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Autore: ONLYKORINE    02/04/2024    0 recensioni
Blinny
Ginny, di nuovo single dopo la sua rottura con Harry, incontra Zabini a un ballo del Ministero, scoprendo che sta cercando proprio lei, chiedendo il suo aiuto in cambio di alcune foto che potrebbero sembrare compromettenti, anche se che non lo sono.
Blaise sta cercando la ragazza che aveva parlato con sua madre al San Mungo e quando scopre che è la Weasley e che ha bisogno del suo aiuto, pur di non chiederle nessun favore, decide di ricattarla.
Ma come giustificare agli occhi degli altri il fatto che inizino a frequentarsi così assiduamente? Beh, basterà fare finta di essere amici.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Pansy/Theodore, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un arrivo inaspettato

 -

-

Ginny sospirò della sua sfortuna: Blaise non era a casa, così era andata a cercarlo da Maddie, ma lei le aveva spiegato che la sera prima avevano discusso e lui se ne era andato nervoso e arrabbiato.
Preoccupata per lui, pensò di tornare a casa: gli avrebbe mandato un patronus, chiedendogli di vedersi. Doveva assicurarsi che stesse bene. E se fosse successo qualcosa? Magari poteva chiedere a Pansy o a Nott se potevano accompagnarla nella casa di campagna e vedere se era tutto a posto. E se lui avesse avuto un'altra crisi come quella che aveva avuto nel giardino d'inverno?
Si materializzò a casa con in testa solo la preoccupazione per Blaise, così, quando entrò in salotto e inciampò nel treno di Teddy, non si arrabbiò neanche.
"Oh, Teddy dovresti… Blaise?!" Ginny vide il moro seduto sul tappeto, mentre giocava – giocava!- con Teddy e Vic, e per poco gli occhi non le uscirono dalle orbite. "Ma… cosa ci fai qui? Ti ho cercato…"

 

Blaise stava facendo ridere Vic, con piccole magie elementari, sorridendo come un Troll e incantato dal sorriso della piccola, quando si sentì chiamare. Alzò gli occhi e vide Ginny che lo guardava con una faccia stranita.
"Ginny, sei tornata!" Tentò di alzarsi in piedi, ma quel piccolo terremoto dai capelli blu gli saltò addosso e Blaise cadde con lui sul tappeto.

 

Ginny si avvicinò, ancora incredula e prese Teddy in braccio, liberando il ragazzo. "Cosa ci fai qui?" sussurrò. Lei lo aveva cercato per tutto il Regno Unito e lui era a casa sua? Non sapeva se ridere o piangere.
"Blaise mi ha aiutato a tenere i bambini". Molly fece capolino dalla cucina e la guardò mettendo le mani sui fianchi: oh oh.
"Mamma, ti avevo detto che dovevo…"
Ma sua madre non ascoltò il resto della sua frase, si girò per tornare in cucina e borbottò qualcosa sul fatto che nessuno le desse mai ascolto.
La ragazza si voltò di nuovo verso Blaise, che stava cercando di tenere a bada Vic, adesso. "Come ti senti?" sussurrò, allungando la mano per aiutarlo ad alzarsi.

 

Blaise le prese la mano, ma non si tirò su, stupito dalla sua domanda, e lei si sbilanciò e cadde. Ma come faceva a saperlo? Stranito, borbottò e glielo chiese.
"Me lo ha detto Maddie. Sono venuta a cercarti da lei, visto che non eri a casa."
Sua madre? "Lo sa anche lei?" Sempre più stranito, non reagì quando i bambini saltarono loro addosso, credendo che stessero ancora giocando.

 

Ginny strinse gli occhi. Ma cosa diceva? "Ma stai bene? Ieri non sei andato a Redpoppyhouse? Hai avuto… non eri arrabbiato?" Il suo tono di voce si era abbassato: non voleva che i bambini sentissero e neanche che sua mamma carpisse informazioni.

 

Cosa? Blaise spalancò gli occhi e la bocca. "No!" Perché aveva pensato una cosa simile? Perché aveva visto sua madre! "No, no, sono riuscito a non… Ma allora non sai di mio nonno?" chiese, quando capì che parlavano di due cose diverse.
"Tuo nonno? Che è successo a tuo nonno? Merlino, no, non so niente…" Ginny tentò di alzarsi quando Teddy si buttò in braccio a lei e gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo. "Nonna!" Vic, dal canto suo, tentò di imitarlo, ma riuscì solamente a gridare, senza che si capisse cosa stesse dicendo.

