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Autore: jarmione    25/03/2024    0 recensioni
ATTENZIONE! per scrivere questa storia, mi sono ispirata all'anime "il mio matrimonio felice" (ripeto ISPIRATA)
*****
Jareth non è sempre stato il re spietato e dal cuore di pietra che ha "giocato" con Sarah.
Era diverso...tutto diverso.
*****
Aveva perso tutto e lo aveva perso per colpa sua.
Dannati siano gli attimi perduti per orgoglio, superficialità e paura.
Dannato sia lui stesso.
E in quel momento, la sua mente tornò indietro nel tempo e il suo cuore divenne ancor più gelido.
Genere: Dark, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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AAAAAAARRRRRRGGGGGGHHHHH

 

L’urlo echeggiò per l’intero castello e, forse, persino per tutto il regno, facendo tremare le mura e chiunque stesse lavorando all’interno.

Per quanto abituati a sentire certi strilli, la servitù era al corrente che quando la principessa Elanor urlava in quella maniera significava che a breve qualcuno avrebbe preso la più grande strigliata della vita.

I passi della giovane donna risuonavano lungo il corridoio principale del castello, in direzione delle cucine.

Al suo passaggio, l’intera servitù si fermava e si inchinava fino a quasi toccare terra e faceva di tutto per evitare di incrociare il suo sguardo.

La principessa Elanor era nota per ben tre caratteristiche: la prima era la sua eleganza.

I lunghi capelli biondi erano sempre acconciati con i più bei fiocchi colorati e sempre in tinta con i vestiti più sfarzosi che una ragazza potesse mai sognare.

Diademi e gioielli di ogni genere adornavano il suo corpo.

Al suo passaggio sembrava illuminarsi il mondo e, anche quando era furiosa come in quel momento, non perdeva la sua compostezza.

La seconda caratteristica era il suo potere.

Quando si nasceva in una famiglia di regnanti i quali erano, a loro volta ,dotati di doni, era scontato e ovvio che si veniva al mondo con un proprio dono.

Essendo, Elanor, nata dall’unione tra un elfo ed una fae, era nata con un dono molto speciale ed era quello di essere in grado di vedere gli spiriti, siano essi maligni oppure no.

Questo dono è stato appurato al suo quinto compleanno, età in cui i poteri si sviluppano definitivamente.

Il padre l’aveva portata nei giardini del castello e aveva proceduto al rituale che le avrebbe permesso di attivare il suo potere.

Però nessuno aveva mai saputo se quel potere fosse reale, nemmeno la servitù, in quanto non risulta abbia mai nominato spiriti di nessun genere.

A detta della servitù e del resto del regno, era probabile che pure gli spiriti maligni si rifiutavano di mostrarsi a lei e questo per via della sua terza ed ultima caratteristica.

Era la ragazza più odiosa e subdola che l’intero regno avesse mai visto.

Bastava davvero poco per farla infuriare e non c’era giorno in cui dalle sue rosse labbra non fuoriuscissero parole velenose per chiunque osasse contraddirla o, peggio, non fosse veloce ad esaudire le sue richieste.

Un suo capriccio poteva mettere in ginocchio l’intero castello.

Il tutto era dovuto all’attuale moglie del re, regina Alana, la quale possedeva le stesse caratteristiche della figlia e, ad un occhio non consapevole, potevano benissimo essere scambiate per sorelle.

La regina faceva qualsiasi cosa per mantenere la sua pelle giovane e luminosa.

Forse perché ella non era la prima moglie del re, bensì la seconda così come Eleanor era la secondogenita e non voleva che qualcuno osasse mancarle di rispetto o paragonarla alla defunta regina Mirelle, la prima moglie del re.

La regina Mirelle era una donna splendida, amata dal popolo e, si pensava, anche dal re.

La sua salute era cagionevole e nessuno della servitù si spiegava il perché e, ovviamente, i curatori facevano ricorso al segreto professionale e non dicevano nulla a nessuno.

Si erano tutti stupiti quando avevano saputo che era riuscita a dare alla luce un erede senza conseguenze gravi.

