cercare di destabilizzarli; odiava quella sensazione. «Assicurati di far loro i complimenti da parte mia.»
Si stava prendendo gioco di lui. Hachi rispose aggressivo: «Non hanno bisogno dei tuoi complimenti, sanno già di poterti fare a pezzi senza alcun problema!»
«Quel tono nasconde insicurezza, vecchio mio.» Lo rimbeccò l'alieno. «Un condottiero che ha appena vinto una battaglia importante non dovrebbe reagire così…»
«E' perché parlare con te mi disgusta a tal punto, viscido verme!» Ancora una reazione spropositata da parte di Hachi, che aveva tutte le ragioni per odiare il Padre ma sembrava semplicemente volerlo aggredire senza un motivo reale in quel momento.
«Se ti disgusto tanto, perché continui a rispondere alle mie chiamate?» A quella domanda, Hachi non rispose. Il Padre sembrò scrutarlo a lungo, come se volesse conservare l'immagine dell'espressione smarrita di Hachi. «Come immaginavo, tu ti diverti in queste nostre chiacchierate.»
Distogliendo lo sguardo, ferito nell'orgoglio, Hachi rispose a denti stretti: «Che cosa vuoi da me?»
Il VIRM sembrò divertito da quella domanda e rimase in silenzio per qualche istante a gustarsi il suono del trionfo. «Devo avere un motivo in particolare per voler contattare un vecchio amico?»
«Noi non abbiamo niente da dirci, è già iniziata la guerra e vi scacceremo ancora e ancora finché non avrete capito che non potete vincere!»
«Certo… Come tutte le volte che ne siete usciti vivi per miracolo… Quando ne siete usciti vivi, s'intende. Prendi ad esempio la battaglia di qualche settimana fa…»
Quelle parole in quel momento erano la cosa più fastidiosa che Hachi avrebbe potuto sentire. Dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non distruggere il comunicatore e rovesciare la scrivania su cui si trovava, ma avrebbe tanto voluto scaricarsi in qualche modo.
«Voi avrete anche vinto, ma avete perso una pedina importante; poco per volta, tutti i vostri soldati stanno cadendo e alla fine non saranno abbastanza per fermarci. E' un gioco lungo, vecchio mio… E saremo noi a vincere alla fine.» Era fastidioso e sicuro di sé, Hachi non ce la fece a restare zitto.
«Non ti permetto di parlare così dei miei ragazzi! Non osare chiamarli pedine!»
«E come dovrei chiamare dei bambini che mandi a morire per tenerti al sicuro?» Fu la risposta canzonatoria dell'essere, che zittì Hachi solo per qualche istante, giusto quanto bastava perché il Padre cambiasse argomento. «Ci sono quei ragazzini nella vostra squadra… Il loro mezzo ha un che di familiare. Anche la voce di lei… Le somiglia tremendamente, non trovi?»
«Che cosa staresti cercando di dire?» All'inizio Hachi non capì a cosa si riferisse, ma alla fine decise di smettere di provare a comprendere i suoi vaneggiamenti, non voleva che parlasse dei suoi pupilli in quel modo e facesse allusioni… Qualunque esse fossero.
«Sto solo dicendo che voi umani vi somigliate tutti…» Scherzò il Padre. «Soprattutto quando siete disperati. Ho sentito le sue urla quando abbiamo ucciso quei piloti; sono le stesse di quella ragazza. L'ho riconosciuta.»
Hachi rimase in silenzio, lo sguardo fisso e sdegnoso.
«Allora è vero? Sono tornati anche loro?» Continuò l'alieno. «E' così romantico… Già, romantico… A voi piacevano queste cose. Sarà ancora più romantico quando avremo l'opportunità di ucciderli una seconda volta!»
«ORA BASTA!» Fu l'urlo rabbioso di Hachi, che scattò verso la scrivania e piantò i palmi nel legno. Completamente rivolto verso il comunicatore, fu come un gigante che si accaniva su un topolino, ma la paura era tutta per lui.