 

"Mio nonno è morto". Blaise riuscì ad alzarsi e le porse la mano per aiutarla.
"Oh. Mi dispiace tanto. Ma…" Ginny si guardò intorno in salotto e poi tornò a posare gli occhi su di lui. "Tuo nonno che viveva in Italia?"
Blaise annuì: i bambini lo avevano distratto, ma poi il pensiero di suo nonno tornò a riempirgli il petto.
Quando Molly fece di nuovo capolino, attraverso la porta della cucina, Ginny lasciò andare la sua mano di scatto, passandosela fra i capelli. Forse lo aveva fatto per non far sapere a sua mamma di loro. Ma lui aveva già rovinato tutto.
"Tua madre sa di noi… Scusa, mi è scappato…"

 

Ginny si era spaventata quando sua madre, probabilmente apposta, aveva fatto sbattere la porta della cucina e si era passata la mano nei capelli, quando l'aveva fulminata con un'occhiataccia, sentendosi in colpa per averla abbandonata quella mattina. Si girò per scusarsi, ma Blaise fermò il suo gesto, chinandosi su di lei e confessandole di aver detto a sua madre di loro.
La ragazza alzò le spalle. "Non preoccuparti, non c'è problema". Ed era vero: non le interessava molto, in quel momento, di quello che stava considerando un dettaglio.
"Davvero?" Il tono stranito di Blaise prese la sua attenzione.
Alzò le spalle. Davvero. Ma che scema era stata a dar tanta importanza alla cosa. L'importante era che lui stesse bene.
"Però dobbiamo parlare" sussurrò, come se i bambini potessero capire tutto da quelle poche parole.
"Di cosa?"
"Della lettera che…" Ma Teddy si aggrappò alle gambe del ragazzo, distraendolo e lei non seppe se avesse sentito la sua frase o meno. "Dopo ti spiego tutto: aspettiamo di essere soli". Si allungò verso di lui e gli passò le dita sulla guancia. Avrebbero parlato di tutto: della preoccupazione di sua madre, di Harry, del perché non gli aveva detto cosa ci fosse scritto nella lettera e di tutto il resto. Poi lui le avrebbe spiegato cosa ci facesse lì e cosa fosse accaduto in Italia a suo nonno.
Sorrise perché tutto si sarebbe sistemato.

 

Molly notò i ragazzi scambiarsi sussurri e poi la figlia accarezzare la guancia del moro. Quel gesto fu così dolce che lei si intenerì e perse la sua rigidità: non valeva la pena continuare a essere arrabbiata, probabilmente Ginny aveva davvero un impegno con Blaise e visto come era messo lui quella mattino, doveva essere qualcosa di importante. Si girò e tornò in cucina.

 

Blaise prese la mano di Ginny e le baciò il polso, contento che lei l'avesse presa bene. Quando lei ridacchiò per il solletico, sorrise. Ginny gli prese il viso con tutte e due le mani, prima di sussurrare contro la sua bocca. "Dovremo accontentarci di questo, ci sono dei bambini…" E lo baciò sulle labbra.

 

*

 

"Non dovevi preoccuparti per me…"
Blaise quasi sbuffò mentre Ginny gli raccontava in poche parole della sera prima, quando lo aveva cercato a casa di sua madre. Fra l'altro, non gli interessava più neanche delle vicissitudini di sua madre con Rachel: voleva perdonarla? Che lo facesse! Nel caso, sarebbe intervenuto solo se ce ne fosse stato bisogno. Ma era abbastanza sicuro che lei non avrebbe sgarrato ancora.
"Certo che mi preoccupo per te!" Ginny gli sorrise in quel modo che gli piaceva e si sentì a casa, mentre lei sistemava i giochi dei bambini sparsi sul tappeto.
Ma sì, avrebbero chiarito tutto nel pomeriggio: le avrebbe spiegato come si era sentito e come era riuscito a non perdere la testa solo pensando a lei. E le avrebbe fatto vedere le tavole che aveva disegnato. No, magari per quello avrebbe aspettato di finire tutto.  Quando lei, ignara dei suoi pensieri, gli diede un altro casto bacio sulle labbra, pensò che il pomeriggio sembrava lontanissimo.
"Basta stare appiccicati, voi!" Il piccolo terremoto dai capelli blu saltò in piedi in tutta la sua poco altezza, colpendolo sulla testa con la mano aperta.
Ginny rise e acchiappò il piccolo che cercò di divincolarsi, mentre gli faceva il solletico, tenendolo fermo sul tappeto, e lui rideva come un matto Quando riuscì a scappare da lei, la ragazza si mise in ginocchio. "Non mi scappi, sai chi sono io?"
La bambina bionda al suo fianco spalancò gli occhi. "Chi sei?"
Ginny si chinò verso di lei e con fare cospiratorio sussurrò: "Io catturo gli ippogrifi cattivi!"
E mentre i bambini gridavano eccitati, lei si alzò per rincorrerli ma, prima di scappare dietro al divano, si voltò, gli fece l'occhiolino e mimò con le dita di fare il percorso inverso.
Blaise ubbidì e scoprì che giocare con un bambino poteva essere divertente, stremarti di risate e renderti inerme sul tappeto dopo pochissimo tempo. Ma non pensò più a niente. Neanche a Potter e alla sua lettera.

