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Autore: z0mbie    20/03/2024    1 recensioni
[post-Nazionali | KuroTsukki | accenni SunaTsukki]
"Cosa ci fai qui?" riuscì solamente a dire, cercando di mantenere i nervi saldi e la sua tipica faccia di bronzo. Il tono della sua voce, però, aveva leggermente lasciato trasparire una certa punta di sorpresa. Tsukki si augurava solo che l'altro non sentisse quanto velocemente il suo cuore stesse battendo. Aveva paura che gli sarebbe esploso proprio dentro il petto.
Dal canto suo, Tetsurou sghignazzò genuinamente divertito dalla reazione del più piccolo e salutò educatamente Yachi e Yamaguchi, per poi tornare a concentrare tutte le sue attenzioni verso il ragazzo con gli occhiali.
"Sai, avevo bisogno di una boccata d'aria e così sono uscito per fare una passeggiata con il cane... solo che, cavolo, arrivato a Sendai mi sono accorto di aver lasciato il cane a Tokyo! Che sbadato!" teatrale, sarcastico e buffone come sempre, aveva constatato mentalmente Kei, ma diavolo se lo faceva ridere. Stava davvero facendo del suo meglio per trattenere quella risata che così tanto insistentemente cercava di sfuggire al suo controllo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ebbene, buonasera. Non so da dove sia uscita questa cosa, ma è nata dopo una lunga e profondissima riflessione in cui ho dovuto mettere un po' di ordine alle mie idee. Tutto è nato ascoltando 22:22  di Ghali, che personalmente la ritengo LA canzone KrTsk per eccellenza. E nulla, ecco qui. In questa one-shot abbastanza lunga (mea culpa) ho inserito tanti dei miei personalissimi headcanon, come alcuni dei film preferiti di Kuroo e Tsukki, le loro situazioni familiari e il fatto che, una volta terminata la scuola, Kuroo abbia deciso di affittare un appartamento assieme a Bokuto. Inoltre, mi piace pensare che la loro storia sia iniziata così: Kuroo fa una cazzata e Tsukki, suo malgrado, ne resta completamente stregato. Non posso farci nulla, li amo più di ogni altra cosa al mondo e non posso davvero fare a meno di scrivere, parlare e raccontare di loro. Non credo di aver mai amato così tanto una ship. Detto questo, c'è una LIEVISSIMA spuntatura di spoiler legata al film ma è talmente lieve che neanche si nota, mentre quanto ho scritto sulla strawberry shortcake è solo frutto di una recente dichiarazione di Furudate. Spero possiate apprezzare quasi quanto ho amato io scrivere questa storia.
A presto!
Haikyuu: © Haruichi Furudate 
 
 
— 22:22!
 
"E non mi basta, non mi passa
Tu sai bene non sopporto la distanza
Mi viene l'ansia, ma poi mi passa
Se ci parliamo sottovoce sottocassa"
[22:22 - Ghali]
 
Tetsurou si girava e rigirava tra le lenzuola, cercando disperatamente di prendere sonno. Il fatto che da lì a poche ore si sarebbe dovuto alzare per la sua solita corsetta mattutina e poi accompagnare Kenma a scuola certamente non lo aiutava affatto. 
Aveva tentato di addormentarsi nella sua solita posizione, con la testa premuta contro il cuscino, ma si era rivelato un tentativo fallimentare sotto tutti i punti di vista. Forse non si era ancora abituato al letto del nuovo appartamento che ora condivideva con Bokuto e al fatto che era cresciuto di qualche altro centimetro, oppure che il suo altro migliore amico aveva passato la sua ultima ora e mezza a fare ogni sorta di attività ginnica che il machiavellico - e sorprendentemente perverso - cervello di Akaashi aveva meticolosamente pianificato nel corso di quelle lunghe giornate in cui non avevano potuto vedersi.

Non che la cosa gli creasse particolari fastidi, del resto tra lui e Kotarou non c'era più quella sottile linea rossa che divideva un amico che non avresti mai voluto vedere nudo e quell'amico con cui sorseggiare una birra sul divano con i gioielli di famiglia al vento senza imbarazzi di sorta. Certo, quando però il giaciglio del suddetto amico era collocato proprio contro il muro che separava la sua camera da quella dell'altro, le cose iniziavano ad avere un altro sapore e, suo malgrado, Kuroo era costretto a sentire ogni sorta di gemito spezzato, il rumore delle carni sudate che sbattevano l'una contro l'altra, il cigolio del vecchio e malandato materasso di fortuna che avevano trovato in un mercatino dell'usato, rumori di baci bagnati ed affamati e lingue che si scontravano famelicamente. 
 
Tetsurou a volte si ritrovava a pensare che quasi li invidiava, quei due. Era passato poco più di un anno dall'ultima volta che aveva fatto sesso; era stato con una ragazza, una nuotatrice di un istituto femminile non molto lontano dal suo vecchio liceo, ma quando quella piccola e quasi dimenticabile storia finì, il capitano del Nekoma non aveva più avuto né l'occasione né l'interesse di conoscere un'altra persona. Non che le ragazze gli mancassero, soprattutto da quando aveva iniziato il college, ma al tempo stesso Kuroo non riusciva più ad avere occhi per nessuna. 
 
Per quanto l'università e la squadra con cui giocava assieme a Bokuto lo tenessero particolarmente impegnato a livello sia mentale che motorio, Tetsurou sapeva perfettamente che la causa della sua inattività sessuale non era dettata dalla macanza di tempo.
 
Era forse diventato gay? No, le ragazze ancora le guardava. Anzi, gli piacevano decisamente. E anche tanto, tantissimo. Ma poi l'immagine di quelle belle e formose donne dai lunghi capelli neri veniva sostituita da un fisico alto e fin troppo snello, gambe lunghe e cosce sode e sinuose, il petto magro e la vita proporzionata, corti capelli biondi ed un paio di spessi occhiali che nascondevano un'espressione seria e al contempo pensierosa e malinconica.
 
Kuroo non lo aveva più visto dopo le Nazionali. Lui e Tsukishima si erano scambiati i contatti - o meglio, Kotarou lo aveva praticamente costretto - e, a parte qualche rara occasione in cui Tetsurou gli mandava meme dal dubbio gusto e moralità - che a quanto pare l'altro trovava divertenti, al contrario di Kenma - non avevano avuto troppe occasioni per parlare.
 
Forse sì, un po' gay lo era. Bisessuale, per essere precisi. E la cosa non lo aveva neanche spaventato più di tanto. L'idea di non vedere più Tsukki, però, lo terrorizzava fino alla punta dei piedi. 
Come stava? Come andavano gli allenamenti? Era migliorato? Akaashi, che aveva avuto l'occasione di incontrarlo negli ultimi periodi grazie ai vari ritiri ed amichevoli, gli aveva raccontato che l'altro aveva fatto notevoli passi avanti, e non solo dal punto di vista sportivo. Tsukishima sembrava aver messo su qualche chilo e questo lo aveva aiutato a sviluppare una muscolatura solida e proporzionata, gli aveva confessato che aveva intenzione di iscriversi alla facoltà di scienze storiche della Tōhoku e che avrebbe continuato a giocare a pallavolo anche una volta finite le scuole superiori.
 
