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Autore: Europa91    29/03/2024    0 recensioni
[Gojo x Sukuna]
[Yuji x Megumi]
[past Michizane x Sukuna][past Gojo x Geto]
“Forse potrà sembrarti una specie di favola, ma non lo sarà. Questa notte ti narrerò dello stregone più potente della storia e di come il suo destino abbia finito con l’intersecarsi con quello dello stregone più forte della nostra epoca”
Sei anni dopo la battaglia avvenuta a Shinjuku, Yuta Okkotsu ripercorre gli eventi del passato, convertendo una tragedia in storia della buonanotte.
[Spoiler per chi segue solo l’anime]
Questa storia partecipa al Writober 2023 di Fanwriter.it
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Geto Suguru, Gojo Satoru, Okkotsu Yuta, Ryōmen Sukuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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X Notte - Wise Man








 

“Cosa incute più terrore nel cuore umano?”

Jjk vol.24






 

Tokyo

-Residenza del Clan Gojo-



 

Megumi si trovava ancora stretto fra le braccia di Itadori quando un rumore di passi lo costrinse ad allontanarsi. Sul momento lo Zenin non disse nulla, limitandosi ad abbandonare quel calore ed osservare il profilo del compagno, cercando di scorgere sul suo volto un qualche segno che potesse giustificare quanto appena successo. Yuji lo aveva baciato e Fushiguro non si era mai sentito tanto confuso. Nemmeno quando Gojo gli aveva affidato Sayuri aveva provato un tale senso di smarrimento. Si passò un paio di dita sulle labbra quasi per riflesso, cercando di controllare i battiti impazziti del proprio cuore.

Fu allora che Itadori lo afferrò per una mano, spiazzandolo per l’ennesima volta con la propria intraprendenza. Il sorriso che l’ex vessillo di Sukuna gli rivolse era più radioso del sole ma non fu bastó a tranquillizzarlo. 

Qualsiasi chiarimento o conferma avrebbe comunque dovuto attendere.

“Ecco dove eravate finiti” Maki era appena comparsa sulla soglia, seguita dalle figure di Panda e Inumaki. La Zenin non sembrò particolarmente interessata alla vicinanza dei propri Kohai sebbene avesse subito notato le loro mani intrecciate, così come il leggero rossore comparso sulle guance di Megumi.

“Yuta non rientrerà dalla missione. Per oggi dovremo occuparci di Sayu” spiegò senza troppi preamboli.

“È forse successo qualcosa al senpai? Dobbiamo preoccuparci?” Itadori era stato il più veloce nel manifestare i propri timori, anche se pure Fushiguro era stato sfiorato dallo spettro di un simile pensiero.

“Quell’idiota ha solo perso l’aereo” concluse la Zenin incrociando le braccia al petto e e scuotendo il capo.

“Yuta si è fermato a comprare dei souvenir per Sayu-chan e non ha sentito l’ultima chiamata per l’imbarco” si affrettò ad aggiungere Panda mentre Inumaki borbottò un “salmone” poco convinto.

Megumi si abbandonò ad un lungo respiro, che racchiudeva tutta la propria preoccupazione. Okkotsu Yuta era lo stregone più potente presente in Giappone, nonché l’erede designato di Satoru Gojo, doveva ancora nascere una maledizione in grado di impensierirlo. Alcune volte però emergeva questo suo lato spensierato che allo Zenin aveva sempre ricordato il proprio maestro. 

“Tipico di Yuta-san” ancora una volta era bastato il tono della voce di Yuji a riportarlo al presente. Per un solo istante, Fushiguro si era scordato di quanto successo pochi minuti prima e di come l’ex vessillo di Sukuna lo stesse ancora tenendo per mano. Si liberò da quella presa prima che gli altri senpai la notassero o iniziassero a porre domande,

“Sayuri terminerà le lezioni fra un paio d’ore” inizió con lo spiegare nel vano tentativo di riordinare le idee. Non sarebbe stato facile gestire Sayu senza Okkotsu. La loro principessa adorava il padre adottivo e non sempre si mostrava ben disposta ad accettare quegli improvvisi cambi di programma. Era solo l’ennesimo tratto caratteriale che aveva ereditato da Gojo.