«Voi mostri avete deciso di rovinarci la vita, siete venuti a distruggere tutto ciò che abbiamo costruito in anni di lavoro… Abbiamo accettato la vostra sfida e vi abbiamo respinto, ancora e ancora! Ma non accetterò queste parole nei confronti dei miei ragazzi, le stesse persone che hanno dimostrato quanto il tuo esercito sia incompetente!»
Un pugno batté sulla scrivania e la luce del comunicatore sfarfallò un poco. Ritrovarsi a urlare a uno sfondo vuoto era frustrante, non vedere il suo interlocutore lo faceva sentire più vulnerabile di quanto avrebbe dovuto.
Hachi e il Padre rimasero in silenzio a lungo, fissandosi metaforicamente senza che nessuno dei due mollasse la presa. Visto che il silenzio continuava, l'uomo pensò di aver messo in chiaro le cose e iniziò a rilassarsi; un respiro profondo, i muscoli delle braccia si rilassarono e poi fece un passo indietro, finalmente dando le spalle a quel dannato comunicatore. Fu allora che arrivò ancora la voce dell'alieno.
«Tieni veramente tanto a quei ragazzi. Sarà perché non hai potuto salvarli la prima volta?»
Un affronto, non avrebbe saputo descriverlo in nessun altro modo. Questa volta sarebbe diventato violento e avrebbe finito per rompere quella diavoleria, ma prima che potesse effettivamente reagire a quelle parole, il suo sguardo fu attirato dalla sagoma di Nana comparsa sulla porta con in viso un'espressione smarrita.
La sua consorte era ancora in accappatoio con una asciugamano pressata sui capelli umidi; aveva aperto la porta distrattamente dopo averlo sentito urlare, pensava che avesse chiamato lei. Ma trovare il marito a discutere con una entità aliena e che avrebbe dovuto essere il loro più giurato nemico sapeva tanto di tradimento.
«Che stai facendo…?» Mormorò lasciando andare la maniglia della porta, confusa come non mai di fronte a quella scena.
Hachi non riuscì a dire nulla, la voce non gli uscì. Improvvisamente sentì le labbra incollarsi e la lingua gli si annodò tanto che qualunque parola provasse a pronunciare, sarebbe risultata un rantolo impercettibile. Si vergognava incredibilmente di quella cosa.
Ad accoglierla ci pensò il Padre, che come sempre non perdeva l'occasione di prendersi gioco degli umani: «Ed ecco arrivare la figlia ribelle! E' da tanto tempo che non ci vediamo, mia cara…»
«Di chi è quella voce?» Domandò con gli occhi sbarrati. Non voleva credere che l'essere che li aveva schiavizzati mille anni prima fosse in quella stanza, anche solo virtualmente. Purtroppo però aveva già capito tutto.
«Non riconosci più tuo Padre?» Domandò il VIRM, che si esibì in una risata; una meccanica e grottesca imitazione di una risata. «Non dirmi che il tuo caro Hachi non ti ha tenuta al corrente delle nostre chiacchierate, in effetti cominciavo a chiedermi perché non ci fossi mai anche tu…»
Hachi mosse le labbra come se stesse cercando di dire qualcosa; in cuor suo stava tentando di chiedere perdono, ma le parole gli morirono in gola. Senza alcun preavviso, Nana fece uno scatto verso la scrivania dove era poggiato il suo comunicatore e lo afferrò in una mano, scaraventandolo a terra con tutta la forza che trovò.
«Ah, questa sì che è energia!» Commentò compiaciuto l'essere mentre la sua voce veniva tagliata dalle interferenze dell’apparecchio danneggiato. «Sei sempre stata più decisa di lui, più incontrollabile… Tu e quelle tue emozioni da cui non hai voluto separarti.»
Un grido precedette la fine delle comunicazioni, decisa dal piede di Nana che piombò inesorabile sul comunicatore distruggendolo. I circuiti fatti a pezzi si sparsero per il pavimento della stanza e l'unico suono che raggiunse le orecchie di Hachi per un po' fu il respiro di lei, che cercava disperatamente di darsi un controllo; poi passi, tonfi pesanti diretti verso di lui, e Nana lo afferrò dalla giacca, bagnandogliela con le sue mani ancora umide.
