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Autore: ilenia23    19/09/2009    3 recensioni
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E se Albus Silente avesse una figlia? E se Sirius Black  se ne innamorasse? E se la storia fosse andata tutto in un altro modo o quasi?
Un intenso sguardo, durato un solo istante.
Pieno di dolcissima tensione.
Complicità.
E paura.
E ansia.
E passione.
E felicità straziante.
Gioia pura, autentica.
In un brevissimo sguardo  tutto questo.
Eravamo tutto questo io e Sirius.
E quel poco d’amore che c’era.
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!! Questo capitolo immagino non piacerà quasi a nessuno perchè è alquanto triste!! Spero però che vi emozioni...io mi sono commossa a scriverlo. Detto questo, ringrazio tutti per i complimenti e no, non voglio farvi venire nessun infarto...Vi voglio vivi e vegeti perchè dovete commentare!!!!
Detto questo, un ringraziamento speciale va ad Alohomora per tutta la sua pazienza e per il suo lavoro. A proposito, vorrei segnalarvi la sua storia cioè L'erede dei Black. Andate a leggervela perchè è bellissima....
Buona lettura!!!!


Azkaban - Novembre 1981

Aryana Silente

Arrivare ad Azkaban era sempre uno shock.
Era più che una prigione, era il vessillo della disperazione, della deriva umana.
Più ci addentravamo,più capivo perché Sirius fosse impazzito..
Chiunque sarebbe impazzito in quel posto.
Certo, le mie condizioni psicologiche enfatizzavano ancor di più l’ atmosfera.  
A 21 anni mi ritrovavo sola, incinta, a dover affrontare una condanna insensata.
Sirius….
Mio marito.
Il padre di mio figlio.
Il mio Sirius.
Un assassino, una spia, un traditore.
Come avrei potuto credere al fatto che James e Lily fossero stati uccisi dal loro migliore amico, dal loro fratello, dal compagno di mille esperienze, di lacrime, di gioie, di paure?
Non potevo pensare nemmeno al fatto che fossero morti davvero.
Lily….l’unica amica che io abbia mai avuto.
E James….la cosa più vicina ad un fratello che avessi.
Non c’erano più.
E io avrei dovuto accettarlo, prima o poi.
E come potevo pensare che Sirius avesse permesso che Harry fosse rimasto solo? Senza genitori, senza di lui?
No, impossibile.
E io non potevo assistere impotente alla sua deriva.
Semplicemente non potevo.  
Anche per Harry.
Soprattutto per lui e poi per me e il mio, il nostro bambino.
Adesso non potevo prendermi cura di nessuno dei tre, a dire la verità. Harry era stato affidato ai  Dursley e io non protestai più di tanto. Era chiaro che era l’unica soluzione possibile.  La domanda che mi assillava era: e poi?
Cosa sarebbe successo dopo? Avrei perso Harry? O Sirius? O entrambi?