“Io e Panda siamo richiesti a Roppongi per una missione di secondo livello, nulla di troppo impegnativo, al ritorno possiamo andare a prenderla. Se non ricordo male il suo istituto è di strada” propose Maki. Yuji le sorrise grato.

“Ti ringrazio, io e Fushiguro vi attenderemo qui. Abbiamo delle faccende da sbrigare e non credo che questo stupido si sia ancora ripreso dall’attacco della scorsa notte” Megumi avrebbe voluto replicare ma per l’ennesima volta Maki fu più veloce,

“Yuta mi ha informato di quanto accaduto. Era da molto che non succedeva” Fushiguro abbassò il capo, vergognandosi per il proprio comportamento,

“Okkotsu-senpai sta raccontando a Sayu la storia dei suoi genitori” spiegò lo Zenin con una scrollata di spalle, come se quell’informazione bastasse a giustificare l’attacco di panico che lo aveva investito, 

“Che sta facendo?” 

“Nulla di cui preoccuparsi Maki-san, è solo una favola della buonanotte” intervenne Yuji cercando come sempre di placare gli animi, intromettendosi tra i due Zenin già sul piede di guerra.

“Un racconto tanto innocente da spezzare Megumi” Maki aveva ragione. Fushiguro era convinto di aver superato il proprio trauma eppure, per un frangente, la voce di Sukuna gli era tornata alla mente, più vivida che mai, così come il ricordo dell’oscurità in cui lo aveva inghiottito. Se si era salvato lo doveva ancora una volta alla presenza di Yuji. Al suo calore. A quella mano sempre tesa verso di lui. Era stata la testardaggine di Itadori a liberarlo da quella maledizione.

“Okkotsu-senpai sa quello che fa. Non metterebbe mai in pericolo sua figlia. La ricaduta di ieri è un mio problema ma grazie a Itadori ora sto molto meglio”

Maki avrebbe avuto da ridire a tale proposito ma preferì tacere, non erano affari che la riguardavano. Non direttamente. Si era trovata spesso a discutere insieme a Yuta del rapporto che legava tra i due Kohai, giungendo persino a scommettere sui tempi di una possibile dichiarazione. Dopo sei anni era vicina a perdere le speranze anche se la scena alla quale aveva assistito poco prima l’aveva fatta ricredere. Rimaneva comunque un terreno pericoloso sul quale avventurarsi, soprattutto viste le precarie condizioni di Megumi. Quella ricaduta improvvisa l’aveva allarmata, più della telefonata di Yuta.

“Su su Maki, Fushiguro e Itadori sanno quello che fanno e sono sicuro che pure Yuta…” iniziò Panda con il solito tono accomodante, distogliendola dai propri pensieri

“Yuta dovrebbe imparare ad essere più responsabile, visto il ruolo che ricopre” 

Raccontare ad una bambina di sei anni del Re delle maledizioni non era cosa da poco. Poteva condire quella storia e renderla quanto più simile ad una favola ma prima o poi la realtà avrebbe distrutto ogni fantasia. Gojo Satoru era morto. Si era sacrificato per sconfiggere quel mostro. Quella verità non sarebbe mai potuta cambiare, esattamente come l’esito di quella battaglia che li aveva visti coinvolti tanti anni prima.

“Maionese”

“So bene che crescere una bambina non sia cosa facile, ma da lì a raccontarle dei genitori”

“Ho pensato la stessa cosa” convenne Megumi per poi aggiungere “Okkotsu-senpai non è uno sprovveduto e Sayuri merita di conoscere la propria storia”

“So bene quanto sia curiosa ma è ancora così piccola” troppo. 

Maki ripensò alla propria infanzia, a come fosse stata costretta a rinunciare alla propria innocenza per sottostare alle regole di quella società marcia e corrotta. Per un solo istante rivide se stessa e Mai obbligate a lottare con le unghie e con i denti, per riuscire ad emergere in un Clan che da sempre le aveva osteggiate, trattandole come spazzatura. La prima volta che aveva impugnato un’arma aveva la stessa età di Sayuri. Un paio di anni dopo aveva esorcizzato la sua prima maledizione.

“É pur sempre figlia dei due stregoni più potenti della storia” quello era il segreto che avevano giurato di proteggere e per il quale non avrebbero smesso di lottare.

