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Autore: aelfgifu    23/03/2024    3 recensioni
Brian e Valerie hanno preso una decisione importante, il cane Sam fa conoscenza con Kat & Poes, i genitori di Valerie devono metabolizzare le novità, Hans van Veldeke medita sul trascorrere del tempo e finisce col sedersi a fare una merenda notturna insieme a Jacob, Valerie rincontra il bullo dei tempi della scuola, Jacob scopre l’amore per gli animali, due giovani sposi sono alle prese con l’organizzazione del loro matrimonio, Brian vola nei Paesi Bassi per comprare un anello di fidanzamento, tre persone speciali ricevono un invito, Bill Valentine si rivela un grand’uomo, il signor Douglas può finalmente dormire sonni tranquilli, Hans apre il suo cuore, e alla fine di tutto un libro si rivela veramente l’ascia che rompe il ghiaccio dentro di noi. (Sequel di “Qui, in questo mondo”, “il mondo è piccolo ovvero la ragazza col mal di mare” e “Se”).
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Brian Cruyfford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Hier, in deze wereld'
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All shall be well
 
Il mattino seguente, quando Val scende a fare colazione, sua madre l’aspetta seduta al tavolo della cucina, le mani chiuse a pugno contro le tempie come se avesse passato molto tempo a riflettere tormentosamente. 
“Giorno” saluta Valerie. 
“Lui sa della tua malattia?” esordisce sua madre senza tanti complimenti. 
Valerie si ferma davanti al tavolo. Posa le mani sulla spalliera di una sedia: 
“Sì, ma’. Sa tutto”. 
“E?…” 
“Se sono fortunata, con un po’ di attenzione potrò avere una vita abbastanza normale… potrò anche avere figli”. 
“E a lui sta bene così?”
“Mamma, è stato lui a proporre di sposarci”. 
“Non avrà qualche scheletro nell’armadio questo Cruyfford? Proporre il matrimonio a una ragazza… malata, che conosce solo da qualche mese… mi sembra sospetto”. 
Come obbedendo a un comando, gli occhi di Valerie si riempiono di lacrime. È questione di un secondo. Non arrabbiarti con lei, pensa, è spaventata, è preoccupata e non si dà pensiero se con le sue parole mi ferisce.
“Che tipo di scheletro?”
“Magari è gay e non vuole farlo sapere, o è impotente…” 
“Mamma, mio Dio, ma che c’entra?” 
“Magari è solo alla ricerca di un matrimonio di facciata…”
“Ma’, come fai a dire una cosa del genere? Ma veramente credi che io sia un tale scarto umano che posso interessare, ovviamente per i motivi sbagliati, solo a uno che deve nascondere qualcosa?” 
Sua madre la fissa e non risponde. 
“Mi è passata la fame” dice Valerie, e fa per uscire. Deve dare la pappa a Kat e Poes. 
“Valerie” la chiama sua madre. “Puoi rimanere un momento, per favore?” 
Val si ferma. 
“Io sto facendo solo l’avvocato del diavolo” si scusa la signora Douglas. “Queste sono decisioni importanti… e tu sei così… così…” 
“Così come?” 
Per tutta risposta, la signora Douglas scoppia desolatamente a piangere. Valerie è presa da un dolore fortissimo; subito fa il giro del tavolo e va a consolare sua madre. Le accarezza la testa e la schiena, ripetutamente, come fa quando deve calmare un cucciolo. 
“Su, su…” 
Ma la signora Douglas non sembra voler smettere. Valerie si siede accanto a lei, le prende una mano. “Mamma…” ride “lo so che queste sono cose private, ma da quel lato va tutto bene… mica avrai pensato che prendo un uomo a scatola chiusa?” L’argomento sembra decisivo: la signora Douglas smette di piangere, si asciuga le lacrime col dorso della mano e guarda la figlia con un sorriso incerto. 
“È bravo a letto?” chiede. Valerie ridacchia, imbarazzata. 
“Se la cava abbastanza bene… vorrebbe dei bambini”. 
“Scusa, Val, queste non sono domande che una mamma dovrebbe fare a sua figlia…” 
“Ma no, mamma, figurati”.
“È che… è che tu sai la storia del mio primo matrimonio, vero?” 
“Certo, mamma”. 
“Ecco, e siccome ci sono passata io…” 
“Lo immaginavo, mamma”.
“E poi… tu non immagini quanto abbiamo sofferto per te io e papà!” 
“Ma dici per l’artrite? Mamma, facendo attenzione potrò avere una vita quasi normale… guarda le cose dal lato positivo”. 
“No, tesoro, non è quello… è che ti abbiamo visto sempre così sola. Quando andavi a scuola  speravamo in quel cretino di Tommy Walker, invece lui si limitava a farsi aiutare con i compiti, non ti ha mai portato neanche un fiore. E quel presuntuoso di Windham? Chissà chi credeva di essere! I tuoi coetanei avevano le loro comitive, uscivano la sera, facevano le vacanze insieme, e nessuno ti invitava mai al cinema o a prendere un gelato…” 
“Oh, mamma! È normale. A quell’età le ragazzine studiose non piacciono a nessuno!” 
“Sì, ma perché dovevano farti sentire come se non valessi niente, mentre tu eri meglio di tutti loro messi insieme?” La signora Douglas ricomincia a piangere. “Sai che io e il papà avevamo pensato di vendere tutto e di trasferirci in un posto più grande, in modo che potessi incontrare persone più aperte e non dovessi più sopportare questi quattro maleducati?”
“Allora meno male che non lo avete fatto, la fattoria è il posto più bello del mondo”.  
Valerie tira fuori il cellulare dalla tasca della felpa e lo mette sotto il naso di sua madre. 
“Ecco, guarda, questo è Brian”. 
La mamma guarda e ride. “È bello!…” 
“Sì, non è male”. 
 