Chiesi a Remus di accompagnarmi ad Azkaban quel giorno.
Dovevo parlargli, dovevo rassicurarlo, dovevo aiutarlo. Anche se lui non lo aveva chiesto.
Erano le regole del nostro rapporto.
Non si parlava, si agiva. Non si chiedeva, si pretendeva.
Remus acconsentì ad accompagnarmi seppur molto restio. A detta sua, Sirius era completamente impazzito: l’ unica cosa che faceva era ridere e urlare, si rifiutava di parlare e mangiava poco e niente.
Ovviamente era a causa dello shock della perdita e di tutto quello che ne era derivato,almeno, questo era quello che pensavo io.
L’unico desiderio in me,mentre camminavo tra le gelide presenze che facevano da guardia ai prigionieri,era di scoprire la verità,scoprire cosa era successo in quella strada,dove era stato Sirius quella sera, perché non si era dichiarato innocente.
Il mio subconscio rispose a quelle domande nel momento stesso in cui ci trovammo di fronte alla cella di Sirius.
Quando il mio sguardo incrociò il suo capì subito che quello non era mia marito.
L’espressione di gelida indifferenza stampata sul volto andava in antitesi alla folle fiamma che ardeva nei suoi occhi.
Chi era quella specie di derelitto umano?!
Di certo non il Sirius che conoscevo io, quello spigliato,leale, brillante, buono..
Assomigliava ai molti fanatici di Voldemort che catturai a bizzeffe: la stessa lucentezza negli occhi, la stessa sicurezza di chi è certo essere nel giusto, lo stesso cipiglio sprezzante, provocatorio, la stessa gelida indifferenza del maligno..come se Azkaban fosse indegna di ospitare un servo fedele dell’Oscuro Signore come lui, il doppiogiochista perfetto, la spia, l’ingannatore, la talpa tra le fila della resistenza.
All’improvviso mi fu tutto molto chiaro.
Certo, un bel colpo accaparrarsi la figlia del più grande mago di tutti i tempi, un bello smacco, una beffa ai danni dei nemici. Questo bisognava riconoscerlo. Ingannarci per tutto questo tempo, fingere, illudermi, persino mettermi incinta, era degno di un mago oscuro a tutti gli effetti.
Aprirono la cella ed entrai insieme a Remus.
“Sirius..”mormorai tentennante.
Il dubbio si insinuava in me e sibilava nelle mie orecchie come una serpe.
A sentire le mie parole rise sguaiatamente, malignamente..
Si stava facendo beffe di me.
“Che ci fai qua?Non hai ancora capito niente? Mi chiami ancora per nome?”ringhiò alternando note stridule a veri e propri sibili.
Mentre parlava girava intorno a noi come un lupo affamato accerchia le sue prede.
Ogni sua parola era una pugnalata al cuore.
“Vuoi dire che sei stato tu? È per questo che non hai protestato per ricevere un processo giusto? Perché sei stato davvero tu a tradirli? A tradirci?” esclamai con la voce mezza rotta.
“E chi può essere stato se non io? Che senso aveva fare un processo? È così chiaro per tutti..l’unica a non capire sei tu..ti sei voluta ostinare a venire, perché? Non ti erano bastate le descrizioni degli incontri con lui..”disse indicando Remus disgustato. “Ma tu no..dovevi venire a constatare di persona, non è così? Tutti che parlano della tua grande intelligenza, del tuo intuito da Auror..poverini…non sanno di che parlano. Ingannarti è stato come rubare le caramelle ad un bambino. È bastato che ti facessi qualche moina e sei cascata subito ai miei piedi come una sciocca. Altro che grande Auror…sei solo un’illusa, proprio come tuo padre”.
“Adesso basta, andiamocene Aryana”disse Remus prendendomi per un braccio ma io lo scansai.
“Vorresti farmi credere che è stato tutta finzione? Tutta una messinscena premeditata dai tempi della scuola? E come avresti fatto a sapere che saremmo arrivati a questo punto?Come hai fatto a ingannarci per tutto questo tempo?Pensi davvero che io possa bermi tutte queste idiozie? Sirius dimmi la verità....Qualunque essa sia…affronteremo tutto insieme…”.
Distolse lo sguardo  e ghignò divertito.
“Mi chiedi come facevo a sapere che saremmo arrivati a questo punto. È estremamente semplice: è sempre stata la vostra natura. Voi eravate destinati a tutto questo. Ce l’avete nel DNA. E anch’io. Ricordi? Sono un Black. E se ti stai chiedendo perché, ti dirò anche questo. Perché lo so fare. Non ho scelto niente in questa vita. Sono al mondo e sono fatto così. È l’unica cosa per cui sono portato…il male”.