Di fronte al peso di quelle parole la Zenin si limitò ad una scrollata di spalle incrociando seppur brevemente lo sguardo di Megumi. 

Non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno, il 24 dicembre di quasi sei anni prima, quando aveva assistito allo scontro tra Gojo e Sukuna. Lo stregone più forte si era sacrificato, portando il Re delle maledizioni con sé. Fushiguro era poi riapparso davanti ai loro occhi tenendo tra le braccia una neonata Sayuri. Yuta era stato il primo ad avvicinarsi nel tentativo di comprendere se lo Zenin si fosse liberato o meno dalla possessione del demone immaginario. Megumi aveva fatto solo un paio di passi per poi affidargli quella bambina che dormiva tra le sue braccia. Itadori era poi intervenuto prima che il suo corpo potesse toccare il suolo. 

Per Maki era stato difficile da credere o anche solo da accettare. Tutta quella situazione le pareva talmente assurda o irreale. In quella confusione solo Yuta non aveva esitato, aveva acconsentito a farsi carico di quell’eredità, decidendo di accogliere anche l’ultima implicita richiesta di Gojo. Il nuovo stregone più forte, aveva successivamente sfidato l’intero Clan per poter garantire a Sayu il futuro che le spettava.

Maki ne era rimasta sorpresa e affascinata. Okkotsu le era sempre piaciuto, sin da quando non era altro che un ragazzino insicuro che si era proposto di aiutarla nella propria vendetta contro gli Zenin. La situazione però si era evoluta fin troppo velocemente ponendoli di fronte a scelte più o meno sofferte. Erano dovuti crescere in fretta, farsi carico del vuoto lasciato da Satoru Gojo. 

Nel giro di pochi mesi, Maki aveva perso Mai e guadagnato una nuova forza, grazie alla quale era riuscita a sterminare quella famiglia che tanto l’aveva osteggiata. Yuta aveva sciolto la maledizione che lo legava a Rika, imparando a utilizzare il proprio potere, riacquistando in poco tempo il grado speciale. Insieme ad Itadori aveva poi sconfitto Kenjaku guadagnandosi a tutti gli effetti la nomea di stregone più forte. 

Nonostante fossero passati tanti anni, Maki rivedeva in Yuta quello stesso ragazzino che per primo le aveva fatto battere il cuore. Sapeva di non avere speranze. Per Okkotsu lei non era altro che una cara amica. Aveva accettato quella verità, rimanendogli accanto e  supportandolo nell’impresa di crescere Sayuri. 

Vedere Yuji e Megumi, la loro vicinanza, non aveva fatto altro che riaccendere quella fiamma che credeva sopita. Si era trovata in un certo senso a invidiare quel rapporto, quella loro complicità che si manifestava non solo a parole ma anche attraverso tanti piccoli gesti inconsapevoli. Fushiguro non distoglieva lo sguardo dalla figura di Itadori e per l’ex vessillo di Sukuna era lo stesso.

“Quando quell’idiota farà ritorno dovrò spiegargli un paio di cose, soprattutto su come crescere una bambina” di fronte a quell’affermazione Yuji scoppiò a ridere,

“Lo sai vero che è stata Sayu ad obbligarlo?” aggiunse Megumi,

“Yuta è sempre stato un sempliciotto” rispose la Zenin abbozzando un sorriso

“Così come il sensei” ancora una volta era bastato l’intervento di Itadori per placare gli animi. Il ricordo di Gojo era più vivo che mai e non solo attraverso i gesti, le parole o i comportamenti di sua figlia. 

Sayuri non era il solo tesoro che Satoru gli aveva affidato, ognuno di loro aveva ricevuto consigli, insegnamenti, atteggiamenti. L’eredità di Gojo continuava a vivere attraverso i suoi preziosi allievi.

“Perchè siete finiti in biblioteca?” domandò Panda dopo aver urtato per sbaglio uno degli scaffali, facendone cadere alcuni volumi. Itadori e Fushiguro si scambiarono un’occhiata imbarazzata e carica di sottintesi.