 

***

 

"Andate a lavarvi le mani, fra poco saranno qui tutti per pranzo…"
La voce della madre ricordò a Ginny i doveri di casa e prese in braccio Vic, incamminandosi verso il bagno. "Teddy, vieni anche tu" disse al bambino.
"Voglio giocare ancora! Non voglio lavarmi le mani!" In una perfetta imitazione di Molly, il piccolo mise le mani sui fianchi e mise il broncio.
"Andiamo, ippogrifo". Blaise si chinò e prese in braccio il bambino, capovolgendolo e facendolo dondolare per le gambe: Teddy rise tantissimo e il ragazzo riuscì a trascinarlo in bagno.

 

Ginny lavò le mani a Vic e poi si chinò per aiutare Teddy, che voleva fare da solo, così sorrise a Blaise che era entrato in bagno con loro. "Grazie per aver aiutato mia madre".
Blaise aiutò la piccola ad asciugarsi e poi la fece uscire. "In verità è stata tua madre a salvare me: dopo aver saputo di mio nonno…"
Ginny gli strinse un braccio in un gesto affettuoso, sperando che per il momento potesse bastare. "Giusto, tuo nonno. Devi raccontarmi tutto".

 

Blaise sospirò. "Le lettere mi hanno destabilizzato…"
"Lettere? Ma quante ne hai ricevute?" Ginny alzò un sopracciglio e lui si ricordò che effettivamente erano tante le cose che doveva dirle: ne avrebbero parlato bene nel pomeriggio, ma cercò di spiegarle velocemente del gufo e di tutte le lettere che aveva ritrovato all'ufficio postale e lei lo ascoltò con gli occhi sgranati, ma poi la madre di Ginny li richiamò in cucina, così si incamminarono lungo il corridoio.
"Comunque vogliono che vada là. Non so se per l'eredità o qualcosa del genere…"
"In Italia?" Ginny quasi gridò.
"Mi sembra di sì. Magari dopo mi rileggo bene le lettere."
"Oh, ma l'Italia è bellissima! Sei proprio fort…" Ginny si interruppe e scosse il capo. "Scusa, non…"
Molly li richiamò un'altra volta e lei si girò velocemente per raggiungerla.

 

Ginny si morse il labbro: ma che stupidaggine dimostrarsi così entusiasta quando lui aveva appena detto che suo nonno era morto! Doveva essergli sembrata un'idiota. O forse solo una bambina. Decisa a non dire più niente, entrò in cucina, seguita dal moro.
Gli altri erano tornati e, andando ad aiutare sua madre, lasciò Blaise con Ron, George e suo padre, senza pensarci.

 

Blaise non capì il cambio di espressione della rossa, ma quando il signor Weasley si avvicinò a lui, gli dedicò l'attenzione che meritava.

 

***

 

Il pranzo fu piacevole e abbastanza veloce: gli altri dovevano tornare al lavoro, quindi c'era poco spazio per i convenevoli, ma tutti furono gentili e nessuno disse niente del fatto che Blaise fosse lì a mangiare con loro.
Blaise scoprì che la cosa gli faceva enormemente piacere e che forse si era creato una montagna da un sassolino, pensando che nessuno sapesse di loro. Quando si voltò verso Ginny, alla fine del pasto, lei gli fece l'occhiolino e sorrise a mezza bocca, come se gli avesse appena confidato un segreto. Sentì il cuore scoppiargli di gioia e pensò di non essersi mai sentito così. Forse era arrivato il momento giusto per confidarsi con lei.
"Hai detto che andiamo da me, dopo?" mormorò, accanto all'orecchio della rossa, mentre faceva scivolare la mano sulla sua schiena, alzandole la maglietta e accarezzandole la pelle appena sopra i jeans. La vide rabbrividire e sentì la stessa scossa che gli scuoteva il corpo.

 

Ginny si voltò verso di lui, in modo che nessuno potesse sentirli, seduti vicino sulla panca. "Non vedo l'ora di averti dentro di me…" sussurrò lei in risposta, posandogli una mano sulla coscia, sotto la tovaglia, e facendo scorrere le dita avanti e indietro. Sorrise, pensando a ciò che sarebbe accaduto dopo. Avrebbero avuto tutto il pomeriggio per stare insieme. Solo loro due, senza nessuno, senza pensieri di case in campagna o viaggi di poco piacere. O forse sarebbe sembrata troppo superficiale? Forse avrebbero dovuto prima chiarire tutte le cose? "Cioè, se per te va bene. Oppure…" Stranita dal fatto di sentirsi in difetto, non sapeva cosa dire, per paura di poter dire la cosa sbagliata.

 

Blaise sorrise con tenerezza quando lei vacillò. Gli accarezzò una spalla per tranquillizzarla: andava bene tutto. Tutto quello che voleva lei. "Certo che mi va bene". Se l'occasione fosse stata diversa, si sarebbe chinato, le avrebbe scoperto la spalla e le avrebbe baciato la pelle nuda, ma dovette accontentarsi di quel piccolo gesto.
"Per l'Italia, prima, non volevo sembrare troppo…"
Lui sorrise ancora e si avvicinò i più. "Non preoccuparti, ho capito. A me dispiace solo che faccia saltare i piani. Non posso tirarmi indietro, mi sa. Non posso non andarci. Dovrò rispondere stasera stessa e organizzare il viaggio…"
Ne avrebbero comunque parlato una volta da soli, pensò, mentre si interrompeva perché uno dei suoi fratelli era passato troppo vicino e non sapeva se potesse dirlo esplicitamente.
Però ne avrebbero parlato dopo aver fatto l'amore, anche lui non vedeva l'ora di toccarla e di baciarla. Di quello che avrebbero fatto in Italia c'era sempre tempo di parlarne.