“Io ti conosco. Tu non sei così. Lascia stare i sensi di colpa, perché ci stai facendo questo? Vuoi distruggere tutto quello che abbiamo”.
 “Guarda in faccia la realtà. Noi non abbiamo niente. Noi….non esiste, non è mai esistito. È stato solo un gioco, una recita….solo…un gioco. E tu ci sei cascata….sei solo un’illusa”biascicò sadico.
Come cadere da una scogliera ed essere ancora coscienti. Sentire ogni centimetro delle tue ossa frantumato. Era così che mi sentivo.  
Racimolai  quel briciolo di forza che mi era rimasta , lo dovevo a James e Lily, e mi rivolsi a Sirius in questi termini:  “Meglio vivere di illusioni  ma essere libera che servire e riverire un padrone. Solo uno schiavo..una marionetta. Ti dirò una cosa: avete fallito. È finita.Il tuo signore è caduto insieme a te. Sei finito ad Azkaban e mi auguro che tu possa morirci in questo posto il più tardi possibile perché devi pagare fino all’ultimo respiro tutto quello che hai fatto. Non avrò pace fin quando non avrò sbattuto ogni verme schifoso come voi in galera. Fin quando ci saranno persone come me, come mio padre, come Remus, come James e Lily, voi non l’avrete mai vinta. Mai”.
Feci per andarmene ma le sue ultime parole mi gelarono il sangue nelle vene…
“Come sta mio figlio?”ululò, sarcastico.
Mi voltai lentamente.
“Stai tranquillo, tra pochi giorni non ci sarà più nessun figlio. Non ho intenzione di far nascere un mostro come te”.
Per un attimo vidi un’ombra muoversi nelle sue innaturalmente dilatate pupille ma era solo la mia immaginazione.  Girai sui tacchi e me ne andai seguito a ruota da Remus.
“Aryana, sei sicura? Voglio dire, lui non c’entra con tutto questo”.
“Mi dispiace ma farò quello che ho detto. La gente smetterà di parlare e mio padre sarà molto più sereno”.
“Aryana…”.
“No, no avevi ragione tu..sono stata una stupida..una stupida..”presi a singhiozzare.
Mi condusse velocemente all’uscita e mi strinse forte al suo petto.
“Shh…Aryana..nessuno di noi poteva saperlo..era impossibile capirlo..”.
“Come ho fatto a non accorgermene? La sua famiglia e tutto il resto..era così prevedibile..L’ho sempre saputo che avrebbe portato solo guai… il mio intuito..l’ho sempre saputo,capisci?” .
“Ti sei sbagliata..ci siamo sbagliati tutti. Non ti devi fare nessuna colpa”.
“Certo che lo devo fare. Devo addossarmi la responsabilità dei miei errori, Remus, altrimenti potrei anche impazzire. Se non mi convinco che sia stata colpa mia, non so se riuscirò a sopravvivere al fatto che devo pagare per gli errori degli altri. È molto più sopportabile pensare che sia colpa mia, fidati”.
Improvvisamente il cielo si fece ancor più cupo e tempestoso di quanto già non fosse e incominciò a piovere.
 Le lacrime si confusero con le gocce di pioggia.
Mi asciugai in fretta il volto, sentii il sangue tornarmi gelido nelle vene, il cuore riprendere a battere regolarmente, gli occhi asciugarsi.
Dovevo riesumare l’ Aryana che esisteva prima di Hogwarts, l’ Aryana gelida, razionale, imperturbabile.
Per sopravvivere avevo bisogno di rimettere l’ armatura.
Non avrei lasciato mai più che qualcuno entrasse dentro di me così nel profondo. Mai più.
Mi sarei dovuta fidare del mio potere empatico a suo tempo che mi urlava di stare lontano da Black.
Ecco qual’ era la mia punizione da cui avrei tratto insegnamento: aprirsi alle persone sbagliate comporta avere il cuore stracciato.
Me lo sarei dovuta ricordare un giorno o l’ altro..quel giorno era arrivato.
Lo giurai a me stessa, mai più lo avrei permesso.
A passo imperioso mi allontanai verso casa con solo un gran senso di vuoto dentro che mai nessuno avrebbe percepito perché il mio volto si era trasformato in cera , impassibile e glaciale.
Adesso ero di nuovo sola, totalmente sola, come sempre.
Quegli anni erano stati una breve parentesi di follia da dimenticare, solo un bel sogno, un sogno davvero bello.
Ma adesso era il momento di riprendere la vita normale e nella vita normale chi cade è perduto.
Non c’era tempo per piangere, non c’era tempo per disperarsi.
Se non fai il bastardo per gli altri resterai un debole.
Era il momento di riprendersi in mano la vita. E in fretta. Come solo i migliori sanno fare..
Bentornata, cara saggia, diffidente Aryana.
Era ora che ti svegliassi.