Questo aveva riempito di gioia il cuore di Kuroo. In quel momento pensò che gli sarebbe piaciuto vedere una delle sue future partite, ma poi la sua mente cominciò un viaggio senza ritorno in cui lo aveva portato alla realizzazione che no, non gli bastava vedere solo qualche match.
 
Kuroo voleva vedere Kei Tsukishima girare per la sua stanza, con o senza vestiti addosso; voleva vederlo indossare una delle sue vecchie felpe del Nekoma; voleva conversare con lui di pallavolo, musica, fumetti, scienza, storia e filosofia fino ad avere la bocca secca e il fiato corto; voleva guardare i suoi film preferiti - Blade Runner, la classica trilogia di Star Wars ed Akira - assieme a lui dopo una sessione esplosiva di coccole e sesso; voleva studiare assieme a lui; voleva vederlo ridere ancora per le sue battute e custodire gelosamente quel sorriso solo suo; voleva baciarlo, toccarlo, bearsi del suo delicato odore di fragole e vaniglia a cui non riusciva a smettere di pensare nemmeno dopo un anno. Voleva amarlo come non aveva mai amato nessuno.
 
Era stanco di non poterlo vedere, stanco di non sapere quando si sarebbero incontrati di nuovo. Ma Tetsurou aveva anche un'altra qualità, oltre quella di essere un tipo particolarmente estroverso e persistente, ed era la capacità di lasciarsi andare a piccoli istanti di follia senza preoccuparsi delle conseguenze. 
 
Erano le 2:30 del mattino e non prendeva ancora sonno, per cui quale buona occasione per non fare una rigenerante passeggiatina nella prefettura di Miyagi? Se fosse partito per le 3:00 in punto sarebbe arrivato all'incirca per le 7:30 del mattino o poco prima, considerato che si sarebbe apprestato a guidare in piena notte - e questo azzerava quasi del tutto la possibilità di incontrare traffico o rallentamenti di qualsiasi tipo -, e avrebbe persino fatto in tempo a tornare per la lezione di Marketing Distributivo che avrebbe avuto nel corso del pomeriggio. Doveva sbrigarsi, quindi, giusto il tempo di farsi una doccia veloce, vestirsi, mettere benzina all'auto e poi partire. 
 
Non importava come o dove, il capitano del Nekoma aveva bisogno di vedere Tsukishima anche per soli cinque minuti. Parlargli, stargli vicino, innamorarsi ancora una volta di lui e sentirsi morire nuovamente dentro quegli occhi dorati, senza una rete a dividerli.
Era più che consapevole della pazzia che stava per fare, ma del resto erano tante le follie che si facevano in nome dell'amore.
 
Senza far rumore, Tetsurou chiuse con cautela la porta della sua stanza dopo essersi dato una sistemata e di sottecchi si avviò verso la porta d'ingresso con la torcia del cellulare accesa.
 
"Kuroo-san...?" sentì improvvisamente, mentre la luce del piccolo e stretto corridoio si accese.
Lo studente di economia si voltò ed incontrò lo sguardo confuso e al contempo decoroso di Akaashi. Per fortuna era vestito.
 
"Oh, Akaashi. Vedo che Bo' non ti ha ancora del tutto sfinito!" sghignazzò Tetsurou con fare provocatorio, e poté giurare di aver visto un po' di rossore tingere l'espressione sempre così seria e composta dell'ormai nuovo capitano del Fukurodani. 
Dal canto suo, Keiji ignorò le parole dell'altro e si concentrò piuttosto sullo zaino che portava in spalla e gli abiti casual che stava indossando. 
"È successo qualcosa?" domandò, genuinamente in apprensione.
 
Kuroo restò per un momento esterrefatto. Probabilmente non era certo una cosa di tutti i giorni vedere il conquilino del proprio ragazzo uscire in piena notte, pronto a guidare per più di 400km solo per vedere un ragazzo a cui forse nemmeno piacevano i maschi.
 
"Uh, vado a fare una passeggiata nelle campagne, a Miyagi. Se tutto va bene tornerò nel primo pomeriggio. Di' a Bo' di non preoccuparsi, mi farò vivo nel corso della giornata!" disse con un sorriso e, senza aggiungere altro, diede la buonanotte al più piccolo e si congedò. Non doveva perdere altro tempo o sarebbe arrivato quando Tsukki era già in classe.
 
Prima di uscire, però, Kuroo sentì ancora lo sguardo indagatore e persistente di Akaashi sulla schiena. L'altro non era certo un idiota, aveva capito perfettamente che quello che provava per quel quattrocchi spilungone dalla lingua tagliente non era un semplice interesse dettato dallo spirito competitivo. In fondo, era stato proprio l'alzatore del Fukurodani ad aprirgli - seppur indirettamente - gli occhi sulla natura dei suoi veri sentimenti.
 
"Per favore, Kuroo-san, sii gentile con lui." si premurò solo di aggiungere Keiji, permettendo alla sua voce di essere tradita da una punta di sincero affetto, quasi di preoccupazione.
 
"Quand'è che non lo sono, Akaashi?"
E, senza aggiungere altro, il capitano del Nekoma varcò la soglia di ingresso e si diresse il più velocemente possibile verso la sua auto.
 
Non vedeva l'ora di rivedere il suo quattrocchi preferito.
 
 
»»――――-  ――――-««
 
 
TETSUBOY: So che sei ancora sveglio, ti prego di leggere questo messaggio. Sto uscendo e non so per che ora rientrerò. Non posso accompagnarti a scuola, quindi butterò Tora giù dal letto a suon di telefonate e gli dirò di passare a prenderti. Spegni quella maledetta PSP e vai a dormire!!!!! Buonanotte ᕙ(⇀‸↼‶)ᕗ
[02:48 AM]
 
kkodzuken: piuttosto che andare con tora vado da solo. quello al volante è un pazzo e io non voglio morire prima del tempo. comunque, è successo qualcosa a tuo nonno? dove stai andando a quest'ora?
[02:49 AM]
 
TETSUBOY: Cosa? No, certo che no!  Sto solo andando a fare un giretto a Miyagi!!! ( ๑‾̀◡‾́)σ"
[02:50 AM]
 
kkodzuken: [online]
TETSUBOY: [online]
 
kkodzuken: ogni giorno che passa sono sempre più convinto che da piccolo hai battuto la testa al parco e non me ne sono mai accorto... 
[2:51 AM]
 
TETSUBOY: Quanto sei ingiusto, Kenma-kun! Che motivo hai di ferire i miei poveri sentimenti in questo modo? Non faresti forse lo stesso per il tuo gamberetto salterino? 
[02:52: AM]
 
kkodzuken: umph... se ti può interessare, shoyou una volta mi ha detto che lui ed i suoi compagni di squadra sono soliti riunirsi al konbini del loro coach, credo si chiami sakanoshita o qualcosa del genere. non posso dirti con certezza che potresti trovare il tuo simpaticone occhialuto, ma fossi in te farei un tentativo... in caso contrario, in mattinata chiederò informazioni a shoyou e te le riporterò. 
[02:53 AM]
 
TETSUBOY: Sei sempre il migliore, Kenma-kun! Darò un bacio al gamberetto da parte tua! Adesso vai a dormire senza fare storie! ᕙ(⇀‸↼‶)ᕗ
[02:53 AM]
 
kkodzuken: e tu vai piano. 
[02:53 AM] 
 
TETSUBOY: Vai a letto! Ti scriverò un messaggio non appena sarò arrivato a Sendai!
[02:54 AM]
 
 
»»――――-  ――――-««
 
 
Kei si sentiva davvero esausto. Nell'ultimo periodo gli allenamenti erano così intensi che persino per uno come lui era diventato complicato conciliare le attività sportive con lo studio. Ma non aveva alcuna intenzione di mollare, non ora che le cose stavano iniziando a diventare interessanti.
Non ora che aveva ritrovato l'amore, la voglia e lo spirito di vivere la pallavolo ancora una volta.
 
