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Autore: Bibliotecaria    05/04/2024    0 recensioni
In un mondo circondato da gas velenosi che impediscono la vita, c’è una landa risparmiata, in cui vivono diciassette razze sovrannaturali. Ma non vi è armonia, né una reale giustizia. È un mondo profondamente ingiusto e malgrado gli innumerevoli tentativi per migliorarlo a troppe persone tale situazione fa comodo perché qualcosa muti effettivamente.
Il 22 novembre 2022 della terza Era sarebbe stato un giorno privo di ogni rilevanza se non fosse stato il primo piccolo passo verso gli eventi storici più sconvolgenti del secolo e alla nascita di una delle figure chiavi per questo. Tuttavia nessuno si attenderebbe che una ragazzina irriverente, in cui l’amore e l’odio convivono, incapace di controllare la prorpia rabbia possa essere mai importante.
Tuttavia, prima di diventare quel che oggi è, ci sono degli errori fondamentali da compire, dei nuovi compagni di viaggio da conoscere, molte realtà da svelare, eventi Storici a cui assistere e conoscere il vero gusto del dolore e del odio. Poiché questa è la storia della vita di Diana Ribelle Dalla Fonte, se eroe nazionale o pericolosa ed instabile criminale sta’ a voi scegliere.
Genere: Angst, Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note dell'autrice: scusate il leggero ritardo, ho avuto degli impegni per l'università e la mia testa è stata altrove. 
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Che ne pensate di Corelius?










14

Amicizie dal passato

Parte 3







Diana Dalla Fonte, 1° Novembre 2024 III Era
 
 
 
 
Corelius si svegliò spalancando gli occhi terrorizzato. “Se provi a chiamare qualcuno, sei morto.” L’anziano smise di agitarsi e alzò le mani in segno di resa; così, lentamente, allontanai la mano dalla sua bocca. “Diana?” Sussurrò sorpreso. “Che ci fai qui?” Domandò con un tono eccessivamente confidenziale per i miei gusti.
“Ho delle domande e un uccellino mi ha suggerito di andare da te per ottenere delle risposte.” Corelius si lasciò sprofondare sul cuscino mentre allontanavo leggermente il coltello dalla sua gola. “Suppongo che questo uccellino sia bianco e azzurro…” Non risposi e continuai a guardarlo male mentre Vanilla e Nohat sorvegliavano le entrate.
“Avanti, quali sono le tue domande?” Ammirai la sua compostezza mentre si metteva seduto, molti sarebbero scoppiati a piangere alla vista del pugnale che avevo gentilmente preso in prestito dal padre di Lua.
 
“Perché mi hai accolta?”
“Dritta al punto…. Non mi sorprende che tu sia la nipote di Clara.” Sgranai gli occhi e strinsi con maggior forza il pugnale tra le mie dita. “Cosa sai tu di mia nonna?” Il mio cuore non poteva crederci, non voleva crederci, ma il mio cervello aveva già connesso diversi puntini.
“Clara Vischio Dalla Fonte e Augusto Anaruz Dalla Fonte erano i tuoi nonni. Ed erano associati agli Antichi e rispondevano direttamente a me.” Sgranai gli occhi e per poco il pugnale non mi scivolò dalle dita ma mi imposi di mantenere la compostezza. Eravamo lì per un motivo, non dovevo farmi guidare dai sentimentalismi. Però la curiosità mi stava uccidendo.
“Ti conviene essere convincente ed incisivo. Non abbiamo tutta la notte.” Dissi reprimendo il senso di disorientamento che si stava impadronendo di me.
 
