Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: amoreterno    17/03/2024    8 recensioni
Non è facile accettare una fine tragica, un finale diverso da ciò che si desidera, ma, a pensarci bene, se la storia non avesse avuto un epilogo tanto funesto davvero la nostra fantasia avrebbe lavorato così tanto per donare il nostro supporto, omaggiando ai personaggi di un lieto fine tanto agognato?
Così, ancora una volta, dedico la mia immaginazione a questa meravigliosa opera, questo capolavoro che sfida il tempo, le generazioni e la frenesia del mondo moderno, rivedendo di nuovo il finale della storia, rivolgendola a mio favore, alla ricerca di quel lieto fine che ho tanto desiderato ad ogni nuova visone dell'anime, o semplicemente sfogliando le pagine del manga. Questa volta ho voluto osare dove non ho mai voluto indugiare: proiettare i protagonisti nell'epoca moderna. È una storia frivola, senza troppe pretese, al mero scopo di intrattenere con leggerezza. La storia parla di come potrebbe essere l'esistenza di Oscar, la mia eroina, se dopo essere caduta durante lo scoppio della Rivoluzione Francese, ai piedi della Bastiglia, invece che risvegliarsi nell'al di là, si ritrova moribonda, ferita e sanguinante sull'asfalto di una moderna Parigi, ai piedi del monumento a place del la Bastille, soccorsa da... André?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 8

 

 

 

Presto l’euforia per la scoperta dell’esistenza di rappresentazioni teatrali, tascabili e alla portata di tutti, cedette il passo alla stanchezza. 

Il turbinio di emozioni provate quello stesso giorno, avere la rara occasione di far visita alle proprie tombe, anche se datate a qualche secolo di distanza, scoprire che era stato eretto un monumento celebrativo che raffigurava fedelmente le loro fattezze, li aveva fortemente provati facendoli cedere addormentati poco dopo la proiezione del film, l’uno di fianco all’altra, le dita strettamente allacciate tra loro.

La prima a svegliarsi, il mattino dopo, fu Oscar, la quale, disturbata dall’incessante bussare alla porta di casa, aggrottò la fronte irritata.

Con cautela si sciolse dall’abbraccio di André, scegliendo di non svegliarlo, troppo intenerita dal suo volto così innocentemente assopito che non ebbe cuore di destarlo.

A piedi nudi, i capelli arruffati, marciò verso la porta d’ingresso, dalla quale oltre al bussare, aveva avuto inizio un’assordante scampanellio capace di mandare sui nervi anche un santo.

Aprì la porta così di scatto che l’uomo dall’altra parte trasalì preso alla sprovvista.

Come se non fosse bastato la seccatura di essere stata svegliata con tanta scortesia, dovette subire anche il disagio di una lunga occhiata d’apprezzamento da parte di quello sconosciuto.

“Wow!” esalò l’uomo recitando il gesto di sentirsi trafitto al cuore, portandosi una mano al petto: “Giuro che sono colpito. Non ho mai visto una donna più bella prima d’ora. E, per quanto non mi stupisce che tu sia in sua compagnia, André non aveva mai scelto con tanta raffinatezza. Sono senza parola, cherie”

“Chi siete? E cosa volete da André?” lo interrogò inquisitrice, poco impressionata da quella ridicola messinscena.

“Ma, amore, perché tutta questa eccessiva formalità. Siamo tra amici. Io sono Jacques, un amico di André, oltre che il suo angelo custode” si stampò sul volto un sorriso abbagliante.

Oscar fece una smorfia di altezzoso sdegno: “Dovete essere il suo agente letterario. Mi dispiace ma André sta dormendo, non vuole essere disturbato” stava già chiudendogli la porta in faccia, quando lo sconosciuto le bloccò il gesto incastrando il piede tra la porta e la soglia.