Sirius Black

Morto.
Non restava più niente di me in quel momento.
Ero morto.
Nulla per cui valesse la pena vivere,combattere.
Meglio fingersi folle e colpevole piuttosto che lottare.
Che senso aveva ormai?
Nessuno mi avrebbe creduto..nessuno. Solo Aryana, Remus ed Albus l’avrebbero fatto ma non avrei mai permesso questo, far passare mia moglie per una pazza, farla rinnegare dall’intera comunità magica, farle perdere tutto il suo prestigio, acquistato con tanta fatica nella lotta contro il male in quegli anni.
No, molto meglio farle credere che fossi colpevole,che l’avessi ingannata,darle una possibilità di essere felice con qualcun altro,ricostruirsi una vita senza di me.
La mia anima si dilaniava per ogni pensiero di lei tra le braccia di un altro ma sapevo che era giusto così.
Per me non c’era più niente da fare ormai.
Ero come un malato terminale che vive attaccato ad una macchina a cui non si stacca la spina per il poco coraggio.
Sopravvivevo ma non vivevo.
Sentivo ma non ascoltavo.
Guardavo ma non vedevo.
Mangiavo ma non gustavo il cibo.
Il mio corpo si muoveva, era vivo ma senz’anima.
L’unica cosa che non mi faceva impazzire era la consapevolezza di essere innocente,la rabbia verso i traditori,verso Voldemort che mi aveva portato via tutto,il senso di colpa perché sapevo che mio figlio non sarebbe mai nato per colpa mia, il ribrezzo verso quel posto, verso chi lo abitava e chi lo custodiva.
I giorni passavano e io marcivo in quella gabbia, rivolgendo la mente al mondo là fuori, ad una persona che continuava a farmi battere il cuore irregolarmente…
Una persona di cui avrei sentito terribilmente la mancanza.
Una persona che non avrei mai dimenticato,nemmeno volendo.
Una persona a cui ero condannato a pensare per sempre.
Una persona che non avrei mai più avuto.