“Stavamo cercando informazioni su Sukuna, sul suo passato” iniziò con lo spiegare il giovane Zenin,

“Su quando era un essere umano” proseguì Yuji

“A che scopo?” Maki regalò ad entrambi un’occhiata perplessa,

“Mentre possedeva il mio corpo ho avuto modo di accedere ai suoi ricordi, non solo al suo potere” Itadori prese un lungo respiro, come ogni volta in cui ripensava a quei mesi in cui era stato il vessillo di quella calamità,

“E quindi?”

“Penso che il Senpai abbia in qualche modo salvato Sukuna, devo solo trovarne le prove. Così da poter raccontare questa storia a Sayu” 

“Itadori ha una visione molto romantica della loro relazione” concluse Megumi non facendo nulla per mascherare il proprio disappunto.

“Perchè tu no?” anche Maki aveva trovato delle difficoltà ad accettare la situazione, d’altro canto Fushiguro rimaneva il solo ad aver visto quei due insieme, 

“Proprio perché anche io sono stato posseduto da quel mostro” Megumi non lo avrebbe mai perdonato. Sukuna aveva ucciso Tsumiki, si era servito del suo corpo per farlo. Il Re delle maledizioni non era una povera vittima, aveva scelto consapevolmente di abbracciare quel cammino fatto di morte e distruzione. 

“Ecco perchè stavamo cercando delle informazioni” si intromise Yuji mostrando ai Senpai il primo volume che gli capitò fra le mani,

“Battaglia di Uji” lesse Maki sistemandosi meglio i propri occhiali,

“Si beh siamo partiti dal periodo Heian” provò a giustificarsi il ragazzo dai capelli rosati, grattandosi nervosamente il capo,

“Avete scoperto qualcosa di interessante?” domandò Panda

“Tonno”

Itadori sorrise, cercando lo sguardo sempre più sfuggente di Megumi. Il ricordo di quel bacio era ancora fin troppo vivido nella mente di entrambi.

“Ora non abbiamo tempo per sentire tutta la storia, ci farete un riassunto quando torneremo con Sayuri” tuonò Maki dopo aver controllato il proprio cellulare,

“Ijichi-san mi ha già chiamato tre volte” spiegò afferrando Panda per un braccio nel vano tentativo di trascinarlo con sé.

“Inumaki-san se vuoi puoi restare” propose Yuji. I due Zenin si scambiarono l’ennesima occhiata. Itadori sembrava perfettamente a proprio agio, peccato che lui stesso non fosse che un ospite dei Gojo. Anche Fushiguro non era certo della propria posizione in quanto de facto apparteneva ad un Clan rivale. 

“Scaglie di pesce” fortunatamente Toge declinò l’offerta. 

“Continuate pure con la vostra ricerca” esordì invece Panda facendo l’occhiolino a entrambi. 

Yuji lo fissò confuso mentre Megumi imprecò sottovoce.


***


Giappone 

-Periodo Heian-


Michizane stava riposando. Aveva raggiunto l’argine di un fiume e lì si era addormentato. Da quando Uraume si era unito a loro le proprie visioni erano diminuite anche se spesso quegli scorci di futuro lontano tornavano a turbare la propria quotidianità. Era successo anche quella notte, quando si era svegliato in lacrime avvertendo una strana sensazione all'altezza del petto. Un senso di oppressione e angoscia che difficilmente sarebbe riuscito ad esprimere a parole.

Malgrado i propri tentativi, Michizane non era riuscito a nascondere quel disagio a Ryoma. Lo stregone leggendario aveva avvertito lo sguardo penetrante del proprio allievo su di sé per tutta quella mattina. Due iridi scarlatte che lo osservavano con curiosità ed apprensione, in una muta richiesta di risposte. Da qui la decisione di fuggire il più lontano possibile da quegli occhi che fin dal primo momento sembravano voler scavare e raggiungere i recessi più profondi della sua anima. 

In quelle condizioni Sugawara non sarebbe mai riuscito ad affrontare Ryoma. Era questa consapevolezza a spaventarlo. Si sentiva braccato, senza via di scampo, completamente disarmato da quel giovane che quasi per gioco aveva preso come apprendista.

Si passò una mano sul volto. No, non si era trattato di un capriccio. Michizane Sugawara aveva riconosciuto il potenziale di Ryoma prima ancora che i propri sogni lo avvisassero della sua importanza. Quel giovane disgraziato era riuscito in qualche modo a toccare la sua anima, gli aveva restituito una vita, salvandolo dallo sconforto e dalla dissolutezza ai quali si era abbandonato.