 

Ginny si morse il labbro. "Certo, hai perfettamente ragione: devi andare per forza…" Cercò di non rimanere male del fatto che non le avesse chiesto di andare con lui ma, come era successo con la casa in campagna, capiva perfettamente. E poi, non è che perché aveva pranzato a casa sua e tutti i suoi fratelli avevano capito che stavano insieme, lui dovesse condividere ogni cosa con lei. No. No. Però…
"È che avevo finito di sistemare RedPoppyHouse. Avrei voluto andare prima lì…" Lui ringraziò sua madre quando si avvicinò con una tazza di caffè, allungandogliela.
Ginny sospirò silenziosamente. Lei non aveva molti posti dove andare. Non aveva una casa in campagna o dei parenti all'Estero. Si morse il labbro, rendendosi perfettamente conto che poteva sembrare un capriccio infantile, così si sforzò di sorridere e non dire niente.

 

Blaise mescolò il caffè pensando a come le lettere gli stavano guastando i piani. Odiava che tutto andasse a rotoli, gli piaceva molto di più fare progetti e seguirli. Ma poi sorrise: la ragazza accanto a lui gli stava insegnando un modo di vedere le cose totalmente diverso a quello a cui era abituato e iniziava a prenderci gusto. Per quanto gli dispiacesse per suo nonno, ancora non riusciva a metabolizzare la cosa, probabilmente, e non riusciva a capacitarsi di nient'altro oltre le cose che aveva scoperto la notte scorsa.

 

Ron raggiunse la sorella quando lei si alzò per raggiungere il lavandino e sistemare dentro alcune stoviglie. "Tutto bene?"
Ginny si girò verso di lui e Ron indicò Zabini con un gesto discreto del mento, anche se lui era girato, mentre parlava con George. "Ora è ufficiale?"
La ragazza alzò le spalle, guardando di sottecchi verso il fidanzato; Ron notò un lieve rossore sulle sue guance. "Non so. Non vedo differenze da prima…"
Ron rise e sussurrò. "Sicura?" E indicò sua madre che, con una faccia da pranzo di Natale riuscito bene, sorrideva guardando il moro.

 

Ginny guardò sua madre e poi Blaise che in quel momento, come se fossero stati telepatici, si girò verso di lei e ammiccò. Sì, forse qualcosa era cambiato. E non solo lì fuori, pensò, ma anche dentro di lei.
"Ascolta, devo dirti una cosa…" iniziò Ron, ma lei non lo sentì perché in quel momento Hermione entrò in cucina e sua madre la salutò ad alta voce.
Ginny si allontanò dal fratello quando notò la riccia posare gli occhi su Blaise e poi guardare subito lei con un'occhiata interrogativa.
"Hermione!" la salutò, a voce un po' troppo alta, facendole segno di raggiungerla.

 

Hermione salutò tutti e si avvicinò al lavandino, dove Ginny stava lavando i piatti e Ron le passò un piatto e poi tornò a posarsi al piano, senza collaborare più di tanto.
"Potresti aiutare, Ron" lo apostrofò, con un leggero cipiglio: a volte il ragazzo andava accompagnato.
"Ginny sta lavando i piatti a mano perché le piace e le permette di pensare. Non voglio rovinarle il suo momento". Il ragazzo continuò a guardare verso il tavolo, senza muoversi, dopo aver detto quella frase.
"Come?" Hermione era sicura di non aver capito bene: cosa aveva detto? Era una scusa? Guardò Ginny che aveva spalancato gli occhi, girandosi verso il fratello.
"Mah… e tu come lo sai?"
Quando a Ron divennero rosse le orecchie, Hermione capì che era vero e che non stava facendo il troll.

 

Ron scosse le spalle, imbarazzato, e si passò una mano fra i capelli. Aveva parlato senza pensarci troppo e non si era reso conto di quello che diceva, così non rispose.
"Ti ricordi quando lavavamo i piatti insieme e con la schiuma ci facevamo la barba?" Il tono di Ginny divenne tenero e la sua mano gli raggiunse la faccia per depositargli una piccola quantità di schiuma sul mento. Subito dopo, però, rise e gli coprì gli occhi con altra schiuma, spalmandogliela su tutta la faccia.
Il sapone gli fece bruciare gli occhi e si agitò a quello scherzo, mentre sua sorella continuava a ridere.
Con gli occhi chiusi non ragionò e corse verso il bagno per sciacquarsi il viso, non pensando minimamente di utilizzare il lavandino della cucina.
Per fortuna sua madre lo bloccò e gli tolse la schiuma dagli occhi con la bacchetta prima che uscisse dalla cucina.
"Sempre a bisticciare, voi" lo rimproverò, ma anche lui capì che era intenerita dalla cosa.