 
A quel punto, con gesti lenti e calcolati sfiorò la catenella che spuntava dalla mia maglia pesante ed estrasse il mio pendente. Un sorriso nostalgico affiorò tra le sue labbra.
“Diana Dalla Fonte, avevo capito chi eri nel istante in cui ti ho vista.” Lo guardai confusa. “Tuo nonno, era un mio vecchio amico e tua nonna era una mia cara amica d’infanzia… e anche una mia vecchia fiamma.” Vi lascio immaginare la mia faccia.
Il vecchio Corelius mi guardò divertito e prese tra le sue mani il pendente che mi aveva regalato la vecchia Adelaide.
“Questo era suo. Lo aveva ereditato da sua madre. Ma lei lo aveva dato alla sua cara e amata Adelaide, ha sempre preferito lei a me, e io sono finito per essere la candela tra le due.” Per poco non urlai: mia nonna e la nonna di Giulio erano state assieme?
“Calma, la distanza ha spezzato il loro amore, ma non la loro amicizia.” Lo fissai serissima. “Dimmi di più.” Decretai: fanculo i buoni propositi, dopo due bombe simili avevo bisogno di sapere.
“Non avevi altro da fare?” Mi domandò divertito. “Era per dire! E per convincerti ad andare al sodo, se non vi si dà un buon incentivo voi vecchiacci fate tremila giri di parole per dire una cosa! Adesso esigo i dettagli.” Decretai cercando di trattenermi.
“Va bene. Partirò dall’inizio.” Come lo disse me ne pentii all’istante. Sarebbe stata una cosa lunga.
 
“Tua nonna era la figlia dei nostri padroni.” Alla notizia sgranai gli occhi, per un’istante pensai di avere davanti un liberta.
“Eri uno schiavo?” Domandai sorpresa, lui mi sorrise. “Io no, mia madre lo fu fino a poco prima della mia nascita. E… non è facile ricominciare quando hai tre figli, un marito morto e conosci solo un mestiere. È rimasta sotto il servizio dei genitori di Clara, anche perché erano bravi padroni… per quel che vale.” Prese un profondo respiro. “Vissi sotto il loro tetto e feci amicizia con Clara e Adelaide, anche lei figlia di liberti. Crescendo Clara… divenne come te, oserei dire: ribelle, rabbiosa, coraggiosa, testarda.” C’era una dolcezza nel suo sguardo, una nostalgia amara come il fiele e dolce come il miele.
“Combatté con noi per un mondo migliore e in quel periodo Clara si staccò definitivamente dalla sua famiglia, amò Adelaide e io non confessai mai il mio amore verso di lei perché volevo troppo bene ad entrambe, lottammo per quasi un anno ma fallimmo e fummo costretti alla fuga nel ‘56. E durante questa venimmo separati e costretti a scappare per conto nostro. All’epoca Clara aveva già donato il suo medaglione ad Adelaide; quindi, quello andò con lei a Meddelhock.” Disse continuando a fissare il medaglione.
 
“Io scappai ad Est e trovai gli Antichi. Clara andò a Sud e… beh… trovò una nuova causa per cui lottare…. Sai all’epoca il sud non era una polveriera ma un luogo florido, libero dai precetti del resto del mondo. Fu in quel periodo che incontrai tuo nonno. Era la persona più gentile, altruista e forte che abbia mai conosciuto.” Il suo sguardo si perse nei ricordi per qualche istante.
“Giuro che se hai avuto una storia con mio nonno inizierò a chiamare questa città Arcobanenopoli.” Lo minacciai, lui scoppiò a ridere, una di quelle risate che ti mozzano il fiato e ti fanno piangere. “Oh, Sole e Luna, non ridevo così da anni!” Esclamò asciugandosi le lacrime. “Mi spieghi come conosci il mito del arcobaleno?” Domandò ancora con un sorriso a quaranta denti. “Me l’ha raccontato Lua.” Spiegai aridamente facendogli cenno di proseguire.
 
“Immaginavo e comunque no, io e tuo nonno avevamo solo una buona amicizia, per lo più per missiva, ma quando ci trovavamo era sempre una festa. Per giunta ha aiutato moltissimi Antichi in difficoltà a nascondersi e a raggiungere questo luogo e… durante uno dei suoi viaggi incontrò Clara, fu grazie a lui che scoprii che era ancora viva e che anche lei stava combattendo. In seguito, andai a Meddelhock e scoprii che anche Adelaide era viva e che stava ancora combattendo. Ci ritrovammo a creare una rete di informazioni molto forte che perdurò dai tardi anni 60 all’inizio degli anni 80, devo alla loro amicizia la mia scalata ai piani alti. Poi però iniziarono le persecuzioni degli Asciari verso i Surda, e tuo nonno, come tu ben sai, era uno di loro. Ai primi segni di guerra prese tuo padre e Clara e li portò a Lovaris sotto mio consiglio.”
Fece un profondo respiro e riprese a parlare.
 