“Perchè vi state nascondendo?” fu il tono di voce calmo e pacato di Uraume a riportarlo alla realtà costringendolo ad abbandonare qualsiasi altro pensiero o fantasia.

“Vi sembra forse che lo stia facendo?” si limitò a rispondere con il solito tono studiato e affabile che lo contraddistingueva.

“Ryoma-kun vi sta cercando da ore, non dovreste dargli tanta pena” Michizane si trovò suo  malgrado a sorridere, in fondo lo aveva previsto

“Non era mia intenzione” mentì con garbo, 

“Allora perché lo state evitando?” quel tono non gli piacque per nulla

“Quanto tempo è trascorso dalla morte di vostro fratello?” Uraume alzò un sopracciglio, confuso da quella domanda, così come dal repentino cambio d’argomento.

“Saranno un paio di mesi con la prossima luna piena” rispose, fissando un punto imprecisato all’orizzonte. Non aveva ancora perdonato lo stregone per quanto accaduto a Ichigo e forse non l'avrebbe mai fatto. La presenza di Uraume era dovuta unicamente a Ryoma e al suo sorriso. Per quanto disprezzasse Sugawara, il giovane stregone riconosceva di avere ancora bisogno di lui,

“E avete mantenuto la vostra preveggenza?” Uraume era sempre più confuso da quelle domande, 

“Non credo, in fondo non si è mai trattato di una vera abilità quanto più una sensazione. Riuscivo semplicemente a comprendere quando Ichigo fosse in pericolo” eppure non sono riuscito a salvarlo. Avrebbe dovuto convivere con il peso di quel rimpianto.

Michizane prese a giocherellare col proprio ventaglio, catturando nuovamente la sua attenzione.

“Mi dispiace per quanto accaduto a tuo fratello, è stata una mia negligenza, un mio errore”

Uraume non si scompose, né si lasciò incantare dal dolce suono di quelle parole. Non erano altro che scuse. Decise di passare al contrattacco, 

“Non mi avete ancora risposto, perchè state evitando Ryoma?” Sugawara abbozzò un sorriso, Uraume sapeva essere gelido e inflessibile come il ghiaccio che governava, 

“Io possiedo quel dono. La preveggenza” confessò cercando il suo sguardo. Il più giovane lo invitò a continuare, non particolarmente sorpreso da quella rivelazione quanto dal suo implicito significato,

“Cosa avete visto nel futuro di Ryoma?”andò dritto al punto, riuscendo finalmente a comprendere il gioco di Michizane,

“Grandezza, morte e tanto dolore” 

“Non può esserci solo questo” lo incalzò

No, vi era anche la vita. 

Pensò lo stregone leggendario.

Il suono di una risata cristallina riempì le sue orecchie ma non fu altro che l’ennesimo miraggio.

“Posso scorgere l’avvenire soltanto attraverso i sogni, al mio risveglio non ricordo quasi nulla, è come riemergere da una nottata di baldoria” concluse esibendo un sorriso tirato.

“Lui non ne sa nulla vero?” Lo stregone leggendario scosse il capo,

“So che quel disgraziato è destinato a grandi cose, ne ho la certezza eppure ho anche percepito la sua sofferenza, il dolore e la solitudine che albergano nel suo cuore e che per lungo tempo accompagneranno il suo cammino” era la prima volta che manifestava ad alta voce i propri timori. Se da un lato fu liberatorio dall’altro non fece altro che rendere il tutto solo più reale.

“Forse vi sbagliate” le labbra perfette di Sugawara si contrassero,

“Lo vorrei tanto” purtroppo le sue intuizioni si erano sempre rivelate corrette. 

“Come potete esserne tanto sicuro?” 

Perché il destino di Ryoma era già stato scritto, così come quello di tutti loro.

“Finalmente vi ho trovato!” la voce squillante del giovane apprendista e la sua presenza decretarono la fine di quella conversazione.

“Si può sapere dove eravate finito?” Ovviamente l’attenzione dell’albino era tutta rivolta verso il proprio maestro. Uraume indietreggiò di un paio di passi, limitandosi ad assistere a quello spettacolo.