 

Hermione si girò per dare le spalle alla stanza e si affiancò all'amica. "Quindi? Ti sei scordata di dirmi qualcosa?"
Ginny la guardò curiosa. "Cosa?"
Ma come 'cosa'? C'era Zabini a pranzo con la sua famiglia! "Forse non te ne sei accorta, ma c'è un ragazzo seduto fra i tuoi parenti…"

 

Ginny rise, lanciando un'occhiata a Blaise. "Ah, sì. L'ho trovato qui. Ma è una storia lunga, è venuto con mia mamma…"
"Molly? Ah, va bene. Avete parlato della lettera?"
Ginny scosse il capo, sciacquando un piatto. "Dopo: non siamo ancora stati da soli. Sono successe tante cose… Ho parlato con Pansy e…"
"La Parkinson! Come sta? Il bambino?"
"Stanno bene, stanno bene. L'hanno messa a letto, però, e non le piace. Nott le fa da secondino perché non vuole che qualcuno la innervosisca. È molto protettivo."
"Nott?" Lo stupore di Hermione si riversò nei suoi occhi e spalancò la bocca.
Ginny arricciò il naso. "Non si direbbe, eh? Eppure…" Anche lei era rimasta sorpresa, ma era contenta per l'amica. Lanciò un'occhiata ancora a Blaise, ma lui stava parlando con George.
"Comunque mi hanno detto che Blaise ha preso male il fatto che Harry mi abbia scritto e che sia… geloso. Secondo te è vero?"

 

Hermione si girò appena e insieme guardarono il ragazzo in questione che, serio, parlottava di qualcosa con George. Geloso Zabini? Strano. Però… Si voltò dall'altra parte a guardare Ron: sapeva che le storie d'amore potevano un po' cambiarti e lei ne aveva l'esempio sotto gli occhi. E anche lei era cambiata un pochino da quando stava con lui.
"Potrebbe essere" concluse il suo pensiero ad alta voce, alzando le spalle, rivolgendosi a Ginny. "Ma quindi è per questo che ti ha rubato la lettera?" Forse le emozioni nuove ti fanno fare anche cose non proprio consone.

 

Ginny tornò a guardarla. "Non penso sia stato lui. Ma in questo momento non mi interessa. Posso sempre sistemare le cose con Harry. Prima voglio rassicurare Blaise".
"Ma non ti interessa sapere chi è stato?"
La rossa alzò una spalla. "Probabilmente l'ho persa o l'ho messa da qualche parte e non me lo ricordo. Anche se sono meno stanca di prima, sono sempre disordinata…"
"Non dovresti dubitare di te."
"Lo so. È che proprio non riesco a pensare che possa essere stato lui. Non riesco a crederci. Non so spiegarti perché…"
Sciacquò l'ultimo bicchiere e lo posò a testa in giù sullo scolapiatti, senza asciugarlo. Tutto ciò che aveva detto era vero: non riusciva a crederci neanche quando ci pensava, che potesse essere stato lui. Ma sapeva anche che se fosse stato così, le si sarebbe spezzato il cuore. Si morse il labbro e guardò verso il ragazzo, mentre suo padre, George e Percy salutavano per smaterializzarsi e tornare al lavoro.

 

Blaise salutò i parenti di Ginny e prese in braccio il piccolo Teddy, sedendosi con lui sulla panca, quando gli si aggrappò alla gamba per contestare il fatto che dovesse andare a dormire. Voleva provare a convincerlo, magari ci sarebbe riuscito senza essere brusco.
"Teddy, smettila di fare i capricci. Il riposino pomeridiano ti sembrerà una vacanza alla mia età!" Molly, invece, si era avvicinata e glielo aveva preso dalle braccia senza tanti complimenti; forse non era necessario essere troppo teneri con i bambini, allora? Osservò la donna che, come un generale, convinceva i bambini a uscire dalla cucina per raggiungere i piani superiori.
Si guardò intorno: erano rimasti solo lui e Ginny, insieme a suo fratello e alla Granger, che sembravano confabulare vicino alla ghiacciaia.
"Ginny, devo dirti una cosa…" Weasley si avvicinò a Ginny, un po' nervoso.
"Non ora, Ron". Si avvicinò a lui e si sedette sulla panca. "Ora voglio baciare decentemente il mio ragazzo, ora che se ne sono andati tutti…" sussurrò poi verso di lui, prendendogli il viso fra le mani.
"No, Ginny davvero… Dovresti…" Anche la Granger si intromise e per poco Blaise non le lanciò una fattura: ma davvero?
La ragazza sbuffò sulle sue labbra e alzò gli occhi al soffitto. "Scusa questa mia famiglia fastidiosa…" mormorò anche se non proprio a bassa voce, prima di voltarsi e lasciare cadere la mani.
Gliene prese una e intrecciò le dita con le sue, trattenendola: anche la sua famiglia fastidiosa avrebbe dovuto scusare lui.
"Ditemi, cosa non può assolutamente aspettare… Oh,  Harry!"
Il tono sorpreso della ragazza fece girare Blaise verso la porta posteriore, dove il ragazzo che aveva salvato il mondo magico stava entrando. "Permesso…"
Tutti si stupirono del suo ingresso: Weasley, la Granger e anche Ginny era sorpresa, ma sorrise di uno dei suoi sorrisi più belli, così geloso senza volerlo ammettere, rimase seduto apposta, senza lasciare la mano della ragazza, così quando lei si alzò, le loro braccia si allungarono e lui, che pensava che lei lo avrebbe lasciato, strinse più forte le dita e tirò appena il braccio per impedirle di staccarsi da lui.