“No, no, aspetta, bellezza. È fondamentale che mi incontri con André… e…”

“Un’altra volta, forse. Una buona giornata a voi”

“No… aspetta…”

Pochi istanti dopo apparve André, affrettandosi verso di loro: “Ehi, Jacques… come mai qui? Mi sembrava che fosse tutto a posto ieri quando ti ho inviato i capitoli che mi avevi richiesto” intervenne l’uomo, tutto trafelato, dopo che Oscar gli lasciò il passo.

Con un sospiro il padrone di casa fece accomodare l’indesiderato ospite, conscio che non riuscisse a togliere gli occhi di dosso dalla figura snella e slanciata della sua avvenente Oscar.

Dal suo canto, la donna, a braccia conserte, squadrava l’uomo con superbia, senza mostrare alcuno spiraglio di amicizia.

Gli scappò da ridere.

“Che sventola, ragazzo mio! Questa volta l’hai davvero azzeccata. Hai sempre avuto buon gusto, ma con questa biondina qui hai superato le aspettative”

Oscar sibilò la parola biondina inarcando un sopracciglio.

“Che cosa ci fai tu qui? Non hai ricevuto la mia email?” non finse di sentirsi disturbato.

“A tal proposito… André! Sono ancora sottosopra per ciò che hai scritto! Giuro che non credevo fosse possibile e invece… ti stai dimostrando proprio la mia personale gallina dalle uova d’oro”

“Non era un’oca?”

“Che importa! Con quei capitoli mi hai lasciato senza fiato” gli afferrò il braccio con entusiasmo sporgendosi sul suo viso: “E meno male che paventavi quella scemenza del blocco dello scrittore! Bah! Il tuo cervello non ha mai partorito niente di più sensazionale. Ti preannuncio che il tuo prossimo libro sarà un successone. La casa editrice ne è entusiasta. Hanno detto che il tuo manoscritto è un vero capolavoro!”

I suoi brillanti occhi verdi si illuminarono di fierezza: “Bene, ne sono lusingato”

“Sono certo che questo improvviso miglioramento della tua arte è grazie alla tua meravigliosa musa ispiratrice, non c’è dubbio” Jacques le strizzò l’occhio.

Oscar, più rilassata, fiera dei risultati del suo uomo, abbozzò ad un flebile sorriso, riuscendo quasi a tramortire l’uomo con la disinvoltura della sua algida bellezza. 

Accecato dalla gelosia, André spinse il suo agente verso lo studio, scusandosi con la sua ospite, stanco che si sentisse libero di flirtare con Oscar, lo allontanò con la scusa di parlare d’affari.

“André, stavolta hai fatto centro. Quella è una sventola da paura. Non hai niente da ridire, se appena ti stanchi di lei, me la passi?”

L’uomo lo afferrò per il bavero sbattendolo contro una parete, soffocandolo con la stretta del pugno sulla sua gola: “Bada a come parli della mia donna. Lei non è come tutte le altre. Mancale ancora di rispetto e dovrai vedertela con me” sibilò con rabbia, facendosi scuro in volto.

Jacques alzò le mani in segno di resa annuendo prontamente.

Una volta libero dalla prigione spietata della sua presa, si massaggio il collo schiarendosi la voce: “Ehi, dico, ma che ti prende. Non ti ho mai visto così fuori di te prima d’ora. Quella donna ti ha proprio mandato in pappa il cervello”

“Vuoi smetterla di parlare di lei, e concentrarti sul lavoro, eh? Ho da farti una proposta”

I suoi occhi viscidi si fecero attenti, pregustando già un’altro contratto milionario: “Sono tutt’orecchi”

“Ho in mente un romanzo. Non una raccolta di storielle, ma di una storia. Un romanzo ricco d’avventura, colpi di scena e suspence. Ho già pronta una bozza, ma ho bisogno della tua parola che riuscirai a procurarmi un ottimo contratto con la casa editrice”

“Un romanzo dici?”

“Già”

“Hai già in mente cosa scrivere?”

“Ho un piano in mente, ma ho bisogno che tu mi faccia stringere un accordo vantaggioso”

“D’accordo, figliolo. Mandami la bozza, vedrò di contattare direttamente la grande madre delle case editrici e vedremo cosa avrà da dire. Le regole dell’accordo devono essere sempre le stesse?”