*** 
 
Mentre scende a dar da mangiare a Kat e Poes che la accolgono correndo verso di lei con le codine diritte, Valerie ricorda quello che le aveva detto sua madre quando aveva quattordici anni: “Val, agli uomini fondamentalmente non gliene importa nulla delle donne, ma meglio un ragazzo che ti salta addosso di uno che ti rintrona di chiacchiere e poi non combina nulla!” 
Così lei era cresciuta col complesso di inferiorità perché nessuno le saltava mai addosso. Aveva saputo la verità qualche anno più tardi; sua madre si era sposata una prima volta quando era molto giovane, aveva diciannove anni, con un ragazzo piuttosto benestante di Richmond. Dopo neanche un anno era tornata a casa piangendo: suo marito la trascurava, non l’aveva mai toccata neanche con un dito, come se gli facesse ribrezzo. In compenso passava diverse sere alla settimana in “certi locali” di York. Una mattina era stato riportato a casa, in uno stato pietoso, da un ragazzo che non appena Maud gli aveva aperto la porta di casa si era presentato dicendo: “Tu sei Maud? Io sono Kingsley, il fidanzato di Jason”. 
Jason aveva raccontato nel suo giro che Maud era la sua sorellina minore. Un’ora dopo Maud era già in auto alla volta del Lancashire, tutte le sue cose buttate alla rinfusa in una valigia. Era rimasta così traumatizzata dalle bugie del suo primo marito - e anche dall’ilarità crudele che la sua vicenda aveva suscitato al villaggio - che per dieci anni aveva mandato al diavolo chiunque fosse stato così coraggioso da chiederle di uscire. Poi, un giorno, aveva preso una terribile storta durante una passeggiata, e Roger Douglas, che si trovava a passare, l’aveva soccorsa, tranquillo, silenzioso, sicuro di sé. Maud era sempre stata attentissima a qualunque sgarbo o mancanza di rispetto venisse fatta alla figlia, se la prendeva col ragazzino che non aveva ricambiato la cotta della dodicenne Valerie e con l’amichetta che non l’aveva invitata alla sua festa di compleanno come se avessero insultato lei personalmente. Ma Valerie, per fortuna, era venuta su come suo padre, tranquilla, gentile, decisa, paziente, risoluta, silenziosa e sicura del fatto suo.
 
 
  
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