In un certo senso, quella sensazione di stanchezza lo faceva persino sentire appagato e più motivato che mai. Tsukki si sentiva scoppiare di una nuova energia, una forza e una volontà che non aveva mai avuto fino a quel momento; aveva voglia di dare tutto sé stesso, apprendere ancora di più, migliorarsi e mettersi alla prova non solo contro il Re ed il Mandarino, ma anche e soprattutto nei confronti di squadre avversarie. 
 
Era ironico, pensava. Non aveva mai sopportato Hinata per quella sua stupida passione ed euforia che metteva in ogni cosa che faceva, e ora era arrivato persino a capirlo al punto tale da aver deciso che avrebbe continuato a giocare anche una volta finito il liceo ed iniziato il college.
 
Dopo l'incidente accaduto con suo fratello, Kei era certo che non avrebbe più amato la pallavolo e che il ricordo di ciò che aveva fatto Akiteru lo avrebbe per sempre segnato. Era scettico, pratico ed incredibilmente razionale, non credeva certo nei miracoli. Eppure, l'estate precedente, un miracolo era accaduto per davvero.
 
A volte Tsukki si domandava come stesse, Bokuto-san. C'erano occasioni in cui gli capitava di sentirsi telefonicamente con Akaashi, ma parlavano principalmente di scuola, libri ed allenamenti. L'alzatore del Fukurodani gli aveva raccontato che l'ex capitano era stato ammesso alla facoltà di Giapponese presso l'Università Imperiale di Tokyo e che al momento viveva in pianta stabile in un piccolo appartamento che condivideva con Kuroo, in un modesto e moderno quartiere appena fuori città.
 
Quando il più grande fece il nome dell'ex capitano del Nekoma per la prima volta dopo tanto tempo che non lo sentiva, per poco il cuore di Kei non smise di battere. Non vedeva l'altro dalla famosa Battaglia dell Discarica e non avrebbe potuto dimenticare le sensazioni che quella partita gli aveva regalato neanche se ci si fosse impegnato con tutte le sue forze; aveva combattuto, si era divertito, aveva persino riso come non succedeva da tanto tempo. Poi, quando tutto era finito, lui lo aveva raggiunto e, come se niente fosse, gli si era avvicinato così tanto che Kei poté quasi sentire il battito frenetico del suo stesso cuore.
Lo aveva a malapena sfiorato, in un gesto così intimo e surreale che aveva immediatamente scaldato la sua anima e congelato ogni suo pensiero razionale.
 
Perché ormai Tsukki lo aveva capito, quando si trattava di Tetsurou Kuroo il raziocinio e la logica potevano solo che andare a farsi benedire. Scaricate nel cesso, un po' come i sentimenti. 
 
Tante volte, in tarda notte, il centrale del Karasuno si era ritrovato a pensare che avrebbe voluto scrivergli, chiedergli come va, come stesse e se giocasse per la squadra dell'università, e poi prenderlo un po' in giro come solo lui sapeva fare, consapevole che Tetsurou sarebbe stato allo scherzo e che, anzi, lo avrebbe persino assecondato, come del resto faceva lui quando il più grande gli mandava quegli orribili e discutibili meme a cui solo uno come lo stesso Kei avrebbe potuto ridere. 
 
Ciao, Kuroo-san. Come stai? Volevo dirti che ho una mostruosa quanto irrazionale cotta per te e dovevo levarmi questo peso dal cuore altrimenti sarei scoppiato. Vabbè, fa' finta che non ti abbia detto nulla del genere. Buona vita.
 
Sarebbe stato così facile premere invio, ma il dito gli tremava così tanto che aveva paura gli sarebbe davvero sfuggito il controllo delle sue stesse azioni. Ma poi Tsukki tornava a ragionare e pensava che non ne valeva la pena, che doveva smetterla di tormentarsi e andare avanti. A Kuroo probabilmente non piacevano nemmeno i ragazzi e di questo ne era più che certo. Una volta, al ritiro estivo, lo aveva sentito fare apprezzamenti su Kiyoko-san e la sorella di quello scemo di Tanaka - che, stando ai recenti avvenimenti, era persino diventata temporaneamente sua cognata - assieme a Bokuto e questo certamente non contribuiva alla causa di quella cotta impossibile. 
 
Kei però odiava certi inutili sentimentalismi e non avrebbe mai permesso al suo cuore di vincere, non così. Non in quel modo. Poi arrivò l'ennesimo training camp e con lui i gemelli Miya, con tanto di Rintarou Suna al loro seguito.
 
C'era stato un bacio, poi un altro e poi un altro ancora, per poi finire a pomiciare in tarda notte mezzi nudi in uno dei vecchi e polverosi sgabuzzini della palestra numero tre, quella dove era solito allenarsi assieme a lui, Bokuto ed Akaashi.
Suna gli piaceva. O almeno, gli piaceva fisicamente. Abbastanza da farsi toccare e palpare almeno. Era un tipo riservato, freddo e poco amichevole esattamente come lo stesso Tsukki, e non era stato difficile passare dalla teoria alla pratica.
 
Ma ogni volta che il centrale dell'Inarizaki lo baciava, lo toccava o esplorava il suo corpo con le dita, lo sguardo e la lingua, Kei tornava irrazionalmente a pensare che Rintarou Suna non era lui e non lo sarebbe mai stato, che non c'era competizione che tenesse.
Pensava a come sarebbero state le labbra di Kuroo sopra la sua pelle bollente e desiderosa di attenzioni, le sue mani che lo toccavano e lo accarezzavano, che a loro modo lo facevano persino sentire voluto. Suna era freddo in campo così come nel sesso, e a Kei stava bene così. Non voleva impegni emotivi di alcun tipo ma solo sperimentare. A posteri, però, aveva mentalmente ringraziato di non aver perso completamente la verginità sopra un vecchio tappeto impolverato della palestra di uno dei tanti licei di Tokyo.
 
Dopo il ritiro estivo, il giocatore dell'Inarizaki non si era più fatto sentire e Tsukki, a sua volta, non lo aveva più cercato. Intrinsecamente quel comportamento lo aveva fatto persino incazzare; non che avesse chissà quali pretese, considerato che era stato lui stesso il primo a mettere in chiaro che non voleva alcun tipo di implicazione sentimentale, eppure la cosa gli aveva fatto così tanta rabbia al punto che era arrivato a cancellare il suo numero di telefono e bloccarlo su tutti i social. Poi Kei aveva riflettuto, ragionato e pensato, ed era arrivato alla conclusione che a lui, di Suna, non fregava un bel niente, come del resto al centrale non importava di lui e ciò che avevano condiviso assieme nel corso dell'estate. Per il biondo quella situazione rappresentava solo un appiglio, un pretesto per non pensare a Kuroo e quello che provava nei suoi confronti, e la sua indole masochista e distruttiva lo aveva portato a cercare proprio chi era capace di essere persino più stronzo ed egoista di lui. 
 