*******************


Ministero della Magia - Febbraio 1982

Aryana Silente

“Aryana Kendra Arya Saphira Silente, è con enorme privilegio e orgoglio che le conferiamo il premio come miglior Auror a difesa delle Arti Oscure dell’ultimo anno” proclamò con aria solenne il ministro della magia Cornelius Caramell,porgendomi una targa dorata.
La afferrai sfoderando un sorriso di circostanza mentre il fotografo ci scattava una foto per la Gazzetta.
Negli ultimi tre mesi mi ero gettata a capofitto nel lavoro. Dalla caduta di Voldemort c’era molto lavoro da fare e per di più ero diventata velocemente capo dell’ ufficio Auror,nonostante i miei 21 anni.
Durante il periodo del terrore mi ero differenziata insieme a Lily, James e agli altri dell’Ordine per la cattura di innumerevoli maghi oscuri,per mandare all’aria molti attacchi di Voldemort e continuai a farlo non appena mi promossero.
Alcuni Mangiamorte tra cui Bellatrix Lestrange ci diedero filo da torcere, volevano instaurare nuovamente quello che avevano ai tempi di Voldemort ma senza di lui il loro progetto fu un fallimento su tutta la linea. Per la loro cattura e per aver smascherato e smantellato la rete fittizia di maghi oscuri che facevano capo a Voldemort mi venne assegnata quella targa al Ministero.
Mio padre era in prima fila, sorridente come non mai. Credeva che avessi superato totalmente lo shock per la condanna di Sirius e la morte di Lily e James.
Fingevo benissimo.
Non sapeva ancora nulla della mia gravidanza ma presto avrei dovuto dirglielo.
L’unica cosa di cui ero certa è che avrei tenuto il bambino. Non potevo ucciderlo,anche se apparteneva ad un mostro.
Pensavo notte e giorno a cosa avrei fatto, a cosa avrei detto a tutti quanti.
In fondo, la maggior parte non sapeva neanche che io e Sirius fossimo sposati.
Avevo lavorato così tanto per avere la mia reputazione..non potevo rovinare tutto.
Dovevo parlare con mio padre, lui avrebbe trovato la soluzione, lui risolveva sempre ogni problema, era la mia ancora di salvezza.
Dopo aver strinto automaticamente la mano ai maghi prestigiosi in fila di fronte a me per farmi le congratulazioni, partecipai al breve buffet, trascorrendo la serata fra i soliti convenevoli richiesti in quelle occasioni.
Fortunatamente accanto a me avevo mio padre che mi salvava quando stavo per fare una gaffe poiché ,completamente assorta nei miei pensieri,finivo col non dare alcuna attenzione a chi mi stava davanti.
A fine serata feci una capatina in ufficio, al piano di sopra, per organizzare il lavoro dell’indomani e successivamente raggiunsi mio padre all’ingresso.
Ci smaterializzammo a casa sua a Londra.
Era da tanto che non ci venivo, ma tutto era apposto, era sempre la mia casa d’infanzia.
“Allora, preparo un po’ di the, tu nel frattempo mettiti comoda”disse mio padre, andando in cucina.
Mentre lui trafficava con i fornelli, osservavo nostalgica le foto sul caminetto,immagini ingiallite e stanche che mi fecero rivivere i momenti del mio passato.
Sorridendo pensai a quanto avrei voluto tornare bambina, invece avevo ventuno anni pesanti come macigni. Riguardare quei piccoli istanti della mia infanzia mi confortava,mi faceva ricordare quanto era piena di fantasia e gioia la vita vissuta con gli occhi dei bimbi, mi faceva credere ancor di più di aver preso la giusta decisione tenendo quel bambino.  
“Che fai?”esclamò mio padre poggiando il vassoio con le tazze di the fumante sul tavolino di vetro.
Io saltai in aria e, a vedere quella reazione,Albus si buttò sulla poltrona ,ridendo.
“Papà, non sei un po’ grandicello per fare questi scherzi?”dissi sedendomi nella poltrona di fianco alla sua.
“Io non volevo fare nessuno scherzo. Sei tu che non mi hai neanche sentito arrivare. Come al solito eri fra le nuvole. A cosa pensavi?”.
“Pensavo che devo parlarti”.
“Lo sai che puoi dirmi tutto,mio piccolo elfo” mi rassicurò, sorseggiando il suo the.
“Questa volta ti infurierai”.
“Lo sai che non posso infuriarmi mai sul serio con te..è per Sirius?Guarda che lo so che sei andata a trovarlo anche se te l’avevo vietato”.
Sgranai gli occhi.
Sapevo che mio padre era più di un mago normale ma  la sua onniscienza mi faceva rimanere basita ogni volta.
“C- come..?”balbettai interdetta.
“A parte che me lo immaginavo, testarda come sei..comunque ho avuto la conferma da parte di Remus e sappi che non sono infuriato per niente”.
“Oh..quindi non sei arrabbiato?”.
“Per nulla. L’unica cosa che volevo fare era evitarti una sofferenza inutile perché immagino che ti abbia detto delle cose orribili,non è così?”.
Abbassai lo sguardo per non fare vedere l’ombra cupa che avvolse i miei occhi.
“Remus non ti ha raccontato cosa è successo?”.
“A dire il vero no. Ci siamo incontrati di sfuggita, mi ha solo confermato il vostro incontro”.
“Oh,capisco. Comunque non era di questo che volevo parlarti,o meglio, non proprio di questo”tergiversai abilmente.
“E allora di cosa?”.
“Papà..tu sai che io e Sirius ci siamo sposati,no?”.