“Si, voglio tutto garantito. Oltre che un accordo fatto da tanti zeri”

Jacques accennò un sorrisetto scaltro: “La tua nuova amichetta si sta rivelando molto costosa, eh?”

Alzò immediatamente le braccia in segno di resa facendo diversi passi indietro appena scorse André stringere i pugni con fare minaccioso: “Scusa, scusa, stavo solo scherzando. Era solo una battuta di cattivo gusto. Sai bene che la penso come te, un capolavoro deve essere pagato a prezzo d’oro”

“Bada a come parli, Jacques, questo è il mio ultimo avvertimento. Un’altra parola di questo genere e il rapporto lavorativo finisce qui. Dopotutto ho tante altre case editrici che mi fanno la corte da un pò”

“Va bene, va bene, non scaldarti tanto. Farò come vuoi tu, mi comporterò bene con la tua bellissima ragazza”

“Ottimo. Ricordati che non voglio paparazzi intorno. Una sola foto in qualche tabloid di pettegolezzi e mando tutto a puttane”

“Chiaro. Non cederò mai i diritti della tua immagine. Non temere. Quando mi mandi la bozza? Sono ansioso di leggere di cosa si tratta”

“Non con tutta questa fretta. Prima devo fare alcune cose. Accontentati dei capitoli che ti ho inviato. Entro settimana prossima ti invierò i racconti conclusivi e potrai avviare la stampa e quindi, la sua diffusione”

“Ok, farò come vuoi tu. Sei tu il capo”

 

 

 

Oscar, approfittò di quel momento di solitudine per correre a farsi una doccia, il suo nuovo passatempo preferito, pregustando già il momento in cui i suoi capelli sarebbero tornati corposi e lucidi, profumati di fresco e di rose.

Assicurandosi di aver chiuso la porta della sua camera a chiave, si sentì libera di prendersi tutto il tempo che desiderava per sé, e per la cura della sua persona. Felice di saper azionare l’asciugacapelli in completa autonomia, lavarsi i denti con lo spazzolino elettrico e canticchiare a bocca chiusa la musica che usciva come per magia dalle casse del suo nuovo cellulare.

Era stanca di strabuzzare gli occhi per la scoperta di ogni nuova diavoleria del nuovo millennio, limitandosi ad accettare la modernità e ricavarne il massimo.

Quando fu il momento di vestirsi il dilemma fu grande.

Aveva caldo. Faceva un caldo torrido, l’idea di obbligare la sua pelle alla costrizione della stoffa spessa dei jeans non la esaltava, lo stesso valeva per le camicie a manica lunga.

Erano giorni che André instancabilmente le ripeteva di alleggerire un pò il suo vestiario, mostrando qualche centimetro di pelle in più, il che non avrebbe scandalizzato nessuno, a vantaggio di un maggior refrigerio.

Si morse il labbro inferiore in pieno conflitto interiore.

Alla fine cedette al buon senso: indossò un paio di freschi pantaloni di lino e una stretta quanto scandalosamente aderente canottiera che lasciava scoperte interamente le sue braccia candide e parte delle sue spalle.

Appuntò i capelli in una comoda coda, trovando immediatamente sollievo sentendo l’aria fresca solleticarle la nuca.

Ai piedi le sue fedeli sneaker si diresse in cucina, aguzzando l’orecchio oltre la porta chiusa dello studio dove si erano rintanati i due uomini, ma a causa dell’ampiezza degli spazi del grande appartamento, riuscire a udire qualcosa era pressoché impossibile.

Addentando un dolce frutto esotico, la banana, tornò a studiare dal suo fedele libro di storia, sperando di comprendere in breve tempo il massimo delle nozioni sui tempi passati, in modo da smettere di sentirsi costantemente un’alienata.