Forse avrebbe dovuto parlare con qualcuno, come Akiteru, Yamaguchi, Akaashi o Yachi,  chiedere un confronto onesto e conoscere la loro opinione, ma l'idea di parlare di problemi d'amore con suo fratello lo imbarazzava e non poco, il suo migliore amico e la manager della squadra gli avrebbero rifilato uno squallido quanto fin troppo utopistico "scrivigli! Vedrai che andrà tutto bene!" e del capitano del Fukurodani aveva semplicemente paura. Akaashi conosceva abbastanza bene Kuroo, erano soliti uscire e frequentarsi anche al di fuori dei contesti sportivi, e il maggiore gli avrebbe detto di lasciar perdere senza troppi giri di parole qualora avesse scoperto qualcosa di scomodo sul conto dell'ex capitano dei gatti.
 
Semplicemente, Tsukki doveva smettere di pensarci e basta, andare avanti, sparire come aveva fatto quello stronzo di Suna con lui ma essere al contempo riconoscente di ciò che gli era stato trasmesso dal punto di vista sportivo.
Doveva dimenticarlo anche in quel momento, mentre camminava fianco a fianco dei suoi due migliori amici per andare a fare colazione assieme a loro prima di entrare in classe.
 
Yachi sembrava essere intenta a raccontare con genuino entusiasmo la trama di un film che la sera prima aveva visto con una sua compagna di classe e Yamaguchi la ascoltava con amorevole interesse. Si chiedeva come facesse, la bionda, a non accorgersi di quanto ridicolamente cotto fosse il suo migliore amico di lei. Poi Tsukki pensò che forse anche lui aveva un'aria così scema e patetica, perché del resto l'amore rendeva tutti quanti un po' più scemi e patetici. Persino una persona fredda, pratica e razionale come Kei Tsukishima.
 
Kei continuava a camminare con le cuffie alle orecchie e lo sguardo basso, immerso nella lettura di un classico occidentale che aveva da poco iniziato a leggere, quando si sentì improvvisamente tirare per la manica. Era in procinto di fulminare con lo sguardo il suo migliore amico, quando ciò che pronunciò dopo fu più che sufficiente non solo per catturare la sua attenzione, ma anche per paralizzarlo sul posto.
 
"Tsukki, sbaglio o quello laggiù è l'ex capitano del Nekoma? Cosa ci fa qui a quest'ora del mattino?" indicò con lo sguardo il più basso, assumendo un'espressione sorpresa quanto confusa.
 
Mai come in quel momento Kei aveva sperato che una voragine si aprisse improvvisamente sotto i suoi piedi e lo risucchiasse nelle viscere più profonde dell'Inferno senza farlo mai più riemergere. Era un sogno ad occhi aperti. Anzi, no, un incubo! E lui era davvero lì, raggiante, splendido, poggiato contro una vecchia e scassata Nissan Micra del 2005 di colore grigio, irrazionalmente bello. Quegli stupidi capelli continuavano ad avere una strana forma, come se avessero una vita propria, indossava una giacca nera con una folta pelliccia bianca cucita sul cappuccio, un maglioncino rosso, jeans scuri strappati alle ginocchia ed anfibi che avevano tutta l'aria di essere costosi. Ora che ci pensava, Kei non lo aveva mai visto con abiti differenti dalle divise o le tute sportive. 
 
Così bello da fargli quasi male.
 
Cazzo, Tsukki avrebbe voluto prendersi a pugni. E magari prendere a pugni anche lo stesso Kuroo, che così di punto in bianco si era presentato di nuovo nella sua vita come se non si vedessero da un anno a quella parte. Come se fosse al corrente di quanto fosse pateticamente, stupidamente e disperatamente follemente innamorato di lui. 
 
"Hey, Quattrocchi! Non si salutano più i senpai?" lo rimproverò falsamente l'ex capitano del Nekoma, elargendogli uno dei sorrisi più luminosi, intensi e sinceri che gli avesse mai visto fare.  
 
Kei non sapeva né cosa dire né tantomeno come comportarsi. Quell'idiota era sempre stato capace di scoprire ogni suo punto debole con una tale maestria che sembrava quasi essere nato per rompergli le scatole. 
 
"Cosa ci fai qui?" riuscì solamente a dire, cercando di mantenere i nervi saldi e la sua tipica faccia di bronzo. Il tono della sua voce, però, aveva leggermente lasciato trasparire una certa punta di sorpresa. Tsukki si augurava solo che l'altro non sentisse quanto velocemente il suo cuore stesse battendo. Aveva paura che gli sarebbe esploso da dentro il petto.
 
Dal canto suo, Tetsurou sghignazzò genuinamente divertito dalla reazione del più piccolo e salutò educatamente Yachi e Yamaguchi, per poi tornare a concentrare tutte le sue attenzioni verso il ragazzo con gli occhiali.
 
"Sai, avevo bisogno di una boccata d'aria e così sono uscito per fare una passeggiata con il cane... solo che, cavolo, arrivato a Sendai mi sono accorto di aver lasciato il cane a Tokyo! Che sbadato!" teatrale, sarcastico e buffone come sempre, aveva constatato mentalmente Kei, ma diavolo se lo faceva ridere. Stava davvero facendo del suo meglio per trattenere quella risata che così tanto insistentemente cercava di sfuggire al suo controllo. 
 
"Oh, certo, una passeggiata a più di 400km di distanza? Più che una "boccata d'aria" a me sembra una vera e propria fuga, Kuroo-san." 
 
Tetsurou non disse nulla, si limitò semplicemente a fargli l'occhiolino, schioccare la lingua contro il palato e regalargli un finger guns gesture con entrambe le mani.
 
"È proprio per questo che mi adori, Tsukki-chan."
 
"Non ricordo di aver mai detto nulla di simile."
 
"Oh, mi ferisci con queste tue crudeli parole!"
 
Quello scambio di battute aveva riportato inevitabilmente entrambi indietro nel tempo, quando a separarli altri non c'erano che una rete di stoffa elasticizzata ed una semplice linea bianca. Kei non voleva ammetterlo e forse non lo avrebbe fatto nemmeno sotto le più dolore ed agonizzanti delle torture, ma quegli scambi, quei palesi flirt e persino quella tensione gli erano mancati come l'ossigeno.
 
Di colpo però Kuroo si fece più serio. Si accarezzava il collo con fare teso e nervoso e aveva improvvisamente smesso di guardarlo negli occhi, il che in parte era un bene perché Tsukki sentiva di non poter reggere ulteriormente il peso di quello sguardo.
 
"Uhm, mi chiedevo se avessi il piacere di fare colazione con me, ovviamente offro io! Poi una volta finito ti accompagno a scuola. Non sei costretto ad accettare, voglio dire... se non ti va sei liberissimo di dire di no!" cercò di giustificarsi il capitano del Nekoma, come se avesse improvvisamente perso tutta quella sicurezza, il carisma e l'intraprendenza che tanto lo contraddistingueva.
 