“Ogni tanto avverto il bisogno di allontanarmi” spiegò lo stregone leggendario, muovendo elegantemente il proprio ventaglio, celandosi il più possibile da quello sguardo indagatore, per lui tanto pericoloso.

“Temevo ve ne foste andato” Michizane non comprese subito il significato nascosto dietro a quelle parole,

“E dove potrei mai andare?” 

“Potreste sempre tornare al vostro Clan, dai vostri figli” 

Per la prima volta Sugawara scorse il timore negli occhi di Ryoma. Era questa ipotesi a terrorizzarlo? Un suo abbandono?

“Non accadrà mai. Per loro non sono altro che un fantasma” 

Nonostante quelle parole, Ryoma non riusciva ancora a fidarsi dello stregone. Gli stava palesemente nascondendo qualcosa. Quella mattina Michizane gli era parso ancora più sfuggente del solito, desideroso di mettere quanta più distanza possibile tra di loro. 

Si era dato diverse spiegazioni al riguardo. Prenderlo come apprendista poteva essere stato frutto di un capriccio passeggero, forse Sugawara si era semplicemente stancato della sua presenza. 

“A cosa stai pensando?” 

“Come?” Michizane gli sorrise,

“Devi prestare maggiore attenzione alla tue emozioni. Sei un libro aperto disgraziato-kun” mormorò scompigliandogli i capelli in un raro moto di affetto. 

Di fronte a quella scena Uraume preferì congedarsi. In fondo aveva sempre saputo di come il cuore di Ryoma appartenesse a quell’uomo pieno di segreti. Non avrebbe mai potuto competere con Sugawara Michizane, doveva ancora nascere un individuo in grado di superarlo. 

“Vi state burlando di me” sbottò Ryoma incrociando le braccia al petto, prima di sedersi accanto allo stregone leggendario.

“Non lo farei mai”

“Cessate di mentire, ho notato il vostro comportamento”

Michizane avrebbe voluto rivelare a Ryoma la verità, di come scorgesse tracce del suo futuro, di come il suo potere fosse legato in qualche modo ad una grande sofferenza. 

Le parole avevano il potere di distruggere, potevano rivelarsi armi affilate, pericolose. 

Quel ragazzino dagli occhi scarlatti era ancora troppo giovane per comprendere il peso di una tale confessione, così come le possibili sue conseguenze. 

“Ho solo fatto un brutto sogno” optò per una mezza verità,

“Avete sognato vostra moglie?” l'ingenuità di Ryoma aveva sempre avuto il potere di sorprenderlo oltre che affascinarlo.

“No” il futuro Re delle maledizioni storse il naso,

“Allora cosa può avervi turbato tanto?” di fronte a quelle iridi Sugawara si arrese, scegliendo di seguire il cuore a discapito della ragione.

“Davvero non riesci a immaginarlo?” Ryoma scosse il capo,

Il loro primo bacio avvenne sulla riva di quel fiume, in un pallido pomeriggio di fine inverno. 

Fu inaspettato e dolce, come l’inizio di quella storia che troppo presto avrebbe assunto i contorni di una tragedia.


***


Presente

Giappone - Kyoto


Yuta aveva appena inviato l’ennesimo messaggio a Maki e Inumaki, scusandosi per la propria assenza e riempiendo entrambi di consigli su come gestire Sayuri, quando una figura fin troppo conosciuta fece capolino oltre l’orizzonte.

“Tenjin”* lo salutò cordialmente con un cenno della mano per poi esibirsi in un inchino,

“Sai quanto detesti quel soprannome, mi fa sentire così vecchio” sbuffò l’uomo che condivideva il suo stesso sguardo dalle sfumature violacee. Okkotsu accennò ad un sorriso imbarazzato.

“Mi scusi Sugawara-dono” lo spirito leggendario scosse il capo,

“Allora come se la cava il nostro piccolo fiore?” a quella domanda il nuovo stregone più forte parve illuminarsi,

“Cresce e diventa ogni giorno sempre più simile ai suoi genitori” c’era una punta di nostalgia in quelle parole, intrise di orgoglio paterno. Michizane non poté fare altro che annuire.