“Riuscirono ad integrarsi abbastanza bene anche grazie alla comunità di Antichi della zona ma a tuo padre non andò altrettanto bene, almeno da quel che mi hanno raccontato Clara: l’adolescenza fu un suo periodo difficile. Nel frattempo, Meddelhock venne abbandonata da noi Antichi perché non c’era più spazio per la magia in una città incentrata sulla tecnologia ma Adelaide e Giovanni, suo marito, decisero di restare e non li biasimo, oramai facevano parte del branco e il branco non si tradisce.”
Sentii un leggero inclinamento nella sua voce, come se sapesse quanto quello stile di vita, per quanto fosse radicato nel loro essere a volte costasse molto all’individuo.
 
“Beh, a quel punto credo che tu conosca la storia: tua madre incontra tuo padre, si sposano e…”
“Anni dopo arrivo io, ma sono nata grazie alla magia di una fata e questo ha portato alla morte di mio nonno.” Corelius mi guardò sorpreso e compresi che non mi avrebbe raccontato quella parte della storia se non avessi aperto bocca.
“Clara mi aveva detto che avevano deciso di non dirti nulla.”
“Allora lascia che ti racconti la parte della storia che non sai.” Dissi prendendo il medaglione tra le mie mani.
 
“Da quanto è che non ti senti con Adelaide?” Domandai lanciandogli un’occhiata. “Da troppo tempo oramai.”
“Beh, forse saprai che ha… aveva un nipote che si chiamava… Giulio.” Perché doveva fare ancora così male pronunciare il suo nome, maledizione! “L’ho conosciuto quando mi sono trasferita a Meddelhock e… ci siamo innamorati, ci siamo amati, ci siamo promessi di stare assieme, ci siamo ripromessi di affrontare ogni difficoltà, l’ho amato così tanto che ero disposta a farmi odiare pur di proteggerlo.” Dissi passandomi una mano trai capelli nel tentativo di rinchiudere quel nodo oscuro di dolore nel angolo buio del mio cuore in cui prima c’era solo luce e amore.
“Poi ho incontrato la sua famiglia e Adelaide mi ha riconsegnato il medaglione di mia nonna. Quella stessa notte mio padre mi ha raccontato tutto sulla mia nascita. Poi però, quando eravamo a tanto così dal successo, tutto è andato per il verso sbagliato e l’ho perso e, malgrado sia passati più di sette mesi io….” Le mie parole erano un fiume in piena che non riuscivo più a contenere. Non sarebbe servito a nulla rivelare questo mio oscuro segreto. Però avevo l’urgente bisogno fisico di pronunciare quelle parole.
“Continuo a torturarmi e a desiderare che sia qui accanto a me.” Dissi cercando di trattenere le lacrime, Corelius mi guardò dolcemente e tentò di accarezzarmi i capelli ma mi scostai all’istante. Non volevo la sua pietà, non avevo pronunciato quelle parole per lui, per impietosirlo. Quelle parole erano per me, per ammettere a me stessa che stavo ancora male.
“L’unico motivo per cui sono qui e non dall’altra parte è perché gli ho promesso che sarei andata avanti e così intendo fare. Per onorare la mia promessa, la sua memoria e il suo sacrificio.” Sussurrai asciugandomi le lacrime mentre sentivo quella ferita riaprirsi e quel vuoto tornare a divorarmi come faceva nei primi tempi.
“Diana…” Alzai una mano e zittii Corelius, bloccando qualsiasi suo tentativo di compassione, non avevo tempo per quello.
 
Rimasi in silenzio: c’erano troppe informazioni e troppe verità che non volevo affrontare in questo momento. Ma che ero stata costretta ad accettare, faceva male, molto male. Quel dolore era assai peggiore del metallo sulla pelle, delle ossa che si spezzano e delle urla dei tuoi compagni. La carne guarisce, le ossa si ricompongono, se un compagno urla è vivo. La tua mente può arrivare a torturarti peggio di qualunque aguzzino.
 