Quelle parole colsero completamente di sorpresa Tsukki, e d'un tratto si sentì mancare la terra da sotto i piedi. Razionalmente parlando, era più che consapevole di non poter definire quella proposta un appuntamento. L'altro gli aveva solo offerto di fare colazione assieme, nulla di più e nulla di meno. Ma l'altra parte di sé, quella così stupidamente innamorata da sfiorare le vette del ridicolo, gli stava suggerendo sottovoce che Tetsurou Kuroo era partito da Tokyo nel cuore della notte, guidando per più di quattro ore probabilmente senza mai fermarsi nemmeno per sgranchire le gambe, lasciandosi alle spalle gli impegni con Kozume, Bokuto-san, l'università e qualsiasi altra cosa avesse da fare proprio per chiedergli di mangiare assieme. Da soli. Niente mandarini o nani sociopatici nei paraggi, niente pazzi urlanti o una rete elasticizzata e una spessa linea bianca a separarli. Solo loro due, due tazzè di té e qualche doriyaki. 
 
Quando Kei fece per proferire parola, venne però anticipato da Yachi e Yamaguchi che, come se si fossero messi mentalmente d'accordo, risposero che per loro non c'era alcun tipo di problema e che, anzi, sarebbero andati senza di lui. Dal canto suo, Tsukki fece per dire la sua, ma i suoi due migliori amici in tutta risposta lo spintonarono senza neanche troppa difficoltà - nonostante il suo metro e 90 di altezza - e lo esortarono ad avvicinarsi al capitano del Nekoma, salvo poi andarsene subito dopo quasi alla velocità della luce.
 
Oh, gliel'avrebbero decisamente pagata cara questa.
 
E ora Tsukki lo stava realizzando: era rimasto da solo con il moro, poco distante dal Sakanoshita. Qualcuno della squadra o persino il coach Ukai avrebbe potuto vederli, ma in quel momento era decisamente l'ultimo dei suoi pensieri. 
Cosa doveva fare ora? Con Suna era stato tutto così diverso, molto più impostato, veloce e freddo, forse perché per lui non provava assolutamente nulla. Era stato solo una mera avventura estiva e nulla di più. 
 
Kuroo aveva lo stesso sapore dell'estate, ma al contempo gli trasmetteva benessere e stabilità. Tante volte la sua mente si era persa nei meandri della fantasia e senza nemmeno volerlo si era ritrovato ad immaginarsi a letto con l'ex centrale del Nekoma, a volte nudi ed altre invece vestiti, intenti a baciarsi, toccarsi e parlare del più e del meno. Aveva immaginato l'altro venire a vedere le sue partite nonostante gli avesse intimato di non farlo, incitarlo come aveva fatto nel corso delle Nazionali; aveva sognato di visitare ogni angolo di Tokyo al suo fianco, ogni vicolo ed ogni negozio che la grande metropoli aveva da offrire; aveva immaginato semplicemente di essere il suo ragazzo. Solo suo e di nessun altro.
Kei sapeva per certo che se avesse rifiutato quell'offerta non se lo sarebbe mai perdonato. C'erano treni che passavano solo una volta sola nella vita e forse 'sta volta era quello giusto. Certo, aveva paura di un deragliamento, di qualche incidente di percorso o persino di buttarsi lui stesso sotto i binari e lasciarsi totalmente travolgere - se non uccidere - per evitare di essere troppo coinvolto da tutto quel carico di emozioni, ma se c'era una cosa che la pallavolo gli aveva insegnato era che non doveva pensare a quanto la strada fosse complicata, ma a quanto fosse divertente.
 
"Oggi mi sento magnanimo, ti concederò un po' della mia compagnia." ammise, tentando di mantenere il suo sarcasmo e la tipica freddezza di facciata, pur sapendo perfettamente che con l'altro quella tattica non aveva mai funzionato.
 
Dal canto suo, Tetsurou sorrise e con tanto di inchino aprì la portiera della sua auto, invitando Kei a sedere. Quando salì, Tsukki venne investito da un forte quanto buonissimo ed intenso odore di acqua di colonia, aveva notato una serie di CD - Prince, Led Zeppelin, Silver Fins e Perfume - sparsi per il tappetino e qualche bottiglia di energy drink vuota. Kuroo lo aveva sorpreso, per qualche ragione pensava fosse molto più ordinato di così.
 
"Ma quale onore, piccolo Tsukki! I tuoi compagni di squadra possono dire lo stesso?" l'ex centrale del Nekoma continuò a ridersela sotto i baffi e poi salì in macchina, accendendo subito dopo il motore.
 
Kei tremava, giocava con le dita come era solito fare ogni volta che si sentiva teso e nervoso, il cuore non smetteva di battargli. 
 
Quella sarebbe stata una mattinata lunga ed impegnativa. 
 
 
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Da poco in paese aveva aperto una piccola caffetteria che tra le tante prelibatezze offriva anche una colazione alla occidentale e Kei, molto spesso, ci andava assieme a Yachi e Yamaguchi prima di entrare a scuola. 
Non aveva mai avuto un grande appetito, ma se c'era una cosa di cui non poteva assolutamene fare a meno, quella erano i dolci. Dolci di tutti i tipi e gusti, specialmente la shortcake alle fragole. Aveva un ricordo tenero e al contempo divertente legato a quella torta, sua madre gliela faceva sempre mangiare come premio per essersi seduto e aver fatto il vaccino senza storie. 
 
Kuroo, invece, sembrava più un tipo legato alle tradizioni e scelse invece una colazione tipicamente giapponese. Quella fu la prima differenza che Tsukki notò tra loro, e non sapeva se esserne incuriosito oppure spaventato a morte.
 
Poco dopo, però, la tensione accumulata anche durante il viaggio in macchina sembrava essersi - quasi - completamente sciolta ed entrambi avevano iniziato a parlare degli argomenti più disparati: musica, scienza, storia, viaggi, fumetti, cinema - a quanto pare condividevano la stessa passione per Akira e Blade Runner, nonostante Tsukki preferisse Jurassic Park alle Guerre Stellari -, studio, persino di politica estera e, ovviamente, di pallavolo. Aveva notato che con Suna non era accaduto niente del genere: in tacito accordo si erano chiusi a pomiciare negli sgabuzzini della palestra e poco dopo il biondo aveva iniziato a succhiarglielo senza riguardo né ritegno, nemmeno preoccupandosi di quanto piacere stesse procurando all'altro. Zero sentimenti e zero comunicazione, andava bene così. 
Poco dopo Kei aveva iniziato a raccontargli di essere migliorato moltissimo nella difesa e Kuroo non lo metteva in dubbio, gli aveva persino proposto di venire a Tokyo e organizzare una partita di fortuna assieme a Bokuto ed Akaashi in memoria dei vecchi tempi, poi Tetsurou aveva iniziato a parlargli di alcuni aneddoti divertenti della sua vita e Tsukki non aveva potuto fare a meno di notare come il nome di Kozume rientrasse nel 99% di quelle storie e inevitabilmente sentì il suo stomaco attorcigliarsi dalla gelosia. 
 
Razionalmente parlando, Kei sapeva perfettamente che tra l'ex centrale del Nekoma e l'amico non ci fosse nulla. Anzi, stando alle parole del moro, quel nano sociopatico con la ricrescita sembrava persino essere - discutibilmente - cotto a puntino del mandarino e probabilmente non se ne era ancora accorto! Persino Akaashi una volta gli aveva casualmente racconato che, più che come amici, Tetsurou e Kenma erano la cosa più simile a due fratelli che avesse mai visto. Sapeva che Kuroo proveniva da una dinamica familiare abbastanza complessa e che non aveva alcun tipo di rapporto né con sua madre né la sorella, suo padre era spesso assente per lavoro ed i nonni erano molto stanchi ed anziani, motivo che lo aveva praticamente portato a crescere in casa Kozume come se fosse un figlio. Beh, Kei poteva capirlo in un certo senso: non vedeva quello stronzo di suo padre da quando aveva cinque anni, precisamente da quando aveva deciso di abbandonarli per scappare da qualche parte in Europa con la sua segretaria. Di lui non aveva saputo più nulla né gli interessava conoscere altro, per quanto lo riguardava era semplicemente morto. 
 
