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Autore: EllyPi    20/03/2024    0 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jormundur in persona lo intercettò appena atterrarono a Ilirea. A comprovare le parole di Maeve, lui non le prestò più dell’attenzione necessaria per assolvere ai dettami dell’educazione.

Oltre a notare questo, Murtagh notò che fosse affrettato. “Qualcosa non va?” , chiese piano all’uomo. Jormundur gli fece un cenno teso del capo per invitarlo a seguirlo.

Quando, entrando nel gabinetto del Consigliere, vide i due gemelli Albriech e Baldor che tumefatti attendevano con espressione preoccupata, la situazione gli fu chiara senza che servissero spiegazioni. Si accorse stranito che la mancanza di sorpresa gli permettesse di sentirsi lucido. Ma svuotato come un frutto dalla buccia dura.

Senza attendere il permesso di parlare, Albriech si fece avanti. “Mi dispiace, amico…” , mormorò sinceramente. Il gemello annuì in simpatia, tenendo lo sguardo basso. Baldor aveva sangue secco che gli incrostava le narici e un bernoccolo sulla fronte. Chissà sotto gli abiti quanto dovessero essere malconci.

Murtagh non avrebbe potuto arrabbiarsi con loro. Era piuttosto colpa delle guardie appostate sotto la loro casa doppia, o di chi aveva permesso che i principi venissero allontanati. Si voltò verso Jormundur. Questo rimase immobile per un momento, fissando il vuoto. Si riscosse con un profondo respiro, andando a incontrare lo sguardo torvo di Murtagh.

“I principi-… Qualcuno è venuto a sapere del loro rifugio e…”

“Lo sapevo!” , sbottò in un lamento sconsolato Murtagh premendosi i pugni sugli occhi, la testa riversata all’indietro. “Sapevo che sarebbe finito tutto quanto perché avreste messo in pericolo i miei figli!”

Tornò ritto e lanciò le mani verso il basso per liberare lo sguardo nuovamente. Tutti avevano gli occhi lucidi, a quel punto, nella stanza.

“È tutta colpa tua!” , sbraitò sfogandosi verso il Consigliere, “Io mi sono fidato di te!”

Albriech e Baldor trasalirono, forse pensando che dopo sarebbe stato il loro turno per una sfuriata simile. Murtagh arrestò la sua camminata a falcate furiose davanti a loro. “Tornate alle vostre case  cuor leggero, amici miei: il figlio di Morzan non vi rimprovera alcunché. Anzi, vi è grato per aver accudito i suoi figli in questo tempo, e dispiaciuto per avervi coinvolti e messi in pericolo.”

Baldor aprì la bocca per rispondere, ma suo fratello annuì verso Murtagh poi afferrò un polso all’individuo identico a lui e lo strattonò via. Nella mente del Cavaliere balenò l’informazione che aveva ricevuto da Angela, ma la ricacciò poiché non ritenne adatto quel momento per gettare sale sulle loro ferite.

Quando furono soli, Murtagh tornò a prestare attenzione a Jormundur. “I dettagli. Ora!” , ordinò.

Il consigliere tirò su col naso, alzando gli occhi dal pavimento. “Maeve era con voi, perciò mi sono recato io stesso dai vostri due amici per il controllo quotidiano della salute dei principi.”

La sua voce era rotta dal dolore e dal rimorso. Murtagh provò pietà per lui. Era vero che tutto fosse iniziato da lui, ma era anche stato il primo a impegnarsi per trovare un cavillo legislativo per accelerare i tempi per riavere i principi. Mancavano anche a lui quei due meravigliosi esserini.

“Quindi sapevi la loro posizione?” , chiese Murtagh senza però riuscire a suonare così minaccioso come si era immaginato.

Jormundur scosse il capo. “È stata Maeve a farmelo capire, quando le avete detto del vostro breve viaggio.”

Quella donna era più sfuggente di una donnola, si rese conto Murtagh. “Prima di stamattina ti sei recato da solo da Albriech e Baldor?”

Jormundur confermò col capo. “Ho prestato attenzione che non venissi visto, però!” , protestò con rabbia verso sé stesso. Per lungo tempo Maeve era andata avanti e indietro dal rifugio dei principi senza essere scoperta, persino riuscendo a mostrare la posizione discretamente, mentre in una sola sera Jormundur era stato scoperto. La spia. Così Angela l’aveva definita. Se lei fosse stata una spia, probabilmente avrebbe fatto parte di un gruppo di dissidenti. Magari suo marito con lei: ecco il motivo per dichiararlo morto. Una persona invisibile era poco diversa da un morto.

Possibile che la sua prima impressione della donna fosse così sbagliata? Possibile che avesse abbagliato anche il giudizio di un drago?

Pensò al loro primo incontro, al teatrino che aveva imbastito per impietosirlo. La rabbia ammontò alle orecchie. Avrebbe voluto correre a interrogarla, ma prima avrebbe dovuto salvare i suoi figli.

Inspirò per cercare di focalizzarsi. “Ti credo. E credo che tu sia stato raggirato affinché compissi il gesto di denunciare la tua figlioccia.”

Jormundur strabuzzò gli occhi. “Perché questo cambiamento d’opinione così repentino, Cavaliere?”

