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Autore: TsukikageShawn    29/03/2024    0 recensioni
Fase 2 - Sequel de Il misterioso caso di Merag Kamishiro.
Dopo la presa di posizione di Merag, il gruppo di terrestri capitanati da Astral e Yuma si prepara ad fronteggiare la minaccia dei bariani. Segreti ed intrighi faranno da sfondo alla ricerca di numeri speciali, che riportano a memorie perdute di tempi lontani e non così lontani. Cosa celerà questo passato misterioso e cosa vorrà comunicare a Merag? E soprattutto, come affronteranno questo nuovo sviluppo Yuma ed Astral?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: I Sette Imperatori Bariani, Nuovo personaggio, Rio, Yuma/Yuma
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Il segreto della Luna Rossa'
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Capitolo 19

 

Visitando la città, aiutata bene o male da tutti i romani che incontrò, Merag venne a conoscenza di non essere l'unica straniera. Al Colosseo, l'enorme anfiteatro che aveva di fronte, combattevano due uomini forti come delle montagne, dalla pelle fin troppo abbronzata e le maniere gentili. Incuriosita da ciò, e dalla seguente descrizione degli incontri tra gladiatori, si fece accompagnare all'interno dell'imponente struttura per assistervi.

Accomodata sugli spalti destinati ai paesani, osservò esterrefatta i combattimenti. Uno spettacolo insolito per i suoi occhi, ma allo stesso tempo ci vedeva qualcosa di affascinante. "Lottare per la propria vita e guadagnare la gloria, o morire in prigione dimenticato da tutti." Senza neanche accorgersene, iniziò a fare il tifo insieme agli spettatori romani, cercando sempre di contenersi e non risultare scortese.

Al termine, fuori dal Colosseo, le si avvicinò l'uomo più basso che avesse mai visto, dopo il custode della biblioteca bariana. Sicuramente benestante dato i suoi abiti pregiati, aveva i capelli castani e gli occhi scuri. Si presentò con un inchino.

«Lei deve essere la dea di cui tutti parlano, è un piacere fare la sua conoscenza. Mi chiamo Filippo e sono uno dei finanziatori dei giochi.»

«Il piacere è mio, mi chiamo Minerva» rispose leggendo sul tablet, l'omino arancione aveva scelto quel nome per lei.

«Oh, che nome incantevole.  L'ho notata ai giochi e volevo accertarmi che fossero stati di suo gradimento.»

Merag annuì, raccontandogli di come li avesse trovati un'attività interessante e esternò il suo volere di conoscere alcuni dei gladiatori se fosse possibile. Senza farsi domande, Filippo la condusse verso la caserma accanto all'anfiteatro, dove alloggiavano i nominati. Incontrarono i due famosi abbronzati con un giovane uomo, dai capelli azzurri e gli occhi verdi, vestito come il signore che la stava accompagnando.

«Clelio siamo qui solo per combattere al Colosseo, non ci trasferiamo li dentro» disse il combattente a sinistra.

«Concordo, non siamo prigionieri. Non scappiamo da nessuna parte, lo sai benissimo» rispose quello a destra.

Filippo si intromise nella discussione, intimando loro di continuarla in secondo momento e di non far attendere la loro ospite divina. Solo allora i due gladiatori si voltarono. Stupiti ed increduli, le si avvicinarono con gentilezza e, senza intimorirla, la osservarono in silenzio. Uno di loro era alto, spalle larghe, una cresta verde e gli occhi arancioni; l'altro di corporatura più simile a lei, dai capelli castani simili a quelli di Nash e gli occhi verdi.

«Principessa Merag? Cosa ci fate… È perché non siamo autorizzati a stare qui?» le domandò il secondo a bassa voce, in lingua bariana.

«Cosa? No, no. Sono solo in visita... Vi conosco?»

«No, certo che no. Siamo solo due amanti dei combattimenti. Io sono Girag, lui è il mio amico Arito» disse il gigante sorridendo.

«Come siete arrivati sulla Terra?»

«Ehm, ecco… Girag conosce un animale magico che può viaggiare nello spazio.»

Filippo e Clelio osservavano spaesati i tre bariani che facevano amicizia. Parlavano in una lingua a loro sconosciuta, in modo molto amichevole. Era impossibile per loro credere che si fossero appena conosciuti, quindi pensarono bene di sfruttare la situazione a loro vantaggio. Ottenendo la fiducia di una divinità avrebbe aumentato la loro popolarità, e ovviamente il denaro per continuare il loro operato al Colosseo.

Così, con il passare del tempo, Merag andò spesso sulla Terra a Roma con Arito e Girag. Imparò la lingua e, nonostante avesse capito le intenzioni dei due romani, riuscì a farci amicizia e farli ricredere su di lei. Presto scoprirono che la dea Minerva era una donna molto intelligente e di piacevole compagnia, per niente manipolabile. La bariana sperava che tutto sarebbe rimasto così bello e tranquillo, ma Nash scoprì le sue fughe e non la prese molto bene. La costrinse a tornare sul pianeta rosso e le vietò di tornare nuovamente in quella città, minacciandola di commettere una strage. Quello scatto improvviso, la spaventò così tanto da farle rispettare il suo divieto. Ma, d'altro canto, suo fratello rimase così colpito dallo spirito dei due gladiatori, ex membri dell'esercito bariano, che decise di nominarli imperatori.