Tsukki però si era mentalmente accorto che, se avesse voluto davvero prendere quel treno e godersi il viaggio con tutti i comfort che offriva, avrebbe dovuto fare i conti con la sua gelosia per Kozume. Kenma indossava i vestiti del moro, a volte dormivano assieme e nello stesso letto, Kuroo lo accompagnava ancora a scuola e lo andava a riprendere anche ora che aveva iniziato l'università. E forse, più che geloso, il biondo era solo invidioso del tempo che il più piccolo poteva passare in compagnia di Tetsurou, senza rendersi davvero conto della sua fortuna. Per lui era semplicemente la normalità, ma per Kei qualcosa che avrebbe barattato con tutto l'oro del mondo. 
 
"Sai, è bello qui." ammise improvvisamente lo studente universitario, interrompendo quindi il flusso dei pensieri del biondo, dopo aver sorseggiato un po' di tè.
 
"Mh?" Kei alzò sciettico un sopracciglio.
 
"Voglio dire, è tutto così calmo e tranquillo. Sembra quasi che il tempo non esista. A Tokyo invece è una corsa continua, per ogni cosa. Una corsa per fare la spesa, una corsa per concludere gli studi il prima possibile e trovare un lavoro, una corsa per non perdere la metropolitana, una corsa persino per respirare... qui invece le persone sembrano godersela, la vita. Sei fortunato."
 
"Ma non dire scemenze. Sei tu quello fortunato. Odio vivere in paese. Non ci sono né possibilità né opportunità, motivo per cui non vedo l'ora di trasferirmi a Sendai una volta finito il liceo. Come fai a dire che la campagna è meglio della città? A Tokyo nessuno farà caso a come vesti, alla tua acconciatura, a chi tieni per mano in mezzo alla strada." Tsukki era estremamente serio a riguardo. Non gli era mai piaciuta la mentalità campagnola, tutti sembravano giudicare alla prima avvisaglia di anormalità ed era una delle tante ragioni per cui si era autoimposto quella corazza di cinismo e sarcasmo gratuito. Essere gay in una piccola cittadella di provincia non era certo semplice, ragione per cui, suo malgrado, qualche anno prima aveva faticato e non poco ad accettare la vera natura del suo orientamento sessuale. Adesso non gli importava, aveva fatto già coming e la prima persona a cui aveva chiesto un consiglio sincero era stato niente meno che il coach Ukai, che era stato in grado di capirlo e dargli la giusta opinione senza craergli illusioni o false aspettative. 
 
"Io ti terrei per mano anche qui." 
 
Tetsurou aveva pronunciato quelle parole con una tale semplicità che per poco il cuore non gli scoppiò per davvero dal petto. Lo guardava con espressione seria e ammaliata, il mento poggiato sopra il palmo della mano. E quegli occhi... quei dannati occhi felini che sembravano brillare di luce propria... Kei ci faceva l'amore solo a guardarli.
E ora la sua mente aveva iniziato a viaggiare nei campi dell'irrazionalità ancora una volta e la vedeva, nitida e chiara, l'immagine di lui che si sporgeva appena per baciare l'ex centrale del Nekoma, con calma e senza fretta. Tsukki poté persino giurare di sentirlo, il contatto con le labbra dell'altro, senza averle mai sfiorate per davvero. 
 
Il biondo arrossì appena e distolse lo sguardo, e Kuroo capì di essere andato un po' oltre. Forse era troppo presto, ma era quello che davvero provava e non era riuscito più a trattenersi. Avrebbe voluto baciare Kei Tsukishima in ogni luogo, che fosse Tokyo, Sendai, una cittadina di provincia o persino la Luna, e se ne sarebbe fregato di pregiudizi e sguardi torvi. Tetsurou avrebbe combattuto con unghie e denti pur di averlo per sé.
 
"Uhm..." fece finta di tossire l'ex centrale, cercando di smorzare un po' la tensione che si era nuovamente accumulata. Non voleva mettere a disagio Tsukki né spaventarlo troppo. Voleva fare le cose con calma e godersi il momento anche se, Dio, quanto avrebbe voluto regalargli uno di quei baci capaci di togliere il fiato ed azzerare i pensieri. Era dalle Nazionali che desiderava farlo, o forse dal primo ritiro estivo. O addirittura dalla prima volta che lo aveva incontrato. 
Kei Tsukishima gli aveva semplicemente fottuto la testa e ormai non poteva più tirarsi indietro.
 
"Vado a pagare il conto e poi ti accompagno a scuola."
 
"Non se ne parla, ci penso io. Piuttosto, tieniti i soldi per la benzina."
 
"Non scherzare, Tsukki! Sono stato io proporti la colazione ed è mio dovere pagare. Ricordati che sono un gentiluomo!" e Kuroo si premurò di sottolineare l'ultima affermazione regalando all'altro uno sguardo divertito ed ammiccante, con tanto di occhiolino. 
"E poi secondo te per quale ragione faccio il ragazzo delle consegne cinque volte a settimana?"
 
"Non so... forse per pagare l'affitto? Fare la spesa? Mantenere quel catorcio che spacci per macchina?"
 
"Touché! Ma anche per offrirti le colazioni, eh eh."
 
Kei decise di rinunciare, ormai sapeva che quella sarebbe stata una battaglia persa e non aveva intenzione di attirare sguardi sconosciuti su di sé. Vide Kuroo allontanarsi e dirigersi verso la cassa; aveva un'andatura felina, spedita e decisa e Kei giurò di aver intravisto un paio di ragazze bisbigliare qualcosa al suo passaggio, e questo gli fece arricciare il naso dal fastidio, ma nel momento in cui vide l'altro regalargli l'ennesimo, luminoso e meraviglioso sorriso, anche mentre era intento a pagare quella colazione che per la prima volta dopo tanto tempo era riuscito a finire, non poté fare a meno di sentirsi fortunato, persino felice.
 
Tsukki aveva deciso di salire su quel treno e, per una volta, non si sarebbe preoccupato né di scendere né di preventivare e calcolare qualsiasi incidente di percorso.
Si sarebbe semplicemente goduto il viaggio. O almeno ci avrebbe provato.
 
 
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Una volta saliti in auto per dirigersi verso il Karasuno, Kuroo e Tsukki avevano continuato a conversare del più e del meno e Kei notò come l'altro cercasse in qualche modo di stabilire un contatto fisico senza però invadere il suo spazio personale. Era gentile aveva notato, cosa che invece Suna non era stato affatto. Il biondo però era riuscito a rilassarsi abbastanza al punto tale che, senza nemmeno accorgersene, il corvino gli aveva poggiato la mano libera sulla sua mentre nel frattempo continuava a guidare e raccontargli di come Bokuto per poco non si fosse rotto la testa per cambiare una lampadina in salotto. 
 