“Quella bambina è destinata a grandi cose, sono mille anni che non faccio altro che sognarla” 

Sognare tutti voi

Gli ci era voluto del tempo prima di rimettere insieme i pezzi di quel puzzle, definire i ruoli di Gojo Satoru, Ryomen Sukuna, Okkotsu Yuta e Itadori Yuji. 

“Potreste venire a Tokyo, così da vederla con i vostri occhi” non era la prima volta che Yuta formulava un simile invito ma lo stregone leggendario aveva sempre declinato con garbo ogni sua richiesta,

“Somiglia molto a Satoru?” domandò divertito,

“È la sua copia” Michizane lo sapeva, aveva incontrato più volte quella creatura, in quella dimensione onirica sospesa tra sogno e realtà.

“Ha ereditato il suo sguardo” proseguì lo stregone leggendario. Chiunque avrebbe potuto notare un simile particolare, quelle iridi di un azzurro innaturale, eccezionalmente limpide, come un cielo d’estate.

“Possiede entrambe le tecniche segrete del clan Gojo ma anche le abilità di Sukuna, il suo talento nel gestire gli elementi” prese a spiegare Yuta. Michizane non si scompose, ovviamente ne era al corrente. 

“Ha preso anche il suo sorriso” si lasciò scappare in un sussurro che tuttavia non sfuggì all’orecchio attento del giovane Okkotsu.

“Come?”

“Sayuri, ha lo stesso sorriso di Ryoma. L’ho pensato sin dal primo momento in cui l’ho vista. Ho capito come quella creatura fosse sua” e accettato il fatto che lui non avrebbe mai potuto essere mio.

Lo sguardo dello spirito vendicativo si era adombrato di colpo, perso in ricordi di stagioni lontane.

“Le sto raccontando la favola dei suoi genitori” con quelle parole, Yuta riuscì nuovamente a portare tutta l’attenzione di Michizane su di sé. 

“Favola?” il giovane annuì percependo la sua confusione,

“Mi piace pensare che tutto quel dolore e sofferenza abbiano portato a qualcosa di buono. Sayuri è stata una benedizione, il nostro fiore che sboccia nonostante le avversità.”

Lo stregone leggendario scoppiò improvvisamente a ridere.

“Satoru aveva ragione, sei davvero un ragazzo ingenuo, ma penso che anche questo faccia parte del tuo fascino” Yuta lo fissò sorpreso,

“Gojo-sensei le ha parlato di me?” 

“Certo, non mancava mai di vantarsi dei propri allievi. Era convinto che se mai gli fosse successo qualcosa voi avreste preso il suo posto. Aveva ragione” concluse.

Yuta chinò il capo, 

“Non ho potuto fare nulla per salvare il mio maestro” nonostante fossero passati anni, il senso di colpa per non essere intervenuto era ancora lì, presente in un angolo recondito della sua mente, pronto ad emergere alla prima occasione.

“Hai sconfitto Kenjaku e cresciuto sua figlia penso che ovunque si trovi Satoru possa essere fiero di te.”

“Era il solo epilogo possibile vero?” Michizane gli posò una mano sulla spalla, non potevano toccarsi ma Yuta riuscì in qualche modo ad avvertire la sua presenza. L’energia maledetta che proveniva dal proprio antenato era la stessa che scorreva dentro di lui,

“Il destino di Gojo Satoru era già scritto nelle stelle, esattamente come il tuo o quello di Sayuri” e di Sukuna

Sugawara Michizane lo aveva appreso molti secoli prima, quando aveva scelto di rinunciare a Ryoma e tradire la sua fiducia. In quel momento era l'unica opzione possibile. Si esibì nell’ennesimo, falso sorriso.

“E dimmi, a quale punto della storia saresti arrivato?”











 

*Nella mitologia e nel folklore giapponese, Tenjin (天神) è il kami shintoista dell'erudizione e viene associato alla figura di Sugawara no Michizane. Ten 天 significa cielo e jin 神 significa dio o divinità. (Fonte Wikipedia) 

Mi piaceva l’idea che Okkotsu si rivolgesse a Michizane in quel modo. Mi scuso come sempre nella lentezza ad aggiornare. Dovrei riuscire a postare un capitolo al mese ma non prometto nulla, tante idee e sempre poco tempo.

  
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