“Credo di aver capito tutto. Ma ti spiegherò dopo che avrai terminato di informarmi riguardo la vicenda di stamane.”

Jormundur riassunse una dose considerevole di grinta nello sguardo. Fece un cenno di comprensione e proseguì: “I due fabbri hanno testimoniato di non aver scorto la figura che si sia macchiata del reato, ma di un dettaglio peculiare erano certi: il piccolo lord Ruaidhrì, il nostro principe, sembrava intimorito dall’uomo ma lo ha comunque seguito con un’obbedienza che non aveva dimostrato ancora nemmeno con loro.”

Murtagh fece un’espressione stranita. “A parte te, Farica e Maeve, sa di non dover obbedire a nessun altra persona oltre i suoi genitori. Lo sconosciuto lo avrà raggirato per fargli credere di essere un uomo di Nasuada... Non possiamo biasimarlo, non ha nemmeno due estati.”

Aveva pronunciato il nome della dama a denti stretti.

“Non possiamo confermare ancora se sia stato così. C’è dell’altro: l’uomo si trovava con una donna.”

Pensò a Maeve. Ma come poteva trovarsi in due luoghi contemporaneamente?

“Dall’accento straniero, la corporatura tremendamente massiccia per essere completamente umana. Dicono sembrasse un colosso.” , continuò Jormundur. Quelle parole lo colpirono ancor peggio della prospettiva che Maeve potesse viaggiare nello spazio-tempo a suo piacimento.

“Bachel.” , mormorò Murtagh. Non poteva esserne sicuro che si trattasse di lei, ma quella descrizione gli aveva fatto subito pensare a quanto si sarebbe addetta alla temibile strega.

Jormundur lo osservò incuriosito. “Bachel?” , gli chiese incredulo, “Il suo nome è usato anche dove siete nato, Cavaliere, per spaventare i bambini?”

Ora era Murtagh a essere confuso e interessato a scoprire cosa sapesse l’uomo della strega.

“No, ma sono stato avvertito giusto ieri riguardo la sua pericolosità.”

“Bachel è morta. Da centinaia di anni!”

“Chi era questa Bachel?” , chiese Murtagh frettolosamente.

“La discepola del Cavaliere ucciso da Galbatorix. Il suo primo compagno prima dei Tredici.”

“Non ho mai sentito di lui.”

Jormundur alzò un sopracciglio, studiandolo. Probabilmente, come figlio di uno dei Rinnegati, si ci aspettava da lui di conoscere la storia di Galbatorix a memoria e perfettamente. Ma non era così. La conoscenza era un potere, secondo Galbatorix. Perciò specialmente riguardo la sua vita (oltre a quanto non fosse già entrato nei racconti popolari) il re non soleva tradire alcunché.

“Brom raccontava sempre quella storia. Fu prima che vostro padre lasciasse le porte di questa stessa città aperte, e poi aiutasse Galbatorix e il suo drago a racimolare la forza per distruggere i Cavalieri.”

“Questa parte della storia la conosco già, grazie. Altro da dirmi riguardo Bachel?”

L’uomo scrollò le spalle. “Mia moglie - la mia prima moglie - , che era originaria di un villaggio vicino la Dorsale, raccontava ai nostri figli prima di coricarsi che Bachel avrebbe infestato i loro sogni se non avessero pregato gli dèi prima di dormire.”

Murtagh strinse le palpebre di scatto. I sogni. Non poteva essere una coincidenza che Angela lo avesse ammonito contro i Sognatori. Che Bachel sia una specie di divinità da loro adorata, dopo la sua dipartita? O forse non era mai morta ed era divenuta una creatura mitologica. Forse era immortale e si nascondeva in disparte, riapparendo tanto saltuariamente da farla passare come una creatura sovrumana.

Come gli elfi. Questo avrebbe spiegato le dimensioni superiori a una donna umana.

Scosse il capo velocemente. “Parleremo di lei più avanti, intanto credo che tu mia sia stato più utile di molte ore in biblioteca.”

Jormundur parve sorpreso e lusingato.

“Avete seguito le tracce che uscivano dalla città?” , chiese Murtagh riprendendo la compostezza.

L’anziano assunse un’espressione furba. “Dalle informazioni delle nostre spie, non è facile intercettarli perché si muovono circospetti, ma sembra si stiano dirigendo verso la Dorsale.”

La Dorsale. Dove Eragon aveva trovato l’uovo di Saphira. Dove nemmeno Galbatorix osava avventurarsi. Che vi fosse qualcosa di oscuro che nemmeno lui poteva pensare di vincere?

Un brivido corse lungo la schiena di Murtagh, mentre si muoveva per sfilare una mappa di Alagaesia dal farsetto. Si fece indicare la rotta e da sé immaginò il punto in cui si sarebbero trovati in quel momento. E in quale avrebbe potuto avvenire l’intercettazione, se avesse volato sul dorso di Castigo il più velocemente possibile.

 

Si avvicinò all’orecchio di Jormundur, chiedendogli di inventare una scusa per la sua assenza con Nasuada. E poi, sussurrando, di imprigionare Maeve fino al suo ritorno.

  
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