Trascorsero diverse ore, dopo aver salutato il suo agente letterario, André, fece solo una breve apparizione per cucinare il pranzo, spiegarle come azionare il televisore, mostrandole un’altra utilissima fonte di informazioni sull’attualità: il telegiornale, per poi rinchiudersi nel suo studio spiegandole che quel giorno avrebbe dovuto lavorare.

Oscar resistette solo fino a pomeriggio inoltrato. Stare chiusa dentro casa la faceva sentire come un leone in gabbia. Scoprire che c’erano diverse guerre che preoccupavano il mondo, la spietata cronaca nera che terrorizzava le strade della città, la fecero smaniare immotivatamente.

Si limitò ad informare André della sua intenzione di allontanarsi di casa per una passeggiata, sicura che non aveva certo bisogno del suo permesso per uscire sola, e men che meno avesse necessità di lui come balia.

A dir vero André non protestò, solo che si premurò a mostrarle come far avviare una chiamata al cellulare, casomai si perdesse e desiderasse il suo aiuto.

Per certi versi Oscar era grata che i cellulari non fossero esistiti ai suoi tempi, quando era comandante delle Guardie Reali, con André tallonarla come suo attendente, perché era certa l’avrebbe contattata ogniqualvolta lei si fosse allontanata senza informarlo. Per non parlare del controllo asfissiante del padre se avesse avuto un tale potere tra le mani potendola seguire passo passo.

Ciononostante non si sentisse a suo agio nel portare dietro il fardello di quell’oggetto di controllo altrui in tasca, quella passeggiata solitaria le fu molto d’aiuto.

Riusciva finalmente a pensare con calma, senza dover subire la costante tensione sessuale che aleggiava tra lei e André, che le impediva di ragionare lucidamente.

Era triste.

Conoscere i fatti immediatamente successivi alla presa della Bastiglia l’avevano profondamente scossa, incrinando così la felicità di aver riavuto per se il grande amore della sua vita.

Prese un respiro, guardandosi attorno con occhi assenti.

Apprendere lo spaventoso destino che era toccato alla sua amata regina Maria Antonietta era stato agghiacciante, al punto che aveva sentito la propria anima sbiadire un pò.

Non aveva idea quale fosse stata la fine del conte di Fersen, il primo uomo a cui lei aveva donato il suo cuore, prontamente rifiutato. Aveva solo letto che aveva provato a far fuggire i monarchi da Parigi, anche se la fuga è fallita miseramente, ma di lui i libri di storia non aggiungevano altro.

Aveva tentennato un pò nel domandare ad André. Non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione, ma ciò che più temeva era l’indifferenza.

Fece una smorfia alzando gli occhi per piantarli sulla figura dritta e sgraziata di quella strana torre in ferro, simbolo di grande orgoglio per la nuova Francia.

André la confondeva. Si stava rivelando un tale enigma che alcune delle sue certezze stavano, con il passare del tempo, trasformandosi in dubbi.

Fingeva nell’affermare con tanto fervore di non ricordarsi di lei? Di non sapere cosa li legasse indissolubilmente l’uno all’altra?

Tuttavia non si mostrava particolarmente curioso, accettando senza far domande l’esistenza di persone del passato senza chiedere chi fossero, come se, in segreto, lui avesse già la risposta.

L’amava ancora? Non ne era certa. A volte ne aveva l’assoluta certezza, altre volte le dava come l’impressione che volesse fuggire lontano da lei.

Dal suo canto Oscar non dubitava di lui. Era il suo André, oltre ogni dubbio. Lo rivedeva in ogni suo aspetto. In ogni sua più piccola sfaccettatura. La sua voce calma. Il suo sguardo buono e sveglio. La sua sensualità inconsapevole. La tenerezza dei suoi gesti premurosi verso di lei. Tratto che aveva sempre riservato a lei, solo a lei.

Sorrise.

Cosa le restava se non lui, oramai? Avrebbe pazientemente atteso che lui ritrovasse la ragione e accettasse l’assurda realtà di essere stati proiettati nel futuro, a distanza di secoli della loro vita, sfidando così la morte e la malattia.

 

 

 

“Hai fatto una bella passeggiata?” l’accolse con un sorriso non appena varcò la soglia di casa.