Kei avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, che quell'incantesimo non si spezzasse mai, ma purtroppo gli era stato fatto il dono della razionalità e sapeva che presto sarebbe tutto finito e, una volta giunti presso il più vicino angolo che li separava dalla scuola, entrambi si ritrovarono tacitamente d'accordo con il fatto che avrebbero dovuto mantenere un certo distacco. Non certo per paura o altro, semplicemente ritenevano opportuno fare un discorso serio prima di arrivare a qualsiasi conclusione. Che fosse positiva o negativa.
 
"Eccoci qui! Quindi anche tu hai gli allenamenti oggi? Scommetto che ora che non c'è più Sa'amura sarà tutto in discesa!" ridacchiò Tetsurou. In realtà covava un profondo rispetto per l'ex capitano del Karasuno, non gli sarebbe dispiaciuto invitarlo a cena, un giorno.
 
"Non scherzare con Ennoshita. È molto più dispotico di quello che può sembrare. Oh, certamente non siamo ai livelli del Re, ma anche lui non scherza. E almeno lui ha qualche neurone in più rispetto all'idiota."
 
"Chi? La riserva? Cavolo, ti confesso che quel tipo mi metteva i brividi, quindi non fatico a crederlo!" Tetsurou ridacchiò ed anche Kei non poté fare a meno di lasciarsi trascinare, regalandogli a sua volta un sincero sorriso. Ormai quando si trattava di Kuroo sapeva di non poter mantenere la sua espressione apparentemente apatica e glaciale troppo a lungo.
 
Ma ora che il biondo doveva scendere e andarsene, come avrebbero dovuto comportarsi? La sentivano, quella tensione, il desiderio che bruciava ardentemente nei loro cuori. Entrambi però avevano pensato che se si fossero baciati subito, forse avrebbero rovinato tutto, che la magia si sarebbe spenta e che forse avrebbero rubato del tempo ad una prossima volta. Perché entrambi ne erano sicuri, ci sarebbe stata.
 
"Allora ci vediamo, eh!" sorrise Kuroo, dandogli una calorosa pacca sulla spalla.
 
Dal canto suo, Kei non si scompose poi troppo, ma si lasciò toccare senza tirarsi indietro. Era certo che quel profumo - forse era Paco Rabanne, quello che metteva sempre anche suo fratello - lo avrebbe tormentato per tutta la giornata.
 
"Vedi di non correre troppo, ora che rientri a Tokyo." lo rimproverò il più piccolo, cercando comunque di matenersi serio e controllato. 
 
"Ma che carino, Tsukki-chan si preoccupa per me!" 
 
"Pft, ti piacerebbe!" e con un'ultima e intensa occhiata, alla fine il biondo scese molto faticosamente dalla Nissan e iniziò ad avviarsi verso l'istituto. Tetsurou gli passò accanto col finestrino abbassato e con un ultimo e decisamente fastidioso quanto ammiccante occhiolino si allontanò, fino a sparire completamente del tutto dalla sua visuale.
 
Kei adesso camminava con sguardo basso e compassato verso il Karasuno, sentendo inevitabilmente un enorme vuoto trapassargli lo stomaco quasi fino a fargli male. Era stupido ed illogico, ma l'ex centrale già gli mancava; erano stati assieme poco più di un'ora e sembrava completamente essersi abituato alla sua presenza, un po' come alla fine era accaduto nel famoso ritiro estivo in cui lui e Bokuto-san lo avevano praticamente preso in ostaggio. 
 
Kuroo era fin troppo estroverso, teatrale, persistente e decisamente non era il suo tipo ideale, ma c'era qualcosa che aveva fottuto Kei al punto tale da fargli perdere ogni briciolo di raziocinio: Tetsurou era intelligente. Dannatamente intelligente. E questo per lui rappresentava un piacere ed una tentazione, oltre che condanna ed una maledizione.
 
Ancora assorto nei suoi pensieri, il biondo varcò i cancelli della scuola e in un istante venne raggiunto dal suo migliore amico e Yachi, che con espressioni curiose e divertite lo stavano indirettamente incitando a raccontargli tutto. Cosa che ovviamente Tsukki non avrebbe fatto. O forse sì ma per pura esasperazione. 
 
"Allora?" domandò il più basso, con gli occhi simili a quelli di un cucciolo.
 
"Chiudi la bocca, Yamaguchi." cercò immediatamente di tagliare corto il centrale, sperando che l'altro mollasse la presa al più presto. Per sua (s)fortuna, il suo migliore amico era però diventato più sicuro ed insistente e probabilmente non avrebbe chiuso il discorso tanto facilmente. Doveva ammetterlo, era davvero fiero di lui. A modo suo, ovviamente.
 
"Scusa, Tsukki, ma siamo davvero curiosi! E tu pensi davvero che ce la beviamo? Che motivo aveva di partire in piena notte da Tokyo solo per offrirti la colazione, altrimenti? Quel tizio è chiaramente cotto di te! E tu di lui, non credere che non ce ne siamo accorti!" 
 
Oh, merda. Era diventato davvero così pessimo a nascondere i suoi veri sentimenti? Un tempo era decisamente più bravo. Come hanno fatto ad accorgersene?
 
"Muoviamoci ad entrare in classe, piuttosto. Non ho alcuna intenzione di parlare di queste cretinate." Kei stava facendo appello a tutto il suo autocontrollo per cercare di rimanere calmo e posato come suo solito, ma la sua stessa pazienza lo stava davvero testando e quel guazzabuglio di sensazioni lo aveva completamente messo con le spalle al muro. 
 
"Va bene, ma dopo in palestra ci racconterai tutto!" questa volta fu Yachi a dire la sua, ormai ben più che consapevole del potere che esercitava su Tsukki. Tra tutti, il biondo non riusciva ad essere cattivo con lei e non lo sarebbe mai stato nemmeno se ci si fosse messo di impegno. Rispetto alla timida, ansiosa ed insicura primina che solo un anno prima si era presentata - quasi - in punta di piedi nella vita della squadra, aveva decisamente fatto dei passi in avanti e forse anche un po' per merito suo. Diavolo, stava creando dei veri e propri mostri mentre lui si stava solo rammollendo!
 
Kei, però, decise di non aggiungere altro e con la sua tipica espressione annoiata e stoica decise che arrivò il momento di varcare il portone dell'istituto, ma improvvisamente il suo cellulare vibrò.
 
TETSUBOY: Buona lezione e buon allenamento, Tsukki-chan! 
PS: ma lo sai che con i capelli più lunghi sei ancora più carino?? -===≡≡≡( ͝° ͜ʖ͡°)
[08:23 AM]
 
Quello scemo, idiota, scapestrato... Kei non sapeva se sbattere la testa contro il muro per evitare di arrossire ulteriormente o ridere come un cretino per colpa di quell'orribile emoji che Tetsurou gli aveva appena rifilato.
 
kei: invece di fare il deficiente, pensa a guidare piuttosto! e siccome non hai dormito, se avverti stanchezza fermati da qualche parte e riposa. mandami un messaggio non appena arrivi a tokyo.
[08:24 AM]
 
TETSUBOY: OHHH TSUKKI-CHAN!♡ ( ̄З ̄)  Ti preoccupi ancora per me? Così inizio a sentirmi viziato! Va bene, va bene, se dovessi accusare troppa stanchezza mi fermerò. E non ti preoccupare, non è la prima volta che faccio follie di questo genere.
[08:25 AM]
kei: ah, quindi sei scemo fin dalla nascita?
[08:25 AM]
 
TETSUBOY: Anche io ti adoro ♡(>ᴗ•) ci sentiamo quando arrivo. E mi raccomando, mangia!!!
[08:26 AM]
kei: sei per caso mia madre? 
[08:26 AM]
 
TETSUBOY: Peggio, sono Tetsurou Kuroo. Il tuo sogno più bello ma anche il tuo incubo peggiore. Adesso però devo lasciarti perché devo ascoltare il navigatore, a dopo! 
[08:27 AM]
kei: vai piano.
[08:28 AM]
 
Tsukki lo aveva già preventivato, che la giornata sarebbe stata davvero molto lunga ed intensa. Quello scemo gli mancava già come l'aria.
 