“Si certo. Purtroppo..”.
“Aspetta, non mi interrompere. Bhe, è successo che..tre mesi fa ,prima della morte di James e Lily, io ho scoperto di aspettare un bambino…da Sirius”.
Mio padre mi fissò negli occhi per parecchio tempo, quasi un’eternità.
“Perché me lo dici solo adesso?”chiese freddo mentre poggiava la tazzina sul vassoio, evitando accuratamente il mio sguardo.
“Perché all’inizio non ci volevo pensare e non avevo ancora capito con chi avevo a che fare. Poi,dopo l’incontro con Sirius, ho deciso che non l’avrei tenuto perciò era inutile dirtelo..ti avrei procurato solo un dispiacere in più. Adesso le cose sono un po’ cambiate…io..vorrei tenerlo ,anzi, sono sicura”.
Mio padre continuava a guardare per terra.
Aspettai che dicesse qualcosa ma continuava a tacere per cui mi accovacciai accanto alla sua poltrona, presi le sue mani nelle mie e scoppiai a piangere.
Albus mi strinse forte a sé e mi accarezzò la testa per farmi calmare.
“Papà, scusami. Lo so che sono stata un fallimento. Prima sposo un delinquente e poi mi faccio mettere anche incinta…sono stata una stupida. Adesso vengo da te e ti do altri problemi..come se non avessi altro da fare. Papà ,ti prego,io senza di te non ce la posso fare…aiutami, per favore..ti prometto che non ti deluderò più ..”  singhiozzai sommessa.
Era la prima volta, dopo l’incontro con Sirius, che piangevo, che buttavo alle ortiche la mia corazza e mi abbandonavo completamente al dolore.
Era liberatorio ma non era nel mio stile fare quelle sceneggiate.
No, decisamente non nel mio stile.
“Stammi bene a sentire”tuonò mettendomi in piedi. Mi prese il viso tra le mani e in modo deciso disse: “Non ti azzardare mai più neanche a pensarle queste cose. Prima di tutto, non sei affatto un fallimento e non mi hai mai deluso ,anzi, sei invidiata da molti e sei il mio orgoglio. In secondo luogo, non è colpa tua se Black si è rivelato spregevole e maligno. Vorrei ricordarti che persino io non ho capito chi fosse ,anzi, sarei stato pronto ad affidargli la mia vita, tanto è vero che ti ho affidata a lui. Per terza cosa, aiutarti è il mio preciso dovere di padre, non mi crea nessun disturbo ,anzi, mi riempie il cuore di gioia sapere che ancora alla mia età tu hai bisogno di me e chiedi il mio aiuto. Infine,come puoi pensare che diventare nonno sia un problema per me?!è la cosa più bella che potesse capitarmi”.
“Grazie, papà..”squittii abbracciandolo.
“Allora, dobbiamo organizzarci…quanti sanno della tua gravidanza?”.
“Remus, tu,Sirius e Uriel".
"Bene. A Remus faremo un incantesimo della memoria, gli faremo dimenticare tutto. Sirius Black non potrà parlare con nessuno per molto tempo e poi lo credono tutti pazzo quindi non creerà alcun tipo di problema”.
“E poi pensa che l’abbia dato via”lo interruppi io.
“Ottima mossa,tesoro. Adesso dobbiamo pensare a quello che faremo..”.
“Mi hai fatto venire un’idea. Uriel! Potrei andare a Shantaram dai nonni e da lui. Potrei stare lì fino a quando non nasce il bambino”.
“Questa può essere un’idea..ma dopo cosa farai?”.
“Non lo so. Potrei fargli fare avanti e indietro Shantaram - Londra. Nessuno si accorgerà di lui fino a quando sarà piccolo. Riceverà un’ottima istruzione dagli elfi, da me e da te. Tu ci metti poco ad arrivare a Shantaram e ci verrai a trovare spesso..noi staremo bene..per il futuro, si vedrà”.
“E con il lavoro? Come farai?”.
“Scriverò libri. È quello che ho sempre voluto fare in fondo, oltre l’Auror. Tanti maghi lo fanno, perché io non dovrei? Poi all’estero potrei anche lavorare con altre razze magiche, mettere a frutto le capacità insolite che mi hanno sempre ammirato,no?”.
“Potrebbe essere una buona idea..”disse mio padre massaggiandosi il mento,scettico.
“Papà..”sussurrai prendendogli le mani “è una buona idea. È la cosa più giusta per tutti..sparire per un bel po’ di tempo..non far vedere la mia faccia ma mantenere vivo il mio nome..…per un po’ la gente parlerà ma poi finirà tutto quanto..”.
“Preferirei tenerti d’ occhio, qui vicino a me. E poi non voglio che getti la tua carriera alle ortiche. Hai faticato tanto..”.
“Papà,intratterrò relazioni con l’estero, affinerò le mie capacità da strega, imparerò nuove cose e avrò un bambino. Questo non è gettare la carriera alle ortiche, anzi, arricchirò il mio curriculum di prestigio. Vedrai, farò un buon lavoro..”.
“Non ne dubito, mio piccolo elfo, non ne dubito…sei sempre stata straordinaria in ogni cosa..lo sarai anche in questa..”.
“Dai, aiutami a scrivere la lettera di dimissioni per Caramell…”dissi, sdrammatizzando.
E fu così che io e il mio piccolino partimmo per Shantaram tra mille dubbi, mille ansie e mille interrogativi sul futuro ma un’unica cosa bastava per tenerci insieme:la speranza.
Ci lasciammo alle spalle il passato insieme a tutte le voci che giravano sulla nostra partenza.
Partimmo e basta, avidi di respirare aria pulita.
  
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