 

Ginny si girò verso Blaise quando lui la trattenne, e lo guardò con un'espressione curiosa: subito dopo lui le lasciò la mano e lei vide sul suo viso la delusione per qualcosa che non aveva capito. Cos'era successo? Ancora girata continuò a guardarlo.

 

Quando aveva capito che lei non avrebbe lasciato la sua mano, che non voleva nascondersi, ma si era solo alzata per accogliere un amico, Blaise si sentì in difetto perché non aveva afferrato subito la situazione e, senza dire niente, la lasciò andare.
Ginny si girò verso di lui e Blaise, consapevole di essersi sbagliato ma senza volerlo ammettere, le lanciò un'occhiata delusa.

 

Harry fece un altro passo per entrare del tutto in cucina e si chiuse la porta alle spalle. "Harry!" Hermione gli corse incontro abbracciandolo stretto e lui ricambiò, guardando gli altri tre occupanti della stanza: Ron, Ginny e Blaise Zabini. Un po' stranito ma senza voler darlo a vedere, si staccò dall'amica e le sorrise: sembrava l'unica contenta di vederlo, effettivamente.
"Sei tornato" disse solamente Ron, avvicinandosi, ma con ben poco entusiasmo.
"Ron…"
"Cosa sei venuto a fare? Non ci aspettavi tutti in Romania?"

 

Come? Ginny corrugò la fronte a quell'affermazione del fratello: perché Harry doveva aspettarli tutti in Romania?
Harry, forse anche lui stranito dalle parole di Ron, si passò una mano fra i capelli. "Io…"
Ginny decise di toglierlo dall'impaccio e si avvicinò. "Bentornato Harry, non fare a caso a Ron, è sempre il solito…" Lo abbracciò e nello stesso momento lanciò un'occhiataccia al fratello che abbassò lo sguardo.

 

Harry lasciò andare la ragazza e le sorrise. "Ti trovo bene" sussurrò e poi le fece l'occhiolino. Lei annuì con il capo e si girò verso Zabini che si alzò dalla panca in quel momento.
"Harry, ti ricordi di…"
"Blaise Zabini… Come stai?" Harry fece un passo verso di lui e gli porse la mano sorridendo.
"Potter. Qui va a gonfie vele. Da te?"

 

Ginny capì subito che Blaise si stava sforzando di essere gentile e cordiale. Doveva essere per quel che avevano detto Pansy e Nott, perché era geloso.
Decisa a salutare e a defilarsi a casa di Blaise, lanciò un'occhiata a Ron, che ancora non sembrava voler partecipare. Poteva lasciarli da soli?
Guardò Hermione e lei sospirò.

 

Hermione era felice di vedere Harry, ma allo stesso tempo aveva paura che Ron potesse dire o fare qualcosa che potesse rovinare la sua visita.
"Hai fatto bene a venire a trovarci! Vuoi qualcosa…" Hermione si improvvisò padrona di casa quando capì che Ron non aveva nessuna intenzione di accogliere Harry e Ginny stava pensando di andarsene con Zabini.

 

"È casa sua, Hermione, non c'è bisogno che gli offri da bere…" Ron si mise le mani in tasca e sospirò: rivedere Harry lo aveva sorpreso e un po' scombussolato, così non aveva reagito benissimo. Era quella cosa che aveva spiegato a Ginny qualche notte prima: non pensava mai alle conseguenze e sbottava all'improvviso.

 

Harry sorrise alle parole di Ron. Sapeva di essere in debito nei suoi confronti, ma non ce l'aveva fatta a tornare alla Tana prima. E se c'era riuscito ora, in fin dei conti era solo grazie a Ginny. Fece un cenno del capo all'amico e Ron gli rispose allo stesso modo, così si voltò verso sua sorella, prima di chiarirsi con lui.

"Non hai risposto al mio gufo: non sapevo cosa pensare, così… sono venuto". Harry allargò le braccia, alzando le spalle, con un sorriso che sperò fosse abbastanza amichevole e non accusatorio. Ora aveva anche paura di averla messa in difficoltà: stava con Zabini? Gli lanciò un’occhiata di sbieco e notò che lui sembrava molto attento alla situazione.