Fu così che diede inizio alla divisione del suo ruolo, trovando involontariamente due persone adatte per gestire la sicurezza di Barian…

 

«Non siamo qui come turisti, il tempo di ammirare il paesaggio non lo abbiamo» disse Kaito, riportando Merag alla realtà.

Si rese conto di non essere stata l'unica ad incantarsi davanti al Colosseo, solo che non fu per lo spettacolo mozzafiato del monumento italiano. Ma proprio mentre stava raggiungendo l'antipatico biondo, avvertì qualcosa. Una presenza che la chiamava, o forse più di una. Percepiva qualcosa nell'aria, che le indicava un punto preciso in cui andare. Si bloccò a metà strada, voltandosi nuovamente verso l'anfiteatro. Il suo sguardo confuso venne subito notato da Shark, che la raggiunse per primo.

«Stai bene?» le domandò pronto ad intervenire nel caso dovesse allontanarla da tutti.

«Sento qualcosa, proviene dal Colosseo. Devono essere i numeri.»

«Allora non siamo pazzi, da quando siamo arrivati io e Casswell sentiamo una strana forza che ci vuole portare da qualche parte» disse Flip.

«Si, ne stavamo discutendo prima. Pensavo fosse un effetto del viaggio, il jet lag.»

Per far fronte alla stravagante notizia, il gruppo decise di dividersi in due squadre. La prima, capitolata dagli Arclight, i gemelli Kamishiro con Brumi e Jessica sarebbe entrata nell'anfiteatro Flavio per seguire la pista di Rio; la seconda composta dai Tenjo, il Club dei numeri, Yuma e Astral avrebbero seguito i due ragazzi.

I primi si misero in fila per acquistare i biglietti e i secondi si allontanarono dal monumento.

 

Dopo un lungo viaggio in metropolitana, Casswell e Flip condussero i loro amici al museo della civiltà romana. E, una volta pagato l'ingresso, esplorarono le varie sale fino ad arrivare a quella che chiamarono il posto giusto.

«I numeri sono due, nascosti tra i reperti» sussurrarono, nonostante gli italiani non comprendessero il giapponese.

«Allora dobbiamo restare nei paraggi e fare irruzione stasera» disse Faker, per niente contento dell'idea.

Terminarono il loro giro al museo e si sparpagliarono nella piazza, per non destare sospetti. I due membri del club dei numeri, muniti di una cartina della città, discutevano della situazione.

«Allora è così che ci si sente» disse Casswell perplesso.

«Così come?»

«Come Rio, insomma, ad avere dei poteri. Anche se non ne capisco il motivo. Perché dovremmo essere in grado di avvertire i numeri? Lo hai sentito Astral nel museo, non percepiva niente. Ma i numeri sono la sua memoria.»

«Eh già, ma se proprio abbiamo dei poteri, avrei voluto che fosse qualcosa di più esaltante… Quelle due statue che abbiamo visto, dove sono i numeri, un po' ci somigliano.»

«L'ho pensato anche io. La targhetta dice che erano due finanziatori dei giochi del Colosseo, Filippo e Clelio. Come ci saranno finite le carte lì dentro?.»

Mentre discutevano del mistero, due turisti dalla pelle abbronzata, che ricordavano la descrizione di due famosi gladiatori romani fatta dalla guida, chiesero loro le indicazioni per il museo che avevano appena visitato e per il Colosseo, in un giapponese impeccabile. Casswell e Flip gli mostrarono la via da percorrere sulla mappa, ricevendo delle pacche sulle spalle come ringraziamento. Osservarono quei due ragazzi andare via. Avevano la strana sensazione di averli già incontrati prima.

«Forse li abbiamo incrociati da qualche parte, Roma è una città grande. Mi piacerebbe viverci» disse il ragazzo basso.

«Hai ragione. Vorrei poter restare qui per più tempo, ci sono così tanti musei e monumenti da visitare.»

Calata la notte, il gruppo cenò in un ristorante e poi si appostò nei pressi del museo. All'interno sarebbero entrati solo i due membri del club dei numeri con i Tenjo ed Astral, il resto sarebbe rimasto all'esterno a fare da guardia e avvertirli con il marchio magico nel caso venissero scoperti. Yuma e Rei furono quelli che protestarono di più per la scelta, volevano assistere alla raccolta dei numeri, ma la loro insistenza non portò a nulla. Bronk appariva l'unico contento del suo ruolo, prima del viaggio aveva deciso di perdere il peso in eccesso con dieta ed esercizio fisico, fare da vedetta gli sarebbe stato utile.

Kaito disattivò tutti i sistemi di sicurezza, e gli altri evitarono le guardie per arrivare illesi alla sala designata. Scavalcarono il cordone rosso e, una volta che posarono le mani sulle statue, Casswell su quella di Clelio e Flip su quella di Filippo, esse si illuminarono per pochi secondi e i numeri si manifestarono a mezz'aria. Li raccolsero e corsero subito via, raggiungendo gli amici all'esterno. Si fecero teletrasportare subito sul dirigibile da Astral e attesero il ritorno dell'altro gruppo.

«Lo hai visto anche tu, vero?» domandò Casswell, accomodandosi sul divano della sala studio, accanto al centro di controllo.

«Si, e sono più confuso di prima» rispose Flip affiancandolo.

Notando le facce perplesse dei compagni, passarono loro le due carte numero pensando di ottenere lo stesso risultato.

«Abbiamo avuto una visione comune quando abbiamo le abbiamo toccate.»

 

 

 

 

Capitolo 19 - Incomincia la caccia ai numeri, questa volta per davvero

   
 
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