“Non hai nient’altro da chiedere?” Mentalmente lo ringraziai per aver cambiato argomento.
“Qualcun altro lo sa?”
“Azair e Alborelius hanno conosciuto tuo nonno. E, da quel che ne so, Alborelius gli deve la vita e per Azair è stato un alleato importante, forse persino un amico, ma con Azair non oserei mai sbilanciarmi.” Erano un sacco di informazioni gratuite e una vocina in me sentiva che, se avesse voluto scacciarci, lo avrebbe già fatto.
“Perché ci stai aiutando? Non mi bevo la storia che lo fai solo per amore dei miei nonni.” Corelius sbuffò d’innanzi al mio cinismo.
“Clara e Anaruz erano miei cari amici.” Anaruz, non Augusto, Anaruz era il vero nome di mio nonno, quello che amici e parenti usavano, Augusto era quello che l’anagrafe gli aveva appiccicato addosso per cancellare la cultura Surda privandoli di un qualsiasi documento con il loro vero nome, anche Dalla Fonte era la mera istituzionalizzazione dell’ovest, i Surda non hanno cognomi. Conoscere il vero nome di mio nonno, implicava che i due erano stati molto più di semplici colleghi, erano amici. “Ma sono anche state le persone che hanno permesso la mia ascesa.” Ammise rendendo il quadro più chiaro: amici verso i quali aveva un debito che non era riuscito a ripagare.
Sbuffai. “Più che ascesa direi prigionia.” Corelius fece per ribattere ma sospirò. “Suppongo di dover ringraziare sempre quell’uccellino per questa nozione.” Sentì il suo impellente bisogno di giustificarsi. “Ho avuto una vita piena, non ho rimpianti. Passare la vecchiaia in un palazzo non è così male.” Si concesse un momento di pausa e riprese a parlare.
 
“Adesso la cosa importante è farti scappare.”
“Scappare?” Domandai offesa.
“Non ti permetteranno di lasciare questo posto. È già tanto che non ti abbiano obbligata a sederti sul trono degli umani. E non dubito che alcuni dei miei stimati colleghi non esiteranno due secondi a farlo se farai qualche movimento strano. Già questa notte è stata un rischio troppo alto.”
“E come credi di far uscire dalla città me e miei amici?”
Corelius rise. “La signorina Speziale e il signorino Bellarocca sono Antichi, hanno scelto di restare qui, quindi, non se ne andranno se non obbligati. Per quanto riguarda il nano, il tuo amico lì, e la streghetta dai capelli blu potranno andarsene senza troppi problemi, a nessuno importa di loro, nel giro di un anno, quando ci sarà il concilio, li lasceranno andare.”
Quindi il concilio si sarebbe tenuto da qui ad un anno. Me lo sarei fatto andare bene.
“Ma la tua amica lì, l’elfo e il vampiretto… hanno troppo talento magico per essere sprecato. Faranno di tutto per obbligarli a restare qui.” Ripensai alle parole di Daeris e compresi che dovevo portarli tutti via. “No, o ce ne andiamo tutti o restiamo tutti.” Corelius sobbalzò sul posto. “Scherzi? Diana… non otterrete mai il voto di abbastanza Anziani per andarvene. Sole e Luna ne servono almeno sette a favore e un’astinenza per rimandarlo a giudizio!”
“Quanti voti per uscire?” Corelius sospirò. “Otto.”
“Beh, abbiamo tre voti praticamente sicuri, ne devo solo recuperare cinque.” Vidi Vanilla sorridere mentre Corelius si schiaffava una mano in viso. “Diana, non basteranno quattro chiacchere per convincerli dovrai…” “Ricattarli, lo so, nulla che non abbia già fatto.” Corelius mi fissò incredulo.
 
“Come cazzo credi che siamo riusciti ad uscire illesi da Meddelhock?” Il vecchio sospirò esasperato. “Ammesso non concesso che siano disposti a parlare con te, cosa potresti mai offrire loro, sentiamo?”
Era una gran bella domanda. Il denaro che portavamo con noi era poca cosa, non avevamo una briciola di potere e autorità o informazioni. Però l’ultima me le potevo procurare e poi potevamo sempre offrire dei servizi. “Dipende, quanti di loro vogliono qualcosa?” Domandai e Nohat fece un sorriso malvagio e soddisfatto.
“Scherzate? Siete solo dei ragazzini!”
“E con ciò? Gli Anziani avranno pietà di noi perché siamo solo dei ragazzini?” Il suo silenzio fu il no più rumoroso che potesse offrirci.
“Avanti, sputa il rospo.”
   
 
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