 

Ginny si portò una mano alla nuca e sospirò. "Harry, ho perso la tua lettera, per questo non ti ho risposto…" Santo Godric, com'era imbarazzante!

 

Harry sorrise: allora Ginny non ce l'aveva con lui! "Oh, bene. Cioè non…"

"Ho preso io la tua lettera, Ginny, non l'hai persa…" Ron fece un passo avanti e tutti si girarono verso di lui spalancando gli occhi.

"Sei stato tu?" esclamò lei, troppo incredula anche per aggiungere un insulto, probabilmente.

 

Blaise osservò la scena come se stesse spiando dalla finestra: Potter era tornato portando un po' di scompiglio, visto che Weasley non sembrava contento, e Ginny era troppo stranita sia dal fatto che fosse tornato, sia dalla confessione del fratello.

Ma Ginny aveva perso la lettera prima di leggerla? Allora era per questo che non gli aveva detto cosa le aveva scritto?

Sorrise soddisfatto del fatto che lei non volesse nascondergli niente e per poco non si perse il resto della conversazione.

"Ma perché lo hai fatto, brutto troll?" Ginny portò la mano alla tasca posteriore dei jeans, in cerca della bacchetta, un gesto che Blaise aveva imparato a riconoscere, ma poi il suo sguardo si posò sul piano della cucina: la sua bacchetta era lì, vicino al lavandino.

Si avvicinò a lei di un passo per cercare di calmarla, quando la situazione esplose.

"Non fa niente…" disse Potter, avvicinandosi e alzando le mani.

"Non è vero che non fa niente!" Ginny si stava infuriando e fece due passi verso il fratello che, però, non si difese, forse perché si sentiva in colpa; Blaise poteva notarlo dal suo sguardo. "Sei il solito co…"

Prima che lei potesse finire l'insulto, la Granger si avvicinò a loro e cercò di sistemare la situazione. "Beh, dai, almeno non è stato Zabini!"

Blaise si perse un attimo per afferrare tutte le parole della ragazza. Cosa c'entrava lui?

"Cosa?"chiese con voce alta e ferma. Potter si voltò verso di lui, ma Ginny, che gli dava le spalle, no.

Lei si rivolse alla Granger, in una muta domanda, probabilmente, visto che non poteva vederle il viso.

La Granger alzò le spalle in un gesto di scusa, come se volesse difendere Weasley, e probabilmente proprio per quello, pensò Blaise. "Se è stato Ron, non è stato lui…" E lo indicò con la mano.

Quando Ginny si girò verso di lui, seguendo il braccio dell'amica, alzò gli occhi e i loro sguardi si incrociarono. "Pensavi fossi stato io?" le chiese, con tono basso e incredulo.

Lei non rispose subito, come se gliela avesse fatta in un'altra lingua.

Poco dopo socchiuse gli occhi come se fosse molto stanca, poi scosse le spalle e tornò a guardare il fratello.

No, no, doveva rispondergli!

 

Ginny non riusciva a capire niente. Perché Ron le aveva preso la lettera? Pensando di aver già risposto a Blaise, si rivoltò verso il fratello per capire il motivo del suo gesto, visto che era l'unica cosa che non capiva. "Perché…"

Venne bruscamente interrotta da una mano sulla spalla, che la fece girare e si trovò a guardare gli occhi increduli del moro. "Pensavi davvero che avrei potuto fare una cosa del genere? Rubare una lettera? A te?"

"Io non…" La voce le venne fuori bassa e stanca, come se fosse una bugia, mentre invece lei non sapeva come spiegarsi.

"Non ci posso credere! Non ti fidi di me?" Blaise la lasciò andare e fece un passo indietro, incredulo, sorpreso e probabilmente anche offeso. Sentiva nel suo tono tutto il rammarico che gli leggeva in faccia.

"No, Blaise, aspetta, ti spiego: la lettera non c'era più e…"

Lui la interruppe e fece un altro passo indietro. "Non voglio avere a che fare con persone con cui la fiducia non è reciproca. Non…" La sua frase si interruppe e lui fece passare lo sguardo sui presenti. "Non voglio scuse. Avresti dovuto dirmelo…"

"Parliamone da soli. Da te…"

 

Blaise scosse il capo: non voleva parlare con lei, si sentiva infuriato e aveva paura di esplodere da un momento all'altro. Non voleva che succedesse davanti ai salvatori del mondo magico. Scosse ancora il capo. "Non voglio vederti più" mormorò, con la morte nel petto.

"No, Blaise, aspetta, posso spiegarti! Pansy…" Lei si avvicinò con un palmo alzato e lui fece un passo indietro. Anche Pansy? Ma erano tutti contro di lui? La testa iniziò a girare più della stanza e lui quasi si sentì mancare. Doveva andarsene, e subito.

"Stai lontana da casa mia. Stai lontano da me."

Così dicendo girò su se stesso e si smaterializzò.

 

Ginny guardò Blaise scomparire e spalancò gli occhi.

"Complimenti, Hermione, trovi sempre le parole giuste, eh?" Ron guardò la riccia e scosse il capo.