Ma non si stupirono quando, due anni dopo la nascita dell’erede, morì.

Fu lì che il popolo capì che non amava per nulla quella donna, che tanto si era prodigata a renderlo felice, così come non amava la creatura che aveva messo al mondo.

Solo Elanor era in assoluto la più amata dal re.

La giovane donna si avviò nei corridoi delle cucine e raggiunse quella principale, dove i cuochi reali si inchinarono nell’immediato.

“Dov’è!?” esclamò a gran voce Elanor.

“Chi cercate, Vostra altezza?” osò domandare uno dei cuochi, pur sapendo cosa la ragazza avrebbe risposto.

“Lei!” rispose “Quella buona a nulla di Aranel!”

I presenti, seppur riluttanti, furono obbligati a rispondere e a dare l’indicazione alla loro principessa.

Ogni volta che la famiglia reale cercava Aranel, non era di certo per complimenti o richieste particolari.

Sempre tenendo il capo chino, la sentirono allontanarsi a grandi passi verso il cortile secondario.

Il cortile in questione era spoglio e privo di qualsivoglia pianta o fiore.

Era semplicemente un terreno, con una stradina fatta di ciottoli adibita per i carri che caricavano o scaricavano le merci e i viveri.

Mentre due baldi giovani, provenienti dal mercato del villaggio vicino, stavano scaricando della verdura e della frutta, una giovane donna stava spazzando il piccolo vialetto, in modo da permettere a chi arrivava con il carro di vedere la strada.

Si fermò un solo istante, giusto il tempo di tirare un piccolo sospiro, poi tornò subito all’opera, sorridendo e canticchiando fra sé e sé un motivetto.

Non aveva idea di cosa la aspettava e nemmeno aveva udito il grido della principessa Elanor la quale, sempre ad insaputa della giovane, era giunta nel cortile.

Mentre i due baldi giovani, appena la videro, smisero di scaricare il carro e si inchinarono in modo rispettoso, lei continuava a spazzare il vialetto.

“Aranel!” esclamò Elanor, facendo sobbalzare la ragazza che, immediatamente, lasciò cadere la scopa e si voltò inchinandosi velocemente.

Elanor si avvicinò e, senza preavviso, diede uno schiaffo alla povera Aranel, che finì a terra talmente era potente.

Uno dei due giovani accanto al carro fece per soccorrerla, ma l’altro lo bloccò.

Erano tutti a conoscenza della cattiveria della principessa Elanor e, seppur grandi e grossi e in grado di fermarla, sapevano che non potevano fare nulla.

Aranel rimase a terra, ma non perché non fosse in grado di alzarsi, se non vi era un ordine preciso della principessa, lei non osava muoversi.

I lunghi capelli bruni della giovane, che prima di cadere erano ben legati da uno straccio che fungeva da foulard, ora le ricadevano sul volto sudato e si erano impregnati di terra, così come i suoi vestiti da lavoro.

“Hai una vaga idea di quello che hai fatto?” domandò Elanor “Alzati!” ordinò subito dopo.

Aranel si alzò a fatica ma non per il dolore o qualcosa di rotto.

Era giovane e molto bella, ma il suo corpo era molto esile tanto che si pensava che i gambi dei fiori fossero più grossi.

Aveva persino una salute cagionevole ma non si sapeva la motivazione del suo malessere.

“Guarda!” Elanor indicò l’arco delle mura del castello che dava sull’esterno.

Da quella prospettiva si poteva vedere la strada principale che portava fuori dai confini del regno.

Stava transitando, in quel momento, una carrozza reale color argento proveniente dal regno vicino e stava tornando da dove era venuta.

“Lo sai chi era quello?” domandò la principessa “Rispondi!”

Aranel deglutì “Il p-principe Soehr” mormorò con un filo di voce.

“E sai perché era qui?” chiese Elanor, ma non diede alla ragazza il tempo di rispondere “Suo padre deve effettuare una trattativa con mio padre il re.” disse “E durante il pranzo il principe ha trovato un capello nella suo piatto!”