«Mi vuoi spiegare a che razza di gioco stai giocando?» Gli gridò in faccia, mentre lui ancora le rivolgeva quell'espressione sconvolta. «Che diavolo vi stavate dicendo?»
Hachi non sembrò riuscire a vederla per un po', le sue labbra si mossero senza dire nulla; poi sbatté le palpebre rapidamente finché la sua espressione non cambiò e da spaventato divenne mortificato. «M-mi dispiace…» Mormorò sentendo il corpo farsi improvvisamente debole.
«Rispondi alla mia domanda!» Disse lei lasciandolo andare.
Hachi alzò una mano e si sistemò il colletto, improvvisamente accaldato. Esitò ancora qualche secondo prima di dire: «Il Padre… Mi ha contattato per primo.»
«Da quanto tempo vi parlavate?»
Lo sguardo di lui vacillò, profondamente in imbarazzo questa volta al pensiero di dovere ammettere tutto quello. «Dalla prima battaglia…» Mormorò con voce tremante. «Inizialmente pensavo che volessero parlamentare. Se gli avessimo mostrato ciò di cui eravamo capaci forse avrebbero acconsentito a lasciarci in pace… Ma lui voleva solo prendersi gioco di noi…»
«Sta cercando di manipolarti, Hachi!» Reagì immediatamente lei, incredula che fosse stato così vulnerabile. «Perché hai continuato a rispondere alle sue comunicazioni?»
Hachi scosse la testa. «Non lo so… Non sapevo cosa volesse e ho pensato che avrei potuto ottenere informazioni importanti dandogli corda… Ma poi non sono più riuscito a smettere di ascoltare…»
Nana si avvicinò di nuovo e gli mise le mani sulle spalle, stringendo con forza come se avesse paura che le sfuggisse. Trattenne il respiro, poi lo abbracciò e abbandonò la testa a una sua spalla mentre Hachi rispondeva a quel contatto e la stringeva a sua volta, molto in difficoltà al solo pensiero di averla delusa.
«Nana… Mi dispiace…» Mormorò mentre l’acqua che colava dal suo corpo gli trasmetteva un brivido. «Ho messo in pericolo tutti e mi sono lasciato avvelenare dalle parole di quel verme. Non so cosa mi sia preso, ero così… Rapito.»
«Hai paura.» Disse lei con calma. «Avevi paura che non ce la facessimo e hai tentato di contrattaccare. Ho sentito quello che hai detto prima che entrassi… Stavi difendendo l'onore dei ragazzi.»
Il pensiero che Nana potesse aver sentito ciò che aveva detto prima, assistendo alla sua perdita di compostezza, lo mise in imbarazzo. Tuttavia fu grato di sentire quelle parole.
«Io… Forse avevo tante, troppe cose da dire.» Mormorò. «Tanto odio represso nei confronti del Padre. E l'idea di potermi sfogare così mi ha trascinato…»
«Non farlo mai più.» Sussurrò lei. «Noi non ci abbassiamo a parlare con loro.»
«Ti chiedo scusa.»
La stanza rimase in silenzio a lungo, al centro le due figure intrecciate degli immortali. Hachi era felice che Nana fosse entrata nella sua stanza in quel momento, lo aveva salvato; lei stava pensando che avrebbe dovuto stargli più vicino, controllarlo e assicurarsi che comunicasse sempre con lei per sapere cosa avesse nella testa… Ma per ora l'unica cosa che sentì da lui furono due parole appena sussurrate, tanto difficili da pronunciare per un tipo come Hachi.
«Ti amo.»
Parole che bastarono a farle alzare lo sguardo per cercare un tenero bacio, un segno che dopo tutti quegli anni, anche grazie a quei giovani amori che stavano sbocciando attorno a loro, il loro legame fosse più saldo che mai, e avrebbero superato anche quello scoglio.
   
 
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