"Stavo cercando di difenderti! Sei veramente un troll, quando ti ci metti!" rispose l'amica, alzando un braccio.

"Ragazzi…" Harry fece un passo verso di loro e li richiamò per calmarli. Ginny pensò che lo aveva fatto così tante volte che alla fine doveva venirgli naturale.

"Smettetela di litigare!" Il grido di Ginny mise a tacere tutti e tre. Possibile che non capivano? O che dovessero parlare sempre a sproposito?

Si avvicinò a grandi passi a Ron e gli si fermò di fronte. Era molto più alto di lei, infatti dovette abbassare lo sguardo, ma la guardò negli occhi. "Ora, vuoi dirmi una buona volta perché lo hai fatto? Ho bisogno di sapere cosa diavolo ti è passato per la testa, prima di  rimediare la cosa con il mio ragazzo…"

 

Ron, alle parole della sorella, rimase interdetto. Ma sapeva che lei aveva ragione. Prese dalla tasca dei jeans la lettera piegata e gliela porse: aveva già deciso di confessare il suo gesto proprio quel giorno, così se l'era infilata in tasca.

Ginny, probabilmente ancora stizzita, abbassò lo sguardo, ma poi, invece di prendere la busta, diede un colpo alla sua mano e la fece cadere per terra. "Voglio sapere perché. Ho perso la stima di Blaise, Ron, puoi spiegarmi almeno il perchè?"

Ora lei era furiosa. Ron doveva solo ringraziare il cielo che non avesse tirato fuori, ancora, la bacchetta. Poteva comunque ancora emettere magia involontaria.

"Io… Ginny… Non volevo che venissi in Romania…" Ron si passò una mano nei capelli e poi lanciò uno sguardo di sottecchi a Harry. "Scusami, Harry…"

Come? Ginny corrugò la fronte. "Cosa vuol dire?" Ginny, quando capì che suo fratello non avrebbe risposto subito, si girò a guardare Hermione e poi Harry.

 

"Mi avevi detto che non ti eri messo in mezzo…" Hermione sospirò, come se il fidanzato le avesse mentito su un tradimento.

"È quello che ho fatto!" sostenne il rosso.

"Non mi sembra, Ron…"

"Quando Zabini si è presentato qui, non ho detto niente sul fatto che si sono messi a sbaciucchiarsi in cortile, su questo non può smentirmi nessuno! E ne avrei potute dire, di cose!" Ron guardò sua sorella e lei annuì con un gesto poco chiaro delle spalle.

Oh, che carino! Hermione gli sorrise.

"Ma hai rubato la mia lettera!" Ginny sbottò come se si fosse ricordata in quel momento del motivo del loro litigio.

Hermione si riprese: giusto, la lettera!

"Harry ci aveva invitato tutti in Romania, pensavo che… E se si fosse guastato tutto ancora? Sì, insomma, non volevo che litigaste per questo… Ora stai così bene. Dormi di notte, sei felice… Beh, non so effettivamente… ora avete litigato… Oddio, scusa Ginny, non volevo che…"

 

Ginny fece un verso strozzato con la bocca e fece un passo verso il fratello. "Ron, riesci sempre a combinare qualche guaio… Vieni qui, Troll che non sei altro!" E così dicendo passò un braccio intorno al collo di suo fratello e lo fece chinare per abbracciarlo.

Nel suo modo rozzo, confusionario e totalmente incoerente, Ron aveva tentato di aiutarla. Questa considerazione non riuscì a farla rimanere arrabbiata e strinse il ragazzo stretto. "Mi farai morire…"

"Non volevo farvi litigare. Davvero… posso andargli a parlare, se vuoi."

"No, no, è meglio di no. Ci penso io". Ginny quasi ridacchiò isterica, come se avesse per poco scampato un pericolo. Poi si voltò verso Harry. "Quindi ci volevi tutti in Romania?"

 

Harry, per la prima volta da quando era entrato alla Tana, sorrise contento. "Ehm, sì… Ho seguito il tuo consiglio e ho preso una casa in affitto. Volevo farvela vedere…"

 

Ginny sorrise sincera. "Ma è meraviglioso, Harry. Sono contenta per te!" E detto questo, abbracciò di nuovo il ragazzo. Quando si staccò da lui, tornò a girarsi verso il fratello. “E ora, fatevi una bella chiacchierata. Prendetevi a pugni o fate un giro sulla scopa o quello che fanno i ragazzi per fare pace: perché sapete bene tutti e due che la vostra amicizia è più importante di qualsiasi cosa possiate pensare l’uno dell’altro”.

Hermione le lanciò un sorriso di gioia e annuì alle sue parole, mentre i ragazzi si scambiavano un’occhiata.
Si girò quando capì che lì non aveva nient’altro da fare.
Ora doveva solo risolvere il guaio più grosso della sua vita.

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***Eccomi! Spero di farmi perdonare il ritardo con questo capitolo corposo (ma non happyend... 😅).

Grazie a tutti!!!

   
 
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