Elanor stava accusando Aranel di aver fatto cadere un suo capello nel cibo, ovviamente era sotto inteso “apposta”, ma non sapeva che non era stata lei a preparare le pietanze.

Per quanto si dilettasse nelle arti culinarie, non era mai lei che preparava i pranzi e le cene della famiglia reale.

Era inutile tentare di spiegarlo ad Elanor, non avrebbe ascoltato e non avrebbe nemmeno creduto.

Per lei ed il resto della famiglia reale, lei era la responsabile di tutto.

Qualsiasi cosa, negativa, che accadeva era solo ed esclusivamente lei la colpevole.

I pochi e le poche che avevano osato difenderla in passato si erano ritrovati fuori dal castello o peggio...banditi dal regno.

Aranel era ormai abituata a questo trattamento e non osava nemmeno più replicare.

Si limitò a tenere il capo chino “Imploro il Vostro perdono, principessa Elanor”

Elanor sorrise con aria soddisfatta; un sorriso che non lasciava trasparire nulla di buono ma che, in quel momento, garantiva ad Aranel che non sarebbe stata più colpita.

“Fortunatamente il principe Soehr è un nobile che si comporta con diplomazia e non ha proferito parola o fatto capire nulla a nessuno” disse Elanor “Solo io, che gli ero accanto, ho avuto modo di notare il suo stupore nel trovare un residuo di te nel suo piatto” sospirò, come se si fosse tolta un peso enorme “Molto bene, adesso che abbiamo chiarito la questione e ti concedo il mio perdono…” di nuovo assunse il sorriso soddisfatto “...sappi che riceverai comunque la punizione che meriti, attendi a tempo debito” detto ciò, si voltò e tornò all’interno del castello.

Una volta fuori portata di vista, i due baldi giovani del villaggio si avvicinarono ad Aranel.

“State bene, Vostra altezza?” chiesero preoccupati e conoscendo molto bene la ragazza.

Tutti al villaggio sapevano che la primogenita del re, la principessa Aranel, viene tenuta nascosta al pubblico di nobili.

La facevano lavorare come serva del castello e lei era troppo buona e accondiscendente per ribellarsi e far valere la sua posizione.

L’unica volta che aveva osato chiedere qualcosa al re, suo padre, si era ritrovata per due giorni nelle segrete del castello e quando finalmente ne uscì, rimase muta per circa una settimana.

Da quel momento la presero ancora più di mira, specialmente la principessa Elanor e sua madre, la regina Alana.

Aranel non voleva nemmeno essere aiutata o compatita, voleva solo essere trattata come una persona normale.

Nessun titolo, nessuna riverenza.

Infatti, quando i due giovani andarono in suo soccorso, ella li guardò supplichevole “Vi prego, non chiamatemi così” disse “se vi sentisse qualcuno della famiglia reale potrebbero bandirvi o peggio”

A lei non interessava essere soccorsa, interessava l’incolumità di chi le stava attorno e non voleva che finissero nei guai solo per averle prestato aiuto o peggio...per averla chiamata con un titolo nobiliare che le era stato proibito.

“Ma...altezza, noi…” i due giovani non fecero in tempo a replicare che vennero interrotti da una serva.

“Principessa Aranel” la donna si era presentata sulla soglia della porta.

Il capo chino e la voce di una che aveva appena ricevuto un ordine semplice ma per nulla piacevole “Il re vi attende nella torre ovest”

Nel cortile calò un silenzio glaciale, mentre Aranel si avvicinava pian piano alla donna che l’aveva chiamata.

La ragazza volse lo sguardo verso il cielo azzurro e lo guardò come se fosse l’ultima volta che vedeva una tale meraviglia.

Poco prima di entrare all’interno del castello, un barbagianni dal piumaggio dorato sorvolò il cortile a gran velocità e si dirigeva verso i confini del regno.

Aranel non aveva mai visto un volatile, con tale piumaggio, così maestoso e, per un attimo, giurò che il barbagianni si fosse voltato a guardarla, prima di scomparire dalla sua visuale.

  
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