“Si, grazie. Ora mi sento rigenerata. Tu hai lavorato speditamente?”

“Si, sono stato molto produttivo, grazie”

“Sono contenta. Ho camminato per un pò, non ho osato allontanarmi troppo. Anche se mi è servito per guardarmi intorno, concludendo che Parigi si è trasformata in una metropoli multietnica”

“Hai centrato perfettamente. Spero che la cosa non ti abbia disturbata”

“Al contrario, mi ha resa fiera della mia gente. Ricordo che la gente della mia epoca rifuggiva da chiunque fosse diverso per razza e classe sociale”

“Sono felice che tu non sia una tale meschina”

Abbozzò un sorriso: “Bene, ora che abbiamo terminato le formalità, possiamo anche conversare normalmente” scherzò.

André rilasciò il respiro facendo cadere le spalle: “Va bene, lo ammetto, sono stato un pò in pensiero per te. Non sapevo come avresti reagito sola davanti alle stranezze di questi tempi frenetici. Ho lottato duramente con me stesso per impedirmi di chiamarti ossessivamente ogni dieci minuti”

“Grazie per esserti fidato di me”

“È stata dura, ma ci sono riuscito. Contavo molto sulla tua capacità di giudizio e alla tua capacità di difenderti”

“Sono un osso duro, lo sai. E poi è meglio che ti ci abitui. La vita sedentaria non fa per me. Ho necessità di muovermi ed esplorare il mondo attorno a me, se non vuoi che rada al suolo questo appartamento per la noia”

“Non ne dubito”

“André?”

“Mmm?”

Si volse verso di lei, mentre stava preparando delle bistecche ai ferri, un’ora dopo il suo ritorno, mentre lei si occupava del contorno.

“Domani lavorerai ancora tutto il giorno?”

“No. Potrei impazzire se mi costringo ancora a stare seduto davanti al monitor di un computer”

“Andremo da qualche parte?”

“Si. Cosa altro vorresti esplorare?”

“Vorrei far visita alla Reggia di Versailles. Esiste ancora?”

“Certo. Sono stati firmati importanti trattati di pace in quelle sedi”

“Sono contenta. Allora vorrei recarmi lì, se non ti è di troppo disturbo”

“Volentieri. Che ne pensi se ne approfittassimo anche per presentarti un’altra invenzione rivoluzionaria? Ci andremo in treno”

“Ho letto di questo strabiliante mezzo di locomozione. Sarei felice di esplorarlo”

“Sai, è strana una cosa”

“Cosa?”

“Che tu non mi abbia ancora chiesto di far visita a palazzo Jarjayes” commentò, quasi distrattamente, servendo la cena.

Oscar abbassò lo sguardo senza commentare.

Tagliò la carne quasi meccanicamente, deglutendo a fatica: “Non è così semplice…”

“Non preoccuparti, rispetterò i tuoi tempi. Inoltre non smetterò mai di dire, che tu, a differenze dei miei timori, stai reagendo con grande grazia a ciò che dovrebbe sembrarti folle. Ciò che è veramente folle”

“Ciò che è davvero incomprensibile è la ragione per cui non vuoi ammettere la verità”

Fu la sua volta di tacere.

“Ti ho mostrato le nostre sepolture. Abbiamo scoperto un monumento con le nostre fattezze che celebra il nostro amore e il nostro eroico contributo alla causa rivoluzionaria, eppure tu ti ostini a fingere che niente ci lega”

“Non è così semplice” ripetè la sua frase, scimmiottandola un pò: “Dubito che io sia nato nel 1754. Adesso non sarei altro che un mucchio di ossa rinsecchite, buone solo per il fuoco da ardere”

“Invece sei qui, vivo e vegeto, forzuto e prestante. Inspiegabile ma vero”

“Sarebbe molto bello e romantico, Oscar, ma inverosimile”

 

 

 

Stavano visitando la superba Reggia di Versailles, addentrandosi nelle poche sale accessibili al pubblico, con la stessa disinvoltura di chi non è nuovo ad attraversare quegli stessi corridoi, sebbene i cambiamenti fossero numerosi.