 
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Kei aveva faticato moltissimo a concentrarsi, sia in classe che durante gli allenamenti. Suo malgrado, non riusciva a levarsi dalla testa la voce di Kuroo, il suo profumo forte ma al tempo stesso virile e delicato, il calore della sua mano ed i suoi magnetici occhi felini che lo guardavano come se volessero divorarlo.
Non appena ne aveva la possibilità - persino durante le lezioni - controllava sempre il cellulare per assicurarsi che l'altro gli avesse scritto. Non voleva ammetterlo e non lo avrebbe fatto nemmeno sotto sequestro, ma aveva aspettato con ansia e il cuore in gola un suo messaggio fino all'ultimo, finché il moro non lo avvisò di essere arrivato in città poco dopo l'una del pomeriggio. Tsukki aveva tirato un sospiro di sollievo, salvo poi rispondergli con una delle sue solite battute taglienti per salvare la faccia.
 
Poi, però, Tetsurou non si era più fatto sentire. 
 
Il biondo aveva fatto appello a tutta la sua razionalità, ben conscio che l'ex centrale non solo non aveva dormito, quella notte, ma voleva persino andare a lezione e poi agli allenamenti assieme a Bokuto. Sperava solo che avesse deciso di sacrificare almeno una delle due cose per riposare almeno un po'.
 
Che scemo. Tanto rumore solo per una colazione.
 
Tsukki era già a letto, nonostante tutto quella si era comunque rivelata essere una giornata faticosa: gli allenamenti erano stati molto intensi, complice anche un febbrone cavallo che aveva improvvisamente colpito Nishinoya e questo aveva portato ad una tempestiva sostituzione e ad un totale cambio di programma, e aveva anche cercato di distrarsi con un po' di studio. Ma il suo si era rivelato essere un vano tentativo.
 
Pensava a quello scellerato, a cosa stesse facendo, se volesse davvero continuare a conoscerlo. Kei credeva addirittura di aver avuto un'allucinazione, che aveva sognato tutto quanto, perché Tetsurou Kuroo non poteva essere davvero bisessuale e men che mai attratto da lui. Eppure i messaggi erano veri, il calore della sua mano anche, il profumo che aveva sentito non era solo frutto della sua immaginazione.
 
Ormai sono salito e il treno è ad alta velocità. Non posso più scendere neanche se lo volessi.
 
Mentre era intento a guardare su YouTube lo spezzone di un video musicale, Kei notò l'arrivo di una notifica. E non era certo una notifica qualsisi, ma bensì la sua.
Il suo cuore scattò immediatamente come una molla, come aveva fatto un po' troppe volte nel corso di quelle ore, e in un primo momento indugiò sul da farsi. Se avesse risposto subito avrebbe fatto la figura dell'idiota, se non l'avesse fatto quella del menefreghista. E Tsukki, in fondo, menefreghista lo era sempre stato. Ma provare indifferenza nei confronti di Rintarou Suna era una questione, Tetsurou Kuroo era tutta altra storia.
Decise quindi che avrebbe letto solo una piccola anteprima, il resto lo avrebbe fatto più tardi. O almeno era quello che aveva inizialmente preventivato.
 
Al diavolo.
 
TETSUBOY: Perdonami, Tsukki, ma è stata una giornata davvero molto lunga e non ho avuto tempo di scriverti per questo! Non appena tornato a Tokyo sono andato a prendere Kenma a scuola, l'ho riportato a casa e poi sono andato a lezione. Inoltre non me la sono sentita di saltare del tutto gli allenamenti e ci sono andato, anche se me ne sono andato via un po' prima perché ero completamente sfinito. Sono tornato in appartamento, mi sono addormentato sul divano senza nemmeno accorgermene e mi sono svegliato poco fa. Se ho imparato a conoscere bene il tuo cervellone macchinoso, sono certo che in questo momento si starà facendo un sacco di domande e pensieri e te lo dico subito: no, non è colpa tua. Sono io che l'ho voluto fare. Sono io che ho deciso di vederti. Sono io che mi sono messo in macchina nel cuore della notte per passare del tempo con te, anche solo per cinque minuti. Quando questa mattina ti ho chiesto di venire a Tokyo per giocare una partita assieme a Kotarou e Akaashi non stavo scherzando, vorrei davvero che tu venissi qui. E il biglietto te lo comprerei io senza nemmeno pensarci. Ma non ti vorrei qui solo per giocare di nuovo assieme a te, no, ma anche per il piacere di averti al mio fianco. Come, che so, guardare Blade Runner assieme o parlare di stupide teorie del complotto. Mi piaci, Kei Tsukishima. Mi piaci così tanto che ormai non so più dove sbattere la testa. È vero, io non sono mai stato con un ragazzo e non posso nascondertelo, ma non posso più ignorare quello che sento o rischio di diventare pazzo. E se quello che ho percepito da parte tua è un interesse, ti prego, lasciami entrare nella tua vita, ma non solo come un amico. Ti prometto che farò qualsiasi cosa per renderti felice e farti stare bene.
[22:22 PM]
 
Se Yamaguchi gli avesse fatto leggere un messaggio del genere da inviare a Yachi, era certo che Kei avrebbe vomitato persino le sue stesse interiora. Non gli era mai piaciuto il romanticismo, i sentimentalismi e quelle orribili smarcerie a cui era costretto ad assistere quasi ogni giorno a causa di Akiteru - soprattutto per colpa sua - e Saeko. Adesso però leggeva quelle righe come se fossero un tesoro inestimabile e aveva come l'impressione che quelle lettere nere su fondo bianco fossero irrimediabilmente entrate fin sotto la sua pelle, quasi tatuate sul cuore. Non riusciva a smettere di leggere ciò che l'altro gli aveva scritto, a pensare a quegli occhi che solo quella mattina erano per lui e lui solamente. A quello stupido sorriso.
 
L'amore lo aveva davvero reso scemo e patetico.
 
kei: chiamami.
[22:22 PM]

 
 
E Tsukki, che detestava parlare al cellulare più di ogni altra cosa al mondo, in quel momento stava aspettando quella telefonata come se fosse davvero il treno della sua vita.
 
"Hey, Quattrocchi!"
 
"Non ci fare l'abitudine."
 
"E io che stavo iniziando già a sentirmi coccolato..."
 
"Scemo!"
 
"Ti piaccio per questo, in fondo, no?"
 
"Uhmp."
 
Adesso doveva solo restare seduto e godersi quel lungo, intenso e meraviglioso viaggio, sperando solo di non arrivare mai a destinazione.
   
 
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