André, come sempre al suo fianco, a qualche passo di distanza, con le mani ficcate in tasca, gli occhiali da sole sistemati sul capo, la pelle abbronzata visibile dalla sua aderente maglia bianca, i jeans morbidi sui fianchi, un velo di barba che inaspriva i suoi lineamenti altrimenti perfetti, dava l’impressione di non avere un solo problema al mondo, guardandosi attorno come un vero turista, simile a quel gruppo di giapponesi chiassosi che li precedevano di qualche passo.

Fu una volta giunti nella sala degli specchi che Oscar sgranò gli occhi voltandosi come una furia verso di lui, puntandogli l’indice contro il petto: “Tu! Sporco bugiardo manipolatore! Hai agito nell’ombra, con una tale leggerezza che non ho dubitato un solo istante delle tue buone intenzioni. Senza accorgermi che tu mi hai sempre e solo manipolata per i tuoi sporchi fini. Sono stata assalita da mille scrupoli e insicurezze, al punto da dubitare anche di me stessa!”

André si bloccò sui suoi passi aggrottando la fronte stranito dalla sua inaspettata furia.

“Cosa?”

Alcuni turisti, incuriositi dai toni accesi della coppia, indugiarono vicino a loro, interessati dai possibili risvolti di quella che sembrava una lite tra innamorati.

“Sei stato così gentile, così disponibile nel mostrarmi questa nuova Parigi che io non ho sospettato minimamente di te. Hai sempre fatto così! Anche in passato mi distraevi con la inappuntabile dolcezza senza comprendere che mi facevi fare esattamente quello che volevi tu!”

“Oscar… ma di che accidenti stai parlando?”

“Taci, orribile doppiogiochista senza scrupoli! Mi è bastato studiare la tua pacata affabilità per avere le risposte che mi servivano”

“Spiegati, Oscar, perché non capisco di cosa mi stai accusando!” sbottò fuori di sé.

Bene, finalmente mostrava una vera emozione!

“Tu hai già fatto queste mie stesse esperienze! Tu hai già sentito la necessità di visitare gli stessi luoghi che in qualche modo appartenevano alla nostra vita passata! I luoghi cardine della Rivoluzione. Scoprire cosa è accaduto subito dopo la nostra presunta morte. La reggia di Versailles. Hai anche fatto visita al palazzo Jarjayes, vero?”

L’uomo sbiancò sotto l’abbronzatura, boccheggiando come se non riuscisse a trovare le parole giuste per difendersi dal suo preciso attacco.

“Tu sai molto più di quanto vuoi farmi credere! Per questo ti sei preso a cuore della mia folle storia. Perché tu sai chi sono io, solo che per qualche ragione sconosciuta, non vuoi ammetterlo!”

“Oscar. Ascolta”

“No! Ora sei tu che ascolti me. Per quanto saresti andato avanti con la tua patetica messinscena? Per quanto tempo ancora ti saresti preso gioco di me e dei miei sentimenti?”

L’uomo le prese le mani cercando di calmarla, ma la donna era fuori di sé: “Oscar… io…”

“Voglio la verità, André! La pretendo! Non puoi continuare con il tuo malvagio gioco. La mia sofferenza è reale e…”

André la zittì con un bacio.

Un lungo, profondo bacio che le tolse il respiro.

Un momento prima stava inveendo contro di lui con tutta la furia di cui era capace, un istante dopo si trovò stretta tra le sue forti braccia, le loro bocche incollate, la sua lingua impertinente che cercava la sua innescando una sensuale danza.

Di colpo la gravità delle sue accuse divenne superflua, mentre il desiderio di ricambiare quel bacio tanto atteso sgomitava smaniosamente.

Si mise in punta di piedi allacciandogli il collo con le braccia stringendosi più forte a lui.

Cosa importava di tutto ciò che stava attorno quando avevano loro stessi?

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: amoreterno